IL GOTICO
I GOTI E WULFILA
Nel gruppo cosiddetto germanico orientale l'unica popolazione di cui ci è documentata la lingua è quella dei Goti.
Di tale lingua abbiamo tuttavia una conoscenza molto limitata, poiché sono giunti a noi solo alcuni frammenti della traduzione
della Bibbia effettuata nel IV sec. dal vescovo visigoto Wulfila.
Il gotico è la lingua dei Visigoti e degli Ostrogoti. Il gotico è una lingua morta e nessuna lingua gm moderna discende dal
ramo orientale delle lingue gm antiche.
Da Procopio (VI secolo): Vandali e Burgundi parlavano sostanzialmente la stessa lingua dei Goti.
I due momenti più importanti per l'evoluzione culturale dei Goti sono:
• l'impatto con il mondo greco-bizantino e la conversione al Cristianesimo, soprattutto i Visigoti;
• il regno in Italia di Teodorico, il contatto con la civiltà latina, in un periodo di relativa stabilità che sembra consolidare
e rivitalizzare la cultura gotica.
WULFILA
La figura del vescovo Wulfila ed il prestigio della sua traduzione furono determinanti per l'acquisizione e la diffusione del
Cristianesimo da parte dei Goti, anche se probabilmente essi conobbero la religione cristiana già nel corso del III sec.
Wulfila era bilingue, di madre cappadoce e padre goto, istruito al latino e greco.
Fu elevato al vescovato da Eusebio di Nicodemia, seguace dell'arianesimo, nel 341 a Costantinopoli. Poi tornato in patria si
fece promotore della diffusione del Cristianesimo tra i Visigoti.
L'impresa di Wulfila fu quella di avvicinare i Goti al cristianesimo traducendo in Gotico il testo sacro della Bibbia.
Della Bibbia di Wulfila ci sono giunti tre quarti del Nuovo Testamento, tre capitoli del libro di Neemia e parte delle lettere di S.
Paolo. La Bibbia di Wulfila è il primo testo in una lingua gm antica e la prima traduzione della Bibbia in volgare. La lingua
gotica che viene fuori da tale traduzione ha un carattere estremamente dotto, è molto influenzata dal modello greco e
finalizzata a precise necessità liturgiche (e quindi probabilmente molto diversa dai dialetti effettivamente parlati dai Goti).
Tuttavia, il documento assume enorme importanza dal punto di vista linguistico e culturale. Ci troviamo di fronte al primo
testo di notevole estensione in una lingua germanica.
Inoltre, il documento di Wulfila documenta il primo contatto diretto dei Germani con il mondo mediterraneo colto e letterato.
L'impianto grammaticale germanico non sembra quasi mai compromesso dall'influenza del greco; quest'ultima si manifesta
soprattutto nel lessico, nella sintassi e nell'ordine delle parole.
Per la stesura della sua traduzione, Wulfila inventò un alfabeto che utilizza sostanzialmente l'onciale (onciale: tipo preciso di
grafia maiuscola) greco integrato con l'onciale latino e con l'alfabeto runico. Sembra accertato infatti che anche i Goti, come
gli altri Germani, abbiano conosciuto ed usato la scrittura runica, ma Wulfila l'ha ritenuta inadeguata per la stesura delle
Bibbia, per il suo valore magico-sacrale.
L'alfabeto gotico è essenzialmente fonologico (ogni segno grafico corrisponde ad un fonema. Ci sono però delle eccezioni
(vedere dopo caratteristiche della lingua gotica).
L'alfabeto in questione utilizza lettere maiuscole (sistema bilineare).
LE ISCRIZIONI RUNICHE
alcune delle Iscrizioni runiche più antiche possono essere attribuite ai germani dell'est. Si possono considerare senza difficoltà
come scritte in gotico o in qualche dialetto affine.
Tra le più famose ricordiamo:
• l'iscrizione sulla punta di lancia di Kowel (in Ucraina) che recita: tilarids 'veloce verso il bersaglio'-nominativo maschile;
• l'iscrizione sul collare di Pietroasa (in Romania) che recita: gutaniowihailag, con gutani che può essere il genitivo
plurale del nome dei Goti.
I Goti conoscevano le rune ma probabilmente le hanno ritenute poco adatte alla redazione di un testo sacro, dato il loro uso
magico-sacrale.
• Skeireins
('spiegazione') commento prziale ai primi 7 capitoli del Vangelo di S.Giovannni. Non è certo che si tratti di un originale
gotico ma piuttosta una traduzione di un'opera ignota. Il testo è comunque molto interessante perchè testimonia
l'utilizzo della lingua di Wulfila anche per opere di carattere esegetico, oltre che liturgico.
• Il documento di Napoli
Il “Papiro di Napoli”, conservato alla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III; è un atto di compravendita di un
terreno in gotico. Esisteva anche un Papiro di Arezzo, ma è andato perduto.
LA LINGUA GOTICA
- La lingua dei Goti è la lingua gm con la più antica attestazione manoscritta, ci testimonia uno stadio del gm molto indietro
nel tempo.
- E' una lingua però sostanzialmente compatta e monotematica: i testi sono quasi tutti di carattere religioso.
- Wulfila operò nel IV sec d.C., invece i manoscritti della lingua gotica sono tutti datati tra V e VI sec: abbiamo un arco
cronologico di due secoli e la lingua got deve essersi evoluta per forza di cose! Da qui il dubbio sull'effettiva compattezza
della lingua.
- Alfabeto gotico: è essenzialmente un alfabeto fonologico (ogni segno grafico corrisponde ad un fonema). Ci sono però delle
eccezioni. E' una sorta di mix tra alfabeto greco, latino e sequenza runica; la scrittura è maiuscola (sistema bilineare).
Come per l'alfabeto greco, inoltre, ogni lettera equivale ad un numero.
VOCALISMO
- Il vocalismo del got ripete il vocalismo gm (il gm è ricostruito infatti a partire dal got).
- I segni per la e e la o indicano vocali lunghe, come in lētan “lasciare” e in brōthar “fratello”.
- i ed il digrafo ei indicano rispettivamente [ i ] ed [ i: ], che restano distinti nella grafia, come in fisks “pesce” e leik “corpo”.
- In gotico la presenza del doppio segno indica sia la quantità che la qualità vocalica.
- I digrammi ai ed au sono un caso particolare e problematico. Le opinioni degli studiosi sono contrastanti: probabilmente i
digrammi sono soluzioni per rappresentare un unico fonema, rispettivamente e ed o aperte ,quando tali digrammi si trovano
davanti a r, h, hv.
wair “uomo” (letto weir)
saihs “sei” (letto sehs)
baurgs “città” (letto borgs)
Altri studiosi, invece, attribuiscono a questi due digrammi il valore di dittongo (vanno lette cioè come dittonghi). Essi hanno
preso in esame parole che, su base etimologica, presentano dei dittonghi (quindi tornando indietro nel tempo all'originale
germanico o addirittura indoeuropeo) oppure basandosi su trascrizioni di nomi stranieri (es. Audericus).
Altri studiosi ancora ritengono che i digrammi abbiano sempre indicato dei monottonghi, delle vocali singole.
Infine, lo studioso D'Alquen ha ipotizzato che la problematicità dei digrammi derivi dall'evoluzione della lingua gotica. In
origine i digrammi rappresentavano dei dittonghi e solo successivamente dei fonemi singoli.
Altre trasformazioni del vocalismo_
- ai ed au potrebbero essere considerati anche come particolari esiti di frattura in gotico, dato che ricorrono nello stesso
contesto (l, r, h).
- abbassamento/apertura delle vocali lunghe e ed o davanti ad a (pronuncia molto aperta).
- affermazione dell'accento protosillabico che in gotico non provoca fenomeni come metafonia e indebolimento vocalico ma
essenzialmente riduzione delle vocali lunghe in brevi e scomparsa delle vocali brevi, a fine parola e davanti a -s e -m.
CONSONANTISMO
Il sistema consonantico del got corrisponde essenzialmente a quello del gm, tranne per quanto riguarda:
- i segni b, d, g che in got indicano fricative sonore, tranne a inizio parola e dopo nasale (in gm sono occlusive).
- resa grafica delle nasali velari ɳk e ɳg con i digrammi gk e gg , secondo il modello greco.
CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE
Il got è la lingua gm più conservativa.
- in got abbiamo più flessioni nominali rispetto alle altre lingue gm;
- distinzione dei vari casi per tutte le classi tematiche: desinenze diverse per ogni caso;
- forma del passivo sintetica e non analitica (una sola parola per esprimere il passivo);
- il got conserva tracce di duale più di tutte le altre lingue gm;
CARATTERISTICHE SINTATTICHE
Il got risente delle strutture sintattiche del greco e del latino, lingue di partenza del testo biblico.
Ci sono però tratti caratteristici propri del gotico:
- il got conserva costrutti sintetici, si conservano i casi, si usa poco l'articolo;
- prefissi per esprimere l'aspetto del verbo: ga- → funzione aspettuale del verbo rispetto al verbo semplice;
- uso di wisan “essere”, con participio presente per esprimere l'azione durativa.
IL LESSICO
La Bibbia gotica di Wulfila:
- utilizzo di calchi semantici, ossia ampliare il significato di parole gotiche per avere nuovi significati.
Es. Spirito Santo: ahma weihs, Paradiso: waggs (“prateria”);
- imitazione della struttura dei composti stranieri, calchi strutturali;
- prestiti dal greco e dal latino.
Poco documentati sono i campi lessicali non religiosi: quello militare, quello relativo all'arte e alla scienza.
L'ANGLOSASSONE
L'espressione Inglese Antico fa riferimento alla lingua inglese del periodo Anglosassone.
(ingl.a. è la lingua; ags. è il periodo storico)
Il periodo anglosassone va dal V sec., cioè dall'emigrazione di Angli, Sassoni e Juti (popolazioni germaniche continentali
provenienti dalla Danimarca e dalla Germania settentrionale) in Gran Bretagna al 1066, anno della conquista normanna.
A darci queste informazioni è lo storico Beda, nella sua opera Historia Ecclesiastica gentis Anglorum.
Lo storico Beda ci informa che i Germani sarebbero giunti sull'isola inizialmente perchè chiamati in aiuto come mercenari da
alcune popolazioni celtiche. Poi, dopo una lunga guerra di conquista, si sarebbero impadroniti di gran parte dell'isola (non
sappiamo quanto ciò possa essere veritiero!).
Fatto sta che nel V sec. Angli, Sassoni e Juti si insediano in territorio britannico, portando con sé la propria lingua germanica. In
base alle aree geografiche in cui queste popolazioni si stanziano, distinguiamo 4 dialetti dell'inglese antico:
• northumbrico, usato dagli Angli che si stabilirono al centro-nord dell'Inghilterra;
• merciano, usato dagli Angli che si stabilirono nell'Inghilterra centrale;
• sassone occidentale, usato dai Sassoni che si stabilirono a sud del Tamigi;
• kentico, usato dagli Juti, che si stabilirono nel Kent.
Molti scritti in prosa della documentazione che abbiamo sono redatti in sassone occidentale (testi religiosi, testi ad uso
scolastico, testi scientifici, la regola benedettina, formule magiche..)
Molti scritti in versi sono redatti originariamente in merciano o northumbrico e poi ricopiati in sassone antico.
LA CONVERSIONE AL CRISTIANESIMO
Nel V sec i Germani arrivano in Bretagna. Nel corso del VI sec, queste popolazioni dividono l'Inghilterra in 7 regni, dando vita
alla cosiddetta eptarchia:
il regno del Kent in cui c'erano gli Juti,
i tre regni Sassoni del Sussex, Essex e Wessex,
e, a nord del Tamigi, la Mercia, l'Anglia orientale e la Northumbria.
Nello stesso periodo, nei territori rimasti celtici e nella vicina Irlanda si diffonde il cristianesimo ed un particolare monachesimo,
detto appunto Monachesimo Irlandese, caratterizzato da:
1. rigide pratiche ascetiche e penitenziali, quindi una riflessione spirituale molto forte e sentita;
2. una forte motivazione di tipo missionario, che stimolerà la diffusione del monachesimo irlandese nell'Inghilterra
settentrionale e poi nei regni barbarici del continente.
L'Inghilterra anglosassone conosce il Cristianesimo attraverso due correnti diverse:
1. da Nord, attraverso il Monachesimo Irlandese, che si diffonderà nell'area settentrionale dell'Inghilterra anglosassone;
2. da Sud, attraverso il monachesimo benedettino legato a Roma, che si diffonderà nella parte meridionale dell'Inghilterra
anglosassone.
IL MONACHESIMO IRLANDESE
E' un monachesimo di tipo ascetico-eremitico che caratterizza le popolazioni celtiche ed irlandesi. E' introdotto in Irlanda dai
cristiani gallo-romani. La Gallia diede un fondamentale apporto al movimento monastico celtico e irlandese, perchè assicurò la
diffusione del cristianesimo e della cultura romana.
L'Irlanda, una volta convertitasi al cristianesimo grazie all'opera di San Patrizio, divenne il principale baluardo della romanità in
Occidente.
Gli irlandesi avevano una forte motivazione di tipo missionario e nel VII sec si spostarono verso l'Inghilterra e il continente per
convertirli (peregrinatio penitenzaria) e fondarono numerosi monasteri in Inghilterra, Germania ed Italia settentrionale.
La diffusione del cristianesimo non è importante solo da un punto di vista culturale. La diffusione del cristianesimo si basa
molto sull'uso di testi di fede cristiana.
Il monaco Columba fonda nel 563 il monastero di Iona, in Scozia, ed il monaco Aidan di Iona fonda nel 565 il monastero di
Lindisfarne (Holy Island oggi).
In questi monasteri, i monaci irlandesi trascrivevano e ricopiavano testi sacri (Bibbia, Vangeli) ed introdussero importanti
innovazioni grafiche nella scrittura: la separazione delle parole e una scrittura mista maiuscola e minuscola. Scrivevano anche
vite dei santi, grammatiche latine e decoravano riccamente i manoscritti. I monasteri irlandesi sono piccoli edifici, poco più che
capanne d'argilla con tetti di paglia.
Un noto manoscritto di questi monaci irlandesi è il London, British Library, Cotton Nero D.IV
IL MONACHESIMO BENEDETTINO
Il monachesimo di impostazione benedettina arriva in Inghilterra da Sud. Nel 597 il monaco Agostino giunge in Inghilterra da
Roma, per cristianizzarla.
Incontra re Ethelbert del Kent che accoglie la nuova fede (anche perchè il re aveva già sposato una principessa cattolica).
Quindi predica presso il popolo del Kent, che si converte, e viene nominato da Papa Gregorio Magno del titolo Arcivescovo di
Cantebury. La conversione degli anglosassoni fu caratterizzata da grande moderazione ed avvenne nel rispetto delle tradizioni
precedenti, non annullando del tutto le precedenti credenze pagane (divinità germaniche). Molte festività cristiane sono
legate, infatti, a festività pagane (es. solstizio d'inverno).
VIII SECOLO
La pacificazione porta ad una notevole vivacità culturale.
Nei centri monastici si rafforza una letteratura latina di carattere omiletico ed agiografico, legata ai testi sacri, ma fiorisce
anche la poesia di tradizione germanica. L'alfabeto latino viene quindi ampliato per tradurre alcuni suoni specifici che
appartenevano alle lingue gm, vengono introdotti nuovi simboli grafici, tra cui il simbolo per il thorn ϸ.
Furono molto fecondi i monasteri settentrionali di Jarrow, York e Lindisfarne, dove operarono monaci che influirono sulla vita
culturale di tutta Europa.
Le personalità più importanti, da un punto di vista culturale, di questa tradizione latina promossa da monaci nati in Inghilterra
sono:
• Beda il Venerabile (V, VI sec)
Scrisse Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum, opere grammaticali e scientifiche, i “Commenti” alle Scritture;
• Alcuino
Monaco anglosassone educato nel convento di York, scrisse in latino opere grammaticali, di carattere filosofico e
didattico che ebbero grande diffusione nell'alto Medioevo.
Nel 781 Alcuino fu chiamato alla corte di Carlo Magno per realizzare il suo progetto della scuola Palatina (chiamare a corte un
monaco equivaleva ad introdurre una mini-biblioteca). Notevoli erano i contatti culturali tra continente e mondo
anglosassone. Questo passaggio di persone, di eruditi, tra isola e continente porta alla diffusione di tutto il sapere medievale
(sapere scientifico, filosofico, enciclopedico, tutto ovviamente in latino).
Ad un certo punto, in Inghilterra, alcuni concetti cristiani cominciano ad essere espressi non più solo in latino, ma anche in
inglese antico, in forma poetica.
Con re Alfredo l'Inghilterra conosce un periodo di relativa tranquillità, di notevole attività letteraria e culturale stimolata ed
attuata dal sovrano stesso.
In campo giuridico: re Alfredo riorganizza il regno e promuove un nuovo codice di leggi.
In campo letterario: re Alfredo elabora un fitto programma di traduzione di opere dal latino all'ingl.a., in particolare in Sassone
antico. Con tale spirito, promosse la redazione della Cronaca Sassone. Nel portare avanti questo programma di traduzioni,
Alfredo invitò tutti ad usare l'inglese nella vita culturale e civile. Tra le opere tradotte abbiamo anche la Historia Ecclesiastica
gentis Anglorum di Beda.
LA RINASCITA BENEDETTINA
Il regno di Alfredo è seguito da un nuovo periodo di incertezza civile e culturale a causa della ripresa delle guerre contro i
danesi.
Si diffonde però lo spirito della Rinascita Benedettina, partita dai monasteri riformati secondo il modello di Fleury. Si riporta in
Inghilterra la norma della regola benedettina (prima ogni monastero sembrava seguire una propria regola) e il nuovo fervore
religioso favorì la ripresa degli studi.
LA SCUOLA DI WINCHESTER
Questo processo di rinascita culturale legato alla riaffermazione della regola di San Benedetto parte dalla scuola di Winchester
(sud dell'Inghilterra) e dall'attività del vescovo di Ӕthelwold, monaco di grande rilievo perchè ha tradotto in ingl.a. la regola di
San Benedetto, rendendola comprensibile a tutti. Ӕthelwold era un arcivescovo in stretto contatto con i re Sassoni
Fra gli allievi di Ӕthelwold spicca il monaco Ӕlfric, studioso ad ampio raggio, come Beda, e autore di manuali di vario genere.
Ad Ӕlfric si deve la traduzione in ingl.a delle Istitutiones grammaticae di Prisciano (primo manuale di grammatica in ingl.a) e
dei primi libri del Vecchio Testamento (versione volutamente parziale). Ӕlfric fu autore di molte omelie. Con l'omelia, grazie ad
Ӕlfric, la prosa inglese entra nell'uso letterario sostituendo quella latina, raffinandosi e perfezionandosi.
LA LETTERATURA ANGLOSASSONE
Nonostante per molti anni prevale l'uso del latino rispetto a quello dell'inglese (Beda, Alcuino scrivevano in latino), si osserva
che l'inglese antico entra nell'uso scritto piuttosto precocemente rispetto alle altre lingue gm.
La letteratura anglosassone è fortemente legata alla produzione cristiana, si fa uso infatti dell'alfabeto latino. Tuttavia, c'è
rispetto per la tradizione germanica e un'armonia tra questa e la civiltà cristiana di nuova acquisizione.
Abbiamo due brevi inni, che sono i più antichi documenti di poesia epica in inglese antico:
• il primo è un inno attribuito da Beda a Caedmon e canta in nove versi la gloria del creatore, originariamente in
dialetto northumbrico
• il secondo inno è il canto di morte dello stesso Beda, in 5 versi, conservato in 29 mss, molti dei quali in northumbrico.
Tra i primi documenti in inglese antico vi è anche l'iscrizione runica incisa sul cofanetto Franks, del 700 circa (“la marea
scaraventò il pesce sugli scogli”).
I QUATTRO CODICI
La maggior parte della produzione poetica in inglese antico è conservata in quattro codici, tutti scritti intorno all'anno 1000 in
sassone occidentale tardo:
TEMI
La maggior parte della produzione poetica è ispirata a temi cristiani, che influenzano anche l'epica e la mitologia tipici della
tradizione germanica.
Beowulf [beoulf]: è il maggior rappresentante della poesia eroica: combatte e sconfigge il male. Il poema risente di
un'impostazione morale cristiana.
I poemetti caedmoniani: la materia biblica entra a far parte della poesia anglosassone e viene espressa con schemi stilistici e
narrativi tipici della poesia germanica (nell'Esodo, ad esempio, Mosè è come un condottiero germanico e ricorrono espressioni
poetiche legate al mondo germanico).
2. Kenningar
Kennigar (plur. di kenning) è un termine norreno che indica una costruzione a base prevalentemente metaforica/perifrastica,
tipica dell'antica poesia germanica, utilizzata per riferirsi ad un oggetto già menzionato nel discorso ed evitare ripetizioni. Tale
strategia arricchisce anche il verso poetico.
Es. “oltre la via delle balene”=oltre il mare
“il gioiello del cielo”=il sole
“donatore d'anelli”=il princeps del comitatus
3. Variazione
Uno stesso oggetto viene espresso con parole diverse, con vari sinonimi. Sono molto numerosi, ad esempio, i termini per
“mare”, “signore”, “guerra”.
LA TRADIZIONE GLOSSOGRAFICA
Il lessico latino entra a far parte del lessico anglosassone con le glosse. Le glosse sono dei termini che compaiono nei testi
antichi affiancati da una spiegazione del loro significato, ad opera degli autori stessi o di commentatori successivi (glossatori).
La traduzione glossografica è una traduzione molto letterale. Attraverso questa strategia si arricchisce il lessico.
L'INFLUSSO SCANDINAVO
Nel periodo anglosassone cominciano ad entrare nel lessico inglese anche termini scandinavi. Questo a causa delle invasioni
vichinghe. Tali termini stranieri sono stati accolti forse anche per l'affinità di lingua e cultura tra i due popoli e per le comuni
origini germaniche.
Es. sister è più simile all'isl.a syster che all'ingl.a sweostor;
sostituzione di parole : to take a danno dell'ingl.a niman;
molto diffusi sono anche i toponimi scandinavi;
per quanto riguarda la morfologia: sono di origine scandinava il pronome “they” e le forme “both” e “same”.
L'influenza scandinava sarà registrata nella documentazione a partire dall'inglese medio.
Morfologia:
In inglese antico si osserva, rispetto ad esempio al gotico, una semplificazione del sistema morfologico. Molte desinenze non
sono visibili e talvolta è difficile individuare il tema di appartenenza di un sostantivo.
Inoltre, cii sono casi particolari dell'inglese in cui si conserva il duale.
Un tratto conservativo dell'ie è il pronome dimostrativo rafforzato che svolge la funzione di articolo.
Il sistema pronominale vede l'introduzione del pronome relativo che nasce dal dimostrativo
Flessione verbale:
Per quanto riguarda il sistema verbale, l'ingl.a tende ad uniformare le desinenze. Le tre persone del singolare hanno desinenze
diverse, le tre persone del plurale hanno la stessa desinenza.
Sintassi:
La frase, come già detto, va incontro ad un arricchimento. Forte è l'influsso del latino.
L'opera è scritta da Beda intorno al 731. E' un'opera estesa, che ha avuto una grandissima diffusione in tutto l'occidente
europeo. Della versione latina esistono ben 160 mss.
L'opera è costituita da 5 libri. In ogni libro Beda affronta un argomento della storia anglosassone.
Nel primo libro si parla dell'arrivo di Angli, Sassoni e Juti su territorio anglosassone e del cristianesimo in Inghilterra. Il primo
libro si chiude più o meno con l'arrivo di Agostino a Cantebury.
Il secondo libro continua con la diffusione del cristianesimo e si sofferma sull'operato di Papa Gregorio Magno.
Nel terzo libro si parla della diffusione del cristianesimo grazie all'operato dei monaci irlandesi e della disputa con il
monachesimo benedettino.
Nel IV libro Beda torna nuovamente sull'operato di Papa Gregorio Magno e narra dell'arrivo in Inghilterra del monaco
Teodoro, che riuscirà a diventare l'unico arcivescovo di tutta la Chiesa inglese.
Nel V libro si parla dei miracoli dei santi indigeni anglosassoni.
Tra questi 160 mss ne sono stati utilizzati 6 per costituire l'edizione critica del testo in latino.
La versione in inglese antico rispetta grosso modo il contenuto della Historia latina, però i traduttori hanno apportato una
serie di modifiche al testo. Possiamo dire che si tratta della versione sintetica del testo originale di Beda. Altre differenze
riguardano la disposizione dei capitoli, che non sempre corrispondono.
La versione in ingl.a è frutto di 6 mss (4 interi e 2 frammentari) di varia provenienza. Il ms principale, quello più autorevole ed
antico è l'Oxford, Bodleian Library, Tanner 10 sebbene privo di alcune parti del I libro.
• Đa Angelþēod ond Seaxna wæs gelađod fram þām foresprecenan cyninge ond on Breotone com on þrim myclum
scypum.
In quel tempo, il popolo degli Angli e dei Sassoni fu chiamato dal su menzionato re e giunse in Britannia su tre grandi
navi.
• ˥ on ēastdǣle þyses ēalondes eardungstōwe onfēng þurh đæs ylcan cyninges bebod þe hī hider gelađode þæt hī
sceoldan for heora eđle compian ond feohtan.
E sulla parte orientale dell'isola ricevettero un luogo di insediamento per ordine del re in persona che li invitò quaggiù
affinchè combattessero per la loro patria.
cyninges re
• Ond hi sōna compedon wiđ heora gewinnan þe hi oft ǣr norđan onhergedon ond Seaxan þa sige geslōgan.
Ed essi subito si batterono contro i loro nemici, i quali spesso devastarono da nord, e i Sassoni ottennero le vittorie.
• Þa sendan hī hām ærenddracan ond hēton secgan þysses lande swæstmbærnysse ond Brytta yrgþo.
Poi mandarono in patria i messaggeri e gli ordinarono di narrare la fertilità di questa terra e la codardia dei Britanni.
Ed essi, allora, subito laggiù mandarono una flotta più grande di uomini più forti e vi fu (si formò) un esercito invincibile
quando essi furono uniti.
• Ond him Bryttas sealdan ond geafan eardungstowe betwih him,þæt hi for sibbe ond hǣlo heora eđles campodon ond
wunnon wiđ heora feondum ond hi him andlyfne ond āre forgeafen forr heora gewinne.
E i Britanni gli diedero e assegnarono un luogo di insediamento, affinchè essi combattessero e vincessero contro i loro
nemici per la pace e la salvezza della loro patria e gli fornirono cibo/denaro e proprietà per il loro lavoro.
Ond congiunzione E
him Dat plur di 'essi', pron di III pers plur. a loro
Bryttas Nom.plur, nome di popolo i Britanni
sealdan Vb debole, pret plur di sellan. diedero
Deriva dal gm *saljan (metafonia
palatale e geminazione consonantica,
isoglossa del gm occidentale).
Al pret abbiamo sealdan: frattura.
Sealdan e geafan: altra doublet, coppia
sinonimica, tratto poetico.
ond congiunzione e
geafan Vb ft di V classe, pret.plur. di giefan assegnarono
(ingl.mod *give)
Cædmon è uno dei pochi poeti della tradizione anglosassone di cui conosciamo il nome, vissuto più o meno nello stesso
periodo di Beda (prima metà VIII sec).
Cædmon è un “pastore ignorante”, che non aveva mai studiato latino o la poesia. Viene accolto come monaco nella stessa
abbazia dove risiedeva anche Beda. A lui è attribuito un miracolo: a questo pastore Dio avrebbe donato la capacità di
comporre versi, versi legati alla cristianità (fatti del primo testamento: Esodo, Genesi..). Cædmon riceveva questi versi da Dio
durante il sonno. Quando una badessa viene a sapere di questa cose, vuole a tutti i costi che Cædmon diventi un confratello
del suo convento.
Il brano introduttivo in analisi parla proprio di come Cædmon riesce a comporre versi in seguito a questo miracolo. Nel
convento, durante i banchetti e i momenti di gioia, a turno, ognuno doveva cantare qualcosa. Al turno di Cædmon, egli inizia
a comporre versi e compone l'inno sulla creazione. Il brano è interessante perchè contiene discorsi diretti.
…..vi fu un uomo che aveva vissuto nel mondo delle persone laiche, per un certo tempo della sua vita, fino alla vecchiaia,
e mai aveva imparato qualcosa di latino..
• Ond he forþon oft in gebēorscipe,þonne þǣr wæs blisse intinga gedemed þæt heo ealle scolden þurh endebyrronesse be
hearpan singan,þonne he geseah þa hearpan him nealecan þonne ārās he for scome from þæm symble ond ham eode
to his huse.
Poiché spesso, alla festa conviviale, quando vi era occasione di gioia, era stabilito che tutti dovessero cantare con l'arpa
(per ordine), quando egli vide l'arpa avvicinarsi a lui, per vergogna, si alzò dal banchetto ed andò verso casa sua.
• Þa he þæt þā sumre tide dyde, þæt he forlēt þæt hus þæs gebeorscipes ond ut wæs gongende to nēata scipene,para
heord him wæs þære neahte beboden,þa he đa þær in gelimplice tide his leomu on reste gesette ond onslepte,þa stod
him summon æt þurh swefn ond hine halette ond grette ond hine be his noman nemnde:
Poichè egli fece questo in una certa occasione, che egli lasciò la casa della festa ed era uscito fuori verso la dimora del
bestiame, la cui custodia quella notte fu a lui assegnata, quando ad un certo punto egli le sue membra pose a riposo
e si addormentò,sllora apprve davanti a lui durante il sogno un certo uomo e lo salutò e lo chiamò per nome:
• “Cedmonsing meHwæthwugu”. Þa ondswarede he ond cwæđ: “Ne con ic noht singan ond ic forþon of þeossum
gebeorscipe ut eode ond hider gewat, forþon ic naht singan ne cuđe.”
“Cedmon cantami qualcosa”. Allora egli rispose e disse: “Io non so cantare nulla e per questo io sono uscito da quel
banchetto, perchè non sapevo cantare nulla.
TEDESCO ANTICO
“Tedesco antico” è una definizione d’insieme di tutti i dialetti germanici dell’area continentale (centrale), che abbraccia un
periodo di tempo che va dal 700 circa al 1000 circa e che include, oltre a varie aree dell’Europa centrale, parte del territorio
dell’attuale Germania.
Tale periodo antico della storia della lingua tedesca è inaugurato dalla realizzazione della Seconda Mutazione Consonantica
(700), nota anche come Mutazione Consonantica alto tedesca antica.
LA PAROLA “TEDESCO”.
Nella documentazione antica l'aggettivo “theodisk” significava “volgare”, lingua parlata dal popolo, l'equivalente del latino
“vulgaris”.
A partire dal IX sec, Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico firmano i Giuramenti di Strasburgo (842) che sanciscono la fine del
Sacro Romano Impero di Carlo Magno. I due sovrani si giurano fedeltà e alleanza ed ognuno esprime il giuramento nella
lingua dell'altro (seppur la sottoscrizione è in latino). Carlo si esprime in Theudiska lingua (tedesco) e Ludovico si esprime in
Germanica lingua (francese).
Quindi, a partire dal IX sec cambia il significato di tedesco.
I TESTI e LE GLOSSE
Testi di un certo rilievo sono documentati a partire dal IX sec, soprattutto nella Germania centro-meridionale, ma già nel
secolo precedente sono presenti le gosse in manoscritti latini di varia provenienza, sia come citazioni di denominazioni
germaniche relative ad oggetti e usi caratteristici, sia come aiuto per la traduzione e comprensione del testo latino.
Tali glosse rappresentano anche la documentazione relativa a popolazioni germaniche che non risiedevano nell'area
dell'odierna Germania: i Longobardi in Italia, i Franchi in Gallia, popoli che per le loro caratteristiche fonologiche possiamo
definire “tedeschi”.
CRONOLOGIA
1. Inizio della documentazione: VIII sec – IX sec: periodo antico.
Frammentarietà di dialetti e tradizioni grafiche; i principali criteri linguistici per distinguere questo periodo sono:
- SMC
- modificazione del vocalismo tramite:
la monottongazione di gm *ai/au in ē e ō;
la dittongazione di gm *ē² e ō in ia, uo, ua;
Inizio degli effetti della metafonia;
- graduale indebolimento delle vocali delle sillabe secondarie (atone)
- influsso del latino sul lessico e quindi ampliamento del patrimonio lessicale
- sopravvivenza dei vari dialetti, senza unità linguistica scritta.
A Fulda, direttamente in sassone e secondo lo stile della poesia germanica, viene composto lo Heliand: narrazione in versi
allitteranti della vicenda di Cristo;
nella Germania meridionale poi, nella prima metà del IX sec, viene composto il poemetto mutilo Muspilli, in versi allitteranti sul
giudizio universale, e il poema in rima sulla vita di Cristo di Otfrid di Weissenburg (prima opera di cui abbiamo il nome
dell'autore).
Carlo Magno e i carolingi fecero della classe ecclesiastica una classe potentissima, che ha monopolizzato tutta la cultura e la
vita letteraria.
Dopo Carlo Magno, la struttura politica da lui creata crolla e rimangono solo la classe ecclesiastica e monastica a supporto
della cultura.
LA RINASCITA OTTONIANA
Dopo la decadenza dei carolingi, il potere in Germania è nelle mani dell'alta nobiltà. Nacquero grandi ducati indipendenti
(ducato di Sassonia, di Baviera..). Nel 919, poi, re Enrico di Sassonia assume la corona e successivamente suo figlio Ottone I
restaura il Sacro Romano Impero.
La casa di Sassonia quindi restaura il concetto di impero e si interessa alle vicende d'Italia e della Roma dei Papi. La casa di
Sassonia legò il mondo tedesco a quello romano e tale operazione si riflette anche nella letteratura dell'epoca.
Nella metà del X sec, il poema Waltharius, esprime argomenti tipici germanici in esametri latini.
Fino all'XI sec, la poesia si esprime quasi esclusivamente in latino, mentre il tedesco è utilizzato per fini didattici.
Man mano però l'uso della lingua volgare tedesca si ampli, attraverso traduzioni di complesse opere filosofiche importanti del
mondo medievale.
Personaggio di rilievo di questo periodo è Nokter, autore di una vasta opera in volgare e traduttore. A lui si deve anche una
riflessione accurata sulla lingua tedesca. Il suo scopo è quello di rendere il testo accessibile ad allievi e lettori. Nokter fa
traduzioni molto precise e accurate, soprattutto per quello che riguarda traduzioni di difficili concetti teologici. Nokter traduce
solo quando è sicuro di riuscire a rendere bene il significato.
LA TRADIZIONE SCRITTA
La tradizione scritta comincia con le iscrizioni runiche (VI-VIII sec). Si tratta ovviamente di iscrizioni su oggetti che avevano uno
scopo pratico
LA LINGUA ATA
- L'elemento che distingue il tedesco e i vari dialetti è l'attuazione della SMC. Sulla base degli esiti della SMC distinguiamo
innanzitutto due macro-aree: alto e basso tedesco e poi nell'area dell'alto tedesco, in base alle consonanti coinvolte nella
mutazione distinguiamo francone renano, orientale, alemanno, bavarese ecc. secondo delle linee che disegnano il Ventaglio
Renano.
- Da un punto di vista linguistico, il tedesco non presenta grosse difficoltà, neanche nel vocalismo. Le mutazioni del vocalismo
sono poche. (ē e ō dittongano in eu e ou, le vocali brevi tendono a scomparire, le lunghe tendono ad abbreviarsi..).
- Da un punto di vista morfologico, possiamo dire che i verbi ft mostrano desinenze distinguibili per i vari casi.
- Sintatticamente, l'ata, come quasi tutte le lingue gm, quando parliamo di poesia allitterante mantiene strutture sintattiche
germaniche, quando si parla di prosa (come avviene per l'ingl e il got) risente molto delle strutture sintattiche del testo latino
di partenza (forme verbali analitiche e non sintetiche)
La conoscenza del mondo nordico è fondamentale nello studio delle lingue germaniche, in quanto i testi nordici sono quelli
che più ci tramandano le tradizioni e la cultura germanica. L'inizio della tradizione manoscritta nel mondo nordico è piuttosto
tarda (Islanda e Norvegia XII sec – Svezia e Danimarca XIII sec), così come tardo è l'avvento del Cristianesimo e quindi
l'avvicinamento alla cultura romano-cristiana. Di conseguenza, il mondo nordico è rimasto non influenzato più a lungo e i
motivi dei suoi testi sono più germanici, più puri.
Tuttavia, i motivi germanici e quelli cristiani religiosi si amalgamano in maniera piuttosto armonica.
Oggi, l'islandese moderno è la lingua nordica che meno fa uso di prestiti linguistici ed è ancora conservativa, come lo fu in
passato.
PRODUZIONE LETTERARIA
- La maggior parte dei testi proviene dall'Islanda;
- la lingua letteraria per eccellenza è l'islandese antico, che in fase antica coincide con norvegese antico (il termine 'Norreno' fa
riferimento sia all'isl. che al norvegese);
- la tradizione letteraria è suddivisibile in 3 periodi:
1. periodo runico, dal V al IX sec, periodo caratterizzato da documenti in futhark antico (iscrizione epigrafiche);
2. periodo vichingo, dal IX all'XI sec, periodo in cui la serie runica va incontro ad una semplificazione; futhark recente (16
segni); in questo periodo fioriscono i generi di origine orale (poesia eddica e saghe);
3. periodo classico o norreno, dall'XI al XIV sec, periodo al quale risale tutta la documentazione manoscritta e durante il
quale l'islandese coincide con il norvegese. A partire dal XIV sec poi in Norvegia diventa lingua ufficiale il Danese
(lingua del potere). Le lingue nordiche sud-orientale sono Svedese e Danese.
STORIA
La storia del mondo nordico è collegata ai Vichinghi. La presenza di questo popolo è significativa perchè i Vichinghi sono
coloro che hanno messo in contatto il mondo scandinavo col resto d'Europa, grazie ai loro movimenti.
Altro elemento storico fondamentale è la colonizzazione dell'Islanda. Il sovrano norvegese Haraldr Harfagr ('Aroldo della
Chioma') a un certo punto decide di imporre la propria sovranità a tutta la Norvegia, non tenendo conto dell'originaria
organizzazione tribale delle popolazioni germaniche. I norvegesi si oppongono a questa volontà unificatrice e quindi
abbandonano la Norvegia e vanno a colonizzare l'Islanda. Si stanziano in Islanda e con loro portano lingua e tradizioni sociali.
L'ambiente islandese darà vita ad una straordinaria attività letteraria.
La più importante trasformazione nel mondo nordico si ebbe poi con l'avvento del Cristianesimo, che non introdusse
semplicemente un nuovo culto, ma una civiltà del tutto nuova ed estranea.
La conversione ufficiale avvenne intorno all'anno 1000, per decisione di un'istituzione germanica, un'assemblea che riuniva
tutte le tribù, la alþingi (þingus: assemblea) e per l'attività di Olafr il Santo, sovrano norvegese.
Gli islandesi non si convertono per un contatto diretto, con Roma o con i monaci della Chiesa, ma si convertono tramite
persone già convertite.
LA TRADIZIONE LETTERARIA
La tradizione scritta il lingua norrena si sviluppò con l'introduzione della lingua latina in Islanda e Norvegia, cioè a partire dal
XII sec.
I testi nordici sono per lo più traduzioni e testi di ispirazione pagana. Tale corpus è composto essenzialmente dalla poesia
eddica, dalla poesia scaldica e da una prosa di carattere storico, scientifico e soprattutto narrativo (che vede la sua espressione
migliore nelle saghe).
POESIA EDDICA
La poesia eroico-mitologica è contenuta in gran parte in un manoscritto del 1270 circa, detto Codex Regius, e denominato dal
suo scopritore 'Edda'. (Edda è anche il titolo dell'omonima opera in prosa di Snorri Sturluson, che ha anch'essa contenuto
mitologico).
L'Edda poetica e l'Edda di Snorri costituiscono le più importanti fonti di informazione che abbiamo sulla mitologia norrena.
Il nome 'Edda' forse fa rifermento al centro monastico di Oddi, in Islanda, dove i testi sono stati ricopiati per la prima volta,
oppure alla parola islandese 'odr' (poesia).
L'Edda è comunque una raccolta di 29 canti: 10 carmi mitologici (protagonisti sono le divinità germaniche) e 19 carmi eroici,
tutti anonimi.
Ad aprire la raccolta è un carme profetico-escatologico, dalla creazione della terra fino alla previsione apocalittica del
ragnarok. Seguono poi alcuni canti legati alle vicende di Odino e Thor, tra cui emerge l'Havamal.
L'Edda poetica è in versi allitteranti, il linguaggio è generalmente semplice e disadorno.
LA POESIA SCALDICA
I versi scaldici, a differenza di quelli eddici, sono complessi sia dal punto di vista della metrica che dei contenuti. Spesso erano
composti per omaggiare un particolare sire.
La poesia scaldica obbedisce a schemi rigidi, ad uno stile descrittivo, al virtuosismo metrico ed all'originalità di sinonimi e
metafore (kenningar).
Sempre a differenza dei canti eddici, i componimenti scaldici sono attribuiti a particolari autori.
LA PROSA
La letteratura norrena in prosa è particolarmente ricca.
Abbiamo opere storiche e soprattutto narrative. Il nucleo più importante è costituito dalle cosiddette Saghe Islandesi, saghe
che comunque narrano avvenimenti storici.
LA LINGUA NORRENA
In norreno le vocali avevano opposizione di quantità e per questo le vocali si possono considerare a coppie, ogni coppia
formata da una vocale breve e dalla vocale lunga corrispondente. Nell'ortografia si usa distinguere le vocali lunghe con un
accento acuto. Il fonema /æ/ è sempre lungo, il corrispondente lungo di /ɔ/ è ā.
Per quanto riguarda l'ortografia, la fricativa dentale sorda è diversa da quella sonora.
Metafonie palatali e velari avvengono, mentre la frattura in nordico interessa solo la vocale e che appare come ia o io.
Per quanto riguarda la morfologia, in nordico le desinenze tendono ad uniformarsi, persistono forme del duale, nel sistema
pronominale abbiamo delle innovazioni.
Per quanto riguarda la sintassi, si sviluppano forme analitiche. La sintassi norrena privilegia generalmente strutture molto
semplici (frasi coordinate > frasi subordinate). Molto frequente nello stile narrativo è il discorso diretto.
IL FRISONE
La lingua frisone è una lingua germanica appartenente al ramo germanico occidentale. I parlanti frisoni oggi rappresentano
una minoranza linguistica di fronte alle lingue nazionali tedesca e nederlandese, ma nei secoli passati essa aveva un'estensione
molto più ampia.
Oggi, la maggior parte dei parlanti vive nei Paesi Bassi, nella regione della Frisia.
STORIA
La storia dei frisoni fu segnata dalle lotte contro i Franchi, i quali introdussero il Cristianesimo. Lo stesso Bonifacio predicò nei
Paesi Bassi dove trovò il martirio proprio per mano dei Frisoni. La conversione si concluse poi con Carlo Magno, che incorporò
le popolazioni frisoni nel suo Impero. Con la fine dell'Impero carolingio, i Frisoni videro assottigliarsi i loro territori ma
acquistarono, tuttavia, una più solida individualità ed indipendenza. L'autonomia dei frisoni si basava orevalentemente sulla
solida tradizione giuridica, basata sull'antico diritto germanico. Nel XVI sec poi le potenze vicine, in particolare i Sassoni,
intralciano quest'indipendenza e introducono nella regione frisone i modelli del diritto romano, su cui si eggevano tutti gli altri
stati europei.
TRADIZIONE LETTERARIA
Le più antiche testimonianze in lingua frisone risalgono al XIII secolo e sono soprattutto testi giuridici in cui si documentano gli
usi, la vita e le istituzioni del popolo frisone. Ricordiamo le “17 disposizioni” e le “24 leggi della regione”, che non sono semplici
codici di leggi ma più che altro manuali ad uso dei magistrati.
La prosa giuridica talvolta contiene elementi tipici della poesia germanica, ad esempio l'allitterazione.
LA LINGUA FRISONE
Alcuni elementi della lingua frisone, come la caduta della nasale e l'allungamento di compenso della vocale precedente e la
forma unica per le persone plurali del presente, fanno si che il frisone sia linguisticamente più vicino all'anglosassone e al
sassone, che al tedesco (il frisone rientra nel gruppo delle lingue ingevoni).
I GERMANI IN ITALIA
Il periodo che riguarda la presenza dei Germani in Italia interessa più di quattro secoli, dal loro graduale inserimento nella vita
dell'Impero fino all'epoca delle vere e proprie invasioni e successivi insediamenti.
Si può affermare che gli invasori d'Italia, cioè soprattutto Goti e Longobardi, inserendosi in un ambiente profondamente
letterizzato, hanno usufruito di una situazione favorevole rispetto ad altri conquistatori germanici.
Il germanesimo in Italia non ha prevalso dal punto di vista culturale, né tanto meno linguistico, ma ha agito da superstrato.
Le uniche tracce linguistiche dei germani in Italia sono costituite da:
1. glosse contenute in testi storici o giuridici in lingua latina o in glossari bilingui;
2. elementi lessicali e morfologici penetrati nella lingua e nei dialetti italiani.
I PRIMI INSEDIAMENTI
La penetrazione dei Germani in Italia iniziò molto prima della caduta dell'Impero. Pensiamo ai Visigoti: invadono due volte
l'Italia agli inizi del V sec, minacciano la penisola ed impongono tributi, per poi tornare pochi anni più tardi al servizio
dell'Impero.
ODOACRE
NEL 476, il re degli Eruli, Odoacre (gli Eruli erano la componente principale di tribù germaniche entrate a servizio dell'Impero
romano in qualità di mercenari), depose l'ultimo imperatore romano d'Occidente, Romolo Augusto, si nominò Rex Italiae e
assunse il controllo dell'Italia. Il regno degli Eruli fu però di breve durata, scalzato nel 493 dagli Ostrogoti di Teodorico.
GLI OSTROGOTI
Gli ostrogoti penetrarono in Italia e si scontrarono più volte con Odoacre, sconfiggendolo definitivamente nel 493. Teodorico
ottenne il titolo di patricius da parte dell'Imperatore d'Oriente e governò in suo nome il regno degli Ostrogoti. Il regno di
Teodorico rappresentò per l'Italia un lungo periodo di pace e fioritura economica. Alla sua morte seguì un'era di decadenza ed
imbarbarimento dell'Italia. Per più di 20anni l'Italia fu devastata dalla guerra tra Goti e Bizantini, e alla fine Giustiniano sconfisse
i Goti.
I LONGOBARDI
Nel 568 i Longobardi, guidati da Alboino, mossero verso l'Italia, indebolita dalla recente Guerra gotica che aveva abbattuto il
regno ostrogoto e restaurata l'autorità imperiale. Le deboli difese bizantine in Italia caddero rapidamente, e i Longobardi
fondarono un proprio regno.
L'Italia si trovò divisa tra Longobardi e i Bizantini. I Longobardi si insediarono soprattutto in 3 zone della penisola: l'Italia
settentrionale dove Pavia assunse in ruolo di capitale, la Toscana e i territori centro-meridionali di Fermo, Spoleto e Benevento.
L'esercito bizantino aveva come fulcro Ravenna.
Tra i vari sovrani longobardi, Liutprando fu quello che regnò più a lungo. La sua politica accentratrice ridosse i possedimenti
bizantini. Dopo di lui, suo fratello Astolfo conquistò Ravenna, le sue campagne portarono i Longobardi a un dominio quasi
completo dell'Italia.
Nel frattempo, il Papa si alleò con i Franchi che discesero in Italia. Nel 754 i Franchi sconfissero i Longobardi, che dovettero
cedere dei territori. La guerra col papa riprese due anni dopo, il Papa di nuovo chiamò i Franchi in suo aiuto. Sconfitto di
nuovo, Astolfo dovette accettare patti molto più duri: Ravenna passò al papa, incrementando il nucleo territoriale del vaticano
e il re dovette accettare una sorta di protettorato.
Nel 771 la morte del fratello Carlomanno lasciò mano libera a Carlo Magno. Carlo Magno venne in aiuto del papa, scese in
Italia e conquistò la capitale del regno, Pavia. Carlo Magno riunì il regno franco e quello longobardo sotto la sua corona,
mantenendo le leggi dei longobardi ma riorganizzando il regno sul modello franco.
I Longobardi furono un popolo militare, con un re guerriero, non dinastico ma elettivo.
politico (es. arimannus: uomo libero), quotidiano (bara, panca, schiena, stinco).
Tale situazione ha dato origine ad una vivace attività lessicografica, documentata dalla presenza di glosse e dalla
conservazione di tre glossari longobardi-latini.
Altra testimonianza importante della presenza linguistica dei longobardi in Italia è costituita dai nomi di persona (Aldo, Guido)
Numerosi sono anche i toponimi (pianura, sala).