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MATERIALI DI LETTERATURE SCANDINAVE I A.A. 2005-06 Prof. Massimo Ciaravolo * * *

Storia delle letterature scandinave: dal Medioevo all'Ottocento


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Principali periodi, correnti e scrittori delle letterature scandinave dalle origini fino alla fine dellOttocento, con commenti alla selezione antologica dei testi (fotocopie).
LETTERATURA DEPOCA VICHINGA E LETTERATURA NORRENA Le prime, dirette testimonianze scritte risalenti allepoca vichinga sono date dalle numerose, ma in genere brevi iscrizioni in alfabeto runico, quello che i germani e gli scandinavi usavano prima della loro conversione al cristianesimo. Il cosiddetto fuark (dalle lettere iniziali dellalfabeto, come dire: ABC) conosciuto in una versione pi antica di 24 caratteri, comune a tutta larea germanica e usato fino a circa lVIII sec. d.C., e in una versione pi nuova di 16 caratteri, specificamente scandinava, in uso dal IX fino al XIII sec. Le iscrizioni runiche sono state trovate in tutta la Scandinavia, specialmente in Danimarca e Svezia, ma anche nelle aree colonizzate dai vichinghi, come lIrlanda. Gli oggetti pi frequenti sui quali si incidevano le iscrizioni erano di materia dura (probabilmente anche per questo i caratteri presentano poche linee tondeggianti e molte rette e spigoli): steli di pietra, ossa di animali, oggetti di metallo e di legno. Le brevi iscrizioni sono generalmente epigrafi: formulano il ricordo di unimpresa, di un caro scomparso, o semplicemente il ricordo di s nellatto di erigere la stele o di produrre loggetto su cui si incide liscrizione. Le rune hanno esercitato sui posteri un fascino arcano e hanno una grande importanza simbolica, a partire da quella che considerata la pi antica iscrizione, ritrovata su uno di due corni doro a Gallehus, presso lodierno confine tra Danimarca e Germania, e risalente a circa il V sec. d.C. Traslitterata in caratteri latini, liscrizione dice: ek hlewagastiR holtijaR horna tawido ovvero: io Hlewagastir [figlio] di Holt/[proveniente] da Holt feci il corno. Saranno questi corni doro e le vicende a loro connesse a fornire lo spunto per la poesia che giustamente considerata il manifesto del Romanticismo danese e scandinavo, Guldhornene (I corni doro), scritta da Adam Oehlenschlger nel 1803. Le rune hanno un grande significato storico, linguistico, archeologico ed etnografico. Non si pu tuttavia affermare che esse costituiscano linizio di una tradizione letteraria, perch per parlare di letteratura abbiamo bisogno di libri, di codici e di alfabeto latino, e dunque di cristianizzazione. Possiamo dire sinteticamente che la grande cultura letteraria norrena, sviluppatasi in Islanda dal XII fino al XIV sec., sia il risultato di due fattori che si sono felicemente combinati: la colonizzazione norvegese dellIslanda e la cristianizzazione del Nord; da una parte c la tenace volont di preservare con la memoria le proprie tradizioni e i propri racconti pagani, legati alla madrepatria Norvegia, dallaltra la cristianizzazione tarda arriva per fissare quel patrimonio, e non per

cancellarlo. In questa estrema periferia settentrionale dellarea germanica i miti pagani e le vicende eroiche, tramandate oralmente di generazione in generazione, possono resistere pi a lungo rispetto a quei territori germanici a pi stretto contatto con il mondo latino e cristiano. vero che i barbari invadono e abbattono limpero romano, ma altrettanto vero che essi vengono presto conquistati dalla cultura superiore. La Ravenna dellostrogoto Teodorico (fine V inizio VI sec.) ancora oggi una delle pi straordinarie testimonianze di quellibrido romano-barbarico. Quando invece il cristianesimo arriva in Islanda e con esso la scrittura arriva per salvare un ricchissimo patrimonio di racconti e miti che era sopravvissuto oralmente. La letteratura norrena ci ha cos trasmesso, tra laltro, quasi tutto quello che sappiamo sulla religione, i miti e gli eroi degli antichi germani, di tutti i germani. probabile, anzi, che al momento della redazione scritta (il secolo doro il XIII) prevalga negli autori/compilatori, ormai cristiani, uno spirito antiquario e nostalgico verso la cultura delle origini. Anche questa fu una forma di sincretismo religioso, di (felice) fusione di elementi pagani e cristiani. I tre grandi generi in cui comunemente si suddivide la letteratura norrena sono: 1) la poesia eddica, dellEdda: una serie di poemi (o carmi) anonimi che narrano le vicende degli dei e degli eroi germanici; 2) la poesia scaldica, degli scaldi (skald poeta nelle lingue scandinave), che nasce nellambito della corte vichinga, al seguito del re o del signore, e in cui il poeta noto con nome e cognome esalta in versi volutamente difficili le doti e le imprese del suo capo: una poesia encomiastica e dautore; 3) le saghe: racconti in prosa pi o meno lunghi sulle vicende familiari e individuali dei coloni islandesi, o sulla vita dei re medievali norvegesi, oppure, anche, racconti pi leggendari e fantastici, meno legati a una cronologia storica e a una cornice reale. Questo notevole insieme di testi presenta nel suo complesso diversi problemi filologici aperti, relativi alla loro genesi e al rapporto tra oralit e scrittura. Dobbiamo tenere presente che gli autori e/o compilatori tanto dellEdda quanto delle saghe sono ecclesiastici o individui ricchi di cultura cristiana, che a partire dal XII sec. fino al XIV sec. redigono i loro testi. Se ricordiamo inoltre i confini temporali dellepoca vichinga (ca. 800-1050) e della civilt medievale islandese (ca. 870-1260), capiamo che i manoscritti sopravvissuti fino a noi sono di epoca tarda, e che si collocano sul finire, se non addirittura oltre sia lepopea vichinga sia la grande fioritura dellindipendente civilt islandese (lIslanda viene sottomessa alla corona norvegese nel 1262). C uno scarto di qualche secolo tra la presunta origine di questi testi e la loro redazione scritta. Le poesie degli scaldi, ad esempio, sono tutte di epoca vichinga, poich gli scaldi erano poeti della corte vichinga, operanti gi nel X e XI sec. Ma tutte le poesie scaldiche a noi pervenute sono contenute nelle saghe dedicate alla vita e alle imprese dei poeti (personaggi in vista), pure ambientate nellIslanda e nella Norvegia del X e XI sec., ma scritte almeno due secoli dopo. Che cosa cera prima dei codici scritti a noi pervenuti? Quale fu il rapporto tra oralit e scrittura? La memoria fu cos tenace da riuscire a tramandare inalterati i racconti e le poesie per secoli? O i manoscritti a noi pervenuti sono copie tarde di originali andati perduti? E quanta componente cristiana c in questi testi che rappresentano una realt e una civilt pagana germanica? Vediamo pi in dettaglio le caratteristiche di questi tre generi letterari. Per Edda intendiamo due cose distinte ma strettamente correlate. La cosiddetta Edda poetica un manoscritto che raduna 29 carmi, dei quali 10 mitici, dedicati agli dei e alluniverso dei germani, e 19 eroici, che presentano vicende memorabili di uomini e guerrieri; qui, 15 carmi costituiscono un unico ciclo, legato al pi memorabile di tutti gli eroi germanici, Sigurr. La cosiddetta Edda in prosa invece un manuale di versificazione destinato agli scaldi e scritto da Snorri Sturluson (ca. 1178-1241), il pi importante autore della letteratura norrena. Attorno al 1220/1230 Snorri compone la sua Edda, che possiamo definire un commento in prosa, sotto forma di racconti dialogati, a numerose strofe di poemi di argomento sia mitico sia eroico. Snorri cita i brani in versi e poi rinarra, chiarisce, spiega in forma pi discorsiva e logica ci che i poemi evocano in modo oscuro e rapsodico, a lampi e visioni. Snorri attinge dunque al patrimonio antico germanico e lo commenta in quanto materia che i poeti a lui contemporanei, gli scaldi, devono conoscere. Questo testo intitolato da Snorri stesso Edda (il significato del termine tuttora

piuttosto oscuro), ed noto e tramandato dalle origini. Solo nel 1643, invece, viene ritrovato in Islanda il manoscritto anonimo contenente i suddetti 29 carmi. Si nota che i passi citati da Snorri nella sua Edda sono tratti dai carmi, che per la prima volta si possono leggere integralmente. Dunque si giudica falsa e posteriore lEdda di Snorri, si trasferisce il nome Edda ai 29 carmi e si d al manoscritto ritrovato il nome di Codex Regius, poich viene donato al re di Danimarca che era allora anche il re dellIslanda. Probabilmente il Codex Regius un manoscritto della seconda met del XIII sec., dunque leggermente posteriore all Edda di Snorri. Non conosciamo esattamente la relazione tra i due testi. Certamente Snorri fa riferimento a quelle poesie (che dunque sono indubbiamente precedenti); ma forse non le riprende proprio da quel manoscritto. Pu darsi ( questa lipotesi pi accreditata ora) che i carmi siano stati compilati e ordinati sulla scia dellopera di Snorri. Anche per quanto riguarda la genesi dei carmi le nostre conoscenze sono approssimative. Attraverso lanalisi della lingua i filologi hanno ipotizzato che i carmi siano stati composti tra il IX e il XII sec., ma per quanto riguarda il ponte tra quella ipotetica genesi e la redazione scritta del Codex Regius i filologi si trovano di fronte ai problemi di scarto temporale cui si accennava sopra. Che cosa troviamo nei primi dieci carmi mitici dell Edda poetica? Storie di dei (mitologia), la genesi del cosmo (cosmogonia), la sua struttura (cosmologia) e la visione delle cose ultime (escatologia). Questi momenti si compenetrano e si implicano a vicenda in tutti e dieci i carmi. Gli dei germanici sono suddivisi in due famiglie, gli Asi (tra cui Odino e orr) e i Vani (tra cui Njorr, Freyr e Freyja). NellEdda essi abitano sostanzialmente insieme, senza particolari differenze tra loro (anche se nel primo carme si menziona a un certo punto unantica guerra tra Asi e Vani). Da altre fonti sappiamo che gli Asi erano pi legati alle attivit belliche e alla sfera virile, mentre i Vani erano connessi alla terra, alla fertilit e fecondit (Freyja , similmente a Venere, una dea dellamore, da cui le parole che nelle lingue germaniche indicano il venerd). Secondo l Edda luniverso consta di nove mondi, tra i quali Asgarr (la sede degli dei) e Migarr (la terra di mezzo abitata dagli uomini), e poi, tra gli altri, i mondi dei giganti e degli elfi e anche il mondo di Hel, ovvero dei morti. Le storie narrate si basano spesso sulla lotta tra gli dei e i loro pericolosi rivali quali i giganti, gli elfi cattivi e i nani. Gli dei difendono se stessi e gli uomini dalle continue insidie di questi esseri altri, esterni. Limmagine quella di un mondo in equilibrio provvisorio e assai precario, minacciato da forze che sfuggono al controllo, e un giorno destinato a soccombere. I mondi delluniverso sono tenuti assieme da un grande albero, il frassino Yggdrasill. Presso questo frassino tre divinit femminili dette Norne stabiliscono, similmente alle Parche, i destini degli uomini, il filo concesso alla loro vita. Presso Yggdrasill anche gli dei si riuniscono per deliberare. Su Yggdrasill, che ora tiene assieme il mondo, si vedono per gi le tracce della decomposizione e della futura fine. Una prima grande visione introduttiva di ci che stato, e sar (ci muoviamo nel tempo assoluto del mito, oltre la normale durata temporale) si trova nel carme introduttivo, il Vlosp (Profezia della veggente). Ci viene detto della genesi del cosmo, di una mitica et delloro in cui larmonia regnava tra gli dei, di Yggdrasill, di una guerra tra Asi e Vani, del finale crepuscolo degli dei, il ragnark, in cui le forze del male sconfiggeranno gli dei, Odino sar ucciso e il lupo Fenrir, fino ad allora tenuto a bada dagli dei, si liberer e inghiottir il sole. In seguito ci sar una rinascita e un ritrovamento dellantica et delloro. Sebbene, nellultima strofa, un drago volante annunci una possibile nuova sventura Gi da questo primo carme emerge il carattere rapsodico, evocativo e spesso oscuro delle strofe dellEdda poetica, che procede a visioni pi che essere compiutamente narrativa e logica. , questo, un elemento di enorme suggestione; riassumere l Edda vuol dire in primo luogo impoverirla (solo Snorri riesce a ricrearla in prosa). Tra gli dei, Odino il pi saggio e misterioso. Ha un occhio solo, perch laltro lo ha sacrificato presso la sorgente del gigante Mmir (memoria) per acquisire la conoscenza (in tutte le culture orali la memoria il presupposto della sapienza). Anche i giganti e i nani (e spesso la loro manifestazione sensibile prescinde dallaltezza o bassezza) sono sapienti, poich nati col mondo, vecchi come il mondo, legati alla terra e alle forze ctonie. Una situazione ricorrente la gara di sapienza tra loro e gli dei. Odino inoltre possiede il sapere magico; tramite un sacrificio di s egli

colse le rune (dove le rune, oltre a essere normali segni alfabetici, acquistano il valore aggiuntivo di segni magici, portatori di sapere iniziatico). Di questo si racconta nel secondo carme, Hvaml (La canzone delleccelso), che oltre a contenere una lunga serie di massime di vita e regole di comportamento formulate da Odino in prima persona, raccontano anche del suo sacrificio (una autoimpiccagione) e delle rune da lui tratte, e di un altro importante episodio che lo vede protagonista: il furto dellidromele, bevanda alcolica dellispirazione poetica. Odino ruba lidromele ai giganti per poi donarlo agli uomini. Oltre a essere dio della guerra, egli dunque anche il nume tutelare della poesia, dispensatore della poesia agli uomini. La poesia un dono di dio. Come re della guerra Odino decide gli esiti delle battaglie e sceglie per s i guerrieri caduti, tramite delle sue ancelle dette valchirie (coloro che scelgono i guerrieri). Questi guerrieri caduti e scelti vengono portati in un aldil particolare detto Valhalla, fatto di soli guerrieri. Qui gli scelti si allenano, preparandosi allo scontro finale con le forze del male. Certo, si sa gi che il ragnark decreter la sconfitta degli dei e la fine del mondo; ma eroico proprio questo: andare coraggiosamente incontro a un destino gi scritto. Il motivo del fato ineluttabile percorre tutti i carmi dell Edda, sia mitici sia eroici. Chi non muore in battaglia, ma di vecchiaia o daltro, va a finire a Hel. Odino non affatto buono, quanto misterioso, astuto e proteiforme. Appare sotto mille nomi e mille travestimenti, spesso come viandante, in incognito. Diversamente da Odino, Thorr impulsivo e focoso. Il suo attributo la forza, rappresentata dal suo magico martello Mjollnir, che torna indietro come un boomerang quando viene scagliato. il pi schietto difensore degli uomini, anche se perde nelle gare di astuzia con Odino. Tuttavia anche lui sa ingannare, come vediamo dalla lettura di lvsml (Canzone del nano onnisciente). Prima di commentare llvsml, due parole su Loki, che ritroveremo allopera in un altro carme. Loki singolare perch vive con gli dei, imparentato con loro (addirittura unito da un patto di sangue con Odino stesso), partecipa alle loro vicende e avventure; ma nel contempo il principio negatore, ed il principio del male che porter al crepuscolo finale. Solitamente le sue bravate mettono nei guai gli dei, ma le sue trovate sanno anche trarli dimpaccio. Loki il padre del lupo Fenrir che inghiottir il sole. lvsml (fot. 1-2) il decimo carme, quello che chiude, con una sorta di scherzo, la parte mitica dellEdda. Il filo narrativo dellepisodio si basa su un fatto implicito, una conoscenza previa da parte del lettore: cio che i nani vivono nella terra e non sopportano la luce del sole. Avviene che il sapientissimo nano lvs va da Thorr per prendersi in sposa la figlia, a lui promessa. Thorr si oppone, e per ingannare il nano deve sottoporlo a un serrato interrogatorio sui nomi che nei diversi mondi delluniverso si danno a svariati elementi delluniverso stesso. lvs fa sfoggio della sua memoria, e della sua competenza orale, dunque della sua sapienza. Ma il brano inoltre unesaltazione della capacit di creare linguaggio, di fare poesia attraverso immagini, similitudini, perifrasi, metafore: il mondo ha molte lingue, ed esistono molti modi possibili per designare la stessa cosa. Il nano, grande poeta, alla fine ingannato: il dio riuscito a prolungare linterrogatorio fino allo spuntare del sole, che pietrificher lvs. Il pericolo scampato. Sia nella parte mitica sia in quella eroica l Edda, importante sottolinearlo, non forma un unico racconto compiuto. Si tratta piuttosto di una sequenza di carmi indipendenti che vanno a costituire una certa organicit, non priva di lacune e contraddizioni. Non c la compiutezza narrativa dellepica omerica o di quella cortese. I carmi eroici dellEdda trattano, come detto, di vicende umane. Sarebbe tuttavia sbagliato tracciare una cos netta linea di demarcazione tra carmi mitici ed eroici: nel primo gruppo troviamo sempre figure e comportamenti antropomorfi, anche se si narra di dei e giganti; e il secondo gruppo comunque pervaso dal soprannaturale e non esclude la presenza e lintervento degli dei. Il Vlundarkvia (Carme di Vlunr) parla di un fabbro, ed una cupa storia di oro e di vendetta; di seguito, tre carmi dedicati al guerriero Helgi presentano ricorrenti situazioni di battaglie e di prove virili. Emerge chiaro il motivo del fato ineluttabile: il destino gi scritto e non si vince. Il grande guerriero assume statura eroica e fama immortale proprio per il suo coraggio che non indietreggia di fronte a niente. Questi quattro carmi (belli di per s) preparano in un certo senso

anche il ciclo dei restanti 15, tutti legati da un unico racconto (sebbene in pi punti lacunoso e contraddittorio) il racconto che parte dal grande eroe Sigurr e dal suo possesso di un tesoro maledetto. La conquista e il possesso delloro innesca una catena di passioni e sventure, anchesse in qualche modo annunciate dal principio. Il Reginsml (Carme di Reginn) (fot. 2-4) ci narra dellorigine della maledizione su quelloro, su cui Sigurr sta per mettere le mani. Al proprio figlio adottivo Sigurr, il nano Reginn racconta retrospettivamente la storia delloro, che parte da un intervento di una triade di dei. Loki a creare il pasticcio, ed lui a trovare una via duscita. La lontra uccisa e scuoiata in realt figlio di Hreimarr, e fratello di Reginn e Fafnir. Il delitto impone un riscatto, ed ecco che Loki scova limmenso tesoro del luccio Andvari e glielo prende. Da Andvari parte cos la maledizione, e Loki la trasferisce subito, assieme alloro, a Hreimarr. Infatti Hreimarr viene ucciso da Fafnir che si impossessa del tesoro. Arriviamo cos al tempo presente; capiamo perch Reginn sta allevando il grande guerriero Sigurr: vuole che lo aiuti a impossessarsi del tesoro a sua volta, eliminando Fafnir. Reginn, nano e abile fabbro, fabbrica per Sigurr una spada speciale e affilatissima; e notiamo la collocazione geografica germanica ma non nordica dellepisodio: presso il Reno. Nella strofa 14 Reginn esalta la statura eroica, e addirittura la discendenza divina (da Yngvi Freyr) del suo pupillo Sigurr. Prima per di aiutare Reginn a prendere loro, Sigurr ha un altro dovere: vendicare la morte di suo padre uccidendo i suoi assassini. Nel procedere a questa prova di passaggio, che suggella la sua maturit e virilit, egli ha la benedizione di Odino, che appare come misterioso viandante e lascia intendere, attraverso i suoi consigli sulla condotta di guerra e sul comportamento onorevole, che Sigurr sotto la sua protezione. Il carme si conclude con Sigurr vittorioso vendicatore. Qualche osservazione formale (che ci torner utile) su questo testo: c un gusto tipico della perifrasi, di un parlare indiretto e metaforico, quasi cifrato. Una di queste perifrasi fiamma della sorgente (strofa 1), a indicare il grande tesoro sommerso; si tratta oltretutto di un ossimoro, figura logica che accosta due termini di senso opposto (fuoco/acqua). Similmente, nella strofa 16 appaiono diverse di queste metafore perifrastiche, dette kenningar, per indicare le navi: tipicamente, cavalli del mare. La continuazione della fabula1 del ciclo di Sigurr a grandi linee questa: dopo avere ucciso Fafnir, che aveva assunto forma di drago, ed essersi impossessato del tesoro, Sigurr capisce che Reginn vuole eliminarlo dopo averlo usato. Sigurr uccide cos anche il nano Reginn e se ne va, con tutto loro, verso il regno di Gjuki presso il Reno, detto anche regno dei Nibelunghi. Sulla strada, prima di arrivare, egli libera dallincantesimo una valchiria punita da Odino, rinchiusa in un castello di scudi in fiamme, chiamata prima Sigrdrifa, poi Brunilde ( una delle contraddizioni del codice, che consta di diversi carmi di origine evidentemente diversa; lepisodio di Brunilde reso poi ancora pi oscuro da una lacuna del Codex Regius). Arrivato da re Gjuki, Sigurr stringe un patto di amicizia con i suoi figli Gunnar e Hogni, e diventa promesso sposo della loro sorella Gurun. Sigurr e Gunnar vanno a liberare Brunilde dal castello di fiamme; ma per fare questo devono scambiarsi le sembianze: sar Sigurr a salvare Brunilde (perch solo lui ne ha le doti), ma con le sembianze di Gunnar (perch Gunnar vuole sposarla). Cos avviene e si celebrano le doppie nozze. Finch Gurun, durante un litigio, non racconta a Brunilde la verit, dunque linganno di cui questa stata vittima. Brunilde istiga il marito e il cognato Hogni a uccidere Sigurr. I due ci fanno un pensierino, anche per il movente delloro (maledetto). Sigurr viene ucciso a tradimento e Brunilde disperata si uccide, perch almeno nella morte possa essere unita al suo amato di sempre. Ora Gurun a disperarsi. Le viene somministrata una pozione delloblio e viene data in sposa ad Attila, che nell Edda risulta essere anche il fratello di Brunilde. Attila vuole vendicare la sorella e, gi che si trova, impossessarsi delloro. Invita Gunnar e Hogni alla corte
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Nello studio delle forme del racconto (la narratologia) ormai uso comune distinguere tra fabula e intreccio. La fabula indica le unit del racconto riordinate cronologicamente; lintreccio rispetta invece lordine che il racconto effettivamente utilizza, e che non corrisponde allordine normale: spesso quello che avviene prima viene raccontato dopo.

unna. Gurun cerca di dissuadere i fratelli in tutti i modi, ma il suo messaggio non arriva. Hogni e Gunnar vanno incontro al loro ineluttabile destino, da veri eroi: al primo Attila fa strappare il cuore, il secondo gettato nella fossa dei serpenti. Ma il loro oro Attila non lo avr; loro stato affondato nel Reno (fuoco che ritorna dunque allacqua da dove era partito, a riformare lossimoro) e il suo segreto non viene svelato. Conclude tutto la furiosa vendetta di Gurun, che stermina Attila e la corte unna per vendicare la morte dei fratelli (in realt il ciclo prosegue con un paio di altri carmi che raccontano di altre vendette, questa volta dei figli di Gurun). Il ciclo di Sigurr dellEdda rielabora in forma epica il passato comune delle popolazioni germaniche, delle loro guerre e delle loro migrazioni, e del potente movente delloro. una storia cupa e tragica, scritta con un linguaggio di ferro, come osserva Claudio Magris in un bel passo del suo libro Danubio (fot. 6). Qui Magris chiarisce anche la differenza tra questa versione norrena del principale epos germanico e la sua contemporanea versione meridionale, il poema anonimo Nibelungenlied (Canzone dei Nibelunghi), scritta in medio alto tedesco e trovata agli antipodi (rispetto allIslanda) del territorio germanico, nella Germania meridionale. Oltre allimportante divergenza dei finali descritta da Magris (da cui conseguono due diverse etiche, una che privilegia il legame di sangue, laltra il legame di elezione), possiamo aggiungere che il Nibelungenlied un testo pi ricco e con pi narrazione, anche influenzato dalla letteratura cortese europea. La nudit barbara dellEdda affasciner Wagner, che vedr in essa i veri, incorrotti caratteri germanici (una visione che non prometteva niente di buono, come sappiamo). Infine, a titolo di curiosit, unultima discrepanza: nel Nibelungenlied, i Nibelunghi sono una stirpe di nani. Per capire in modo concreto come Snorri, nella sua Edda in prosa, operi nei confronti della materia narrata nei carmi, analizziamo (fot. 4) il segmento di racconto che corrisponde al riscatto della lontra delle fot. 2-4. A unattenta lettura comparativa emergeranno chiaramente i nessi e le differenze. Snorri riordina, rinarra in modo discorsivo quello che nei versi evocato in modo talvolta oscuro. Il contenuto lo stesso (con alcune interessanti varianti, funzionali alla coerenza logica), ma la forma profondamente diversa. Lopera di Snorri aveva, come detto, un valore anche strumentale: doveva spiegare agli scaldi lorigine di certe espressioni tramandate, evidentemente perch i pi avevano perso la conoscenza della loro origine. Gli scaldi, come vedremo, amavano usare il linguaggio cifrato, ma questo era talmente codificato che non si sapeva pi perch mai il tesoro dovesse chiamarsi fuoco dellonda o riscatto della lontra (da qui il senso del procedere pedagogico di Snorri, a domande e risposte). Il miracolo che Snorri un grande narratore, e che nel compiere la sua opera esplicativa, egli ricrea, fa a sua volta poesia. Una conoscenza complessiva di ci che chiamiamo Edda non pu dunque prescindere dalla lettura comparata di questi due testi, uno principalmente in versi e laltro principalmente in prosa. Gli scaldi sono prestigiose figure intellettuali della corte vichinga. Sono vicini al re, i loro consiglieri e amici. Larte della parola , da sempre, anche un potere. Pare che proprio Harald Hrfagri (Araldo Bellachioma) inauguri questa tradizione, e gli scaldi sono dapprima norvegesi. Il primo nome noto quello dello scaldo norvegese Bragi Boddason, che opera ancora nel IX sec. Questarte diventa successivamente sempre pi prerogativa degli islandesi. Gli scaldi islandesi sono ricercati e ospitati in tutte le corti vichinghe del Nord e delle zone colonizzate o frequentate dai vichinghi (ad esempio le isole britanniche). Un documento chiamato Skldatal (Elenco degli scaldi) ci fornisce i nomi di 110 scaldi, e dei rispettivi mecenati, vissuti dal 950 al 1300. La relazione privilegiata tra lo scaldo e il suo signore si riflette sui contenuti di questa poesia, che quasi sempre di encomio: si celebrano le gesta del re, spesso con dei riferimenti a battaglie o imprese, o si narra la sua genealogia o si descrivono il suo aspetto e la sua persona. Il re ricompensa lencomio con la protezione personale e, soprattutto, con loro. Ecco perch la poesia scaldica contiene sempre un momento metapoetico, che descrive le condizioni e le motivazioni stesse in cui essa si produce; il re viene spesso chiamato signore degli anelli, colui che dona anelli ecc.

Il contesto storico in cui nasce la poesia scaldica quello vichingo, ma, come detto, gli stilemi tipici di questo genere poetico continuano a dominare anche molto dopo la fine della fase vichinga, fino al XIV sec. La poesia scaldica pi antica, quella det vichinga, pone i maggiori problemi di interpretazione. I riferimenti a certe battaglie sono spesso lunica fonte esistente relativa a dati eventi. Quale attendibilit storica possono avere? Gi Snorri, nel XIII sec., era nellimbarazzo. Secondo lui per quei riferimenti devono essere attendibili, altrimenti lencomio dello scaldo sarebbe risultato un scherno davanti al re. Dobbiamo per tenere presente che levento storico diventa comunque letteratura, viene iscritto in un genere poetico elaboratissimo, con ferree regole retoriche e stilistiche e rigide convenzioni formali. Se pure abbiamo delle informazioni, queste sono comunque indirette, filtrate attraverso le forme poetiche. La poesia scaldica volutamente difficile, unesibizione e una prestazione pubblica e orale da parte dello scaldo, presso la corte o presso il ing. oscura e da decifrare. La bravura richiesta riguarda sia chi la produce, sia lauditorio iniziato che deve recepirla. Ludovica Koch scrive: la poesia scaldica una sfida intellettuale, una tempesta di enigmi. La poesia scaldica s una poesia individuale, dautore, ma non corrisponde quasi mai a quella espressione intima e soggettiva che comunemente attribuiamo al genere poesia. La perizia verbale, retorica e sintattica assolutamente al centro. Fino al punto che la poesia scaldica pu diventare un gioco fine a se stesso, un prezioso ornamento, unarte del cesello verbale che finisce per non dire niente, anche se in modo molto elegante e complicato. I fattori della complessit della poesia scaldica sono essenzialmente due: 1) la sintassi comune viene scardinata allinterno della strofa. Le parole vengono disposte in una sequenza che va riordinata per essere intelligibile; 2) le kenningar vengono abbondantemente usate e abusate. Questi caratteristici tropi (figure semantiche) della poesia eddica e scaldica forniscono la materia prima del parlare indiretto e cifrato. Possiamo distinguere due principali tipologie di kenning: a) le metafore perifrastiche, come albero della battaglia (per guerriero), o destriero dellonda (per nave): b) il riferimento ai miti e alle leggende: fuoco dellonda per loro; furto di Odino per lidromele ecc. O una combinazione delle due: gioia di Huginn per battaglia; dove Huginn uno dei corvi di Odino, e la gioia del corvo sono i cadaveri di cui luccello si pu cibare dopo la strage. E cos via, fino a un proliferare quasi parossistico di kenningar multiple: pelle della casa della balena per ghiaccio (ossia mare ghiacciato). Proprio per il suo carattere cifrato e iniziatico, la poesia scaldica molto consapevole di s e dei propri procedimenti, sempre molto esibiti. Ecco a titolo di esempio una strofa di Bragi Boddason, il primo scaldo conosciuto:
Scaldo mi chiamano: fabbro del liquore di Viurr,* scopritore del dono di Gautr,* poeta senza avarizie, dispensatore della birra di Yggr,* Moi** per natura dellispirazione, abile fabbro di versi. Se non questo, che cos un poeta?

Dove i nomi (*) sono tutti appellativi di Odino, e dunque ritorna lobbligato riferimento al mito del furto dellidromele dellispirazione, poi dispensato dal dio agli uomini (mica a tutti: agli scaldi!); e dove (**) equivale a dio. Notiamo infine laccento su un sapere tecnico-artigianale, la metafora dellarte del verso come fine oreficeria, le parole come materia dura da plasmare per creare gioielli Uno scaldo, il pi grande, si distingue per dagli altri: lislandese Egill Skallagrimsson (ca. 910-990). Di lui si narrano la vita e le opere in una delle pi belle saghe, la Saga di Egill Skallagrimsson della prima met del XIII sec., anonima, ma da diversi studiosi attribuita a Snorri Sturluson. Allinterno di questo manoscritto del 1200, dunque, sono contenute tutte le poesie e le strofe che conosciamo di Egill (e quale fu il loro passaggio dal X al XIII sec.? mistero aperto. Il

dato di fatto che tutte le poesie scaldiche che conosciamo sono contenute allinterno delle saghe; manoscritti di sola poesia non ce ne sono). Di Egill ricordiamo due poesie: Il riscatto della testa e La perdita dei figli. Nella prima il poeta e vichingo riutilizza in modo personalissimo e geniale il genere codificato dellencomio al proprio signore con la differenza che questa volta il proprio signore il suo peggior nemico! La saga narra infatti che Egill ha subito un naufragio al largo delle coste del Northumbria, proprio presso York, dove regna Erik Asciasanguinosa (figlio di Araldo Bellachioma, che Egill islandese ovviamente odia). Egill viene catturato e imprigionato. Un consigliere di Erik, vecchio amico di Egill, fa da mediatore, consigliando al poeta di comporre un grande encomio per il signore, e avere salva la testa (molto meglio delloro). Egill si presta, e lencomio, fatto controvoglia, soprattutto lesaltazione della propria capacit di fare poesia. Chi lo dice che la poesia non serve a niente? A Egill salva la vita. La seconda poesia il Sonatorrek, comunemente tradotto come La perdita dei figli, ma che la Koch traduce come La vendetta impossibile per i figli (fot. 7-9). Data la complessit e la densit di questo testo, non possiamo fare a meno delle preziose note redatte dalla curatrice. una poesia che si stacca dal resto della tradizione scaldica proprio in quanto dolorosa confessione di s, del proprio male di vivere e della propria disperazione il tutto, beninteso, entro le ferree regole formali della poesia scaldica. Egill, ormai vecchio, si racconta; vede davanti a s solo la morte, e attorno a s un campo di rovine: parenti e soprattutto: i figli amatissimi morti, scomparsi. La saga racconta dellultimo lutto: il naufragio in cui muore il giovane figlio Bovar. Egill vorrebbe lasciarsi morire, ma sua figlia lo convince a comporre una poesia al fine di oggettivare il suo dolore, per liberarsene. Pure in questa grande devastazione interiore il poeta nel momento in cui decide, faticosamente, di esprimersi in poesia si risolleva, raggiunge una forma, una grande forma che lo riempie di orgoglio. Abbiamo dunque, ancora una volta, una poesia che parla del poetare. A legare il tutto, le sconsolate considerazioni finali dellautore sul suo rapporto col dio che lo proteggeva, Odino. Ora Egill non crede pi in quella protezione, se non fosse che il grande dono della poesia proviene pur sempre da Odino Il soggetto lirico in questa poesia prepotentemente al centro e questo, commenta la Koch, nella storia della letteratura segna una svolta di portata europea. La definizione di saga copre un corpus molto vasto e composito di testi islandesi, per lo pi anonimi, scritti soprattutto nel XIII e XIV sec. Tradizionalmente si distinguono diversi sottogruppi; si tratta di una suddivisione fatta a posteriori dagli studiosi, ma ormai duso comune: saghe islandesi, saghe dei re, saghe del tempo antico e saghe dei cavalieri. Le saghe islandesi, cio di ambientazione e di materia islandese (altrimenti tutte le saghe sono scritte in Islanda), sono circa 40; narrano vicende familiari e individuali legate alla colonizzazione dellIslanda da parte degli emigrati norvegesi, e dei loro discendenti. I personaggi descritti sono quelli in vista (spesso degli scaldi, ad esempio); ma in queste cronache familiari i personaggi, anche secondari, sono sempre molti; c sempre una dimensione collettiva del racconto, che coinvolge un intero popolo. A volte si narra di viaggi e di spedizioni, tra cui la (mancata) scoperta dellAmerica. Il tempo della saga ha precisi limiti temporali, ossia dei riferimenti storici che determinano linizio, lo sviluppo e la conclusione della narrazione. Macrostoria e microstoria (o se vogliamo: history and story) si implicano a vicenda. Lo sfondo sempre: la presa di potere di Araldo Bellachioma in Norvegia, la conseguente emigrazione verso lIslanda, la fondazione di Alingi nel 930, lintroduzione del cristianesimo nel 1000, e la sua lenta affermazione. Lo scenario degli eventi non per solo lIslanda. LIslanda il fulcro, ma da qui si parte per descrivere tutti i territori del nord Europa. Le saghe seguono i loro personaggi, che sono coloni e contadini quando sono a casa, ma che si trasformano in vichinghi e viaggiatori, coprendo distanze vastissime. Dunque troviamo la Norvegia, la Danimarca e la Svezia; il misterioso mondo dei Finni e dei Lapponi; la Russia; le isole britanniche grandi e piccole, fino alla Groenlandia e allAmerica. Questi vasti spazi geografici, inclusi nei racconti, danno il senso del dinamismo e della velocit, ma anche della precariet della vita dei vichinghi. La Saga di Egill Skallagrimsson esemplare da questo punto di vista. Egill vive e opera dal 910 al 990, ma la saga parte da prima:

dalla genealogia di Egill, dagli antefatti connessi alla rivalit tra la sua famiglia (norvegese) e il nuovo sovrano Araldo Bellachioma. Dunque sono spiegati motivi e modalit del trasferimento dalla Norvegia allIslanda. E poi Egill: grande vichingo da subito (debutta col suo primo omicidio a sette anni!), ma anche grande poeta. Vive in Islanda, ma spazia pure con le sue spedizioni. E alla fine, come sappiamo, muore pagano (o addirittura ateo), poco prima dellarrivo del cristianesimo, quando la saga su di lui si conclude. La Saga di Njll (fot. 10-11), che comprende diversi nuclei narrativi inseriti in un unico, grandioso disegno, assieme alla Saga di Egill Skallagrimsson il capolavoro di questo genere. Gli eventi includono circa 600 personaggi, ma il nucleo della storia riguarda lamicizia impossibile tra Gunnar e Njll. Il primo concentra in s la somma delle doti fisiche e morali di un uomo; egli nel contempo contadino islandese e vittorioso vichingo; il secondo, suo caro amico, fisicamente meno prestante, ma moralmente altrettanto nobile e soprattutto di intelletto fine, un imbattibile esperto di legge. Il loro rapporto di elezione, lamicizia, reso impossibile dalla faida che, lenta ma inesorabile, monta opponendo le rispettive famiglie. dunque drammaticamente rappresentata in questa saga la collisione tra due etiche profondamente diverse: una, quella tradizionale germanica, privilegia il rapporto di sangue, la stirpe e la vendetta; laltra preferisce il rapporto di elezione, la riconciliazione e il compromesso per appianare i contrasti, anche attraverso il procedimento giuridico del risarcimento in soldi per un torto subito. Al centro di questa rappresentazione non ci sono solo le persone, ma anche la principale istituzione dellindipendente Islanda medievale, lAlingi, lassemblea insieme legislativa e giuridica. Le sedute estive dellassemblea sono levento sociale e collettivo che scandisce gli eventi pluriennali della cronaca; allassemblea che la sapienza e labilit delluomo di legge Njll sa farsi valere. Ma sullassemblea, col suo principio dellaccordo giuridico, avr la meglio lo scontro violento, il principio della vendetta. La catena di violenze e sventure, originata dallinimicizia tra le due mogli dei nostri eroi, Hallgerr moglie di Gunnar e Bergora moglie di Njll (ma soprattutto dalla natura malvagia della bellissima Hallgerr), si protrae alla generazione successiva, quella dei figli, finch due ultimi discendenti superstiti, ognuno convertitosi intimamente al cristianesimo e dedicatosi a un pellegrinaggio in luoghi santi, non sanciscono la definitiva rappacificazione. Gunnar e Njll, vissuti in un tempo ancora pagano, devono soccombere alletica della stirpe e della vendetta; ma un pi umano tempo successivo, quello cristiano, dar ragione ai loro sforzi. Ecco che, in uno straordinario disegno narrativo, storie individuali e Storia si compenetrano. Tre racconti introduttivi servono da premessa e anticipazione del racconto principale: in tutti e tre un nobile uomo conclude un cattivo affare matrimoniale (il matrimonio implica sempre unalleanza tra due famiglie, decisa dagli uomini); nel secondo e terzo racconto la protagonista negativa proprio la perfida Hallgerr, che quando si sposer con Gunnar (anche il pi nobile si fa accecare dallamore) avr gi due matrimoni alle spalle. Il racconto principale narra le imprese di Gunnar (con un percorso gi anticipato da uno dei personaggi dei racconti introduttivi: fama attraverso i viaggi nel vasto mondo, ma ritorno a casa per la nostalgia dIslanda), lamicizia con Njll e lescalation di vendette tra le due famiglie, che li mette duramente alla prova. Questa parte finisce con la condanna allesilio, e poi con luccisione di Gunnar da parte dei suoi nemici. Il secondo grande racconto incentrato sui figli di Njll, ormai adulti e forti, e sulla faida che continua a coinvolgerli, fino allo sterminio di Njll, dei suoi figli e di tutta la sua famiglia, bruciati vivi nel loro podere. Intanto lIslanda viene cristianizzata. E lultimo racconto riguarda Kare e Flose, rappresentanti sopravvissuti delle due stirpi che infine si riconciliano. La lettura attenta anche di un solo brano della Saga di Njll ci insegna i tratti stilistici della prosa delle saghe islandesi: la voce narrante procede con un tono asciutto, impassibile, quasi laconico, da cronaca, evitando qualsiasi enfasi emotiva o qualsiasi giudizio dallesterno, ma bene attenta a mettere in evidenza la drammaticit oggettiva degli eventi e i conflitti psicologici. La drammaticit appare data tutta dalle cose. La voce narrante non entra nei pensieri e nelle emozioni dei personaggi; rileva solo ci che un qualunque osservatore pu notare dallesterno (questa narrazione stata perci definita behavioristica, attenta alle reazioni e ai comportamenti esterni).

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Di Gunnar non si dir mai prov rabbia, ma semmai si fece tutto rosso. Dunque tutto avviene nei dialoghi e nei gesti. Non ci sono descrizioni inessenziali: se ci viene detto che Njll non aveva la barba, questo particolare risulter fondamentale per la trama. Cos come gli incantevoli, lunghi capelli biondi di Hallgerr giocheranno un ruolo fondamentale nella morte di suo marito Gunnar. Due parole anche sulla Saga di Eirk il Rosso, nota perch narra la pi affascinante delle spedizioni vichinghe, quella che arriv sulle coste americane partendo dalla colonia formatasi in Groenlandia (tutta la saga il racconto della colonia groenlandese). Una parte della spedizione verso il Vinland (paese della vite) riportata dalla fot. 9. Gli islandesi-groenlandesi chiamano cos la terra americana perch trovano che l vite e grano crescono spontaneamente. Nellepisodio narrato troviamo, oltre al fascino della scoperta del nuovo mondo, il tema del conflitto tra fede pagana e fede cristiana: Thorr o Cristo a proteggere meglio quei viaggiatori? difficile dire quanta attendibilit storica abbia questo brano con tutti i suoi dettagli narrativi (in fondo anche le saghe storiche sono racconti, romanzi storici, potremmo forse dire con un anacronismo). Lo stanziamento vichingo in America per un dato certo, suffragato da prove archeologiche oltre che da fonti scritte. Tale stanziamento, come narra anche la saga, non dur per che qualche anno, dopo di che il Vinland fu abbandonato. Le saghe dei re sono biografie dei re medievali norvegesi, composte con caratteristiche stilistiche simili a quelle descritte per le saghe islandesi. Sono circa 25. E 16 di queste sono riunite in un unico, straordinario ciclo composto da Snorri Sturluson (sempre lui). Il titolo di questo ciclo di 16 saghe Heimskringla (La circonferenza terrestre). Non in realt il titolo dato dallautore, quanto la ripresa delle prime parole dellincipit. Queste saghe fanno la storia della Norvegia attraverso i suoi re, dalle origini mitiche che si perdono nella notte dei tempi ( Ynglingasaga), passando per la Saga di Araldo Bellachioma, fino alle saghe dedicate ai due re cristianizzatori, la Saga di Olav Tryggvasson e la Saga di Olav Haraldsson il Santo (di cui un piccolo brano stato menzionato nel 1 modulo, a proposito dellelezione del re allassemblea) e fin quasi ai re contemporanei allautore Snorri. Le saghe scritte dal pi grande autore islandese e dedicate ai re norvegesi stanno a indicare il legame forte che gli islandesi indipendenti comunque intrattengono con la madre patria (Snorri e la sua potente famiglia saranno tra laltro coinvolti nei burrascosi eventi che riporteranno lIslanda sotto la corona norvegese nel 1262). Ma questo gruppo di saghe giocher un ruolo fondamentale anche nella storia culturale e letteraria norvegese, poich in esse si identificher il grande patrimonio del glorioso passato, la Norvegia in quanto regno libero e forte. In tutti i momenti di prostrazione e di ricostruzione nazionale della Norvegia (il Cinquecento, lOttocento) si torner allo Heimskringla. Le saghe del tempo antico si chiamano cos perch si collocano in un tempo precedente allinizio del tempo storico, ovvero agli eventi connessi alla colonizzazione dellIslanda. Lambientazione rimane vichinga, anche se la materia spesso tratta da leggende germaniche pi antiche. Qui c meno cronaca storica, meno realismo, e pi fantasia, pi eventi fantastici, pi presenza del magico. Minori sono anche i vincoli spazio-temporali. Tra le numerose saghe del tempo antico menzioniamo solo la Saga dei Volsunghi, anonima, che ci fornisce la terza versione norrena della storia di Sigurr. Alle fot. 5-6 troviamo, quale ulteriore termine di confronto, lo stesso segmento narrativo letto nelle due versioni dellEdda, cio il riscatto della lontra e la maledizione delloro. Infine le saghe dei cavalieri sono, similmente a quelle del tempo antico, pi fantastiche e leggendarie; ma rispetto a queste ultime c in pi linflusso dei romanzi cortesi francesi. Sappiamo che nella Norvegia del XIII sec., alla corte di re Hkon Hkonsson, si cominciano a tradurre alcuni romanzi cavallereschi francesi, e le saghe dei cavalieri rivelano una maggiore contaminazione con altre tradizioni narrative europee, o anche extraeuropee, come quella orientale. La libert nel trattare il tempo e lo spazio ancora pi accentuata; la fantasia, linvenzione e il gusto fiabesco dominano. Il corpus delle saghe, per concludere, comprende testi delle pi svariate origini. NellIslanda medievale si scriveva, traduceva e ricopiava di tutto. Esiste anche un gruppo di saghe dedicate alla vite dei santi, saghe agiografiche. Per la cronaca, esiste anche una Saga di SantAmbrogio, in

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norreno! La produzione di saghe forse levidenza pi macroscopica della grande cultura letteraria che si sviluppa in Islanda nel medioevo, un genere che quasi anticipa il moderno romanzo europeo, e che ancora pochi conoscono. Tradizionalmente, si consideravano le saghe islandesi e dei re i maggiori capolavori, proprio per il loro contenuto storico, il loro realismo, la loro capacit di renderci vicino e palpabile un mondo remoto nello spazio e nel tempo, nato da particolarissime circostanze storiche. Per lo stesso motivo, si tendeva invece a svalutare le saghe del tempo antico e dei cavalieri, addirittura considerate menzognere rispetto alle vere saghe islandesi e dei re. Ora la prospettiva mutata. Si vede nelle saghe islandesi e dei re soprattutto dei grandi racconti; si mette in risalto anche qui laspetto della costruzione fictional, il loro essere pi letteratura che cronaca storica, per quanto sicuramente quei racconti si basino su nuclei di fatti accaduti, tramandati perch memorabili. Daltro canto anche nelle saghe pi fantastiche sempre possibile ricavare tutta una serie di informazioni sulla cultura materiale e spirituale della civilt norrena. Non unesagerazione affermare che la letteratura medievale islandese la pi ricca dEuropa. E la sua fioritura ha, al di l di tutte le circostanze storiche, qualcosa di inspiegabile e quasi miracoloso. Sappiamo che lIslanda comincia una lunga fase di sottomissione e decadenza a partire dal XIII-XIV sec. La rinascita nazionale avverr solo a partire dal XIX e XX sec. Eppure per ogni islandese di media cultura questi testi e i personaggi che li popolano sono un patrimonio ovvio e familiare, cos come la lingua in cui essi sono scritti si conservata praticamente immutata: lodierno islandese. Cos non sar invece per la Norvegia, dove il decadimento del XIV e XV sec. vuole anche dire la progressiva e definitiva perdita del norreno, lantica lingua della gloriosa tradizione scritta medievale.

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LETTERATURA MEDIEVALE IN DANIMARCA, NORVEGIA E SVEZIA Il primo dato da rilevare che i paesi scandinavi non conoscono nel medioevo la stessa fioritura letteraria che caratterizza la colonia islandese. Norvegia, Danimarca e Svezia possono ad esempio essere teatro degli avvenimenti delle saghe, che sono per sempre di matrice islandese. Sappiamo che quando gli scandinavi parlano di medioevo indicano il periodo che va dalla cristianizzazione alla riforma protestante (ca. 1050-1520). Sono secoli di grande letteratura e cultura anche in altri paesi dEuropa, ad esempio in Italia. Non si pu dire lo stesso della Scandinavia, che sta emergendo dal passato pagano e vichingo e sta costruendo i suoi primi nuclei statali. In Danimarca, Svezia e Norvegia anche meno sviluppato luso del volgare a favore di una maggiore presenza del latino. Troviamo tuttavia in questo periodo i primi documenti scritti in svedese e danese antico, oltre naturalmente a testi norreni norvegesi, un fatto di per s significativo. Il maggiore monumento in latino della letteratura scandinava medievale Gesta Danorum del danese Saxo Grammaticus (ca. 1140-1210). Saxo un intellettuale che opera allinterno della alleanza tra corona e chiesa, che alla base degli stati medievali scandinavi. Egli lavora infatti come segretario del vescovo Absalon (il fondatore di Copenaghen) e come ministro del re Valdemar I. Gesta Danorum lopera di tutta una vita, composta da 16 libri che, in un latino prezioso, raccontano la storia della Danimarca dalle origini mitiche e leggendarie (ca. 800 a.C.) fino agli eventi quasi contemporanei allautore (1185). Lopera, commissionata da Absalon, riflette nel suo impianto lalleanza tra chiesa e corona. Essa culmina con laffermazione del Regno nazionale e del Cristianesimo. Il progetto di Saxo ambizioso: presentare la Danimarca al mondo latino e cristiano; inserire la barbara storia danese nel grande filone della cultura europea; dire: ci siamo anche noi. Gi altre popolazioni germaniche, cristianizzate nel medioevo, avevano prodotto simili origines, cio storie nazionali che si inserivano nella universale storia cristiana: Beda aveva scritto la storia degli Angli (ca. 730) e Paolo Diacono aveva scritto la storia dei Longobardi (ca. fine del 700). Similmente a queste, anche Gesta Danorum combina mito, leggenda e cronaca storica. Nei primi 8 libri dominano fatti favolosi e mitologici, e infatti Gesta Danorum anche una rielaborazione in latino del patrimonio che abbiamo trovato nell Edda norrena (anche se non ci sono corrispondenze esatte). La nascita del Salvatore nel X libro, e la seconda parte dellopera tende a diventare pi storica. Siamo ancora di fronte a una complessa compresenza di cultura antico-nordica e di cristianesimo. La particolarit che il latino di Saxo non quello internazionale medievale, ma si rif direttamente ai modelli della poesia e della prosa latina classica. La perizia retorica e metrica di Saxo rendeva il suo testo troppo difficile ai contemporanei. Infatti la fortuna di Gesta Danorum una storia successiva: appartiene al Cinquecento. Nellambito della cultura umanistica e rinascimentale il latino classico dellopera pu essere apprezzato. La diffusione avviene grazie alledizione a stampa prodotta a Parigi nel 1514, su iniziativa dellumanista e riformatore danese Christiern Pedersen (che ritroveremo come traduttore della Bibbia). cos che Gesta Danorum viene conosciuta in tutta Europa. Da questo punto di partenza la storia di Amleto principe di Danimarca, contenuta tra i libri III e IV di Gesta Danorum, arriva (non si sa se direttamente in latino o attraverso una traduzione francese) a William Shakespeare, che nel 1600 pubblica The Tragedy of Hamlet. In Gesta Danorum la vicenda del principe che vendica il padre si esaurisce in una ventina di pagine. E il passaggio da questo scarno scheletro barbaro al capolavoro della letteratura universale opera del genio. Il passaggio ci illustra comunque un modo di procedere tipico di Shakespeare, che raramente inventava di sana pianta i suoi soggetti, ma attingeva da storie gi esistenti, di varia provenienza. Fot. 12 contiene alcuni passi dellAmleto di Saxo, con alcuni nuclei fondamentali del racconto su cui Shakespeare costruir la sua tragedia. Amleto vuole vendicare lomicidio del padre Horvendil da parte del fratello di costui, suo zio Fengone. A differenza della tragedia di Shakespeare, lo zio non fa mistero del suo omicidio, giustificandolo con i maltrattamenti del re alla moglie. In realt il suo scopo prendersi il regno e la moglie del fratello (Gerutha). Amleto vuole vendicarsi ma con astuzia e lentezza. Si finge pazzo, parla in modo sibillino. La corte si inquieta e si allarma: che il giovane stia tramando qualcosa?

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Cercano di smascherarlo, con tre tentativi che falliscono: 1) si cerca di prendere Amleto con lamore: lesca una bella ragazza sua amica: se si innamorer, si riveler sano. Amleto astuto fa in modo di apparire sempre stordito, ma intanto si allea con la ragazza e ottiene i suoi favori. 2) Si cerca di spiare Amleto mentre parla con la madre: anche l, se non pazzo si confesser. Amleto scova lo spione e lo fa follemente a pezzi. 3) Si manda Amleto in Inghilterra con due vecchi amici, che portano al re inglese lordine di uccidere Amleto. Amleto scopre il messaggio, lo contraff (far uccidere i due accompagnatori), sposa la figlia del re dInghilterra. Infine torna in Danimarca il giorno in cui aveva pregato la madre di celebrare il suo funerale. Fa ubriacare i commensali e fa strage con un grande incendio. Racconta al popolo la sua storia e viene acclamato re. Le somiglianze con la tragedia di Shakespeare sono la storia del fratricidio, lusurpazione e lincesto; la finta pazzia e il fine uso del linguaggio come strategie di una lenta vendetta. I tre episodi-nucleo vengono sviluppati da Shakespeare. Soprattutto la parte relativa ad Amleto e la ragazza. Lanonima ragazza diventa Ofelia, colei che Amleto ama eppure maltratta (dove non si capisce se stia fingendo di essere pazzo o se la respinga per paura). Lo spione sotto la paglia diventa in Shakespeare Polonio, ciambellano di corte e padre di Ofelia, trafitto da Amleto dietro la tenda. E i due sventurati accompagnatori del principe sono in Shakespeare Rosencrantz e Guilderstern. Un altro particolare che la storia di Saxo ha luogo nello Jylland, mentre quella di Shakespeare al castello di Elsinore, che altro non che Helsingr, dove da poco (nel Cinquecento) era stato costruito il castello presso cui le navi mercantili si fermavano a pagare il dazio di ingresso nel Baltico (molte navi inglesi: quel castello era certamente noto nella Londra di Shakespeare). Ma la differenza pi sostanziale che con Shakespeare, Amleto diventa il moderno eroe del dubbio e dellincertezza. Vuole vendicarsi e non vuole. Pi intelligente e sensibile di altri, egli corroso e paralizzato dal suo stesso pensiero. Finge la pazzia, ma poi si fa misteriosamente irretire dalla sua finzione. LAmleto di Saxo sa invece unire la forza brutale e la decisione allastuzia e al calcolo paziente. La sua lentezza tutta studiata, ed egli attua la sua vendetta senza esitare, punto per punto, fino a diventare re. Quella di Shakespeare una tragedia: Amleto non diventa re; lui e tutti i suoi rivali muoiono. Per Saxo la storia della Danimarca la storia dei suoi re legittimi. Lacclamazione finale da parte del popolo sancisce questa legittimit anche per Amleto. Gesta Danorum stata letta almeno fino al Seicento come storia attendibile; poi sempre pi come monumento della letteratura danese, un tesoro di antichi racconti su cui fondare lidentit nazionale. Le sue pubblicazioni a stampa e traduzioni in danese segnano sempre momenti importanti della vita culturale. Una nuova prestigiosa edizione in danese stata pubblicata pochi anni fa. Una storia nazionale in latino, di inferiore valore letterario rispetto a Gesta Danorum, scritta in Norvegia, ad opera di un certo monaco Teodorico: Historia de antiquitate regum norwagensium (ca. 1180). Copre allincirca lo stesso periodo raccontato in norreno da Snorri con lo Heimskringla. E si discute se lo scritto latino possa essere stato una fonte per Snorri. Nella povera letteratura medievale scandinava troviamo diverse espressioni di poesia religiosa. Larcivescovo danese Andreas Sunesen scrive in latino Hexameron (ca. 1200), che si rif allopera dei sei giorni, ovvero alla creazione del mondo da parte di Dio. un sunto in 8.000 esametri della religiosit medievale: la mente rivolta allaldil, lattesa dellApocalisse; la vita terrena come attimo fuggente rispetto alla dimensione eterna. Alcune interessanti visioni cristiane dellaldil si trovano anche in lingua volgare: la poesia anonima islandese Slarlj (Carme del sole, ca. 1300) riprende lo stile scaldico, ma con un contenuto cristiano; la poesia norvegese Draumkvde (Canto del sogno), scoperta nellOttocento ma risalente al 1250 ca., combina invece la visione escatologica alla forma scandinava classica della ballata (che incontreremo fra breve). In Svezia, dove il paganesimo resiste pi a lungo, le prime testimonianze della tradizione scritta (sebbene non si tratti di letteratura) sono le leggi provinciali, le cosiddette landskapslagar, redatte in antico svedese. Abbiamo gi visto, parlando di storia delle istituzioni, perch a un certo

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punto si rende necessaria la scrittura. Il dato interessante labbondanza delle leggi svedesi. La pi antica la Vstgtalagen (Legge del Vstergtland) dellinizio del XIII secolo, poi diverse altre seguiranno nel corso del secolo, fino a confluire nella unitaria legge nazionale ( landslagen) redatta da re Magnus Eriksson nel 1347 indice di un processo di unificazione e di organizzazione amministrativo-giuridica del regno nel corso del medioevo. Dal punto di vista culturale, questi scritti ci aprono una finestra sulla societ del medioevo, attraverso la descrizione dei casi giuridici. Lo stile fresco e popolare; la scrittura fa uso di cosiddette mnemotecniche: modi per aiutare la memoria attraverso ripetizioni, assonanze, allitterazioni (eco della tradizione giuridica orale). Gli autori sono anonimi, ma sicuramente provenienti dagli ambienti colti di origine nobile o ecclesiastica. Simili leggi si trovano anche in Danimarca: la Jyske Lov (Legge dello Jylland, 1241) e la Sknske Lov (Legge della Scania, allincirca contemporanea alla prima). In Norvegia si ha ununica legge nazionale gi nel 1274, con re Magnus Hkonsson. Laristocrazia politica ed ecclesiale che sta dietro la redazione delle leggi anche quella che studia in Europa. Scandinavi cominciano a formarsi, nel XIII e XIV sec., alle universit del tempo: Parigi, Bologna e Praga. Intanto gli ordini mendicanti, i francescani e i domenicani, che operano nelle citt costruiscono chiese e conventi anche nel Nord. Lesempio pi stupefacente la ricca citt hanseatica di Visby, sullisola di Gotland, al centro del Baltico e in posizione strategica per i commerci nord-sud ed est-ovest. Un domenicano di Visby, Petrus de Dacia, scrive nel XIII sec. unagiografia in latino su una santa tedesca, Kristina von Stummeln: Vita Christinae Stumbelensis timida traccia svedese di un genere diffuso nella letteratura latina medievale. La pi grande personalit religiosa e culturale del medioevo svedese una donna: Birgitta, poi beatificata; dunque: Santa Brigida (1303-1373). la prima grande visionaria della letteratura svedese, ma anche una figura orientata allazione, a un cristianesimo pratico, allopera per la moralizzazione dei costumi nella chiesa. Di origine aristocratiche e imparentata con la stirpe reale dei Folkungar, si dedica alla vita religiosa dopo essere rimasta vedova, con molti figli, nel 1349. Va in pellegrinaggio a Roma e vi resta fino alla morte. Qui si prodiga per riportare il papa a Roma (siamo nel periodo della cattivit avignonese: 1308-77); per mettere fine alla lunga guerra dei centanni tra Francia e Inghilterra (a pi riprese, 1337-1453); e, infine, per fondare un proprio ordine. Le sue visioni mistiche, scritte originariamente in svedese antico, ma andate per lo pi perdute (danno enorme per la cultura svedese), ci sono note attraverso le trascrizioni in latino fatte dai suoi confessori. Lopera nota come Revelationes Celeste, e ledizione a stampa del 1492. Birgitta vede Ges e Maria, parla con loro, ha un filo diretto con laldil; daltra parte osserva il mondo contemporaneo e lo critica, attacca i potenti e i corrotti, fuori e dentro la chiesa, ha un intento morale e civile oltre che religioso. Birgitta sar canonizzata nel 1391 e lordine brigidino nasce per opera di sua figlia Katarina: lOrdine di Santo Salvatore, che loriginale contributo scandinavo alla cultura monastica medievale europea. Grande importanza religiosa e culturale riveste il monastero di Vadstena, presso il lago Vttern, che diventa il grande centro irradiatore di fede e di cultura, e meta dei pellegrini nordici. Qui si produce una grande quantit di manoscritti, tra cui le traduzioni in svedese di alcuni libri della Vulgata, la versione ufficiale cattolica in latino della Bibbia. Purtroppo questa ricchezza culturale sar devastata dalla Riforma protestante, che sentir il bisogno di cancellare le tracce del cattolicesimo in Svezia. Ma la figura di Santa Brigida uneredit viva della cultura svedese, anche se luterana. Diversi scrittori moderni, convertiti al cattolicesimo o meno, torneranno a lei. Anche la letteratura cavalleresca e cortese ha un certo sviluppo in Scandinavia, soprattutto in Norvegia, alla corte del re Hkon Hkonsson, che regna lungamente dal 1217 al 1263. Il re promuove la traduzione in prosa norrena di alcuni epos cavallereschi francesi medievali (che invece erano scritti in versi), tratti ad esempio dal cosiddetto ciclo bretone (le storie di re Art e dei Cavalieri della Tavola Rotonda). Significativamente, in norreno queste traduzioni assumono il titolo di saga. Il frate Roberto firma, nel 1226, la traduzione di Tristano e Isotta: Tristrams saga ok sondar. Seguono poi anonime traduzioni di opere di Chrtien de Troyes (attivo tra il 1160 e il 1190, il maggiore poeta medievale dopo Dante), come il romanzo di Ivano ( vens saga) e il

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romanzo di Parcival (Percevals saga). unattivit che indica un respiro cosmopolita ed europeo della corte norvegese. Questi testi vengono poi trascritti anche in Islanda, dove fungono da ispirazione per le saghe (pi fantasiose) dei cavalieri. Nellambito della cultura cortese norvegese del XIII sec. va anche ricordato un testo originale in norreno, Kunungs skuggsj (Lo specchio del re), di autore anonimo. Qui un padre dialoga con un figlio e lo istruisce sulle cose del mondo e sulla diplomazia: geografia, astronomia, Norvegia, paesi stranieri; il re, la vita di corte, le leggi, i modi cortesi, la fede in Dio. Queste traduzioni di letteratura cavalleresca hanno anche un riflesso in Svezia, ma sempre su iniziativa norvegese. Allinizio del XIV sec. una regina norvegese, Eufemia, dona ai regnanti svedesi tre romanzi cavallereschi tradotti in svedese, che rappresentano assieme alle leggi provinciali i pi importanti testi in svedese antico. I tre romanzi (Fiorio e Biancofiore, Duca Federico e Ivano) portano il titolo collettivo di Eufemiavisor (canti di E.). La particolarit che questi romanzi-canti sono tradotti in versi, utilizzando un verso di origine tedesca, il knittel, abbastanza libero e duttile da adattarsi alla narrazione, un verso molto usato in Svezia. In versi knittel viene coltivato in Svezia anche un genere (sempre anonimo) tra letteratura e storia: la cronaca. Fatti storici nazionali del XIV e XV secolo vengono narrati in modo epico, spesso con fini propagandistici (dunque si molto prudenti sulla loro attendibilit). La pi famosa Erikskrnikan (ca. 1330), che esalta i regni dei re Folkungar, descrivendo battaglie e lotte dinastiche. C un chiaro influsso letterario dellepica cavalleresca; ma si narrano anche una serie di fatti storici che, attendibili o meno, diventano fondanti nella storiografia e nella coscienza di s degli svedesi: ad esempio la crociata con cui Birger Jarl, il fondatore di Stoccolma e primo re dei Folkungar, cristianizza (leggi: conquista) la Finlandia alla met del XIII sec. Altre cronache svedesi, riferite ai burrascosi e cruenti eventi dellunione di Kalmar (dunque nel XV sec.), sono Karlskrnikan e Sturekrnikan. Una simile cronaca storica danese Rimkrnicke, il primo libro stampato in Danimarca, nel 1495. Il genere letterario pi originale prodotto dalla letteratura scandinava medievale sono le ballate, o canti popolari (nelle lingue scandinave: d./n.: folkevise, s.: folkvisa). Si ipotizza che la loro fioritura avvenga tra il 1200 e il 1350, probabilmente prima in Danimarca, poi in Svezia e Norvegia e in tutta larea nordica (anche Fr er e Islanda). Abbiamo la stessa ballata che, con una serie di varianti, circola in Danimarca, Norvegia e Svezia; dunque ununica tradizione scandinava. Anche qui, similmente alla letteratura norrena, va sottolineata la discrepanza tra la presunta genesi medievale e la trascrizione, che fu tarda. Nessun testo originale ci pervenuto. Alcune trascrizioni risalgono al XVI e XVII sec. in Danimarca e Svezia. Ma la raccolta sistematica di questo patrimonio, che circolava oralmente, avviene grazie al Romanticismo nella prima met del XIX sec. Ci sono dunque problemi aperti di datazione delle ballate e di determinazione della loro origine. A dispetto della loro definizione, le ballate non sono popolari, quanto piuttosto di origine dotta e aristocratica. Probabilmente non sono neanche originariamente scandinave, ma importate dalla Francia, negli ambiti della cultura di corte. Viene fatta notare la somiglianza con tradizioni francesi simili, come quella della canzone a ballo ( carole), dove si uniscono il testo, la musica e la danza. Ma le ballate scandinave sono popolari nel senso della loro diffusione e della loro trasmissione nei secoli. Dalla probabile origine dotta esse scendono al popolo, ai contadini, anche grazie alle note figure dei giullari viandanti e dei cantastorie. E come sappiamo, le societ scandinave restano stabilmente contadine fino a Ottocento inoltrato. In questo senso le ballate costituiscono un filo secolare ininterrotto nella fantasia popolare nordica. Forse questo genere straniero attecchisce su un terreno favorevole: la tradizione di racconto (l Edda, le saghe, le leggende); un senso della natura misteriosa e animata di soprannaturale. Lincrocio produce in ogni caso un risultato originale, connotato in senso nordico. Si pu comprendere perch questa materia eserciti un fascino profondo sui romantici, secondo i quali la vera poesia un prodotto organico (quasi biologico), nascendo gi perfetta e compiuta nellanimo popolare, senza bisogno di regole e tecniche. Per questo pu essere anonima, orale e collettiva. Sono in particolare le ballate e le fiabe a costituire per i romantici il materiale di

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raccolta e di studio della poesia popolare. Il primo grande studioso dei canti popolari il tedesco Johann Gottfried Herder, maestro di Goethe, gi sul finire del Settecento. Herder pubblica Volkslieder (Canti popolari) nel 1778/79 e Stimmen der Vlker in Liedern (Voci dei popoli in canti) nel 1808, dove raccoglie materiale di tutti i popoli europei, tradotti in tedesco. Anche ballate scandinave, un fatto che incoragger poi i romantici scandinavi a proseguire lopera. Gli studiosi scandinavi dellOttocento hanno distinto a posteriori una serie di sottogruppi delle ballate: historiske viser, canti che riportano fatti storici variamente elaborati; ridderviser (canti cavallereschi), per la presenza di motivi e ambienti cortesi; trylleviser (canti magici); kmpeviser (canti dei guerrieri), dove ritornano temi eroici germanici; e skmteviser (canti scherzosi), pi plebei e caricaturali. Questi sottogruppi non vanno visti come una divisione rigida e normativa, ma pi come un indizio dei possibili contenuti che troviamo nelle ballate. Una ballate pu presentare allo stesso tempo un tipico carattere magico e unambientazione cortese, come il caso della ballata danese Elverskud (Il colpo degli elfi) (fot. 13). Dal punto di vista formale troviamo strofe di carattere epico-narrativo, che portano avanti la vicenda in modo semplice ed evocativo, spesso attraverso dialoghi; a queste si alternano strofe con la funzione di ritornello e ripetizione, una specie di cantato che lega gli episodi. Il lessico stilizzato (ossia concentrato, ridotto allessenziale). I sentimenti rappresentati sono basilari e universali: lamore e la morte, la fedelt e il tradimento, i vincoli familiari, le prove di passaggio da superare. Il ritmo serrato e la concentrazione donano alle ballate forza evocatrice. Domina, infine, uno spiccato senso della natura, una natura tipicamente nordica perch vasta, spesso oscura e misteriosa, animata da esseri magici. Per i nordici la natura pu essere un luogo materno e accogliente, ma anche inquietante, demoniaca, fuori dal controllo. Forse le ballate magiche cercavano proprio di esorcizzare una natura che appariva (e per molti versi ancora appare) vasta e indomabile, piena di possibili pericoli. Le ballate hanno spesso un esito fatale e cupo, un crescendo drammatico dove il bosco il luogo del passaggio obbligato, del mistero, dellamore e della morte. Come in Elverskud: il cavaliere deve attraversare il bosco per andare a sposarsi, ma suo malgrado coinvolto in una magica danza di donne-elfi dalla chiara connotazione erotica. Il carattere magico abbinato a unambientazione sociale alta, di cavalieri e dame. Alla forza dellordine sociale, della coesione e dei legami (il matrimonio) si oppongono le forze della dissoluzione, leros demoniaco delle figlie degli elfi. La loro magica danza richiama anche la probabile esecuzione danzata della ballata, che era, appunto, ununione di testo, musica e ballo. Valga Elverskud come esempio di un corpus molto vasto (lo studioso danese Grundtvig ne raccoglie circa 500). Sappiamo gi che dalla seconda met del XIV sec. e per tutto il XV sec. ha luogo in Scandinavia un processo di decadenza e sottomissione di due grandi civilt medievali, lislandese e la norvegese, dove si era sviluppata la ricca letteratura norrena. Con la fine di quella fase non si producono pi manoscritti. Osserviamo ora questi eventi per il loro significato linguistico: avviene un processo di divorzio tra Islanda e Norvegia. In Islanda il norreno rimane la lingua nazionale e da allora fino a oggi non si evoluta molto (mantenendo strutture tipiche di una lingua arcaica, ad esempio la declinazione del sostantivo in quattro casi: nom., gen., dat. e acc.); questa lingua oggi lislandese. In Norvegia, invece, la decadenza e i cataclismi (la peste) portano in pratica alla fine della tradizione scritta. E progressivamente si perde il contatto con il norreno della tradizione scritta del Due-Trecento, che era una lingua unitaria. Insomma: nella piccola Islanda la lingua unitaria resiste; nella grande e impervia Norvegia essa si frantuma e si differenzia in molti dialetti, che continuano a vivere una loro vita sotterranea, evolvendosi. Intanto la Norvegia sottomessa alla Danimarca, fino a diventare una sua provincia, e tale rimane per oltre quattro secoli. In questi secoli la lingua ufficiale scritta quella dei dominatori danesi. Vedremo che nel Cinquecento i norvegesi hanno perso per sempre il contatto col norreno, la loro lingua antica. Su questa situazione si innestano le vicende della Riforma protestante, che danno il via allet moderna, e che ora vedremo dal punto di vista linguistico, culturale e letterario.

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IL CINQUECENTO: RIFORMA, TRADUZIONI DELLA BIBBIA E STORIOGRAFIA NAZIONALISTA In assenza dei fermenti dellUmanesimo e del Rinascimento, in Scandinavia la Riforma luterana levento culturale fondamentale, sia per quanto riguarda levoluzione della lingua e della letteratura, sia per quel che possiamo definire la visione del mondo. Dei precetti di Lutero qui conta sottolineare il libero esame dei testi sacri, perch questo implica la traduzione in volgare, in termini semplici e comprensibili alla gente comune, della parola di Dio. Lutero espone queste idee nella sua Lettera sulla traduzione (Sendbrief vom Dolmetschen) e traduce egli stesso in tedesco il Nuovo Testamento (1522) e lAntico Testamento (1534). Sappiamo dalla storia che la Riforma introdotta nei paesi scandinavi pochi anni dopo la svolta di Lutero in Germania. La stessa rapidit di ricezione vale per le traduzioni della Bibbia. Le Bibbie danese e svedese sono monumenti linguistici e letterari, per secoli la base della lingua scritta e il punto dinizio delle due lingue moderne. In Danimarca il Nuovo Testamento pubblicato nel 1524 e la Bibbia completa (di Cristiano III) nel 1550. In Svezia il Nuovo Testamento appare nel 1526, mentre la Bibbia completa (di Gustavo Vasa) del 1541. Alla loro rapida e capillare diffusione contribuisce poi la stampa coi caratteri mobili, di recente invenzione. Per queste traduzioni gli umanisti e riformatori lavorano in gruppo. Tra questi, due figure di spicco sono il danese Christiern Pedersen, colui che fa anche stampare Gesta Danorum di Saxo Grammaticus, e lo svedese Olaus Petri, che incontreremo tra breve. Le fonti su cui i traduttori scandinavi si basano per la loro versione sono la nuova traduzione tedesca di Lutero, la Vulgata latina, ma anche ledizione greca del Nuovo Testamento (con nuova traduzione latina) di Erasmo da Rotterdam, il quale dimostra linattendibilit di alcuni passi della Vulgata. Il precetto luterano della traduzione della Bibbia in un idioma comprensibile vale anche per i territori dominati dai due nascenti stati moderni di Danimarca e Svezia. Tra il Cinque- e il Seicento la Bibbia viene tradotta sia in finnico sia in islandese. Lunico paese che non ha una sua traduzione della Bibbia la Norvegia, che non ha in effetti pi neanche una vera e propria lingua scritta, e che dunque adotta il danese. Se la Bibbia il fondamento della lingua scritta, e dunque della letteratura, questo ha conseguenze capitali per la Norvegia da allora fino a oggi. Lo scrittore romantico inglese William Blake ha definito la Bibbia il Grande Codice della letteratura. Questo quanto mai vero per la Scandinavia. La Bibbia entra da subito in ogni casa e in ogni chiesa. il Libro, la fonte della fede in Dio e della legge morale, ma anche un inesauribile tesoro di racconti, con i quali la cultura luterana scandinava sviluppa un rapporto intimo e molto stretto. Le societ contadine scandinave formeranno per secoli il loro immaginario su un Grande Codice letto e riletto. Tale traccia indelebile in tutta la letteratura scandinava, anche in quella contemporanea, e anche quella scritta da atei dichiarati. La Bibbia si legge nelle lunghe notti invernali, e diventa racconto che genera racconto, passando di generazione in generazione. Noi italiani mediamente cattolici dobbiamo pensarci, perch per noi tale prospettiva non affatto ovvia. La Controriforma proib la Bibbia in italiano, e per superare la messa in latino si atteso fino al Concilio Vaticano II di papa Giovanni XXIII (1962). Dunque la Bibbia piuttosto assente nella letteratura italiana, anche se ha naturalmente una notevole presenza nella nostra arte figurativa. Cultura, arte e letteratura dei paesi scandinavi non si comprendono se non si considera il Grande Codice. Introspezione una parola chiave delle letterature scandinave. Certo, ci sono le grandi distanze che favoriscono la solitudine e il silenzio; ma ci sono anche il luterano autoesame, lassiduo confronto (o corpo a corpo) con Dio e con il Verbo. Larte moderna fisser spesso le immagini del Dio come assenza e silenzio, di un Dio cercato e non trovato (si pensi ai film di Ingmar Bergman). E anche questa tensione irrisolta non si capisce senza il Luteranesimo, che certamente introdotto per motivi di opportunit politica ed economica, ma che per secoli permeer la vita culturale del Nord. Se dunque il Cinquecento di per s un periodo piuttosto buio per la cultura scandinava, in questo secolo si pongono tuttavia le basi di un suo tratto distintivo.

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La figura pi rappresentativa del buio culturale forse proprio il re svedese Gustav Vasa, che mostra totale disprezzo e disinteresse per la cultura e per larte, soprattutto per quella cattolica medievale, che fa distruggere. Codici di Vadstena sono utilizzati come copertine dei libri contabili; affreschi delle chiese vengono ricoperti di calce bianca, ecc.: la perdita inestimabile. Per Gustav Vasa la cultura utile la formazione dei funzionari del suo regno, che lui dirige con pugno di ferro. Per ironia della sorte, uno dei documenti letterari pi interessanti del Cinquecento svedese sono proprio le lettere scritte dal re ai suo sudditi (il re raggiunge il suo auditorio attraverso i funzionari civili e, soprattutto, quelli religiosi, i pastori, durante la messa domenicale: un uso ante litteram dei mass media, si potrebbe dire). In queste lettere appare la proverbiale eloquenza del re, il suo tono personale e drastico, duro e permaloso al tempo stesso. Un padre-padrone. Gustav Vasa cerca tra laltro uno storiografo che scriva in modo da celebrare la sua salita al trono, glorificando la sua opera e il suo diritto a regnare. Olaus Petri (1493-1552) il pi grande umanista e riformatore svedese. Studia con Lutero a Wittenberg dal 1516 al 1518, poi al servizio di Gustav Vasa dal 1523 al 1539. Ma Petri non uomo di potere. Ha un alto profilo culturale ma si rifiuta di glorificare il re, il quale lo accuser di tradimento e lo condanner a morte. Poi la condanna viene revocata e Olaus Petri fa vita appartata, scrivendo. Diventa cos il maggior pubblicista e diffusore della stampa nel Cinquecento svedese. Oltre a tradurre la Bibbia, con una lingua semplice e chiara, Petri scrive una storia della Svezia dai primi documenti scritti (dunque dalla conversione al cristianesimo) fino al Massacro di Stoccolma del 1520: Een swensk crneka (Una cronaca svedese). Qui evita di esprimere giudizi sul regno di Gustavo Vasa, ma neanche esalta la sua venuta. Olaus Petri troppo amante della verit; il suo stile sobrio e obiettivo; cerca di attenersi alle fonti. Questa , come vedremo, una linea nettamente minoritaria nella storiografia svedese del Cinque- e Seicento, che invece tende a diventare nazionalista e goticista. Olaus Petri inaugura anche un altro genere di letteratura religiosa importante per la Scandinavia: i salmi, ovvero poesie da cantare nella devozione comune della liturgia luterana: Swenske songer eller wisor (Canti o canzoni svedesi, 1536). Petri pubblica infine Domareregler (Regole del giudice), scritti giuridici di ispirazione umanistica e cristiana. Con il regno di Gustav Vasa la Svezia diventa un moderno stato europeo. Come tale ha bisogno di un blasone antico su cui potersi fondare. La storiografia anticelebrativa di Olaus Petri non serve certo allo scopo. Di fatto viene ignorata fino allinizio dellOttocento, quando Een swensk crneka viene pubblicata. Ecco che si sviluppa allora nel Cinquecento svedese quel fenomeno storiografico detto goticismo. Il blasone antico e gli antenati illustri sono identificati nella popolazione germanica dei goti, protagonisti delle grandi migrazioni e invasioni barbariche che portano alla caduta dellimpero romano. Si sa che in origine i Goti provenivano dallarea baltica (lodierna Polonia). Ma anche possibile che ancora prima essi fossero venuti dalla Svezia, dove molti toponimi indicano possibili tracce gotiche (Gotland, Gtaland, Gautaland). Dallarea baltica, poi, i Goti si spostarono verso lEuropa sudorientale; pressati a oriente dagli Unni, e divisi in ostrogoti e visigoti, i goti approdarono infine in Spagna e in Italia tra il V e il VI sec., fondando i cosiddetti regni romano barbarici germanici eredi dellimpero. I goti producono non solo Teodorico, ma anche la prima versione germanica della Bibbia, con la traduzione del vescovo Wulfila, o Ulfila, del IV sec. (oggi quella lingua germanica orientale estinta, ed nota solo attraverso quei documenti scritti). Dallipotetica origine svedese dei goti si parte dunque per una serie di inattendibili fantasie storiche tese a trovare i grandi padri della Svezia, lindice della sua grandezza: questo lo scopo della storiografia goticista. Il goticismo inizia con Chronica regni Gothorum, opera scritta in latino da Ericus Olai gi verso il 1470, che per rimane circoscritta alla Svezia. Lesplosione del fenomeno goticista invece connessa a due successi europei, opere in latino di due fratelli svedesi che vivono in Italia. Si tratta in primo luogo di Historia de omnibus gothrum sveonumque regibus (Storia di tutti i re gotosvedesi) di Johannes Magnus, stampato a Roma nel 1554. Johannes Magnus lultimo arcivescovo cattolico svedese, ormai esiliato. La sua opera dettata dalla nostalgia, dallamor patrio e anche dallo scopo politico di convincere il papato a riconquistare alla giusta fede la gloriosa nazione

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svedese. Per Johannes Magnus svedesi e goti sono la stessa cosa. Non solo, essi discendono direttamente da figure bibliche. Le ricostruzioni sono fantasiose, le genealogie inventate, la storia nazionale (che equivale al susseguirsi dei suoi re) si mescola alla fiction. Ma questopera bizzarra e affascinante riscuote successo e diffusione nellItalia del Rinascimento e in Europa. Re Gustavo Vasa, pur avversando larcivescovo cattolico, adotta con piacere la visione goticista della passata (e mitica) grandezza svedese. Anche la Svezia che si avvia a diventare grande potenza nel Seicento utilizzer queste rappresentazioni di s. Molto pi interessante, attendibile e attuale lopera del fratello di Johannes, Olaus Magnus: Historia de gentibus septentrionalibus (1555). Anche Olaus cattolico ed esiliato a Roma. un erudito che dirige il Centro Brigidino e cura la stampa delle opere della santa, sue e di suo fratello. La sua opera ha un successo altrettanto vasto; la sua ideologia di riferimento certamente nostalgico-patriottica, ma di fatto lopera risulta molto meno fantasiosa di quella di Johannes. Essa una capillare descrizione della Svezia e delle sue tradizioni, ricca di informazioni attendibili sulla storia, la geografia, gli usi e i costumi, le pratiche sociali, le attivit economiche e produttive, la cultura spirituale e materiale. Oltretutto Historia de gentibus septentrionalibus corredata di numerose silografie prodotte da artigiani italiani. Queste immagini circoleranno per lEuropa e, nellet delle grandi scoperte geografiche, esse daranno alla Scandinavia un profilo pi concreto e conoscibile. Alla Historia de gentibus septentrionalibus possiamo abbinare anche una Carta marina pubblicata a Venezia nel 1539 sempre da Olaus Magnus. Oggi ci appare come una carta geografica della Scandinavia dai confini molto approssimativi e sbagliati. Di fatto la prima ricostruzione attendibile della Scandinavia, il punto dinizio di una scienza cartografica che si perfezioner via via nel corso dei secoli. La fama in ambito rinascimentale delle opere dei fratelli Magnus anche testimoniata da una tragedia di Torquato Tasso, Re Torrismondo (1586/87) ispirata alle letture dei due svedesi. Il rafforzamento della coscienza nazionale attraverso la storiografia avviene anche in Danimarca e in Norvegia tra la seconda met del Cinquecento e linizio del Seicento, anche se con minore furore patriottico rispetto alla Svezia. In entrambi i paesi troviamo un movimento di umanisti e antiquari attenti al recupero della propria storia nazionale; ma gli obiettivi di tale recupero sono un po diversi per Danimarca e Norvegia. Per la Danimarca si tratta sostanzialmente della stessa esigenza della Svezia: autolegittimarsi, in quanto nuovo stato moderno europeo, attraverso una propria tradizione antica. Mentre per la Norvegia si tratta di trarre motivo di coraggio e riscatto in unepoca di sottomissione politica (sotto la Danimarca) ed economica (sotto lHansa). In entrambi i casi si ricorre ai rispettivi monumenti storiografici del medioevo: Gesta Danorum di Saxo Grammaticus e Heimskringla di Snorri Sturluson. Dopo la prima stampa di Gesta Danorum in latino nel 1514, lopera viene tradotta in danese per la prima volta nel 1575, da parte di Ander Srensen Vedel (il quale pubblica pure nel 1591 una prima raccolta di canti popolari danesi). Nel 1603 compare unaltra opera storica danese, che comunque ha in Gesta Danorum la sua fonte: Danmarckis Rigis Krnicke (Cronaca del regno di Danimarca), di Arild Huitfeldt. In Norvegia il centro degli umanisti Bergen, che anche il simbolo del potere economico dellHansa. Gli studiosi di l sono gli unici che hanno mantenuto la conoscenza del norreno, e che possono tradurlo. Il tentativo quello di risvegliare lorgoglio nazionale richiamandosi alla grandezza passata dei re medievali, immortalati dalle saghe di Snorri. Nel 1567 Absalon Pederssn Beyer pubblica Om Norgis Rige, in cui si riallaccia a Snorri ed esorta al riscatto nazionale. La traduzione dal norreno al danese delle saghe dei re norvegesi, quelle di Snorri e altre, Norske Kongers Chronica di Peder Claussn Friis (inizio 1600).

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UN TARDO RINASCIMENTO: LE LETTERATURE NAZIONALI NEL SEICENTO La guerra caratterizza i rapporti tra Svezia e Danimarca dagli ultimi decenni del Cinquecento fino ai primi del Settecento. Anche in campo culturale i due stati scandinavi sono in competizione. Il bisogno di legittimarsi attraverso le antiche tradizioni culturali dirige la loro attenzione sui tesori interni da riscoprire: la scrittura runica dei vichinghi e la letteratura norrena dellIslanda medievale. Nel Seicento Svezia e Danimarca gareggiano ad accaparrarsi manoscritti e testimonianze dellantichit scandinava: let delle cosiddette riesumazioni antiquarie e di un nuovo, decisivo impulso per gli studi filologici e archeologici. La ricerca porta al ritrovamento di molti manoscritti (tra cui il Codex Regius dellEdda poetica nel 1643), che vanno ad arricchire le collezioni delle biblioteche reali di Copenaghen e Stoccolma. Comincia lo studio scientifico delle rune, con Johannes Bureus in Svezia e Ole Worm in Danimarca, questultimo studioso anche della letteratura norrena. Vengono tradotte e pubblicate le saghe dei re di Snorri nel 1633 ( la traduzione di Friis gi menzionata); escono le prime edizioni a stampa dellEdda di Snorri (1665) e dellEdda poetica (1673). La Danimarca, che possiede lIslanda, si attribuisce (indebitamente) tutto il passato islandese: i due studiosi Thomas Bartholin (danese) e Arni Magnusson (islandese) pubblicano unopera che una miniera di notizie sul passato vichingo e norreno, che chiamano antichit danesi (Antiquitatum danicarum libri tres, 1685). Ma non dimentichiamo il goticismo svedese. Nel 1648, alla fine della Guerra dei Trentanni, le truppe svedesi saccheggiano Praga e si impossessano del Codex Argenteus che l custodito. Si tratta di un prezioso manoscritto del V o VI sec., contenente parti della Bibbia tradotta in gotico dal vescovo Wulfila nel IV sec. Dopo varie vicissitudini il Codex Argenteus va a finire a Uppsala, dove custodito ancora oggi (visitabile alla biblioteca Carolina Rediviva). Ne restano 188 fogli su un originale di 336, e si chiama cos perch ha caratteri argentati (o dorati) su fogli di pergamena purpurea. Per lideologia goticista non male impossessarsi del maggior monumento linguistico di quella lingua estinta: il gotico ritorna nella sua presunta culla dorigine, la Svezia. Nei territori conquistati, la Svezia dellimpero baltico afferma la propria cultura nazionale anche attraverso la fondazione di nuove universit periferiche, oltre a quella centrale di Uppsala: a Dorpat in Estonia (1632), a bo in Finlandia (1640) e a Lund in Scania (1660). Come sappiamo, la presenza svedese nei territori baltici sar relativamente effimera (finir allinizio del Settecento); pi significativo il ruolo della cultura svedese in Finlandia (la bo Akademi ancora oggi ununiversit svedese); infine la Scania e le altre province ex danesi sono quelle dove la svedesizzazione pi definitiva. Anche grazie alla capillare diffusione della religione luterana (e del Verbo trasmesso attraverso la Bibbia e la predica domenicale), la popolazione passa in un paio di generazioni dalla lingua danese a quella svedese (la variante meridionale dello svedese mantiene comunque nella fonetica tracce evidenti del sostrato danese). Nel Seicento le universit svedesi crescono e acquistano prestigio; si verifica un notevole impulso in molte scienze, si sente il bisogno di aprirsi allEuropa, aggiornarsi, aumentare le conoscenze. questo anche un effetto indotto dalla Guerra dei Trentanni. Per quanto cruento e tragico, il conflitto mette gli svedesi in contatto con altri popoli e altre culture. Tornati a casa con ricchi bottini di guerra, gli aristocratici e la nascente borghesia mercantile sentono anche il bisogno di elevarsi culturalmente. Attorno alla met del Seicento possiamo collocare il rinascimento in ritardo della Svezia. Questo ha i suoi centri nelle universit e soprattutto a corte della regina Cristina (reggenza 1632-44; regno effettivo 1644-54). Cristina la tipica sovrana rinascimentale: colta, lei stessa autrice di opere letterarie in francese (autobiografia, lettere, raccolte di meditazioni morali e aforismi). Promotrice di arti e scienze, Cristina si circonda a corte di scienziati (come il filosofo francese Cartesio e il giusnaturalista olandese Grozio) e di poeti. Qui si formano alcune delle prime personalit poetiche della letteratura svedese. Con Cristina muove i suoi primi passi anche il teatro, sebbene si tratti di unattivit circoscritta alla corte e promossa per lo pi da compagnie itineranti di attori stranieri. Nel 1654 Cristina si converte al cattolicesimo, abdica e abbandona la Svezia trasferendosi a Roma. Porta con s unimmensa biblioteca (oggi parte della

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Biblioteca Vaticana). A Roma Cristina animer anche il cenacolo di poeti che, poco dopo la sua morte (1689), daranno vita allaccademia dellArcadia. La corte di Cristina e le universit rompono insomma legemonia culturale dellortodossia luterana, permettendo forme darte e di conoscenza pi libere e aperte. E tuttavia la religione rimane un elemento fondamentale nella visione del mondo del Seicento. In questa tensione tra nascente cultura laica e forza della fede possiamo leggere un tratto di fondo della cultura del tempo. Linteresse per la molteplicit e conoscibilit del mondo, le scienze coi suoi progressi, la nascente laicizzazione dei costumi: tutto questo linizio di una secolarizzazione che pu entrare in conflitto con il bisogno di Dio, la sete di salvezza, la tensione verso un approdo sicuro lontano dalla precariet terrena. Entro questi due poli vediamo muoversi (chi con drammatica scissione, chi con maggiore armonia e senso della mediazione) anche gli scrittori delle nascenti letterature nazionali scandinave. Dio e mondo possono apparire inconciliabili, oppure il mondo pu essere letto alla luce della fede, rivelare la presenza di Dio. Il conflitto in cui si dibatte Galileo Galilei (credente e osteggiato dalla chiesa; convinto che Dio abbia scritto il suo Verbo in due libri: Bibbia e natura) in fondo questo. La poesia svedese e danese che prende forma nel Seicento ha caratteri poco originali e piuttosto imitativi. Non troviamo grandi scrittori di livello europeo. Proprio questo processo di apprendistato e adattamento a modelli formali e generi considerati canonici tuttavia un fatto culturalmente significativo. Una voce letteraria propria comincia ad articolarsi in epoca moderna. Volendo riassumere, possiamo dire che si cerca, da un lato, di esaltare il valore della propria lingua nazionale, volendo depurarla da influssi e prestiti stranieri; daltra parte queste lingue nazionali possono mostrarsi poeticamente allaltezza solo assumendo le forme e i generi che le poetiche classiciste europee del Cinque- e Seicento hanno elaborato. Adattare la lingua madre alle regole della poesia che vigono in Europa, cimentandosi con le forme canoniche, vuole dire mostrare che anche lo svedese e il danese possono raggiungere la dignit di lingue poetiche. Il classicismo del Seicento connota in ambito europeo e, di riflesso, anche scandinavo una particolare epoca storica in cui domina una concezione normativa e piuttosto rigida della letteratura. I generi letterari (il rapporto tra una data forma e una data materia) e le forme metriche vengono codificati rispetto a modelli antichi classici (greci e latini) ritenuti di per s perfetti, e per questo eterni e immutabili. Sappiamo bene invece come Aristotele, ad esempio, nel descrivere il genere della tragedia nella sua Poetica non tanto normativo quanto piuttosto descrittivo: sta descrivendo una forma di rappresentazione teatrale non eterna, ma storicamente data nella Grecia di allora. Sono i posteri i classicisti appunto a prendere la sua descrizione come una norma imperativa. Lideale di compostezza e armonia del Rinascimento tende a diventare, nel corso del Seicento, normativo, culto di una forma preziosa e alta, tendenzialmente difficile. cos che il Rinascimento in ritardo arriva in Scandinavia. Scrivere poetiche, cio trattati sulla poesia, pi descrittivi o pi normativi, unattivit che si inserisce in queste tendenze delle letterature europee del Seicento. Ci vale anche per le nascenti letterature germaniche. In Germania appare nel 1624 il Buch von der deutschen Poeterey (Libro dellarte poetica tedesca) di Martin Opitz, che mostra ladattabilit della lingua tedesca alle forme in versi predilette dal classicismo (ad esempio il verso alessandrino, in auge in Francia). Un intento simile perseguito in Svezia dalla prima poetica dal titolo analogo, Det svenska poeteri (1651) di Andreas Arvidi. Qui vengono introdotti, spiegati e collaudati sullo svedese lesametro, il verso dellepica omerica, e lalessandrino. Le moderne lingue germaniche (cos come le altre lingue moderne) adattano la metrica quantitativa della poesia greca (sillabe lunghe e sillabe brevi) a una metrica accentuativa, basata cio sullalternarsi di sillabe toniche e atone. Georg Stiernhielm (1598-1672) il poeta e lo scenografo pi in vista alla corte di Cristina. Scrive poesia e traduce e adatta masques e rappresentazioni teatrali. inoltre un funzionario dello stato con incarichi amministrativi nei paesi baltici. Tra le molte sue attivit scrive un trattato in difesa della lingua svedese, cui si accompagna un dizionario (di cui redige per solo la lettera A). Lideale linguistico purista-nazionalista: bisogna togliere le parole straniere e recuperare quelle

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antiche e autenticamente svedesi. Questa stessa lingua deve, secondo Stiernhielm, mostrarsi duttile alluso poetico. Le sue poesie sono raccolte in Musae Suethizantes (1668) che portano come eloquente sottotitolo: Det r Sng-Gudinnor, Nu frst lrande Dikta och Spela p Svenska (Cio divinit del canto, che solo ora imparano a fare poesia e recitare in svedese). un segnale dellideale classicista consapevolmente e orgogliosamente assunto: le Muse hanno finalmente raggiunto la Svezia, seppure con un certo ritardo. Lopera pi famosa di Stiernhielm il poema Hercules (1658), che si rif alla tradizione classica sia per il contenuto (un episodio che vede Ercole al bivio tra vizio e virt), sia per la forma (gli esametri). Si tratta di un poema didascalico e allegorico; vuole cio impartire un insegnamento attraverso un racconto in cui i concetti di vizio e virt vengono personificati. Ercole incontra la signora Lusta (piacere) con le tre figlie Lttja, Kttja e Flttja (ozio, lussuria e vanit) e il figlio Rus (ebbrezza). Tutti questi cercano di persuaderlo a seguirli con gli ovvi motivi: cogli lattimo, godi finch sei giovane e non pensare al resto. Allinvito a godere corrisponde un nichilistico senso del decadimento e della morte. Ercole sta per gettarsi nelle braccia di Lusta, quando arriva la signora Dygd (virt), che richiama leroe a seriet, onest, lavoro, dignit e atteggiamento austero. La virt equivale a riconoscere in noi la scintilla divina, la luce spirituale che ci eleva. Ma a Stiernhielm interessa soprattutto formulare un decalogo delle virt civili che devono formare il buon suddito svedese. Anche il cosiddetto petrarchismo un adattamento al canone poetico europeo. Dal Canzoniere di Petrarca si assumono, via via pi convenzionalmente, la forma (il sonetto) e il contenuto (il progredire della passione amorosa del poeta verso la donna che lo ispira, tra successi e insuccessi, speranze, sofferenze e sospiri). Anche nella Svezia del Seicento troviamo un ingenuo epigono del Petrarca: un poeta noto con lo pseudonimo di Skogekr Bergbo, che nel 1680 pubblica il ciclo di 101 sonetti Wenerid (il nome della donna celebrata). Le parti pi interessanti di questi sonetti sono quelle dove appare lambiente stoccolmese, la citt colta nel suo momento di grandezza, al centro del grande impero baltico. Anche Skogekr Bergbo scrive un trattato in difesa della lingua svedese in poesia. Per quanto riguarda la letteratura religiosa, ricordiamo la nuova raccolta ufficiale di salmi e inni della chiesa luterana svedese del 1695, opera principalmente di Jesper Svedberg, che , dopo Olaus Petri nel Cinquecento, colui che prosegue questo particolare, e influente, genere di poesia cantata, devozionale e popolare. Un contemporaneo autore di inni religiosi Haqvin Spegel, che inoltre pubblica nel 1685 un poema di successo, Guds Werk och Hvila (Lopera e il riposo di Dio). Il modello, noto sia dal medioevo sia dalla letteratura classicista europea, quello della settimana della creazione del mondo. Per Spegel questo diventa un pretesto per scrivere una sorta di poema enciclopedico che, diviso in sette giornate, fornisce ai lettori conoscenze sulla vita comune e su vari aspetti della natura e del mondo. Il tutto presentato in modo gioioso: la vita terrena , nella sua bellezza, testimonianza del grande disegno divino. Sia che si parli della vite e del vino (salutare se bevuto con moderazione), sia che si parli del castoro, e di quante cose utili questo animale fornisce alluomo, dominano un approccio concreto e un fresco realismo. Anche i versi alessandrini sono scorrevoli e colloquiali. un libro di virt pratiche, con un tono da buon maestro. Si esprimono curiosit e interesse per il mondo, ma entro la salda cornice della fede. Le due pi originali figure poetiche del Seicento svedese si muovono per al di fuori sia degli ambiti religiosi sia di quelli di corte e di accademia. Con loro lesperienza soggettiva entra in modo pi diretto e schietto in poesia. Si tratta di due poeti girovaghi, irregolari e maledetti: Lars Wivallius (1605-69) e Lars Lucidor (1638-74). Il primo conduce una vita di avventurose peregrinazioni e attivit pi o meno lecite nellEuropa della Guerra dei Trentanni. Per truffa trascorre anche diversi anni della sua vita in prigione. I suoi componimenti pi conosciuti sono legati alle sue vicende biografiche. In Ack Libertas, du dla ting (O libert, tu nobile cosa) il poeta esprime la concreta esperienza della privazione della libert in prigione e la sua nostalgia. Levento appare meno mediato da forme auliche, bens pi sincero e personale. formulato anche il motivo tipicamente barocco della vanit del mondo: a che serve avere tanto viaggiato e conosciuto? Il mondo ha stancato il poeta, che cerca tranquillit, ripiegamento e cose semplici. Lamata natura

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svedese pu dargli conforto. In Klagovisa ver denna torra och kalla vr (Lamento su questa primavera secca e fredda) torna il vivo sentimento della natura di casa, impazientemente attesa nel suo dispiegarsi estivo. Contrapposto alla dolcezza della natura appare lorrore della guerra. E questa volta Dio direttamente invocato per il perdono dei peccati. Di Lars Lucidor si conoscono pochi dati biografici certi. Frequenta le osterie e muore giovane ucciso in una rissa. Anchegli girovago, un poeta per la pagnotta, un genuino talento che scrive le poesie che gli vengono commissionate: carmi conviviali, bacchici ed erotici per celebrazioni o matrimoni; elegie per funerali. anche un talento linguistico, poich scrive poesie in svedese, tedesco, italiano e latino. In un poeta come Lucidor si sente forte lantitesi barocca tra mondano e divino. E proprio la tensione e la lacerazione fanno di lui il poeta seicentesco pi moderno e rivalutato. Anche qui troviamo una poesia non aulica, in cui il soggetto lirico, con le sue forti passioni e i suoi tormenti, prepotentemente al centro. In I mn av hga sinnen (Voi uomini danimo altero) (fot. 15) la provocatoria apologia della sbronza indica, in modo neanche troppo nascosto, il male di vivere e la necessit di liberarsi dal dolore; c ribellione a ogni ordine e a ogni buon tono, e c la sfida alla morte. Tale sfida appare pi drammatica in Ett samtal mellan Dden och en sker mnniska (Un dialogo tra la Morte e un uomo sicuro). Lantitesi tra piaceri terreni e prospettiva metafisica espressa sotto forma di dialogo tra luomo ostentatamente dedito ai piaceri terreni e materiali e la morte che gli prospetta i tormenti infernali per la mancata sottomissione a Dio. Alla fine la morte si porta via luomo, ora non pi cos sicuro, anzi sempre pi spaventato e disposto (ma troppo tardi) a pentirsi. Concludiamo lo sguardo sul Seicento svedese con Olof Rudbeck (1630-1702), che non un letterato, ma uno scienziato dalla personalit vulcanica e dai molteplici interessi. Professore alluniversit di Uppsala, egli il maggiore artefice delle innovazioni e del salto di qualit di quella istituzione, uno spirito moderno in contrasto con gli ambienti accademici pi conservatori. Si occupa di anatomia e fa costruire tra laltro un teatro anatomico sul modello di quello di Padova (oggi lantico edificio col teatro anatomico un museo che racconta la storia delluniversit uppsaliense: il Gustavianum). Studia botanica, e intraprende una monumentale opera di raccolta e descrizione di tutte le piante, Campus Elysii, che viene distrutta nellincendio di Uppsala del 1702 (in cui lo stesso autore perde la vita). Il grande botanico del Settecento Linneo riconoscer in Rudbeck un predecessore. Inoltre Rudbeck si interessa di astronomia, meccanica, architettura e ingegneria. Ma questo scienziato moderno con unattitudine pratica e interessato alle nuove tecnologie rappresenta, per i suoi interessi storici, anche un enigma imbarazzante. Con Rudbeck la storiografia mitizzante e nazionalista svedese raggiunge i livelli pi fantasiosi e bizzarri, un punto di non ritorno. Studiando le saghe islandesi del tempo antico, egli trova tracce della Svezia che reputa storiche. Da qui si mette alla ricerca della passata grandezza e pubblica i risultati della sua indagine in Atland eller Manheim (Atland o Manheim, I-IV, 1679-1702). Qui sostiene che tutte le lingue antiche, greco ed ebraico comprese, derivino dallo svedese. E che la misteriosa isola di Atlantide, culla mitica della civilt secondo Platone, non sia altro che la Svezia. Lopera immensa e caotica raccoglie una moltitudine di dati per suffragare la tesi, ed a suo modo unespressione della passione scientifica di Rudbeck. Soprattutto testimonia per della potenza del mito nazionale svedese nel Seicento. Con let dei lumi nel Settecento ci sar, anche in campo storiografico, una decisa inversione di rotta e un salutare ritorno a dati di realt. Anche la Danimarca-Norvegia muove i suoi primi, timidi passi verso una letteratura nazionale. Questa meno varia di quella svedese e si sviluppa soprattutto in ambienti religiosi e di corte, il che si riflette nei temi trattati. Anche qui, come in Svezia, un denominatore comune pu essere trovato nella tensione tra la fede in Dio e linteresse per il mondo. Anders Arrebo, vescovo danese che opera in Norvegia, a Trondheim, scrive il poema didattico Hexameron (composto nel 1630, pubblicato nel 1661), che si basa sul racconto della creazione e, dal punto di vista formale, sui precetti indicati dalle poetiche classiciste. una poesia dotta, le cui parti pi vive sono le descrizioni della natura norvegese.

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Il poeta pi significativo del Seicento danese Thomas Kingo (1634-1703), di cui si hanno poche notizie biografiche certe. Egli ecclesiastico e membro della nobilt; il suo mondo la corte di re Cristiano V. Lopera maggiore di Kingo la raccolta di salmi e inni ndeligt sjungekor (Coro spirituale, I-II, 1673-82); con lui inizia la ricca tradizione salmistica danese che avr diversi esponenti di spicco nei secoli successivi. Al re il poeta dedica la prima parte della sua raccolta, e tale omaggio al re evidente nella poesia Hver har sin Skbne (A ciascuno il suo destino) (fot. 16). La poesia esprime, con accenti piuttosto ossessivi e cupi, la drammatica scissione tra lattaccamento al mondo e al suo fasto e lansia di liberarsi dalla gabbia mondana per raggiungere il cielo. La parola cielo (himmel) ricorre nellultimo verso di ognuna delle otto strofe. La prospettiva metafisica viene puntualmente rammentata di fronte a tutto ci che mondanit, ovvero le fortune alterne, linstabilit, la caducit e la vanit. Sono i temi ricorrenti della poesia barocca. Nella seconda strofa il poeta rende comunque omaggio al re assoluto danese, che si assume il fardello del governo e vive nella preoccupazione. Un altro poeta ecclesiastico Petter Dass (1647-1707), che nasce ed opera in Norvegia. Dass non appartiene alle alte sfere del clero, come Arrebo e Kingo; fa il prete di provincia nella selvaggia e maestosa regione settentrionale del Nordland. Rispetto agli altri due poeti, Dass ha una qualit che lo rende ancora oggi leggibile e godibile: il realismo, lo humour, la vicinanza allorizzonte della gente comune. La sua opera pi importante il poema Nordlands Trumpet (La tromba del Nordland, 1678-1700), una sorta di descrizione in versi della natura, del territorio, del clima, degli uomini e delle attivit di quella remota regione. Dass innamorato della sua terra norvegese e vuole trasmettere al lettore il suo entusiasmo. Non si rivolge a un auditorio dotto, ma alla gente comune, ai garzoni e ai contadini che raffigura. E questo determina lintonazione popolareggiante di tutto il poema, e la freschezza delle sue descrizioni. Per quanto riguarda la lingua, essa naturalmente il danese, ma un danese che si colora di locale, per i termini dialettali e per la descrizione di cose che appartengono al Nordland. In questo senso giusto ricordare Dass come il padre della poesia norvegese, sebbene una letteratura nazionale norvegese distinta da quella danese non esista ancora nel Seicento. Come lo svedese Haqvin Spegel, Dass gioisce della bellezza del mondo in quanto testimonianza del Creatore. Nel brano tratto da Nordlands Trumpet (fot. 17) viene narrato, in modo realistico e pedagogico, che cosa vuol dire vivere, prima in inverno e poi in estate, a latitudini cos settentrionali, che cosa comporta concretamente per il popolo del luogo la lunga notte invernale e lestivo sole di mezzanotte. La visuale quella del contadino che vive l; il narratore si cala in quella realt, ne anzi parte lui stesso, pu testimoniare di persona. Il tutto termina con la lode al Creatore. Lintento pedagogico e il gioioso spirito comunitario di Dass si rivelano anche nei suoi salmi. La dottrina luterana e la parola di Dio sono spiegati in forma cantata, corale e popolare, in termini comprensibili a ognuno, per la devozione di tutti i giorni: Katechismus-Sange (Canti del catechismo, 1698) e Bibliske Visebog (Libro di canti biblici, 1711). Ricordiamo infine Jammers Minde (lett. Ricordi delle pene; trad. it. Memorie dalla Torre Blu, Adelphi), opera di Leonora Christina, figlia del re Cristiano IV e sorellastra del suo successore Federico III. Leonora e suo marito sono tra le vittime del conflitto tra la corona e la nobilt, nel momento in cui il re si accinge, attorno al 1660, a introdurre lassolutismo ( enevlde). Avversari del re, Leonora e suo marito vengono perseguitati, e la donna punita con oltre ventanni (dal 1663 al 1685) di carcere duro, nella prigione detta appunto Torre Blu. In questo scritto autobiografico in prosa, scoperto e pubblicato nellOttocento, emergono la forte personalit dellautrice, il suo orgoglio femminile e la durezza del suo vissuto. Tutto questo rende Jammers Minde lopera forse pi viva e attuale della letteratura danese del Seicento, e sicuramente quella pi conosciuta, anche a livello internazionale.

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IL SETTECENTO: TRA ILLUMINISMO E FEDE Dopo il devastante secolo e mezzo di guerre tra Svezia e Danimarca, il Settecento rappresenta per la Scandinavia una fase di pace e di notevoli progressi interni in campo scientifico, economico e sociale. Al contrario di quanto avvenne nel Cinquecento per il Rinascimento, la Scandinavia profondamente coinvolta nel movimento di idee dellIlluminismo europeo. La cultura laica e illuminista scandinava si intreccia tuttavia, o a volte si contrappone, a un forte sentimento religioso che continua a rappresentare un fattore culturale importante, e che forma alla pari del razionalismo i caratteri della Scandinavia moderna. Il centro irradiatore dellIlluminismo la Francia; le idee di filosofi come Voltaire, Diderot, Rousseau, Montesquieu e della cerchia degli enciclopedisti si diffondono in tutta Europa. LIlluminismo mette al centro la ragione umana, la facolt critica e razionale delluomo, la sua capacit di procedere alla conoscenza di s e del mondo senza bisogno di rifarsi ad autorit o a tradizioni che si pongano sopra di lui. La metafora dellIlluminismo quella della luce; la ragione umana porta luce l dove buio. Anche il termine per illuminismo che si usa nelle lingue scandinave (d. oplysning, n. opplysning, s. upplysning) contiene la radice -lys- che significa luce. Alla luce della ragione ci si pu porre in un atteggiamento da nuovo inizio: riesaminare la storia, criticare le autorit (ad esempio lautorit religiosa ed ecclesiale) e le forme di sapere tradizionale. Lilluminista cosmopolita (cittadino del mondo) e tollerante, poich la ragione una facolt che appartiene a tutti gli uomini senza distinzione di razza o nazionalit. Prevale cos nella cultura illuminista un atteggiamento curioso verso lesterno, oltre il confine nazionale. LIlluminismo esprime nel suo complesso la fede nel progresso e nella scienza fondati sulla ragione; c la convinzione che la cultura si debba aprire ai nuovi ceti emergenti (la borghesia) e soprattutto essere utile, contribuire concretamente al progresso. Da queste linee generali ricaviamo la fisionomia del tipico intellettuale e letterato dellEt dei Lumi: viaggiatore e cosmopolita; interessato alla filosofia, ai problemi morali, ma anche alla scienza e alle questioni economiche e sociali. La sua prospettiva laica e terrena, senza essere per questo necessariamente atea. In letteratura egli cerca forme di comunicazione pi agili e meno retoriche, pi rispondenti al formarsi di un nuovo pubblico borghese e urbano che desidera formarsi e acquisire cultura. In Inghilterra nasce il romanzo moderno, ma si sviluppa anche la stampa periodica, e anche il teatro si presta a diventare istituzione sociale, luogo del rispecchiamento e della formazione di una cultura moderna. In Danimarca-Norvegia troviamo rappresentate sia la letteratura illuminista sia quella di ispirazione religiosa, riassunta in due esponenti di rilievo: Ludvig Holberg (1684-1754) e Hans Adolph Brorson (1694-1764). Holberg il maggior autore dellIlluminismo scandinavo e una delle figure in assoluto centrali di tutto il Settecento. Egli anche il primo scrittore in DanimarcaNorvegia a interpretare una posizione laica capace di fare uscire la letteratura dai ristretti ambiti consentiti dallortodossia luterana. Prima di soffermarci su Holberg, vediamo per con Brorson, autore di salmi, una particolare espressione della cultura religiosa che pure prende piede nel Settecento: il Pietismo. Il Pietismo si diffonde nel primo Settecento in alcune comunit cristiane della Germania (ad esempio gli Herrnhuter di Zinzendorf), raggiungendo rapidamente, a nord, le contigue regioni contadine dello Jylland meridionale, e da qui le isole danesi e alcuni ambienti borghesi e nobili della capitale Copenaghen (ca. 1700-50). Il Pietismo esprime una rivolta del cuore contro la rigidit dogmatica della chiesa di stato. Gruppi di fedeli si riuniscono in conventicole, fuori dai canali ufficiali e dalla forme tradizionali del culto, per pregare, cantare e leggere il Verbo. C in loro un appello al sentimento e alla spontaneit, la ricerca di una dimensione pi intima e vissuta della fede. Inizialmente il Pietismo visto dal potere assoluto danese e dalla chiesa luterana come un pericolo: si tratta pur sempre di forme che sfuggono al controllo centrale. In un certo senso si pu dire che lortodossia luterana sia attaccata contemporaneamente da due fronti opposti: dal Pietismo e dallIlluminismo. Nel 1706 re Federico IV proibisce le riunioni delle conventicole. La

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battaglia per vinta dai pietisti, i cui esponenti entrano nelle gerarchie della chiesa (negli anni 30 e 40 del Settecento), conquistando pure gli ambienti della corte e la famiglia reale. Il re Cristiano VI (1730-46) pietista. Il percorso di Brorson si svolge allinterno di questa evoluzione. Egli , in quanto prete, uno dei protagonisti e organizzatori del movimento di risveglio religioso dello Slesvig; poi diventa vescovo quando il Pietismo si afferma entro la chiesa di stato. Come poeta Brorson continua nel Settecento la tradizione dei salmi cominciata nel Seicento con Kingo. La sua raccolta di oltre 250 salmi, Troens rare Klenodie (Il dono prezioso della fede), fa tuttora parte della viva tradizione danese del canto corale religioso; una pratica diffusa tanto nella chiesa, quanto nei movimenti di risveglio e nel vasto movimento delle folkehjskoler (le universit popolari) nate nellOttecento. I salmi di Brorson, in particolare, pongono un forte accento sulla conversione personale, sullimmagine della nuova fede e della nuova nascita in Cristo. unespressione religiosa radicalmente luterana, tendente a una contrapposizione tra peccato e redenzione, mondo e anima. Ricorrono immagini di cristianesimo platonico: lanima si svincola dal mondo materiale e si unisce a Dio. Come spesso accade nella poesia mistica, la passionalit, leros e la sensualit sono, sublimati nella fede, lunico modo che luomo ha per esprimere metaforicamente la forza e il calore della sua fede: labbraccio con il Cristo, il contatto col sangue delle sue ferite aperte ecc. Il luteranesimo radicale di Brorson vuol anche dire una permanente condizione di tormento e incertezza: nel momento in cui luomo crede orgogliosamente di possedere la fede, egli perduto. Su questa matrice pietistica nasceranno nella Scandinavia moderna (dal Settecento al Novecento) diversi risvegli religiosi (cfr. ingl. awakenings). La scrittrice danese del Novecento Karen Blixen ha immortalato uno di questi ambienti nel racconto Il pranzo di Babette (Babettes gstebud, nella raccolta Capricci del destino), diventato poi un famoso film. Dal punto di vista letterario i salmi di Brorson offrono un linguaggio del cuore e della passione che in contrasto con il linguaggio illuminista della ragione e del buon senso. Questo filone sentimentale pi sotterraneo percorre comunque il Settecento, ed importante perch riemerger verso gli ultimi decenni del secolo con il preromanticismo. Anche Holberg critica i pietisti e vede in loro un pericolo. Da uomo della ragione e del buon senso egli crede in un assolutismo illuminato, che garantisca una societ ben ordinata gerarchicamente; e le conventicole, nella loro segretezza, tramano implicitamente contro questo ordine. Poi c un problema pi concreto: attorno al 1730, quando Cristiano VI diventa re, i pietisti chiudono i peccaminosi teatri. E Ludvig Holberg il padre della tradizione teatrale scandinava di et moderna. Holberg nasce a Bergen, in Norvegia, ma nel 1702, a diciotto anni, si trasferisce a Copenaghen per continuare gli studi alluniversit; nella capitale danese si svolger la sua carriera di scrittore e di professore universitario. Da questa doppia appartenenza dano-norvegese nasce una possibile diatriba tra storici della letteratura dei due paesi sulla vera nazionalit di Holberg. ovviamente una discussione che non ha molto senso, poich proietta anacronisticamente sul passato unidea di identit nazionale che si sviluppa pienamente solo con il Romanticismo ottocentesco. Lentit nazionale era di fatto la Danimarca-Norvegia; qui la lingua scritta era il danese, e tutti i centri dellistituzione culturale e letteraria erano a Copenaghen. Holberg opera sempre a Copenaghen, scrivendo in danese (la sua scrittura rappresenta piuttosto linizio del danese contemporaneo) e in latino. Nella storia culturale e nella tradizione teatrale Holberg appartiene di fatto sia alla Norvegia sia alla Danimarca (le sue commedie sono tuttora classici del repertorio teatrale di entrambi i paesi). La prima parte della carriera di Holberg (1702-20) dedicata ai viaggi di formazione in Europa e agli studi di filosofia e teologia. In questo Holberg corrisponde alla fisionomia del letterato illuminista, che conosce il mondo e si forma sia attraverso i viaggi sia sulle letture. Dal 1704 al 1716 Holberg soggiorna in Olanda, Inghilterra, Germania, Francia e Italia. A Oxford studia storia ed entra in contatto con lEmpirismo inglese, la corrente filosofica che, ponendo laccento sullesperienza quale fondamento della conoscenza, rappresenta un momento importante

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dellIlluminisimo. I soggiorni in Francia e in Italia sono utili soprattutto per la conoscenza del teatro di Molire e del teatro dellarte, fonti di ispirazione nellopera di Holberg commediografo. Attraverso i suoi viaggi Holberg apre la Danimarca-Norvegia a orizzonti europei pi vasti, vi introduce nuove idee e prospettive. Come scrittore Holberg si occupa di diversi ambiti: storia, giurisprudenza, letteratura e filosofia. La sua prima opera una introduzione alla storia dei principali paesi europei: Introduktion til de fornemste europeiske Rigers Historie (1711). Il semplice titolo ci annuncia il cosmopolita, colui che va oltre i confini danesi e, dunque, supera lorizzonte della storiografia patriottica e nazionalistica che aveva dominato nel Cinquecento e nel Seicento. Nel 1716 si occupa di giusnaturalismo con Introduktion til Naturens og Folke-Rettens Kundskab (Introduzione alla conoscenza del diritto di natura e del popolo). Secondo il giusnaturalismo (il cui maggiore esponente lolandese Grozio, ospite alla corte di Cristina di Svezia nel Seicento) esistono delle norme di diritto naturale su cui luomo fonda le sue leggi; lessere umano, per sua natura razionale, sa darsi un ordine fondato sulla ragione. Secondo Holberg, come detto, questordine naturale garantito sul piano istituzionale e legislativo dallassolutismo illuminato. Tutta lopera di Holberg sostenuta dalla fede nel re e nellautorit (altra questione che la monarchia assolutista danese fu raramente illuminata nel Seicento e nel Settecento). La fase di pi intensa attivit letteraria ci che Holberg stesso defin il suo raptus poetico si colloca tra il 1719 e il 1725. In quanto studioso e accademico, Holberg conosce bene sia la dottrina teologica sia lobbligatorio bagaglio della cultura e della letteratura classica. Al tempo stesso egli vuole promuovere, in quanto illuminista, il senso pratico e la ragione rivolta allutile. Per questo prende di mira, mostrando da subito un notevole talento comico, la pedanteria accademica e religiosa: i saperi tradizionali e formali che nascondono pigrizia mentale e chiusura provinciale. Tra il 1719 e il 1720 Holberg pubblica il poema eroicomico in versi alessandrini Peder Paars, la storia di un viaggio di un uomo qualunque (PP) nella Danimarca contemporanea. Il paradosso comico si basa sul fatto che il viaggio viene descritto sulla falsa riga dell Eneide. Holberg accosta la nobile forma classica (il verso, la retorica, gli episodi dellEneide) alla contemporanea realt danese. Leffetto quello della parodia e dello straniamento: il poeta smaschera lartificio poetico, lo espone, pur utilizzando la norma classica con tutti i crismi. C distanza tra le grandi parole e le piccole cose; forse quella forma antica e nobile non cos assoluta, non pu bastare a rappresentare la vita contemporanea. Intanto Holberg, nella sua descrizione, prende in giro il provincialismo, larretratezza e loscurantismo, il piccolo potere dei preti, dei dotti e dei pedanti, rappresentanti di una cultura vuota che solo unignoranza mascherata. Con Peder Paars Holberg rivela uno spirito critico e razionale abbinato a un talento comico puro, capace di suscitare il riso attraverso la situazione assurda e grottesca. Sono le stesse doti che ritroviamo nella sua vasta produzione di commedie. Traendo ispirazione dalla commedia di carattere di Molire e dalla tradizione delle maschere italiane ma anche dallacuta osservazione dei tipi danesi a lui contemporanei Holberg opera per un progetto teatrale che serva a educare e divertire il pubblico, unendo con illuministico buon senso lutile e il dilettevole. Holberg viene invitato a scrivere commedie nel momento in cui sta prendendo forma una prima istituzione teatrale pubblica nella citt di Copenaghen. Il suo raptus poetico si incontra con lesigenza culturale, artistica e sociale della scena. Prima della nascita del primo teatro stabile di Copenaghen, che attivo dal 1721 al 1728, si imitano, traducono e rappresentano modelli stranieri come i drammi di Molire e del Classicismo francese. In Danimarca operano solo compagnie straniere itineranti, finch due capocomici francesi residenti in Danimarca, Capion e Montaigu, non aprono il teatro stabile e cominciano a formare un corpo di attori danesi. Ma oltre alle compagnie di attori serve anche un repertorio danese; e questo opera di Holberg. Tra il 1722 e il 1723 egli scrive 25 commedie (lapice del raptus); in tutta la sua carriera ne scriver 35. Nella capitale si sta formando un pubblico borghese desideroso di cultura e intrattenimento. Il teatro comico di Holberg la forma di fruizione artistica attraverso cui i ceti borghesi emergenti possono vedersi rispecchiati nei loro vizi e nelle loro virt. Il teatro non solo testo letterario e arte

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scenica; istituzione sociale che forma ed educa il pubblico borghese. Holberg si muove sempre tra intento didattico e desiderio di suscitare risa e applausi. Il processo di rispecchiamento possibile nel momento in cui Holberg adatta i suoi modelli stranieri ai tipi nazionali che ha a disposizione, e alle ambientazioni danesi contemporanee. Da Molire prende la commedia di carattere, incentrata su un personaggio e sulla sua idiosincrasia dominante (lavaro, il misantropo, il malato immaginario, il dongiovanni). Holberg sicuramente fondamentale per le letterature scandinave, ma non uno scrittore della profondit e della finezza di Molire. Il suo gusto comico pi popolare e superficiale; i suoi ambienti sono pi variegati rispetto a quelli dellaristocratico Molire; troviamo infatti sia gli ambienti borghesi sia quelli contadini. Il gusto pi popolaresco di Holberg deriva anche dal modello della commedia dellarte italiana, con le sue maschere dunque i tipi fissi le improvvisazioni e i lazzi. Di fatto Holberg sar il banco di prova di ogni bravo attore comico danese. Menzioniamo alcune tra le migliori commedie di carattere oltre a Jeppe paa Bierget (Jeppe della montagna), su cui ci soffermiamo pi avanti. Den politiske Kandestber (Lo stagnino politicante) presenta lartigiano e uomo comune con ambizioni politiche uno che si trova con il potere in mano ma in fondo solo un politicante, uno che non sa stare al suo posto e non sa di che sta parlando. Erasmus Montanus (forse il capolavoro, il dramma di maggiore spessore) parla del giovane di campagna Rasmus Berg, che va a studiare alluniversit di Copenaghen e per questo si d grande importanza, latinizzandosi anche il nome. Assume pose, parla in latino, spara sentenze e sillogismi sui suoi poveri compaesani che nulla comprendono; vuole sempre disputare e avere ragione. Il pedante alla fine (duramente) punito dal buon senso contadino, e il dramma che nessuno pi gli crede anche quando egli difende la pura verit, ossia che la terra tonda e non piatta! Jean de France il giovane danese Hans Frandsen che ha la mania della moda francese (un eloquente fatto culturale e di costume della Scandinavia settecentesca). Infine Den stundenlse (Lindaffarato) il borghese che briga e fa, ma talmente affaccendato che non combina niente. Lo schema holberghiano ricorrente, come si pu osservare, la presa in giro di chiunque voglia uscire dai propri ranghi. E la dinamica societ settecentesca presentava molti tipi che non volevano pi stare nei ranghi: borghesi, artigiani, contadini, studenti Che carattere Jeppe della montagna (fot. 18-23)? il contadino sottomesso a tutti, intimorito e soggiogato da una serie di autorit. Pecca bevendo, vero, ma suscita la simpatia del pubblico per il fatto di ammettere il suo peccato, e di spiegarne anche i motivi: altrimenti la vita gli risulterebbe insopportabile. Dopotutto un buon diavolo, sincero e ingenuo. Non solo nel punto pi basso della scala sociale, ma pure picchiato e cornificato dalla moglie. Subisce proprio da tutti. La burla di cui vittima giocata dal barone, cio da colui che allopposto della scala sociale, in cima. (in effetti questo un capovolgimento ben strano: in genere nella risata carnevalesca, tipica della commedia dellarte, succede che chi sta sotto si burla dei potenti, non viceversa). La burla rende dunque Jeppe re per un giorno, condotto nella casa e nei panni del barone. Inizialmente Jeppe incredulo, addirittura turbato e angosciato (fine atto II: chi sono io? Finch prendeva bastonate conosceva almeno il suo posto; ora tutto incerto). Ma nel III atto, in quanto uomo semplice, egli entra nel ruolo, finisce (quasi) per crederci. E si vendica dei torti subiti, o almeno ci prova. Viene fuori a livello di lapsus involontario del linguaggio il suo passato di sottomissione e ingiustizie subite. Noi (e gli autori della burla) possiamo ridere di questo sentimento di rivalsa il potere gli ha dato alla testa. Al tempo stesso vediamo Jeppe parlare chiaramente di quella che la sua condizione reale di contadino sfruttato (e sulla condizione di semischiavit dei contadini danesi fino allOttocento sappiamo qualcosa). Nel IV atto Jeppe giudicato e condannato, sempre per scherzo. E nel V atto tutto ritorna allordine (si fa per dire) dellinizio. Le bastonate della moglie indicano che tutto tornato al suo posto; e il commento finale del barone che ognuno deve restare nei propri ranghi. Lambiguit del messaggio comico di Holberg che egli rispecchia una situazione sociale reale, in questo caso una condizione di palese ingiustizia, ma non concede alla vittima, nella morale della favola, il diritto di ribellarsi. Sarebbe per lui contro ragione.

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Lintensa attivit teatrale copenaghese si interrompe per due fatti concomitanti: nel 1728 un grande incendio brucia il centro della citt e anche il teatro. E nel 1730 succede a Federico IV il figlio pietista Cristiano VI. Holberg fa di necessit virt e torna ai suoi interessi storici. Pubblica Danmarks og Norges Beskrivelse (Descrizione di Danimarca e Norvegia, 1729) e Danmarks Riges Historie (Storia del regno di Danimarca, 3 voll. 1732-35). Holberg ribadisce qui il suo interesse e la sua fedelt verso la doppia monarchia, ma con un approccio diverso dalla storiografia nazionalistica e mitizzante dei secoli precedenti. Holberg, da illuminista, si attiene ai dati e alle descrizioni oggettive, mostrando vivo interesse per la societ contemporanea, le istituzioni, leconomia e la civilt. una concreta storia dei popoli, pi che una celebrazione di re e battaglie. La ragione guida; e lo stile brillante, arguto e chiaro fa della prosa di Holberg il punto di inizio del danese contemporaneo. Nellultima parte della sua vita Holberg approfondisce la sua vena morale e filosofica, con Moralske Tanker (Pensieri morali, 1744), in danese e in latino, e le Epistole in latino (1748-54, 5 voll.). Emerge il lato pi serio, intimo e personale. Lintellettuale illuminista esprime il suo anelito a un non facile ideale di armonia e conoscenza di s. Il problema religioso non tocca particolarmente Holberg, che tuttavia non ateo e indica la strada della tolleranza e della comprensione reciproca. Friedrich Struensee, lilluminista tedesco che tenter di riformare il governo danese tra il 1768 e il 1772, legge assiduamente Holberg. Infine menzioniamo lunica opera di successo europeo dello scrittore dano-norvegese: il romanzo in latino Nicolai Klimii Iter Subterrarum (Il viaggio sottoterra di Niels Klim, 1741). Il ragazzo Niels trova un buco nella terra, ci entra e scopre che il pianeta vuoto dentro, un universo in cui ruotano altri piccoli pianeti, ognuno caricatura di uno stato europeo o di una particolare follia contemporanea. Allinterno del racconto fantastico Holberg pu osservare satiricamente il mondo, similmente a quanto avviene in Gullivers Travels di Jonathan Swift. Nella seconda met del XVIII sec. si colloca lattivit di un altro scrittore norvegese trapiantato a Copenaghen, Johan Herman Wessel (1742-85), uno scapigliato e irregolare che tra laltro tra gli animatori di Det norske Selskab, la societ norvegese, presso cui si riuniscono gli studenti e gli intellettuali residenti nella capitale. Qui si comincia a formare un senso di identit nazionale e un desiderio di autonomia e indipendenza dalla Danimarca. Come Holberg in Peder Paars, Wessel compie una parodia di un genere letterario classico: non il poema questa volta, ma la tragedia. Con Kierlighed uden Strmper (Amore senza calze, 1772) lautore applica i cinque atti e le tre unit (luogo tempo e azione), i versi alessandrini e le figure retoriche, il tutto per una materia futile, solo la parodia di una tragedia. Lelemento parodistico scaturisce dalla discrepanza tra limpeccabilit formale e il vuoto di sostanza. in qualche modo un segnale della crisi del classicismo. Infatti siamo agli albori del preromanticismo: due scrittori danesi, Ewald e Baggesen, cominciano in questo stesso periodo a percorrere strade nuove, ma di loro ci occuperemo dopo aver trattato lIlluminismo in Svezia. In Svezia individuiamo due fasi culturali distinte, corrispondenti a due periodi diversi e altrettanto importanti della vita politica e sociale: il Periodo della libert prima (ca. 1720-1772) e let di Gustavo III poi (dal 1772 ai primi anni del XIX sec.). Nel Periodo della libert dominano lIlluminismo e gli interessi scientifici, e le tre figure pi rappresentative sono Olof Dalin e gli scienziati Carl von Linn (o Linneo) ed Emanuel Swedenborg. Dalin (1708-63) introduce le idee e lo spirito dellIlluminismo in Svezia attraverso la pubblicazione del giornale periodico Den svenska Argus (LArgo svedese) tra il 1732 e il 1734, redatto e scritto interamente da lui. Il modello di simili riviste, cui Dalin attinge, proviene dallInghilterra: The Tatler (1709) e The Spectator (1711-14) di Addison e Steele. Nella Scandinavia del Settecento non nasce ancora pienamente il romanzo, ma nascono il teatro moderno, con Holberg, e la stampa periodica urbana e borghese con Dalin. Dalin traduce gli articoli di Addison e Steele, adattandoli liberamente alla realt svedese e stoccolmese da lui osservata (lArgo della mitologia classica la figura con tanti occhi, che pu osservare in tutte le direzioni). Lideale e il tono sono simili a quelli holberghiani: conciliare utile e dilettevole, educare attraverso

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lintrattenimento. Dalin esprime nella sua prosa gli ideali illuministi di ragione, giusto mezzo, armonia, tolleranza e buon senso attraverso uno stile chiaro, arguto e brillante. Come con Holberg per il danese, la prosa di Dalin rappresenta per lo svedese il punto dinizio della lingua contemporanea. Il modello holberghiano si fa sentire anche in una commedia di carattere scritta da Dalin, Den avundsjuke (Linvidioso, 1738). Anche Dalin si occupa di storia, inaugurando una nuova, pi moderna fase della storiografia dopo i furori nazionalistici e goticisti dei due secoli precedenti. Linteresse per la storia svedese e per il suo popolo espresso in una sua famosa favola allegorica, Sagan om hsten (La favola del cavallo, 1740). Il cavallo il popolo svedese, che vede montare sulla sua groppa cavaliere dopo cavaliere, generazione dopo generazione. Ognuno di questi, preso dalle proprie ambizioni, strapazza il paziente equino, che subisce e comunque sostiene. Il cavallo , allegoricamente, il popolo svedese; e i padroni del cavallo sono i re e i governanti che si succedono da Gustav Vasa, fondatore della Svezia moderna, al Frihetstid. Lintento didascalico della favola emerge dalla morale finale: il cavallo va s guidato con fermezza, ma anche con mitezza e giustizia, pensando al suo bene, e non usandolo come strumento per soddisfare il bisogno di prestigio personale. Dalin critica cos i vari re forti e intenti alla guerra che si sono succeduti dal Cinquecento, ma esprime anche il bisogno di una guida salda e illuminata, diversa da ci che appare allautore il disordine e linstabilit del Frihetstid. Dalin rivendica anche, attraverso la storia del cavallo, la prospettiva dal basso, lidea che la storia debba parlare anche di chi sta sotto e non ha voce, e non solo di re, genealogie, battaglie e incontri importanti. Queste idee sono messe in pratica da Dalin nella sua storia svedese: Svea rikes historia (4 voll. 1747-62). Lutile, i progressi e le scienze vengono promossi anche attraverso la fondazione, nella Scandinavia del Settecento, delle accademie scientifiche. Dal verbo sapere, conoscere (s. veta, n. vite, d. vide cfr. ted. wissen) derivano i rispettivi termini per scienza (s. vetenskap, n. vitenskap, d. videnskab cfr. ted. Wissenschaft). Vengono fondate nel 1739 la Vetenskapsakademien in Svezia, nel 1742 la Videnskabernes Selskab (Societ delle Scienze) in Danimarca e nel 1760 Videnskabs Selskab in Norvegia. unet di grande sviluppo per la Scandinavia, e per la Svezia in particolare. Lo scienziato svedese Celsius inventa il termometro centigrado che ancora usiamo. Poi c chiaramente Linneo (1707-78), il padre della botanica moderna. Linneo proviene da un ambiente religioso dello Smland, nella Svezia meridionale. In lui lentusiasmo per la natura sempre legato al fervore religioso; la natura testimonianza della creazione divina. Il Settecento certamente let dellIlluminismo, del razionalismo, delle scienze e dellutile. Ma come per il Pietismo in Danimarca, non riusciremmo a comprendere Linneo e Swedenborg se non tenessimo in considerazione il singolare intrecciarsi di scienza e fede, di attitudine pratica ed empirica e di misticismo visionario. Tra le molte opere scientifiche in latino di Linneo menzioniamo i capolavori Sistema naturae (1735) e Fundamenta botanica (1736). Linneo procede a una grande opera di catalogazione e sistemazione dei regni minerale, vegetale e animale; individua e descrive il sistema sessuale delle piante (pistilli e stami); inventa infine la denominazione binaria in latino per le piante che utilizzata ancora oggi. In quanto botanico Linneo scrive, studia e pubblica molto anche in Olanda, paese allora pi avanzato della Svezia nella ricerca. Linneo ci ha lasciato anche degli affascinanti testi in svedese, non legati alla sua produzione strettamente scientifica. Si tratta delle descrizioni dei suoi viaggi attraverso le regioni della Svezia, intrapresi per incarico del Riksdag al fine di studiare il territorio e la sua natura, e di individuarne le possibili fonti di sfruttamento economico. La testimonianza pi nota quella del primo viaggio, nella selvaggia Lapponia abitata dai Sami ( nel Settecento, per inciso, che comincia la colonizzazione sistematica e lespansione della civilt moderna nelle regioni scandinave della calotta polare). Il libro Iter Lapponicum, detto anche Lapplandsresan (Viaggio in Lapponia) del 1732. Linneo descrive sotto forma di diario il suo viaggio in un territorio praticamente vergine. Qui unisce losservazione utile e razionale concisa, chiara e minuziosa al caldo entusiasmo per la natura e le sue grandiose manifestazioni. Lopera ha anche un notevole interesse etnografico, proprio perch lautore si sofferma a descrivere le popolazioni indigene con le quali entra in contatto, la loro vita e la loro organizzazione sociale. Qui

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abbiamo anche una prova degli sbalzi dumore di Linneo, che passa dallentusiasmo allabbattimento e alla disperazione (ma fu un viaggio davvero duro). La sua lingua, infine, uno svedese conciso e poco letterario, quasi da appunti, singolarmente alternato a frasi o parole in latino e in francese. Seguiranno poi tra gli altri lndska och gotlndska resan (Viaggio a land e Gotland, 1745), Vstgtaresan (Viaggio nel Vstergtland, 1747) e Sknska resan (Viaggio in Scania, 1751). In una singolare opera degli ultimi anni, Nemesis Divina, composta in latino e in svedese, viene fuori lanimo pi misantropo e mistico di Linneo, un incrocio di fede e settecentesco spirito catalogatore. Questa volta sotto osservazione luomo. Linneo espone un perfetto sistema di contrappassi, per cui a un dato peccato corrisponde una punizione divina. Lautore espone una casistica tratta da episodi contemporanei a lui noti. Leredit letteraria di Linneo grande. Non solo perch egli scrive le sue descrizioni di viaggio in svedese, ma anche perch uno dei tratti ricorrenti nelle letterature scandinave moderne diventa proprio il linneano atteggiamento di ascolto e amore verso la natura, una natura che, scrive Fulvio Ferrari a differenza della nostra, non ha ancora del tutto perso la sua autonomia dalluomo, una natura non ancora soggiogata, ancora capace di vincere e incantare (): a tutto questo il poeta scandinavo non pu sottrarsi, parte della sua esperienza quotidiana, lo costringe a confrontarsi con qualcosa che sfugge alla regolare banalit di una vita distratta, indaffarata, irriflessiva.2 Come professore universitario a Uppsala Linneo riesce a coinvolgere ed entusiasmare a tal punto i suoi studenti, che si crea una schiera di giovani discepoli mandati ai quattro angoli della terra per raccogliere e catalogare il numero maggiore possibile di specie vegetali e animali. lepopea (anche tragica: molti di questi studiosi muoiono di stenti e malattie) dello spirito scientifico occidentale nel corso del Settecento. Questa epopea letta in modo avvincente e critico dal romanziere danese Thorkild Hansen nel bel romanzo storico Det lykkelige Arabien (1962) trad. it. Arabia Felix, Iperborea in cui uno dei personaggi il discepolo di Linneo Peter Forsskl. Ancora oggi vale la pena di fare una visita al giardino botanico di Linneo a Uppsala e alla sua casa annessa. Unaltra originale compresenza di scienza e misticismo la troviamo nella vita e nellopera di Emanuel Swedenborg (1688-1772), proveniente anche lui da un ambiente cristiano ( figlio del vescovo e salmista Jesper Svedberg, che abbiamo menzionato a proposito del Seicento). Swedenborg si occupa inizialmente di scienza e di tecnica, dedicandosi a meccanica, matematica, astronomia, geologia e metallurgia. Per incarico dello stato ispettore delle miniere svedesi. Studia in Inghilterra, dove entra in contatto con lEmpirismo; anchegli, come Holberg, un cosmopolita che viaggia per lEuropa (Inghilterra, Olanda, Francia, Italia). Ma a mezza et, tra gli anni Trenta e Quaranta, attraversa una crisi che lo porta a una radicale svolta mistica. Con lesperienza sconvolgente di sogni e visioni che lo mettono in contatto con laldil, Swedenborg abbandona gli interessi professionali e mondani, e impronta tutta la sua opera successiva alla missione religiosa. Egli si sente investito da una missione divina: essere medium di trasmissione agli uomini, attraverso il suo filo diretto con laldil, della vera interpretazione delle Sacre Scritture e della vera fede cristiana. A differenza dei pietisti, per, Swedenborg non fa appello al cuore e al sentimento; ma offre dellaldil una visione di scientifica chiarezza. Scrive molte opere in latino basate sulle sue visioni e rivelazioni, la pi nota delle quali Arcana Coelestia (8 voll, 1749-56). La teosofia di Swedenborg (cio la visione medianica, iniziatica del divino, il contatto personale attraverso lesperienza extrasensoriale) unespressione di platonismo: esiste un mondo spirituale perfetto e superiore, di cui il mondo sensibile emanazione e copia. Swedenborg elabora una dottrina delle corrispondenze dove tutto quanto terreno ha un esatto corrispettivo nella sfera spirituale. Sulla base della sua fede Swedenborg fonda anche una nuova chiesa cristiana, che si chiama appunto Nya
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Dalla premessa di Camminando nellerica fiorita, poesia contemporanea scandinava, a cura di Fulvio Ferrari, Milano, Lanfranchi, 1989.

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Kyrkan, o New Church, visto che raccoglie adepti (e sopravvive tuttora) soprattutto nel mondo anglosassone. Swedenborg appare a molti contemporanei una figura imbarazzante e singolare. Il filosofo tedesco Kant lo giudica un folle visionario. Al di l delle complicazioni e stranezze della sua teosofia, quello che importa sottolineare lo spazio che Swedenborg concede in piena epoca di lumi al sogno e alla visione, a una zona psichica profonda e sotterranea che unepoca pi tarda (da Freud in poi) chiamer inconscio. Lunica opera in svedese proprio un libro di sogni (si chiama Drmboken), scritto nel 1744 ma trovato e pubblicato oltre un secolo pi tardi. Swedenborg lo scrive in svedese proprio perch si tratta di annotazioni private non mirate alla pubblicazione. Qui appare un uomo pio alla ricerca della purezza e della disciplina interiore, ancora tentato dal mondo (leros, il lavoro, le ambizioni), ma che cerca di allontanarsi dalla materialit. unaffascinante scrittura autoanalitica. La facolt visionaria di Swedenborg influenzer scrittori svedesi e non: Stagnelius, Almqvist, Strindberg, ma anche Blake, Goethe, Balzac e Baudelaire. Pur non essendo letterati, Linneo e Swedenborg annunciano in un certo senso i futuri sviluppi della poesia romantica: la natura una delle strade che conducono allAssoluto, e la poesia non solo compostezza e armonia, ma forma espressiva che si apre allinconscio. A met del Settecento, tuttavia, la rivoluzione romantica ancora lontana. Domina ancora tra i letterati del tempo un ideale poetico classicista di compostezza, buon tono e armonia, portatore dei valori di umanit, ragione e tolleranza dellIlluminismo. In questo ambito si colloca lattivit di tre poeti, Hedvig Nordenflycht (donna), Gustaf Gyllenborg e Gustaf Creutz, attorno alla societ detta Tankebyggareorden (Ordine degli edificatori di pensiero). Si tratta di unespressione di gusto che avr ulteriore sviluppo nellultimo trentennio del secolo: let gustaviana, lapice della cultura classicista e/o neoclassica svedese (verso la fine del Settecento si parla in Europa di neoclassicismo, anche in relazione alla recente scoperta di Ercolano e Pompei sepolte sotto la lava, entusiasmante conferma delleterna perfezione dellarte classica). Gustavo III dir poi il poeta Tegnr porta unirripetibile aura nella vita culturale svedese (nonostante le tensioni sia interne sia esterne che caratterizzano il regno fino allomicidio del re nel 1792). Gustavo III si formato sulla cultura illuminista e classicista francese, mecenate degli artisti, appassionato di teatro e di arte classica, lui stesso autore di abbozzi di testi drammatici, che contribuisce ad allestire, e che fa elaborare e completare dai poeti di corte, come Johan Henrik Kellgren (1751-95), di cui parleremo pi avanti. Durante il ventennio gustaviano vengono fondate alcune delle istituzioni culturali svedesi che sono tuttora centrali: il teatro dellOpera (1782, proprio qui il re verr ucciso), il Teatro Drammatico (1788) (Kungliga Dramatiska Teatern, abbreviato Dramaten, la fucina di Ingmar Bergman e di tutti i grandi attori svedesi del Novecento); infine Svenska Akademien, lAccademia Svedese composta dai diciotto membri eletti a vita (De Aderton), con il compito di studiare, curare e promuovere la lingua svedese; e di favorire lo sviluppo della poesia e delle lettere attraverso concorsi e premi. LAccademia ha questi compiti ancora oggi; e in particolare essa ha assunto un ruolo internazionale da quando Alfred Nobel lha incaricata nel suo lascito di conferire (dal 1901) un premio di letteratura cos cospicuo da essere diventato il pi importante del mondo. La figura poetica di maggior spicco dellet gustaviana non per un poeta di corte, bens un guitto assai irregolare che tuttavia il re protegger, Carl Michael Bellman (1740-95). Egli poeta e autore di canzoni, scritte soprattutto tra gli anni Sessanta e Settanta, sul finire del Periodo della libert. La pubblicazione del suo canzoniere, e il conseguente successo, arrivano per pi tardi, pochi anni prima della sua morte: Fredmans epistlar (Lepistole di Fredman, 1790) e Fredmans snger (I canti di Fredman, 1791). La raccolta migliore e pi famosa quella delle Epistole. Si tratta di un ciclo organico di poesia in musica dedicate a una galleria di personaggi provenienti dal variegato mondo dei bassifondi stoccolmesi, ambienti popolari fatti di artigiani, prostitute e spiantati di vario genere (Fredman, Movitz, Ulla Winblad). Bellman un talento poetico e musicale, che spesso utilizza per le sue canzoni melodie gi esistenti, prese da Mozart, Gluck,

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Hndel o Haydn. Secondo le testimonianze contemporanee anche un talento mimico e interpretativo: lui stesso canta, suona e recita le proprie canzoni. Bellman partecipe ed interprete della cultura neoclassica del suo tempo, ma in modo originale. Il gusto classico e il costante riferimento al mito convivono con losservazione di una realt contemporanea nuova e non particolarmente nobile. Latemporalit del mito e limmediata attualit sono come giustapposte luna sullaltra. Nelle sue canzoni la Stoccolma settecentesca (quella che oggi corrisponde a Gamla Stan, la Citt Vecchia) diventa un vivace universo poetico. Stoccolma era nel Settecento una delle citt europee pi sporche e malsane; Bellman la coglie proprio nei suoi ambienti bassi e misti: la bettola, la strada, il porto, le tante voci. Stoccolma per (tuttora) anche una citt sullacqua, immersa in idilliaci dintorni verdi, unurbe che si presta a divagazioni agresti. Bellman lontano dal buon tono dei suoi contemporanei, ma cerca comunque una grazia e una leggiadria rococ nelle sue canzoni. E quando lambientazione agreste lo permette, egli sfrutta volentieri le situazioni tipiche della poesia bucolica e pastorale, uno dei luoghi preferiti delle poetiche classiciste (il pastore e il contadino, in quanto i pi vicini alla natura e agli elementi, sono dallepoca classica una figura traslata del poeta). Bellman dunque a suo modo un classicista, ma anche un realista. La presenza di nomi e situazioni della mitologia classica non ci fa tuttavia mai perdere di vista una realt sordida di bettole e di outsider. NellEpistola 25 (dal sottotitolo Tentativo di pastorale di gusto bacchico scritta in occasione della traversata di Ulla Winblad a Djurgrden) (fot.23-25) Ulla potr anche essere rappresentata come Venere che nasce dallacqua, ma il lettore-ascoltatore non dimentica per questo che Ulla in realt una prostituta, la dea dellamore della combriccola maschile. La realt poco edificante viene come sublimata nel mito, ma noi la vediamo continuamente anche nei suoi termini reali. Ci possiamo chiedere se questo avvicinamento del mito alla realt concreta rappresenti la sua fine, o se piuttosto la forza del mito sia ribadita, poich esso continua a vivere anche nel degrado. Di fatto Stoccolma e i suoi dintorni diventano per la prima volta con Bellman un luogo mitico, un universo poetico. Bellman pu ricordare latteggiamento scisso del poeta seicentesco Lucidor: da una parte egli riprende la canzone bacchica e anacreontica, celebra la sbornia e il sesso, la sfrenata gioia di vivere tesa a cogliere lattimo; daltra parte compare spesso in lui la sconsolata consapevolezza della morte e del disfacimento fisico. Bellman non un poeta profondo, non scava nei sentimenti e nellinteriorit. grande per come osservatore impressionista, capace di vedere e di sentire il brulicare di personaggi e situazioni, dove si intrecciano il comico e il tragico, il burlesco e lelegiaco, il reale e il mitico, lamore e la morte. I canti di Bellman sono in Svezia un patrimonio ancora molto vivo e diffuso. Dischi e nuove compilation con versioni moderne vengono tuttora pubblicati. A una festa si pu cantare Bellman cos come si cantano i Beatles. Proprio perch cos legato al canto, Bellman in realt un poeta intraducibile. Johan Henrik Kellgren, poeta di corte e severo arbitro del gusto, rappresenta un classicismo illuminista un po agli antipodi rispetto allestro di Bellman. Il suo rischio quello di trasformare la ragione in arido intellettualismo. Nel poema del 1777 Mina ljen (Le mie risa) Kellgren elenca i suoi bersagli polemici contemporanei, tra i quali proprio Bellman, a suo parere un ubriacone e volgare erotomane, non certo un rappresentante del buon gusto. Un aspetto pi interessante e vivo dellopera del razionalista Kellgren il giornalismo. Il Periodo della libert aveva permesso un grande sviluppo della libera stampa; e tale evoluzione continua di fatto durante il regime di assolutismo illuminato di Gustavo III. Nel 1778 Kellgren comincia a lavorare per StockholmsPosten, organo delle idee illuministe, anticlericali e progressiste di cui diventa direttore ed editore. Collaboratrice di Kellgren a Stockholms-Posten la poetessa e giornalista Anna Maria Lenngren (1754-1817), che assieme alla Hedvig Nordenflycht, menzionata prima, tra le prime originali voci femminili della letteratura svedese. Una polemica letteraria tra Kellgren e il giovane poeta Thomas Thorild (1759-1808) annuncia la collisione tra orizzonte illuminista e nuove idee preromantiche. Nel suo poema

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Passionerna (Le passioni, 1781) Thorild proclama il bisogno della libert del genio poetico che va oltre le norme ed esprime la forza dei suoi sentimenti. Kellgren critica Thorild in nome della compostezza, dellarmonia e del giusto mezzo. Nel 1790 Thorild risponde a Kellgren con il saggio En kritik ver kritiker (Una critica dei critici), dove afferma che: il genio poetico non sottost alle regole ma le crea lui stesso; il giudizio letterario si determina storicamente, poich non esistono canoni universali assolutamente validi; la critica non deve essere normativa, non deve punire il difetto ma esaltare il valore (Kellgren non aveva trovato impeccabili gli esametri di Thorild). Sono, in pillole, le idee che annunciano il Romanticismo. Anche Kellgren si apre per al nuovo gusto. Su Bellman cambia idea, e infatti Fredmans epistlar pubblicato con una prefazione di Kellgren, il quale rileva loriginalit e il genio spontaneo del collega. Infine in una poesia dellultimo periodo, Den nya skapelsen eller inbillningens vrld (La nuova creazione o il mondo dellimmaginazione) Kellgren esalta il primato dellamore, della bellezza e dei sentimenti. Torniamo ora alla Danimarca per vedere come anche qui, sul finire del secolo, due scrittori indicano un mutamento di prospettiva, verso il primato del sentimento sulla ragione, e dellirripetibilit del singolo sulla norma. Johannes Ewald (1743-81) proviene da un ambiente pietista, dal quale per desidera emanciparsi. Conduce una vita sregolata, e sente che il suo talento misconosciuto. Fallimenti, malattia, abuso dalcol, incapacit di badare a s lo fanno sentire un outsider infelice. Nella sua cultura settecentesca Ewald immette il tratto preromantico della soggettivit, dellesperienza unica delleccezione. Scrive poesia, drammi di materia antico-nordica (tratta da Saxo Grammaticus) e un interessante protoromanzo. I drammi che ritornano al passato germanico sono Rolf Krage (1770) e Balders Dd (La morte di Baldr, 1775). Evocano passioni forti ed eventi cruenti, oltre il buon tono; in essi esplodono la soggettivit e il sentimento. Il successo del secondo dramma, quando Ewald ormai in fin di vita, indica che un nuovo gusto sta cominciando ad affermarsi. Ewald per ricordato soprattutto per la sua opera in prosa, una specie di romanzo autobiografico che raccoglie ricordi, riflessioni e confessioni: Levnet og Meninger (Vita e opinioni). pubblicato postumo, nel 1804, in pieno clima romantico. La soggettivit forma lautobiografia; lio narrante cerca di riflettere sui motivi della sua infelicit, e ripercorre la sua vita nel racconto in modo non lineare, divagando. Gi nel Settecento, nella sua giovane et, il genere del romanzo si apre, per la sua intrinseca duttilit, a forme sperimentali, oggi considerate particolarmente moderne. Il modello di Ewald, che leggeva i romanzieri inglesi, proprio il moderno Laurence Sterne, il cui The Life and Opinions of Tristram Shandy (1760-67) richiamato nel titolo dellopera di Ewald. Anche Jens Baggesen (1764-1826) si colloca a cavallo tra lo spirito illuminista settecentesco e la nuova sensibilit preromantica. Scrive poesia nel quale esprime estro soggettivo e fantasia; ma soprattutto scrive il romanzo autobiografico Labyrinthen (1792-93), un resoconto di viaggio per la Danimarca e lEuropa. Anche questo testo contraddistinto da un andamento non lineare, frammentario e caotico, specchio dellesistenza errabonda e, appunto, labirintica dellautore. Anche in Baggesen, come in Ewald, la nuova forma in prosa del romanzo permette di rappresentare una nuova esperienza interiore in unet di profondi mutamenti. Il grande romanzo scandinavo si svilupper solo a partire dalla seconda met dellOttocento, ma a partire dal Settecento abbiamo una serie di opere che annunciano anche nel Nord levoluzione del genere moderno per eccellenza (che il filosofo Hegel chiama il moderno epos borghese). Alla prosa romanzesca abbinata lesperienza del viaggio anche in due opere svedesi della fine del Settecento: Min son p galejan eller en ostindisk resa (Mio figlio sul galeone o un viaggio nelle Indie orientali, 1781) di Jacob Wallenberg, un ingenuo romanzo picaresco sullo sfondo della rotta dei commerci svedesi con lOriente, e Resa till Italien (Viaggio in Italia, 1786) di Carl August Ehrensvrd, che combina lesperienza soggettiva di un preromatico genio nordico in viaggio di formazione con la cultura neoclassica e linteresse per la perfezione eterna dellarte italiana. Siamo pur sempre negli anni delle sensazionali scoperte archeologiche di Pompei, Ercolano e Roma, che

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fanno dire al tedesco Winkelmann che quellarte espressione di nobile semplicit e silenziosa grandezza (edle Einfalt, stille Grsse).

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IL ROMANTICISMO Dopo un secolo in cui la Scandinavia rimasta sotto linflusso culturale francese, lOttocento comincia con un deciso cambio di orizzonti. Il vasto movimento di idee del Romanticismo, che coinvolge larte, la letteratura e la filosofia di tutta Europa, parte dalla Germania. Il Romanticismo si definisce per molti versi in opposizione allIlluminismo. Dove lIlluminismo sottolinea il primato della ragione, il Romanticismo mette in risalto il sentimento e la fantasia. Leccezione, lunicit irripetibile e il genio sono varie espressioni dellopposizione allidea di regola universale e di giusto mezzo. Questo vale tanto per lindividuo quanto per la nazione: il concetto forte di patria e nazione si contrappone al cosmopolitismo e universalismo del Settecento. Da questo punto di vista uno dei maggiori contributi del Romanticismo proprio il senso della specificit della storia nazionale e, pi in generale, il senso della specificit storica che viene dal rifiuto di principi universali. Ogni storia nazionale specifica, cos come lo sono ogni lingua nazionale e ogni letteratura nazionale. E tutto si dispiega come un organismo completo, come da un seme che lidentit/lanima (specifica) di quella nazione. Dove lIlluminismo rappresenta un orizzonte terreno e laico, rivolto allutile, il Romanticismo esprime lanelito allinfinito e allAssoluto e una spiccata disposizione speculativa e filosofica. Ribadendo la centralit del Cristianesimo, il Romanticismo d una valutazione positiva del Medioevo, al contrario degli illuministi, i quali vi vedevano oscurantismo e barbarie. Il medioevo cristiano il punto di partenza delle storie nazionali europee, uniche s ma comunemente fondate nel cristianesimo. Da tutto questo emerge infine anche una diversa concezione della poesia. Dove il classicismo esaltava il momento tecnico e perfino normativo della poesia, per i romantici la poesia di natura: essa , come la natura, un momento che collega allAssoluto, alla nostra origine; poesia che nasce gi perfetta, come un organismo biologico, dallanimo popolare, senza bisogno di regole, poetiche o addirittura autori. Questa naturalit si esprime, su un altro piano, nel genio assoluto, come Shakespeare oppure Omero, che si pongono sopra ogni regola data e sono creatori delle loro stesse regole. I concetti di identit e storia nazionale sono tra laltro fondamentali perch con linizio dellOttocento i paesi nordici, dopo i rivolgimenti geopolitici dellera napoleonica, sono chiamati a una definizione, o ridefinizione, di s in quanto nazioni: Danimarca e Svezia sono rimpicciolite, avendo perso buona parte del loro impero costruito nei secoli. Norvegia e Finlandia si trovano in una nuova situazione di autonomia politica che pone loro il problema oggettivo della definizione del s nazionale; e questa presa di coscienza vale anche per lIslanda, che nella seconda met del XIX sec. compie i primi passi verso lautonomia e lindipendenza dalla Danimarca. Il Romanticismo tedesco una fucina di idee e pratiche poetiche, ed difficile riassumerlo in poche parole. Diciamo che tra i principali momenti di elaborazione c il primo cenacolo di scrittori e filosofi che si forma a Jena nel 1797, attorno alla rivista Athenum dei fratelli Schlegel. Qui troviamo ad esempio gli scrittori Novalis e Tieck e il filosofo idealista Friedrich Schelling, sulla cui filosofia della natura diremo qualcosa tra poco, vista limpronta che lascia nel romanticismo scandinavo, e danese in particolare. Prevale tra questi scrittori romantici un carattere pi speculativo e filosofico, e nella loro poesia centrale lesperienza della nostalgia di infinito e assoluto. Dal 1804 attivo a Heidelberg un altro gruppo di scrittori, che pone invece laccento sugli aspetti storici, sullidea di nazione e sullo studio dellidentit nazionale attraverso la poesia popolare. Tra questi ricordiamo, per limportanza che il loro modello rivestir in Scandinavia, i fratelli Grimm e la loro raccolta di fiabe popolari. Per Schelling larte semplicemente la pi alta forma di conoscenza, superiore anche alla filosofia. E conoscenza non vuol dire per lui dati di fatto ma avvicinamento allAssoluto. Questo avviene perch larte riesce a unire e mediare tra Natura e Uomo, entrambe entit che hanno unessenza trascendente, che provengono dallAssoluto e verso lAssoluto (la loro origine) tendono. Larte unione di oggettivo (la natura) e soggettivo (lo spirito delluomo); larte un modo di plasmare il mondo attraverso lo spirito. Altro motivo per cui la filosofia di Schelling un precedente importante per il Romanticismo scandinavo la sua riflessione sui miti pagani (la

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mitologia classica). Secondo Shelling questa mitologia antropomorfa va vista come annuncio e anticipazione del Dio che si fa uomo in Ges. Dunque la prospettiva cristiana non deve escludere la mitologia pagana, ma comprenderla in s come prefigurazione. Tradotto in termini nordici, questo vuol dire per i romantici cristiani scandinavi potere tornare al fine della definizione del s nazionale ad attingere a piene mani al passato antico nordico e alle suggestioni delle leggende e dei miti germanici. Il tramite diretto tra Romanticismo tedesco e Scandinavia rappresentato dallo studioso di scienze naturali Heinrich Steffens (1773-1845), nato da madre danese e padre tedesco, e residente in Norvegia. Steffens soggiorna a Jena negli anni a cavallo tra XVIII e XIX sec. Conosce tutti i romantici tedeschi, frequenta il loro cenacolo e stringe contatti con Schelling, aderendo alla sua filosofia della natura. Tornato in Danimarca, divulga e trasmette queste sue fondamentali esperienze in una serie di lezioni alluniversit di Copenaghen tra il 1802 e il 1803. Tra gli altri segue queste lezioni il giovane Adam Oehlenschlger (1779-1850), colui che da l a poco diventa il primo grande poeta del romanticismo scandinavo. Egli esordisce infatti nel 1803 con la raccolta Digte (Poesie) che rappresenta uno spartiacque e una rivoluzione formale. Lo scrittore supera nella sua versificazione il classicismo con le sue regole e i suoi canoni; egli , in tal senso, legislatore di se stesso. Questo precedente importante: di fatto gli scrittori romantici scandinavi sono prevalentemente poeti, e come tali propongono versi nuovi, o anche riprendono versi canonici ma in modo libero e non vincolante. Le poesie di Oehlenschlger esprimono inoltre un estro fantastico, un fascino esotico e un sentimento per la natura sconosciuti fino ad allora. Infine il poeta ritorna allantichit nordica e ne scatena il potere evocativo, pur leggendola entro una cornice cristiana. Questo programma messo in pratica in Guldhornene (I corni doro) (fot. 25-27), la poesia-manifesto della raccolta e di tutto il romanticismo scandinavo. Oehlenschlger parte da un contemporaneo evento di cronaca: i famosi corni doro di Gallehus, quelli che hanno incisa la pi antica iscrizione runica nota, vengono rubati al museo di Copenaghen e fusi per rivendere loro. Spariscono, scandalosamente, per sempre (per fortuna erano state fatte riproduzioni dettagliate, il che permise di rifare delle copie perfette, ancora oggi visibili al Nationalmuseet nel centro di Copenaghen). Il poeta esprime certo la sua indignazione; ma va oltre: interpreta questi eventi come emblema di un mondo contemporaneo interessato solo alla nuda materialit, incapace di comprendere che i corni erano un segno che lAssoluto aveva mandato alluomo, affinch egli si elevasse, trovasse in s la scintilla divina, e comprendesse che tutto luniverso, dalla cosa pi piccola alla pi grande, permeato di divino. Polemica contemporanea, suggestione del mondo antico nordico e tensione verso lAssoluto si compenetrano in questa poesia, dove la lingua solenne e aulica della traduzione italiana falsifica il tono pi immediato delloriginale. La poesia si apre con una tipica suggestione notturna, sepolcrale e gotica. Qualcuno alla ricerca spasmodica di un segno, nei pressi di resti che richiamano vecchi codici, pietre runiche, armature guerriere. La passata grandezza del Nord non solo un fatto storico, ma anche evocazione di quella primordiale unit di terreno e divino, dellet delloro in cui il cielo era sulla terra, cio luomo si trovava in una situazione edenica, non ancora scisso dalla sua origine divina. Gli dei si radunano e deliberano per mandare un segno agli uomini che ricercano: c una chiara evocazione dellolimpo germanico e degli dei-guerrieri della Valhalla. Questi segni dellet delloro, cos viene deliberato, verranno palesati agli uomini due volte; gli dei vi hanno incisi segni sacri. Il primo corno sar trovato da una giovinetta (nel 1639), e il secondo da un contadino un secolo pi tardi (nel 1734). Il problema che la massa, i molti, non cercano lAssoluto ma la vile materia, loro in quanto ricchezza e non in quanto segno divino. Quel segno dice invece il poeta per i pochi che sanno intendere, non asserviti alla materia, capaci di elevare la propria anima al cielo, di percepire lassoluto nella Natura, nelle sue manifestazioni piccole e grandi. la filosofia di Schelling tradotta in poesia. Infine il poeta-vate fa una profezia funesta: quei segni spariranno (in realt si tratta di un commento a fatti gi avvenuti). La poesia si chiude significativamente con limmagine del sangue di Cristo (il sacrificio del Dio che si fa uomo, e che gli uomini non comprendono) che riempie,

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come coppe del sacro Graal, i due corni: la suggestione dellantichit nordica viene compresa e consacrata da una visione cristiana (cfr. a proposito le idee di Schelling sul mito pagano). Oehlenschlger uno scrittore prolifico. Oltre alla poesie scrivi drammi lirici e fiabeschi, che rappresentano una tappa importante, tipicamente romantica, per levoluzione del teatro scandinavo dopo la fondazione con lilluminista Holberg. Nello spirito della romantica Universalpoesie (f.lli Schlegel), che vuole fondere tutti i generi (ossia dissolvere le canoniche pareti divisorie imposte ai generi dalla tradizione classicista), queste opere uniscono il testo drammatico, la fiaba, la poesia e la musica. Qui Oehlenschlger pu dispiegare il suo estro esotico. Il suo pi famoso dramma fiabesco Aladdin (1805), tratto dalla materia orientale delle Mille e una notte. Aladino un eroe baciato dalla fortuna, genio naturale e sensuale che raggiunge la felicit terrena, ma che alla fine impara anche a mediare tra la sua individualit e le regole della vita comune. Tutta lopera di Oehlenschlger, che diventa il poeta ufficiale della Danimarca della Guldalder, let delloro della prima met dellOttocento, unisce la vena lirica e fantastica a un solido ottimismo borghese. Tra le sue numerose opere di ispirazione antico-nordica ricordiamo il dramma Helge (1814), sul guerriero cui sono dedicati tre carmi dellEdda. Altro importante scrittore del Romanticismo danese, e uno dei padri fondatori della moderna Danimarca, il pastore e riformatore ecclesiastico N. F. S. Grundtvig (1783-1872). Animato da una profonda religiosit, egli cerca di dare al suo paese delle risposte forti in unepoca di rapidi mutamenti e modernizzazione. La sua una religiosit che contiene elementi legati al pietismo, ma che anche progressista, comunitaria e aperta, capace di guardare avanti e di interpretare il bisogno di emancipazione spirituale e materiale delle classi meno abbienti alla luce del vangelo cristiano. Le tre parole dordine di Grundtvig sono Dio, patria e popolo. Affascinato dalle testimonianze della cultura e della letteratura germanica antica, Grundtvig si propone di portarle al popolo con intento divulgativo e pedagogico. In una serie di opere a met tra il saggio critico e la poesia (1808-1811) reinterpreta in chiave cristiana lantica mitologia germanica. Dal 1818 al 1823 traduce inoltre in un danese moderno, colloquiale e accessibile al popolo i monumenti delle letterature germaniche antiche: Gesta Danorum di Saxo Grammaticus, opere di Snorri dal norreno e il Beowolf dallantico anglosassone. Grundtvig crede nella capacit del popolo danese di diventare soggetto, acquisire dignit ed elevarsi attraverso la formazione e la cultura una cultura che comprenda la conoscenza del Verbo, ma non solo. Grundtvig fa partire un movimento di risveglio religioso in cui c la forte idea dellapostolato cristiano, e della capacit pedagogica di trasmettere parole vive. Mancano al risveglio di Grundtvig la cupezza del pietismo e la sua astrazione dal mondo. invece un cristianesimo impegnato nel reale, progressista e propositivo. Il mondo non peccato per i grundtvighiani. Grundtvig anche un importante autore di salmi, raccolti tra il 1837 e il 1841 in Sang-Vrk. Anche questi inni hanno un tono immediato, corale e popolare. I due brevi testi (fot. 28) esemplificano questi tratti: le immagini della passione e risurrezione di Cristo sono semplici e comprensibili a tutti. Negli anni Quaranta Grundtvig d vita al progetto delle folkehjskoler, le universit popolari che sono in realt scuole per adulti. Lidea originaria quella di collocare nelle campagne delle istituzioni formative permanenti, dove i contadini potessero emanciparsi e acquisire rispetto di s attraverso la cultura, la conoscenza e le competenze pratiche. C anche un forte accento sul patrimonio nazionale e sulla danesit. In questo senso il cristianesimo di Grundtvig si apre alle istanze progressiste dellet liberal-democratica (istruzione pubblica per tutti). Questa istituzione si poi diffusa in tutti i paesi scandinavi. Nella seconda met dellOttocento il movimento grundtvighiano (i seguaci si chiamavano tra loro venner, amici) si lega naturalmente, sul piano politico, alle battaglie dei contadini e della Venstre. Il movimento romantico svedese si forma qualche anno pi tardi, attorno al 1810, e i suoi centri maggiori sono Uppsala e Stoccolma. Sullo sfondo della perdita della Finlandia e del nuovo ordine costituzionale (1809), anche il Romanticismo svedese mette al centro il problema patriottico

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e della definizione della propria identit nazionale; esalta lantica eredit vichinga e si rivolge alle testimonianze della letteratura popolare (ballate e fiabe), di cui comincia la raccolta sistematica (cos come avviene in Danimarca). Una parte del Romanticismo, ma non tutto, si pone in netta opposizione allet gustaviana, allAccademia Svedese che ne lerede, e in generale ai valori dellIlluminismo. Riviste militanti e societ letterarie veicolano le nuove idee. A Uppsala, dal 1810 al 1813, opera la rivista Phosphorus, promossa dal poeta e professore di estetica P. D. A. Atterbom (1790-1855). Dal 1811 sono attive invece a Stoccolma la Gtiska Frbundet (Societ gotica) e la sua rivista Iduna, con al centro lo scrittore Erik G. Geijer (1783-1847). Gli altri due importanti autori sono Esaias Tegnr (1782-1846), professore di greco e di estetica alluniversit di Lund, vescovo, personaggio in vista e vero poeta nazionale svedese della prima met dellOttocento; e infine Erik J. Stagnelius (1793-1823), il personaggio pi umbratile e in disparte, sconosciuto in vita, ma oggi considerato il pi vivo e attuale tra i romantici svedesi. Tegnr cerca di conciliare Romanticismo e Classicismo, anelito allAssoluto e chiarezza del pensiero, compostezza formale. Egli giudica positivamente leredit culturale dellet gustaviana, che per lui rappresenta unirripetibile et delloro. La posizione ufficiale gli d fama in vita; diventa vate nazionale e la sua poesia assume spesso unintonazione morale e civile, di chi coscienza e maestro della nazione. Il lungo poema Svea (scritto in due versioni: 1811 e 1818, prima e dopo la conquista della Norvegia) tocca il punto dolente del sentimento patriottico: la perdita della Finlandia. Il poeta esalta nostalgicamente (e con non poca retorica) leroico spirito vichingo smarrito dagli svedesi di oggi, e incita (nella prima versione) al riscatto militare e a una pronta riconquista della Finlandia. La solennit oratoria si esprime tra laltro attraverso versi canonici come gli alessandrini, anche se il contenuto evoca la materia antico-nordica. Pi interessante la riflessione estetica e morale che lo scrittore svolge, con dizione pacata, chiara e composta, in Det eviga (Leterno, 1810) (fot. 32). Lo sfondo che implicitamente si percepisce lepoca turbolenta delle guerre napoleoniche, e il destino di ascesa e caduta di Napoleone stesso. Alla precariet e transitoriet delle vicende umane e storiche il poeta contrappone tre valori eterni: il vero, il giusto e il bello. una ricerca romantica dellAssoluto, una tensione verso una dimensione di permanenza, contrapposta alla mutevolezza delle sorti umane. Eterno vuol dire, in italiano come in svedese, 1) che si colloca oltre la prospettiva terrena, 2) che permane nel tempo. Il vero, il giusto e il bello sono eterni sia perch rimandano a una dimensione trascendente, sia perch non muoiono mai sulla terra, continuano in fondo ad agire nelluomo, anche se la storia pu dichiararli perdenti. Al singolo spetta il compito di serbare i valori dentro di s, anche opponendosi al corso della storia, perch quei valori rimandano a un principio assoluto; ma egli deve anche cercare di concretizzare quei valori nella storia. Allarte viene romanticamente attribuito un valore conoscitivo primario; e il bello non precario, bens permane; e pi invecchia pi capace di rinnovare il suo volto ai nostri occhi. Flyttfglarna (Gli uccelli migratori, ca. 1812) (fot. 33) una poesia tipicamente romantica per la sua evocazione del mondo nordico, attraverso il volo degli uccelli che migrano dallEgitto alla calotta polare. Appare, con echi delle ballate, una natura animata di esseri soprannaturali, un luogo magico e incantato. Romantico il volo stesso, lelevazione dalla terra, ma romantica anche la perenne condizione di nostalgia e mancanza (sv. lngtan) che muove gli uccelli da sud a nord e viceversa. Tegnr ottiene un grande successo con il poema Frithiofs saga (1820-25), che riprende e rielabora una saga islandese del tempo antico i cui fatti si svolgono in Norvegia. Questopera diventa una delle letture favorite dellOttocento e una sorta di nuovo epos nazionale per gli svedesi e anche per i norvegesi. Nel racconto riproposto da Tegnr la conciliazione cristiana prevale sulla vendetta; le atmosfere antico-nordiche si incontrano con letica cristiana e gli ideali classici. Dietro la facciata dellimmagine ufficiale, Tegnr vive un lato pi cupo e malinconico che emerge in alcune poesie pi tarde, come Mjltsjukan (Malinconia, ca. 1830), e anche nel vasto epistolario, il quale rappresenta per altro uno dei pi importanti della letteratura svedese per la riflessione estetica e morale che lo scrittore svolge con i suoi interlocutori.

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Anche Geijer e la sua Societ gotica insistono sui temi patriottici e sulla rievocazione degli eroici tempi antichi in chiave di costruzione dellidentit nazionale. Geijer scrive due famose poesie speculari, Vikingen e Odalbonden (Il vichingo e Il libero contadino), per interpretare le due facce complementari dello spirito antico nordico (ricordiamo le saghe islandesi: gli eroi vichinghi padroni del mare erano, a casa loro in Islanda, pacifici contadini). Nelle due poesie di Geijer i rispettivi personaggi parlano in prima persona e si raccontano, illustrando, da un lato, lo spirito dazione e la sete davventure, viaggi e imprese e, dallaltro, la vita radicata a contatto con i ritmi della terra. Geijer anche uno studioso di letteratura popolare. Tra il 1814 e il 1816 raccoglie e pubblica, assieme a un altro scrittore, Afzelius, i canti popolari svedesi. Ispirato da questo genere, compone lui stesso imitazioni di ballate, la pi nota delle quali Den lilla kolargossen (Il piccolo carbonaio, 1814) (fot. 33-34). Ritroviamo qui alcuni elementi tipici gi analizzati in Elverskud (fot. 13). Il bosco da attraversare, luogo magico e fatale abitato dai troll; lattraversamento come prova e momento di passaggio (un ragazzino deve raggiungere il padre che lavora nel bosco); la stilizzazione del linguaggio; i ritornelli e le ripetizioni che scandiscono il narrato. Nellultima strofa parla il padre, che indica nella salda fede in Dio lantidoto contro ogni sortilegio e smarrimento. Geijer anche il maggiore storico di questa fase culturale, e pubblica tra il 1832 e il 1836 Svenska folkets historia (Storia del popolo svedese), unopera tipicamente romantica per la sua ideologia patriottica, tesa a individuare una serie di caratteristiche morali e caratteriali che costituiscono lidentit svedese, e a delineare lo sviluppo organico e continuo di tale identit nel corso della storia Gli scrittori romantici svedesi sono prevalentemente conservatori dal punto di vista politico. Geijer lo fino al 1838, anno in cui cambia fronte e appoggia le richieste di riforme dei liberali e dei democratici. Rompe con gli alleati di un tempo (Atterbom) e si impegna come giornalista e politico per labolizione dei quattro stati nel Riksdag, lallargamento del suffragio, le riforme sociali e la lotta alla povert e alle ingiustizie. una svolta indicativa del mutamento di orizzonti attorno agli anni Trenta e Quaranta, in cui ci si apre agli ideali di riforma e, in letteratura, ci si avvicina al realismo e a un nuovo interesse per le questioni sociali. Atterbom, animatore del cenacolo di Phosphorus a Uppsala (motivo per cui quella corrente romantica viene detta dei fosforisti, mentre i seguaci della Societ gotica di Geijer a Stoccolma sono detti goticisti), il pi polemicamente anti-illuminista e anti-classicista, avversario dellAccademia Svedese, il pi vicino allIdealismo e al Romanticismo tedeschi. Conservatore in politica, egli riveste similmente a Tegnr una posizione ufficiale e di spicco in quanto professore di estetica e filosofia. anche lui principalmente poeta. Compone nel corso degli anni (1812-37) una serie di quaranta componimenti chiamati Blommorna (I fiori), ognuno dei quali dedicati a un fiore una specie di programma linneano in poesia. La sua opera centrale il dramma fiabesco in versi Lycksalighetens (Lisola della felicit, 1824-27), che riprende la romantica fusione di dramma, fiaba e lirica gi inaugurata in Danimarca da Oehlenschlger. Nel Romanticismo tedesco (ad esempio nellopera di Novalis) assumono un nuovo significato anche i termini di fiaba e fiabesco, a indicare una disposizione al sogno e alla visione oltre i criteri realistici e di verosimiglianza, una liberazione dellimmaginazione oltre la gabbia della razionalit, al fine di cogliere o almeno intuire lessenza che oltre. Questo tipo di concezione ripresa da Atterbom nel suo poema, che ricco di fantasia, esotismo, divagazioni filosofiche e innovazioni formali. Su questo immaginario romantico si sviluppa il tenue filo narrativo: re Astolfo vive 300 anni di beatitudine sullisola, in compagnia della sua amata Felicia, unesistenza oltre i vincoli del tempo e dello spazio, fuori dal mondo. Il problema si pone quando Astolfo deve rientrare nel tempo, nella disprezzata, misera contemporaneit liberal-democratica: una repubblica costituzionale! Notiamo la connotazione negativa di realt, rispetto cui lisola-poesia rifugio. Questa polarizzazione tra fiabesco e reale espressa in nuce anche nella poesia Den nye Blondel (Il nuovo Blondel) (fot. 34-35). Blondel un poeta francese del XII sec., un trovatore della poesia cortese, e il riferimento spiegato dal tipo di fantasie ingenue che il poeta nutre da bambino in questa

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rievocazione autobiografica. Il poeta dichiara il primato della fantasia nella sua vita, dai tempi dellinfanzia. Il suo fiabesco fatto di nani, troll, fate, giganti, bosco, castelli, amor cortese, viaggio in Oriente (crociata in Terra Santa?): un insieme stereotipato di immagini romantiche, che serve certamente a interpretare lo stupore ingenuo del bambino con una spiccata disposizione fantastica. La penultima strofa rende pi problematica la rievocazione fiabesca; lio lirico si chiede che relazione abbia tutto questo con il presente. La fuga nella fantasia pu lasciare a mani vuote. Ma lultima strofa ribadisce la scelta del poeta, il suo legame prioritario con la fedele fantasia. Atterbom va anche ricordato come lautore della prima storia della letteratura svedese, Svenska siare och skalder (Profeti e poeti svedesi, 4 voll. 1841-55), e per la descrizione del suo viaggio in Europa Minnen frn Tyskland och Italien (Ricordi dalla Germania e dallItalia), risalente al 1817-19 ma pubblicato postumo nel 1859. Su Stagnelius, oggi considerato giustamente il pi grande poeta romantico svedese, si hanno pochi dati biografici certi. A differenza degli altri tre esponenti, egli rimane sconosciuto in vita e conduce unanonima e appartata esistenza come impiegato a Stoccolma. La sua breve vita (muore a 30 anni) segnata dalla malattia e dallabuso di alcol (e forse doppio). Pubblica in vita poche opere alcuni drammi in versi e una raccolta di poesie che non destano particolare attenzione. La scoperta sensazionale della ricchezza della sua poesia si ha dopo la sua morte, quando vengono pubblicati gli scritti completi (Samlade skrifter, 1824-26). La poesia di Stagnelius ricca di simboli, miti, rappresentazioni religiose e filosofiche. una poesia complessa, densa e dotta, ricca di reminiscenze classiche. Stagnelius conosce bene il latino e traduce anche alcuni poeti classici. C inoltre in lui una forte componente teologica e platonica. La realt fisica si scissa dal principio divino, e il poeta mosso da un anelito struggente a superare il mondo, a svincolare lanima dalla materia e dalla prigione della carne per permetterle di ricongiungersi a Dio. Eppure vi , parallelamente, una componente sensuale ed erotica che invece mette al centro il corpo e la fisicit. Nonostante la sua complessit e anche contraddittoriet, la poesia di Stagnelius colpisce per la sua autenticit e immediatezza esistenziale. Il suo romanticismo struggente tutto vissuto. E proprio la sua scissione e il suo spleen rappresentano gli aspetti di maggiore modernit. Tra le molte poesie famose, diverse (ben quattordici) sono dedicate a una donna amata (vera o immaginata) di nome Amanda. Amanda (fot. 35) rappresenta un compenetrarsi di esperienza sensibile e di tensione trascendente. Amanda nel mondo, nella sua bellezza; tutto nella natura suscita il desiderio di lei. Eppure Amanda anche un tramite, una donna angelicata, un essere superiore e celeste che al poeta pare irraggiungibile. Il poeta sottolinea la sua mancanza e la sua nostalgia: i fiumi si gettano nel mare; le anime si ricongiungono con Dio solo io sono separato per sempre dalla meta del mio anelito (una meta immanente e fisica? Trascendente e spirituale? Entrambe le cose?). Lanimo notturno, solitario e disperato di Stagnelius espresso da Till natten (fot. 36), uninvocazione alla notte. La notte la liberatoria negazione del giorno, che infligge al poeta solo ferite e sofferenza. Nella notte si dissolvono i confini netti e chiari delle cose, gli spigoli duri della realt. Eppure non sempre stato cos. Laurora era un tempo fonte di gioia e di speranza. Nel suo struggimento senza veli, il poeta vede nella notte un augurio e una prefigurazione della notte eterna, la morte che finalmente lo liberi. Il Romanticismo norvegese si sviluppa qualche anno pi tardi rispetto a quanto avviene negli altri due paesi. La premessa per potere cominciare a ragionare su unidentit nazionale autonoma come sappiamo la costituzione di Eidsvoll del 1814. La Norvegia esiste ora sulla carta, ma di fatto tutta da costruire. Le piccole lites culturali norvegesi si trovano di fronte un compito non facile: creare una cultura, una letteratura e perfino una lingua veramente nazionali, dopo oltre quattro secoli di dominazione danese. Il loro problema centrale pu essere formulato in questi termini: ogni identit nazionale forte ha bisogno di una tradizione e di una continuit cui rifarsi (lorganismo romantico). Dove trovare questo filo se si prescinde dallelemento danese? E si pu prescindere dallelemento danese?

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Finalmente Christiania ha, dal 1813, una propria universit. Ma si tratta di costruire ogni cosa dalle fondamenta. Il Romanticismo in Norvegia d perci i suoi primi frutti pi tardi, tra gli anni Trenta e Cinquanta. Questo vuole anche dire che in Norvegia il Romanticismo tende pi facilmente a incontrarsi con le istanze liberali e democratiche e con linteresse per le questioni sociali, che caratterizzano il passaggio dal Romanticismo al Realismo di met Ottocento. Tutti i romantici norvegesi sono, in quanto fedeli alla costituzione di Eidsvoll e allo Storting, politicamente liberali e democratici. Attorno al 1830 comincia la polemica culturale e letteraria che oppone i primi due scrittori di spicco della Norvegia moderna. Al di l della polarizzazione e degli scontri, questo implica un momento di crescita; un dibattito interno e nazionale possibile. Henrik Wergeland (1808-45) e Johan Welhaven (1807-73) sono entrambi liberali e patriottici. Del Romanticismo condividono i presupposti culturali, ma hanno temperamenti diversi, modi diversi di interpretare il ruolo dello scrittore, e infine diverse opinioni riguardo alla questione dellidentit nazionale. Secondo Wergeland bisogna rompere radicalmente con la passata eredit culturale danese se si vuole creare unidentit autenticamente norvegese. Secondo Welhaven, invece, la tradizione danese continua a essere importante per i norvegesi; un filo che non si pu recidere, anche perch quello che collegherebbe la Norvegia alla cultura europea. In poesia Wergeland assomiglia pi al tipo del genio romantico. un maggiore talento poetico, ha pi coraggio nelle innovazioni formali: il genio crea le sue regole e la sua creativit non pu essere ingabbiata da norme e tradizioni. Welhaven preferisce esprimere i suoi temi romantici (la nostalgia, lo sguardo sulla natura, il valore dellarte, lappartenenza nazionale) attraverso forme pi classiche, armoniose e composte, e anche facendo affidamento sulla ragione e la chiarezza di pensiero. I due fronti di questo dibattito, tanto estetico-letterario quanto sociale-culturale, assumono i nomi di norskhetspartiet o patrioterne (il partito della norvegesit o i patrioti) da un lato, e intelligenspartiet o danomanerne (il partito dellintellighenzia o filodanesi) dallaltro. In vita Welhaven a raccogliere il maggiore consenso. Nel suo ciclo di sonetti Norges Dmring (Lalba della Norvegia, 1834) egli attacca satiricamente, attraverso una forma poetica tipicamente classica e compiuta, il provincialismo, larretratezza e la chiusura di certo patriottismo norvegese. Ma nel corso dellOttocento sar poi Wergeland, pi osteggiato in vita, a rappresentare in Norvegia il modello del moderno nasjonalskald, il poeta nazionale: cio lo scrittore impegnato nella vita pubblica, poeta ma anche giornalista, oratore e politico, sostenitore della patria, dei valori norvegesi e della libert, della democrazia e della giustizia sociale. evidente che Wergeland lontano dallatteggiamento di fuga dalla realt che pure abbiamo trovato in altri scrittori romantici. Eppure anche nellopera poetica di Wergeland troviamo un tratto religioso e mistico, la tensione verso lAssoluto. La sua opera pi imponente il lunghissimo poema del 1830 Skabelsen, Mennesket og Messias (La creazione, luomo e il Messia), in cui, fondendo platonismo e racconto biblico, si narra della storia delluomo dalle sue origini (la caduta nel mondo, la scissione dal principio divino) fino alla venuta di Cristo. Unaltra sua opera da ricordare la raccolta di prose e poesie Jan van Huysums Blomsterstykke (Il vaso di fiori di Jan van Huysum, 1840), dedicate alla riflessione sullarte e sulla poesia. Le due poesie incluse nella selezione antologica (fot. 36-37) rivelano la sensibilit romantica di entrambi questi autori, la loro effettiva vicinanza al di l delle contrapposizioni. Si tratta di poesie lontane dalle polemiche, dove prevale un tono intimo e riflessivo. Til min Gyldenlak (Alla mia viola) di Wergeland scritta durante la sua malattia, poco prima della prematura morte. Il confronto con la morte, il commiato dalla terra, la caducit del corpo e la vita eterna dellanima sono temi grandi, svolti qui con estrema semplicit, in tono quasi dimesso. Il poeta sa di dovere lasciare la vita sulla terra, ma abbandona con nostalgia e a malincuore la sua bellezza, tradizionalmente rappresentata dai fiori; le porge un ultimo omaggio. In En Vaarnat (Una notte di primavera) di Welhaven troviamo il poeta che rivolge la sua attenzione alla natura di casa che lo circonda. Latmosfera notturna lo dispone alla percezione del fluire delle cose (il fiume, le nuvole ma anche la vita). Egli si apre al ricordo, la vita gli scorre davanti, sente Lngsel, nostalgia. un romantico

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incontro tra soggettivo e oggettivo, tra spirito e natura. Il paesaggio reale delle valli e dei fiordi si carica del vissuto del poeta e diventa un paesaggio dellanima. Le opere di Wergeland e Welhaven si inseriscono in un vasto, fondamentale movimento di risveglio nazionale. Se la lunga parentesi danese rappresenta un filo spezzato, si cerca di ricongiungersi in altro modo alla propria storia e alla propria identit. Ci si pu ricollegare al grande passato medievale del regno norvegese; e allora si ritraducono in lingua moderna (ancora il danese!) le saghe dei re di Snorri nello Heimskringla (1838/39). Un altro modo cercare di trovare il filo pi sotterraneo della norvegesit nella cultura orale e popolare, che dopotutto era sopravvissuta ininterrottamente anche durante i secoli danesi. In questo senso assumono rilievo centrale per la Norvegia lelaborazione romantica del concetto di poesia popolare (Herder, fratelli Grimm) e lo studio e la raccolta dei generi anonimi, come le fiabe e i canti popolari. Qui, nel popolo, va cercato il seme della norvegesit, come al di sotto della cultura libresca e amministrativa che invece sempre stata danese. La pi importante raccolta scandinava di fiabe popolari, quella che pi ripercorre il progetto dei fratelli Grimm con Kinder- und Hausmrchen (Fiabe per bambini e domestiche, 1812-22), Norske Folkeeventyr (Fiabe popolari norvegesi, 1841-44), di Peter Christen Asbjrnsen (1812-85) e Jrgen Moe (1813-82). Asbjrnsen e Moe raccolgono materiale popolare orale di tutta la Norvegia, lo trascrivono, lo elaborano letterariamente e lo pubblicano. Essi danno cos dignit letteraria a una forma semplice e popolare, che rivela, secondo la visione romantica, il carattere nazionale pi autentico e profondo. In questo processo di trasposizione i due etnografi e scrittori non possono eludere il problema linguistico, poich i narratori popolari che forniscono loro il materiale parlano in dialetto norvegese (ognuno nel suo) e non certo in danese. Trasporre in lingua letteraria, per quanto semplice e popolare, vuol per pur sempre dire tornare al danese, anche se Asbjrnsen e Moe cercano di adattarlo alla parlata norvegese, inserendo anche parole ed espressioni locali. evidente che la contraddizione, per la visione romantica, rimane: come si pu rivendicare lautenticit norvegese di un patrimonio di racconti, se poi non si ha neanche una lingua propria nella quale scriverli? Prima quindi di analizzare una fiaba di Asbjrnsen e Moe nei suoi interessanti aspetti strutturali e tematici, cerchiamo di capire come si cerca intanto di risolvere, nella Norvegia di met Ottocento, il problema dellidentit linguistica. Il linguista Ivar Aasen comincia nel 1841 a girare la Norvegia. Raccoglie prove cospicue del legame tra i molti dialetti del paese, specialmente quelli occidentali, e lantico norreno, la gloriosa lingua medievale delle saghe ora sopravvissuta solo in Islanda. Nasce cos il suo grandioso progetto: creare ex novo, sulla base dei dialetti norvegesi, una specie di koin, una lingua comune norvegese che li sintetizzi, che possa costituire un comune denominatore, arrivando cos a quella moderna lingua autenticamente norvegese diversa dal danese. Aasen espone i suoi risultati e il suo progetto nel 1853 in Prver af Landsmaalet i Norge (Saggi della lingua del paese in Norvegia). Ha origini qui, da questo problema che la cultura nazionale romantica di met Ottocento pone, il bilinguismo norvegese tuttora esistente. Da una parte la lingua proposta da Aasen prende piede e si sviluppa, chiamandosi landsml (lingua del paese) oppure nynorsk (neonorvegese). Daltra parte il dano-norvegese continua a essere la lingua scritta e parlata dalla grande maggioranza della popolazione, anche se la presenza del dialetto rimane forte nel parlato. Il danonorvegese, detto riksml (lingua del regno, cio dellamministrazione) oppure bokml (lingua libresca), , in quanto lingua scritta, unevoluzione del danese che cerca di distinguersi, anche attraverso una serie di riforme ortografiche nel corso del XIX e XX sec., dalla lingua madre (per quanto riguarda la fonetica, invece, il bokml molto pi vicino allo svedese). Oggi il quadro molto composito. Entrambe le lingue sono ufficialmente riconosciute come lingue nazionali; e le differenze tra loro non sono poi cos grandi. Possiamo dire che il nynorsk usato da circa il 15% della popolazione e il bokml dall85%. Chi parla dialetto pu sentire che il nynorsk si avvicini di pi alla propria identit linguistica, e allora lo adotta nella lingua scritta (sebbene sia difficile che egli parli il nynorsk parler pi facilmente il proprio dialetto). Daltra parte anche il bokml pi progressista tende ad avvicinarsi al nynorsk e ad assumere, anche nello scritto, forme dialettali e

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non danesi. Diciamo che la comunit linguistica norvegese ha un senso molto spiccato della diversit e della tolleranza reciproca. molto difficile perci, nonostante si tratti di cinque milioni scarsi di parlanti, trovare regole uniformi. Per contro i norvegesi sono, tra gli scandinavi, quelli che con pi facilit e apertura mentale si accostano alla comprensione dello svedese e del danese, allenati come sono da sempre al pluralismo linguistico. La percentuale tra le due lingue norvegesi vale indicativamente anche per gli scrittori del tardo Ottocento. In maggioranza essi scrivono in bokml (ad esempio Ibsen e Hamsun). Ma il radicamento del nynorsk non sarebbe stato possibile se alcuni scrittori, come Vinje e Garborg, non lo avessero adottato, rendendolo strumento letterario vivo, duttile e moderno. Lo stesso discorso vale per il Novecento, ed cos ancora oggi. La fiaba di Asbjrnsen e Moe sul ragazzo che and dal vento del nord (fot. 37-38) un esempio delle leggi che governano questa forma semplice di racconto. Essa presenta strutture fondamentali, che paiono essere universali, ricorrenti cio nelle fiabe di tutti i popoli. Il russo Vladimir Propp ha proposto nel suo classico studio Morfologia della fiaba (1928, ed. it. Einaudi) un numero fisso di funzioni (31) e di personaggi (7) che dovrebbero costituire una sorta di grammatica universale della fiaba. Alcune importanti funzioni che ricorrono sempre sono il danneggiamento, che provoca una mancanza, e che innesca una ricerca, fino alla rimozione della mancanza. Tra i personaggi troviamo leroe, lantagonista, il falso antagonista e il donatore del mezzo magico. Sono tutti elementi che ricorrono nel nostro brano. Il vento del nord provoca al ragazzo una mancanza. Costui si rivela per solo un falso antagonista, egli anzi colui che dona i tre mezzi magici (tovaglia, caprone e bastone) che devono aiutare il ragazzo, leroe, a risarcire la sua mancanza. I veri antagonisti sono loste e sua moglie, che al terzo tentativo di truffa vengono colti in fallo, puniti e privati del maltolto. Leroe ha rimosso la sua mancanza e portato felicemente a compimento il suo percorso. Un altro studioso di fiabe, lo svizzero Max Lthi ( La fiaba popolare europea, 1947, ed. it. Mursia), osserva inoltre come le fiabe abbiano sempre uno sviluppo lineare: il viaggio e la ricerca sono sempre esteriori, posti sul piano dellazione; naturale e soprannaturale sono anche loro sullo stesso piano lineare, c tra loro un contatto senza sorpresa. Le fiabe, come altri racconti antichi e forme semplici, hanno spesso dei numeri di antico valore simbolico e magico: 1, 2, 3, 7, 12, 100 Nella fiaba, osserva sempre Lthi, essi diventano una fissa formula compositiva che scandisce lo sviluppo lineare del racconto: qui tre volte il vento disperde la farina; tre volte esso dona un mezzo magico al ragazzo; e tre volte gli osti tentano di soffiarglielo. La linearit dellazione vuole anche dire, osserva infine Lthi, assenza di profondit. Proprio in questo consistono la grandezza e luniversalit della fiaba popolare: la fiaba (un po come la ballata) pu rappresentare tutti i motivi fondamentali dellesistenza umana, proprio perch li svuota di contenuto e li stilizza. Qui abbiamo i motivi del cibo e della fame, della povert e dellopulenza (ovvio riflesso di una millenaria condizione reale delle societ contadine e, in particolare, del problema climatico che le societ contadine nordiche hanno dovuto sempre affrontare); altrove abbiamo lamore e il matrimonio, la perdita e la conquista. Per una fiaba popolare non tanto importante descrivere come e perch leroe si innamori della principessa. Non si tratta tanto di descrivere i suoi sentimenti, essenziale invece che il sentimento sia trasposto sul piano lineare dellazione: che egli voglia raggiungerla e sposarla, affinch tutti possano vivere felici e contenti (rimozione della mancanza damore). I sentimenti e le esperienze reali vengono come svuotati del loro contenuto, e stilizzati in una forma che in questo modo diventa universale. Queste riflessioni sulla struttura ricorrente della fiaba popolare ci servono non solo per capire il testo di Asbjrnsen e Moe, ma anche per preparare il terreno a una riflessione che svolgeremo tra poco a proposito delle fiabe dautore di Hans Christian Andersen: fino a che punto esse traggono spunto dalle fiabe popolari, e in che senso invece esse contraddicono le loro leggi universali che Propp e Lthi hanno messo in luce?

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ANDERSEN, KIERKEGAARD E LA LETTERATURA DI META OTTOCENTO TRA ROMANTICISMO E REALISMO Hans Christian Andersen (1805-75) nasce a Odense, in Danimarca, da una famiglia molto povera. Da giovane fa esperienza della miseria, ma anche dellaffrancamento dalla povert grazie al proprio talento artistico. Adottato e sostenuto negli studi e nei viaggi da famiglie borghesi di Copenaghen, Andersen conosce lascesa sociale e il successo. In realt resta una persona che si porta dentro le ferite del suo passato. insicuro, egocentrico e perfino esasperante; ha bisogno di emergere e di sentirsi accettato. Nei salotti borghesi che frequenta si sente protetto, ma anche ingabbiato. in fondo una persona sola, che trova difficile instaurare relazioni personali e legami affettivi profondi (il clich lo vuole brutto anatroccolo ed eterno scapolo). In tutto questo, lesperienza del viaggio liberatoria per Andersen: una salutare apertura di orizzonti. Ed centrale in particolare lesperienza dellItalia. Pu darsi che Andersen veda soprattutto lItalia da cartolina, cos come a met Ottocento la pu vedere un nordico (uno dei molti) con il mito della solarit mediterranea e della vivacit meridionale. Ma Andersen, disegnatore oltre che narratore, sa anche cogliere con acume i paesaggi, le situazioni e la vita del popolo minuto. Oltre alle fiabe, Andersen scrive molto di s, e tende a rappresentarsi come quello baciato dalla fortuna, la cui vita una fiaba, il poverello diventato famoso, colui che ha saputo elevarsi grazie al suo talento. Questa immagine emerge ad esempio nellautobiografia Mit Livs Eventyr (La fiaba della mia vita, 1855). In realt tale autorappresentazione significativa pi per quello che cela che per quello che dice. importante avere qualche nozione della vita e della personalit di Andersen non perch queste siano di per s pi interessanti della sua opera, ma perch la sua opera, i testi che leggiamo, sono anche una rielaborazione del vissuto personale di Andersen, un modo seppure indiretto e comunque filtrato attraverso una grande arte di scriversi. Andersen si forma nella cultura romantica danese della Guldalder. La sua ambizione da subito quella di vivere come poeta e cimentarsi con i generi letterari maggiori. Debutta nel 1829 e scrive poesia, drammi e descrizioni di viaggio. Negli anni Trenta e Quaranta si afferma soprattutto come prosatore e narratore, con dei romanzi che pure rielaborano le esperienze di viaggio. Il primo viaggio attraverso lEuropa e fino allItalia del 1833/34, e nel 1835 appare il romanzo Improvisatoren (Limprovvisatore). Il secondo viaggio, sempre con lItalia come meta finale, del 1840/41, e nel 1842 esce il romanzo En Digters Bazar (Il bazar di un poeta). Questo passaggio dalla poesia alla prosa, che Andersen sperimenta in prima persona, anche un dato significativo di questa fase storico-letteraria nel suo complesso: verso la met dellOttocento i generi in prosa e il romanzo cominciano ad affermarsi anche in Scandinavia. Il Realismo di met Ottocento si realizza anche attraverso questo avvicinamento alla prosa (e alla prosaicit/quotidianit della vita). tuttavia indubbio che Andersen esprima il suo genio di narratore e il suo estro fantastico nel genere minore delle fiabe. La cosa non rientra nei suoi piani, avviene quasi per gioco e per caso. Scrive in tutta la sua vita, dal 1835 al 1872, 156 fiabe o storie, che sono pubblicate un po per volta in piccole raccolte o anche sui giornali. Si tratta in realt di racconti di diversi tipi, non sempre fiabe, e non sempre fiabe per bambini. Andersen stesso consapevole di questa variet dei suoi racconti brevi. I diversi titoli che le raccolte assumono sono indicativi: Eventyr fortalte for Brn (Fiabe raccontate ai bambini), poi semplicemente Eventyr, poi ancora Eventyr og Historier. La selezione di fiabe proposta nel programma intende proprio dare unidea della variet della fiaba di Andersen. Anche la familiarit con le fiabe comunque un indice delle radici romantiche della cultura di Andersen. Nel precedente capitolo abbiamo incontrato almeno due accezioni di fiaba: la fiaba popolare e anonima, forma semplice di racconto (Grimm, Asbjrnsen e Moe), e il concetto di fiabesco come disposizione del poeta alla visione e al sogno, che lo svincoli dai limiti del razionale e del mondo sensibile, e gli permettano di tendere a un essenza che oltre la parvenza del reale (Novalis, Atterbom). Le fiabe di Andersen sono di un altro tipo ancora. Non sono fiabe popolari, anche se da queste traggono spesso il tema e la struttura compositiva; le fiabe di Andersen

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non sono n anonime n semplici, bens unespressione molto individuale e complessa. Si diceva della forte componente di proiezione autobiografica; e se vero che Andersen una personalit complicata, anche le sue fiabe risulteranno complesse e ambivalenti in questo senso molto diverse dalle fiabe tipicamente lineari, essenziali e univoche della tradizione popolare. Ma non per questo esse si perdono nella vaghezza del sogno e nella visione. Sono sempre tremendamente concrete e nitide, anche quando descrivono sogni e visioni, e hanno daltra parte la capacit di infondere il fiabesco anche negli oggetti pi umili e prosaici della realt. Il tenace soldatino di stagno (fot. 29-30) contiene proprio questo classico numero delle fiabe di Andersen: lumanizzazione fiabesca degli oggetti della realt quotidiana. Analizzando pi da vicino tale aspetto ci rendiamo conto della finezza e complessit dellarte narrativa di Andersen. Il narratore impegnato in un costante gioco ironico e autoironico; da una parte egli umanizza gli oggetti (il soldatino di stagno vive, sente e pensa), infonde il fiabesco nel reale; al tempo stesso ci rivela continuamente che il mondo reale da lui rappresentato attorno al soldatino di stagno (la donna di servizio, il bambino, i monelli di strada) non sono in grado di vedere il fiabesco, poich solo latto del narratore a infondere anima nelloggetto di stagno. Il fiabesco nega ironicamente se stesso: ovvio che un soldatino di stagno non pu parlare ed esprimere sentimenti. Eppure la fiaba si regge su questo: il percorso del soldatino di stagno rimanda alla fiaba popolare: egli vuole sposare la sua principessa, e compie un percorso che alla fine lo riconduce (sta per ricondurlo) a lei. Daltra parte lui non fa proprio niente, non pu muovere un dito, vittima degli eventi, mosso dal caso. E gli eventi si mostrano alla fine arbitrari e assurdi. Un gesto insensato di un bambino fa morire il tenace soldatino di stagno e la sua amata, la ballerina di carta. Nella fiaba popolare, dice Lthi, il fiabesco e il reale sono sullo stesso piano, e il loro contatto avviene senza sorpresa. Qui la tragica ironia che fiabesco e reale non sono affatto comunicanti. C una realt brutale che si scontra con lintenzione fiabesca del narratore. Ancora, Lthi dice che la fiaba popolare svuotata di contenuti psichici ed emotivi, pura azione, priva di dimensione profonda. Nella fiaba di Andersen c al contrario un appello fortissimo allemotivit e ai sentimenti, e una decisa assunzione del punto di vista del soldatino; il soldatino si innamora; egli , nella sua immobilit, tenace e ben ritto sullattenti. Vorrebbe piangere lacrime di stagno, vorrebbe parlare. cos per bambini Il tenace soldatino di stagno? Da un certo punto di vista s: una fiaba fatta apposta per catturare immediatamente la loro attenzione. I bambini hanno una grande esperienza di gioco simbolico, di umanizzazione di oggetti inanimati, che essi caricano del loro vissuto interiore, imparando cos ad esprimersi. Ma il percorso lineare della tipica fiaba popolare sarebbe poi pi facilmente comprensibile e gratificante per il bambino, che vuole vedere risolta la mancanza da cui la fiaba parte. Qui c invece un percorso tragico, di morte, di assurdit e crudelt della vita; lesperienza dellessere in balia di qualcosa che pi forte di noi, e non si cura affatto delle nostre speranze e aspettative per quanto noi ci sforziamo di essere tenaci. In questo senso le fiabe di Andersen rivelano unesperienza complessa, che forse solo gli adulti sono capaci di razionalizzare e, cos, reggere. Andersen credente e fiducioso nella provvidenza divina. E in alcune fiabe ci che salva i protagonisti dalla tragedia lascesa al cielo e labbraccio con Dio. In fiabe come La sirenetta, Le scarpette rosse e La bambina dei fiammiferi possiamo riflettere sulla collisione tra un desiderio terreno (lamore, la bellezza, lo sfamarsi) e il desiderio di Dio. A volte si ha la sensazione che lascesa al cielo sia una compensazione di una realt troppo crudele. E che Andersen tenda a reprimere la sessualit sublimandola nellabbraccio con Dio. Ma la potenza ribelle delleros si manifesta comunque ( una possibile chiave di lettura per Le scarpette rosse). La sirenetta vive nellacqua e anela al mondo degli uomini: sia perch si innamorata del principe e lo vuole sposare, sia perch sa che solo sposando un umano le sirene possono acquisire unanima immortale e salire in cielo. Anche lei una creatura romantica sempre mossa da Lngsel, nostalgia; sottacqua vuole essere sulla terra, e sulla terra ha nostalgia delle sue sorelle e della sua famiglia. Raggiunge infine lanima immortale, ma a prezzo di quali sofferenze? E il principe ha sposato laltra.

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La personificazione di animali e oggetti , come detto, un pezzo forte delle fiabe di Andersen: Il tenace soldatino di stagno, Lago del rammendo, Il vecchio lampione , e ovviamente Il brutto anatroccolo. Ne Il brutto anatroccolo possiamo leggere laspetto autobiografico: la vera natura del cigno, prima misconosciuta e infine vittoriosa, sarebbe una figura traslata del talento del poeta. Eppure tutta la fiaba, nonostante il suo happy end, costellata di prove dure e solitudine. In questa fiaba ricorre tra laltro una contrapposizione simbolica tra animali che spesso troviamo in Andersen: da una parte ci sono gli uccelli saggi e simpatici, quelli che migrano e sanno volare alto, conoscono il mondo e sanno vederlo in prospettiva; dallaltra parte ci sono gli ottusi animali dellaia, sempre chiusi nel loro recinto, stolti e pettegoli. Uno dei racconti pi singolari e sconcertanti di Andersen (inserito apposta tra le letture) Lombra, che difficilmente riusciamo a definire una fiaba. il racconto di un uomo che dal Nord si stabilisce in una citt meridionale, dove una sera avviene che la sua ombra si stacca da lui e assume una personalit propria. un racconto dallesito paradossale: lombra diventata forte e importante, mentre luomo senza ombra si come spento e ingrigito. Alla fine lombra (cui effettivamente manca unombra per essere uomo vero) chiede al suo ex padrone di diventare la sua ombra In psicanalisi si parla di doppio a indicare la parte di noi pi oscura e incontrollabile, che prende forma. Ma non detto che si debba interpretare cos lombra. Rimane un racconto misterioso e di difficile interpretazione. Altre volte, specialmente nelle fiabe dei primi anni, Andersen riprende temi e modi della fiaba popolare. Ne Lacciarino e Il piccolo Claus e il grande Claus troviamo i tre episodi che scandiscono il racconto, la presenza dei mezzi magici, il percorso portato felicemente a conclusione dalleroe, anche se Andersen li capovolge poi con uno humour beffardo, bizzarro e sovversivo (basta vedere come il soldato ringrazia la donatrice del mezzo magico, lacciarino). Fortunatamente non c solo tragedia nelle fiabe di Andersen, ma anche ironia, scherzo e humour. Un classico esempio La principessa sul pisello, una vera principessa perch riesce a dormire male e a sentire il fastidioso pisello sotto la schiena anche se tra schiena e pisello c una colonna di venti materassi pi venti piumini. E soprattutto I vestiti nuovi dellimperatore, storia di due burloni che vanno alla corte del re, promettendo di tessere un vestito di un filo magico, per cui lindumento risulta invisibile agli stupidi e agli scansafatiche. Nessuno a corte, n i funzionari n il re, osano confessare di non vedere niente. E dunque la finzione va avanti come se niente fosse. I duo burloni tessono il nulla, e il re finisce per andare in processione nudo. Anche il popolo finge. Finch la voce del bambino innocente, che esclama il re nudo!, non smaschera lipocrisia del potere e la sua pompa magna. Nella Danimarca di met Ottocento si colloca lopera di un altro scrittore di statura mondiale, il filosofo Sren Kierkegaard (1813-55). In Kierkegaard filosofia, teologia e letteratura si implicano a vicenda. La sua riflessione sullesistenza rimanda a un imprescindibile rapporto tra uomo e Dio; e come filosofo Kierkegaard un fine letterato, capace di usare le figure del linguaggio, le strutture narrative e il patrimonio della letteratura universale (soprattutto i classici greci e latini, Shakespeare, Goethe e i romantici tedeschi) come strumenti del suo percorso di conoscenza. Anche in questo caso alcuni essenziali dati biografici ci aiutano a capire lorigine personale di certi temi sviluppati dallautore. Kierkegaard nasce e vive tutta la vita nella capitale Copenaghen. Ha una relazione molto forte, ma anche sofferta con il padre, un ricco commerciante proveniente dallo Jylland e animato da una severa fede cristiana. Giovane scrittore e pensatore di talento, Sren si fidanza con la borghese Regine Olsen, che ama. Regine e la sua famiglia amano lui. Ma dopo un anno (siamo tra il 1840 e il 1841) egli decide unilateralmente di rompere il fidanzamento. Convinto di essere diverso dagli altri, e di dovere destinare la sua vita alla missione cristiana, Kierkegaard si considera morto a questa vita: rinuncia sia al matrimonio sia alla possibilit del lavoro come pastore. E avendo ereditato dal padre una cospicua somma, dedica la sua vita alla scrittura. Non sorprende cos che alcuni concetti-chiave attorno cui ruota la filosofia dellesistenza di Kierkegaard siano lirriducibile individualit del Singolo ( hin Enkelte) e la scelta di vita che egli

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chiamato a compiere. E il problema della sua personale scelta sempre sullo sfondo dei pensieri di Kierkegaard, con un continuo, sofferto interrogarsi tra: ma avr fatto bene a morire a questa vita? e s, Dio ha voluto per me unaltra missione. Per Kierkegaard la filosofia non si pone come conoscenza oggettiva che possa prescindere dal soggetto, dalla singola irripetibile esistenza. La riflessione sullesistenza deve partire dalla propria. Kierkegaard un personaggio solitario che vive in polemica con il suo mondo. Critica la filosofia di Hegel e degli hegeliani per la loro idea di conoscenza oggettiva, fondata su un sistema di pensiero che ordina logicamente tutto luniverso. Se lo spirito assoluto regola il corso della storia e la vita delluomo, il Singolo dove va a finire? Unaltra dura polemica che impegna Kierkegaard contro il cristianesimo di facciata e di consuetudine, cui contrappone una concezione intransigente (al limite del disumano) della pratica cristiana. Infine Kierkegaard attacca le idee liberaldemocratiche del suo tempo, i nuovi giornali che le veicolano e lopinione pubblica che su di essi si forma. Lindividualista Kierkegaard vede solo una deplorevole massificazione, una legge della maggioranza che soffoca il Singolo. Per questa sua posizione egli viene bersagliato dalla satira dei giornali di Copenaghen, un fatto che lo ferisce profondamente e rafforza il suo giudizio negativo. La sua opera vasta, e si colloca tra il 1841 (anno della sua tesi di laurea sul concetto di ironia in Socrate) e il 1855. Alcuni tra i suoi maggiori scritti sono Enten-Eller (Aut aut, 1843), Frygt og Bven (Timore e tremore, 1843), Begrepet Angest (Il concetto di angoscia, 1844) e Stadier paa Livets Vej (Stadi sulla strada della vita, 1845). La vita delluomo caratterizzata secondo Kierkegaard da tre stadi, tre possibilit di esistenza: la vita estetica, la vita etica e la vita religiosa. La vita apre tante possibilit, e dunque anche la necessit di scegliere. La scelta come un salto nel vuoto che genera angoscia. Nessuno pu scegliere per noi. Ma la vita scelta, impegno e progetto. Luomo estetico colui che non sceglie, che resta disperso nel mare infinito delle possibilit, che preferisce non definirsi e non assumere responsabilit. Scegliere vuol gi dire porsi sul piano etico. La scelta, dice Kierkegaard, gi una categoria etica. La scelta e la responsabilit si esprimono in una vita centrata nel lavoro, nel matrimonio, nei figli e nelle relazioni. Luomo si d un centro e diventa soggetto morale e razionale. Ma il vero uomo etico non pu non sentire che questi suoi valori rimandano a qualcosa che va oltre la sua vita, rivelando la presenza di Dio. Allora pu compiere una scelta successiva, un vero salto nel vuoto che gli fa perdere tutte le certezze morali e razionali. Scegliere Dio per Kierkegaard un atto assurdo e paradossale, contro ragione, che mette contro il mondo ed espone al vuoto e allangoscia. Si tratta di una fede biblica e luterana per cui luomo solo, tremante e dubbioso di fronte al suo Dio. Nella vita e nellopera di Kierkegaard sono presenti tutte e tre queste possibilit. Ed egli ama, da grande letterato, sperimentare con i punti di vista, creando pseudonimi, personaggi e voci attraverso cui far dialogare (o anche scontrare) le possibilit che egli sente dentro se stesso. Solo tramite questo procedimento dialettico e maieutico (il cui grande modello il dialogo socratico) il lettore pu compiere un analogo percorso, che per riguarder lui e solo lui. Nel capolavoro Aut aut, un ampio contenitore di testi, sono messe a confronto la possibilit estetica (che culmina con Forfrerens Dagbog, Il diario del seduttore, romanzo su un moderno dongiovanni) e quella etica. In Timore e tremore Kierkegaard riflette invece sulleroe della fede Abramo, che non esita a sacrificare quanto di pi caro ha nella sua vita terrena, il figlio Isacco, pur di obbedire al suo Dio. Dal punto di vista etico Abramo sarebbe stato un assassino; dal punto di vista religioso egli un eroe della fede. Abramo non esita, e Dio ferma la sua mano salvando Isacco, e con lui la stirpe di Israele. Kierkegaard un grande pensatore, ma estremo e intransigente. La sua esigenza assoluta di fede non pu cedere al minimo compromesso. Essere cristiano per lui qualcosa di scomodo, mai di rassicurante. Il brano tratto dalla rivista jeblikket (Listante), pubblicata nel suo ultimo anno di vita (fot. 31), un esempio di tale intransigenza. Qui Kierkegaard si scaglia, con la sua satira sferzante, contro il cristianesimo formale delle belle occasioni, in questo caso un battesimo.

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Kierkegaard una matrice imprescindibile per la moderna cultura scandinava, ad esempio per Ibsen e Strindberg, che da un punto di vista laico esprimeranno lo stesso radicalismo e la stessa sete di verit dellindividuo, contro le menzogne sociali. Le linee generali della letteratura di questi anni indicano, contestualmente alle trasformazioni dellet liberal-democratica, un rinnovato interesse per le questioni sociali e laffermazione, come detto, dei generi in prosa tipici del realismo borghese: il racconto e il romanzo. Il danese Steen Steensen Blicher (1782-1848) un importante autore di novelle. Blicher legge e traduce dallinglese, e ha dunque una conoscenza diretta della grande tradizione romanzesca del Settecento e del primo Ottocento. Le suo novelle sono tutte di ambientazione contemporanea e danese, in particolar modo dello Jylland dal quale proviene. Si affinano con Blicher il ritratto psicologico e la descrizione realistica degli ambienti. Spesso si tratta di storie di vita comune e di personaggi perdenti e al margine: la sua una voluta prosaicit. La complessiva visione del mondo che ne emerge disillusa. Solo la purezza di cuore dei perdenti oppone resistenza allinsensatezza della vita. La novella pi nota del 1834, Brudstykker af en landsbydegns dagbog (Frammenti di diario di un prete di campagna) Il pessimismo di Blicher, di Kierkegaard e anche di Andersen appare in contrasto con il diffuso ottimismo borghese della societ danese di met Ottocento, quella che si esprime ad esempio con Johan Ludvig Heiberg (1791-1860), filosofo hegeliano, influente critico letterario, arbitro del gusto e autore di commedie leggere. In Norvegia il romanzo borghese e la questione femminile si presentano con Camilla Collett (1813-95), sorella di Wergeland e per un periodo legata sentimentalmente a Welhaven, il rivale letterario del fratello. Nel 1841 Camilla sposa il signor Collett, che la incoraggia a scrivere. Rimasta vedova nel 1851, la Collett pubblica anonimamente il suo unico romanzo nel 1854/55, Amtmandens Dttre (Le figlie del prefetto), che descrive ambienti domestici borghesi e difende il diritto delle donne alla scelta, allamore e alla soggettivit, contro la concezione patriarcale che vuole la donna oggetto e merce di scambio tra uomini (la figlia da maritare). Questo romanzo a tesi anticipa temi e modi della letteratura naturalistica norvegese, dove la questione femminile sar ampiamente ripresa. Per la generazione di Ibsen e dei suoi colleghi la Collett un importante precedente, e nel 1879, lo stesso anno di Casa di bambola, lautrice ripubblica il suo romanzo, questa volta firmato, con una nuova prefazione. Aasmund Vinje (1818-1870) un altro esponente norvegese della fase di passaggio tra Romanticismo e Realismo. poeta e giornalista di idee liberal-democratiche. Proviene dalla regione montuosa del Telemark. Egli il primo significativo scrittore norvegese ad adottare la nuova lingua nazionale proposta da Ivar Aasen, il landsml (o nynorsk). Il passaggio alla nuova lingua avviene poco dopo la fondazione del suo giornale Dlen (Il valligiano, dal 1859). La sua opera letteraria pi importante una descrizione di viaggio, Ferdaminni fraa Sumaren (Ricordo di un viaggio estivo, 1861). Si tratta di un viaggio in Norvegia, una descrizione del paesaggio nordico in versi e in prosa, che alterna momenti lirici ed altri pi ironici e critici. Vinje ricorda latteggiamento post-romantico del poeta tedesco Heinrich Heine, perch capace di abbandonarsi liricamente alla natura, ma anche di smascherare ironicamente e razionalmente a se stesso la propria indole sognatrice. C labbandono alla natura, ma anche losservazione della societ. Vinje usa un landsml vivo e moderno, ed grazie a scrittori come lui che la nuova lingua diventa effettivamente usata, seppure da una minoranza. Vinje un norvegese cosmopolita e aperto. Dopo un viaggio in Inghilterra (1862) scrive in inglese A Norsemans views of Britain and the British (1863), che per ottiene scarso successo. In Svezia questa fase vede lattivit di diversi scrittori interessanti. Carl Jonas Love Almqvist (1793-1866) autore di unopera copiosa e molto eterogenea, indicativa delle contraddizioni e tensioni di questet di passaggio tra Romanticismo e Realismo. Almqvist coltiva tutti i generi letterari scrivendo racconti, romanzi, poesie, saggi e meditazioni, oltre a essere giornalista democratico e radicale. Nonostante sia interessato alla contemporanea realt sociale,

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Almqvist presenta anche aspetti molto romantici: un cristianesimo platonico e mistico e la contrapposizione, derivata da Rousseau, tra una condizione di natura, incorrotta e semplice, e la degenerazione della civilt. Scrive delle liriche chiamate Songes (in francese: Sogni): testi brevi e concentrati, che con parole semplici colgono un quadro, un dialogo o un frammento. Sono, appunto, visioni, sogni. Hanno spesso un contenuto religioso e mistico, come Hjrtats blomma (Il fiore del cuore), ma pu anche emergere la denuncia sociale, come nellepisodio storico evocato in Hxan i konung Karls tid (La strega al tempo di re Carlo) (entrambe fot. 38-39). La scena che parla della strega fa riferimento ai processi e ai roghi di cui erano vittime le donne nel Seicento (il re probabilmente Carlo XI). Cerano credenze secondo cui le streghe rubassero il latte attraverso pratiche magiche. Ma qui il poeta ci descrive con un chiaro intento di denuncia come quella strega fosse solo una povera donna che voleva sfamare i figli. Il fatto che la mucca appartenga al prete sottolinea la polemica anticlericale e il ruolo della chiesa nei processi alle streghe. Laltro componimento indica per altro la religiosit mistica di Almqvist. Il cuore porta in s il dono divino e ambiguo della rosa; attraverso il sangue provocato dalle spine, il cuore e luomo si colorano a immagine di Dio. Nel 1838 Almqvist scandalizza la Svezia con un breve romanzo a tesi che difende la convivenza e giudica inessenziale il vincolo del matrimonio: Det gr an (Cos pu andare). Durante un viaggio in battello sul Mlar Sara e Albert si conoscono. Il loro dialogo, che anche un corteggiamento reciproco, si incentra sulla possibilit di vivere insieme senza sposarsi. Sara a portare avanti lidea. Albert prima turbato, poi convinto dalla dialettica e avvenenza di lei. Lettore di Walter Scott, Almqvist scrive anche romanzi storici, tra cui Drottningens juvelsmycke (Il diadema della regina, 1834), che mette un conturbante personaggio androgino, Tintomara, al centro degli eventi misteriosi e drammatici che portano allomicidio di re Gustavo III durante il ballo in maschera nel 1792. Negli anni Quaranta Almqvist diventa una figura centrale del giornalismo liberaldemocratico. Scrive su Aftonbladet, chiedendo riforme e costituzione democratica. Si fa molti nemici. coinvolto in intrighi oscuri, viene accusato di omicidio, ed perci costretto a lasciare la Svezia per gli USA nel 1851. Vive qui, da esiliato, gli ultimi 15 anni della sua vita, testimone, tra le altre cose, della sanguinosa guerra di Secessione tra stati nordisti e sudisti. La madre del femminismo svedese Frederika Bremer (1801-65). Anche lei si cimenta con il romanzo borghese e la descrizione di ambienti familiari e domestici moderni. Al centro c linteresse per la questione femminile. La donna deve emanciparsi da una tradizione patriarcale oppressiva, che le impedisce di svilupparsi liberamente e secondo talento. Oltre che romanziera, la Bremer una personalit culturale cosmopolita e di grandi orizzonti. Stringe legami personali con molti importanti autori europei e americani del suo tempo, e soprattutto viaggia e vede molto con i propri occhi (USA, Inghilterra, Italia, Grecia e Palestina). Poich attiva e conosciuta gi dagli anni Trenta, la Bremer un modello importante per Camilla Collett. Alcuni dei suoi romanzi sono Familjen H (La famiglia H, 1830), Hemmet (La casa, 1839) e Hertha (1859). La Bremer si concentra sul nucleo sociale fondamentale della hem, cio la famiglia: qui che devono avvenire i cambiamenti di mentalit affinch la societ tutta possa cambiare. La Bremer vive lo spirito progressista, ottimista e costruttivo dellet liberal-democratica. La giovane democrazia degli Stati Uniti rappresenta per lei la speranza di una societ pi giusta, fondata su principi pi equi, anche allinterno della hem. Ne parla nella descrizione di viaggio Hemmen i den nya vrlden (Le case del nuovo mondo, 1853/54). Un ultimo erede del Romanticismo ottocentesco, e al tempo stesso esponente delle tendenze moderne, Viktor Rydberg (1828-95), poeta, romanziere, giornalista e studioso di religione e mitologia. Anche lui ispirato dalla lettura dei romanzi storici di Scott; e nei suoi romanzi intreccia fantasia, gusto dellavventura, gioco dellimmaginazione, ricostruzione storica e discussione delle idee, da cui emerge il suo umanesimo democratico e tollerante. Tra i romanzi: Singoalla (1857) una favola romantica su una bella zingara; Fribytaren p stersjn (Il pirata del Baltico, 1857), ambientato nel Seicento; Den siste athenaren (Lultimo ateniese, 1859), sul passaggio dalla cultura

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classica a quella cristiana; e Vapensmeden (Larmaiolo, 1891), sulla Riforma protestante in Svezia. Apriamo a questo punto una piccola finestra sulla Finlandia, perch nella parte centrale dellOttocento che qui cominciano a formarsi unidentit, una cultura e una letteratura nazionali. La situazione della Finlandia, da poco entit autonoma (sebbene non ancora indipendente), assomiglia per certi versi a quella della Norvegia, se non che qui il problema linguistico e il bilinguismo sono molto pi complessi, vista la distanza che separa lo svedese dal finnico. Il problema che si pone alle lites culturali finlandesi dopo la separazione dalla Svezia formulato in questo modo: svedesi non lo siamo pi, russi non potremo mai esserlo, dunque dobbiamo essere finlandesi. Di fatto queste lites erano allinizio solo di lingua svedese; ma merito proprio della forte concezione romantica dellidentit nazionale, fondata nella lingua e nella cultura popolare, se il finnico a poco a poco si emancipa, cresce, ottiene il diritto di equiparazione con lo svedese e si afferma come lingua di cultura e non solo del popolo. Il processo di democratizzazione porta inevitabilmente a un ridimensionamento dello svedese, visto che i finlandesi di madrelingua svedese sono tra il 15 e il 10% nel corso dellOttocento. La costruzione della nuova letteratura nazionale finlandese avviene comunque nelle due lingue contemporaneamente. Elias Lnnrot raccoglie una serie di canti popolari finnici di contenuto mitico ed eroico, probabilmente di origine molto antica e sopravvissuti per secoli oralmente. Questo insieme composito poi rielaborato da Lnnrot in un unico epos nazionale in versi chiamato Kalevala (2 parti, 1835 e 1849), capolavoro della letteratura romantica in finnico ed epos nazionale fondante per la coscienza finlandese. La creazione di un epos finlandese in epoca moderna avviene anche sul versante della lingua svedese, con Johan Ludvig Runeberg (1804-77), il poeta nazionale per eccellenza. Runeberg scrive poesie e poemi epici, la sua opera vasta. Ricordiamo Fnrik Stls sgner (I racconti del sottotenente Stl, 2 parti, 1848 e 1860), un ciclo epico di poesie che celebrano leroismo dei soldati finlandesi durante lultima guerra contro i russi (in realt persa malamente) del 1808/09. Runeberg celebra la propria terra (Il primo canto, Vrt land, Il nostro paese, oggi linno nazionale, sia in originale svedese sia in traduzione finnica) e la tempra nordica dei suoi uomini, avvezzi alla vita dura, coriacei, pazienti e di poche parole. Troviamo qui una celebrazione dellamor patrio fino allestremo sacrificio (una poesia di guerra francamente un po lontana dalla nostra sensibilit) e unidealizzazione delle qualit tipicamente nordiche dei finlandesi. In tale contesto fanno spesso la loro comparsa due figure epiche: il contadino e il guerriero, entrambi padri della nazione, entrambi eroici, luno perch lotta contro la povert del suolo e lasprezza del clima, laltro perch combatte contro il nemico per difendere quella stessa sua terra. Una breve poesia senza titolo tratta da una raccolta del 1830 (la prima di Runeberg) riunisce in un dialogo questa coppia (fot. 38). Il poeta cerca volutamente una rappresentazione monumentale e solenne, per quanto concisa: molto realistica nei dettagli descrittivi, ma molto idealizzata sul piano ideologico. Runeberg un grande poeta epico, uno scrittore molto letto e amato anche in Svezia in tutto lOttocento romantico e postromantico. Il successore di Runeberg nel ruolo di poeta nazionale finlandese di lingua svedese Zacharias Topelius (1818-98), scrittore e giornalista, anchegli molto letto e apprezzato in Svezia. Lo spirito patriottico lo stesso, ma diverse sono le forme letterarie: il romanzo storico alla Scott e le fiabe per bambini. Fltskrns berttelser (I racconti del chirurgo di campo, 5 voll., inizialmente pubblicato come feuilleton tra il 1853 e il 1867) un romanzo intrigante e avventuroso sullo sfondo della comune storia finno-svedese nel Seicento e nel Settecento, da Gustavo II Adolfo a Gustavo III, a soddisfare il bisogno di patriottismo di svedesi e finlandesi insieme. Topelius raggiunge unenorme popolarit anche con le sue fiabe pubblicate nel corso degli anni: Lsning fr barn (Lettura per bambini, 1865-96). Topelius , dopo Andersen, il grande scrittore nordico per bambini nellOttocento. Rispetto allo scrittore danese, Topelius tuttavia meno complesso, pi edificante, pi pedagogico e pi patriottico.

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IL NATURALISMO: CARATTERI GENERALI E SVILUPPI IN DANIMARCA Naturalismo unetichetta che si applica a un vasto e variegato movimento letterario europeo, sviluppatosi nel corso della seconda met del XIX sec. partendo dalla Francia. In termini generali possiamo dire che il Naturalismo esprime lesigenza di un rapporto pi diretto tra lartista e la concreta realt quotidiana; e che la sua tendenza antiromantica e antimetafisica, poich ci che conta il dato di fatto. La seconda met dellOttocento unepoca di rivolgimenti epocali per le societ occidentali: progresso tecnico e scientifico, trasformazione delle campagne, emigrazione, industrializzazione, urbanizzazione, ascesa della borghesia capitalistica, scontro tra capitale e forza lavoro. A tutto questo gli scrittori e gli artisti non possono sottrarsi; anzi, essi cercano di ampliare i confini della realt rappresentabile includendo le zone dombra delle magnifiche e progressive sorti della nostra modernit. Cercano cos con intento critico e di denuncia il brutto: le nuove classi sociali subalterne prostrate dai rapporti sociali imposti dalla produzione capitalistica; la miseria e le ingiustizie sociali; gli smarrimenti e le crisi della borghesia dietro la rispettabile facciata. Possiamo, cos, definire il Naturalismo una forma tendenzialmente pi radicale e cruda di realismo. Gli scrittori naturalisti assumono volentieri la funzione di coscienza critica di unet, a cavallo tra Ottocento e Novecento, che per altro caratterizzata da ottimismo diffuso e addirittura euforia (non a caso veniva chiamata belle poque in Francia). La fiducia e lottimismo si esprimono sul piano filosofico nel positivismo e nellutilitarismo, correnti di pensiero ancorate allidea di un progresso tendenzialmente infinito e ininterrotto per lumanit, grazie alle nuove conquiste tecniche e scientifiche. Il progredire delle conoscenze d alluomo occidentale un potere quasi totale sullesistenza (o almeno lillusione di un tale potere). Il senso di onnipotenza pu anche rendere superflui Dio e la dimensione metafisica; questa morte di Dio (F. Nietzsche) nellepoca moderna e secolarizzata tuttavia anche motivo di profonda inquietudine e smarrimento per luomo. Un evento culturale emblematico in tal senso lapparizione nel 1859 dello studio The Origin of Species (Lorigine delle specie) dello scienziato inglese Charles Darwin. I dati di fatto scientifici provano che la vita sulla terra si sviluppata per evoluzione e selezione naturale delle specie, e non per un atto di creazione divina come racconta la Genesi nella Bibbia. Se da un lato ora luomo appare pienamente artefice del suo destino, libero da ogni illusione metafisica, laltra faccia della medaglia un senso di vuoto e di crisi, un lutto difficile da colmare. Nel Naturalismo scandinavo laico e radicale, ma luteranamente imbevuto di cultura biblica troviamo entrambi questi aspetti. Il darwinismo pu, trasferito sul piano sociale, indurre gli artisti a ulteriori considerazioni pessimistiche: solo i pi forti vincono e sopravvivono ( the survival of the fittest); il panorama sociale pieno di marginali e vinti, vittime di ingiustizie sociali, spazzati via dalla fiumana del progresso (pensiamo ai Malavoglia del nostro Verga). Secondo il critico francese Hippolyte Taine la vita delluomo determinata (dunque: determinismo) da tre fattori sostanziali: i caratteri ereditari, lambiente sociale e il momento storico. La domanda che si pone : esiste la libera volont dei soggetti? La modernit da questo punto di vista profondamente ambigua (ed tuttora la nostra condizione): ci promette un potere e una libert infiniti, ci prospetta lemancipazione; e ci fa sentire nel contempo come rotelle di ingranaggi e macrostrutture su cui non possiamo incidere come individui. Siamo pi liberi o pi schiavi?3 In unepoca sempre pi dominata dalla scienza, anche la letteratura si dota di un approccio e di una terminologia scientifici; anche questo un aspetto del Naturalismo. Taine, i fratelli Goncourt e Zola promuovono lidea della imparzialit scientifica e della oggettivit fotografica con cui essi presentano i loro documenti umani e i loro spaccati di vita (lidea che la realt rappresentata parli da s, sia gi una denuncia senza bisogno di commenti). Se questi termini sono indicativi di un orientamento, e perci significativi, va anche detto che lo scrittore oggettivo un
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Un testo utile per inquadrare queste questioni Marshall Berman, Lesperienza della modernit, Il Mulino 1985. Ledizione originale All that is solid melts into air. The experience of modernity, 1982. Berman un newyorkese di origine ebraica.

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mito, qualcosa di irrealizzabile. Anche un fotografo sceglie uninquadratura e un punto di vista piuttosto che un altro, e non pu esistere un sguardo senza soggetto, senza temperamento, senza criteri di scelta e di giudizio (Zola parla effettivamente di una realt vista attraverso un temperamento). In Europa e in Scandinavia il Naturalismo si esprimer attraverso forti personalit artistiche anche molto diverse le une dalle altre. Quando in Scandinavia parliamo di Naturalismo ci riferiamo inevitabilmente, anche al di l delletichetta, alla fase in cui si concentrano i suoi pi grandi scrittori e artisti moderni, quelli che fanno della Scandinavia la nuova scoperta europea sul finire dellOttocento. Gli scrittori Ibsen, Strindberg e Jacobsen, cos come il pittore Munch, lasciano un segno profondo nella cultura europea. Il loro essere coscienza critica e pessimista della moderna societ borghese, e la loro visione non conciliante, tormentata e lacerata, li rendono importanti precursori dellarte del Novecento. Anche in Scandinavia il Naturalismo si evolve in relazione ai grandi mutamenti sociali in corso: industrializzazione, questione operaia, nascita dei sindacati e dei partiti socialdemocratici, questione femminile e parit fra i sessi, diritto di voto e democrazia. La modernit vuole anche dire laumento del pubblico urbano e borghese interessato alla letteratura, e la crescita esponenziale del fenomeno letterario e della industria culturale in genere: nuovi giornali, nuove riviste e nuove case editrici. Comincia cos a cambiare radicalmente la condizione dello scrittore: se Andersen vive dei mecenati e Kierkegaard delleredit paterna, i moderni scrittori devono vivere sempre pi del mercato, mettendo in vendita il loro prodotto intellettuale. Anche questa condizione, lo vedremo, sar spesso fonte di incertezza, frustrazione e sradicamento. Gli ultimi tre decenni dellOttocento sono una fase di intensa comunicazione culturale interscandinava che mai pi si ripetuta. Scrittori e artisti danesi, norvegesi e svedesi si scrivono, si frequentano e conoscono le rispettive opere; mantengono la propria identit nazionale, ma sono consapevoli dei legami speciali che li rendono parte di ununica patria intellettuale scandinava. Senza lopera del critico letterario danese Georg Brandes (1842-1927) questo non si sarebbe probabilmente potuto realizzare. Cominciamo con lui lanalisi del Naturalismo scandinavo. Brandes, di origine ebraica, il grande organizzatore e promotore di questa nuova fase. Segue, recensisce e commenta con attenzione e acume la produzione di pressoch tutti i maggiori scrittori scandinavi a lui contemporanei. Inoltre intrattiene con loro scambi epistolari, attraverso cui approfondisce le sue conoscenze, scambia idee, suggerisce, domanda e incoraggia. Georg Brandes e suo fratello Edvard (che pi giornalista e politico) sono il fulcro della comunicazione letteraria interscandinava di cui si diceva. Il merito di Georg Brandes anche quello di avere inaugurato un approccio critico di ampio respiro, da vero comparatista europeo; e di avere cos aperto la Danimarca e la Scandinavia alle pi vive correnti di arte e di pensiero del periodo. I fratelli Brandes, e il loro giornale Politiken (ancora oggi uno dei maggiori quotidiani nazionali) diventano inoltre un fattore importante nella battaglia politica contro la Hjre (Destra) del primo ministro Estrup (vd. primo modulo). Essi rappresentano lala liberal-radicale e urbana della Venstre. Nella sua prima importante opera Brandes riassume in sei parti lo sviluppo delle letterature europee nel corso dellOttocento. Lopera, basata sulle lezioni alluniversit di Copenaghen, si chiama Hovedstrmninger i det 19de rhundredes litteratur (Correnti principali nella letteratura del XIX sec.); le prime quattro parti escono tra il 1872 e il 1875, la quinta nel 1882 e lultima nel 1890. Brandes vuole esaminare come sia stata la letteratura del passato recente, dal Romanticismo in poi, per indicare la strada della letteratura futura. Nellintroduzione allopera il critico d una definizione che diventata famosa: una letteratura veramente moderna si vede dal fatto che essa discute i problemi (stter problemer under debatt). Brandes prospetta una letteratura che incida nella realt, che non fugga dai problemi reali e concreti e sia fattore di emancipazione e progresso. Le parti di Hovedstrmninger prendono in esame le tre principali aree culturali europee: la tedesca, la francese e linglese, illustrando il progressivo superamento del Romanticismo un fatto positivo per Brandes, perch il Romanticismo per lui reazione, fuga dalla realt. Sul Romanticismo tedesco,

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e la sua inclinazione al sogno e al fiabesco, Brandes sarcastico: un vero eroe romantico giunge alla felicit dormendo. Certamente Brandes ingiusto nel non considerare la portata rivoluzionaria della poesia romantica, che per molti versi segna linizio della poesia moderna. Ma il suo giudizio si spiega anche come attacco a un tardo romanticismo e idealismo di maniera che sopravvivono in Scandinavia, nonostante i tempi siano cambiati. Hovedstrmninger culmina con i ritratti elogiativi di tre romantici che seppero anche essere post-romantici e politicamente radicali e progressisti: gli inglesi Shelley e Byron e il tedesco Heine. I valori che Brandes difende nelle Hovedstrmninger sono la libert dellindividuo dalle convenzioni sociali e dalle autorit (stato, chiesa, religione, famiglia tradizionale); la consapevolezza sociale; la visione laica, democratica e cosmopolita. Il pensiero radicale di Brandes trae ispirazione anche da Sren Kierkegaard, cui il critico dedica un ritratto monografico nel 1877. A Brandes interessa molto il Kierkegaard che attacca il cristianesimo di facciata e lipocrisia borghese; molto meno gli interessa il Kierkegaard che cerca Dio. Unaltra opera di Brandes, il cui titolo diventa una specie di etichetta per lintero periodo, Det moderne gennembruds mnd (1883), ovvero gli uomini della breccia moderna. Gennembrud (n. gjennombrudd, sv. genombrott) corrisponde allinglese breakthrough e vuol dire appunto breccia, sfondamento col significato pi esteso di affermazione, successo (cfr. it. sfondare). Questopera raccoglie saggi su Ibsen, Bjrnson, Jacobsen a altri scrittori scandinavi della nuova generazione, che Brandes vuole promuovere e lanciare. Brandes ha sempre ammirato le forti personalit e i geni, e infatti dedica una lunga serie di monografie ai grandi della letteratura e della storia mondiale, in cui si specializza, con la consueta sensibilit, nel ritratto psicologico-letterario (allora in voga anche grazie al modello del critico francese Sainte-Beuve). Attorno al 1888 lindividualismo di Brandes si fa pi spiccato, grazie alla conoscenza dellopera del filosofo e scrittore tedesco Friedrich Nietzsche. Brandes divulga Nietzsche sia in Scandinavia sia in Germania; egli il primo critico europeo a intuire la grandezza e la profondit della riflessione di Nietzsche (anche in Germania Nietzsche fino a quel momento marginale). In Scandinavia Brandes tiene un ciclo di lezioni, poi pubblicate, dal titolo eloquente: Aristokratisk radikalisme (1888/89). Il radicalismo si fa aristocratico, cio per pochi grandi uomini, per le avanguardie che sfidano la volgarit e lomologazione del presente, che non sono come la massa ma si pongono sopra e oltre (cfr. l bermensch di Nietzsche, superuomo o oltreuomo). Brandes, insomma, continua a credere nei valori radicali di prima, ma pi propenso a pensare che questi siano portati avanti da pochi grandi. Questa evoluzione esprime anche la crescente sfiducia degli intellettuali verso la democrazia, il parlamentarismo e la dittatura dellopinione pubblica un problema importante della modernit, allora come oggi. Jens Peter Jacobsen (1847-85) lo scrittore danese pi amato da tutta la giovane falange dei brandesiani. Al tempo stesso uno scrittore che a fatica definiamo un naturalista. Letichetta, se vogliamo usarla, va quantomeno specificata. La vita di Jacobsen segnata dalla tubercolosi e dalla morte precoce. uno scrittore di grande talento stilistico, che scrive lentamente, e dunque tutta la sua opera letteraria si riassume in due romanzi, una raccolta di racconti e una manciata di belle poesie. I romanzi sono Fru Marie Grubbe. Interieurer fra det syttende rhundrede (La signora Marie Grubbe. Interni del diciassettesimo secolo, 1876) e Niels Lyhne (1880), il capolavoro. Mogens og andre noveller (Mogens e altre novelle) pubblicato nel 1882 e raccoglie testi scritti tra il 1872 e il 1882. Queste poche opere bastano a fare di Jacobsen lo scrittore danese pi importante del periodo e un modello influente per gli autori scandinavi e tedeschi tra fine Ottocento e inizio Novecento. Niels Lyhne diventa per molti (ad esempio Thomas Mann e Rainer Maria Rilke) una specie di romanzo profetico, la rappresentazione di una crisi generazionale in cui rispecchiarsi. Come scrittore naturalista Jacobsen condivide i presupposti positivisti e antimetafisici della sua epoca. Si occupa di scienza e di botanica; e soprattutto traduce the Origin of Species di Darwin in danese. Tuttavia lassenza di Dio diventa nellopera letteraria di Jacobsen un fattore di vuoto e di crisi. I suoi personaggi anelano a un senso e a una pienezza vitale che sfuggono e paiono irraggiungibili. Le certezze antimetafisiche e positive si capovolgono in un certo senso nel loro

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contrario: un senso di smarrimento e assenza di direzione. Questa percezione decadente e crepuscolare di Jacobsen ha, grazie alla forza del suo stile, grande impatto, e va a interpretare una sensazione diffusa di crisi di fine secolo. Un fattore che potrebbe dare pienezza e senso lamore. Jacobsen il poeta della nostalgia, del sogno, dellinnamoramento e dellanelito damore; e, spesso, della delusione che subentra a suoi esiti infelici. C insomma in Jacobsen unanima romantica di cui lui stesso pienamente consapevole. E lanimo struggente e romantico si percepisce anche nella qualit lirica e musicale della sua prosa, nello stile attento a cogliere lo sfumare e lo scorrere delle cose. A Jacobsen non interessa fare letteratura di denuncia sociale o discutere i problemi. Ma nonostante tutto questo, Brandes ne riconosce la grandezza e originalit, anche se il lirismo e il colorismo dello scrittore gli sono un po estranei. Jacobsen sa essere se stesso, commenta Brandes. Marie Grubbe un romanzo storico che si basa su un approfondito studio delle fonti. Il tempo del racconto copre la vita della protagonista tra la seconda met del Seicento e linizio del Settecento; sullo sfondo troviamo un affresco del regno di Danimarca-Norvegia. Linizio del romanzo, quando Marie ragazzina, descrive dalla prospettiva danese i terribili anni in cui Copenaghen e la Danimarca intera rischiano di scomparire sotto il peso della macchina bellica svedese (1657/58). Marie Grubbe un personaggio realmente esistito, di cui parlano anche Ludvig Holberg e H. C. Andersen. Fu una donna della nobilt che visse un singolare destino di degrado sociale, sempre alla ricerca dellamore. Orfana di madre, con un padre indifferente al suo destino, preoccupato solo di scaricarla a un marito, Marie sposa prima il nobile Ulrik Fredrik Gyldenlve, che poi diventa governatore della Norvegia. Da Gyldenlve la donna divorzier per legarsi ad altri uomini, fino a che non pi giovane, come racconta il romanzo, Marie trova luomo della sua vita in Sren, un misero cocchiere, poi traghettatore, che per giunta la maltratta. lanelito alla felicit nellamore, e le conseguenti delusioni, che Jacobsen vuole rappresentare nella storia di Marie. La personalit di questa donna, il suo ritratto psicologico, sono al centro del romanzo storico, il quale presenta un Seicento letto con la sensibilit della fine dellOttocento. Lamore un sogno che si scontra sempre con una realt pi prosaica. Eppure resta il movente delle azioni di Marie. Forse neanche lei sa che cosa vuole davvero; anche lei alla ricerca di un senso pieno che non trova. Uomo e donna non si trovano. Il suo approdo finale appare degradante. Il marito rozzo e la maltratta, ma lei si sente amata. Ha paradossalmente trovato la sua serenit e si accontentata. Ma non sa spiegarsi perch. Lamore, forza potente e irrazionale, determina comunque la sua vita. Lincontro tra lanziana Marie e il giovane Ludvig Holberg, nel 1711, si trova a conclusione del romanzo. I due si conoscono e Maria racconta allo scrittore la sua vita. Holberg non sa spiegarsi come la donna possa essere addirittura contenta del suo degrado, e le pone infine la questione di Dio: crede in Dio? Marie risponde che ha vissuto la sua vita e non si pente, che accetta il suo fardello. Sarebbe ipocrita pentirsi in punto di morte, per una speranza di paradiso. A questo Holberg non sa replicare. E la prospettiva laica conclude il romanzo: Marie muore e viene seppellita accanto al marito. La morte coincide, assai materialmente, con la sepoltura. In Niels Lyhne tornano in forma pi radicale e dolorosa i due problemi: la ricerca di realizzazione nellamore e lassenza di Dio. Lambientazione ottocentesca, ma non proprio contemporanea; infatti Niels, di cui il romanzo racconta la vita, muore soldato nella guerra danoprussiana del 1864, e a quel punto un uomo di mezza et. Ci nonostante il romanzo diventa, come si diceva, lo specchio di una generazione di fine secolo che ha perso le certezze e prova un doloroso vuoto. Il ricorrente tema naturalista dellereditariet sviluppato allinizio del romanzo, che racconta dei genitori di Niels, del loro incontro e del loro matrimonio. La madre una sognatrice romantica che, svanito il primo entusiasmo dellinnamoramento, non sopporta la prosaicit del marito. Il padre di Niels un proprietario terriero dal senso pratico, che non capisce che cosa vada cercando sua moglie. Queste sono le circostanze della nascita di Niels, che viene al mondo nel segno della scissione e del conflitto, avendo ereditato sia la disposizione nostalgica e romantica, sia il disincanto e il bisogno di afferrare la vita.

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Da un certo punto di vista Niels un primo grande inetto della letteratura della crisi di fine Ottocento: un uomo che osserva la vita, se la vede scorrere davanti e non riesce ad afferrarla. ispirato da grandi progetti e ambizioni: realizzarsi nellamore, coltivare lamicizia, diventare scrittore e intellettuale; ma tutto resta vago e incompiuto. Nella sua ricerca di amore Niels tradisce anche lamicizia, legandosi in una relazione passionale, e da entrambi sentita come peccaminosa, con Fennimore, la moglie del suo compagno Erik. Il senso di vergogna e di personale fallimento diventa drammatico per Niels nel momento in cui Erik, perso nellalcol, muore in un incidente. Il romanzo in terza persona e latteggiamento della voce narrante indicativo per comprendere la posizione al tempo stesso romantica e post-romantica dellautore Jacobsen. La voce narrante aderisce al destino di Niels, assume il suo punto di vista; il grande stile sensibile e musicale interpreta lanelito del protagonista. Ma fino a un certo punto. Perch poi la voce narrante anche capace di vedere il suo personaggio con distacco, in una luce critica e ironica, sottolineando le sue contraddizioni e inadeguatezze. Rispetto a Marie Grubbe il motivo religioso assume pi centralit e spessore tragico. Il bambino Niels, animato da una fede ingenua, fa una prima, lacerante esperienza del silenzio di Dio. Egli incantato e innamorato di una sua zia giovane e bella, Edele, che venuta in campagna per riprendersi dagli strapazzi della vita copenaghese, ma che minata dalla malattia e morir. Il piccolo Niels prega Dio gli parla, lo implora di salvare Edele. Il miracolo non avviene, la morte si rivela a lui nella sua ingiustizia e assurdit. Pi avanti, siamo circa a met del romanzo, Niels adulto, e si trova a trascorrere il Natale da solo, dopo la morte dei suoi genitori e poco prima della vicenda tra lui, Erik e Fennimore. Si trova in un locale con un suo amico, il dottor Hjerrild, anche lui solo. Discorrono del significato del Natale e di fede e ateismo. Niels proclama un ateismo fiducioso e baldanzoso: solo quando luomo si sar sbarazzato per sempre delle illusioni metafisiche egli potr conquistare il suo paradiso, qui in terra. Hjerrild, ateo pure lui, molto pi scettico in proposito: non facile per luomo vivere senza Dio; e anche se egli non crede, questo per lui un vuoto, un lutto. Niels inetto, ma forse non del tutto. La fine della sua parabola vitale ha anche qualcosa di coraggioso e, paradossalmente, eroico (questaffermazione uninterpretazione; non va presa per buona, ma magari usata come domanda da porre al testo durante la lettura). Alla fine Niels trova moglie, la giovane contadina Gerda, e trova casa e radici. Ha con Gerda anche un figlio. Ma ancora arriva lassurda e arbitraria morte a distruggere una felicit cos faticosamente conquistata. Muore Gerda e poi muore il bambino, e Niels si ritrova ancora con lo sguardo rivolto al cielo, mostrando i pugni a quel Dio in cui non crede. Decide cos di arruolarsi volontario nella guerra. ferito gravemente, e negli ultimi suoi giorni egli seguito dal fedele e pietoso amico Hjerrild. Hjerrild chiede a Niels in punto di morte se desideri nonostante tutto parlare con un prete. E anche Niels risponde di no come Marie Grubbe, coerente con i principi della sua vita. Hjerrild rispetta la scelta dellamico e Niels muore la sua morte: difficile, come scrive Jacobsen, perch priva di una speranza di riscatto nellaldil. Le novelle di Jacobsen riprendono e variano i motivi dei romanzi. Ne ricordiamo tre. Mogens (1872) racconta in forma breve la storia di una vita. Ritroviamo il motivo dellanelito allamore e alla felicit (il motto del personaggio : i lngsel, i lngsel jeg lever , nella nostalgia, nella nostalgia io vivo); dellinsensatezza della morte e del silenzio di Dio. Qui per lesito felice, o per lo meno indica una conciliazione con la vita. Pesten i Bergamo (La peste a Bergamo, 1881) un notevole affresco storico medievale, che rappresenta le due reazioni opposte e complementari alla peste: da una parte la sfrenata dissolutezza, tanto si muore; dallaltra lestasi mistica, il bisogno di salvezza. Limmagine finale, evocata da un predicatore, molto forte e indicativa della morte di Dio di cui parla Jacobsen: Cristo scende infine dalla croce e se ne va; lumanit resta sola e non redenta. Fru Fnss (La signora F., 1882) forse lunico scritto di Jacobsen che riesce a rappresentare lamore come gioia, pienezza di vita, cosa possibile e diritto che possiamo concederci. Narra di una donna vedova con due figli ventenni, un ragazzo e una ragazza (entrambi alle prese con la loro felicit amorosa). La signora ritrova per caso il suo grande amore di

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giovent, e decide di concedersi da adulta la felicit che allora era stata impossibile. Va incontro alla reazione gelosa e possessiva dei due figli (come? Tu?), che vorrebbero la mamma tutta per s. un bel ritratto di una donna dolce e gentile, ma non per questo disposta a rinunciare alla sua felicit. Completiamo il quadro sul Naturalismo in Danimarca con due autori che, assieme a Jacobsen, rappresentano i grandi padri del romanzo moderno danese: Henrik Pontoppidan (1857-1943) e Herman Bang (1857-1912). Nonostante non faccia parte della cerchia pi vicina ai fratelli Brandes, Pontoppidan il migliore tra gli scrittori impegnati e radicali degli anni Ottanta. autore di romanzi e racconti dove la denuncia sociale, specialmente nella prima produzione, il tratto caratterizzante. Anche Pontoppidan proviene da una famiglia religiosa, e nella sua opera troviamo lambivalenza tra un atteggiamento laico, bisognoso di emanciparsi dalla fede tradizionale, e un forte legame culturale con dei valori assunti, per cos dire, con il latte materno. Nei racconti dei primi anni Ottanta come Stkkede vinger (Ali tarpate, 1881) e Landsbybilleder (Quadri paesani, 1883) egli rappresenta naturalisticamente, senza abbellimenti romantici, la miseria dei contadini danesi. Ci sono la denuncia e il pessimismo del determinista: le condizioni sociali oggettive impediscono lemancipazione dei meno abbienti, le cui ali sono appunto tarpate. A partire dagli anni Novanta Pontoppidan inizia a scrivere i suoi grandi cicli romanzeschi, veri e propri epos della Danimarca moderna. Qui lo sguardo militante e la denuncia rimangono, ma la visione si fa pi complessa, la psicologia dei personaggi si approfondisce. Una prima grande trilogia porta il titolo complessivo di Det forjttede Land (La terra promessa), composta di tre romanzi usciti rispettivamente nel 1891, 1892 e 1895. la storia di un prete grundtvighiano, Emanuel, che rincorre il sogno di tornare alle terra e diventare contadino, voltando le spalle alla sua famiglia borghese e conservatrice di Copenaghen. Ancora una volta incontriamo la storia di un grande progetto di vita e di un grande fallimento, segni inequivocabili della letteratura della crisi. Ma intanto lautore riesce a trascinare il lettore, attraverso la narrazione romanzesca, dentro le questioni del tempo: il conflitto tra campagne e citt, tradizione e modernit; le lotte sociali e politiche (il periodo di Estrup, la questione democratica e lemancipazione dei meno abbienti); lorganizzazione dal basso delle cooperative agricole; il cristianesimo progressista dei grundtvighiani, contrapposto a quello delle sette pietistiche. Un altro importante ciclo romanzesco Lykke Per (Pietro il fortunato, 1898-1904), dal carattere pi autobiografico. Nel 1917 Pontoppidan vince il premio Nobel per la letteratura, ex aequo col collega danese Karl Gjellerup, altro scrittore naturalista che oggi appare, al contrario di Pontoppidan, molto meno vivo e attuale. Anche Bang romanziere, giornalista, critico letterario e regista teatrale un acuto interprete del senso della crisi di fine Ottocento. un personaggio pubblico scandaloso per la sua epoca, amato e odiato. Assume volentieri pose teatrali ed estetizzanti, da elegante dandy. E soprattutto: diverso, omosessuale. Per la sua diversit paga un prezzo alto. Lepoca progressista di Brandes, che cerca di affermare una nuova morale sessuale, non evidentemente ancora cos aperta. Lo stesso Brandes, criticato da Bang sullidea che la letteratura dovesse discutere i problemi, gli risponde con unoffesa personale che trasuda di sessismo (un cervello da femmina, incapace di pensare); poi Brandes far ammenda. Bang non finisce in carcere, come Wilde in Inghilterra, ma deve subire offese e affrontare lesilio. Daltra parte Bang un indefesso lavoratore, scrive continuamente, vive della propria penna; la sua condizione di scrittore sul mercato offre molte possibilit al suo talento, ma lo espone anche allinquietudine e allo sradicamento. Bang un grande osservatore della vita urbana e moderna; il primo grande autore di reportage giornalistici: lo scrittore sul mercato e flneur sfrutta le possibilit letterarie fornite dalla nuova forma dellarticolo di giornale. Gi giovanissimo, dalla fine degli anni Settanta, Bang produce i suoi migliori reportage per il quotidiano Nationaltidende. Qui pu descrivere con entusiasmo lo spettacolo moderno della moda e del grande magazzino; ma non indietreggia di fronte al compito di rivelare alla borghesia copenaghese realt pi scomode: lo sfruttamento delle

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sarte sottopagate, ad esempio, o gli slum del centro dove vivono nel completo degrado i sottoproletari. Il suo primo romanzo, Hblse slgter (Generazioni senza speranza, 1880), un successo di scandalo. Narra di un giovane rampollo di una famiglia nobile che vive da dandy e vuole diventare attore. Si lega a una donna molto pi grande di lui (motivo per cui il romanzo sar condannato e sequestrato per pornografia); infine il fallimento nella carriera teatrale lo porta al suicidio. La storia tipicamente decadente di questo nuovo inetto inquieta i contemporanei non tanto per la presunta pornografia (invisibile a uno sguardo odierno), ma per la disperazione e il senso di vuoto che comunica. La borghesia benpensante e lordine costituito non possono accettare una visione cos sconsolata. In un certo senso Bang fa di necessit virt. Orienta la sua narrativa verso materie meno trasgressive, producendo cos i suoi pi bei romanzi. Due di questi sono delicate e malinconiche storie di donne umili e al margine, e del loro impossibile sogno damore: Ved vejen (Lungo la strada, 1886) e Tine (1887). Un altro, Stuk (Stucco, 1887) invece pi legato allo sguardo urbano. Stuk una rappresentazione partecipe e al tempo stesso critica delleuforia moderna e dello spirito borghese di Copenaghen. Tutto ruota intorno alla ristrutturazione di un teatro, il Victoria, che per ha le sua fondamenta in un terreno paludoso. La metafora, trasparente, quella di una moderna costruzione sociale fondata su basi incerte. A Bang sembra che tutta questa euforia da progresso e belle poque sia una rimozione del trauma nazionale, la guerra dano-prussiana. La traumatica esperienza di quella guerra (Bang era bambino e proveniva proprio da una zona meridionale al confine) evidente anche in Tine, dove sullo sfondo della storia risuonano cupi e intermittenti i cannoni. Nella sua narrativa Bang si specializza in un non facile stile impressionista, attento a cogliere in forma diretta il parlato di molti personaggi contemporaneamente. Questo cicaleccio, che allinizio pu disorientare il lettore e a cui bisogna abituarsi, avvia e sostiene la narrazione.

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IBSEN E IL NATURALISMO IN NORVEGIA Henrik Ibsen (1828-1906), scrittore norvegese, uno dei padri del teatro moderno e il massimo scrittore scandinavo assieme allo svedese August Strindberg. La sua produzione teatrale si sviluppa con cadenza regolare comprendendo pi di venti drammi nellarco di un cinquantennio, dallesordio del 1850 con il dramma storico Catilina fino a Nr vi dde vgner (Quando noi morti ci destiamo) del 1899. Nel primo quindicennio della sua attivit Ibsen legato ai temi storici del romanticismo nazionale. I drammi di questa fase traggono spesso la loro materia dalla storia medievale norvegese, dalla letteratura norrena e dal patrimonio di racconti e leggende. Sono anche gli anni del tirocinio scenico di Ibsen, non solo come autore ma anche come regista e scenografo. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta dellOttocento, infatti, vengono fondate le prime istituzioni teatrali stabili nazionali, e il giovane Ibsen partecipa attivamente allopera di fondazione. Lavora prima a Bergen dal 1851 al 1856, presso Den Nationale Scene, e poi a Christiania dal 1857 al 1862, presso Christiania Norske Teater. Il teatro moderno di Ibsen rappresenta in un certo senso il superamento della sua prima produzione nazional-romantica, la quale tuttavia resta importante in quanto gli antichi racconti e le leggende possono giocare una loro funzione a livello di eco e suggestione simbolica anche nel contesto moderno dei drammi borghesi (vedremo come questo si realizza concretamente ne Lanitra selvatica e La donna del mare). Lapprendistato scenico dei primi anni anche importante come processo di affinamento artistico: Ibsen trova i suoi temi e il suo tono sobrio e antisentimentale, che evita la declamazione e sa rivelare in profondit il personaggio. I capolavori moderni e naturalistici del teatro di Ibsen rimangono in fondo delle ottocentesche pice ben fatte, costruite sullintrigo, la rivelazione e il colpo di scena, capaci di aumentare ad arte la tensione fino al climax desiderato. La biografia di Ibsen povera di eventi eclatanti. sposato e ha un figlio, conduce una vita riservata e soprattutto si dedica con disciplina al suo lavoro artistico, concedendosi poche distrazioni. Nel 1864 decide di lasciare la Norvegia, e vive allestero fino al 1891. Allesilio volontario contribuiscono diversi fattori: difficolt economiche; insofferenza per le incomprensioni dei connazionali e speranza di riconoscimento allestero; il bisogno comune a molti grandi autori e artisti scandinavi dellepoca (Brandes, Bang, Lie, Munch, Obstfelder, Strindberg e altri) di uscire da societ piccole, anguste e periferiche, e di ampliare i propri orizzonti attraverso il contatto diretto con lEuropa C infine un cruccio pi personale: la condotta, a parere di Ibsen vergognosa, di Norvegia e Svezia durante la guerra dano-prussiana del 1864, il mancato aiuto ai fratelli danesi nonostante i bei proclami dello scandinavismo, lincongruenza tra principi e azioni. Nei suoi 23 anni desilio Ibsen alterna soggiorni in Italia (soprattutto Roma e la Campania) a periodi in Germania (Monaco e Dresda). E lincontro con il nostro paese rappresenta un aspetto affascinante della sua maturazione artistica. Diversi dei suoi capolavori, tutti di ambientazione norvegese, sono scritti tra Roma, Amalfi, Sorrento e Casamicciola (Ischia). La vivacit e la luminosit del Meridione sono una rivelazione; e sembra quasi che a distanza, e per contrasto, Ibsen riesca ad aderire meglio alle atmosfere e ai paesaggi di casa: fiordi e montagne, tempo piovoso, ma anche gli interni borghesi della contemporanea societ norvegese, che egli ha sempre davanti agli occhi. Accanto ai drammi Ibsen scrive inizialmente anche poesie, raccolte nel 1871 nel volume Digte (Poesie). In versi Ibsen riflette spesso su di s e la propria ispirazione. Bergmanden (Il minatore) (fot. 40) riassume in forma allegorica il senso che lautore attribuisce al suo ruolo di scrittore, e anche le contraddizioni che ci comporta. Il minatore mosso dallimperativo morale di una discesa nel profondo; ma chiaro che il filone aureo che sta cercando di natura spirituale, la nascosta cavit del cuore; si tratta di una discesa nel proprio io. La speranza della scoperta di un tesoro unessenza, una verit nascosta lo spinge nelle viscere; eppure egli anche consapevole della perdita: lo scrittore teso a cogliere lessenza della vita, e intanto perde contatto con la vita vera fuori di lui, la luce del sole, il cielo stellato. La montagna del minatore pu evocare il paesaggio norvegese; tale connessione con la propria terra e le leggende che lo popolano ancora

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pi evidente nei versi di Ibsen che recitano: vivere essere in guerra con i troll nella cavit del cuore e del cervello; scrivere esporsi a un continuo giorno del giudizio. Anche qui i troll che vivono dentro la montagna, materia romantica e folclorica, sono una metafora del mondo misterioso che ci portiamo dentro, che al di sotto della nostra consapevolezza razionale. Ci che Sigmund Freud definir da l a poco subconscio e inconscio. Abbiamo un primo esempio di come Ibsen usi il suo retaggio romantico per esprimere la scissa condizione moderna. Il giorno del giudizio ci rivela anche un altro tratto di fondo, il pi importante, di tutta lispirazione ibseniana: il rigore etico e il senso della scelta quale imperativo morale; la riflessione sofferta su che cosa voglia dire realizzarsi, diventare se stessi, giungere alla propria dimensione pi profonda e autentica. In questa ispirazione troviamo una chiara impronta culturale: lautoesame di luterana memoria e la filosofia dellesistenza di Kierkegaard. I primi due capolavori teatrali di Ibsen sono dedicati a protagonisti maschili speculari e contrapposti, Brand (1866) e Peer Gynt (1867). Si tratta di drammi in versi (Ibsen li chiama poemi drammatici) che si svolgono in scenari aperti e vasti, il primo in un paesaggio aspro e verticale col fiordo e le montagne a picco; il secondo in un paesaggio norvegese agreste pi gentile seppure alpino, con divagazioni nel mondo sotterraneo dei troll e nellAfrica settentrionale. Brand e Peer Gynt possono essere letti attraverso i termini della filosofia dellesistenza di Kierkegaard. Brand luomo religioso, un prete che interpreta un idealismo assoluto e trascendente. un eroe della volont, e il suo motto intransigente o tutto o niente. Brand sceglie come sua missione di vita quella di operare presso una povera comunit di un fiordo isolato ed esposto. In un certo senso egli eroico nel suo rifiuto di ogni mezza misura; daltra parte egli anche uomo, sinnamora di Agnes e la sposa, ha con lei il piccolo Alf. Il dilemma arriva quando appare evidente che Alf non pu sopportare quel clima cos aspro e rigido. Che fare? Andare o restare? Brand, straziato dal dolore, decide di continuare la sua missione, fedele alla sua intransigenza. Muore cos Alf, e muore poco dopo di dolore anche Agnes. Leroe Brand anche umanamente parlando un prevaricatore, talmente centrato sulla sua missione da non considerare lesistenza di quelli che pi ama. Ibsen vuole dare unimmagine sfaccettata e ambivalente del suo personaggio. Di fronte alla frana che sta per seppellirlo alla fine del quinto atto Brand chiede a Dio se la volont sia sufficiente per salvarsi. La risposta che gli pare di sentire dal tuono : Egli Dio di carit. lassoluzione di chi ce lha messa tutta? O la condanna di chi ha avuto fin troppa volont e poca piet? O unassoluzione che mette in evidenza quella carit divina che alluomo Brand mancata? Ibsen lascia volutamente domande aperte alla fine del suo dramma etico-religioso. Peer Gynt il contrario di Brand, un giovane contadino scapestrato che fa disperare la madre vedova, se. Peer fugge sempre dalla scelta e dalla responsabilit, non diventa mai se stesso; infine fugge dalla possibilit della vita con Solveig, che lo ama e che lui ama, perch incapace di affrontare il proprio punto dolente, il pentimento per un ratto compiuto ai danni di una sposa durante una festa di nozze: dunque, riprendendo Kierkegaard, un uomo estetico. Peer si adatta a tutto; entra anche nella montagna, nel regno dei troll (o un suo sogno?), e qui promette di seguire il loro motto: basta a te stesso, ti basti essere ci che sei, diverso dallimperativo morale degli uomini sii te stesso. E Peer si barcamena bene; da adulto diventa un self-made man americano di successo, sempre opportunista, ma ora anche rispettabile e compiaciuto di s; si perde in unavventura africana attraverso il Sahara, ma se la cava sempre. Intanto matura per un grande cinismo e una grande misantropia. Da vecchio torna alla sua Norvegia, convinto che pi nessuno lo aspetti. Trova per terra una cipolla e comincia a sbucciarla, avendo una dolorosa epifania della sua inconsistenza umana: buccia dopo buccia, Peer vede a ritroso i ruoli via via interpretati nella sua vita avventurosa. E alla fine? Nessun nocciolo, nessun centro. Una figura diabolica e leggendaria, il Fonditore di bottoni, vorrebbe prendergli lanima poca roba per fonderla e vedere se dal calderone esca qualcosa di meglio; ma lui si nega anche al Fonditore. E infine ritrova, per il suo sbigottimento, Solveig, che ancora lo sta aspettando, quasi cieca. Alla domanda di Peer: dove stato il mio vero io in questo tempo?, la donna risponde: nel mio amore, nella mia fede e nella mia speranza. Qui, forse, Peer matura il suo pentimento. Vecchissimo, egli torna in grembo,

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cullato da Solveig moglie e madre. Ma il Fonditore lo aspetta ancora al varco. Lamore di Solveig salver Peer? Oppure dovr anche lui metterci del suo? Ed ancora in tempo per farlo? Anche qui il finale aperto pu giustificare diverse interpretazioni. Peer Gynt diventa una grande opera nazionale quando viene allestita la prima teatrale nel 1876 (nove anni dopo la pubblicazione del libro) con le musiche di Edvard Grieg, il pi grande compositore norvegese. Grieg mette magistralmente in risalto gli aspetti nazionalpopolari, fiabeschi, folcloristici ed esotici insomma romantici del testo, il quale per rappresenta anche, come abbiamo visto, un nuovo grande conflitto morale ed esistenziale. Per levoluzione di Ibsen verso il dramma moderno importante lincontro con Brandes, col quale scambia lettere e si incontra soprattutto negli anni Settanta. Due grandi intellettuali europei toccano questioni di fondo riguardanti larte, la societ e la politica. Possono dissentire tra di loro, ma ognuno cerca il confronto con laltro. Entrambi se ne arricchiscono. Nel corso degli anni Settanta Ibsen decide di spostare il suo obiettivo, diventando fotografo (come preannuncia in una lettera del 1867) dei suoi contemporanei. la svolta verso il dramma borghese che ha reso lautore famoso in tutto il mondo. Il primo capolavoro di questa fase, un successo mondiale e successo di scandalo, Et dukkehjem (Casa di bambola) del 1879. Casa di bambola presenta dal punto di vista tecnico tutti i tratti essenziali del dramma borghese di Ibsen. Innanzitutto lo spazio scenico si definisce come interno, pareti domestiche. Dettagliate didascalie iniziali spiegano larredamento e la disposizione degli oggetti. C, naturalisticamente, lesigenza di creare una maggiore illusione di realt. Larredo della casa fatto di oggetti reali, non di quinte dipinte. Gli attori utilizzano lillusione della cosiddetta quarta parete, recitando come se lo spazio aperto del proscenio fosse solo unaltra parete della stanza, magari voltando le spalle al pubblico durante la recitazione; e dunque agendo naturalmente come se si trovassero in una stanza e non di fronte a una sala verso cui declamare. Limplicazione non solo tecnica, ma anche pi profonda: i motivi dellimperativo etico della scelta e della ricerca del s autentico vengono rinchiusi nelle quattro pareti domestiche della contemporanea societ borghese. La domanda che sorge : si d nella nostra vita moderna, ingabbiata da regole e convenzioni, una possibilit di libert autentica? Nel percorrere i drammi borghesi di Ibsen dal 1877 al 1899 possiamo rilevare in sintesi il crescente pessimismo: allautore la vita vera e autentica pare sempre pi irraggiungibile. Sempre meno sono gli spiragli concessi allindividuo, ormai cristallizzatosi in un contesto borghese che nega, reprime e misconosce lautenticit. Eppure (e da qui la straordinaria grandezza e intensit poetica dei testi di Ibsen) percepiamo anche nella visione pi nera e sarcastica un sotterraneo, insopprimibile anelito (assai romantico) alla liberazione, che fa sempre vibrare di vita i suoi testi. Nel sottolineare il peso dei condizionamenti sociali e delle convenzioni Ibsen esprime indubbiamente unamara e graffiante critica sociale rivolta contro il perbenismo e la facciata rispettabile della societ borghese. Ma Ibsen non un riformatore morale e sociale (come tende a leggerlo G. B. Shaw in The Quintessence of Ibsenism del 1891), bens un poeta che scruta tutti i suoi personaggi, anche i minori, nella loro storia personale. Sono destini umani che ci toccano, e in quanto uomini essi sono spesso ambivalenti e sfaccettati. Da qui partiamo per considerare un ultimo e fondamentale aspetto strutturale del teatro ibseniano: la tecnica analitico-retrospettiva, o dellantefatto, o del flashback. Il presente dellazione scenica (tre o cinque atti) posto pochi giorni prima della soluzione finale. Nel procedere in avanti, i personaggi ricostruiscono con i loro dialoghi gli antefatti dellazione scenica, dove tali antifatti coprono il tempo di una vita. Ci che ha condotto al nodo drammatico presente si rivela progressivamente allo spettatore o lettore in un crescendo di tensione. Tutti i personaggi acquistano cos uno spessore temporale; cercando di realizzarsi, o tradendo la propria umanit, essi raccontano una storia, hanno una dimensione profonda, anche se sono collocati nellazione qui e ora. Casa di bambola si svolge nel corso di tre giorni (tre atti), dalla vigilia di Natale a S. Stefano. La situazione iniziale apparentemente idilliaca. La moglie Nora, cinguettante allodola domestica con tre bambine, sta addobbando lalbero e preparando i regali. Si annuncia un bel

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Natale: dopo tanti sacrifici passati ora il marito Torvald diventato direttore della banca. Benessere e felicit in arrivo. Peccato che Krogstad, loscuro impiegato coinvolto in passato in affari poco puliti, e che Torvald vuole licenziare per ribadire la propria impeccabilit, lo stesso che anni prima prest denaro a usura a Nora, la quale fece firme false per riuscire a portare Torvald, malato, in Italia e salvargli cos la vita. Ora Nora ha ripagato tutto il debito, e non vuole per nulla al mondo che Torvald sappia qualcosa. Egli deve sempre trattare la sua allodola un po dallalto; i ruoli tradizionali vogliono cos. Ma Krogstad ricatta Nora, la quale cerca di convincere il marito a non licenziare Krogstad. Torvald irremovibile: tuona contro chi fa usura e firme false, si preoccupa della sua reputazione. Nora poco a poco si trasforma, diventa seria, prende coscienza della falsit dei ruoli in cui lei e suo marito sono ingabbiati. Spera in un miracolo, cio che Torvald possa capire latto damore che la port in passato a fare firme false per salvarlo. Nel secondo atto Nora fa le prove di una tarantella che deve eseguire a un ricevimento del giorno dopo. Il marito la vuole addestrare, la vuole docile e ubbidiente; ma la danza meridionale fa esplodere in modo convulso e disarticolato tutta la tensione che Nora ha dentro. Torvald turbato, non capisce. Nora vorrebbe anche chiedere aiuto allamico di famiglia, il malinconico dott. Rank, da sempre innamorato di Nora e ora certo anche della propria morte imminente. Proprio mentre la donna sta cercando di parlare al dottore, facendo affidamento sul suo solito potere di seduzione, Rank si dichiara. Unaltra illusione crolla per Nora, un altro suo ruolo consueto viene a mancare, non pu pi recitare quella parte seduttiva. Intanto per qualcosa sta cambiando per Krogstad. Ha ritrovato Kristine, la signora Linde amica di Nora, vecchio amore di giovent. Entrambi sono vedovi e disillusi dalla vita, entrambi vogliono ricominciare umilmente a costruirsi un futuro insieme. Anche il ricatto disperato di Krogstad era un tentativo per rimanere aggrappato, attraverso il modesto impiego in banca, a un briciolo di stima di s. Kristine convince Krogstad a rinunciare al suo ricatto. Ma Krogstad ha gi mandato la sua lettera a Torvald. Invia cos una seconda lettera in cui ritratta tutto, dicendo che la cosa non pi importante. La soluzione del dramma tra queste due lettere. Alla lettura della prima Torvald esplode di fronte alla moglie, pensa solo alla propria rispettabilit, la ripudia, la dichiara indegna di essere moglie e madre; lei dovr restare, ma solo per mantenere le apparenze. Quando arriva la seconda lettera, la musica cambia: Torvald sollevato, perdona sua moglie. A questo punto Nora non perdona suo marito, e gli comunica che lascer la famiglia perch deve trovare e capire se stessa, prima di potere essere moglie e madre. In Norvegia e in Europa le reazioni sono fortissime, di giubilo e di scandalo. In Germania si cambia il finale, e Nora resta. Sugli inviti dei ricevimenti in Norvegia si prega di non sollevare la questione di Nora e di Casa di bambola. Nora diventa leroina del femminismo nordico. Ma il rapporto tra Nora e Torvald pi complesso di quello tra vittima e carnefice, nonostante tutto. Latto di accusa di Nora anche autoaccusa; alla fine Torvald si dichiara disposto a cambiare, e lultima didascalia del testo indica che egli sta cominciando a capire qualcosa di quello che accaduto. Entrambi devono compiere un percorso di maturazione che, forse, un giorno, potr rifondare la loro unione su basi pi autentiche e paritarie. Gengangere (Spettri) del 1881 legato a Casa di bambola. Dopo le critiche feroci alla scelta di Nora, Ibsen indica che cosa succede alla donna che, sopportando le bassezze del marito e linfelicit del matrimonio, resta in casa per non dare adito a scandalo. Se Casa di bambola mostra una possibile, seppur difficile, via duscita nel futuro, Spettri illustra limpossibilit del mutamento positivo: per la signora Alving la consapevolezza arriva ormai troppo tardi, con limpatto sconvolgente di una tragedia. I tre giorni (tre atti) dellazione ruotano intorno a uninaugurazione. La signora Alving, vedova da dieci anni, sta per inaugurare lasilo fatto costruire per celebrare la memoria del marito, il capitano Alving. Per questo ha radunato presso di s il figlio Osvald, pittore di ritorno da Parigi, e il pastore Manders, amico di famiglia e amministratore dei beni degli Alving. Con la signora Alving, borghese, vive la giovane Regine Engstrand, sua governante, alla quale la donna legata come a una figlia. Bazzica nei pressi anche il padre di Regine, il poco affidabile vecchio Engstrand. Ci troviamo nella casa della signora Alving, su un fiordo occidentale. Una vetrata ampia sulla parete di

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fondo ci apre la vista sullesterno. E qui continua a piovere. Osvald, che a Parigi vissuto in un ambiente di artisti liberi al di fuori delle convenzioni borghesi, ha conosciuto nel meridione la gioia di vivere; e il tempo cupo di casa non fa che sottolineare la sua polemica contro il rigore e il grigiore della vita norvegese. Il perbenismo e la chiusura mentale sono concentrate nel pastore Manders, che pure la signora Alving aveva amato in giovent. Ora la signora una donna colta ed emancipata, e i libri presenti nella sua casa scandalizzano il pastore. I dialoghi svelano progressivamente gli antefatti. Il signor Alving ebbe una condotta dissoluta, beveva e tradiva la moglie. La signora si rifugi da Manders, il quale la richiam al suo dovere di moglie e la convinse a rientrare. La signora sperava che Manders osasse prenderla con s, vivendo apertamente lamore che entrambi segretamente provavano luno per laltra e sfidando anche lo scandalo sociale. Ma cos non fu. Manders va ancora molto fiero della sua azione. Ma la signora gli rivela che il suo matrimonio continu a essere, anche dopo, un abisso mascherato. Osvald fu allontanato e mandato a Parigi proprio per tenerlo lontano dal padre. Ora il ritorno a casa di Osvald e lasilo in memoria del marito rappresentano la speranza (lillusione) di seppellire il passato e di iniziare una nuova vita. Ma gli spettri del passato ritornano. D./n. genganger (s. gengngare) letteralmente il ritornante, colui che (spettralmente) si ripresenta, ritorna ( g igen/igjen). Lasilo, non assicurato, brucia in circostanze misteriose (con levidente zampino del vecchio Engstrand); Osvald, che sa di essere malato di sifilide, e di non avere speranze, vorrebbe fuggire con Regine, per avere almeno una donna che lo aiuti a morire. Ora scopre che la malattia ereditata dal padre. Ma la madre rivela ai ragazzi anche che Regine figlia biologica del signor Alving, il quale ebbe una relazione con la precedente cameriera, poi data in sposa a Engstrand, un debole e un profittatore al tempo stesso; che dunque Regine e Osvald sono fratellastri e non possono legarsi. Regine fugge disperata, decisa oramai a finire male (lei che doveva diventare la maestra dellasilo). Osvald chiede alla madre la disponibilit a dispensargli la morfina e dargli una morte senza dolore, nel caso che un nuovo attacco di demenza si dovesse presentare. Il dramma si chiude allalba, finalmente col sole. E Osvald, precipitato nella demenza, urla alla madre di dargli il sole. Il sipario scende con la signora Alving che, straziata e paralizzata dal dolore, si appresta (forse) a compiere quel passo. Lattacco mordace al perbenismo borghese e al moralismo religioso nella figura del pastore, e la crudezza di temi come la sifilide, lincesto e leutanasia fanno s che il mondo contemporaneo di Ibsen non riesca ad accettare Spettri. Ma ancora una volta dobbiamo osservare che le polemica sociale del momento, pur forte, lascia il posto a una potente tragedia che parla di rapporti umani: familiari, amicali e amorosi. Nessun personaggio univoco, tutti hanno complessit e spessore. La signora am davvero Manders, e lui neg a se stesso la felicit. Tuttora il suo irritante perbenismo accompagnato da una sorta di candida ingenuit, motivo per cui la signora non pu smettere di volergli bene. E la signora Alving si rende anche dolorosamente conto grazie a Osvald che ha nostalgia della gioia di vivere che proprio il suo austero rigore e il suo senso della giustizia hanno forse impedito al marito di esprimere la gioia di vivere che aveva dentro, facendo s che questa degenerasse in comportamenti immorali. La signora ama ora il figlio di un amore possessivo, e vorrebbe tenerselo stretto come risarcimento. Ma il passato non si cancella, e la tragedia si abbatte su di lei. Con Vildanden (Lanitra selvatica) del 1884 Ibsen giunge a conclusioni se possibile ancora pi negative. La protagonista di Spettri arriva a una finale consapevolezza della verit, anche se la felicit ormai irrecuperabile e la tragedia la travolge. Nell Anitra selvatica non quasi pi possibile neanche la catarsi tragica, ma solo un senso di grottesca paralisi. La ricerca della verit appare ormai addirittura dannosa, se in una persona vita e menzogna coincidono e sono indissolubili. La verit distrugge quel briciolo di felicit fondata su quella che il dottor Relling, il ragionatore cinico del dramma, chiama livslgn, menzogna vitale. Ibsen entra cos quasi in polemica con se stesso. Come scrittore aveva sognato di rigenerare lo spirito degli uomini, insegnare loro a diventare se stessi. Qui rappresenta nel personaggio di Gregers Werle lidealista

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astratto, colui che vuole riformare gli altri senza capire i suoi moventi intimi (senza conoscere bene se stesso), e che per questo provoca gravi danni. Le tre giornate si dividono questa volta in cinque atti, il primo a casa dellindustriale Werle, durante un ricevimento, gli altri quattro nella soffitta-mansarda dove vive la famiglia Ekdal, legata a quella dei Werle ma evidentemente caduta in disgrazia. Giunto dagli stabilimenti del padre nel nord, e in conflitto con lui, Gregers Werle ritrova il vecchio amico Hjalmar Ekdal e procede alla ricostruzione degli antefatti. Werle e Ekdal padri erano soci, entrambi ricchi, poi coinvolti in speculazioni. Di fatto Werle si salv mentre Ekdal fin in malora. Werle senior emerge dal passato come un cinico burattinaio: ha permesso che lex socio Ekdal diventasse un vecchio rintronato (che ora si aggira in casa sua elemosinando); si scaricato dei sensi di colpa inventando un lavoro di fotografo per Hjalmar Ekdal, il figlio, e gli ha pure trovato una moglie, la sua ex cameriera Gina con la quale aveva avuto una relazione. Gina e Hjalmar hanno una figlia di 14 anni, Hedvig, che da diversi indizi (ad esempio i problemi alla vista) pare proprio essere figlia naturale di Werle senior. Gregers Werle si vergogna profondamente di tutto questo. mosso da sentimenti di rivalsa nei confronti del padre, rimpiange la madre morta, tradita in passato dal marito. Vuole svelare allamico Hjalmar come stanno le cose, per aiutarlo a uscire dalla soffocante menzogna e ricostruire il suo matrimonio su basi pi autentiche. Peccato che abbia scelto un eroe sbagliato per la sua missione. Hjalmar Ekdal senza mezzi termini uno dei personaggi pi infami della letteratura mondiale: la vittima profittatrice. In lui menzogna e vita si sono fuse indissolubilmente. Hjalmar sa tutto benissimo e fa finta di non sapere; approfitta dellaiuto di Werle e dei suoi sensi di colpa; fa finta di lavorare scaricando tutto sulle sue due donne (che per altro lo amano e lo adorano incondizionatamente); va in giro parlando di una fantomatica invenzione cui sta lavorando, e in realt schiaccia indisturbati pisolini. Sfrutta e prevarica Gina e Hedvig, due figure umili e pure. Nella soffitta degli Ekdal lo spazio scenico si apre a suggestioni simboliche profonde. In un sottotetto Ekdal padre e figlio vanno ogni tanto a giocare alla caccia. Il vecchio Ekdal fu in giovent un cacciatore di orsi nei grandi boschi del nord. Ora la natura ridotta pure lei a una squallida finzione: qualche abete rinsecchito, galline, piccioni e conigli come selvaggina. A Gregers Werle sembra giustamente di soffocare quando va a trovare lamico. Ma la soffitta non solo negativa. L pure Hedvig ha un mondo tutto suo, dove pu rifugiarsi nella fantasia, nei libri illustrati, rendendosi inaccessibile alle ferite del mondo. Ha un rapporto di particolare amicizia con unanitra ex selvatica, ora in cattivit perch ferita a unala, incapace di volare. Anche lanitra ha la sua storia. Fu ferita da Werle senior (sempre lui) che andava a caccia. Piuttosto che concedersi, lanitra, come narrano le leggende, cerc di inabissarsi sul fondo del mare e morire. Ma il cane di Werle si tuff e la stan. E Werle scaric lanimale a Hedvig figlia di Hjalmar. Gregers Werle vede se stesso nei panni del riformatore in questi termini: la vita matrimoniale degli Ekdal un abisso di menzogne. Egli identifica simbolicamente questa menzogna proprio nellanitra inabissatasi, e vede se stesso come il segugio che stana gli Ekdal e li porta di nuovo in superficie, verso la luce e la verit. Ma Gregers uno scarso interprete di simboli; non capisce affatto la profonda identificazione simbolica tra Hedvig e lanitra; il loro comune bisogno di volo, fuga, cielo, libert; e la loro capacit di resistere e mantenere una propria dignit anche in gabbia, nel contesto moderno pi degradante. Infine Gregers svela la verit a Hjalmar, che fa la scena madre, ripudia la figlia in modo declamatorio, e se ne va di casa (o meglio, finge di farlo, va al piano di sotto dal dottor Relling e lo studente Molvik) in modo altrettanto plateale. Gina e Hedvig sono affrante, ma sopportano con dignit. Finch non arriva la bella pensata di Gregers: convincere Hedvig a sacrificare lanitra, il simbolo negativo, per riconquistare il padre. Hedvig, che stata ripudiata dal padre con parole disumane, capisce tutto fin troppo bene; prende la pistola di Hjalmar e sacrifica se stessa sparandosi. Alla fine Gregers ancora retoricamente convinto che questa tragedia aiuter Hjalmar a maturare. Relling assai pi scettico: tempo qualche mese, e la morte di Hedvig non sar che un bel motivo di declamazione per Hjalmar. Gregers Werle ha agito per un astratto senso di giustizia

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contro le malefatte del padre, rifiutandosi tra laltro di vedere che anche suo padre, ormai anziano, stava cambiando, e che cercava con lui un confronto. Il ruolo della signora Srby, compagna dellanziano Werle, donna pragmatica e umana, sincera amica di Gina, serve forse anche a illustrare una nuova umanit di Werle senior che il figlio, per la sua rigidit, non riesce a cogliere. Ancora una volta un quadro particolarmente sfaccettato e ambivalente. Un altro grande capolavoro ibseniano, forse il pi grande. Concludiamo con un breve accenno allunico dramma che si discosta dalla parabola sempre pi negativa della riflessione ibseniana: Fruen fra havet (La donna del mare) del 1888. Ellida, donna borghese di mezza et, sposata e con due figlie ventenni, misteriosamente attratta dal mare e dalla fuga dalla sua vita ordinata. Come narrano le antiche leggende, lo spettro del marinaio naufrago poteva ritornare (vedi lo stesso concetto di gengangere) a riprendersi la sposa o fidanzata, che nel frattempo si era rifatta una vita con un altro uomo. Ibsen trasferisce ancora la suggestione folcloristica nel contesto moderno e nella questione del matrimonio come libera scelta. Da Ellida torna il misterioso marinaio straniero cui lei fu legata in passato; luomo le chiede di seguirlo per sempre. Ellida attratta. E solo quando il marito la lascia completamente libera di scegliere il suo destino, il fascino della fuga svanisce, ed Ellida decide di acclimatarsi alla sua vita domestica, e alle sue gioie. Let di Ibsen coincide con il momento doro della letteratura norvegese. Accanto a lui si afferma una schiera di scrittori letti non solo in patria, ma in tutta la Scandinavia e in Europa, soprattutto in Germania. La mostra dei quadri di Munch fa furore e scandalo a Berlino agli inizi degli anni Novanta, e leggere i norvegesi di moda. Riferendosi a questo fenomeno lo scrittore tedesco Theodor Fontane parla con un po di ironia di Norwegerei, mania norvegese. I maggiori tra questi scrittori sono Bjrnstjerne Bjrnson (1832-1910), Jonas Lie (18331908), Alexander Kielland (1849-1906), Amalie Skram (1846-1905) e Arne Garborg (1851-1924). Essi non fanno gruppo; ognuno ha una spiccata personalit e percorre la propria strada. Sono tuttavia accomunati da alcuni tratti generazionali: a eccezione di Bjrnson, autore di drammi, racconti e poesie, essi sono principalmente romanzieri e prosatori. Sono legati alle tendenze e ai valori del moderne gennembrud di Brandes. Non seguono sempre lidea che la letteratura debba discutere i problemi ed esprimere una tesi, ma appartengono allala radicale e partecipano attivamente al dibattito sociale e politico. Nelle loro opere, cos come nei drammi di Ibsen, troviamo rappresentate con sguardo critico le nuove dinamiche economiche e sociali della societ norvegese: il capitalismo, la finanza, lindustria, i conflitti sociali, la frattura tra tradizione e modernit, campagna e citt; e ancora: la vita borghese, il contesto familiare e il ruolo della donna, la morale sessuale. Nonostante limpegno nelle questioni norvegesi, questi scrittori condividono lesperienza dellesilio e dellapertura a orizzonti culturali pi vasti fuori dal proprio paese. Bjrnson diventa pi di Ibsen il nasjonalskald della letteratura norvegese dellepoca, succedendo a Wergeland in quel ruolo: pedagogico, democratico, patriottico, solenne, attivamente impegnato in tutte le battaglie sociali del tempo, con uno spirito battagliero e fondamentalmente ottimista e fiducioso. La sua parola anche politica: fa discorsi pubblici e scrive articoli. Premio Nobel per la letteratura nel 1903, per i contemporanei il grande della letteratura norvegese accanto a Ibsen. Oggi la sua statura appare ridimensionata dal carattere pi contingente delle sue opere, legate alle questioni del tempo. I suoi rapporti con Brandes e Ibsen sono di burrascosa amicizia, con slanci, rotture e riconciliazioni. Ammira Ibsen, ma non ne condivide il pessimismo. Bjrnson si presenta come il poeta della patria e del popolo. Suo il testo dellinno nazionale norvegese Ja vi elsker dette landet (S, noi amiamo questo paese) del 1859. Ottiene successo con i racconti di vita contadina, forse la parte migliore della sua opera letteraria. Qui combina i valori progressisti e democratici con unattenzione verso i valori tradizionali e autenticamente norvegesi della societ contadina. Tra questi racconti, uno dei pi noti En glad gutt (Un ragazzo allegro, 1860). Faderen (Il padre) (fot. 41) un breve racconto di ambientazione contadina che raccoglie in nuce toni e temi tipicamente bjrnsoniani. Levento tragico che colpisce il ricco contadino, la perdita del figlio

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sempre portato in palmo di mano, d un insegnamento, c una morale (quella che viene a mancare nel pessimista Ibsen): la reputazione e laccumulazione del denaro non sono la prima cosa. Anche Bjrnson, laico, proviene da un contesto credente ed eredita valori fondamentalmente cristiani. Questo breve racconto una parabola. Dal punto di vista formale osserviamo la capacit di concentrare la storia di una vita in poche, sobrie battute tra luomo e il prete. Bjrnson cerca lo stile impassibile, scarno e solenne delle saghe norrene, che serve tra laltro a connotare il carattere nazionale, tipico di uomini di poche parole. Notiamo che la voce narrante non esprime commenti, ma riferisce dialoghi ed eventi il commento scaturisce dalle cose stesse. Anche Bjrnson, come Ibsen, ha radici profonde nel romanticismo nazionale. affascinato dalla materia antico-nordica, cui si ispira per diversi drammi. Poi, come il collega, dedica la sua drammaturgia alle questioni moderne. Nel dramma En handske (Un guanto, 1883) attacca lipocrisia della morale sessuale maschile attraverso il personaggio femminile, Svava, che chiede al fidanzato la stessa verginit prematrimoniale che lui esige da lei. Scoppiano le polemiche. Gli altri scrittori radicali criticano il puritanesimo di Bjrnson: si tratta di avere una pi libera morale sessuale per tutti, non una pi repressiva per tutti. Ma Bjrnson tocca comunque un punto dolente della morale maschile. Over vne (Oltre le capacit, 1883), considerato il capolavoro del teatro di Bjrnson, rappresenta un prete del Nordland diventato famoso per i suoi miracoli. Lopera affronta il tema del conflitto tra cristianesimo e il moderno contesto laico, non pi disposto ad affidarsi alla dimensione irrazionale della fede. Jonas Lie un maestro del romanzo norvegese. Rappresenta la societ e le questioni del tempo, ma si oppone allidea di letteratura a tesi e di denuncia. Egli si concentra piuttosto sui destini umani, e il suo realismo si combina con lapprofondimento psicologico, anche verso la dimensione pi oscura e irrazionale dei personaggi. Cresce nel Nordland, e in questa regione settentrionale e maestosa della Norvegia ambientato il suo primo romanzo breve, Den fremsynte eller billeder fra Nordland (Il veggente o immagini dal Nordland, 1870). La natura con pause solari, ma pure capace di scatenare forze incontrollabili diventa metafora della dimensione irrazionale e insondabile del protagonista, veggente suo malgrado. Lie vive a Parigi dal 1882 al 1906, e qui scrive i suoi romanzi, tutti norvegesi. La condizione femminile in un contesto borghese e patriarcale descritta in Familjen p Gilje (La famiglia a Gilje, 1883) e Kommandrens dttre (Le figlie del comandante, 1886). La contemporanea realt commerciale e finanziaria fa da sfondo al bel Onde makter (Forze malvagie, 1890), e la vita coniugale ritorna in Et samliv (Un matrimonio, 1887) e Nr sol gr ned (Quando tramonta il sole, 1895). Specialmente nei romanzi degli anni Novanta Lie approfondisce lo sguardo psicologico e scruta nella crisi dellindividuo di fine secolo. Kielland proviene da una famiglia della ricca borghesia commerciale di Stavanger, e scrive romanzi e racconti. Un suo primo capolavoro nella forma breve la raccolta Novelletter (Piccole novelle, 1879), dove la denuncia sociale espressa con sarcasmo ed elegante ironia. Kielland radicale e democratico, brandesiano, convinto che la letteratura debba esprimere una tendenza progressista. Scrive i suoi migliori romanzi negli anni Ottanta, tra i quali il capolavoro Garman & Worse (1880), una rievocazione critica e nostalgica insieme della borghesia imprenditoriale della propria citt. Arbeidsfolk (Operai, 1881) si sofferma sulla questione sociale, mentre Else (1881), storia di una ragazza del popolo finita male, illustra con una satira amara lipocrisia della morale sessuale degli uomini borghesi. Kielland attacca il conformismo borghese, la discriminazione contro le donne, lingiustizia sociale e il cristianesimo di facciata. Lo stile brillante e la grazia ironica esprimono in realt una forte indignazione contro un ambiente norvegese sentito come angusto e ipocrita. Nonostante lacume della visione e la qualit dello stile, la sua opera rischia a volte di restare troppo ancorata alle tesi e alla polemica sociale. Lintensa attivit letteraria di Kielland legata agli anni Ottanta e alle speranze di rigenerazione tipiche di quella fase. La sua vena si esaurisce nel mutato orizzonte del decennio successivo. Anche il vasto epistolario importante per definire la sua posizione e la sua personalit. Nei romanzi di Amalie Skram emerge il lato cupo e pessimista del naturalismo. Sono storie di vinte e di vinti, dove la vita appare come lotta disperata e lindividuo non riesce a emanciparsi

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dai condizionamenti imposti da eredit, ambiente e classe sociale. Constance Ring (1885) il primo di una serie di romanzi che raccontano di condizione femminile e matrimonio. Il radicalismo della Skram suscita scandalo e opposizione in Norvegia e la scrittrice sposata in seconde nozze con lo scrittore danese Erik Skram e residente a Copenaghen si sentir sempre incompresa dalla madrepatria. Il suo capolavoro la tetralogia Hellmyrsfolket (La gente di Hellemyren, 1887-98), che descrive la lotta per la vita, e il fallimento, in diverse generazioni della stessa famiglia. Arne Garborg romanziere e una delle figure intellettuali di maggior spicco del periodo, acuto interprete del proprio tempo, attivo nel dibattito sociale, culturale e letterario. Vive la frattura tra mondo contadino di provenienza e la cultura urbana che apre a pi vasti orizzonti. Bondestudentar (Studenti di provincia, 1883) si basa su questa esperienza. Scrive prevalentemente in nynorsk (lunico tra i grandi di questa fase), ma Trtte Mnd (Uomini stanchi, 1891), lopera forse pi rappresentativa, in bokml: romanzo-diario in cui lio narrante moderno, colto e laico confessa un vuoto e unassenza di direzione tali da ricondurlo allapprodo della fede religiosa. Lautore precisa che il romanzo non autobiografico, ma vuole oggettivare con la conversione una delle situazioni tipiche della crisi di fine secolo. Il tormento religioso un tema che comunque tocca da vicino lo scrittore, che nel romanzo Fred (Pace, 1892), di nuovo in nynorsk, rielabora il destino tragico di suo padre.

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AUGUST STRINDBERG E IL NATURALISMO IN SVEZIA Tra le molte definizioni che August Strindberg (1849-1912) d di s, una dice: non sar la pi grande testa di Svezia, ma sono il fuoco pi grande. La sua opera effettivamente vulcanica, di vastit e variet prodigiose. La nuova edizione critica delle sue opere complete, in via di ultimazione, conta oltre settanta volumi, ai quali vanno aggiunti ventidue volumi di lettere. Strindberg appartiene alla letteratura mondiale soprattutto come drammaturgo, ma egli coltiva con genio ogni genere letterario: teatro, romanzo, racconto, poesia, autobiografia; anche le sue lettere sono testi letterari, tasselli di unininterrotta autobiografia e testimonianza di unintera epoca. Oltre che grande scrittore, Strindberg un lettore estremamente ricettivo, e l intertestualit, il dialogo che nei suoi testi avviene con altri testi, un dato caratteristico della sua opera. Inoltre Strindberg coltiva numerosi interessi extraletterari che in vario modo influenzano la sua scrittura, si intrecciano con essa, contribuiscono a formarne i caratteri e a causarne le svolte: scienze naturali, botanica e chimica; giornalismo, politica e storia; lingue straniere (scrive libri in francese; si appassiona alla filologia cinese); pittura e fotografia; e, nella seconda fase della sua carriera, alchimia, occultismo e teosofia. In questo senso Strindberg uno scrittore tipico del proprio tempo: di quel tardo Ottocento improntato alla scienza che vede un moltiplicarsi di saperi e conoscenze. Strindberg ha uninfinita sete di conoscenza, e si pone al crocevia di idee, correnti e programmi tanto in letteratura quanto in altri campi. Strindberg, per, acquisisce e rielabora in modo molto soggettivo, secondo i propri bisogni di artista e di uomo. socialista e crede nel progresso, ma anche un seguace di Rousseau, ed scettico verso il progresso. radicale e democratico, ma anche nemico del femminismo e aristocratico dello spirito, secondo il modello di Nietzsche. blasfemo e attacca la religione, ma non diventa mai ateo e si converte infine a una personale fede cristiana. razionale e mistico, pessimista e umorista. Strindberg non e non vuole essere un pensatore rigoroso e coerente. Sa di vivere la scissione, la disarmonia e linquietudine delluomo moderno. Accoglie lidea di Kierkegaard di sperimentare con i punti di vista; la contraddizione e il dubbio sono un metodo conoscitivo, ma anche fonte di tormento. Ci sono unurgenza, una drammaticit, unirrequietezza e una qualit visionaria che rendono lopera di Strindberg certo complessa e a volte anche dispersiva, ma sempre geniale, viva e appassionante. Lo stesso mutare dei punti di vista e delle visioni del mondo appare un tentativo dello scrittore di trovare nuove spiegazioni del proprio destino. Unaltra materia che Strindberg rielabora continuamente nei suoi scritti , appunto, la propria vita. Vita e opera sono legate a doppio filo e in modo complesso. Le autobiografie vere e proprie sono Tjnstekvinnans son (Il figlio della serva), pubblicata nel 1886-87 (le prime tre parti) e nel 1909 (la quarta e ultima parte); e Le plaidoyer dun fou (Lautodifesa di un folle), scritta in francese tra il 1887 e il 1889. Strindberg scrive per continuamente di se stesso, si rappresenta nella scrittura, diventa oggetto letterario al punto che neanche lui riesce quasi pi a distinguere che cosa sia vita e che cosa opera. Lo studioso pu avere limpressione di sapere tutto di Strindberg (nelle lettere narra la sua vita pressoch giorno per giorno), eppure intuisce che la continua rappresentazione di s anche una maschera, unimmagine letteraria che lautore d grazie alla forza della sua scrittura. molto difficile dire, e forse inutile chiedersi, chi sia il vero Strindberg al di l della scrittura. Su tutti, ci sono un paio di dati biografici che giocano un ruolo importante nellopera letteraria: il rapporto tormentato di Strindberg con le donne, segnato da tre matrimoni con figli e tre divorzi fatti laceranti che lasciano strascichi e lo riempiono di infinita amarezza; e la vita esiliata, spasmodica e itinerante ( fuori dalla Svezia in pratica dal 1883 al 1897), nel tentativo di vivere come libero scrittore, ma sempre con famiglia a carico, spostandosi per gli alberghi e le capitali dEuropa. I due fatti sono legati; i matrimoni diventano insostenibili anche per la vita sradicata che il fuoco sacro della scrittura impone a Strindberg. Laspetto pi famigerato, quello dello Strindberg brutalmente misogino, innegabile, e turba i lettori per la violenza e assurdit di certi attacchi. Ci che si pu per notare che Strindberg si scaglia contro le donne perch non pu fare a meno di loro, le ama troppo e, nellamare, si sente esposto e debole. Le sue gelosie e manie persecutorie

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(non potere dimostrare la paternit, paura di essere ritenuto pazzo) sono emblematiche della crisi delluomo moderno posto di fronte a una donna che sta cambiando ruolo. Strindberg stesso sceglie compagne decisamente emancipate: Siri von Essen e Harriet Bosse, la prima e la terza moglie, sono attrici, mentre laustriaca Frieda Uhl, la seconda, giornalista. Poi per pretende da loro il ruolo tradizionale e sottomesso tipico della vecchia societ patriarcale. Pare che nel 1894 lanziano Ibsen acquisti un ritratto del collega svedese, per tenerlo sempre sulla sua scrivania con la dicitura la pazzia che esplode. In realt Strindberg non diventa mai pazzo, non oltrepassa mai il limite; ma vive sempre al limite della tensione psichica. A tale proposito possiamo chiederci quali relazioni intercorrano tra i due pi grandi scrittori scandinavi, che spesso vengono abbinati (se non addirittura confusi). Sono scrittori molto diversi, ma nati da uno stesso contesto culturale, e con una molteplicit di fili che li legano. Non si conoscono personalmente e non sono amici, ma ognuno ha ben presente le opere dellaltro, credo con rispetto e ammirazione, sebbene non sempre dichiarati. Strindberg attacca ovviamente lIbsen femminista, ma sempre nella consapevolezza che Ibsen un grande scrittore, lautore di un capolavoro come Spettri. Infine Strindberg di venti anni pi giovane, e la sua opera si colloca tra il 1870 e il 1910 circa. Dal punto di vista formale il teatro di Strindberg pi di quello di Ibsen a rappresentare una rivoluzione e ad anticipare percorsi del teatro novecentesco. Vedremo come. La prima importante opera di Strindberg Mster Olof (Maestro Olof) del 1872, un dramma storico sulla Riforma in Svezia. Nel personaggio del riformatore e umanista Olof, ossia Olaus Petri, e del suo conflitto con luomo di potere, il re Gustavo Vasa, Strindberg d gi unimmagine indiretta di s e del proprio dilemma di intellettuale progressista. Mster Olof ha per scarso successo; laffermazione clamorosa di Strindberg arriva nel 1879 con il romanzo Rda rummet (La stanza rossa) e con la raccolta di racconti Det nya riket (Il nuovo regno) del 1882. Con queste opere Strindberg inaugura il Naturalismo nella letteratura svedese, proponendo una nuova prosa di taglio moderno, realistico e satirico, capace di descrivere la societ borghese e smascherarne lipocrisia e le ingiustizie. Levento letterario e politico allo stesso tempo: Strindberg attacca tutto quanto sa di potere, ufficialit, privilegio e culto del denaro. E attorno a lui si raccolgono le speranze diffuse di un mutamento sociale verso la democrazia e il socialismo. Negli stessi anni Ottanta si formano il partito socialdemocratico e il sindacato. Strindberg amico di Branting e, come grande scrittore, uno dei punti di riferimento del movimento. Si forma anche un movimento di scrittori radicali e progressisti, Det unga Sverige (La giovane Svezia), che sulla scia di Brandes e Strindberg vogliono promuovere una letteratura che discuta i problemi. Nonostante alcune personalit interessanti (un paio ne nomineremo alla fine del capitolo) Strindberg lunico grande scrittore degli anni Ottanta in Svezia, il temperamento artistico assolutamente dominante. La stanza rossa un romanzo a episodi, con al centro il personaggio del giovane Arvid Falk, il quale fa parte di una cerchia di intellettuali e artisti bohmien che vivono al margine della societ (e della citt di Stoccolma che il luogo della rappresentazione). Essi non vogliono accettare i compromessi; sono poveri, idealisti e anticonformisti, alla ricerca di una loro difficile realizzazione nella vita. Il titolo si riferisce alla stanza nel salone Berns, nel centro di Stoccolma, dove i personaggi si ritrovano per stare insieme, bere e conversare. Il romanzo privo di una trama unitaria; ogni capitolo un racconto che vede protagonista ora Arvid ora altri personaggi della sua cerchia. Arvid Falk impersona tratti e problemi che Strindberg sente molto vicini: un giovane idealista, timido e sensibile, con un forte senso della giustizia (e delle ingiustizie che vigono nella societ). solidale con gli operai e gli sfruttati. Si licenzia dallente statale per cui lavora (e che lo fa sentire uninutile ruota dellingranaggio), e decide di sfidare la citt (cos si apre il romanzo, con una famosa panoramica dallalto, sul colle di Mosebacken) diventando scrittore e giornalista. Vuole vivere della sua penna e osservare la societ. E la capitale Stoccolma offre la materia prima, in quanto concentra i luoghi di potere della nuova societ moderna e capitalistica. Le peregrinazioni di Arvid attraverso la citt aprono finestre su questi luoghi: lente ministeriale, i giornali, le case editrici, la societ per azioni, la compagnia di assicurazioni il parlamento e altri

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ancora. Il parlamento viene descritto in particolare nel capitolo VIII Povera patria, in cui Arvid testimone della pochezza dei dibattiti nellaula. Il romanzo infatti ambientato verso la fine degli anni Sessanta, e descrive tra laltro la delusione dei democratici dopo le aspettative di rinnovamento per la riforma parlamentare del 1866/67, che abolisce i quattro stati. Sappiamo effettivamente che il suffragio ancora molto ristretto, e la politica svedese molto elitaria; e comprendiamo cos le ragioni storiche della critica di Strindberg. Nel complesso, i luoghi e i meccanismi della societ capitalistica moderna sono messi a nudo e fatti oggetto di una satira devastante. una realt dove tutto diventa merce, e dove bisogna vendersi e fare a gomitate per emergere. Il lettore odierno pu perdere i riferimenti a persone e circostanze del tempo; ma non perde lessenza, perch la societ che descrive Strindberg funziona ancora, e pi che mai, cos. Arvid e i suoi amici si caratterizzano proprio per il loro rifiuto di stare a questo gioco. Ma La stanza rossa diventa allora anche il racconto di una grande sconfitta; il suo esito molto amaro e pessimista, nonostante la satira irriverente e briosa. Arvid sconfitto dalla realt brutale e mercificata e alla fine, dopo avere rischiato il crollo nervoso (anche per una delusione damore che mette in risalto la sua ingenuit) egli rientra nella realt, ma totalmente rassegnato e omologato, di nuovo integrato nellingranaggio sociale. Non reagisce pi e si occupa di cose morte, come la numismatica. Il romanzo suscita dunque il riso irriverente per lallegra satira contro il potere dei soldi, ma induce anche allamarezza e alla misantropia: la societ e gli uomini non sono migliorabili. Falk omologato, cos come Rehnhjelm, che fallisce come attore (vittima tragicomica della stessa delusione damore di Falk, con la stessa ragazza!); il filosofo del gruppo, Montanus, si uccide, spiegando in una lettera perch non valga la pena di vivere in questo mondo. Il pittore Lundell si vende al mercato e allaccademia e ha successo, passando dallaltra parte della barricata. Laltro pittore, Selln, pare essere lunico che riesca a restare se stesso, non tradire i propri ideali, senza perdere il contatto con la realt. Il personaggio del gruppo che emerge verso la fine del romanzo Borg, lunico non artista e non intellettuale. Borg anchegli radicale, ma si corazza dalle delusioni con un atteggiamento drastico e cinico. Appare perci pi forte e pi in grado di cavarsela. Nel ritratto del fratello di Arvid, il ricco commerciante Carl Nicolaus, e della moglie stolta e annoiata, Strindberg offre un ritratto satirico della borghesia danarosa e della sua ipocrisia. Gi qui possibile intravedere certi temi antifemministi che diventeranno pi espliciti e aggressivi nel prosieguo dellopera di Strindberg. La stanza rossa esprime ci che unintera generazione radicale pensa. un romanzo naturalista nel senso dellosservazione della societ e della volont di denuncia. Non invece naturalista nel senso dello stile impassibile e fotografico. La narrazione satirica non pu essere impassibile, perch deforma, esagera e tende a esprimere un giudizio morale. stato notato dai critici che Dickens, pi di Zola, un modello di riferimento per stile e contenuti di questo romanzo. Dopo La stanza rossa e Il nuovo regno Strindberg pesantemente attaccato dal fronte conservatore. Sentendosi perseguitato, lo scrittore parte per Parigi nellautunno del 1883; linizio del primo periodo di esilio che durer fino al 1889 e porter Strindberg e famiglia in giro per lEuropa. Proprio in questo frangente lo scrittore pubblica due raccolte di poesie: Dikter (Poesie, 1883) e Smngngarntter p vakna dagar (Notti di un sonnambulo a occhi aperti, 1884). Da queste due raccolte analizziamo Cantori! e Nellavenue de Neuilly (fot. 42). La prima un attacco alla poesia tardo-romantica dei padri da parte dei giovani, indicativa del tono irriverente e satirico dello Strindberg radicale e iconoclasta di questi anni. La seconda strofa fa riferimento al culto ormai stantio dellantico nordico, tipico del romanticismo di maniera. A questo il poeta contrappone un progetto decisamente naturalista: evidenziare il brutto. Finch il bello sar una parvenza con cui delle anime belle si gingillano, la nuova poesia non potr che essere, provocatoriamente, brutta, perch almeno nel brutto risiede il vero. Qui Strindberg guarda in avanti ed esprime fiducia nel nuovo giorno dellavvenire. La seconda poesia esprime unesperienza gi pi problematica. fondata su unassociazione tra il cuore esposto nella vetrina del macellaio parigino, davanti a cui lo scrittore esiliato passa, e il suo libro che nello stesso

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momento, in una vetrina di Stoccolma (Norrbro era lantico centro commerciale), similmente esposto, come un cuore tremante di freddo. Le implicazioni sono molteplici: limmagine particolarmente cruda della macelleria una realizzazione dellestetica del brutto, e tuttavia rimanda pure a immagini romantiche: il cuore dello scrittore, la propria ispirazione poetica. Tutto ci ridotto a merce; il libro, come il cuore del vitello, merce in vendita. Oltre a illustrare la propria personale nostalgia di esiliato (a Parigi con il corpo, con la mente a Stoccolma), Strindberg oggettiva in questa bella poesia anche la moderna condizione dello scrittore sul mercato. Con i racconti di Giftas I (Sposarsi I, 1884) Strindberg vuole descrivere casi matrimoniali e riflettere sul perch i matrimoni moderni sono infelici. un modo per inserirsi in un dibattito particolarmente attuale, e anche per trovare una ragione dei suoi problemi matrimoniali. Sposarsi I non ancora antifemminista; Strindberg si proclama anzi socialista e radicale, anche se in un racconto (dal titolo Ett dockhem, Una casa di bambola) critica la scelta di Nora come contraria ai pi elementari istinti materni. I racconti vengono criticati su due fronti: mentre Strindberg denunciato dalle autorit per vilipendio alla religione (in un racconto ritiene impossibile che le ostie e il vino, prodotti in serie da una data ditta, possano davvero essere corpo e sangue di Cristo), gli amici radicali non condividono le sue critiche a Ibsen. E Strindberg si difende attaccando. Giftas II (Sposarsi II) del 1886 violentemente misogino nel rappresentare una donna vampiro profittatrice, che sfrutta luomo (debole perch ama) e lo ricatta con la maternit. Il matrimonio prostituzione legalizzata (il marito paga la moglie parassita per ottenere il suo amore); e il rapporto tra sessi non pu che essere di lotta. Accuse di questo tipo, e ancora pi feroci, sono rivolte dallo scrittore alla sua prima moglie nella gi menzionata Autodifesa di un folle, in cui lo scrittore espone la sua vita pi intima e si rappresenta come caso clinico. Da questo contesto ossessivo di enorme tensione nasce il primo capolavoro del teatro naturalistico di Strindberg, il dramma in tre atti Fadren (Il padre, 1887), che mette in scena una lotta tra cervelli. I protagonisti sono il Capitano, uomo probo, ma con lossessione di non potersi dimostrare padre di sua figlia, sospettoso verso sua moglie Laura, e timoroso di essere ritenuto pazzo e rinchiuso. Lintensa e concentrata lotta di cervelli vinta dalla donna, malvagiamente capace di insinuare e alimentare il dubbio nel marito, fino a ottenere il risultato voluto: farlo portare via in camicia di forza. Si delinea la forma scenica prediletta da Strindberg: pochi personaggi, poco intrigo, ma grande tensione psichica; forza visionaria che infrange i limiti del realistico e verosimile. Nel 1888 Strindberg legge Nietzsche e ha anche un breve scambio epistolare con lui. Lo scrittore trova una nuova spiegazione del suo destino: un essere superiore, nobile di spirito, circondato da una massa di piccoli uomini rozzi e meschini. evidente che le esperienze tra il 1884 e il 1888 allontanano Strindberg dal socialismo e dal progressismo. Nel 1888 giunge anche laltro capolavoro del suo teatro naturalistico, Frken Julie (La signorina/contessina Giulia). Ritorna la battaglia psichica tra i sessi, ma questa volta la lotta ha anche implicazioni sociali. un atto unico, che si svolge nello stesso luogo senza interruzioni di tempo e di azione (i tre momenti dellazione sono solo separati da un ballo e da una pantomima). la notte di mezza estate, nella cucina della casa del conte, che assente per un viaggio. Sua figlia Julie, 25 anni, audace e inebriata, aizza al corteggiamento il domestico Jean (30 anni). Pi in disparte, incapace di stare sveglia, Kristin (35 anni), anche lei domestica e fidanzata ufficiale di Jean. Ecco tutti i personaggi del dramma, coinvolti in una vicenda senza particolari intrighi ma di grande tensione psichica. Nel gioco erotico della notte di San Giovanni la signorina inizialmente in una posizione superiore rispetto al suo servo, che deve obbedire e non pu prendersi certe libert. Julie appare sicura di s e spigliata, la sua posizione sociale la tutela da ogni rischio. Kristin vede e fa finta di non vedere; la serva che sopporta tutto, che sta al suo posto. Esclusa dal gioco seduttivo tra Julie e Jean, Kristin si addormenta, proprio nella notte in cui tutti amoreggiano, ballano e sono svegli. Poco alla volta, per, i ruoli tra Julie e Jean si invertono. La contessina certo nobile, raffinata e superiore, ma si rivela tuttaltro che padrona della situazione, quanto piuttosto insicura,

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senza un appiglio e un punto di riferimento nella vita. Allopposto, Jean di origine misera, ma capace, astuto, cinico, senza sentimenti e con una gran voglia di rivalsa e di ascesa sociale. Conversando e corteggiandosi, i due raccontano i rispettivi sogni: Julie sogna di precipitare da una colonna e sprofondare nel terreno, dissolversi; mentre Jean sogna di conquistare il nido dalle uova doro in cima allalbero; basta riuscire ad afferrare il primo ramo, e arrampicarsi Strindberg, che fino a qualche anno prima, da socialista, aveva auspicato lascesa delle classi subalterne, raffigura in Jean un servo astuto e profittatore, che usa ogni mezzo pur di affermarsi. Il mutamento decisivo dei rapporti di forza avviene quando Jean convince Julie ad appartarsi in camera e concedersi a lui, mentre Kristin dorme ( qui che interviene il ballo dei contadini). Riappaiono sulla scena dopo. Jean esaltato e pieno di s, Julie sempre pi umiliata, debole e allo sbando, in balia di lui. Ora Julie fa la sentimentale, parla damore e sogna romanticamente la fuga e lo scandalo. Jean non parla affatto damore, ma intravede la possibilit di fuggire con la cassa, prospettandole vagamente un improbabile futuro insieme presso il lago di Como. Il dialogo un crescendo di tensione e procede a sbalzi irregolari. Julie passa dal sentimentalismo implorante (dimmi che mi ami) a scatti di nobile orgoglio, e di disprezzo per il servo che lha infangata. Ma Jean a vincere la battaglia psichica in un crudo crescendo: 1) suggerisce a una Julie in stato quasi di ipnosi, incapace di esprimere una propria volont di salire al piano di sopra e prendere i soldi; 2) quando Julie arriva pronta per partire, Jean le ordina di lasciare il cardellino in gabbia, cui Julie profondamente legata. Julie esplode chiedendo a Jean, se ne ha il coraggio, di uccidere lui luccello; cosa che Jean fa sulla scena senza la minima esitazione. 3) Infine, mentre il conte sta rientrando, Julie vorrebbe uccidersi per il disonore, ma non ne ha la forza; ancora una volta Jean ora anche lui paralizzato dalla paura le suggerisce che cosa deve fare, dandole il proprio rasoio. Cos si chiude il dramma; il suicidio di Julie non rappresentato ma solo suggerito, cos come possiamo solo immaginare il futuro di Jean: riuscir a fuggire con la cassa? Avr il successo che sogna? Sar fermato e punito? Lautore, come precisa nella prefazione al dramma, non vuole parteggiare per nessuno dei personaggi, ma solo assumere la posizione imparziale di chi, naturalisticamente, illustra un caso (per altro ispirato a un vero fatto di cronaca). Ma se nel dramma c un personaggio che assume spessore tragico, questo solo Julie, la donna raffinata e confusa, circondata da meschini, il rapace Jean e la bigotta Kristin. Strindberg il misogino rappresenta in Jean lorgoglio della conquista come umiliazione della donna, e nella contessina una grandezza infangata destinata a soccombere (la polemica antifemministe non manca nel dramma, ma secondaria: Julie caratterialmente cos debole per leducazione sbagliata ricevuta dalla madre, donna emancipata). Il contenuto del dramma la tragedia della signorina Julie: nobile, raffinata e col senso dellonore; ma anche fragile, disperata, alla ricerca di un appiglio nella vita cui aggrapparsi. Parte integrante del testo limportante prefazione, in cui lautore spiega perch Frken Julie da considerarsi un dramma naturalistico, ett naturalistiskt sorgespel. 1) naturalistico dal punto di vista dellallestimento scenico, teso ad aumentare lillusione di realt, non solo attraverso latto unico e lunit di luogo, tempo e azione, ma anche attraverso gli arredi reali e non dipinti e la recitazione con la quarta parete (cfr. Ibsen). Strindberg illustra gi un teatro in qualche modo intimo, concentrato, capace di mettere in risalto la mimica e la recitazione degli attori. 2) Inoltre, come gi detto, il dramma illustra un caso di darwinismo sociale: i pi forti sopravvivono e i pi deboli soccombono. Lo scrittore, simile a uno scienziato, assume un atteggiamento freddo e distaccato rispetto al proprio oggetto. 3) Infine, ed laspetto pi importante, Frken Julie naturalistico perch corrisponde alle pi recenti scoperte della psicologia: cio che lio non unitario e coerente, ma un agglomerato di impulsi contraddittori (ed ovviamente Julie lenigma psicologico). Il dialogo non perci simmetrico n lineare, ma procede a sbalzi e in modo incoerente secondo il lavoro irregolare dei cervelli, come nella realt. Questa consapevolezza dellessenza composita e contraddittoria dellio di grande importanza per molta arte e letteratura del Novecento, motivo per cui Strindberg giustamente considerato un precursore.

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Dopo il romanzo I havsbandet (Mare aperto, 1890), con un protagonista nietzscheano (anche lui spiritualmente superiore, ma sconfitto), e ambientato nello scenario amato dellarcipelago di Stoccolma, Strindberg si allontana per qualche anno dalla letteratura. Vive a Berlino e a Parigi, studia chimica e alchimia, sogna la trasmutazione dei metalli, frequenta gli ambienti occultisti parigini, scopre il teosofo svedese del Settecento Swedenborg. Sconvolto da incubi e visioni, sullorlo (forse) della malattia mentale, Strindberg vive una profonda crisi personale, legata anche al panorama di macerie che la sua vita offre allo sguardo retrospettivo (fallisce in questi anni anche il secondo matrimonio). La cosiddetta Crisi dInferno (ca. 1890-1897), dalla quale Strindberg esce come rigenerato e convertito a una personale fede cristiana, gli d in qualche modo un nuovo equilibrio, una nuova spiegazione delle sue sofferenze e dei suoi sensi di colpa. Il percorso narrato nella triade di romanzi autobiografici Inferno, Legender (Legende) e Jakob brottas (Giacobbe lotta) del 1897-98. Al di l dei contenuti complessi e disparati della Crisi dinferno, lesperienza decisiva per la successiva e intensa produzione teatrale di Strindberg, che dal 1898 alla sua morte scrive circa trenta drammi. Lesperienza di visioni e sogni, di stati altri di coscienza, di letture teosofiche sullaldil forniscono a Strindberg nuovo materiale creativo e nuove forme. La scena dei drammi post-inferno presenta una logica estranea a quella reale e quotidiana, e si apre a dimensioni oniriche e surreali. La scena un luogo sospeso tra reale e surreale, forse uno spazio della mente, un luogo di eventi immaginati, sognati, non verosimili, dove salta il rapporto causa-effetto. Questa produzione rende Strindberg un precursore del teatro del Novecento: il teatro dellEspressionismo e dellAssurdo trarranno ispirazione dalle visioni di Strindberg, anche per un nuovo, pi ardito uso dello spazio scenico. I maggiori capolavori di questa fase (che per altro include anche una notevole serie di drammi storici sui regnanti svedesi) sono Till Damaskus I-III (Verso Damasco, I-III, 1898-1904), Ett drmspel (Il sogno/Il dramma del sogno, 1902) e i cinque cosiddetti kammarspel, drammi da camera del 1907. Il titolo di Verso Damasco si riferisce alla conversione di Saul, poi San Paolo, che, come narrano gli Atti degli Apostoli, vede e sente Dio mentre si trova sulla strada per Damasco, si converte al cristianesimo e diventa apostolo. Se possiamo affermare che il dramma indica il percorso di un pentimento e di una conversione, non riusciamo a descriverlo con una trama. Dobbiamo piuttosto pensare alle sequenze di un sogno. Il personaggio lo Sconosciuto ( Den oknde), alter ego di Strindberg, che accompagnato nelle sue stazioni dalla Signora, la quale sostiene il suo percorso con una funzione salvifica. Lo Sconosciuto dunque il personaggio che tiene assieme il tutto, e le tappe possono essere lette come rivisitazioni di situazioni ricorrenti della propria vita. Gli altri personaggi che ruotano attorno allo Sconosciuto sono come proiezioni e materializzazioni dei suoi ricordi e dei suoi vissuti interiori. Sono forse irreali osserva a un certo punto lo Sconosciuto eppure hanno comunque una tangibile realt per la sua coscienza. La prima parte del dramma, quella del 1898, la pi nota ( quella di cui si richiede la lettura). Consta di cinque atti, suddivisi in diciassette scene, le quali percorrono nove stazioni e poi le ripercorrono a ritroso (9+8=17). In queste tappe Strindberg rielabora con la visione diverse situazioni ricorrenti della propria vita: i matrimoni falliti, le fughe, la vita itinerante negli alberghi, la vergogna per la vita da mendicante (lo Strindberg costretto sempre a elemosinare soldi a editori, parenti e conoscenti, nonostante i ritmi forsennati della sua scrittura), i sensi di colpa e la consapevolezza del dolore inflitto. Lo Sconosciuto cerca in questo paesaggio di frammenti e macerie esistenziali un senso, cerca una risposta al perch di tanto dolore. E forse la sola strada percorribile il pentimento, lespiazione, la riconciliazione e la sottomissione alla superiore volont di Dio. Alla fine della prima parte, incoraggiato dalla Signora, lo Sconosciuto accetta di entrare pur dubbioso e circospetto in chiesa. Eppure si ha la sensazione che la fede in Dio sia solo una possibile risposta. La vita resta una battaglia e un enigma per lo Sconosciuto. Con una simile tecnica onirica, e un susseguirsi di scene senza apparente rapporto logico, costruito Ett drmspel, basato su un mito indiano: la discesa sulla terra di un essere divino, la

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figlia del Dio Indra, la quale vuole comprendere e toccare con mano il dolore e il lamento degli uomini. per la figlia di Indra una vera discesa nella valle di lacrime, un luogo di sofferenza dove ritorna il nodo centrale e mai risolto della vita matrimoniale. Anche lei ne coinvolta (si sposa anche lei, e capisce di che inferno si tratta), finch alla fine non decide di spogliarsi della materialit e ascendere di nuovo al cielo. Il leitmotiv ricorrente quello della compassione tra gli uomini, tutti imprigionati nella stessa condizione sofferente. La vita sofferenza e dolore, e solo una sospensione delle passioni potrebbe interrompere una tale catena. Il motto ricorrente : che compassione gli uomini (det r synd om mnniskorna). I Kammarspel (Spksonaten, Brnda tomten, Ovder, Pelikanen, Svarta handsken ; La sonata dei fantasmi; Terra bruciata; Temporale; Il pellicano; Il guanto nero) sono connessi a un piccolo teatro sperimentale che Strindberg apre a Stoccolma nel 1907, Intima Teatern (Il teatro intimo). La concezione teatrale riprende in effetti quella di Frken Julie: pochi personaggi, essenzialit della trama, poco intrigo, drammi tendenzialmente brevi, raccolti e concentrati. Cos come la musica da camera prodotta da unorchestra in piccolo, per spazi raccolti, allo stesso modo vuole procedere il teatro da camera di Strindberg. Qui si intrecciano naturalismo e simbolismo. Convivono la precisione realistica nella descrizione degli ambienti e atmosfere da sogno, per non dire da incubo. Non sappiamo bene dove sia il confine: ci che avviene sulla scena reale e concreto, ma apre pure squarci di sogno e di visione. Questi drammi hanno un significato rivoluzionario per la storia del teatro. In una memorabile produzione lunica sua produzione strindberghiana Giorgio Strehler allestisce Temporale al Piccolo Teatro di via Rovello nel 1980. Negli ultimi anni della sua vita, Strindberg torna alla politica, al socialismo e alla polemica sociale. Attaccando le tendenze filotedesche della corona svedese, e la politica di riarmo in vista del primo conflitto mondiale, Strindberg lascia un ultimo messaggio radicale e pacifista. Il suo funerale nel 1912 a Stoccolma si trasforma in una grande manifestazione del movimento operaio. Diversi altri scrittori e scrittrici seguono Strindberg sulla strada della letteratura impegnata e sociale. Ma un individualista come Strindberg non riesce mai a fare gruppo per troppo tempo. La sua vita anche un susseguirsi di legami rotti, di amici che a un tratto si trasformano in nemici. Strindberg percorre dunque le sue strade in solitudine e, per buona parte, in esilio. Tra i diversi autori che emergono negli anni Ottanta ne menzioniamo brevemente due provenienti dalla Scania: Victoria Benedictsson (1850-88) produce con soli due romanzi i migliori risultati della letteratura femminile del periodo; e Ola Hansson (1860-1925) un poeta e autore di prose liriche che introduce Baudelaire e Nietzsche in Svezia, e che si muove tra Naturalismo e Simbolismo. Hansson, che si sente incompreso in patria, inseguir il sogno di diventare scrittore di successo in Germania, e qui perder la sua vena.

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GLI ANNI NOVANTA DEL XIX SECOLO: POSTNATURALISMO, NEOROMANTICISMO E SIMBOLISMO Svezia Per buona parte degli anni Ottanta e Novanta Strindberg lontano dagli ambienti letterari del proprio paese. Eppure le sue opere, e i dibattiti che suscitano, promuovono un grande rinnovamento nella letteratura, che acquista tuttaltro peso nella societ. I frutti migliori di questo lavoro vengono raccolti negli anni Novanta, che vede il debutto di alcuni tra i grandi autori della poesia e della prosa svedese. Il rapporto tra anni Ottanta e Novanta , da un lato, di filiazione e continuazione, ma dallaltro di opposizione. Le tendenze del nuovo decennio vanno infatti verso un superamento della norma del realismo, del naturalismo e della letteratura a tesi che discute i problemi. Si sente il bisogno di recuperare fantasia, bellezza, gioia di vivere e poesia. Il culto della bellezza rappresentato dai poeti Verner von Heidenstam (1859-1940) e Oscar Levertin (1862-1906); il loro motto della gioia di vivere si intreccia per spesso con una percezione decadente di crisi e vuoto di valori. La poesia torna anche alla tradizione contadina e di provincia con Gustaf Frding (18601911), dal Vrmland, ed Erik Axel Karlfeldt (1864-1931), dalla Dalecarlia. Il retaggio provinciale importante anche nella prosa di Selma Lagerlf (1858-1940), anche lei dal Vrmland; mentre laltro grande prosatore del periodo, Hjalmar Sderberg (1869-1941), legato agli ambienti urbani di Stoccolma e alle atmosfere fin de sicle. Questi nomi, che ora vedremo pi in dettaglio, non sono che i pi importanti di unepoca di ricca fioritura, di grande fermento creativo e di dibattito culturale, in cui si pongono le basi della Svezia moderna. Tra i nuovi fori di discussione letteraria e artistica del periodo emergono la rivista Ord och Bild (Parola e immagine) fondata nel 1892 e il quotidiano Svenska Dagbladet, rifondato nel 1897 (ancora oggi uno dei maggiori giornali nazionali). Heidenstam, ex amico di Strindberg, con cui aveva scoperto Nietzsche, inaugura la reazione contro il Naturalismo con il manifesto Renssans (Rinascita/Rinascenza) del 1889. Lautore mostra qui un certo disprezzo aristocratico verso il naturalismo da calzolai e la letteratura del tempo grigio, ai quali contrappone immaginazione, gioia di vivere e culto della bellezza. una rivolta importante, perch esistono dimensioni dellimmaginazione che non si lasciano incanalare nel sociale, e il nuovo programma offre la possibilit ai talenti emergenti di esprimersi con meno vincoli. Heidenstam poeta e narratore. In lui il culto della bellezza e lesotismo sono espressi con gusto ricercato ed estetizzante. In realt il motto della gioia di vivere un atteggiamento stoico che nasconde solitudine e pessimismo un esito tipico della crisi di fine secolo. Lacceso patriottismo un altro tema dominante sia nelle poesie, sia nei romanzi e racconti su personaggi storici svedesi, ad esempio i racconti Karolinerna (I soldati di re Carlo, 1897/98). La breve poesia Sverige (fot. 43) mette in risalto un nazionalismo espresso con tono solenne e aulico: il legame con la terra natia e le gesta eroiche dei padri. Heidenstam, molto amato dai contemporanei, messo sullo stesso piano di Strindberg. Nel 1916, anno in cui esce la sua ultima importante raccolta di poesie, vince il premio Nobel. Oggi la sua opera, pur ricca e interessante, appare pi datata e legata al clima di quegli anni. Dal 1916 fino alla morte Heidenstam vive in isolamento e al margine della vita letteraria. Levertin aveva fatto parte di Det unga Sverige negli anni Ottanta, e mantiene le idee progressiste e radicali. Determinismo e ateismo hanno per in lui esiti neoromantici e decadenti. Si associa al programma di Heidenstam e scrive poesie dalle immagini raffinate e preziose. Anche il suo culto della bellezza espressione del vuoto e della crisi di fine secolo. Ma Levertin soprattutto il critico letterario svedese pi stimato del periodo, e pubblica numerosi studi critici sulla letteratura passata e contemporanea. Heidenstam e Levertin operano nella capitale e si considerano con una certa superbia i kulturskalder, poeti colti, raffinati aristocratici della poesia. Vogliono cos distinguersi da quelli

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che definiscono in antitesi i folkskalder, i poeti popolari Frding e Karlfeldt, che debuttano rispettivamente nel 1891 e nel 1895. Frding e Karlfeldt sono certamente popolari per il successo che ottengono tra pi ampie fasce di lettori; e sono popolari nel senso che raffigurano spesso i contadini e la vita agreste. Ma sono anche raffinati poeti. La loro arte del verso arricchisce notevolmente le possibilit dello svedese come lingua lirica. Loro due appaiono oggi, pi di altri, i migliori talenti poetici degli anni Novanta in Svezia. Frding poeta, critico letterario e giornalista parte dai valori democratici e progressisti degli anni Ottanta. Questi valori si esprimono poeticamente in uno dei suoi temi ricorrenti: la solidariet con i semplici e i perdenti, i peccatori e gli outsider, i puri di cuore, gli alcolizzati, le prostitute, tutti quelli che sono condannati dalla societ perbenista. Frding un poeta dal prodigioso virtuosismo formale. I suoi versi cantabili e musicali lo rendono popolare. un poeta con due facce: da un lato rappresenta, spesso con umorismo bonario e delicatezza, il mondo agreste del Vrmland, i suoi personaggi, la vita di provincia, i boschi e la natura. per anche un poeta infelice e maledetto, scandaloso per il moralismo di fine Ottocento, che beve e va con le prostitute, e sente il bisogno di confessare in poesia il proprio male di vivere. Vittima della malattia mentale, muore giovane. Le due brevi poesie Sv, sv, susa (Giunco, giunco fruscia) ed En krleksvisa (Una canzone damore) (fot. 43) riassumono i tratti qui delineati. Nella prima poesia la bella Ingalill vittima della cattiveria e delle maldicenze, di chi non sopporta lamore e la felicit degli altri (si annegata in un lago?); il poeta chiede alla natura di partecipare al lutto evocando musicalmente, con allitterazioni, assonanze e onomatopee, le onde che battono, leco che producono, il fruscio del canneto. La seconda poesia un esempio dellaperta confessione di Frding che scandalizza i contemporanei e colpisce il moralismo ipocrita. Frding vive i suoi amori da bordello con senso di inadeguatezza e di colpa; eppure prova affetto verso quelle ragazze, cui dedica alcune belle poesie. Lopera poetica di Karlfeldt va dal 1895 al 1937, ed molto compatta e coerente. Lontano dalle correnti e dalle mode, il poeta esprime il suo profondo attaccamento alla natura, al mondo agreste e alle tradizioni popolari della sua Dalecarlia. Vince il premio Nobel nel 1931. Come per Frding, lintonazione popolare e cantabile frutto di un grande talento formale. Il poeta difende il proprio mondo dalle questioni del tempo, evoca una Svezia contadina destinata a scomparire con lavvento della moderna societ industriale (tratto nostalgico che accomuna Frding, Karlfeldt e Lagerlf). In quella sfera circoscritta Karlfeldt colloca tutti i momenti fondamentali della vita: amore, nostalgia, sogno, trascorrere delle cose, morte. Dina gon ro eldar (I tuoi occhi sono fuochi) (fot. 44) una sua famosa poesia damore, la cui musicalit si perde in parte con la traduzione. la canzone di un amore non pi giovane, autunnale, in cui lardore giovanile vive per un ultima volta riassumendo nostalgicamente tutto lanelito vissuto dal poeta. Una poesia sensuale ed esistenziale al tempo stesso. Selma Lagerlf, prima donna a vincere il Nobel (1909), il grande talento narrativo del filone provinciale e neoromantico che emerge negli anni Novanta; ma la forza della sua narrativa, al di l delle coordinate culturali da cui parte, ha valore universale. Nasce nel podere di Mrbacka (oggi museo), presso il lago Fryken nel Vrmland. Proviene da un ambiente provinciale benestante, la piccola nobilt dei manieri, o case signorili (herrgrdar), legati allagricoltura e alle attivit estrattive. fondamentale nella sua infanzia lesperienza del racconto orale e della lettura in comune. In casa si raccontavano storie e leggende del Vrmland, si leggevano Bellman e i poeti romantici. Racconto e immaginazione sono componenti importanti della vita quotidiana, una dimensione di socialit e condivisione che allevia le durezze. Giovane progressista ed emancipata, Selma lascia la casa e la dominante e problematica figura del padre (alcolizzato), per diventare maestra. Con la sua particolare tradizione alle spalle, debutta nel 1891 con il romanzo Gsta Berlings saga (La saga di Gsta Berling), forse il suo capolavoro, certamente uno dei romanzi pi straordinari e singolari della letteratura svedese.

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Il romanzo rievoca in termini fantastici e leggendari la valle del lago Fryken (nella finzione romanzesca chiamato Lven) tra il 1820 e il 1830. Nonostante la toponomastica sia inventata, il romanzo poggia su una base di realt e su precise conoscenze storiche e geografiche. La valle del Fryken, lago stretto e lungo, consta di limitate pianure ai piedi di montagne e declivi boscosi che tutto circondano. In pianura si svolgono le attivit agricole e di estrazione e lavorazione del ferro. Qui vivono le persone; ci sono poderi e fucine, con unattivit industriale ancora inserita in un contesto economico e sociale preindustriale. La valle diventa, nelle mani della narratrice, un luogo storico e geografico, e allo stesso tempo uno spazio magico e leggendario di avventure e racconti che deviano dai canoni realistici del romanzo borghese ottocentesco (ritratti psicologici, plot lineare, materia moderna, ecc.). La saga di Gsta Berling , paradossalmente, un romanzo antico e ultramoderno, che si rif ai valori della tradizione proponendo un evocativo realismo magico. Proprio per queste caratteristiche non possibile dare una trama dettagliata degli eventi narrati. Eppure il romanzo sostenuto da un complessivo disegno morale che possiamo riassumere. La maggiora di Ekeby, donna vedova, matura e decisa, proprietaria di sette fucine. Salva dalla rovina un giovane prete alcolizzato, Gsta Berling. Lo conduce in unala del suo maniero a Ekeby, dove sono ospitati altri cosiddetti cavalieri singolari figure di avventurieri e artisti in pensione, senza lavoro o precisa collocazione nella vita. Gsta diventa il dodicesimo cavaliere, il pi giovane e affascinante: promessa di pi straordinarie imprese. La maggiora mantiene e accudisce i cavalieri come una grande madre; essi vivono in una specie di condizione sospesa dalla vita responsabile, pratica e morale; vogliono una vita che sia favola, festa, vortice di giochi e avventure contro il grigiore quotidiano. La notte di Natale stringono un patto con il rivale della maggiora, il diabolico Sintram (appare proprio con le fattezze del diavolo), anchegli padrone di fucine. Sintram fa credere ai cavalieri che la maggiora li tenga prigionieri; li convince a cacciarla per governare il maniero e il suo territorio un anno intero, rifiutando qualsiasi azione utile o sensata, comportandosi da veri cavalieri di avventure. Lanno trascorre tra balli, bevute, amori (con Gsta protagonista di legami sentimentali con tre donne: Marianne Sinclaire, Anna Stjrnhk ed Elisabeth Dohna), caccia allorso e altre bravate. Ma in questo anno folle e carnevalesco le fucine e le attivit produttive vanno in malora. Alla fine dellanno, passando attraverso fallimenti ed esperienze dolorose, Gsta e i suoi maturano la consapevolezza che la Maggiora deve tornare per ristabilire lordine, e che Sintram li ha ingannati. Sintram viene cacciato e la Maggiora riabilitata. Il dramma morale che si delinea , dunque, come conciliare la gioia di vivere, lanelito alla bellezza e allavventura dimensioni assolutamente vitali per lumanit con i valori altrettanto fondamentali di responsabilit, solidariet, attenzione verso il prossimo. In breve: come conciliare gioia e bene. La saga di Gsta Berling sia un epos leggendario e magico, sia una parabola morale. Il male (nella figura di Sintram) e la caduta sono sempre presenti nella vita delluomo. Ma la narrativa della Lagerlf caratterizzata da una fiducia di fondo nella vittoria del bene. I valori cui la scrittrice si ispira sono quelli di un cristianesimo che va al nocciolo del messaggio evangelico di amore e fratellanza tra gli uomini. Anche la voce narrante diventa personaggio, con la sua prospettiva onnisciente e i suoi commenti (dal moralismo a volte un po indigesto e melodrammatico). Ella guida i lettori e media consapevolmente tra loro e la materia trattata. La preoccupazione morale vuol dire interesse per luomo, la sua condizione e le sue scelte di vita. In questo senso non manca la psicologia nella Saga di Gsta Berling e nella narrativa di Selma in genere, capace anzi di evidenziare i risvolti personali profondi. Ci che lautrice evita lintrospezione minutamente descrittiva tipica del romanzo borghese. La mancanza di coerenza e verosimiglianza, poi, anche un gioco: dipende da come guardiamo i personaggi. A uno sguardo sobrio, i cavalieri sono una banda di balordi e Gsta un inetto allo sbando; a uno sguardo capace di cogliere la magia della realt, essi sono eroi di avventura e Gsta un affascinante poeta della vita. Come mettere insieme le due immagini? In generale i critici del tempo sono sorpresi e spiazzati, non riescono ad aderire alla storia; i loro normali criteri di verosimiglianza e realismo non funzionano. Georg Brandes dimostra ancora

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una volta il suo fiuto di critico scrivendo una recensione lusinghiera, che di fatto apre alla giovane scrittrice la strada del successo e del riconoscimento generale. Nella vasta opera narrativa che segue, Selma scriver altri capolavori, ma non superer larditezza formale del debutto. I suoi romanzi e racconti presentano di continuo lintreccio di realt e fantasia, ma in genere si ancorano di pi a racconti coerenti e a trame strutturate. Ritornano lintento morale e la parabola; il dramma del bene e del male; il percorso morale di peccato, espiazione e redenzione; lispirazione cristiana non dogmatica, i valori del Vangelo, la fede nella vittoria del bene e dellamore. Legata alle sue radici svedesi, Selma anche una viaggiatrice e scrittrice cosmopolita, capace di ampliare i suoi orizzonti. Con il romanzo del 1897 Antikrists mirakler (I miracoli dellanticristo) Selma si avvicina al moderno romanzo realista e di idee: La vicenda ambientata in una povera Sicilia ottocentesca, e illustra la possibilit di coniugare i valori evangelici (il Cristo) con la speranza di riscatto storico e redenzione che proviene dallanticristo, il socialismo. Il successivo grande romanzo Jerusalem (due parti, 1901 e 1902) include sia il legame con la terra svedese sia lo sguardo cosmopolita sulla realt contemporanea. La doppia prospettiva diventa un vero e proprio tema del romanzo, basato su una vicenda realmente accaduta qualche anno prima in Dalecarlia: un gruppo di contadini di una pieve, appartenenti a una setta cristiana millenarista, aveva venduto i poderi e abbandonato il suolo natio per andare incontro al Cristo e attenderlo nei suoi luoghi sacri, a Gerusalemme. Le due parti del romanzo sono dedicate a ognuno dei due luoghi, ed un peccato che la critica svedese abbia in genere prediletto e riconosciuto solo la prima a discapito della seconda. Il capolavoro dato proprio dal non facile disegno complessivo. Insoddisfatta di come aveva trattato i contadini emigrati a Gerusalemme (non aveva dato loro molte speranze di riuscire), Selma pubblica una nuova versione del romanzo nel 1909, che presenta alcune (ma non essenziali) modifiche solo nella seconda parte. Nel romanzo Selma crea limmagine della comunit agreste retta da principi solidali. Il podere pi ricco, quello della famiglia Ingmarsson, il garante della coesione e del benessere di tutta la comunit, limmagine di una societ patriarcale buona. I proprietari di quel podere si sono sempre chiamati Ingmar; ognuno dunque Ingmar Ingmarsson, Ingmar figlio di Ingmar, in una catena che ha origine in un passato remoto e sottolinea la forza delle radici, e limportanza del mondo dei padri. Il figlio dellultimo Ingmar ancora bambino quando il padre muore. La storia del romanzo riguarda questo figlio, la sua parabola di maturazione da piccolo Ingmar a grande Ingmar. Come nelle migliori parabole, la maturit raggiunta attraverso prove, errori, espiazione e pentimento. Per circostanze non dipendenti dalla sua volont, Ingmar si trova, divenuto giovane uomo, a dovere riscattare Ingmarsgrden (il podere), in precedenza rilevato dalla sorella maggiore Karin. Karin e suo marito Halvor sono, a differenza di Ingmar, seguaci della setta. E hanno deciso di vendere il podere e partire per Gerusalemme. Subentrando come proprietario, Ingmar potrebbe garantire la sopravvivenza della comunit, che si regge su Ingmarsgrden (il podere guida le attivit produttive della pieve, e qui trovano rifugio i pensionati, i poveri, gli inabili al lavoro). Ma Ingmar non ha una lira, ed posto dinanzi a un terribile bivio: salvare la comunit, accettando di sposare Barbro, figlia di un ricco funzionario della zona, il quale metterebbe i soldi per rilevare il podere; o decidere di restare con la sua fidanzata e promessa sposa Gertrud, lasciando che il podere sia venduto a una grande segheria. Deve fare una scelta che sar comunque dolorosa. Sceglie il podere e tradisce lamore di Gertrud, la quale, distrutta, si aggrega alla setta e va in Palestina. Il grande epos contadino descrive intanto il conflitto che si crea nella comunit e nei contadini stessi: tra chi resta e chi parte; tra limmagine biblica di Gerusalemme, citt celeste che scende dal cielo, cos come i contadini la conoscono a memoria dallApocalisse, e limmagine reale della citt: moderna, caotica, difficile, in una fase di rapida espansione, e soprattutto piena di tensioni tra gruppi religiosi (dove tutti cercano lUnico Dio, ma ognuno in guerra contro laltro). Compare la struggente nostalgia della Svezia: il conflitto tra i boschi verdi e la ricchezza dacqua del Nord, e linfernale siccit del Sud che fiacca la salute e il morale.

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La seconda parte del romanzo disegna anche il percorso di pentimento ed espiazione di Ingmar. Del suo matrimonio egli non sa cosa pensare: va bene, vede che c affetto reciproco. Ma il pensiero di Gertrud ancora un macigno. Sente che deve risolvere la questione in sospeso con lei. Va a Gerusalemme, e in quanto grande contadino e uomo pratico aiuta, eroicamente, a rimettere in piedi la colonia svedese-americana dei millenaristi, che non se la passa bene. Aiuta Gertrud a rinsavire dalle sue visioni mistiche (e paga il suo tributo con la perdita di un occhio). Capisce che c affetto tra lei e Bo Ingmar (Gabriel nella versione del 1909). Alla fine il cerchio si chiude felicemente. La frattura tra i due gruppi del paese i rimasti e i partiti sanata dal viaggio di Ingmar, il quale torna a casa, dalla sua Barbro, portandosi dietro anche Gertrud e Bo Ingmar promessi sposi. E Ingmar, ora finalmente Grande Ingmar, ora padre di un nuovo Piccolo Ingmar. La catena della tradizione continua. Sempre in due parti, nel 1906 e 1907, Selma pubblica Nils Holgerssons underbara resa genom Sverige (Il meraviglioso viaggio di Nils Holgersson attraverso la Svezia). La scrittrice risolve qui con uninvenzione narrativa il problema di un testo di geografia per le scuole elementari scritto su commissione. Un monello quattordicenne della Scania viene ridotto dal minuscolo tomte domestico (il coboldo che lo spirito protettore della casa) alle dimensioni di un Pollicino. Nils cerca di bloccare a terra Mrten, la giovane oca domestica del suo podere che vuole spiccare il volo alla vista dello stormo di oche selvatiche dirette a nord, finendo cos per aggregarsi ai volatili e intraprendere una fantastica avventura al di fuori del quotidiano, che lo porter in Lapponia e di nuovo a casa, e che rappresenter un vero viaggio di formazione. Nils sorvola e tocca tutte le province della Svezia (met nel percorso di andata, met al ritorno verso sud); la narratrice, seguendolo, descrive dallalto la conformazione del territorio, i centri abitati e la natura, ma scende anche a terra per far vivere al suo eroe emozionanti avventure tra gli animali e gli uomini. Linsegnamento della geografia veicolato dal racconto (ma il racconto talmente preponderante che le insegnanti protestarono! Cera troppa fantasia nel racconto della Lagerlf, dissero). Anche in questo racconto la Lagerlf delinea la parabola morale: il viaggio porta esperienze e conoscenze, attraverso le quali Nils matura, e pu infine riacquistare la sua natura umana ed entrare nel mondo degli uomini adulti. Lincantesimo che trasforma Nils in coboldo una punizione, ma diventa anche il tipico espediente fiabesco del dono del mezzo magico: Nils pu infatti dora in poi come gli eroi della fiaba comunicare con gli animali e nel contempo capire il linguaggio degli uomini. Ci lo rende prezioso e indispensabile allo stormo capitanato dallanziana oca Akka (la vera Grande Madre del racconto). Nils pu rendersi utile, avere un ruolo riconosciuto, essere apprezzato. Fa cos una fondamentale esperienza di amicizia e di responsabilit condivisa allinterno del gruppo solidale. In molte occasioni laiuto di Nils decisivo; in altre situazioni sono gli animali a salvare lui. Sembra quasi che, per la prima volta, Nils sia giudicato senza pregiudizi negativi e possa cos rispondere positivamente (nel primo capitolo i genitori lo puniscono con un sermone da leggere, perch egli rifiuta di andare alla messa). Il volo, struttura portante della narrazione, un incidente che fa seguito allincantesimo; rappresenta poi, come detto, luscita dal quotidiano; offre inoltre la possibilit di assumere la prospettiva dallalto e cogliere il paesaggio svedese a volo duccello, anche per il concreto scopo dellinsegnamento della geografia. Infine il volo diventa un simbolo, tipicamente romantico, dellanelito, della nostalgia di infinito e trascendenza, dellelevazione dello spirito. Ricordiamo a questo proposito la poesia del poeta romantico svedese Tegnr Flyttfglarna. Oltre al sapiente riuso di funzioni e modi tipici della fiaba (leroe Nils e lantagonista Smirre, la volpe affamata; il dono del mezzo magico; il superamento di tutte le prove e la finale rimozione della mancanza da cui lazione aveva preso le mosse), la Lagerlf sembra rifarsi anche alla favola di Esopo, dove sul mondo animale sono proiettate le fondamentali questioni umane, e dove la narrazione tende sempre a una riflessione morale. Infine lautrice trae a piene mani dalle leggende e dalle memorie tradizionali nazionali. Non si tratta infatti di descrivere solo laspetto

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geografico della Svezia, ma di creare una Svezia in quanto immagine di s, produrre unidentit nazionale fatta di geografia, territorio, storia, civilt, memorie e qualit caratteriali e morali (dal landscape al mindscape). La Lagerlf una progressista che esalta il valore della tradizione. Il re compare nel museo etnografico di Skansen, a Stoccolma, per raccontare la leggenda della fondazione della citt. Nel porto militare di Karlskrona, nel Blekinge, Nils vive unavventura con la statua del re Carlo XI che fond la citt. La descrizione dellantica citt hanseatica di Visby, il capoluogo di Gotland, e delle sue rovine, reso vivo dalla magica visione di Vineta, la prospera citt tedesca che fu sommersa dalle onde per la ricchezza che laveva resa superba. Soprattutto la Lagerlf canta con profonda adesione la Svezia contadina, i valori del legame con la terra e con ritmi e modi di vita pi armoniosi. La vita di Nils tra i volatili permette anche di vedere luomo e le sue attivit (ad esempio la caccia, il dissesto del territorio) da una critica prospettiva animalista: perch luomo si comporta cos? Il museo etnografico di Skansen esaltato in quanto luogo che raccoglie memorie e tradizioni contadine; ma il giudizio sullaltra parte di Skansen, lo zoo, trapela dalla storia dellaquila Gorgo, figlio adottivo di Akka, poi messo in gabbia a Skansen e infine liberato dal piccolo Nils, che pu cos volare con lui fino in Lapponia e raggiungere lo stormo. Un percorso parallelo a quello di Nils, ma pi tragico (sebbene anche qui vincano le forze del bene), quello dei piccoli guardiani di oche sa e Mats, dello Smland. La tubercolosi (pure lei form in negativo la Svezia) ha ucciso la loro madre, i fratelli e le sorelle, e ora i due sono alla ricerca del padre che, sconvolto, pare si sia rifugiato in Lapponia. Oltre alla parabola morale, la storia di sa e Mats, e poi di sa che ritrova il padre e lo riporta alla vita, ci presenta i lapponi e la loro vita indigena, in armonia con la natura e diversa da quella delluomo occidentale; e ci apre anche una finestra sul futuro, descrivendo (con occhio critico) il recente sfruttamento minerario della Lapponia e la costruzione della ferrovia. Il sogno che Nils fa in Lapponia, con il corteo del sole che muove verso la Lapponia per sconfiggere il gelo e che, finita la breve estate, deve ripiegare a sud, riassume in termini fantastici il viaggio estivo delle oche migratrici, che passano sopra la Scania il 20 di marzo e lasciano la Lapponia, dopo la cova e la nascita delle oche, il primo di ottobre. Infine il capitolo Un piccolo podere (traduzione errata di En liten herrgrd, un piccolo maniero) insieme metanarrativo e autobiografico. Una scrittrice alla ricerca di ispirazione per un difficile libro di geografia sulla Svezia salva la vita a un piccolo coboldo, Nils, il quale gli racconta poi la sua storia, offrendole su un piatto dargento la materia del racconto che non trova. Il luogo dellincontro il maniero di Mrbacka, la casa dinfanzia della scrittrice, la quale rievoca i tempi antichi, la comunit agreste e lanno scandito dal lavoro e le festivit. Con Kejsaren av Portugallien (Limperatore di Portugallia, 1914) Selma torna al suo Vrmland contadino, con una nuova versione dellintreccio tra realt e fantasia. Jan un povero mezzadro e bracciante (torpare). Non pi giovane, vive la gioia inattesa della paternit. Nasce la bellissima Klara Gulla: la svolta e levento fondamentale della vita di Jan, il quale nutre per Klara Gulla un amore totale; nulla pu preoccuparlo al mondo se c lei. Ma i poveri sono esposti ai ricatti dei ricchi e dei malvagi. Il padrone, alcolizzato, li vuole sfrattare, a meno che non paghino. Klara Gulla ha diciotto anni, e decide di sacrificarsi per i genitori: andr in citt a lavorare e procurer i soldi per salvarli dal ricatto economico. Per Jan si tratta di una separazione molto dolorosa, ma inevitabile. Inoltre il padre capisce che la ragazza va via anche perch desidera emanciparsi, avere unaltra vita con pi vaste prospettive. In una scena dalle implicazioni simboliche Jan vede la figlia correre e ascendere sul pi alto monte della zona per guardare fino allorizzonte. Klara Gulla non manda notizie e Jan vive nellattesa. In paese per cominciano a girare le voci: la ragazza a Stoccolma ed diventata una prostituta (un fatto che capitava spesso alle ragazze di campagna di allora). Qui Jan rompe i ponti con la realt e si costruisce un racconto folle che possa fare da schermo e proteggerlo da un dolore altrimenti insopportabile. Diventa un visionario, una specie di scemo del villaggio in versione buona e gentile: Klara Gulla diventata

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imperatrice del fantomatico stato di Portugallia, e lui il padre che aspetta il suo ritorno, per essere festeggiato e riverito. Jan si muove tra follia e santit. Rimane buono, con un senso innato della piet e dellaltruismo. Ha anche delle singolari doti di veggente che lo portano a prevenire alcuni incidenti. La tragedia, con catarsi finale, avviene quindici anni dopo la partenza di Klara Gulla. La donna ritorna, ricca ed elegante, ma con i segni della corruzione sul volto. sconvolta dalla pazzia del padre. Fugge dal paese trascinandosi la madre. Jan si butta dal pontile (per raggiungere il battello con cui moglie e figlia stanno fuggendo) e annega. Le due donne ritornano; devono attendere il ritrovamento del cadavere. Intanto la madre parla a Klara Gulla dellinfinita bont e purezza del padre, del loro amore tradito dalla fuga della figlia. Anche la madre muore. Al funerale, in chiesa, finalmente Klara Gulla si scioglie nel pianto liberatorio del pentimento. Anche qui troviamo una trama che si sviluppa per episodi, ma con un disegno pi lineare rispetto a La saga di Gsta Berling. La vicenda si svolge tra il 1870 e linizio del Novecento circa. Selma rievoca, come in Jerusalem, un mondo contadino comunitario che, dopo un millennio di esistenza, si avvia a sparire con il processo della modernit industriale. Selma la grande memoria narrativa di quella realt. Chiunque voglia capire, tra tutte le altre cose, la societ contadina svedese preindustriale, deve leggere la Lagerlf. La prima grande guerra d un duro colpo allumanesimo ottimista di Selma. La scrittrice, tuttaltro che una sognatrice fuori della realt, ben consapevole dei problemi del mondo. Scrive altri bei libri nel corso degli anni Venti, tra cui Lwenskldska ringen (Lanello dei Lwenskld, 1925; trad. it. Lanello rubato, Iperborea), che ha un finale questa volta pi negativo e beffardo. Poi scriver soprattutto memorie autobiografiche. Con Strindberg e Lagerlf, Hjalmar Sderberg laltro classico della prosa a cavallo tra Ottocento e Novecento. Debutta nel 1895 ed autore di romanzi, racconti e drammi. Per molti versi agli antipodi della Lagerlf. Non un neoromantico, non canta la provincia e la terra, ma il suo paesaggio Stoccolma. Sderberg raccoglie leredit del Naturalismo e del giovane e radicale Strindberg. Anche la sua opera, pi legata al canone del realismo borghese, esprime critica sociale e sguardo attento sulla societ contemporanea; ma pure legata al senso estetico degli anni Novanta; la sua prosa cristallina e sobria di fatto un modello di eleganza per tutto il Novecento. Sderberg un razionalista che osserva il mondo borghese e urbano, di cui fa parte, con scetticismo e disincanto. Oltre che a Strindberg e Ibsen, Sderberg si rif anche a unaltra linea del Naturalismo scandinavo: quella pi crepuscolare e decadente (Jacobsen, Bang e Garborg) che interpreta il senso dello crisi di fine secolo. Anche per lateo Sderberg la mancanza di Dio crea vuoto pi che procurare certezze. anchegli un pessimista e un malinconico. Sderberg infine scrittore europeo e cosmopolita (ma pi nello spirito: viaggia assai meno di Strindberg e Lagerlf), ama gli scrittori e la cultura francese (Voltaire, Zola, Maupassant, France, Baudelaire), ma anche un attento (e critico) lettore di Nietzsche. Sderberg adatta e importa a pi settentrionali latitudini il tipico passeggiatore e osservatore urbano della Parigi ottocentesca, il flneur (sv. flanr, d./n. flanr), immortalato dalle poesie e dai poemi in prosa di Baudelaire. Il flneur diventa una figura della modernit borghese: colui che osserva con distacco, ma dal di dentro. Sta dentro la citt, nella massa e per le strade, ma ha la capacit di astrarsi, camminare lentamente, cogliere tracce e frammenti del passato, storie individuali. In particolare questo atteggiamento esprime, nei personaggi di Sderberg, una posizione di intima estraneit nei confronti del mondo borghese di cui pure essi sono protagonisti. A una corretta facciata corrisponde una grande inquietudine interiore, la capacit di fare domande scomode e avere uno sguardo critico. Nel 1898 Sderberg pubblica un libro di brevi racconti (brevi storie) scritti in origine per i giornali, Historietter (trad. it. Un disegno a inchiostro e altri racconti), dove alterna ironia arguta a toni pi malinconici e cupi. I due maggiori romanzi sono Doktor Glas (1905) e Den allvarsamma leken (Il gioco serio, 1912). Nel Dottor Glas il problema della crisi e della paralisi del soggetto

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moderno raggiunge la massima intensit: un medico stoccolmese intelligente e profondo, ma dalla vita emotiva e relazionale bloccata compie lomicidio perfetto ai danni di un odiato prete; quellazione non gli d per, come aveva sperato, un nuovo senso; non sblocca la sua paralisi e paura di vivere. Il gioco serio invece una storia damore, appassionante e amara, di un uomo e una donna che, dalla giovinezza alla maturit, si inseguono sempre e non si trovano mai. Legato a questa visione sofferta dellamore anche il dramma Gertrud (1906), pi noto nella versione cinematografica del regista danese C.T. Dreyer (1964). Il breve racconto Il disegno a inchiostro (fot. 48) esemplifica certi tratti dellopera di Sderberg. I due personaggi sono socialmente distanti, uno, lio narrante, un giovane dandy borghese (i sigari, leleganza) e colto (lamico artista gli dona il disegno). La venditrice di sigari ovviamente di pi bassa estrazione, e si sfoga di non avere avuto unistruzione. Ella si sente anche, da subito, vittima di un raggiro di tipo sessuale. Gli uomini borghesi del tempo si comportavano cos con le ragazze del popolo; qui lironia che il protagonista non affatto malintenzionato, ma la sua gentilezza fuori dai codici riconosciuti. Eppure, paradossalmente, qualcosa accomuna i due protagonisti. Se lui introduce e chiude dicendo che a quel tempo ancora cercava il senso della vita, e che a tuttoggi non lo ha trovato, lei si dispera perch non riesce a capire il senso nascosto di quel disegno. Ma il disegno ha un senso nascosto? Secondo il narratore no: bello e basta, solo da ammirare, senza porsi domande. Lui pu permettersi un atteggiamento estetico e blas, e pu interrogarsi sulla vita. Il testo suscita associazioni e domande sui ruoli sociali e sessuali; e ci chiede anche, tra le righe, se possiamo essere spettatori della vita senza cercarne testardamente il senso, come fa la ragazza di fronte al disegno, anche se questo continua a sembrarci nascosto. Con la prima guerra mondiale Sderberg si allontana dalla letteratura, occupandosi di critica biblica e di giornalismo politico. Vive lepoca dei due conflitti mondiali e delle dittature con sguardo angosciato ma lucido, e diventa una delle pi coraggiose voci svedesi a difesa dellumanesimo occidentale e della democrazia. Norvegia Anche la lunga parabola di Knut Hamsun (1859-1952), straordinario e inquietante interprete dellirrazionalismo, si interseca coi momenti topici e drammatici della civilt occidentale, dalla crisi dellindividuo di fine Ottocento fino alle tragedie delle guerre e dei totalitarismi. Knut Pedersen (questo il suo vero nome) nasce povero da una famiglia contadina emigrata nel Nordland. Linfanzia fatta di privazioni e durezza (da bambino allontanato dai genitori e mandato a lavorare), ma anche di esperienze di vita selvaggia e pastorale al contatto con la natura e gli elementi, che lasciano un marchio indelebile nella sua coscienza e nella sua ideologia nostalgica. Cresce guadagnandosi da vivere con i lavori pi disparati. Come molti altri proletari scandinavi di quellepoca, tenta, per due volte, la carta dellemigrazione in America (1882-84 e 1886-88); ma ritorna sempre in Europa. un autodidatta, vuole diventare scrittore e raggiungere il successo. I suoi primi testi sono rifiutati dagli editori di Copenaghen e Kristiania; fa la concreta esperienza della fame cercando di affermarsi come scrittore, giornalista e intellettuale. Anche su questo sfondo personale possiamo leggere alcuni ricorrenti motivi nella sua prosa: il personaggio delloutsider individualista; il disprezzo e il senso di rivalsa e protesta nei confronti della societ borghese ordinata e razionale; la polemica contro la modernit dellepoca industriale e il vagheggiamento di una vita pacificata, povera, lontana dalle inquietudini moderne, nella natura. Hamsun debutta come straordinario interprete della moderna individualit scissa e frammentata; ma dagli inizi la sua visione contiene pure elementi reazionari. Nel suo reportage Fra det moderne Amerikas Aandsliv (La vita spirituale dellAmerica moderna, 1889) Hamsun critica con acume la democrazia del dollaro, la societ fondata su arrivismo, competizione, conformismo e cattivo gusto; ma Hamsun attacca anche labolizione della schiavit e le leggi democratiche. Per lui i neri sono scimmie.

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Sulla scena letteraria norvegese Hamsun si afferma nel segno della rivolta polemica contro Ibsen e i naturalisti (ammirava solo Bjrnson e i suoi racconti contadini). Nellarticolo del 1890 Fra det ubevidste Sjleliv (La vita psichica inconscia) Hamsun propone una visione antirazionalistica, di cui la nuova letteratura deve tenere conto se vuole definirsi moderna: lio unitario, razionale e coerente una finzione; lindividuo moderno caratterizzato dalla sua dimensione sotterranea, inconscia e irrazionale. Sono idee nellaria. Hamsun si ispira allammirato Strindberg (cfr. prefazione a La signorina Giulia). Il primo, rivoluzionario capolavoro di Hamsun il romanzo Sult (Fame, 1890), che rappresenta proprio la dissoluzione dellio razionale e del plot unitario del romanzo borghese ottocentesco. Lanonimo io narrante un giornalista e scrittore che vaga per Kristiania e fa la fame. privato quasi di tutto: casa, affetti, sostentamento; gli unici attributi materiali inseparabili sono legati alla sua funzione intellettuale: taccuino, matita e occhiali. Ma questo protagonista cerca veramente una funzione nella societ o la rifiuta? in un circolo vizioso. Individualit singolare e geniale, scrive articoli filosofici e probabilmente astrusi (il lettore non viene mai a sapere che cosa contengano); cerca di venderli ai giornali, ma non riesce. Il redattore gli dice che ha talento, ma deve provare a scrivere qualcosa di pi accessibile. In fondo egli non vuole per essere accessibile. Dunque non vende; dunque fa sempre pi la fame; dunque i suoi stati mentali sono sempre pi alterati e allucinati; dunque i suoi pezzi sono sempre pi improponibili sul mercato. Il romanzo interpreta cos la condizione moderna dello scrittore costretto a vendere come merce la sua produzione intellettuale. un romanzo sullo spazio urbano e sulla vita tra gli altri; ma anche su unindividualit inaccessibile, sola, alienata (e alienatasi) dal consorzio umano. Il protagonista si nutre dei suoi pensieri e delle sue allucinazioni; il discorso logico dissolto. Fame anticipa quello che nel Novecento si chiamer monologo interiore e flusso di coscienza. La prosa lirica, musicale e nervosa di Hamsun rende perfettamente le pulsioni contraddittorie dellio, gli sbalzi di umore (dalleuforia da onnipotenza allautodisprezzo e alla disperazione), i lapsus inconsci. Fame evoca una vita di cervello, nervi e pulsioni ma di un cervello che si nutre solo di se stesso e va in corto circuito. Si delinea il tipico personaggio hamsuniano che, con una serie di varianti, troviamo in molti libri successivi: irriducibile alla norma e allordine, libero, ma anche posto di fronte alla solitudine e al vuoto dellesistenza; bisognoso di legame e riconoscimento ma, in quanto individualista estremo, anche spaventato da ogni tipo di legame. In tutto questo il rapporto dei suoi personaggi con le donne particolarmente indicativo. In Fame il protagonista vede una ragazza borghese di Kristiania, di cui non sa nulla, ma sulla quale comincia a fantasticare chiamandola col nome misterioso ed evocativo di Ylajali. Riesce poi a conoscerla, avere un appuntamento con lei, e anche un confuso tentativo di contatto, di amore. Poi i due si ritraggono e si allontanano, come spaventati. Alla fine di diversi periodi di fame, e diversi tentativi di sopravvivenza a Kristiania, il protagonista si imbarca su una nave, abbandonando per questa volta il labirinto della citt. Il secondo capolavoro Mysterier (Misteri, 1892). Qui leroe, Nagel, si stabilisce in una cittadina, vivendo per in solitaria polemica contro di essa, i suoi valori borghesi e la modernit in generale. Ovviamente Nagel si innamora di una donna borghese; oscilla sempre tra bisogno di accesso e riconoscimento e sprezzante rifiuto. Le scissioni di Nagel culminano in una fuga tragica, nel suicidio. Nel 1894 arriva il romanzo Pan, forse il pi grande successo mondiale di Hamsun, un romanzo che evoca potentemente leros e lestate nordica, ma i cui esiti mostrano un protagonista maschile ancora tragicamente scisso e inquieto. Il tenente Glahn scrive rievocando in prima persona gli eventi di cui era stato protagonista un paio di estati precedenti. Giunge in un bosco del Nordland e si stabilisce in una capanna, sopra il fiordo. Vive solo col suo cane, caccia, si inebria della vita della natura, percepisce qui, lontano dal consorzio umano, il fluire impercettibile della vita della natura e dei boschi (Pan originariamente una divinit dei boschi e delle fonti). Ma linno lirico allarmonia della natura si complica. Glahn tutta disarmonia; vive un contraddittorio rapporto di attrazione e repulsione verso la cittadina sul fiordo, Sirilund. Si innamora della giovane Edvarda,

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figlia del pi ricco commerciante del paese, il signor Mack. Inizia il tipico tira e molla; Glahn, personaggio singolare e affascinante, va alle feste dei borghesi, e al tempo stesso mostra la sua incompatibilit con quel mondo. Inizia con Edvarda una storia damore, intensa e breve come lestate nordica. Gli incontri nella capanna finiscono presto. Iniziano i sospetti, le gelosie, le ripicche e le incomprensioni. Se Edvarda adolescenziale (cos almeno la descrive il narratore protagonista), Glahn stesso non si dimostra pi maturo. Intanto Glahn ama anche unaltra donna, Eva, moglie del fabbro, silenziosa e dimessa, totalmente dedida a Glahn. Sar lo stesso Glahn, in un simbolico incidente, a provocare la morte della donna. Nella fase discendente della storia damore tra Glahn ed Edvarda (sta finendo anche lestate) sembra che egli voglia scrollarsi di dosso lavventura con la ragazzina. Eppure tutti i suoi atti successivi sono improntati al cruccio e alla rivalsa. Edvarda, pur negata, diventa una specie di chiodo fisso. Lei si sposer con un altro, e Glahn se ne va anche questa volta, sconfitto. Vuole dimenticare, forse far un lungo viaggio Lepilogo del romanzo narrato anni dopo, scritto dal compagno di caccia di Glahn in India, e suo assassino. Veniamo a sapere, ora in terza persona, di Glahn, della sua caccia alla tigre, di una sua disperazione nascosta, da quale sembra volere fuggire (e che il narratore intuisce solo); di lettere scambiate con una donna norvegese. Veniamo a sapere che, sempre pi cupo e disperato, Glahn provoca a tal punto il compagno da farsi uccidere di proposito. la fine tragica di ci che era cominciato come linno allarmonia nella natura, allestate e allamore. Dopo questi primi tre capolavori Hamsun, ora scrittore affermato, cerca altre strade; scrive drammi e poesie, ma sempre nel romanzo e nella prosa che produce le sue cose migliori. Victoria (1898) un altro romanzo damore di successo, ma pi convenzionale, mentre il breve romanzo Svrmere (lett. Fanatici/Entusiasti; trad. it. Sognatori, 1904) offre la versione pi sorridente e giocosa delleroe hamsuniano, nel personaggio del singolare e creativo Rolandsen, telegrafista in una piccola comunit sul fiordo, nel Nordland. Nella sua vita privata Hamsun cerca anche di realizzare il suo sogno di ritorno alla vita contadina. Compra con la sua seconda moglie Marie una tenuta nel Nordland. Ma continua a essere scrittore inquieto e viandante. Tra il 1906 e il 1912 Hamsun scrive una trilogia romanzesca incentrata su uno stesso protagonista e io narrante: lo scrittore e viandante Knut Pedersen: Under hststjrnen (Sotto la stella dautunno, 1906), En vander spiller med sordin (Un viandante suona in sordina, 1909) e Den siste glde (Lultima gioia, 1912). Laspetto affascinante di Sotto la stella dautunno il velo di malinconia e autoironia che si posa sulla rappresentazione del viandante hamsuniano. S fatto grandicello, e ancora non si ferma, non trova pace Il tempo del racconto va dalla fine dellestate ai giorni sotto Natale. Lio narrante lascia la citt, dove vive insoddisfatto, e si rifugia su unisola. Il suo proposito di trovare pace; non la prima volta che ci prova, ma ora determinato a riuscire. Poi basta lincontro casuale con un amico dinfanzia per farlo partire di nuovo on the road. I due lasciano lisola e cominciano a vivere da viandanti, nei boschi, andando di podere in podere alla ricerca di espedienti per sopravvivere. Knut in realt un famoso scrittore, si solo tolto i suoi panni, cercando di abbandonare quel ruolo sociale falso per cercare unidentit che ritiene pi sua e autentica. Ma non trova unidentit, e neanche la pace. Si ferma in due poderi; dimostra il suo fascino e il suo talento (in fondo non lultimo arrivato). Al podere del prete risolve un problema idrico con una geniale invenzione tecnica (leroe hamsuniano rifiuta la modernit standardizzata perch lui sa fare di meglio; sa ideare e realizzare, il suo lavoro non modernamente alienato); si innamora della figlia del prete, e ha intanto una scappatella erotica con la moglie del prete. Gli chiedono di restare, ma lui prosegue, non vuol mettere radici. Raggiunge il podere dove vive la bella signora Falkenberg, il cui marito assente; una donna malinconica, il suo matrimonio forse in crisi. Knut si innamora e inizia il tira e molla; il gioco dellincertezza e dei segreti sguardi. Tutto resta fugace e sospeso. Alla fine lo scrittore torna alla citt e alla sua identit ufficiale. Inseguendo le due donne (la figlia del prete e la signora Falkenberg), che sono amiche e vanno in citt a fare gli acquisti di Natale, anchegli torna alla sua vita urbana, elegante, da caff. Il finale ironico: altro che pace! Ma anche amaro: si innamorato della signora, la quale si nega, fugge da lui. Knut Pedersen sa che prover unaltra volta a fuggire dalla citt

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La poesia del romanzo sta nella nostalgia di vita e nelle terse atmosfere autunnali. Qui la polemica antimoderna (fuggire dalla citt) felicemente risolta dentro la narrazione, parte di un gioco ironico dellautore con i propri miti. Intanto Hamsun e famiglia si trasferiscono in una grande tenuta agricola, Nrholm, presso Grimstad, nel sud della Norvegia. Lironia scompare, e lideologia del ritorno alla natura e alla sana vita contadina diventa il pi potente mito hamsuniano. unideologia debole, specialmente nel modo regressivo in cui la intende Hamsun. La modernit problematica e ha aspetti malati (il genio di Hamsun consiste proprio nel farsi interprete di questa condizione moderna dellindividuo); ma il ritorno alla terra vergine una mistificazione, una fuga. In piena prima guerra mondiale Hamsun pubblica Markens grde (Germogli della terra, 1917), il suo unico libro con un messaggio propositivo: il ritorno alla vita contadina. un grande successo mondiale che vale allo scrittore il Nobel nel 1920. la storia del contadino Isak, uomo tutto dun pezzo, daltri tempi, che non ha mai letto un libro e non ha incrinature o dubbi. Isak anche lui solo e venuto come dal nulla dissoda con successo una valle vergine del Nordland, e diventa il patriarca di una comunit contadina che quasi non ha bisogno dei soldi, del telegrafo e di tutte le comodit moderne, visto che la salvezza viene dalla terra e dai suoi prodotti. Anche la prosa di Hamsun cambia; da moderna, lirica e nervosa diventa lenta, epica e solenne. un romanzo fortemente evocativo, di grande impatto ecologista; ma anche il segno di una visione reazionaria molto vicina a certe correnti di pensiero della destra tedesca (la stirpe, la terra, lidealizzazione della sana comunit agreste contro la citt corrotta) che andranno a confluire nel nazionalsocialismo (nel tedesco dei nazisti si chiamer Blut und Boden, sangue e zolla). Qui risiede la radice del tragico abbaglio di Hamsun, che pure dobbiamo considerare e spiegare, perch parte integrante della sua visione del mondo e della sua opera: la convinta adesione al nazismo. chiaro che ci troviamo di fronte a enigmi e a contraddizioni che continuano ad appassionare e inquietare la coscienza: colui che condanna la modernit finisce per esaltare la sua manifestazione pi barbara; lirriducibile individualista appoggia il regime totalitario che annulla lindividuo e sopprime ogni diversit. Hamsun resta per i norvegesi uno scrittore amato e odiato. Sostiene Quisling e loccupazione nazista della Norvegia, incontra Goebbels e Hitler (la propaganda nazista sfrutta ovviamente loccasione: il grande premio Nobel al servizio della giusta causa del Terzo Reich). E, vecchio e indomito, pubblica una commossa necrologia del Fhrer dopo la capitolazione. Viene processato e per qualche mese rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Una perizia ad hoc lo dichiara in pratica senile (facolt mentali permanentemente indebolite). il tentativo comprensibile, ma fuorviante che la Norvegia fa di salvarsi lHamsun buono, il grande scrittore, il padre della patria, il premio Nobel, relegando lHamsun cattivo nella sfera della senilit e della confusione mentale. Ma Hamsun in grado di intendere e volere. E lui stesso smentisce la Norvegia e il mondo con lultimo stupefacente (e irritante) diario della prigionia, P gjengrodde stier (Sui sentieri dove cresce lerba, 1949), dove ritorna leterno viandante hamsuniano, che osserva con ironia le piccole cose della vita e si prepara a morire; ma che continua a difendere lindifendibile e a proclamarsi innocente (avevo e ho ragione). Sigbjrn Obstfelder (1866-1900) ha una vita molto pi breve e unopera molto pi limitata di quella di Hamsun. Anche lui tenta senza fortuna lesperienza americana; poi conduce una vita sradicata tra le capitali scandinave ed europee, facendosi interprete di una modernit che atterrisce e affascina al tempo stesso. Nel corso di un decennio scrive poesie, prose liriche, racconti e articoli, oltre a un dramma e un romanzo incompiuto. La tensione metafisica, la ricerca di una dimensione spirituale delle cose, lintensit di visione e lestro musicale rendono Obstfelder un originale e solitario esponente del simbolismo in Norvegia. Luso del verso libero in poesia e del genere baudelairiano dei poemi in prosa, assieme allintelligenza cosmopolita e alla sensibilit con cui descritta lesperienza della grande citt, danno alla sua opera un carattere sperimentale e anticipatore di tendenze che saranno del modernismo europeo, ma che avranno scarso seguito nella lirica

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norvegese della prima met del Novecento. La sua poesia Jeg ser (Guardo) (fot. 44), contenuta nella sua unica raccolta pubblicata, Digte (Poesie, 1893), diventa una specie di manifesto del periodo, poich coglie il senso di stupore, smarrimento ed estraneit dellindividuo nel contesto (urbano) moderno. Limmagine delluomo, finito sul pianeta sbagliato da chiss dove, implica anche una domanda sulla nostra origine e sul senso della nostra esistenza. Tutto ha una sua hjem, una casa, una sede; solo il poeta appare hjemls, senza un luogo che possa dire suo. Danimarca Il superamento del naturalismo e del positivismo di stampo brandesiano avviene sotto il pi diretto influsso della poesia simbolista francese, che introdotta e divulgata. I tre scrittori pi significativi di questa fase sono Johannes Jrgensen (1866-1956), Sophus Claussen (1865-1931) e Johannes V. Jensen (1873-1950). Provengono tutti dalla provincia e si trasferiscono da giovani a Copenaghen, vivendo in prima persona la frattura tra il tradizionale mondo contadino e la modernit urbana. Questo anche per la Danimarca un periodo di profondi rivolgimenti e trasformazioni; abbandono delle campagne, urbanizzazione e industrializzazione cominciano a mutare limmagine di s dei danesi, fino ad allora (e ancora nel corso del Novecento) ancorati a una forte identit contadina. Il conflitto citt-campagna si configura in termini pi radicali nel piccolo paese scandinavo, che ha la pi grande citt nordica da un lato e la pi sviluppata agricoltura dallaltro. Linsoddisfazione nei confronti della letteratura dimpostazione realista si esprime nella convinzione che la realt sensibile, quella che vediamo, non sia che una superficie e una parvenza. Per arrivare alla realt profonda, alla vera essenza delle cose, dobbiamo andare oltre quel velo. La nuova poesia si indirizza verso il sogno, la visione, la suggestione e il mistero; ed la poesia in primo luogo, col suo carattere musicale ed evocativo, ad avvicinarci allessenza, oltre la logica e la materialit. Il poeta assume volentieri il ruolo di profeta e vate; lopposizione al materialismo e alla massificazione imperanti si esprime nellidea di una poesia per pochi spiriti che sanno intendere, andare oltre. un indirizzo spiritualista, che riprende noti concetti e pratiche poetiche del Romanticismo, ma che li cala nella nuova realt moderna e diventa, cos, anche espressione dellalienazione dellindividuo contemporaneo. Jrgensen parte negli anni Ottanta da posizioni brandesiane e giovanili atteggiamenti decadenti. Poi trova la sua strada in un deciso allontanamento da quelle premesse: verso il simbolismo in poesia e verso la fede cattolica. Lascia la citt della perdizione, Copenaghen, dove aveva vissuto i suoi smarrimenti giovanili. In una serie di romanzi degli anni Novanta ritorna lesperienza autobiografica del giovane bondestudent, studente di campagna, che vive sradicato in citt, attratto e nel contempo spaventato. Jrgensen importante per lopera di traduzione e divulgazione di quegli scrittori dellOttocento che offrono unalternativa al realismo: Poe, Baudelaire, Verlaine, Huysmans. Fonda e dirige la rivista letteraria Trnet (La torre, 1893-94), che si ispira al simbolismo francese. Il poeta colui che apre le porte a un mondo spirituale superiore; le parole chiave usate da Jrgensen sono anima, spirito, sentimento, mondo segreto. Questa terminologia romantica e neoromantica in fondo anche un altro modo per chiamare linconscio, la dimensione psichica profonda. Ma il rifiuto del mondo materiale contemporaneo , in Jrgensen, pi netto e anche pi moralistico che non in Baudelaire, il quale oscillava sempre tra spleen e idal, con una maggiore apertura e una maggiore capacit di sguardo sulla realt anche sordida della sua Parigi. La ricerca di una dimensione spirituale assume per Jrgensen i caratteri della conversione al cattolicesimo. La raccolta di poesie del 1894 Bekendelse (Confessione) testimonia del percorso di avvicinamento alla fede. Nel 1896 lo scrittore si converte ufficialmente. Dal 1913 al 1953 vive ad Assisi, e qui scrive libri di viaggio e biografie di santi (S. Francesco, S. Caterina da Siena, S. Brigida), raggiungendo una certa fama nella cultura cattolica italiana. Unimportante testimonianza del proprio tempo, a partire dagli anni giovanili, data da Jrgensen nella sua autobiografia scritta in pi parti tra il 1916 e il 1928, Mit livs legende (La leggenda della mia vita). La poesia Hstdrm

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(Sogno dautunno) (fot. 46) la prima della raccolta del 1894. Evoca unesperienza comune: lo stato danimo prodotto dal sogno riecheggia nelle ore di veglia. La dimensione onirica spirituale, inconscia immateriale eppure profondamente vera, pi vera della realt materiale, che al poeta appare lontana ed estranea. Capiamo anche il senso di cupezza e desolazione che il poeta si porta dentro. Qui egli confessa la sua crisi; da questo vissuto oppressivo si liberer grazie al percorso che lo conduce alla fede. Sophus Claussen amico e collega di Jrgensen, partecipa a Trnet e diventa il pi importante poeta simbolista danese. Visione, sogno e mistero hanno un posto centrale nella sua poesia. Il poeta colui che vede oltre, una sorta di profeta. Pi ricco di Jrgensen e Jensen, Claussen ha la possibilit di viaggiare a Parigi e formarsi a contatto della poesia simbolista francese. Quel soggiorno significa anche un nuovo sguardo sulla realt moderna, lo spettacolo sconvolgente e affascinante della grande metropoli e le sue masse. Il romanzo Antonius i Paris (Antonio a Parigi, 1896) riflette queste esperienze. Qui troviamo un flneur danese per le vie di Parigi, outsider e attento osservatore. Antonio vuole arrivare allessenza, alla realt dietro la parvenza; il suo pellegrinaggio alla casa del maestro Verlaine al Quartiere Latino uno dei momenti topici del racconto. Eppure Antonio anche aperto e curioso verso il mondo, sebbene la realt materiale sia fonte di disagio. Claussen, che anche giornalista, vive in modo pi profondo le ambivalenze della modernit. Una delle sue poesie pi note, Ekbtana (1896) (fot. 45), parla di una visione avuta proprio a Parigi. Quelle che i simbolisti chiamano misteriose corrispondenze portano il poeta dalla citt reale alla citt immaginata. Che cos Ekbtana? Se cercassimo di dare una risposta logica distruggeremmo leffetto poetico, levocazione di qualcosa di misterioso e irreale, eppure pi vero della realt concreta. La tradizionale immagine della poesia-rosa indica questo: la rosa non pu essere analizzata petalo per petalo, perch cos la si distrugge. Va contemplata e colta coi sensi. Ekbtana, antica citt sepolta dellOriente, diventa una citt sepolta nel ricordo, negli strati profondi della psiche. Lesperienza rara, misteriosa e artificiosa eleva il poeta, segno del suo privilegio spirituale. Limmagine del tramonto evoca anche la decadenza (proprio come in Verlaine) e la fine. Forse possiamo interpretare in questo senso anche il diluvio dellultima strofa: fiumana del progresso e della storia che tutto trascina. Se cos , Ekbtana si pone come il luogo intimo inaccessibile a tale fiumana. Johannes V. Jensen proviene dallo Himmerland, una povera regione di brughiere della Jylland settentrionale, che lautore ritrae nei racconti storici di vita contadina Himmerlandshistorierne (Le storie dello Himmerland, 1898). Anche Jensen un bondestudent che finisce nella grande citt. Lo shock dello sradicamento e dello smarrimento nella realt massificata e materiale per Jensen come per il suo amico Hamsun unesperienza fondamentale. Anche Jensen tenta di emigrare in America (a New York) e torna in patria. Jensen, che vince il premio Nobel nel 1944, considerato un anticipatore del modernismo. Uno dei capolavori della letteratura danese il suo romanzo del 1901 Kongens fald (La caduta del re), che ha un contenuto storico (la figura del re cinquecentesco Cristiano II) e una forma narrativa modernamente frammentata. Un tema ricorrente nellopera di Jensen il viaggio. Anche Jensen un viandante inquieto, e compie lunghi viaggi nei continenti del mondo. Il viaggio d la misura del mutamento del mondo moderno, sempre pi tecnico, rimpicciolito e veloce. La lunga poesia P Memphis station (Alla stazione di Memphis) (fot. 46-48) contenuta nella raccolta Digte (Poesie) del 1906, ed la pi nota di Jensen. Il verso libero, il tono dialogato, la commistione di riflessione sulla vita e di dettagli impoetici, tratti da una realt materiale prosaica e sgradevole, sono elementi che la poesia modernista del Novecento riprender e svilupper. La poesia veicola un racconto. Il treno su cui viaggia il poeta sta facendo uninattesa sosta nella stazione di Memphis, in America. La sosta costringe il poeta alla pausa e alla riflessione; a fondamentali domande sul suo viaggio. Il viaggio da sempre metafora della vita: quando siamo costretti a fermarci per chiederci dove stiamo andando e cosa stiamo facendo, possiamo provare una sensazione vicina a quella che Jensen descrive. La realt cruda descritta in dettaglio; si tratta di un normale squallore che conosciamo bene, quello di una stazione ferroviaria allalba, il freddo umido, il sonno, la luce grigia del mattino.

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Lindividuo in crisi, che non sa dare risposte alle sue domande sul senso e la direzione, pone una provocatoria sfida e se stesso: fare di quella sosta accidentale la propria casa, il proprio luogo, fermarsi a Memphis, sposarsi, trovarsi un lavoro, omologarsi nella massa, diventare cittadino. Ha bisogno di porre fine allinquietudine, come Hamsun, ma come Hamsun sa che non pu fermarsi, che non ha una casa. Jensen trasla tutto il tema del viandante nel contesto materiale della modernit (treno, binari, stazione, poster pubblicitario, distributore di vivande ecc.). Il poeta viaggia: ma egli non n come la locomotiva, macchina che viaggia e basta senza chiedersi perch, n come il maestoso Mississippi, che possiede una calma primordiale, un suo percorso dato dalla natura. Perch continuare allora a porsi domande e cercare di risolvere lenigma della vita? Questa Memphis moderna non pi la Menfi dellEgitto, dove viveva la Sfinge che poneva enigmi che valevano al viandante la vita o la morte. Poi la sosta finisce; entra il treno merci che aveva provocato la sosta. Ha avuto chiaramente un incidente. Sono morte delle persone. Ma ora il viaggio pu riprendere, e le domande finiscono l, almeno per ora. Al problema della modernit Jensen d, nel corso del Novecento, una risposta opposta a quella di Hamsun, ma altrettanto irrazionale. Luscita dalla crisi e dallincertezza avviene con un s deciso e senza riserve al progresso tecnico-scientifico, alla macchina e alla modernit industriale occidentale. Questa idea di civilt si accompagna a teorie razziali sul giusto dominio mondiale delluomo bianco, per natura superiore. La civilt moderna malata e prova disagio. La malattia richiede una guarigione. Per Hamsun la via sana il rifiuto totale del moderno; per Jensen (e per i futuristi ad esempio) la sua acritica esaltazione. Linadeguatezza (tragica) di queste soluzioni apodittiche non fa che confermare la complessit e lattualit del problema. Tutta la letteratura del Novecento deve, in un modo o nellaltro, fare i conti con le questioni che gli scrittori di fine Ottocento vivono sulla propria pelle e rappresentano in modo bruciante. Sono essi a conoscere nellarco della loro vita uno dei mutamenti pi rapidi e tumultuosi dellintera storia dellumanit.

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