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-Alice Malvezzi 2A 01/05/2020

Saffo 

Saffo (​Σαπϕώ)​ è una poetessa greca vissuta tra la fine del Ⅶ secolo e la prima metà del Ⅵ
secolo a.C.

Vita: 
Saffo nacque tra il ​640 e il 630 a.C​ a Ereso, città nell’isola di Lesbo​, da una ​famiglia nobile
che molto probabilmente fu coinvolta nelle lotte politiche tra i tiranni che allora si
contendevano l’isola..
L’anno preciso della sua nascita, però, non è esattamente definito: secondo l’Enciclopedia
bizantina ​Suda (​ X d.C.), infatti, dovrebbe corrispondere al 640 a.C.; secondo la
testimonianza del cronografo Eusebio [III-IV d.C.] dovrebbe invece corrispondere al 610 a.C.
La poetessa visse poi, come il poeta Alceo a Mitilene.
Sposò Cercilia di Andros, con cui ebbe una figlia, Cleide (della cui bellezza parla in alcuni
versi).
L’informazione riguardante il marito ci viene fornita dalla ​Suda,m ​ a venne messa in dubbio
svariate volte: alcuni studiosi infatti sostengono che “Cercilia di Andros” fosse un ‘nome
parlante’ assai sospetto, che alludesse alla virilità, e che sarebbe potuto derivare da uno
scherzo comico o epitalamico che venne frainteso successivamente.
Ebbe tre fratelli: Larico, Eurighio e Carasso; con quest’ultimo, che si trasferì in Egitto, ebbe
forti contrasti: ne abbiamo testimonianza nel fr.5 V., nel quale Saffo si rivolge ad Afrodite
chiedendole di proteggere il viaggio di ritorno del fratello e di favorire la loro riconciliazione.
Sono rinvenute molte testimonianze riguardo i fratelli della poetessa: Erodoto di Alicarnasso
stesso, uno dei principali storici greci, narra che nel viaggio in Egitto, Carasso si innamorò di
una celeberrima etera di nome Dorica o Rodòpi.
Inoltre fu trovato un papiro contenente le vicende narrate di Larico e Carasso.
Intorno al 600, sempre secondo l’Enciclopedia bizantina, in seguito a dissidi politici che
coinvolsero la sua famiglia, Saffo fu costretta all’esilio e si recò in Sicilia.
Successivamente ritornò a Ereso, dove fu direttrice e insegnante di un​ tiaso​ legato al culto di
Afrodite.
In questo luogo venivano mandate le ragazze di nobili famiglie per essere istruite; l'educazione
delle fanciulle era finalizzata al matrimonio, e quindi venivano introdotte al canto, la danza, alla
ricerca della bellezza, all’eleganza raffinata dell’atteggiamento e all'amore.
È probabile che Saffo sia vissuta fino a tarda età, anche se diversi studiosi pensano che il
lamento della sua vecchiaia (fr. 58 V.) potrebbe essere semplicemente un ​τόπος letterario.
→​La ricostruzione della stessa biografia della poetessa risulta un'impresa piuttosto
complicata, non per assenza, bensì per eccesso di testimonianze, spesso molto
condizionate da una tradizione tendente al romanzesco che i moderni hanno ereditato dallo
studio degli antichi.
Altre notizie sulla sua persona e la sua vita sembrano ricavate, come avviene di frequente
nell'antica biografia, esclusivamente dall'opera della poetessa, senza il supporto di dati
esterni (autoschediasmi), O addirittura sono frutto di fantasia: la figura di Saffo è Infatti
spesso circondata da un​ alone di leggenda​.
Così è, probabilmente, delle notizie che ci dà che fosse piccola, bruttina e scura di
carnagione, oche, innamorata non corrisposta di un giovane di nome Faone, si sia gettata
per disperazione dalla rupe di Leucade nel 570 a.C

CONTESTO STORICO 
A Mitilene, che a quel tempo era il centro più importante e politicamente più inquieto
dell’isola di Lesbo, nel periodo in cui visse Saffo c’erano scontri di coalizioni, talora labili, di
famiglia in lotta per l’egemonia sulla comunità e iniziavano ad affiorare controverse figure
tiranniche.
La poetessa, insieme ad Alceo, si trovò indirettamente coinvolta e si recò, come già detto, in
Sicilia.
Eusebio nella sua cronaca epigrafica ​Marmo di Paro​ registra l’esilio di Saffo da Mitilene e lo
pone durante l’arcontato di Crizia ad Atene.
L’arcontato deve collocarsi in un anno tra il 604 e il 598 a.C. : dunque l’epoca in cui ebbe
luogo questo esilio appare molto vicina a quella in cui vengono collocati i conflitti civili di
Mitilene a cui partecipò Alceo.
Per comprendere meglio il contesto storico, quindi, possiamo fare riferimento anche agli
svariati testi del poeta Alceo in cui adopera la nozione di “tiranno” in una accezione molto
negativa.

《Mitilene-scrive ​Strabone​-ha dato i natali a uomini famosi.Anticamente a Pittaco, uno dei


Sette Sapienti, e al poeta Alceo[...] Loro coetanea fu Saffo: qualcosa di meraviglioso. Non si
ha notizie infatti, in tutta la storia trascorsa, di una donna che possa starle, neanche
lontanamente, alla pari per la sua poesia.
In quell’epoca la città ebbe una serie di tiranni a causa delle divisioni fra i cittadini e e poesie
di Alceo dette appunto ​sulla guerra civile​ (​στασιωτικά​) riguardano quelle vicende.
Tra i tiranni ci fu Pittaco e Alceo imprecava contro di lui non meno che contro gli altri》
Strabone, come tiranni, nomina anche Mirsilo e Melancro.

SUOI CONTEMPORANEI  
Come risulta tra ​Saffo​ e ​Alceo​ si instaurò un rapporto molto stretto.
Nonostante le differenze dei temi, però, possiamo riscontrare numerose analogie tra i due
poeti, come la presenza della natura, elemento fondamentale delle opere di entrambi, come
anche il divino, lo notiamo dalle frequentissime invocazioni.
Un altro tema affrontato da entrambi è il mito di Elena, moglie di Menelao, che scappando a
Troia con Paride, fu la causa dello scoppio della guerra.
Per Saffo il comportamento di Elena è giustificato, essendo stata ammaliata da Afrodite, dea
dell’amore.
Alceo, invece, la disprezza perché rappresenta il motivo della guerra e della morte di
moltissime persone.
Nonostante questo “contrasto” i due poeti furono protagonisti di frammenti amorosi di altri
scrittori, quali Efesione e Ermesianatte.
​Solone​, altro contemporaneo di Saffo,​ ​dopo aver ascoltato in vecchiaia un carme della
poetessa, disse che a quel punto desiderava due sole cose, ossia impararlo a memoria e
morire​.
 
CONTESTO SOCIO-CULTURALE 
Con Saffo ci troviamo di fronte, per la prima volta, ad una figura poetica femminile.
Ella ci consente di conoscere la tradizione poetica di Lesbo in età arcaica secondo una
prospettiva diversa rispetto a quella di un suo contemporaneo di sesso maschile, ad
esempio del già citato Alceo.
Bisogna però prendere in considerazione due importanti fattori
↪ La tradizione letteraria precedente: la poesia di Saffo non è semplicemente l'espressione
di una sua ispirazione, ma è il riflesso di una tradizione, si serve di temi che preesistono
all'individualità di Saffo, benché certamente quest'ultima li interpreti in modo originale.
↪Il contesto sociale che genera la creatività di Saffo:la poetessa dirige un tiaso

IL TIASO E QUELLO CHE HA RAPPRESENTATO PER LA POETESSA


Il tiaso era un’istituzione di sole donne legato al culto di Afrodite.
I tiasi erano corrispondenti alle eterie: assemblee di soli uomini in cui si formarono diversi
poeti famosi, tra cui Alceo e Archiloco. Possiamo quindi definire queste “scuole” come dei
centri di cultura.
All'interno di queste istituzioni le giovani venivano educate alla loro futura vita di mogli e di
madri.
I legami tra le ragazze del tiaso e tra la poetessa erano molto stretti e avevano senz'altro
anche implicazioni di carattere sessuale (Le relazioni omosessuali tra una persona giovane
e una adulta avevano nel mondo greco una funzione educativa, di iniziazione alla vita e
anche alla dimensione dell'amore- come sostiene il poeta Teognide di Megar​a, che visse tra
la fine del VI secolo a.C e la prima metà del V a.C​, nelle sue elegie omoerotiche)

​ βροσύνα: un termine
La principale caratteristica della vita del tiaso è descritta dalla parola​ ἀ
quasi intraducibile, ​ma che descrive l’amore per l’eleganza e la raffinatezza, che Saffo cerca
di far trasparire in alcuni dei suoi versi.

OPERE e STILE 
Saffo è nota per la sua poesia lirica, scritta per essere cantata, accompagnata da una lira.
É una fra i principali esponenti della lirica monodica: organizzata in brevi strofe e affidate a una
voce solista.
Ci sono giunti soltanto 200 frammenti dell’opera di Saffo, in cui troviamo una vasta e curata
varietà metrica, linguistica e tematica.

In epoca alessandrina tutto quanto era tramandato sotto il nome di Saffo fu raggruppato in nove
libri in base al metro.
Il primo conteneva le cosiddette​ odi saffiche​ ,una forma metrica ideata dalla poetessa stessa
composte di quattro versi ciascuna (tre endecasillabi saffici e un adonio finale) e destinata a
grande fortuna anche attraverso le imitazioni dei moderni.
É il più ampio tra i nove libri, 1320 righi, il primo dei quali era “l’inno ad Afrodite”: l’unico carme
sicuramente completo a noi giunto.
La posizione di apertura era giustificata anche dall’iniziale invocazione ad Afrodite, che il tiaso di
Saffo venerava come divinità protrettrice.
Il secondo libro è composto da distici ( è una strofa formata da una coppia di versi​i​) in
pentametri eolici, il terzo da distici in asclepiadei maggiori, il quarto da distici di parasclepiadei
maggiori, il quinto da carmi composti da faleci uniti ad altri metri ; degli altri libri non si può dire
con sicurezza, ed è comunque notevole che al criterio metrico sfuggisse la composizione di un
libro (forse il nono) che raccoglieva gli ​epitalami​, cioè quelle composizioni corali destinati alla
celebrazione dei matrimoni che dovettero costituire parte consistente della produzione saffica.

Saffo scrive in ​dialetto eolico​ di Lesbo; caratterizzato dalla psilosi (assenza dell’aspirazione
iniziale di parola) e dalla baritonesi (evitava che ogni parola del dialetto avesse l'accento
sull'ultima sillaba).

→Possiamo distinguere due tipi di liriche: quella corale, normalmente celebrativa, e quella
intimista, in cui vengono espressi gli stati d’animo e i sentimenti della poetessa.
Saffo offre un'immagine semplice ma appassionata dei sentimenti dell'io lirico, dove l'amore ha
un ruolo da protagonista con tutta una serie di riflessioni psicologiche e in cui il ricordo e l'analisi
delle emozioni passate ne suscita nuove altrettanto forti.
E' la prima poetessa che si pone domande sui propri sentimenti.

Ecco i temi principali affrontati da Saffo:

・​Tema dell’amore 
È avvertito come passione che genera sofferenza, come suscitatore di gelosia, ma
soprattutto come elemento caratterizzante la giovinezza e dolorosamente assente nella
vecchiaia.
Molto spesso chi suscita sentimenti amorosi è una compagna del tiaso, ma non mancano
esempi in cui si canta un amore eterosessuale (fr. 102 V.: ㄍDolce madre, non / posso
tessere la tela,/ vinta dal desiderio di un ragazzo, per via / della tenera Afrodite.》)

Per la poetessa l’amore è il primo dei valori. in uno dei suoi carmi, dopo aver elencato ciò
che l’uno o l’altro tra gli uomini ritengono essere la cosa più bella, Saffo conclude che,per lei,
la cosa più bella è quello che uno ama; ricordata la passione di cui fu preda Elena, che
lasciò gli affetti familiari per seguire Paride a Troia, Saffo menziona quindi Anattoria, ora
lontana da lei, che vorrebbe rivedere più di ogni altra cosa.

​Fr. 16 V.
«Ο]ἰ μὲν ἰππήων στρότον, οἰ δὲ πέσδων, «Alcuni di cavalieri un esercito, altri di fanti,
οἰ δὲ νάων φαῖσ’ ἐπ[ὶ] γᾶν μέλαι[ν]αν altri di navi dicono che sulla nera terra
ἔ]μμεναι κάλλιστον, ἔγω δὲ κῆν’ ὄτ- sia la cosa più bella, mentre io ciò che
τω τις ἔραται. uno ama.

πά]γχυ δ’ εὔμαρες σύνετον πόησαι Tanto facile è far capire


π]άντι τ[οῦ]τ’, ἀ γὰρ πολὺ περσ[κέθοισ]α questo a tutti, perché colei che di molto
κάλ]λος [ἀνθ]ρώπων Ἐλένα [τὸ]ν ἄνδρα superava
τὸν] [πανάρ]ιστον gli uomini in bellezza, Elena, il marito
davvero eccellente
καλλ[ίποι]σ’ ἔβα ‘ς Τροίαν πλέο[ισα
κωὐδ[ὲ πα]ῖδος οὔδε φίλων το[κ]ήων lo abbandonò e se ne andò a Troia navigando,
πάμπαν] ἐμνάσθ[η], ἀ[λλὰ] παράγαγ’ αὔταν e né della figlia, nè dei cari genitori
Κύπρις ἔραι]σαν si ricordò più, ma tutta la sconvolse
Cipride innamorandola.
[εὔθυς εὔκ]αμπτον γὰρ [ἔχοισα θῦμο]ν
[ἐν φρέσιν] κούφως τ[ὰ φίλ΄ ἠγν]όη[ε]ν ̣ E ora ella, che ha mente inflessibile,
ἄ με] νῦν Ἀνακτορί[ας ὀνὲ]μναι- in mente mi ha fatto venire la cara
σ’ οὐ ] παρεοίσας, Anattoria, che non mi è
vicina.
τᾶ]ς [κ]ε βολλοίμαν ἔρατόν τε βᾶμα
κἀμάρυχμα λάμπρον ἴδην προσώπω Potessi vederne il seducente passo
ἢ τὰ Λύδων ἄρματα [κἀν ὄπλοισι] e il lucente splendor del volto
πεσδομ]άχεντας.» più che i carri dei Lidi e, in armi,
i fanti.»

metro= strofe saffiche


↳ la prima strofa segue il modello del preambolo: figura retorica tipica della poesia greca
arcaica che consiste nell'elencare una serie di elementi dei quali l'ultimo è considerato
preferibile e superiore.
Nella quinta strofa la poetessa ribadisce il desiderio ,già espresso nella strofa precedente, di
vedere Anattoria ripetendo ciò che aveva affermato nel preambolo ma specificandolo e
invertendo la struttura.
la struttura compositiva nelle prime cinque strofe è quindi ad anello.

→Secondo il valore della reciprocità, chi è amato deve ricambiare con l’amore
Famosissimo è l’ “​ode alla gelosia”​ , ripresa dall'autore di età imperiale del trattato​ Sul
Sublime ​e successivamente da Catullo.
l’io poetico definisce ̓ίσος θέοισιν (uguale agli dei) l’uomo che sta seduto di fronte alla
fanciulla che ama, ed esprime il tormento dell’amore e della gelosia.
fr. 31 V. ​metro= strofe saffiche ↴

«Φαίνεταί μοι κῆνος ἴσος θέοισιν «​Pari agli dèi​ mi appare lui, quell'uomo
ἔμμεν᾽ ὤνηρ, ὄττις ἐνάντιός τοι che ti siede davanti e da vicino
ἰσδάνει καὶ πλάσιον ἆδυ φωνεί- ti ascolta: dolce suona la tua voce
σας ὐπακούει e il tuo sorriso

καὶ γελαίσας ἰμέροεν, τό μ᾽ ἦ μὰν accende il desiderio. E questo il cuore


καρδίαν ἐν στήθεσιν ἐπτόαισεν, mi fa scoppiare in petto: se ti guardo
ὠς γὰρ ἔς σ᾽ ἴδω βρόχε᾽ ὤς με φώνη- per un istante, non mi esce un solo
σ᾽ οὐδ᾽ ἒν ἔτ᾽ εἴκει, filo di voce,

ἀλλὰ κὰδ μὲν γλῶσσα ἔαγε, λέπτον ma la lingua è spezzata, scorre esile
δ᾽ αὔτικα χρῷ πῦρ ὐπαδεδρόμακεν, sotto la pelle subito una fiamma,
ὀππάτεσσι δ᾽ οὐδὲν ὄρημμ᾽, ἐπιβρό- non vedo più con gli occhi, mi rimbombano
μεισι δ᾽ ἄκουαι, forte le orecchie,

ψῦχρα δ᾽ ἴδρως κακχέεται, τρόμος δὲ e mi inonda un sudore freddo, un tremito


παῖσαν ἄγρει, χλωροτέρα δὲ ποίας mi scuote tutta, e sono anche più pallida
ἔμμι, τεθνάκην δ᾽ ὀλίγω ’πιδεύης dell'erba, e sento che non è lontana
φαίνομ’ ἔμ᾽ αὔτᾳ· per me la morte.

ἀλλὰ πὰν τόλματον, ἐπεί κ[†]» Ma tutto si sopporta, poiché ...»


・​Vecchiaia, morte e memoria 
Secondo la tradizione arcaica l’amore è un sentimento strettamente legato alla giovinezza e,
per contro la vecchiaia non “ammette” questa gioia.
Saffo canta questo tema diverse volte:
Nel seguente frammento la poetessa, dopo aver descritto la propria vecchiaia attraverso un
elenco di sintomi che ricorda nella forma quello dell’”ode alla gelosia”,, conclude che “non è
possibile a chi è uomo essere indegno da vecchiaia”, neppure Titono (che ottenne da Zeus
il dono dell’immortalità) potè sottrarsi alla vecchiaia.
Fino al 2004, conoscevamo questo componimento in modo alquanto frammentario grazie al
papiro di Ossirinco,
Nel 2004 fu scoperto un altro pezzo di testo su un papiro a Colonia, che rappresenta una
fonte preziosa, perché è il documento più antico di un testo di Sacco (risale al III secolo
a.C.) e è l'unico anteriore all'edizione di componimenti della poetessa confezionata dai
filologi della biblioteca di Alessandria.
Di conseguenza è stato molto difficile ricostruire il testo originale:
fr.58 V.
] οκ̣ [ό]λπ
̣ ων κάλα δῶρα, παῖδες, «Voi, fanciulle, i bei doni delle Muse dal seno di
viola
τὰ]ν ̣ φιλάοιδον λιγύραν χελύνναν cercate e la lira armoniosa che accompagna il
canto.
] π̣οτ’̣ [ἔ]ον̣ τα χρόα γῆρας ἤδε A me il corpo un tempo tenero ormai la
vecchiaia
ἐγ]ένοντο τρίχες ἐκ μελαίναν ha colpito, i capelli da neri sono diventati
bianchi,
βάρυς δέ μ’ὀ[θ]ῦμος̣ ̣ πεπόηται, γόνα δ’οὐφέροισι, il mio animo si è fatto pesante, non reggono le
ginocchia
τὰ δή ποτα λαίψηρ’
̣ ἔον ὄρχησθ’ ἴσα νεβρίοισιν che prima danzavano leggere come quelle dei
cerbiatti.
] τὰστεναχίζω θαμέως· ἀλλὰτί κεν ποείην; Spesso cedo al lamento. Ma cosa si può fare?
L’essere umano non può sfuggire la vecchiaia.
ἀ̣γήραον
̣ ἄνθρωπον ἔοντ’ οὐδύνατον γένεσθαι. Un tempo Titono, raccontano, Aurora braccia di
rosa
καὶ γάρ π̣[ο]τα̣ ̣ Τίθωνον ἔφαντο βροδόπαχυν Αὔων per amore lo trasportò con sé ai confini del
mondo
ἔρωι δ..α.̣ εισαν βάμεν’ εἰς ἔσχατα γᾶς φέροισα quando era bello e giovane. Ma anche lui
raggiunse
ἔοντα ̣ [κ]άλ̣ ο̣ ν̣ καὶ νέον, ἀλλ’αὖτον ὔμως ἔμαρψε [ col tempo la grigia vecchiaia, pur avendo una
sposa immortale»
χρόνωι π̣όλ̣ ι̣ ο̣ ν̣ ̣ γῆρας ἔχ[ο]ν
̣ τ̣ ’̣ ἀ̣θα
̣ ν̣ άταν ἄκοιτιν

↳ possiamo individuare tre sezioni


- i vv. 1-2 contengono l'invito rivolto alle
fanciulle ad accogliere i bei doni
- nei vv. 3-12 Vengono elencati gli aspetti
gravosi della vecchiaia, a cui, come dimostra
il mito, non è possibile sottrarsi
- nei vv. 15-16 Saffo sembra appellarsi alla
possibilità di recuperare, nella
contemplazione del bello, una ragione di vita

Saffo, tuttavia, sembra sostenere in un altro frammento che solo la poesia è in grado di
recuperare il tempo, viene affrontato quindi non solo il tema della morte, ma anche quello
della memoria.
La poetessa introduce, per la prima volta, il tema della ​potenza eternatrice della poesia​, che
verrà poi ripreso da successivi scrittori, uno fra tanti Foscolo. (di cui parlerò in seguito)
fr.55 V.

κατθάνοισα δὲ κείσῃ οὐδέ ποτα µναµοσύνα ​σέθεν Tu giacerai morta né più alcuna​ memoria​ di
ἔσσετ’ οὐδὲ †ποκ'†ὔστερον· οὐ γὰρ πεδέχῃς βρόδων te vi sarà in futuro: infatti non hai parte delle
τῶν ἐκ Πιερίας· ἀλλ’ ἀφάνης κἠν Ἀίδα δόµῳ rose di Pieria, ma anche nella casa di Ade
φοιτάσεις πεδ’ ἀµαύρων νεκύων ἐκπεποταµένα tu oscura vagherai fra le ombre dei morti,
volata via di qui

・​L'invocazione degli dei 


All'interno del corpus dei frammenti di Saffo si trovano delle lirichei che sono
riconoscibili come vere e proprie preghiere, rivolte a diverse figure divine, tra le quali
un'importanza maggiore riveste ancora una volta Afrodite, anche se sono comunque
presenti in invocazioni di una certa importanza altri destinatari, come Era e le Muse.
Si possono però identificare almeno tre diverse tipologie di preghiera, che si
riferiscono rispettivamente a tre differenti modalità e finalità del culto; Queste tre diverse
modalità sono ben identificate da tre famosi
frammenti saffici, l'Ode ad Afrodite (fr. 1 V), l'inno in onore di Era (fr. 17 V) e la
preghiera per il fratello Carasso (fr. 5 V).

- L’Ode ad Afrodite
fr.1 V.
​Quest’inno celtico (κλητικός, di invocazione) è l’unico componimento di Saffo pervenuto per
intero.
Dionisio di Alicarnasso (I sec. d.C.) lo definiva un esempio perfetto di “armonia elegante e
fiorita” (​γλαϕυρά ο ἀνϑηρά)

«ποικιλόθρον' ἀθανάτ' Αφρόδιτα, Immortale Afrodite dal trono variopinto, figlia di


παῖ Δίος δολόπλοκε​, λίσσομαί σε, Zeus, ​tessitrice d'inganni​, io
μή μ' ἄσαισι μηδ' ὀνίαισι δάμνα, ti supplico: non prostrare con ansie e con
πότνια, θῦμον, tormenti, o dea augusta, l'animo mio,

ἀλλὰ τυίδ' ἔλθ', αἴ ποτα κἀτέρωτα ma qui vieni, se mai altra volta, udendo la mia
τὰς ἔμας αὔδας ἀίοισα πήλοι voce di lontano, le porgesti
ἔκλυες, πάτρος δὲ δόμον λίποισα ascolto, e lasciata la casa del padre venisti
χρύσιον ἦλθες aggiogando un carro d'oro;

ἄρμ' ὐπασδεύξαισα, κάλοι δέ σ' ἆγον


ὤκεες στροῦθοι περὶ γᾶς μελαίνας e passeri leggiadri ti guidavano veloci al di
πύπνα δίννεντες πτέρ' ἀπ' ὠράνωἴθε- sopra della nera terra con fitto battito d'ali giù
ρος διὰ μέσσω. dal cielo per gli spazi dell'etere.
αἶψα δ' ἐξίκοντο, σὺ δ', ὦ μάκαιρα, E subito giunsero e tu, o beata, sorridendo nel
μειδιαίσαισ' ἀθανάτωι προσώπωι tuo volto immortale, mi domandasti che cosa di
ἤρε' ὄττι δηὖτε πέπονθα κὤττι nuovo soffrivo e perché​ di nuovo​ ti invocavo
δηὖτε κάλημμι

κὤττι μοι μάλιστα θέλω γένεσθαι e che cosa col mio animo folle volevo che più di
μαινόλαι θύμωι. τίνα δηὖτε πείθω ogni altro si realizzasse per
ἄψ σ' ἄγην ἐς σὰν φιλότατα;τίς σ', ὦ me: “Chi di nuovo debbo indurmi a ricondurre al
Ψάπφ'​, ἀδικήει; tuo amore? Chi, o ​Saffo​, ti fa torto?

καὶ γὰρ αἰ φεύγει, ταχέως διώξει,


αἰ δὲ δῶρα μὴ δέκετ',ἀλλὰ δώσει, Perché se fugge presto inseguirà, se doni non
αἰ δὲ μὴ φίλει, ταχέως φιλήσει accetta anzi donerà, se non ama
κωὐκ ἐθέλοισα. presto amerà pur contro il suo volere”.

ἔλθε μοι καὶ νῦν, χαλέπαν δὲ λῦσον


ἐκ μερίμναν, ὄσσα δέ μοι τέλεσσαι Vieni a me anche ora e liberami dai tormentosi
θῦμος ἰμέρρει, τέλεσον,σὺ δ' αὔτα affanni, e tutto ciò che il mio
σύμμαχος ἔσσο.» animo brama che per me si avveri, avveralo tu,
e tu stessa sii la mia alleata.

​ etro=strofe saffiche
↳​ m
Nell'ode si riconoscono facilmente le tre sezioni tipiche degli inni:
- επίκλησις​
̓ (“invocazione”): la poetessa invoca Afrodite menzionandole le prerogative
(vv. 1-4)
Il nome di Afrodite viene infatti accompagnato da una serie di epiteti e, soprattutto, è
segnalata la genealogia della dea, anche se con la
semplice espressione “figlia di Zeus”.
Particolarmente importante è inoltre il fatto che
tra i termini rivolti a questa divinità è presente quello che può essere considerato un
epiteto-chiave, ovvero ​δολόπλοκε “tessitrice di inganni (d’amore)” .
Questo è infatti un neologismo attribuito esclusivamente ad Afrodite, modellato su un
nesso epico. (δόλους ̓υφαίνειν= tessere inganni)

- ​ μφαλός (“ombelico”): la sezione narrativa nella quale vengono ricordati i rapporti


ο
pregressi tra chi prega e la divinità (vv.5-24). Nel caso specifico, Saffo evoca una
precedente apparizione di Afrodite, già in passato accorsa in suo aiuto.
la dea chiede infatti perché di nuovo( δ ​ ηὖτε)​ Saffo soffra,
sottintendendo evidentemente che la situazione prospettata si era già presentata in
precedenza.

- ε​ υχή, la preghiera vera e propria, con la concreta richiesta di intervento da parte


della divinità (vv.25-28). Saffo, che si menziona espressivamente al v.20, desidera
che la dea riconduca al suo amore una fanciulla: i versi finali richiamano
l'invocazione iniziale (composizione ad anello)

Il canto è tutto incentrato sull'amore sofferente dell'io poetico, ma la vicenda che vi trova
espressione ha una valenza paradigmatica che va oltre la soggettività: Afrodite stessa
garantisce che l'amore è un patto che esige corresponsione, che deve cioè sempre essere
onorato da entrambe le parti .

- L’inno in onore di Era


fr.17 V.

̣ ἀ̣[ήσθ]ω,
πλάσιον δή μ[οισοπ]όλ̣ οις Qui vicino spiri il tuo favore

πότνι᾿ ῎Ηρα σὰ χ[άρις ἐ]στ̣ ᾿̣ ἐόρταν̣ ̣ verso i servitori delle Muse e, verso la festa,

τὰν ἀράταν ᾿Ατ[ρέϊδα]ι ̣πο̣ ήσαν-


̣ augusta ​Era​, che auspicarono per sé

τ᾿ οἰ βασìληες, i sovrani Atridi,

compiute grandi imprese


ἐκτελέσσαντες μ[εγά]λοις ἀέθλοις
dapprima intorno a Ilio e poi
πρῶτα μὲν πὲρ Εἴ[λιον], ἄψερον δέ
dopo essere salpati fino a sbarcare qui,
τυίδ᾿ ἀπορμάθεν[τες ὄ]δο̣ ̣ ν ̣ γὰρ εὔρη[ν
poiché non riuscivano
οὐκ ἐδύναντο,
a trovare la rotta prima
πρὶν σὲ καὶ Δί᾿ ἀντ[ίαον] πεδέλθην
di aver invocato
καὶ Θυώνας ἰμε[ρόεντα]
̣ παῖδα·
te e Zeus protettore
νῦν δὲ κ[. . . . . . . . . . . ] . . . πόημεν
di supplici
κὰτ τὸ πάλ[αιον.
̣
e il seducente figlio di Tiona.
ἄγνα καὶ κα[λ᾿
̣ εἶσι δὲ τυίδ᾿ ὀδ᾿ ὄ]χλος Ora anche noi, Augusta,
π]αρθέν[ων τ᾿ ἄμ᾿ εὐχομέναν γ]υναίκων secondo l’antico costume

ἀ]μφισ.[̣ celebriamo questi riti

μέτρ᾿ ὀλ[ολύγας venerabili e belli.

πα̣ σ̣ [̣ Vieni qui, la folla di vergini e di donne

.[.].νιλ[ (che ti invocano)...intorno...le misure clamori

ἔμμενα[ι̣ ...essere...o Era, giungere.

Ἦ]ρ.᾿ἀπίκε[σθαι.
̣

↳​Come si può facilmente notare, questa preghiera ad Era procede secondo uno
schema per certi versi molto simile a quello dell'Ode ad Afrodite, dal momento che si
basa anch'essa sulla tradizione dell'inno di invocazione alla divinità.
All'invocazione iniziale segue (vv. 3-10),, un racconto che insieme
richiama alla memoria un precedente intervento della dea ed al contempo giustifica il
ricorso che vi si fa nel presente. Ma a questo punto si riscontra la prima importante
differenza rispetto al fr. 1 V, in quanto la narrazione non ha come oggetto un'esperienza
vissuta da Saffo, ma un evento mitico, che si colloca all'epoca dei nostoi degli eroi della
guerra di Troia: gli Atridi, lasciata la Troade, si sarebbero fermati a Lesbo da dove
sarebbero potuti ripartire solo dopo aver invocato Era.
Oltre a quest’ultima , che è in effetti la titolare principale dell'invocazione e del culto, ma
accanto ad essa appaiono, ai vv. 9-10, altre due dei che sono i destinatari, assieme a lei,
della preghiera compiuta da Agamennone e Menelao: si tratta di Zeus e di Dioniso. Quella
che viene onorata è, insomma, una triade che comprende al fianco di Era, che ne è la
divinità preminente,suo marito ed il figlio di Semele.

- Preghiera per Carasso


fr.5 V.

«​Κύπρι​ καὶ] Νηρήιδες​, ἀβλάβη[ν μοι «O ​Cipride​ e voi ​Nereidi​, incolume


τὸν κασί]γνητον δ[ό]τε τύιδ᾽ ἴκεσθα[ι, datemi che mi torni il fratello
κὤσσα Ϝ]οι θύμω‹ι› κε θέλη γένεσθαι, e che quanto in cuor vuole che avvenga,
πάντα τε]λέσθην, tutto si avveri,

ὄσσα δὲ πρ]όσθ᾽ ἄμβροτε, πάντα λῦσα[ι, e che cancelli tutto quanto sbagliò in precedenza,
ὠς φίλοισ]ι Ϝοῖσι χάραν γένεσθαι, e così ci sia gioia in cuore per lui
κὠνίαν ἔ]χθροισι· γένοιτο δ᾽ ἄμμι e dolore per i nemici: e per noi
πῆμά τι μ]ήδεις. nessuno sia danno.

τὰν κασιγ]νήταν δὲ θέλοι πόησθαι E sua sorella voglia render partecipe


ἔμμορον] τίμας, [ὀν]ίαν δὲ λύγραν dell'onore, e dai dolorosi tormenti
ἐκλύοιτ᾽], ὄτοισι π[ά]ροιθ᾽ ἀχεύων liberi quelli a cui prima, soffrendo,
τὦμον ἐδά]μνα bloccava il cuore

. . . . . ].εισαΐω[ν] τὸ κέγχρω . . . . . ].ed udendo in cuore


. . . . . ]λ᾽ ἐπαγ[ορί]αι πολίταν . . . . . ].le parole dei cittadini
. . . . . ]λλωσ[. . .]νηκε δ᾽ αὖτ᾽ οὐ . . . . . ].[. . .] e nemmeno
. . . . . ]κρω[.] . . . . . ][. . .]

. . . . . ]οναικ[. .]εο[ισ]ι . . . . . ].[. .].


. . . . . ]. .[.]ν· σὺ [δ]ὲ Κύπ[ρι] σ[έμ]να . . . . . ]: ma tu, veneranda Cipride,
. . . . . . . . ]θεμ[έν]α κάκαν [. . . . . . . . . . . . . ] i mali posti [. . . . .
. . . . . ]ι.» . . . . . ].»

↳​ll componimento è un canto augurale con un'invocazione a Cipride, la vera ​patrona virgo​ di
Saffo e alle Nereidi, particolarmente venerate a Lesbo: due divinità, dunque, lesbie, ma anche
tipicamente femminili, alle quali la poetessa si rivolge per riportare sano e salvo Carasso.

→É facile comprendere che in un contesto tipicamente femminile il canto religioso si rivolga a


divinità che incarnano i valori e gli attributi della femminilità.
・​Natura 
Alcuni frammenti ci conservano rappresentazioni di elementi della natura o squarci di
ambiente.
Ma le ambientazioni naturalistiche più suggestive sono certamente i notturni per i quali Saffo
è famosa:
fr.16B V.

«Δέδυκε μὲν ἀ σελάννα «È tramontata la luna


καὶ Πληΐαδες· μέσαι δὲ insieme alle Pleiadi
νύκτες, παρὰ δ’ ἔρχετ’ ὤρα· la notte è al suo mezzo
ἔγω δὲ μόνα κατεύδω.»
il tempo passa
io dormo sola.»

↳​metro=versi lirici
L’attribuzione a Saffo di questo frammento è stata a lungo oggetto di discussione: la fonte,
Efesione (॥ sec. d.C.), lo cita senza indicarne l’autore.
Gli argomenti in base a cui, soprattutto nell'Ottocento, si è negata l'autenticità del
componimento sono di natura linguistica- la lingua utilizzata è un dialetto lesbico fortemente
intersecato con elementi epico-ionici- metrica e anche contenutistica, giacchè il breve carme
recupera un motivo è popolare per la verità largamente diffuso. L’opinione oggi più condivisa
è che il frammento sia di Saffo.
Alcuni studiosi ritengono che la quartina pervenutaci costituisca, da sola, l'intero
componimento.
Potrebbe trattarsi di un carme di congedo per una fanciulla che abbandona il Tiaso per
sposarsi.
in pochi versi Saffo descrive il tramonto della luna e delle stelle, che abbandonando il cielo
scandiscono il trascorrere delle ore; dal tempo oggettivo si passa nell’ultimo verso alla
soggettività dell’io poetico, che lamenta la propria solitudine.

Il sostantivo ​ὤρα è stato oggetto di varie interpretazioni la più convincente è forse quella di
Marzullo, secondo cui esso si riferirebbe al tempo della notte; Saffo, dopo aver constatato
l'assenza della luna e delle Pleiadi, realizza che la notte le sta sfuggendo.

・​Canti nunziali 
Una parte consistente della produzione di Saffo è costituita dai canti connessi con i riti
nunziali, e in particolare dagli epitalami. se la maggior parte dei frammenti a noi pervenuti
attestano una poesia legata a momenti specifici e privati della vita del tiaso, Dobbiamo
immaginare che gli epitalami fossero perlopiù destinati ad occasioni pubbliche e fossero
eseguiti da un coro.
Così, mentre la maggior parte della poesia di Saffo appartiene alla Melica monodica, gli
epitalami sono prevalentemente legati alla Melica Corale. tra i frammenti di epitalamio
meglio conservati spicca il frammento 44 V., che per esempio ha un’ampia sezione mitica,
nella quale si ricorda l'arrivo per nave di Ettore e Andromaca a Troia, con grande accorrere
di persone e festeggiamenti per le vie della città e con la menzione dettagliata delle vesti,
degli oggetti preziosi, dei profumi e dei suoni che accompagnavano la festa, in un clima di
grande fasto e sontuosità.
fr.44 V.

Κύπρο[ – ^ ^ – ^ ^ – ^ ^ – ^ ]ας. «Da Cipro [...]


κᾶρυξ ἦλθε θέ[ων ^ ^ –]ελε[– ^]θεις venne un araldo veloce correndo [...],
Ἴδαος τάδε κα[ῖνα] φ[όρ]εις τάχυς ἄγγελος· Ideo, e apparve, rapido nunzio
«< . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ἰλίω> (​lacuna​)
τᾶς τ᾽ ἄλλας Ἀσίας τ[ό]δε γᾶν κλέος ἄφθιτον· e dal resto dell'Asia quest'inconsumabile gloriaː
Ἔκτωρ καὶ συνέταιρ[ο]ι ἄγοισ᾽ ἐλικώπιδα "Ettore e i suoi compagni scortano la occhi
Θήβας ἐξ ἰέρας Πλακίας τ᾽ ἀπ᾽ ἀ[ι]ν<ν>άω splendenti,
ἄβραν Ἀνδρομάχαν ἐνὶ ναῦσιν ἐπ᾽ ἄλμυρον da Tebe e dalla sacra Plakia dall'acque perenni,
πόντον· πόλλα δ᾽ [ἐλί]γματα χρύσια κἄμματα la ​dolce Andromaca​, con le navi, sul salso mareː
πορφύρ[α] καταΰτ[με]να, ποίκιλ᾽ ἀθρήματα, e molti bracciali d'oro, e vesti multicolori
ἀργύρα τ᾽ ἀνάριθμα ποτήρια κἀλέφαις.» e belle porpore e troni e fregi multiformi
ὢς εἶπ᾽· ὀτραλέως δ᾽ ἀνόρουσε πάτ[η]ρ φίλος· e innumerevoli coppe d'argento e tanti avoriǃ"
φάμα δ᾽ ἦλθε κατὰ πτόλιν εὐρύχορον φίλοις· Così diceva ed il padre caro balzò ratto in piedi
αὔτικ᾽ Ἰλίαδαι σατίναι[ς] ὐπ᾽ ἐυτρόχοις e si spargeva la fama nell'ampia città, tra gli
ἆγον αἰμιόνοις· ἐπ[έ]βαινε δὲ παῖς ὄχλος amici.
γυναίκων τ᾽ ἄμα παρθενίκα[ν] τ᾽ Subito le donne d'Ilio ai carri preziosi, ampie
ἀτ[αλ]οσφύρων· ruote,
χῶρις δ᾽ αὖ Περάμοιο θύγ[α]τρες [ἐπήισαν, aggiogavan le mule e saliva tutta la folla
ἴππ[οις] δ᾽ ἄνδρες ὔπαγον ὐπ᾽ ἄρ[ματα di donne e insieme di vergini dall'agili caviglieː
κάμπυλα] e, un po' discoste, le figlie di Priamo pure
π[άντ]ες ἠίθεοι· μεγάλω[σ]τι δ᾽ [^ – ^ –] partivan;
δ[ίφροις] ἀνίοχοι φ[ ^ ^ – ^ ^ – ^ – ma gli uomini aggiogavano cavalli ai lor carri
π[^ ^ –]ξαλο[ν. . . . . . . . . . . . . . . e tutti quelli celibi; e grandemente [...],
......................... [...] e gli aurighi [...],
[. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ἴ]κελοι θέοι[ς [...] conducevano [...],
[. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ] ἄγνον ἀόλ[λεες [...]
ὄρμαται [^ ^ – ^ ^ –]νον ἐς Ἴλιον, [...] e simili ai numi
αὖλος δ᾽ ἀδυ[μ]έλης [^ ^ –] τ᾽ ὀνεμ<ε>ί<χ>νυ[το [...]sacri profumi
καὶ ψ[ό]φο[ς κ]ροτάλ[ων λιγέ]ως δ᾽ ἄρα [...] ad Ilio
πάρ[θενοι e il flauto dolcesonante si mescolava ai sonagli
ἄειδον μέλος ἄγν[ον, ἴκα]νε δ᾽ ἐς αἴθ[ερα [...] e a quel punto le vergini
ἄχω θεσπεσία, γέλ[ος – ^ ^ – ^ ^, [...]
πάνται δ᾽ ἦς κὰτ ὄδο[ις ^ ^ – ^ ^ – ^ ^] [...]
κράτηρες φίαλαί τ᾽ ο[. . .]υεδε[. .]λ[.]εακ[. . [...]
μύρρα καὶ κασία λίβανός τ᾽ ὀνεμείχνυτο. [...] e mirra e cassia ed incenso esalavan
γύναικες δ᾽ ἐλέλυσδον ὄσαι προγενέστεραι, profumo;
πάντες δ᾽ ἄνδρες ἐπήρατον ἴαχον ὄρθιον e, non appena le anziane alzarono il grido rituale
Πάον᾽ ὀνκαλέοντες ἐκάβολον εὐλύραν, tutti gli uomini intonaron il retto grido rituale,
ὔμνην δ᾽ Ἔκτορα κ᾽ Ανδρομάχαν θεοεικέλοις.» il peana, invocando l'Arciere dalla bella lira,
e inneggiando a​ Ettore e Andromaca, simili a
numi.»

↳​Il frammento descrive l’arrivo a Troia di Ettore e Andromaca. si possono individuare due
sezioni
- nella prima (vv.1-10), l’araldo Ideo annuncia l’arrivo in città del figlio di Priamo e di
Andromaca, che porta una ricca dote;
- nella seconda (vv.11-34), È descritta l'atmosfera di festa che anima la città;uomini e
donne accorrono, brindano, preparano sacrifici e intonano inni, secondo una
sequenza caratteristica:Canto di apertura intonato dalle vergini, grido rituale delle
donne e infine canto degli uomini in onore di Apollo e della coppia nunziale.

Saffo sviluppa un tema dell'epica da un punto di vista femminile l'attenzione su


Andromaca, non su Ettore.
L'aggettivo ​ἄβραν (dolce) rimanda all’ ἀβροσύνα,motivo chiave dell’universo di Saffo.

L’influenza che Saffo ebbe su Catullo


Catullo è un poeta latino vissuto dall’84 al 54 d.C.,che prese ispirazioni per i suoi carmi dalle
liriche di Saffo.
Il poeta scrive poesie nelle quali esprime i propri sentimenti privati, cosa assolutamente
innovativa dopo i testi di Cicerone, il quale scriveva rispettando il Mos Maiorum.
Secondo quest’ultimo, infatti, indugiare tra sentimenti personali non era un dovere del civis,il
quale aveva solo il compito di essere al servizio della societas.
La musa ispiratrice di Catullo era Lesbia,pseudonimo deciso per alludere a un’ideologia
d’amore nata proprio dalla poetessa Saffo.
La storia d’amore di Catullo è però tormentata dai continui litigi per i troppi tradimenti di
Lesbia, già sposata peraltro, che senza riserve si concede volentieri alle braccia di più
uomini. La gelosia è un sentimento non estraneo a Catullo, e che spesso lo guida a scrivere
odi ingiuriose o sofferenti nei confronti dell’amata.​ Catullo si paragona a Saffo,​ in quanto
sente di essere vittima di questo amore, che così come gli porta gioia, riesce a farlo
deprimere in maniera così profonda.
Carme 51
Ille​ mi par esse deo videtur, Quello mi sembra simile a un dio,
ille​, si fas est, superare divos,
quello mi sembra superiore agli dei,
qui​ sedens adversus identidem te
spectat et audit perché, seduto innanzi a tè, senza scomporsi,
dulce ridentem, misero quod omnis
eripit sensus mihi: nam simul te, ti vede e ti ascolta,
Lesbia​, aspexi, nihil est super mi
mentre dolcemente sorridi; a un tuo sorriso invece io miseramente
vocis in ore,
lingua sed torpet, tenuis sub artus mi sento tutto svenire, perché non appena ti scorgo, o ​Lesbia,​ non mi
flamma demanat, sonitu suopte
tintinant aures, gemina teguntur rimane neppure un filo di voce,
lumina nocte.
Otium, ​Catull​e, tibi molestum est: si paralizza la lingua, una sottile folgore per le membra mi scorre,
otio exsultas nimiumque gestis: mi ronzano le orecchie di un interno suono,
otium et reges prius et beatas
perdidit urbes. mi cala sugli occhi duplicata la notte.

Lo stare senza far nulla, o ​Catullo​, ti danneggia;

stando senza far nulla ti esalti e ti ecciti troppo;

lo stare senza far nulla ha rovinato un tempo sovrani ed opulente

città.
↳ ​L’incipit del carme 51 di Catullo risulta sovrapponibile all’ode 31 di Saffo – ode della
gelosia
A prima Vista la traduzione potrebbe sembrare simile;tuttavia vi sono due importanti
slittamenti espressivi rispetto all’ode di Saffo:
- La figura dell'uomo è messo in molto maggior rilievo, con la successione di Ille/
ille/qui .l'Uomo Infatti è visto qui come diretto concorrente, come è lecito attendersi
dal orientamento eterosessuale di Catullo, diverso rispetto a quello omoerotico di
Saffo.
- La presenza di due importanti elementi denotativi come i nomi di persona:Lesbia e
Catullo

L’Influenza che la poetessa ebbe sulla letteratura


italiana
La lirica e la personalità di Saffo hanno particolarmente affascinato gli scrittori italiani, che di
lei hanno preferito cogliere il lato più introspettivo, inquieto e sofferente.
Ella più di ogni altro aveva saputo trattare il sentimento amoroso con una profonda
partecipazione interiore.
Chiaramente l'immagine della poetessa viene distorta, adattata ai turbamenti dell'epoca
moderna, spesso usata come alter-ego del poeta.
L'uso che ne viene fatto è di tipo simbolico, che poco ha in comune con la reale figura di
Saffo, ma riflette spesso il pensiero e le immagini della poetica dell'autore moderno.
Gli autori che ho scelto per illustrare la popolarità che ella ebbe nell'immaginario poetico
romantico e decadente, sono Giacomo Leopardi (1798-1837),,Ugo Foscolo (1778-1827) e
Salvatore Quasimodo (1901-1968)

→​Leopard​i,infatti, scrive “L’ultimo canto di saffo”: poesia, scritta nel 1822, facente parte
della raccolta di Canzoni (1818-1823) e riprende la leggenda biografica secondo la quale
Saffo sarebbe morta suicida per amore del giovane Faone.
Leopardi riprende quindi la figura della poetessa che ama la bellezza e la giovinezza,
sofferente per amore, ma tralascia la convinzione saffica per la quale, anche quando la
bellezza e la fanciullezza se ne vanno, resta pur sempre come consolazione la capacità
d'apprezzarle.
Invece il poeta ci mostra una donna completamente affranta e rassegnata a un dolore che
non è solo il suo, ma quello inevitabile di tutta l'umanità; il discorso infatti passa dall'"io"
iniziale al "noi",secondo il pensiero leopardiano del pessimismo universale.

→​Ugo Foscolo​, nella sua ode “All’amica risanata” ​parla della vanità di una bellissima donna
che organizzava feste e invitava artisti e letterati nella famosa Villa Litta di Lainate; purtroppo si
ammalò e non riuscì più a partecipare agli incontri, per problemi sia fisici sia mentali, scossa
dalla malattia.
Foscolo, che è nato in quel mare dove regnò Venere e dove era lo spirito senza speranza di
Saffo, trasporterà nella pur severa poesia italiana i ritmi più delicati e soavi della poesia eolica (di
cui Saffo fu l'esponente somma) per cantare la donna amata che sarà venerata come dea dalle
donne lombarde delle generazioni future.
→famosissima è la traduzione dell’Ode alla gelosia di ​Salvatore Quasimodo​: “A me pare
uguale agli dei”.
→la poetessa italiana ​Alda Merin​i dedicò un’intera raccolta alla poetessa greca: “L’uovo di
Saffo”.
Ella riprese il notturno e descrisse La solitudine e la tristezza di Saffo amplificata nel terrore e
nella follia di una donna che diventa serpente di se stessa, che si dimena,il punto è che proprio
nel disperato delirio della Merini troviamo la differenza tra l'intenso ma composto lirismo della
poetessa greca e lo straccio interiore della poetessa milanese.

Quando la notte cala e si fa fonda 
e si ingemma la notte dentro il sole 
io penso con terrore che la sera 
non è stata principio di un amore 
E mi dimeno nel mio letto sola 
e divento serpente di me stessa 
e mi sbrano e mi abbuio e mi spavento 
Io mi misuro con la mia follia 
che tale è solitudine del verso 
e mi devo nascondere a me stessa 
perché non ape di gentile amore 
punge il mio labbro avido di suoni 
 
L'influenza che Saffo ebbe sulla letteratura inglese
La poetessa influenzò anche molto gli scrittori inglesi, soprattutto i drammaturghi romantici.
Uno dei tanti scrittori che dedicò a Saffo dei testi fu ​Algernon Swinburne​ (1837-1909).
Egli, infatti, nella sua raccolta di poesie ​Poems and Ballads ​si rivolge a moltissime figure
femminili antiche come Venere, Cleopatra e la stessa Saffo.
In particolare la poesia, che riprende il fr.16 V., si riferisce ad Anactoria, a cui immagina che
Saffo rivolga ardite parole alla sua amata.
La passione di Saffo in questa poesia rispecchia quindi quella di Swinburne, poiché è
sempre insoddisfatta, cerca invano l’amore attraverso il dolore, la sintonia più completa con
l'altro.
la figura di Saffo, in qualche modo, anticipa il Romanticismo e perciò, molti scrittori romantici
e decadenti, tra cui anche il famosissimo ​Oscar Wilde​.
Un tema che unisce i due scrittori è l’amore; L'omosessualità di Wilde infatti viene fuori nel
suo romanzo ‘Teleny',uno tra i primissimi libri di letteratura erotica che abbia trattato in
maniera del tutto esplicita la sessualità omosessuale.
Come abbiamo già visto, anche Saffo canta l’amore e la sessualità omosessuale, vista, ai
tempi, come un “passaggio” per le fanciulle alla vita nuziale.
Saffo raffigurata nell’arte

Busto di Saffo conservato nei Musei capitolini a Roma

affresco di Saffo contenuto nel museo di Napoli

Saffo e Alceo a Mitilene,


Lawrence Alma-Tadema

FONTI BIBLIOGRAFICHE
- “Storia della Letteratura Greca” di Luciano Canfora
- “Liriche e frammenti” di Saffo
- https://it.wikipedia.org/wiki/Saffo#Opere
- Saffo nell'Enciclopedia Treccani
- https://www.studiarapido.it/saffo-la-vita-il-tiaso-le-opere/

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