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Saffo
Saffo (Σαπϕώ) è una poetessa greca vissuta tra la fine del Ⅶ secolo e la prima metà del Ⅵ
secolo a.C.
Vita:
Saffo nacque tra il 640 e il 630 a.C a Ereso, città nell’isola di Lesbo, da una famiglia nobile
che molto probabilmente fu coinvolta nelle lotte politiche tra i tiranni che allora si
contendevano l’isola..
L’anno preciso della sua nascita, però, non è esattamente definito: secondo l’Enciclopedia
bizantina Suda ( X d.C.), infatti, dovrebbe corrispondere al 640 a.C.; secondo la
testimonianza del cronografo Eusebio [III-IV d.C.] dovrebbe invece corrispondere al 610 a.C.
La poetessa visse poi, come il poeta Alceo a Mitilene.
Sposò Cercilia di Andros, con cui ebbe una figlia, Cleide (della cui bellezza parla in alcuni
versi).
L’informazione riguardante il marito ci viene fornita dalla Suda,m a venne messa in dubbio
svariate volte: alcuni studiosi infatti sostengono che “Cercilia di Andros” fosse un ‘nome
parlante’ assai sospetto, che alludesse alla virilità, e che sarebbe potuto derivare da uno
scherzo comico o epitalamico che venne frainteso successivamente.
Ebbe tre fratelli: Larico, Eurighio e Carasso; con quest’ultimo, che si trasferì in Egitto, ebbe
forti contrasti: ne abbiamo testimonianza nel fr.5 V., nel quale Saffo si rivolge ad Afrodite
chiedendole di proteggere il viaggio di ritorno del fratello e di favorire la loro riconciliazione.
Sono rinvenute molte testimonianze riguardo i fratelli della poetessa: Erodoto di Alicarnasso
stesso, uno dei principali storici greci, narra che nel viaggio in Egitto, Carasso si innamorò di
una celeberrima etera di nome Dorica o Rodòpi.
Inoltre fu trovato un papiro contenente le vicende narrate di Larico e Carasso.
Intorno al 600, sempre secondo l’Enciclopedia bizantina, in seguito a dissidi politici che
coinvolsero la sua famiglia, Saffo fu costretta all’esilio e si recò in Sicilia.
Successivamente ritornò a Ereso, dove fu direttrice e insegnante di un tiaso legato al culto di
Afrodite.
In questo luogo venivano mandate le ragazze di nobili famiglie per essere istruite; l'educazione
delle fanciulle era finalizzata al matrimonio, e quindi venivano introdotte al canto, la danza, alla
ricerca della bellezza, all’eleganza raffinata dell’atteggiamento e all'amore.
È probabile che Saffo sia vissuta fino a tarda età, anche se diversi studiosi pensano che il
lamento della sua vecchiaia (fr. 58 V.) potrebbe essere semplicemente un τόπος letterario.
→La ricostruzione della stessa biografia della poetessa risulta un'impresa piuttosto
complicata, non per assenza, bensì per eccesso di testimonianze, spesso molto
condizionate da una tradizione tendente al romanzesco che i moderni hanno ereditato dallo
studio degli antichi.
Altre notizie sulla sua persona e la sua vita sembrano ricavate, come avviene di frequente
nell'antica biografia, esclusivamente dall'opera della poetessa, senza il supporto di dati
esterni (autoschediasmi), O addirittura sono frutto di fantasia: la figura di Saffo è Infatti
spesso circondata da un alone di leggenda.
Così è, probabilmente, delle notizie che ci dà che fosse piccola, bruttina e scura di
carnagione, oche, innamorata non corrisposta di un giovane di nome Faone, si sia gettata
per disperazione dalla rupe di Leucade nel 570 a.C
CONTESTO STORICO
A Mitilene, che a quel tempo era il centro più importante e politicamente più inquieto
dell’isola di Lesbo, nel periodo in cui visse Saffo c’erano scontri di coalizioni, talora labili, di
famiglia in lotta per l’egemonia sulla comunità e iniziavano ad affiorare controverse figure
tiranniche.
La poetessa, insieme ad Alceo, si trovò indirettamente coinvolta e si recò, come già detto, in
Sicilia.
Eusebio nella sua cronaca epigrafica Marmo di Paro registra l’esilio di Saffo da Mitilene e lo
pone durante l’arcontato di Crizia ad Atene.
L’arcontato deve collocarsi in un anno tra il 604 e il 598 a.C. : dunque l’epoca in cui ebbe
luogo questo esilio appare molto vicina a quella in cui vengono collocati i conflitti civili di
Mitilene a cui partecipò Alceo.
Per comprendere meglio il contesto storico, quindi, possiamo fare riferimento anche agli
svariati testi del poeta Alceo in cui adopera la nozione di “tiranno” in una accezione molto
negativa.
SUOI CONTEMPORANEI
Come risulta tra Saffo e Alceo si instaurò un rapporto molto stretto.
Nonostante le differenze dei temi, però, possiamo riscontrare numerose analogie tra i due
poeti, come la presenza della natura, elemento fondamentale delle opere di entrambi, come
anche il divino, lo notiamo dalle frequentissime invocazioni.
Un altro tema affrontato da entrambi è il mito di Elena, moglie di Menelao, che scappando a
Troia con Paride, fu la causa dello scoppio della guerra.
Per Saffo il comportamento di Elena è giustificato, essendo stata ammaliata da Afrodite, dea
dell’amore.
Alceo, invece, la disprezza perché rappresenta il motivo della guerra e della morte di
moltissime persone.
Nonostante questo “contrasto” i due poeti furono protagonisti di frammenti amorosi di altri
scrittori, quali Efesione e Ermesianatte.
Solone, altro contemporaneo di Saffo, dopo aver ascoltato in vecchiaia un carme della
poetessa, disse che a quel punto desiderava due sole cose, ossia impararlo a memoria e
morire.
CONTESTO SOCIO-CULTURALE
Con Saffo ci troviamo di fronte, per la prima volta, ad una figura poetica femminile.
Ella ci consente di conoscere la tradizione poetica di Lesbo in età arcaica secondo una
prospettiva diversa rispetto a quella di un suo contemporaneo di sesso maschile, ad
esempio del già citato Alceo.
Bisogna però prendere in considerazione due importanti fattori
↪ La tradizione letteraria precedente: la poesia di Saffo non è semplicemente l'espressione
di una sua ispirazione, ma è il riflesso di una tradizione, si serve di temi che preesistono
all'individualità di Saffo, benché certamente quest'ultima li interpreti in modo originale.
↪Il contesto sociale che genera la creatività di Saffo:la poetessa dirige un tiaso
βροσύνα: un termine
La principale caratteristica della vita del tiaso è descritta dalla parola ἀ
quasi intraducibile, ma che descrive l’amore per l’eleganza e la raffinatezza, che Saffo cerca
di far trasparire in alcuni dei suoi versi.
OPERE e STILE
Saffo è nota per la sua poesia lirica, scritta per essere cantata, accompagnata da una lira.
É una fra i principali esponenti della lirica monodica: organizzata in brevi strofe e affidate a una
voce solista.
Ci sono giunti soltanto 200 frammenti dell’opera di Saffo, in cui troviamo una vasta e curata
varietà metrica, linguistica e tematica.
In epoca alessandrina tutto quanto era tramandato sotto il nome di Saffo fu raggruppato in nove
libri in base al metro.
Il primo conteneva le cosiddette odi saffiche ,una forma metrica ideata dalla poetessa stessa
composte di quattro versi ciascuna (tre endecasillabi saffici e un adonio finale) e destinata a
grande fortuna anche attraverso le imitazioni dei moderni.
É il più ampio tra i nove libri, 1320 righi, il primo dei quali era “l’inno ad Afrodite”: l’unico carme
sicuramente completo a noi giunto.
La posizione di apertura era giustificata anche dall’iniziale invocazione ad Afrodite, che il tiaso di
Saffo venerava come divinità protrettrice.
Il secondo libro è composto da distici ( è una strofa formata da una coppia di versii) in
pentametri eolici, il terzo da distici in asclepiadei maggiori, il quarto da distici di parasclepiadei
maggiori, il quinto da carmi composti da faleci uniti ad altri metri ; degli altri libri non si può dire
con sicurezza, ed è comunque notevole che al criterio metrico sfuggisse la composizione di un
libro (forse il nono) che raccoglieva gli epitalami, cioè quelle composizioni corali destinati alla
celebrazione dei matrimoni che dovettero costituire parte consistente della produzione saffica.
Saffo scrive in dialetto eolico di Lesbo; caratterizzato dalla psilosi (assenza dell’aspirazione
iniziale di parola) e dalla baritonesi (evitava che ogni parola del dialetto avesse l'accento
sull'ultima sillaba).
→Possiamo distinguere due tipi di liriche: quella corale, normalmente celebrativa, e quella
intimista, in cui vengono espressi gli stati d’animo e i sentimenti della poetessa.
Saffo offre un'immagine semplice ma appassionata dei sentimenti dell'io lirico, dove l'amore ha
un ruolo da protagonista con tutta una serie di riflessioni psicologiche e in cui il ricordo e l'analisi
delle emozioni passate ne suscita nuove altrettanto forti.
E' la prima poetessa che si pone domande sui propri sentimenti.
・Tema dell’amore
È avvertito come passione che genera sofferenza, come suscitatore di gelosia, ma
soprattutto come elemento caratterizzante la giovinezza e dolorosamente assente nella
vecchiaia.
Molto spesso chi suscita sentimenti amorosi è una compagna del tiaso, ma non mancano
esempi in cui si canta un amore eterosessuale (fr. 102 V.: ㄍDolce madre, non / posso
tessere la tela,/ vinta dal desiderio di un ragazzo, per via / della tenera Afrodite.》)
Per la poetessa l’amore è il primo dei valori. in uno dei suoi carmi, dopo aver elencato ciò
che l’uno o l’altro tra gli uomini ritengono essere la cosa più bella, Saffo conclude che,per lei,
la cosa più bella è quello che uno ama; ricordata la passione di cui fu preda Elena, che
lasciò gli affetti familiari per seguire Paride a Troia, Saffo menziona quindi Anattoria, ora
lontana da lei, che vorrebbe rivedere più di ogni altra cosa.
Fr. 16 V.
«Ο]ἰ μὲν ἰππήων στρότον, οἰ δὲ πέσδων, «Alcuni di cavalieri un esercito, altri di fanti,
οἰ δὲ νάων φαῖσ’ ἐπ[ὶ] γᾶν μέλαι[ν]αν altri di navi dicono che sulla nera terra
ἔ]μμεναι κάλλιστον, ἔγω δὲ κῆν’ ὄτ- sia la cosa più bella, mentre io ciò che
τω τις ἔραται. uno ama.
→Secondo il valore della reciprocità, chi è amato deve ricambiare con l’amore
Famosissimo è l’ “ode alla gelosia” , ripresa dall'autore di età imperiale del trattato Sul
Sublime e successivamente da Catullo.
l’io poetico definisce ̓ίσος θέοισιν (uguale agli dei) l’uomo che sta seduto di fronte alla
fanciulla che ama, ed esprime il tormento dell’amore e della gelosia.
fr. 31 V. metro= strofe saffiche ↴
«Φαίνεταί μοι κῆνος ἴσος θέοισιν «Pari agli dèi mi appare lui, quell'uomo
ἔμμεν᾽ ὤνηρ, ὄττις ἐνάντιός τοι che ti siede davanti e da vicino
ἰσδάνει καὶ πλάσιον ἆδυ φωνεί- ti ascolta: dolce suona la tua voce
σας ὐπακούει e il tuo sorriso
ἀλλὰ κὰδ μὲν γλῶσσα ἔαγε, λέπτον ma la lingua è spezzata, scorre esile
δ᾽ αὔτικα χρῷ πῦρ ὐπαδεδρόμακεν, sotto la pelle subito una fiamma,
ὀππάτεσσι δ᾽ οὐδὲν ὄρημμ᾽, ἐπιβρό- non vedo più con gli occhi, mi rimbombano
μεισι δ᾽ ἄκουαι, forte le orecchie,
Saffo, tuttavia, sembra sostenere in un altro frammento che solo la poesia è in grado di
recuperare il tempo, viene affrontato quindi non solo il tema della morte, ma anche quello
della memoria.
La poetessa introduce, per la prima volta, il tema della potenza eternatrice della poesia, che
verrà poi ripreso da successivi scrittori, uno fra tanti Foscolo. (di cui parlerò in seguito)
fr.55 V.
κατθάνοισα δὲ κείσῃ οὐδέ ποτα µναµοσύνα σέθεν Tu giacerai morta né più alcuna memoria di
ἔσσετ’ οὐδὲ †ποκ'†ὔστερον· οὐ γὰρ πεδέχῃς βρόδων te vi sarà in futuro: infatti non hai parte delle
τῶν ἐκ Πιερίας· ἀλλ’ ἀφάνης κἠν Ἀίδα δόµῳ rose di Pieria, ma anche nella casa di Ade
φοιτάσεις πεδ’ ἀµαύρων νεκύων ἐκπεποταµένα tu oscura vagherai fra le ombre dei morti,
volata via di qui
- L’Ode ad Afrodite
fr.1 V.
Quest’inno celtico (κλητικός, di invocazione) è l’unico componimento di Saffo pervenuto per
intero.
Dionisio di Alicarnasso (I sec. d.C.) lo definiva un esempio perfetto di “armonia elegante e
fiorita” (γλαϕυρά ο ἀνϑηρά)
ἀλλὰ τυίδ' ἔλθ', αἴ ποτα κἀτέρωτα ma qui vieni, se mai altra volta, udendo la mia
τὰς ἔμας αὔδας ἀίοισα πήλοι voce di lontano, le porgesti
ἔκλυες, πάτρος δὲ δόμον λίποισα ascolto, e lasciata la casa del padre venisti
χρύσιον ἦλθες aggiogando un carro d'oro;
κὤττι μοι μάλιστα θέλω γένεσθαι e che cosa col mio animo folle volevo che più di
μαινόλαι θύμωι. τίνα δηὖτε πείθω ogni altro si realizzasse per
ἄψ σ' ἄγην ἐς σὰν φιλότατα;τίς σ', ὦ me: “Chi di nuovo debbo indurmi a ricondurre al
Ψάπφ', ἀδικήει; tuo amore? Chi, o Saffo, ti fa torto?
etro=strofe saffiche
↳ m
Nell'ode si riconoscono facilmente le tre sezioni tipiche degli inni:
- επίκλησις
̓ (“invocazione”): la poetessa invoca Afrodite menzionandole le prerogative
(vv. 1-4)
Il nome di Afrodite viene infatti accompagnato da una serie di epiteti e, soprattutto, è
segnalata la genealogia della dea, anche se con la
semplice espressione “figlia di Zeus”.
Particolarmente importante è inoltre il fatto che
tra i termini rivolti a questa divinità è presente quello che può essere considerato un
epiteto-chiave, ovvero δολόπλοκε “tessitrice di inganni (d’amore)” .
Questo è infatti un neologismo attribuito esclusivamente ad Afrodite, modellato su un
nesso epico. (δόλους ̓υφαίνειν= tessere inganni)
Il canto è tutto incentrato sull'amore sofferente dell'io poetico, ma la vicenda che vi trova
espressione ha una valenza paradigmatica che va oltre la soggettività: Afrodite stessa
garantisce che l'amore è un patto che esige corresponsione, che deve cioè sempre essere
onorato da entrambe le parti .
̣ ἀ̣[ήσθ]ω,
πλάσιον δή μ[οισοπ]όλ̣ οις Qui vicino spiri il tuo favore
πότνι᾿ ῎Ηρα σὰ χ[άρις ἐ]στ̣ ᾿̣ ἐόρταν̣ ̣ verso i servitori delle Muse e, verso la festa,
Ἦ]ρ.᾿ἀπίκε[σθαι.
̣
↳Come si può facilmente notare, questa preghiera ad Era procede secondo uno
schema per certi versi molto simile a quello dell'Ode ad Afrodite, dal momento che si
basa anch'essa sulla tradizione dell'inno di invocazione alla divinità.
All'invocazione iniziale segue (vv. 3-10),, un racconto che insieme
richiama alla memoria un precedente intervento della dea ed al contempo giustifica il
ricorso che vi si fa nel presente. Ma a questo punto si riscontra la prima importante
differenza rispetto al fr. 1 V, in quanto la narrazione non ha come oggetto un'esperienza
vissuta da Saffo, ma un evento mitico, che si colloca all'epoca dei nostoi degli eroi della
guerra di Troia: gli Atridi, lasciata la Troade, si sarebbero fermati a Lesbo da dove
sarebbero potuti ripartire solo dopo aver invocato Era.
Oltre a quest’ultima , che è in effetti la titolare principale dell'invocazione e del culto, ma
accanto ad essa appaiono, ai vv. 9-10, altre due dei che sono i destinatari, assieme a lei,
della preghiera compiuta da Agamennone e Menelao: si tratta di Zeus e di Dioniso. Quella
che viene onorata è, insomma, una triade che comprende al fianco di Era, che ne è la
divinità preminente,suo marito ed il figlio di Semele.
ὄσσα δὲ πρ]όσθ᾽ ἄμβροτε, πάντα λῦσα[ι, e che cancelli tutto quanto sbagliò in precedenza,
ὠς φίλοισ]ι Ϝοῖσι χάραν γένεσθαι, e così ci sia gioia in cuore per lui
κὠνίαν ἔ]χθροισι· γένοιτο δ᾽ ἄμμι e dolore per i nemici: e per noi
πῆμά τι μ]ήδεις. nessuno sia danno.
↳ll componimento è un canto augurale con un'invocazione a Cipride, la vera patrona virgo di
Saffo e alle Nereidi, particolarmente venerate a Lesbo: due divinità, dunque, lesbie, ma anche
tipicamente femminili, alle quali la poetessa si rivolge per riportare sano e salvo Carasso.
↳metro=versi lirici
L’attribuzione a Saffo di questo frammento è stata a lungo oggetto di discussione: la fonte,
Efesione (॥ sec. d.C.), lo cita senza indicarne l’autore.
Gli argomenti in base a cui, soprattutto nell'Ottocento, si è negata l'autenticità del
componimento sono di natura linguistica- la lingua utilizzata è un dialetto lesbico fortemente
intersecato con elementi epico-ionici- metrica e anche contenutistica, giacchè il breve carme
recupera un motivo è popolare per la verità largamente diffuso. L’opinione oggi più condivisa
è che il frammento sia di Saffo.
Alcuni studiosi ritengono che la quartina pervenutaci costituisca, da sola, l'intero
componimento.
Potrebbe trattarsi di un carme di congedo per una fanciulla che abbandona il Tiaso per
sposarsi.
in pochi versi Saffo descrive il tramonto della luna e delle stelle, che abbandonando il cielo
scandiscono il trascorrere delle ore; dal tempo oggettivo si passa nell’ultimo verso alla
soggettività dell’io poetico, che lamenta la propria solitudine.
Il sostantivo ὤρα è stato oggetto di varie interpretazioni la più convincente è forse quella di
Marzullo, secondo cui esso si riferirebbe al tempo della notte; Saffo, dopo aver constatato
l'assenza della luna e delle Pleiadi, realizza che la notte le sta sfuggendo.
・Canti nunziali
Una parte consistente della produzione di Saffo è costituita dai canti connessi con i riti
nunziali, e in particolare dagli epitalami. se la maggior parte dei frammenti a noi pervenuti
attestano una poesia legata a momenti specifici e privati della vita del tiaso, Dobbiamo
immaginare che gli epitalami fossero perlopiù destinati ad occasioni pubbliche e fossero
eseguiti da un coro.
Così, mentre la maggior parte della poesia di Saffo appartiene alla Melica monodica, gli
epitalami sono prevalentemente legati alla Melica Corale. tra i frammenti di epitalamio
meglio conservati spicca il frammento 44 V., che per esempio ha un’ampia sezione mitica,
nella quale si ricorda l'arrivo per nave di Ettore e Andromaca a Troia, con grande accorrere
di persone e festeggiamenti per le vie della città e con la menzione dettagliata delle vesti,
degli oggetti preziosi, dei profumi e dei suoni che accompagnavano la festa, in un clima di
grande fasto e sontuosità.
fr.44 V.
↳Il frammento descrive l’arrivo a Troia di Ettore e Andromaca. si possono individuare due
sezioni
- nella prima (vv.1-10), l’araldo Ideo annuncia l’arrivo in città del figlio di Priamo e di
Andromaca, che porta una ricca dote;
- nella seconda (vv.11-34), È descritta l'atmosfera di festa che anima la città;uomini e
donne accorrono, brindano, preparano sacrifici e intonano inni, secondo una
sequenza caratteristica:Canto di apertura intonato dalle vergini, grido rituale delle
donne e infine canto degli uomini in onore di Apollo e della coppia nunziale.
città.
↳ L’incipit del carme 51 di Catullo risulta sovrapponibile all’ode 31 di Saffo – ode della
gelosia
A prima Vista la traduzione potrebbe sembrare simile;tuttavia vi sono due importanti
slittamenti espressivi rispetto all’ode di Saffo:
- La figura dell'uomo è messo in molto maggior rilievo, con la successione di Ille/
ille/qui .l'Uomo Infatti è visto qui come diretto concorrente, come è lecito attendersi
dal orientamento eterosessuale di Catullo, diverso rispetto a quello omoerotico di
Saffo.
- La presenza di due importanti elementi denotativi come i nomi di persona:Lesbia e
Catullo
→Leopardi,infatti, scrive “L’ultimo canto di saffo”: poesia, scritta nel 1822, facente parte
della raccolta di Canzoni (1818-1823) e riprende la leggenda biografica secondo la quale
Saffo sarebbe morta suicida per amore del giovane Faone.
Leopardi riprende quindi la figura della poetessa che ama la bellezza e la giovinezza,
sofferente per amore, ma tralascia la convinzione saffica per la quale, anche quando la
bellezza e la fanciullezza se ne vanno, resta pur sempre come consolazione la capacità
d'apprezzarle.
Invece il poeta ci mostra una donna completamente affranta e rassegnata a un dolore che
non è solo il suo, ma quello inevitabile di tutta l'umanità; il discorso infatti passa dall'"io"
iniziale al "noi",secondo il pensiero leopardiano del pessimismo universale.
→Ugo Foscolo, nella sua ode “All’amica risanata” parla della vanità di una bellissima donna
che organizzava feste e invitava artisti e letterati nella famosa Villa Litta di Lainate; purtroppo si
ammalò e non riuscì più a partecipare agli incontri, per problemi sia fisici sia mentali, scossa
dalla malattia.
Foscolo, che è nato in quel mare dove regnò Venere e dove era lo spirito senza speranza di
Saffo, trasporterà nella pur severa poesia italiana i ritmi più delicati e soavi della poesia eolica (di
cui Saffo fu l'esponente somma) per cantare la donna amata che sarà venerata come dea dalle
donne lombarde delle generazioni future.
→famosissima è la traduzione dell’Ode alla gelosia di Salvatore Quasimodo: “A me pare
uguale agli dei”.
→la poetessa italiana Alda Merini dedicò un’intera raccolta alla poetessa greca: “L’uovo di
Saffo”.
Ella riprese il notturno e descrisse La solitudine e la tristezza di Saffo amplificata nel terrore e
nella follia di una donna che diventa serpente di se stessa, che si dimena,il punto è che proprio
nel disperato delirio della Merini troviamo la differenza tra l'intenso ma composto lirismo della
poetessa greca e lo straccio interiore della poetessa milanese.
↧
Quando la notte cala e si fa fonda
e si ingemma la notte dentro il sole
io penso con terrore che la sera
non è stata principio di un amore
E mi dimeno nel mio letto sola
e divento serpente di me stessa
e mi sbrano e mi abbuio e mi spavento
Io mi misuro con la mia follia
che tale è solitudine del verso
e mi devo nascondere a me stessa
perché non ape di gentile amore
punge il mio labbro avido di suoni
L'influenza che Saffo ebbe sulla letteratura inglese
La poetessa influenzò anche molto gli scrittori inglesi, soprattutto i drammaturghi romantici.
Uno dei tanti scrittori che dedicò a Saffo dei testi fu Algernon Swinburne (1837-1909).
Egli, infatti, nella sua raccolta di poesie Poems and Ballads si rivolge a moltissime figure
femminili antiche come Venere, Cleopatra e la stessa Saffo.
In particolare la poesia, che riprende il fr.16 V., si riferisce ad Anactoria, a cui immagina che
Saffo rivolga ardite parole alla sua amata.
La passione di Saffo in questa poesia rispecchia quindi quella di Swinburne, poiché è
sempre insoddisfatta, cerca invano l’amore attraverso il dolore, la sintonia più completa con
l'altro.
la figura di Saffo, in qualche modo, anticipa il Romanticismo e perciò, molti scrittori romantici
e decadenti, tra cui anche il famosissimo Oscar Wilde.
Un tema che unisce i due scrittori è l’amore; L'omosessualità di Wilde infatti viene fuori nel
suo romanzo ‘Teleny',uno tra i primissimi libri di letteratura erotica che abbia trattato in
maniera del tutto esplicita la sessualità omosessuale.
Come abbiamo già visto, anche Saffo canta l’amore e la sessualità omosessuale, vista, ai
tempi, come un “passaggio” per le fanciulle alla vita nuziale.
Saffo raffigurata nell’arte
FONTI BIBLIOGRAFICHE
- “Storia della Letteratura Greca” di Luciano Canfora
- “Liriche e frammenti” di Saffo
- https://it.wikipedia.org/wiki/Saffo#Opere
- Saffo nell'Enciclopedia Treccani
- https://www.studiarapido.it/saffo-la-vita-il-tiaso-le-opere/