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LA FILOLOGIA
di

GRECA A BISANZIO

NIGEL

WILSON

PIMIlSSA.Questo capitolo vuole essete un compendio del mio libro Scholars if


Byzantion (London 1983, seconda ed. corretta e ampliata 1996 [trad. it. della prima ed.
Filologi bzantini, a cura di M. GIGANTE,Napoli, Morano, 1990], a cui si rinvia anche
per pi complete indicazioni bibliografiche (tra le recensioni alla prima edizione la.
pi utile quella di K. ALPERS, in CPh, a. LXXXIII 1988,pp. 34~-60); il mo un libro,
per, poco utile per la fIlologa biblica, che esula dalle mie specifiche competenze, e
per la quale non s disponeva di studi specialistici, sulla base dei quali si potesse tentare di clare un panorama dell'argomento.

4.1. DALLA TARDA ANTICHIT

4.1.1.

AL RINASCIMENTO

DEL

IX

SECOLO

I "secoli huf)

Gli storici non sono concordi nel datare la fine l'antichit. Perci l'inizio
del periodo bizantino viene posto alternativamente nel jjo (quando Costantinopoli divenne la nuova capitale dell'impero occidentale), oppure nel 527
(salita al trono di Giustiniano), o ancora nel ai (morte dell'imperatore Eraclio); ci sono buone ragioni per preferire quest'ultima data, che coincide con
l'ascesa dell'Islam e percicon il cambiamento degli equilibri di potere nel
Mediterraneo. La vita intellettuale, profondamente decaduta sin dalla nne
del VI seclo, non si risvegli prima della fine dell'VIII; non abbiamo noti ..
zie sulla cultura dotta nel lasso di tempo intermed1O:: Pochissimi sono i rnanoscritti trditi in onciale, e tra essi difficile dire quali con una certa sicurezza siano stati scritti durante quei "secoli bui". Quando per, nel IX secolo, cominci la rinascita, il canone dei libri scolastici sembra sia rimasto invariato, ed erano ancora trditi quasi tutti i testi conservatisi sino alla nne dell'antichit, a condizione che si sapesse in quale biblioteca trovarli. L'unica apparente eccezione Menandro: intorno al 600 circolavano verosimilmente
ancora alcune delle sue commedie, ma pi tardi non se ne ritrova traccia in
alcuna biblioteca bizantina.
I bizantini ereditarono dall'antichit non solo i testi in se stessi, ma anche
l'attivit filologica e i modelli educativi, e in primo luogo il fatto che si do-

II . STORIA

DELLA

FILOLOGIA

GRECA

vesse imparare a scrivere in uno stile attico arcaizzante. Il lavoro di insegnanti e filologi fu per reso assai pi difficile dalle misere condizioni di vita e dalla scarsit di materiale scrittorio, finite ormai le forniture di papiro.
Sarebbe stata inevitabile la riduzione drastica dei testi antichi in circolazione,
se non vi fossero state due invenzioni che sembrano aver avuto luogo alla fi- '
ne dell'VIII secolo. La prima:la scrittura onciale di grandi dimensioni fu so-:
stituita dalla minuscola, con il conseguente notevole risparmio di materiale
scrittorio; la seconda: il vicino mondo ~arabo cominci a produrre la carta.
difficile dire quanto tempo ci volle prima che si diffondesse l'uso della carta,
ma sappiamo invece che nel giro di un secolo la minuscola divent la scrittura d'uso per quasi tutti i tipi di testo: il numero dei manoscritti superstiti
che si possono datare al IX secolo grande abbastanza per poter parlare di
un vero e proprio rinascimento della vita intellettuale. Da questo punto in
poi possibile di nuovo far storia .
!

. Sebbene le testimonianze siano molto rare, tuttavia sembra che un certo lavoro alle catene sia continuato durante i secoli bui: una premessa ad alcune catene ai libri
dei profeti, attribuita a un Giovanni Drungario altrimenti sconosciuto, del VII o
VIII sec.: cfr. F. FAULHABER, Die Propheien-Catenen nach rmischen Handschriften, Roma
1899, pp. 56-58 e 190-202; d recente la questione stata nuovamente esaminata nei
dettagli da G. DORIVAL,Les chanes exgtiquesgrecques sur les Psaumes, Louvain
Ma
sebbene le catene spesso fossero modificate con numerose aggiunte od omissioni
(cfr. per es. la descrizione delle catene ai Vangeli di]. Reuss, Matthdus-, Markus- und
[ohannes-Katenen, Mnster 1941), solo raramente si pu stabilire l'epoca e l'identit dei
teologi che compivano queste mocliche. A parte Fazio, l'unica altra figura di spicco
a noi conosciuta Niceta, diacono e maestro a Haghia Sophia alla fine dell'XI sec., e
pi tardi metropolita di Eraclea in Tracia (il suo commento a Matteo forse inusuale, poich non contiene quasi pi materiale di quei padri della Chiesa considerati non
ortodossi; cfr. ivi, p. 107).
.

2.1.2.

Atticismo egrammatica

Profonde e decisive furono le conseguenze della tradizione atticista: la lingua d'uso si era diversamente evoluta (vd. III 2.2.1 e 2.3.2), e non era certo facile scrivere in una prosa che volesse imitare i classici, Gran parte del tempo
e dell'energia di un maestro era dunque spesa nel compito di trattare dettagliatamente grammatica e sintassi classica. Allo scolaro non bastava un vocabolario tradizionale della lingua attica; furono necessari altri manuali, e perci fu scritta tutta una serie di libri scolastici. Nella tarda antichit TEODOSIO

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2 .

LA FILOLOGIA GRECAA BISANZIO

(intorno al zoo) aveva messo insieme i suoi Canoni, liste di forme attiche corrette. Essi si dimostrarono utili per le scuole, e furono commentati da GIOVANNICI-IARAX,che attinse a scritti grammaticali di Erodiano per scrivere
brevi trattati sulle enclitiche e sull'ortografia. I commenti ai Canoni furono
abbreviati da:SOFRONIO,monaco e poi patriarca di Alessandria (840-860); l'epoca di Charax non si pu stabilire con sicurezza. Un'altra figura la cui cronologia difficile da fissare GIORGIO CI-IEROBOSCO
(intorno al 750-80o?),
forse archivista presso il patriarcato di Costantinopoli. Tra i suoi scritti si trova un prolisso commentario ai Canoni - lungo circa sette volte il manuale di
Teodosio - e Ulla serie di esercizi di analisi grammaticale dei Salmi. Essi
comprendono anche, inaspettatamente, una serie di note all'antico trattato di
metrica di Efestione (vd. IV 6.1), chiaramente pensate per i dotti che volevano imitare alcune forme metriche classiche. MICHELE SINCELLO(761-848
ca.), attivo a Edessa, redasse tra 1'810e 1'813una sintassi che divenne un manuale molto diffuso.
[Uno dei pi importanti lessici dell'et primo-bizantina, anonimo, la Synagoge,
ora edita da Le. CUNNINGHAM, Berlin-New York, de Gruyter, 2001. Su Tzetzes filologo: MJ- LUZZA'ITO, Tzetzes lettore di Tuddide: note autoJ!.raJesul Codice Heidelberg palatino greco 252, Bari, Dedalo, 1999.]

2.1.3.

Fazio

Pozro (ca. 810-893; IV5.2.4) fu il primo a nutrire indiscutibilmente

l'ambizione di essere considerato un grande filologo. Sebbene per tutta la sua vita
si sia dedicato alla burocrazia statale e alla Chiesa, e non a un'istituzione educativa, i suoi scritti sono una miniera di notizie sugli studi letterari, pi che le
opere della maggior parte degli altri autori bizantini. Il suo Lessico fa parte di
una serie di opere di riferimento pensate per esser utili non solo ai lettori dei
classici, ma anche agli scrittori atticisti principianti. La sua produzione teologica comprende opere sui Vangeli, nessuna conservata per intero: molte sue
osservazioni, per, sono attestate nelle catene. Uomo dalle letture straordinariamente ampie e dal raffinato senso dello stile, dette prova in molte occasioni delle sue doti filologiche, ed per noi una fortuna ch'egli abbia messo
per iscritto le sue esperienze di lettura. La maggior parte delle testimonianze vengono dalla cosiddetta Biblioteca (il titolo tradizionale e pratico, ma
non d'autore e implica erroneamente che l'opera rispecchi la sua biblioteca privata; tuttavia seguir la prassi usuale di citare ogni capitolo come "co133

II . STORIA

DELLA

FILOLOGIA

GRECA

dice"). Quest'opera immensa (1.600 pagine in un'edizione moderna) una


descrizione di libri, che Fazio ha letto in solitudine e non in compagnia di
suo fratello o del circolo informale che si incontrava a casa sua, e che mostra
come il patriarca si ponga nel solco della precedente tradizione filologica.
Sebbene Fazio non avesse bisogno di dare dettagli bibliografici sui testi da
lui consultati (scriveva, infatti, compendi del contenuto dei libri per esser
utile a suo fratello, e non una guida alla lettura destinata a un vasto pubblico), occasionalmente nota alcuni fatti filologic'amente significativi. Riferisce,
ad esempio, di leggere una copia "antica" (cod. 77), di aver visto p di un
esemplare (codd. 77, 88,111, 119,200), di non esser riuscito a trovare una copia completa di un'opera (cod. 35 e 224). Nei codd. 199 e 200 registra l'esistenza di varie recensioni di un'opera, diverse per numero dei capitoli. Molti passi mostrano il suo interesse per questioni di incerta attribuzione o autenticit; il cod. 1 (cfr. II 1.3.5),presenta gli argomenti addotti contro I'autenticit di Dionisio Areopagita, convincenti per un lettore moderno, anche se
Fozio non fa pi che un cenno al fatto che li condivida. Nel cod. 48 mette in
luce le incertezze sul titolo e l'attribuzione di un'opera che cita come: Giuseppe, Sul cosmo; Fazio aveva infatti visto almeno tre copie di quest'opera,
con titoli diversi, e nelle notazioni marginali di una di esse aveva trovato
un'osservazione per la quale il nome dell'autore era invece Gaio. Nei caddo
88 e 89 si occupa di diversi autori chiamati Gelasio; nel zr fa supposizioni su
due scritti di Oribasio, che si diversificano tra loro solo per il titolo e la dedica. Irritato da un passo di Diadoco di Fatica (cod. 201), si augura che sia stato
aggiunto da un'altra mano. Un testo sulla decapitazione di Giovanni Battista (cod. 274) non pu, a suo parere, per argomentazione e per la conoscenza dimostrata della Sacra Scrittura, essere attribuito a Giovanni Crisostomo;
ma Fazio non d purtroppo nessun elemento di dettaglio che permetta anche a noi di giudicare. Nel leggere una serie di trattati di Eulogio (patriarca
di Alessandria dal yo al 607) Fazio scopre (cod. 230 p. 270a 17(20) quale metodo costui abbia seguito per discutere le idee di Cirillo di Alessandria; si
tratta dell'applicazione di un principio della filologia pagana (vd. II 1.2.2):
Chi potrebbe essere un interprete pi impressionante o attendibile di Cirillo che Cirillo stesso - dice Fazio -, per mostrare che il suo pensiero puro e non toccato da elementi eretici?. Osservazioni dello stesso tipo si trovano in 275 b 41 sg., e nel cod. 229 p. 259b 39. Un altro principio invece ispirato da preoccupazioni religiose; nel cod. 229 citato EFREM (patriarca di
Antiochia, 526-545) col commento (255 a 24-30): i santi padri dicono che
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2 LA FILOLOGIA

GRECA

A BISANZIO

non bisogna esaminare un testo alla lettera e con spirito pregiudiziale, ma


prestare invece attenzione alle intenzioni pie dell'autore ; in base a quest
presupposto vengono citati Atanasio, Cirillo di Alessandria e Giovanni Crisostomo. Analogamente Eulogio aveva dato forza a un principio che aveva
da parte sua trovato nei primi padri della Chiesa (compreso Basilio di Cesarea), e cio: se si vogliono mettere in dubbio le motivazioni che hanno spinto un autore, i suoi testi non vanno giudicati sulla base di una sola sezione, n
se ne devono isolare e utilizzare solo alcune parti (cod. 225 p. 240a 26-b 12).
Il bisogno della chiesa di tutelare la vera fede rafforz la ricerca della verit. Un
indizio di questo si vede nel cod. 229 (254b 7-16), dove Fazio dice di un trattato di
Efrem: Ma chiaro che anche se quest'analisi non si spinge sino alla verit, 110n costituisce ugualmente un pericolo per l'anima. Se la ricerca sulla fede si allontana dalla verit, allora porta l'anima ad un grande naufragio; perci assolutamente indispensabile cercare di difendere anche solo una breve sillaba che la riguardi. bello se
la ricerca su questioni legate alla vera fede raggiunge il suo scopo, la verit; se essa
manca questo scopo, allora non bello, ma almeno non porta alla morte dell'anima.

Il metodo e le argomentazioni di Pozio suscitano spesso la nostra ammirazione: ma mentre le opere dei filologi suoi predecessori avevano avuto
normalmente una circolazione tanto ampia da divenire influenti, la Biblioteca
di Fazio fu scritta a uso di suo fratello e 110nper istruire un circolo colto, e ci
sono prove che quest'affascinante raccolta di materiale sia stata molto meno
consultata di quel che avrebbe meritato.
Alcune opere significative della letteratura bizantina sono conservate in un solo
manoscritto. La Biblioteca ha avuto un destino migliore, poich si trova nel manoscritto Mare. gr. 450 (del primo X sec.), 451 (XII sec.) e Par. gr. 1266 (XIII sec.); tutti
gli altri manoscritti sembrano essere stati prodotti nelle fasi pi tarde del Rinascimento italiano e sono datati al ijoo ca., o pi tardi. Le altre testimonianze per l'uso
dell'opera a Bisanzio si trovano in: A. DILLER, in DOP, a. XVI 1962, pp. 389-96 (ristampato con alcuni addenda nei suoi Studies in Greek manuscript tradition, Amsterdam
1983).

Ci sono altre affermazioni di Fazio, in un'opera pubblicata in maniera


"normale", che attestano ancora pi decisamente le sue capacit critiche. Il
caP.152 degli Amphilochia riproduce - con un lieve adattamento - un breve (e
fortemente abbreviato) testo di Poli cranio (vd. II 1.3.3), vescovo di Apamea e
fratello di Teodoro di Mopsuestia; esso consiste in una raccolta delle cause di
incertezze nel testo biblico, e i punti 4 e 5 riguardano l'interpunzione e l'ac135

II . STORIA

DELLA

FILOLOGIA

GRECA

centazione. Fu certamente questo testo a servire da modello per un notevole


excursus nel primo capitolo degli Amphilothia, nel quale Fazio riflette sulla difficolt, derivata da un erroneo modo di scrivere un verbo, che porta a un
fraintendimento d Proverbi, 8 22; e infine osserva: Non solo l'aggiunta o
l'omissione di una lettera pu provocare in grande misura confusione o falsit, ma gi l'uso impreciso di un accento pu cambiare una parola in un'altra,
nonostante l'identica successione delle sillabe, e far slittare il senso in un significato totalmente inappropriato, o produrre un pensiero empio o un nonsenso ridicolo. Ma che parlo io d lettere? In fin dei conti persino ilpi piccolo di tutti i segni, il segno di interpunzione, porta alla pi grande di tutte le
eresie, se viene usato erroneamente o tralasciato o collocato male (1742-49).
Fozio applica quindi questo principio alle dicolt di 2 Cor, 4 4 (( coloro che non
credono, il cui senno il Dio di questo mondo ha colpito conia cecit, per impedir loro di vedere la luce diffusa dal Vangelo della gloria di Cristo, che l'immagine di
Dio I). Gli eretici si erano basati su questo passo per trovare in Paolo sostegno al dualismo manicheo. Fozio crede, che - sebbene questi critici possano essere contraddetti con i loro stessi argomenti -la difficolt non si sarebbe affatto presentata, se iltesto
fosse stato interpunto al posto giusto; ricollcgandosi ad alcuni predecessori, che si
erano occupati del passo, consiglia l'introduzione di una virgola (per marcare una
pausa lieve) tra le parole Dio e di questo mondo; le parole significano allora che
Dio ha colpito con la cecit il senno dei 110n credenti di questo mondo. Malauguratamente Fozio sbaglia, e per due motivi: da una parte non testimoniata nessuna tradizione attendibile dell'interpunzione nei manoscritti della Bibbia, dall'altra (cosa ancor pi importante) Pozio esige che supponiamo nel dettato greco un iperbato, che
invece molto improbabile e che sarebbe stato sentito come sbagliato da qualsiasi lettore colto di lingua greca. tuttavia notevole la conoscenza da parte Fazio dei vari
motivi alla base della corruzione di un testo e il suo tentativo di individuarli; non
molti dotti bizantini posteriori hanno mostrato una tale consapevolezza.

[Su Fozio vd. adesso: Fozio. Tra crisi ecclesialee magistero letterario, a cura di G. MENEMorcelliana, 2000, e i contributi (sulla storia delle edizioni di Fazio)
di L. CANFORA, La Biblioteca del patriarca. Fozio censurato nella Pranda di Mazzarino, Roma, Salerno Editrice, 1998; ID., Il Fozio ritrovato. Juan de Mariana e Andr Schott, Bari,
Dedalo, 2001; ID., Convertire Casaubon, Milano, Adelphi, 2002. Inoltre gli altri contributi specifici: G. CORTASSA, Fozio lettore di Enesidemo: il testimone e il critico, in Quaderni del Dipartimento di filologia, linguistica e tradizione classica (Torino) , vol, IX
1997, pp. 323-39; J. HAMMERSTAEDT, Photios ber einen verlorenen Codex mit Autoren des
vierten Jahrhunderts n.Chr. aus Mittel- bzw. Obergypten, in ZPB, val. cxv 1997, pp. 105-16;
G. DANBK, Iamblichs Babyloniaka und Heliodor bei Photios: Riferattechnk und Handlungsstruktur, in WS, vol. CXIII 2000, pp. 113-34; P. BLBUTERI, I manoscritti grec della Biblioteca
STRINA, Brescia,

2 . LA FILOLOGIA

GRECA

A BISANZIO

di Fazio, in QS,. vol. LI 2000, pp. 111-56; G. MENESTRINA, Fozio. Tra crisi ecclesiale e magistero letterario, Brescia, Morcelliana, 2000; M. Lo SACCO,Antonio Catiforo e Giovanni veludo interpreti di Fozio, Bari, Dedalo, 2003. Del Lessico di Fazio sorio usciti il primo volume (lettere A-D) e il secondo (E-M), a cura di C. THEODORlDIS, Berlin-New York,
de Gruyter, 1982 e 1998.]

2.2. LA FILOLOGIA

2.2.1.

NELL'ET DI MEZZO BIZANTINA

Il X secolo

A Fazio segue un lungo periodo, durante il quale difficile trovar traccia


di un'attivit filologica di qualit. La produzione di manoscritti continu, ma
sembra che i mezzi a disposizione non abbiano permesso la copiatura regolare di libri inconsueti, come quelli che Fazio aveva invece ancora letto. Difficile anche tracciare una storia delle istituzioni educative in questo periodo:
alle scuole private, che svolgevano la loro attivit a un livello elementare e
pi progredito, si affiancarono occasionalmente corsi destinati a un'educazione superiore (qualche notizia si ha sull'attivit in questo campo svolta da
alcuni membri del personale del seminario del patriarcato nel XII sec.). Nel
presente compendio, trover posto solo la menzione di alcuni personaggi,
che svolsero un ruolo di primo piano nella storia bizantina. Il bibliofilo ARETA (850-935 ea.) ha sicuramente esercitato un'influenza positiva sulla conservazione e 10 studio degli autori antichi, poich commission molti manoscritti calligrafici; tuttavia non fu un grande filologo. L'irnperatore dagli interessi antiquari COSTANTINO VII PORFIROGENITO, dette avvio al progetto di
un'enciclopedia del sapere umano in 53 sezioni. Non sappiamo quanto avanti and l'impresa, e non possediamo nemmeno tutto quel che gli riusc di
raccogliere; ma gli dobbiamo essere riconoscenti per aver conservato materiale non pi conosciuto da altre fonti. Non chiaro.se lui stesso, o i suoi aiutanti, dettero in quest'occasione prova di vero talento filologico. Deve essere
menzionata un'altra compilazione un po' pi recente: la Suda (prima nota
come SuMa), un gigantesco lessico nella tradizione atticisti ca, completato da
numerosi articoli che dovevano trasmettere informazioni concrete (per es.
biografiche), cos che il risultato un incrocio tra un vocabolario e una enciclopedia. Esso sembra esser stato apprezzato, poich il numero dei manoscritti esistenti pi grande di quanto ci si potesse aspettare per un'opera cos lunga (nell'edizione moderna di Ada Adler arriva alle 2.785 pagine, dun. que un compito spaventoso per qualunque copista).
'"
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II .

STORIA DELLA FILOLOGIAGRECA

[E lessico ~udaJ e la memoria del passato a Bisanzio, Atti della Giornata di studio, Milano, 29 aprile 1998, a cura di G, ZBCCHINI,
Bari, Edipuglia, 1999.]

2.2.2.

UX1secolo

I.: "intellettuale"

pi importante dell'XI secolo fu MICHELEPSELLO (10181078?; vd. IV5.2.5). Non solo fu professore di filosofia e consigliere fiduciario
a corte, ma anche un dotto versatile e dalla penna facile; la sua erudizione fu
invero in molti mbiti pi superficiale di quanto egli stesso avrebbe ammesso. Solo pochi dei suoi innumerevoli scritti sono qui di un certo interesse, e
cio i suoi trattati sullo stile di alcuni autori, pagani e cristiani, evidente il
suo entusiasmo per questi classici e la consapevolezza di aver ricevuto giovamento, come scrittore, dal loro studio approfondito; ma certamente un
punto debole la mancanza di citazioni, che avrebbero potuto corredare e sostenere i suoi giudizi. D'altra parte gli fa onore che in un trattato nel quale
confronta i romanzi di Eliodoro e di Achille Tazio (vd. IV3.3.2),metta in evidenza, a ragione, la pi complessa struttura narrativa di Eliodoro. Lo scritto
pi originale di questo gruppo, quello che risponde alla domanda se Euripide avesse scritto versi migliori di Giorgio di Pisidia (vd. IV5.2.1), autore, nel
VII secolo, di versi giambici su temi storici e teologici, l'ultimo ancora in
grado di rispettare le regole classiche della prosodia. Gi solo l'idea che potesse avere senso paragonare autori cos dissimili, mostra quanto difficile fosse per i bizantini capire davvero la tragedia greca; e lo stesso scritto, anche se
trdito in un unico manoscritto danneggiato e gi per questo difficilmente
comprensibile, senza dubbio un'opera assai deludente.
DYCK, Michael Psellus, the essays on Euripides
and on Heliodorus and Achilles Tatius, Wien 1986. curioso che tre

Su questi due trattati di Psello cfr. A.R.

and George

ifPisidia

significativi manoscritti euripidei (Par. gr. 2713, Marc. gr. 471 e jerusalem Taphou 36)
possano essere stati scritti durante i decenni nei quali era al culmine l'influenza di

Psello.
[Sul trattato di Psello che compara la metrica di Euripide e quella di Giorgio di Pisidia vd. M.D. LAUXTERMANN,
The velocity of pure iambs: Byzantine obseruations on the metre and rhythm ofthe dodecasyllable, injByz, a. XLVIII 1998, pp, 9-33; altra bibliografia in
IV 5-2.5,]

Psello si occup intensivamente di Platone, e trasmise quest'entusiasmo


allo scolaro GIOVANNIITALO,che ebbe difficolt con il suo ufficio ecclesiastico perch condivideva determinate dottrine; la condanna che ne deriv con-

2 . LA FILOLOGIA

GRECA

A BISANZIO

teneva anche due significativi anatemi: il primo contro quelli [... ] che seguono un corso di studi ellenici e non si fanno istruire solo per motivi culturali, ma seguono anche queste idee insulse, e credono loro come alla verit;
il secondo contro quelli che di loro spontanea volont inventano una descrizione della nostra creazione con altri miti, e quelli che credono vere le
idee platoniche , Queste restrizioni della libert di pensiero, tuttavia, non
furono spinte tanto oltre da causare l'esclusione di alcuni testi dal piano di
studi, e ancor meno da richiedere il rogo dei testi pagani (una pena che talora toccava invece agli autori eretici).
2.2.3. Eustazio e i suoi contemporanei
Nelle generazioni successive, quando fiad il seminario del patriarcato, il
personale degli insegnanti comprendeva anche un professore di retorica, tra
i cui compiti forse c'erano anche lezioni sui classici pagani. Il detentore pi
significativo di questa cattedra fu EUSTAZIO(1115-1195 ca.), che vi rinunci
quando fu ordinato vescovo di Tessalonica, intorno al 1175. La pi importante delle sue opere il commento all'Iliade, una poderosa compilazione di tutti gli scoli disponibili, che, come la Suda, fu considerata utile, tanto da essere
copiata spesso nonostante la sua lunghezza. L'autografo ancora trdito (Laur.
59 2 + 3) mostra che Eustazio fece del suo meglio per ampliare e correggere
la sua opera, incollando piccole strisce di carta con le note aggiuntive che riteneva necessarie. Grande fu lo spettro dei suoi interessi: lavor anche sull'Odissea, Pindaro, Aristofane e Dionisio Periegeta, e probabilmente fu responsabile della scoperta di un manoscritto con i cosiddetti "drammi alfabetici" di Euripide, che non erano inclusi nel piano di studi scolastico. Alcuni
filologi contemporanei hanno sostenuto la tesi che Eustazio sia stato un brillante critico del testo, e a lui sono attribuite molte eccellenti lezioni dell'epitome dei Deipnosoftsti di Ateneo; ma quest'opinione non affatto comprovata, e gli altri suoi scritti non danno anzi l'impressione di doti critiche straordinariamente acute; e mentre alcune delle congetture -la cui attribuzione
incerta - sarebbero state possibili a qualsiasi lettore intelligente, c' un passo
dove la correzione presuppone una conoscenza specialistica nell'onomastica,
che nessun bizantino avrebbe potuto avere.
[Vd. ora: Bustathii Thessalonicensis Opera minora. Magnam partem inedita, ree. P.
WIRTH, Berlin-New York, de Gruyter, 2000; M. NEGRI, Bustazio di Tessalonica. Introduzione al 'Commentario' a Pindaro, Brescia, Paideia, 2000.]
139

II .

STORIA DELLA FILOLOGIA GRECA

Devono essere brevemente menzionati diversi contemporanei o quasi di


Eustazio, Uno dei suoi predecessori nei seminario fu NICETA DI ERACLEA,
gi citato come scrittore di catene (vd. 2.1.1). Un altro suo collega ecclesiastico fu GREGORIO,vescovo di Corinto, la cui opera meglio conosciuta fu un
breve e mediocre trattato sui dialetti del greco antico. La principessa ANNA
COMNENA(vd. IV502.6)non solo scrisse nell'Alessiade la storia dell'impero di
suo padre, ma coltiv anche gli studi aristotelici; il risultato furono commenti al De generatione animalium, ai Parva naturalia, all' Etica Nicomachea, alla Retorica e alla Politica. ISACCOTZETZES(morto nel 1138) mostr come insegnante
un interesse raro per la metrica lirica, scrivendo su quest'aspetto in Pindaro;
la sua opera si basa sugli scoli e sul manuale di Efestione. Il fratello di Isacco,
GIOVANNITZETZES(1110-1180 ca.), fu anche lui un insegnante, e i suoi numerosi scritti sono piuttosto prolissi; come filologo fu assai mediocre, ma sono
preziose le sue occasionali citazioni da opere non pi trdite, Un discorso
analogo vale per gli scritti di una personalit pi felice: MICHELECONIATA
(1138-1222 ca.), collega di Eustazio, vescovo di Atene; possedeva una copia
dell'Ecale (vd. IV 2.4.2) di Callirnaco e la citava con grande piacere, cosa che lo
rende una delle nostre fonti migliori per questo poema. COSTANTINOSTILBES,un ulteriore membro del seminario del patriarcato (divenne nel 1204
metropolita di Cizico) redasse, negli anni immediatamente precedenti la sua
elezione a vescovo, un trattato molto breve sulle difficolt di distinguere tra
scritti autentici e spuri nel gigantesco corpus degli scritti di Giovanni Crisostomo. Egli si mostra consapevole del fatto che i manoscritti antichi non
danno nessuna garanzia di autenticit, e che le false attribuzioni s generano
con grande facilit; cita a questo proposito il caso assai pertinente di Proclo,
vescovo di Costantinopoli (morto nel 446/7). Vengono addotti anche criteri
stilistici, ma ci si sarebbe augurati che Stilbes avesse dato esempi specifici e
un'esposizione dettagliata delle sue idee sulla questione.
Un gruppo molto importante di manoscritti, che si potrebbe ora datate alla seconda met del XII secolo, il prodotto di un maestro di nome 10ANNIxtos, che spesso divideva il lavoro di copiatura con un collega, il quale - a
giudicare da un suo manoscritto - era di provenienza occidentale. Il numero
dei manoscritti che nel frattempo pu essere attribuito a Ioannikios e al suo
collega di quasi venti esemplari, e la loro qualit filologica spesso molto
alta. Non chiaro se ci sia da attribuire in parte alla loro capacit di emendare; ugualmente incerta la fonte degli esemplari usati da ambedue gli serivani: alcuni esperti credono che essi abbiano lavorato sia in Sicilia, sia nella

2 . LA FILOLOGIA GRECAA BISANZIO


capitale bizantina. I testi medici e aristotelici costituivano l'interesse principale di Ioannikios e dei suoi committenti, e sei manoscritti mostrano notazioni marginali in latino, scritte dalla mano d uno dei pi importanti traduttori dell'epoca, BURGUND!ODAPISA(1110-1193).
2.3. FILOLOGIAmZANTINADOPOIL 1204
Mentre la parte pi meridionale dell'Italia e alcune zone della Sicilia continuarono a essere bilingui, gran parte dell'Italia e il resto dell'Europa occidentale persistettero nell'ignoranza del greco, ed ebbero solo sporadicamente contatti con Bisanzio. La situazione mut drasticamente e definitivamente ne11204, quando durante la quarta Crociata Costantinopoli fu saccheggiata. Allora dovettero essere distrutte le ultime copie di molti testi; la copia di
Michele Coniata dell'Bcale scomparve probabilmente
l'anno successivo,
quando i Crociati raggiunsero Atene. Il governo bizantino in esilio a Nicea
fece del suo meglio, con mezzi limitati, per promuovere la cultura, e dopo la
ripresa dell'antica capitale nel 1261,si ebbe, grazie alla famiglia dei Paleologi,
una nuova graduale rinascita dell'attivit letteraria. In quest'ultimo periodo
dell'impero si incontrano infatti, nonostante la disastrosa situazione economica, alcuni eccellenti filologi. I manoscritti conservati di quest'epoca sono
relativamente numerosi, e vi si possono scoprire alcuni appartenuti a personalit di spicco.

2.3.1.

Filologia nella prima et dei Paleologi

La prima figura significativa MASSIMOPLANUDE(ca. 1255-1305),che possedeva la non comune qualit di padroneggiare il latino; tradusse una serie di
testi (tra cui Ovidio), dai quali epur alcuni passi che gli sembravano scandalosi. Lui stesso, o alcuni appartenenti al suo circolo, potrebbe essere stato responsabile di analoghe "correzioni" nel testo di alcuni scritti di Plutarco.
Questo tuttavia un fenomeno sorprendentemente
assai raro nella storia
della filologia bizantina, e in generale non si fece alcun tentativo di intervenire su passi di Aristofane o di altri autori che sarebbero potuti apparire
scandalosi. Planude si prese anche la libert di omettere, nell' Antologia greca,
poesie su temi omosessuali, ma non esegu una censura sistematica. Dedic
gran parte del suo tempo alla preparazione di un'edizione completa di plutarco, uno dei suoi autori preferiti. La sua pi considerevole attivit come
141

II .

STORIA DELLA FILOLOGIA GRECA

critico del testo si mostra nella sua trattazione dei Fenomeni di Arato (vd. IV
2.5.3). Planude era abbastanza esperto di astronomia per notare che diversi
passi non erano aggiornati allo stato delle conoscenze; perci nel suo esemplare (Edinburgh, Advocates' Library, ms. 18 7 15) li cancell, e al margine scrisse, in versi di suo pugno, un'esposizione "scientificamente" corretta.
Tutti i testi di tipo manualistico erano in principio esposti al pericolo di revisioni di questo genere, se li si voleva aggiornare o correggere; i testi letterari
sfuggirono abitualmente, per ovvi motivi, a una tale pratica.
Sebbene a Planude fosse familiare la poesia classica in tutta la sua variet,
non ebbe un interesse particolare per i testi drammatici. In quest'mbito un
eccellente contributo fu portato invece da DEMETRIOTRICLINIO,che sembra
essere stato in qualche modo in contatto con Planude (e pure con TOMMASO
MAGISTRO,autore di un lessico atticistico, che si occup anch'egli intensamente del dramma classico). Triclinio, attivo a Tessalonica all'incirca dal 1305
al 1320, trov l'unico esemplare dei drammi "alfabetici" di Euripide (Firenze,
ms. Laur. 322) e lo corred di annotazioni e correzioni. Comprendeva anche
la metrica meglio di chiunque altro dei suoi colleghi, ed era in grado, dopo
aver letto Efestione, di utilizzare le sue conoscenze per correggere molti passi di tragedie e commedie, soprattutto le parti giambiche; i suoi tentativi di
emendare la lirica corale furono meno felici, sebbene conoscesse il principio
della responsione strofica. Rivide il corpus di scoli trditi a pi di un autore, e
lo semplific in una maniera che fu certo gradita agli scolari del suo tempo,
atterriti dal peso della cultura antica, ma 10 meno ai filologi moderni, che
si sforzano al contrario di ritrovare ogni possibile traccia dell'erudizione ellenistica; redasse anche notazioni alla metrica di ogni parte dei drammi da lui
commentati e li design nostri. Anche se il suo lavoro fu di qualit diseguale, il suo nome appare spesso negli apparati critici di edizioni moderne,
cosa che non pu essere detta di nessun altro filologo bizantino.
[H.-C. GNTHER, Ein neuer metrischer Traktat und das Studium derpindarischel'l Metrik in
der Philologie der Palologenzei~ Leiden-Boston-Cologne, Brill, 1998; A. TESSIER, Demetrio Triclinio (ri)scopre la responsione, in La colometria antica dei testi poetici grea, a cura di B.
GENTILI
e F. FERUSINO, Pisa-Roma, Ist, editoriali e poligrafci internazionali, 1999,
pp. 31-49; L. DE FAVER!, Die metrische Triklinius-scholien zur byzantinischen Trias des Euripides, Stuttgart-Weimar, Metzler, zooz.]

Debbono essere menzionate ancora altre figure della prima et dei Pale 0logi. Il patriarca GREGORIODI CIPRO(morto nel 1290) conosciuto per la sua

2 . LA FILOLOGIA

GRECA

A BISANZIO

raccolta di proverbi, che in realt rappresenta solo il compendio di una raccolta preesistente. Di recente ha sortito risultati di rilievo l'analisi dei manoscritti di testi classici copiati di sua mano o da lui dati in commissione: dagli
escerpti sofoc1ei del manoscritto Escorial X 1 13 emergono cinque lezioni
prima ignote a tutti i manoscritti, ma congetturate da diversi filologi moderni. Poich gli altri testi della sua biblioteca privata non riservano analoghe
sorprese, e vi sono pochi segnali che i mediocri filologi bizantini fossero capaci di simili congetture, le cinque lezioni provengono verosimilmente da
una buona fonte che Gregorio era riuscito a scoprire. Come Planude e altri
contemporanei, anche Gregorio deve aver fatto il proprio meglio per setaeciare biblioteche abbandonate, nella speranza di scovare testi; c' motivo di
ipotizzare che fu allora portata alla luce una serie di manoscritti importanti e
le copie da lui redatte dimostrano perch i critici del testo osservino la massima recentiores non deteriores (vd. r 3.6.1). Tuttavia non sempre facile decidere se una buona lezione in un manoscritto di quest'epoca rappresenti una
congettura oppure il riemergere di una tradizione pi antica; perci c' stato
un lungo dibattito sul valore del manoscritto sofocleo Par. gr. 2712, e oggi si
accetta il fatto che rappresenti un ramo antico della tradizione. D'altra parte
gi alcune lezioni che si trovano in un esemplare delle Fenicie di Euripide
(ms. Ambr. L 39 sup.) paiono poter essere tentativi di emendazione; se le cose stanno cos ne consegue che Triclinio non fu l'unico crtico, all'inizio XIV
secolo, a mostrare un certo grado di competenza nell'avere a che fare con testi corrotti.

err.

Su Gregario
1. PR1lZ MARTINI, El patriarca Gregorio de Chipre (ca.124o-1290) y la
transmisin de los textos clsicosen Bizando, Madrid 1996. Sulla massima. recentiores non deteriores cfr. l'articolo cos intitolato di R. BROWNING, in BICS, val. VII 1960, pp, 11-21,
rist. nei suoi Studies on Byzantine history, literature and education, London 1977. Il manoscritto delle Penuie studiato da DJ. MASTRONARDE-].M. BIMMER, The textual tradition ofEuripides' (Phoenissae', Berkeley 1982, pp. 57 sg.

Le ricerche intraprese da Planude e da altri probabilmente fecero s che il


fondo dei testi classici disponibili si accrescesse rispetto agli anni dell'impero
di Nicea; ma non verosimile che i filologi dell'et paleologa potessero leggere molti pi testi antichi di noi. Le perdite causate dagli avvenimenti del
1204~1205 non si accrebbero significativamente quando Costantinopoli cadde
nel 1453 nelle mani dei Turchi. Una perdita fondamentale che avrebbe potuto verificarsi quell'anno fu quella di un testo completo della Biblioteca di Diodoro Siculo; ma straordinariamente raro che i filologi dell'et dei Paleolo143

II .

STORIA DELLA FILOLOGIAGRECA

gi citino passi da un qualsiasi testo classico per il quale non ci sia una fonte
precedente. Una delle poche eccezioni a questa regola TEODOROMETOCHITA(ca. 127-1332; vd. I 2.1 e IV 5.2.8), il pi importante ministro dell'imperatore Andronico II Paleologo, e autore di numerosi trattati, che sporadicamente sembra essere l'unica fonte per una citazione poetica o per un fatto
della storia antica. Scrisse anhe su molti autori classici, e il suo trattato pi
notevole un paragone tra Demosrene ed Elio Aristide. Corne altri bizantini tratt gli autori atticisti della Seconda sofistica sullo stesso piano degli
scrittori classici che imitavano; quel che eleva il tono delle osservazioni di
Metochita il comprendere l'importantissima differenza tra il contesto politico nel quale opera Demostene e le condizioni dell'impero romano.
[Da ultimo: THEODORE MBTOCHITES,
On Andent Authors and Philosophy. Semeloseis
gnomikai, 1-26 & 71, a cura di K. BULT,Gteborg, Acta Universitatis Gothoburgensis,
2002.]

2.3.2. Ilultma Jase della filologia bizantina


Dopo la morte di Metochita non c' molto da ricordare. I manoscritti trditi attestano che le scuole seguirono il piano di studi tradizionale sino alla fine del XIV secolo e oltre, e numerose sono le copie di testi rivisti da Triclinio
e altri. invece difficile incontrare un'attivit filologica comparabile con
quella di Planude o Triclino. Lo scolaro di Metochita NICEFOROGREGORA
(ea. 1293-1361) fu uno storico competente, partecip alle controversie religiose e fu astronomo; cur l' "edizione" del trattato di Tolomeo sulla musica, nel
senso che tent di correggere il testo e i colmare delle lacune; un certo numero di sue proposte ha incontrato il favore dei moderni. Anche fuori della
capitale ci sono occasionali segni di attivit filologica. A Mistra il circolo di
corte del Despota di Marea fu un piccolo centro di produzione di manoscritti. SIMONEATUMANO,nel 1348 ordinato vescovo di Gerace in Calabria, nel
1366 trasferito sulla sede episcopale di Tebe, merita attenzione non solo perch possedeva l'importante manoscritto euripideo Laur. 32 2, ma anche perch impar l'ebraico e cerc di dare una nuova traduzione dell'Antico Testamento. Un'ulteriore figura dell'ambito bilingue dell'Italia meridionale, in
piena decadenza, fu NICOLADI REGGIO,che tradusse testi medici per Roberto d'Angi (re di Napoli dal 1308 al 1345); le sue traduzioni di Galeno sono
preziose, specialmente in uno o due casi dove non esiste pi l'originale greco.
Alla fine del XIV secolo merita una breve menzione il patriarca-notaio, e
144

2 . LA FILOLOGIA GRECAA BISANZIO


pi tardi vescovo di Selimbria GIOVANNICORTASMENO
(ca. 1370-1436).Questi ripristin la pratica abitudine di numerare i fogli di ogni fascicolo dei suoi
libri; i bizantini, infatti, non avevano conservato la prassi tardo-antica della
numerazione dei fogli. Cortasrneno identific alcune notazioni marginali in
un esemplare della Fsica di Aristotele (ms. Ambr. M 46 sup.) come di mano
dell'imperatore Teodoro Lascaris di Nicea (1222-1256), dando cos esempio
di capacit filologica. Conserv anche il bel manoscritto miniato del libro
medicinale di Dioscuride (Bibl. Naz. Nap., ms. ex-Vindob. gr. 1), riparando
la rilegatura, s che esso pot continuare a essere utilizzato in un ospedale;
purtroppo lui stesso trov (e forse anche i medici) la scrittura onciale del primo VI secolo cosi poco gradevole, che riempi tutti gli spazi intermedi vuoti
sulle pagine con la propria copia del testo, e cos il suo manoscritto non ha
nessun valore calligrafico. Molto probabilmente fu lui il lettore di Diofanto
autore della spietata maledizione in margine al manoscritto Madrid 4678, in
corrispondenza di 2 8: Diofanto, possa la tua anima esser presa dal diavolo,
perch hai escogitato problemi di una tal difficolt! .
Negli ultimi decenni di Bisanzio, Mistra e Costantinopoli cercarono di
continuare le tradizioni culturali come poterono, mantenendo anche importanti contatti con l'Italia. Nella capitale, ci furono ancora maestri che potevano attrarre gli italiani e alcuni di questi ultimi intrapresero il pericoloso viaggio per imparare il greco. Una scuola diretta da GIORGIOCruSOCOCCA(noto
come copista negli anni 1420-14-28)ebbe tra i suoi allievi il futuro cardinale
BESSARIONE;Crisococca ricevette inoltre incarichi dagli umanisti che andarono a trovarlo, come Filelfo e Aurispa. A Mistra ci fu una figura di spicco,
GIORGIO GEMISTIOPLETONE,platonico, la cui ortodossia religiosa stata
spesso messa in dubbio. Anch'egli fu maestro di Bessarione, e suscit una
grande impressione, quando giunse con lui a Firenze per il concilio del 1439.
Sebbene non si possa pi credere che sia stato l'ispiratore di Lorenzo de' Medici per la fondazione dell'accademia platonica a Firenze [diversa l'opinione
di Vogt, vd. II 3.2.1],la sua fama era cos rinomata, che nel 1465 Sigismondo
Malatesta, il quale inutilmente aveva tentato di portarlo alla sua corte a Rimini, riesum le sue ossa a Mistra per trasportare con s almeno quelle.
Questo gesto esaltato certo meno importante del lavoro di numerosi bizantini (compreso Bessarione) stabilitisi in Italia, che trasmisero il loro sapere a un pubblico nuovo e assai ricettivo (vd. II 3.1).

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