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LA FILOLOGIA
di
GRECA A BISANZIO
NIGEL
WILSON
4.1.1.
AL RINASCIMENTO
DEL
IX
SECOLO
I "secoli huf)
Gli storici non sono concordi nel datare la fine l'antichit. Perci l'inizio
del periodo bizantino viene posto alternativamente nel jjo (quando Costantinopoli divenne la nuova capitale dell'impero occidentale), oppure nel 527
(salita al trono di Giustiniano), o ancora nel ai (morte dell'imperatore Eraclio); ci sono buone ragioni per preferire quest'ultima data, che coincide con
l'ascesa dell'Islam e percicon il cambiamento degli equilibri di potere nel
Mediterraneo. La vita intellettuale, profondamente decaduta sin dalla nne
del VI seclo, non si risvegli prima della fine dell'VIII; non abbiamo noti ..
zie sulla cultura dotta nel lasso di tempo intermed1O:: Pochissimi sono i rnanoscritti trditi in onciale, e tra essi difficile dire quali con una certa sicurezza siano stati scritti durante quei "secoli bui". Quando per, nel IX secolo, cominci la rinascita, il canone dei libri scolastici sembra sia rimasto invariato, ed erano ancora trditi quasi tutti i testi conservatisi sino alla nne dell'antichit, a condizione che si sapesse in quale biblioteca trovarli. L'unica apparente eccezione Menandro: intorno al 600 circolavano verosimilmente
ancora alcune delle sue commedie, ma pi tardi non se ne ritrova traccia in
alcuna biblioteca bizantina.
I bizantini ereditarono dall'antichit non solo i testi in se stessi, ma anche
l'attivit filologica e i modelli educativi, e in primo luogo il fatto che si do-
II . STORIA
DELLA
FILOLOGIA
GRECA
vesse imparare a scrivere in uno stile attico arcaizzante. Il lavoro di insegnanti e filologi fu per reso assai pi difficile dalle misere condizioni di vita e dalla scarsit di materiale scrittorio, finite ormai le forniture di papiro.
Sarebbe stata inevitabile la riduzione drastica dei testi antichi in circolazione,
se non vi fossero state due invenzioni che sembrano aver avuto luogo alla fi- '
ne dell'VIII secolo. La prima:la scrittura onciale di grandi dimensioni fu so-:
stituita dalla minuscola, con il conseguente notevole risparmio di materiale
scrittorio; la seconda: il vicino mondo ~arabo cominci a produrre la carta.
difficile dire quanto tempo ci volle prima che si diffondesse l'uso della carta,
ma sappiamo invece che nel giro di un secolo la minuscola divent la scrittura d'uso per quasi tutti i tipi di testo: il numero dei manoscritti superstiti
che si possono datare al IX secolo grande abbastanza per poter parlare di
un vero e proprio rinascimento della vita intellettuale. Da questo punto in
poi possibile di nuovo far storia .
!
. Sebbene le testimonianze siano molto rare, tuttavia sembra che un certo lavoro alle catene sia continuato durante i secoli bui: una premessa ad alcune catene ai libri
dei profeti, attribuita a un Giovanni Drungario altrimenti sconosciuto, del VII o
VIII sec.: cfr. F. FAULHABER, Die Propheien-Catenen nach rmischen Handschriften, Roma
1899, pp. 56-58 e 190-202; d recente la questione stata nuovamente esaminata nei
dettagli da G. DORIVAL,Les chanes exgtiquesgrecques sur les Psaumes, Louvain
Ma
sebbene le catene spesso fossero modificate con numerose aggiunte od omissioni
(cfr. per es. la descrizione delle catene ai Vangeli di]. Reuss, Matthdus-, Markus- und
[ohannes-Katenen, Mnster 1941), solo raramente si pu stabilire l'epoca e l'identit dei
teologi che compivano queste mocliche. A parte Fazio, l'unica altra figura di spicco
a noi conosciuta Niceta, diacono e maestro a Haghia Sophia alla fine dell'XI sec., e
pi tardi metropolita di Eraclea in Tracia (il suo commento a Matteo forse inusuale, poich non contiene quasi pi materiale di quei padri della Chiesa considerati non
ortodossi; cfr. ivi, p. 107).
.
2.1.2.
Atticismo egrammatica
Profonde e decisive furono le conseguenze della tradizione atticista: la lingua d'uso si era diversamente evoluta (vd. III 2.2.1 e 2.3.2), e non era certo facile scrivere in una prosa che volesse imitare i classici, Gran parte del tempo
e dell'energia di un maestro era dunque spesa nel compito di trattare dettagliatamente grammatica e sintassi classica. Allo scolaro non bastava un vocabolario tradizionale della lingua attica; furono necessari altri manuali, e perci fu scritta tutta una serie di libri scolastici. Nella tarda antichit TEODOSIO
132
2 .
(intorno al zoo) aveva messo insieme i suoi Canoni, liste di forme attiche corrette. Essi si dimostrarono utili per le scuole, e furono commentati da GIOVANNICI-IARAX,che attinse a scritti grammaticali di Erodiano per scrivere
brevi trattati sulle enclitiche e sull'ortografia. I commenti ai Canoni furono
abbreviati da:SOFRONIO,monaco e poi patriarca di Alessandria (840-860); l'epoca di Charax non si pu stabilire con sicurezza. Un'altra figura la cui cronologia difficile da fissare GIORGIO CI-IEROBOSCO
(intorno al 750-80o?),
forse archivista presso il patriarcato di Costantinopoli. Tra i suoi scritti si trova un prolisso commentario ai Canoni - lungo circa sette volte il manuale di
Teodosio - e Ulla serie di esercizi di analisi grammaticale dei Salmi. Essi
comprendono anche, inaspettatamente, una serie di note all'antico trattato di
metrica di Efestione (vd. IV 6.1), chiaramente pensate per i dotti che volevano imitare alcune forme metriche classiche. MICHELE SINCELLO(761-848
ca.), attivo a Edessa, redasse tra 1'810e 1'813una sintassi che divenne un manuale molto diffuso.
[Uno dei pi importanti lessici dell'et primo-bizantina, anonimo, la Synagoge,
ora edita da Le. CUNNINGHAM, Berlin-New York, de Gruyter, 2001. Su Tzetzes filologo: MJ- LUZZA'ITO, Tzetzes lettore di Tuddide: note autoJ!.raJesul Codice Heidelberg palatino greco 252, Bari, Dedalo, 1999.]
2.1.3.
Fazio
l'ambizione di essere considerato un grande filologo. Sebbene per tutta la sua vita
si sia dedicato alla burocrazia statale e alla Chiesa, e non a un'istituzione educativa, i suoi scritti sono una miniera di notizie sugli studi letterari, pi che le
opere della maggior parte degli altri autori bizantini. Il suo Lessico fa parte di
una serie di opere di riferimento pensate per esser utili non solo ai lettori dei
classici, ma anche agli scrittori atticisti principianti. La sua produzione teologica comprende opere sui Vangeli, nessuna conservata per intero: molte sue
osservazioni, per, sono attestate nelle catene. Uomo dalle letture straordinariamente ampie e dal raffinato senso dello stile, dette prova in molte occasioni delle sue doti filologiche, ed per noi una fortuna ch'egli abbia messo
per iscritto le sue esperienze di lettura. La maggior parte delle testimonianze vengono dalla cosiddetta Biblioteca (il titolo tradizionale e pratico, ma
non d'autore e implica erroneamente che l'opera rispecchi la sua biblioteca privata; tuttavia seguir la prassi usuale di citare ogni capitolo come "co133
II . STORIA
DELLA
FILOLOGIA
GRECA
2 LA FILOLOGIA
GRECA
A BISANZIO
Il metodo e le argomentazioni di Pozio suscitano spesso la nostra ammirazione: ma mentre le opere dei filologi suoi predecessori avevano avuto
normalmente una circolazione tanto ampia da divenire influenti, la Biblioteca
di Fazio fu scritta a uso di suo fratello e 110nper istruire un circolo colto, e ci
sono prove che quest'affascinante raccolta di materiale sia stata molto meno
consultata di quel che avrebbe meritato.
Alcune opere significative della letteratura bizantina sono conservate in un solo
manoscritto. La Biblioteca ha avuto un destino migliore, poich si trova nel manoscritto Mare. gr. 450 (del primo X sec.), 451 (XII sec.) e Par. gr. 1266 (XIII sec.); tutti
gli altri manoscritti sembrano essere stati prodotti nelle fasi pi tarde del Rinascimento italiano e sono datati al ijoo ca., o pi tardi. Le altre testimonianze per l'uso
dell'opera a Bisanzio si trovano in: A. DILLER, in DOP, a. XVI 1962, pp. 389-96 (ristampato con alcuni addenda nei suoi Studies in Greek manuscript tradition, Amsterdam
1983).
II . STORIA
DELLA
FILOLOGIA
GRECA
[Su Fozio vd. adesso: Fozio. Tra crisi ecclesialee magistero letterario, a cura di G. MENEMorcelliana, 2000, e i contributi (sulla storia delle edizioni di Fazio)
di L. CANFORA, La Biblioteca del patriarca. Fozio censurato nella Pranda di Mazzarino, Roma, Salerno Editrice, 1998; ID., Il Fozio ritrovato. Juan de Mariana e Andr Schott, Bari,
Dedalo, 2001; ID., Convertire Casaubon, Milano, Adelphi, 2002. Inoltre gli altri contributi specifici: G. CORTASSA, Fozio lettore di Enesidemo: il testimone e il critico, in Quaderni del Dipartimento di filologia, linguistica e tradizione classica (Torino) , vol, IX
1997, pp. 323-39; J. HAMMERSTAEDT, Photios ber einen verlorenen Codex mit Autoren des
vierten Jahrhunderts n.Chr. aus Mittel- bzw. Obergypten, in ZPB, val. cxv 1997, pp. 105-16;
G. DANBK, Iamblichs Babyloniaka und Heliodor bei Photios: Riferattechnk und Handlungsstruktur, in WS, vol. CXIII 2000, pp. 113-34; P. BLBUTERI, I manoscritti grec della Biblioteca
STRINA, Brescia,
2 . LA FILOLOGIA
GRECA
A BISANZIO
di Fazio, in QS,. vol. LI 2000, pp. 111-56; G. MENESTRINA, Fozio. Tra crisi ecclesiale e magistero letterario, Brescia, Morcelliana, 2000; M. Lo SACCO,Antonio Catiforo e Giovanni veludo interpreti di Fozio, Bari, Dedalo, 2003. Del Lessico di Fazio sorio usciti il primo volume (lettere A-D) e il secondo (E-M), a cura di C. THEODORlDIS, Berlin-New York,
de Gruyter, 1982 e 1998.]
2.2. LA FILOLOGIA
2.2.1.
Il X secolo
II .
[E lessico ~udaJ e la memoria del passato a Bisanzio, Atti della Giornata di studio, Milano, 29 aprile 1998, a cura di G, ZBCCHINI,
Bari, Edipuglia, 1999.]
2.2.2.
UX1secolo
I.: "intellettuale"
pi importante dell'XI secolo fu MICHELEPSELLO (10181078?; vd. IV5.2.5). Non solo fu professore di filosofia e consigliere fiduciario
a corte, ma anche un dotto versatile e dalla penna facile; la sua erudizione fu
invero in molti mbiti pi superficiale di quanto egli stesso avrebbe ammesso. Solo pochi dei suoi innumerevoli scritti sono qui di un certo interesse, e
cio i suoi trattati sullo stile di alcuni autori, pagani e cristiani, evidente il
suo entusiasmo per questi classici e la consapevolezza di aver ricevuto giovamento, come scrittore, dal loro studio approfondito; ma certamente un
punto debole la mancanza di citazioni, che avrebbero potuto corredare e sostenere i suoi giudizi. D'altra parte gli fa onore che in un trattato nel quale
confronta i romanzi di Eliodoro e di Achille Tazio (vd. IV3.3.2),metta in evidenza, a ragione, la pi complessa struttura narrativa di Eliodoro. Lo scritto
pi originale di questo gruppo, quello che risponde alla domanda se Euripide avesse scritto versi migliori di Giorgio di Pisidia (vd. IV5.2.1), autore, nel
VII secolo, di versi giambici su temi storici e teologici, l'ultimo ancora in
grado di rispettare le regole classiche della prosodia. Gi solo l'idea che potesse avere senso paragonare autori cos dissimili, mostra quanto difficile fosse per i bizantini capire davvero la tragedia greca; e lo stesso scritto, anche se
trdito in un unico manoscritto danneggiato e gi per questo difficilmente
comprensibile, senza dubbio un'opera assai deludente.
DYCK, Michael Psellus, the essays on Euripides
and on Heliodorus and Achilles Tatius, Wien 1986. curioso che tre
and George
ifPisidia
significativi manoscritti euripidei (Par. gr. 2713, Marc. gr. 471 e jerusalem Taphou 36)
possano essere stati scritti durante i decenni nei quali era al culmine l'influenza di
Psello.
[Sul trattato di Psello che compara la metrica di Euripide e quella di Giorgio di Pisidia vd. M.D. LAUXTERMANN,
The velocity of pure iambs: Byzantine obseruations on the metre and rhythm ofthe dodecasyllable, injByz, a. XLVIII 1998, pp, 9-33; altra bibliografia in
IV 5-2.5,]
2 . LA FILOLOGIA
GRECA
A BISANZIO
teneva anche due significativi anatemi: il primo contro quelli [... ] che seguono un corso di studi ellenici e non si fanno istruire solo per motivi culturali, ma seguono anche queste idee insulse, e credono loro come alla verit;
il secondo contro quelli che di loro spontanea volont inventano una descrizione della nostra creazione con altri miti, e quelli che credono vere le
idee platoniche , Queste restrizioni della libert di pensiero, tuttavia, non
furono spinte tanto oltre da causare l'esclusione di alcuni testi dal piano di
studi, e ancor meno da richiedere il rogo dei testi pagani (una pena che talora toccava invece agli autori eretici).
2.2.3. Eustazio e i suoi contemporanei
Nelle generazioni successive, quando fiad il seminario del patriarcato, il
personale degli insegnanti comprendeva anche un professore di retorica, tra
i cui compiti forse c'erano anche lezioni sui classici pagani. Il detentore pi
significativo di questa cattedra fu EUSTAZIO(1115-1195 ca.), che vi rinunci
quando fu ordinato vescovo di Tessalonica, intorno al 1175. La pi importante delle sue opere il commento all'Iliade, una poderosa compilazione di tutti gli scoli disponibili, che, come la Suda, fu considerata utile, tanto da essere
copiata spesso nonostante la sua lunghezza. L'autografo ancora trdito (Laur.
59 2 + 3) mostra che Eustazio fece del suo meglio per ampliare e correggere
la sua opera, incollando piccole strisce di carta con le note aggiuntive che riteneva necessarie. Grande fu lo spettro dei suoi interessi: lavor anche sull'Odissea, Pindaro, Aristofane e Dionisio Periegeta, e probabilmente fu responsabile della scoperta di un manoscritto con i cosiddetti "drammi alfabetici" di Euripide, che non erano inclusi nel piano di studi scolastico. Alcuni
filologi contemporanei hanno sostenuto la tesi che Eustazio sia stato un brillante critico del testo, e a lui sono attribuite molte eccellenti lezioni dell'epitome dei Deipnosoftsti di Ateneo; ma quest'opinione non affatto comprovata, e gli altri suoi scritti non danno anzi l'impressione di doti critiche straordinariamente acute; e mentre alcune delle congetture -la cui attribuzione
incerta - sarebbero state possibili a qualsiasi lettore intelligente, c' un passo
dove la correzione presuppone una conoscenza specialistica nell'onomastica,
che nessun bizantino avrebbe potuto avere.
[Vd. ora: Bustathii Thessalonicensis Opera minora. Magnam partem inedita, ree. P.
WIRTH, Berlin-New York, de Gruyter, 2000; M. NEGRI, Bustazio di Tessalonica. Introduzione al 'Commentario' a Pindaro, Brescia, Paideia, 2000.]
139
II .
2.3.1.
La prima figura significativa MASSIMOPLANUDE(ca. 1255-1305),che possedeva la non comune qualit di padroneggiare il latino; tradusse una serie di
testi (tra cui Ovidio), dai quali epur alcuni passi che gli sembravano scandalosi. Lui stesso, o alcuni appartenenti al suo circolo, potrebbe essere stato responsabile di analoghe "correzioni" nel testo di alcuni scritti di Plutarco.
Questo tuttavia un fenomeno sorprendentemente
assai raro nella storia
della filologia bizantina, e in generale non si fece alcun tentativo di intervenire su passi di Aristofane o di altri autori che sarebbero potuti apparire
scandalosi. Planude si prese anche la libert di omettere, nell' Antologia greca,
poesie su temi omosessuali, ma non esegu una censura sistematica. Dedic
gran parte del suo tempo alla preparazione di un'edizione completa di plutarco, uno dei suoi autori preferiti. La sua pi considerevole attivit come
141
II .
critico del testo si mostra nella sua trattazione dei Fenomeni di Arato (vd. IV
2.5.3). Planude era abbastanza esperto di astronomia per notare che diversi
passi non erano aggiornati allo stato delle conoscenze; perci nel suo esemplare (Edinburgh, Advocates' Library, ms. 18 7 15) li cancell, e al margine scrisse, in versi di suo pugno, un'esposizione "scientificamente" corretta.
Tutti i testi di tipo manualistico erano in principio esposti al pericolo di revisioni di questo genere, se li si voleva aggiornare o correggere; i testi letterari
sfuggirono abitualmente, per ovvi motivi, a una tale pratica.
Sebbene a Planude fosse familiare la poesia classica in tutta la sua variet,
non ebbe un interesse particolare per i testi drammatici. In quest'mbito un
eccellente contributo fu portato invece da DEMETRIOTRICLINIO,che sembra
essere stato in qualche modo in contatto con Planude (e pure con TOMMASO
MAGISTRO,autore di un lessico atticistico, che si occup anch'egli intensamente del dramma classico). Triclinio, attivo a Tessalonica all'incirca dal 1305
al 1320, trov l'unico esemplare dei drammi "alfabetici" di Euripide (Firenze,
ms. Laur. 322) e lo corred di annotazioni e correzioni. Comprendeva anche
la metrica meglio di chiunque altro dei suoi colleghi, ed era in grado, dopo
aver letto Efestione, di utilizzare le sue conoscenze per correggere molti passi di tragedie e commedie, soprattutto le parti giambiche; i suoi tentativi di
emendare la lirica corale furono meno felici, sebbene conoscesse il principio
della responsione strofica. Rivide il corpus di scoli trditi a pi di un autore, e
lo semplific in una maniera che fu certo gradita agli scolari del suo tempo,
atterriti dal peso della cultura antica, ma 10 meno ai filologi moderni, che
si sforzano al contrario di ritrovare ogni possibile traccia dell'erudizione ellenistica; redasse anche notazioni alla metrica di ogni parte dei drammi da lui
commentati e li design nostri. Anche se il suo lavoro fu di qualit diseguale, il suo nome appare spesso negli apparati critici di edizioni moderne,
cosa che non pu essere detta di nessun altro filologo bizantino.
[H.-C. GNTHER, Ein neuer metrischer Traktat und das Studium derpindarischel'l Metrik in
der Philologie der Palologenzei~ Leiden-Boston-Cologne, Brill, 1998; A. TESSIER, Demetrio Triclinio (ri)scopre la responsione, in La colometria antica dei testi poetici grea, a cura di B.
GENTILI
e F. FERUSINO, Pisa-Roma, Ist, editoriali e poligrafci internazionali, 1999,
pp. 31-49; L. DE FAVER!, Die metrische Triklinius-scholien zur byzantinischen Trias des Euripides, Stuttgart-Weimar, Metzler, zooz.]
Debbono essere menzionate ancora altre figure della prima et dei Pale 0logi. Il patriarca GREGORIODI CIPRO(morto nel 1290) conosciuto per la sua
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GRECA
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raccolta di proverbi, che in realt rappresenta solo il compendio di una raccolta preesistente. Di recente ha sortito risultati di rilievo l'analisi dei manoscritti di testi classici copiati di sua mano o da lui dati in commissione: dagli
escerpti sofoc1ei del manoscritto Escorial X 1 13 emergono cinque lezioni
prima ignote a tutti i manoscritti, ma congetturate da diversi filologi moderni. Poich gli altri testi della sua biblioteca privata non riservano analoghe
sorprese, e vi sono pochi segnali che i mediocri filologi bizantini fossero capaci di simili congetture, le cinque lezioni provengono verosimilmente da
una buona fonte che Gregorio era riuscito a scoprire. Come Planude e altri
contemporanei, anche Gregorio deve aver fatto il proprio meglio per setaeciare biblioteche abbandonate, nella speranza di scovare testi; c' motivo di
ipotizzare che fu allora portata alla luce una serie di manoscritti importanti e
le copie da lui redatte dimostrano perch i critici del testo osservino la massima recentiores non deteriores (vd. r 3.6.1). Tuttavia non sempre facile decidere se una buona lezione in un manoscritto di quest'epoca rappresenti una
congettura oppure il riemergere di una tradizione pi antica; perci c' stato
un lungo dibattito sul valore del manoscritto sofocleo Par. gr. 2712, e oggi si
accetta il fatto che rappresenti un ramo antico della tradizione. D'altra parte
gi alcune lezioni che si trovano in un esemplare delle Fenicie di Euripide
(ms. Ambr. L 39 sup.) paiono poter essere tentativi di emendazione; se le cose stanno cos ne consegue che Triclinio non fu l'unico crtico, all'inizio XIV
secolo, a mostrare un certo grado di competenza nell'avere a che fare con testi corrotti.
err.
Su Gregario
1. PR1lZ MARTINI, El patriarca Gregorio de Chipre (ca.124o-1290) y la
transmisin de los textos clsicosen Bizando, Madrid 1996. Sulla massima. recentiores non deteriores cfr. l'articolo cos intitolato di R. BROWNING, in BICS, val. VII 1960, pp, 11-21,
rist. nei suoi Studies on Byzantine history, literature and education, London 1977. Il manoscritto delle Penuie studiato da DJ. MASTRONARDE-].M. BIMMER, The textual tradition ofEuripides' (Phoenissae', Berkeley 1982, pp. 57 sg.
II .
gi citino passi da un qualsiasi testo classico per il quale non ci sia una fonte
precedente. Una delle poche eccezioni a questa regola TEODOROMETOCHITA(ca. 127-1332; vd. I 2.1 e IV 5.2.8), il pi importante ministro dell'imperatore Andronico II Paleologo, e autore di numerosi trattati, che sporadicamente sembra essere l'unica fonte per una citazione poetica o per un fatto
della storia antica. Scrisse anhe su molti autori classici, e il suo trattato pi
notevole un paragone tra Demosrene ed Elio Aristide. Corne altri bizantini tratt gli autori atticisti della Seconda sofistica sullo stesso piano degli
scrittori classici che imitavano; quel che eleva il tono delle osservazioni di
Metochita il comprendere l'importantissima differenza tra il contesto politico nel quale opera Demostene e le condizioni dell'impero romano.
[Da ultimo: THEODORE MBTOCHITES,
On Andent Authors and Philosophy. Semeloseis
gnomikai, 1-26 & 71, a cura di K. BULT,Gteborg, Acta Universitatis Gothoburgensis,
2002.]
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