POESIA MOZARABICA → con il crollo del regno visigoto, inizia nel 711 un ciclo
storico di fondamentale importanza per la Spagna, che si chiuderà nel 1492 con
la caduta di Granada e nel 1609 con l’atto di espulsione dei moriscos.
Al-Andalus, capitale delle Spagna musulmana, conobbe periodi di splendore
intellettuale senza pari → si osserva una precoce fioritura lirica che in parte
continua le tradizioni della poesia araba classica, in parte da luogo ad una nuova
produzione in lingua araba volgare. Parallelamente, viene coltivata anche una
lirica ebraica.
In questo ambiente molto ricco, viene introdotta verso il 900 una forma metrica
nuova detta muwashaha, che alla serie di versi lunghi monorimi (tradizionali
della poesia araba) sostituisce una poesia strofica a versi brevi secondo lo
schema: aa bbb aa ccc aa…
L’ultima parte dell’ultima strofa era chiamato jarcha → composta in arabo volgare
o dialetto romanzo.
L’invenzione di questo genere lirico viene attribuita ad un poeta di Cabra →
Muhammad ibn Hammud il cieco.
MUWASHAHA → coltivata da poeti arabi ed ebrei.
JARCHAS → rinvenute per la prima volta da Stern nel 1948 all’interno di
muwashaha.
PROBLEMATICHE:
1. Stabilire se la muwashaha sia un’invenzione araba o derivi dall’imitazione di
forme latine o neolatine a noi ignote.
2. Rapporto tra jarcha e muwashaha di cui essa fa parte
Il testo della jarcha viene presentato sempre come discorso diretto, posto in bocca
di donna e la sua congruenza con quanto la precede è spesso scarna → il poeta
passa alla jarcha ex abrupto.
La jarcha è in sostanza una citazione attribuita ad un personaggio diverso
dall’autore della muwashaha ma che parla in prima persona → essendo una
citazione viene spontaneo supporre la sua preesistenza o in una poesia romanza
fiorente in Al-Andalus o in una lirica romanza più antica (ipotesi più accreditata).
Questa poesia romanza antica rimane ad oggi molto enigmatica, le composizioni
arabe ed ebraiche che ce la tramandano risalgono alla seconda metà del XI
secolo, la più antica è però anteriore al 1042.
Al cospetto delle jarchas, preme stabilire il loro legame con uno dei generi
dell’antica lirica gallego-portoghese, le cantigas de amigo, e la lirica castigliana →
pur accettando l’ipotesi di un fondo comune, si osserva come la tradizione lirica
mozarabica (e le jarchas) non ebbe un successo tale da imporsi come più
importante rispetto alla tardizone gallego-portoghese.
Queste tre tradizioni sono in realtà di impostazione e gusto diverso, pur
utilizzando una tematica comune → è diverso il tramite attraverso il cui esse ci
giungono. Le jarchas rappresentano una selezione operata dai poeti arabi ed
ebraici nel patrimonio lirico romanzo.
CARATTERISTICHE → impianto semplicissimo che si realizza nel giro di un. Reve
momento di desiderio o di incertezza o di nostalgia. Assenza del gusto per la
metafora e mancanza di elementi tematici rurali.
ALTRI POEMI EPICI ANTERIORI ALLA METÀ DEL 200 → è evidente riflesso del
Cid nella leggenda del Cerco de Zamora → storia del re Sancho ucciso a
tradimento sotto le mura della città in cui assediava il fratello Alfonso e la sorella
Urraca. In questa leggenda il Cid diventa prima il coprotagonista dell’azione, per
poi assumere una parte in primo piano.
ALFONSO X ≪EL SABIO≫ → il suo regno segna una svolta importante per la
storia castigliana. Figlio di Ferdinando III (che aveva conquistato l’Andalusia),
sale al trono nel 1252. A lui si deve la presa di Murcia → nonostante il fatto che
per completare la guerra di Riconquista rimangano da conquistare ancora
Granada, sotto il suo regno, lotta secolare tra cristiani e musulmani sembra
pacarsi. In questo modo, però, la politica estera castigliana rimane priva di un
motivo centrale sentito dal popolo → le energie rivolte fino al quel momento per gli
scontri contro i mussulmani, si consumano in violenti scontri interni (che
saranno messi a termine solo dai Re Cattolici).
La Castiglia, con Alfonso X, si era molto ampliata a presentava una fisionomia
composita → c’erano molte minoranze arabe ed ebree e c’era un forte contrasto
tra vita agricola e pastorale del nord e vita urbana dell’Andalusia.
Questo re incerto e debole, ricco di aspirazioni ma destinato sempre
all’insuccesso, ha lasciato un’opera tra le più straordinarie del medioevo → un
insieme di lavori versatili e ampi che riassumono perfettamente la vita castigliana
del XIII secolo.
- Oltre 400 poesie liriche in gallego-portoghese → Cantigas de Santa María.
- Una compilazione legislativa → Siete Partidas → raccolta di leggi accompagnate
da spiegazioni razionali e riflessioni morali o filosofiche.
- Un’opera giuridica → Fuero Real.
- Due compilazioni storiche → Estoria de España e General e Grande Estoria.
- Alcuni libri magici.
- Undici trattati astrologici
- Un libro sugli scacchi ed altre opere minori.
Queste opere non furono tutte scritte esclusivamente da re → egli si circondava di
collaboratori, traduttori, estrattori di fonti, compilatori, estensori, poeti e musici.
Il re ‘fa’ un libro nel senso che ne mette insieme gli argomenti, li equilibra e li
ordina → dopodiché delega qualcuno che li metta per iscritto.
Il lavoro alfonsino si sviluppa dalla tradizione della scuola di traduttori di Toledo
e ne subisce anche l’influenza circa gli argomenti trattati. Esso dipende anche
dall’influenza che esercitano gli ambienti ebrei ed arabi → da essi sicuramente
ricava la rivendicazione del castigliano come lingua della prosa (allontanandosi
dalla produzione toledana).
Inoltre, per quanto riguarda la produzione toledana, al centro dei suoi interessi
c’erano sempre stati degli aspetti teorici, filosofici e scientifici → l’interesse di
Alfonso è invece esclusivamente pratico. Significativo è il suo totale disinteresse
per Aristotele, penetrato nella cultura europea attraverso Toledo.
OPERA DI ALFONSO → grande influenza sulla cultura castigliana ma pochissimo
eco fuori dalla penisola. Per questo motivo, essa rispecchia perfettamente la
specifica situazione culturale spagnola.
Estoria de España → prima opera troica del re. Le sue fonti sono molteplici: opere
storiografiche latine, qualche opera di storici arabi e cantares de gesta.
Compilando l’opera, non venne effettuata una selezione circa i materiali da
includere → si mirò ad integrare quante più notizie reperibili possibili.
L’identificazione di questa cronaca storica è stata possibile attraverso uno studio
di tutte le altre cronache fatto da Pidal.
Il valore di quest’opera come fonte storica è modesto. Tuttavia, la Estoria rimane
importante per la sua ampiezza e per la novità della prospettiva → per essa sono
state utilizzate anche fonti letterarie. L’opera non si occupa solo delle imprese dei
re, ma anche del mondo nobiliare.
Queste fonti letterarie (i canatres) conferiscono alla cronaca un valore particolare
→ sia perché essi sono andati quasi del tutto perduti, sia perché la loro
inserzione è prova di una valutazione positiva delle gesta castigliane come
documenti di pieno valore storico.
‘300 - PRIMI ESEMPI DI ROMANZO → ci sono due grandi opere che, iniziando
la narrativa in prosa, avviano la grande tradizione del romanzo cavalleresco.
Gran Conquista de Ultramar → fino XIII inizio XIV. Vastissima compilazione di
materiale francese. Il nucleo principale è costituito dalla storia delle crociate di
Guglielmo di Tiro. Come prologo, è narrata la storia del Cavaliere del Cigno
(anch’essa di provenienza epica francese). La sua struttura è amplissima e
scarsamente organica → è un trasferimento in sede romanzesca (piuttosto che
storica) dei procedimenti competitivi delle opere di Alfonso. Mette insieme tutto il
materiale attinente al tema, senza effettuare selezioni.
Una funzione analoga hanno avuto le versioni di testi sulla guerra di Troia →
anche Alfonsi X promuoverà traduzioni in prosa di questi racconti.
Libro del Cavallero Zifar → inizio XIV, primo romanzo originale. La prima parte,
che racconta le peripezie di Zifar, segue la falsariga dei romanzi bizantini → le
avventure sono dominate dal caso. La seconda parte, invece, rientra nella
tradizione didattica, con la fusione di esempi e sentenze. La terza parte, ha uno
spiccato carattere cavalleresco. È significativo che nell’opera si attui una sintesi
di materiale narrativo orientale e occidentale, aneddotico e romanzesco. Ls
procedura con cui si attua questa sintesi è tipicamente iberica → si rinuncia ad
una selezione.
JUAN MANUEL → la crisi interna iniziata con Alfonso X, diventa più grave nel
‘300. La nobiltà di sangue reale torna in primo piano. Di questa crisi si vedono
immediati riflessi nella vita di Juan Manuel, nipote di Alfonso X, nato nel 1282.
Fu co-reggente di Alfonso XI per poi entrare in lite con lui e schierarsi dalla parte
del re di Granada. Prima di morire nel 1348 torna affianco al re castigliano.
Juan Manuel trasferisce nella sua opera la crisi percepita all’epoca, soprattutto
riguardo il rapporto tra sovrani e nobiltà. La sua formazione letteraria è guidata
dall’esempio dello zio → fornisce un’edizione abbreviata della cronaca storica di
Alfonso X, la Crónica abreviada.
Tuttavia, Juan Manuel muta l’attenzione principalmente normativa di Alfonso X
in un ideale propriamente stilistico → le sue opere raggiungono una forma
definitiva e intangibile, a differenza di quelle dello zio che rimangono sempre
disponibili a revisioni.
Juan Manuel fu il primo autore castigliano a dimostrare una preoccupata
coscienza dell’inevitabile corruzione di una tradizione testuale → cerva di porvi
rimedio depositando in un monastero alcune copie-parametro delle sue opere
(oggi andate perdute).
Quasi tutta la sua opera rimane fedele al pretesto dialogico e utilizza lo schema
dell’esperto consigliere che ammaestra il giovane allievo → la sua opera è nutrita
dall’esperienza della vita, nonostante egli aveva una grande cultura.
- Libro del cavallero e del escudero → libro centrato sull’insegnamento della
prudenza e della discrezione. Assidua meditazione sui problemi della vita
cavalleresca.
- Libro de los estados → il quadro narrativo ha qui maggiore sviluppo. La storia è
ricava da un adattamento cristiano della storia di Buddha.
- Libro de los enxemplos del conde Lucanor e de Patronio → capolavoro della
prosa spagnola, raccolta di cinquanta esempi. Il pretesto dialogico e didattico fa
da cornice all’opera e racchiude cinquanta nuclei narrativi. Ogni volta, il conte
sottopone al suo consigliere un proprio concreto problema e Patronio gli
suggerisce il comportamento più adatto mediante un racconto da cui si ricava
una morale. La provenienza dei racconti è varia → alcuni provengono da
raccolte orientali, altri da fonti europee altri ancora da episodi storici o epici. Il
tipo di racconti è molto vario: ci sono apologhi, favole animali, favole
allegoriche, bravi aneddoti o trame più distese. Mancano del tutto i temi erotici.
I problemi posti dal conte sono sempre di comportamento → anche in questo
caso l’interesse di Juan Manuel è pratico e non teorico.
Con questa opera, l’esempio si avvia a diventare una novella → il racconto diventa
più autonomo.
Rispetto al discorso diretto, nei suoi racconti l’autore preferisce quello indiretto,
più riflessivo e dialettico, più sottile e sinuoso.
La novella diventa una sorta di indagine sulla natura umana → lo scopo
dell’autore non è raggiungere la vivezza drammatica nei racconti, ma spiegare u
comportamenti.
PERO LÓPEZ DE AYALA → nato nel 1332 da una famiglia nobile ma modesta,
crescendo alla corte di Perdo I di Castiglia.
STORIA → contro Perdo I insorge, assieme a delle truppe francesi, il fratello
Enrique conte di Trastámara. Il sovrano si rifugia a Sud e chiede aiuto alle truppe
inglesi → la guerra civile castigliana si mischia alle vicende della guerra dei
cent’anni, durante la quale Ayala è fatto prigioniero dalle truppe inglesi per un
breve periodo.
Quando con un inganno, Enrique riesce ad uccidere il fratello, viene incornato
come Enrique II. La Castiglia è alleata della Francia.
In questi anni, Ayala vive da protagonista un momento cruciale della storia
castigliana → il paese entra nella grande politica europea accanto alla Francia e
contro l’Inghilterra.
La crisi dei regno di Perdo I modifica profondamente la situazione interna della
Castiglia ed Ayala ha vissute queste vicende completamente schierato dalla parte
della nobiltà.
Della sua formazione giovanile non sappiamo molto, era un lettore accanito,
conosceva il latino e ha frequentato le corti avignonesi e francesi.
Quando fu prigioniero in Portogallo compose delle poesie che includerà nel
Rimado de Palacio → opera dall’aspetto composito dovuto alle diverse stesure.
Conta più di ottomila versi per lo più in cuaderna via ma con frequenti inserti
lirici. In esso si distinguono tre parti principali: una confessione, un quadro della
corruzione del mondo e un estratto versificato dei Moralia di san Gregorio Magno.
Il poema è in prima persona e vi si rinvengono tratti autobiografici → tuttavia
anche qui l’io si amplia, le colpe narrate sono quelle dell’umanità tutta, di cui il
poeta si erge esponente.
Il Rimado ci consegna una visione del mondo disincantata e più amara rispetto a
quella di Juan Manuel, perché alienata dalla tranquillizzante distanza tra
comportamento e norma etica.
La religiosità del poeta è intima e travagliata → egli informa la sua visione del
mondo ma sceglie forme più riservate suggerite dal vangelo e si risolve in colloqui
solitari don Dio e in confessioni di umiltà.
POESIA AGLI INIZI DEL REGNO DI JUAN II → periodo cruciale per la storia
politica e culturale. Alla morte del padre, Enrique III, Juan aveva due anni e
dunque ci fu un periodo di reggenza fino alla sua maggiore età → periodo di
relativa stabilità e ricco dal punto di vista culturale. I poeti di inizio ‘400 sono i
migliori esempi di questa nuova situazione culturale → il loro numero cresce e la
loro provenienza è molto eterogenea (cortigiani, nobili, uomini di fede, giullari).
Anche il pubblico cambia → i poeti non si rivolgono più ai nuclei di corte, ma ad
un pubblico che proviene da ambienti più compositi, spesso dotato di una cultura
di origine scolastica (approssimativa).
Di conseguenza i temi trattati sono nuovi → diventano frequenti poesie
d’occasione, una specie di cronaca poetica circa i momenti cruciali della storia
castigliana. Diventano di moda i ‘decires’, componimenti che trattano della
trinità, dell’immacolata concezione, della morte, del libero arbitrio.
Gli autori si sforzano di creare un nuovo ideale di poesia sostituendo all’evasione
e al gioco erotico un impegno culturale. In realtà questo ideale non è nuovo →
raccoglie quello del medioevo che voleva il poeta teologo ed esperto di tutte le
scienze.
Punto di vista formale → parecchie novità. La forma più impiegata è quella
dell’arte mayor. Il verso è carico di allusioni erudite, con un lessico aulico o
tecnico fortemente metaforizzato, il timbro è più difficile e contorto.
Rilevante è l’influsso dantesco, di cui si fa tramite Francisco Imperial → genovese
trasferitosi a Siviglia. Attraverso di lui, la poesia dantesca diventa un modello di
poesia dottrinale → Dante viene assunto come esempio di costruzioni allegoriche
complesse. Il suo influsso è al tempio stesso contenutistico e stilistico.
Dantismo → soltanto uno degli elementi che conferiscono in questa nuova lirica,
assieme a diverse nuove forme di religiosità provenienti dall’esterno.
Gonzalo Martínez de Medina → sivigliano di famiglia nobile, raccoglie spunti della
‘devotio moderna’ fiorita nei Paesi Bassi ed elabora una religiosità più intima e
ombrosa.
Un altro stimolo invece proveniente dall’interno era la polemica con gli ebrei e
l’apporto dei conversos → da qui nasce una gamma di composizioni dal
moralismo severo e corrosivo.
Nel ‘400, inoltre, si sviluppa verso il tema della morte una sensibilità nuova →
importante è l’opera anonima Danza de la muerte → il componimento consiste in
un dialogo tra la morte ed alcuni uomini (generici) che la morte invita alla sua
danza, nonostante essi tentino di fuggire. Alle classiche figure esemplari che già
comparivano nella letteratura, si aggiungono quella del religioso ebreo e quello
mussulmano.
MARCHESE DI SANTILLANA → la seconda parte del regno di Juan II, dal punto
di vista letterario è il momento della maturazione e della pienezza.
Iñigo López de Mendoza → figura predominante, nipote di Ayala. Crebbe nella
corte dello zio di Juan II e vi conobbe i maggiori scrittori catalani del tempo.
Grazie ai suoi meriti militari, ricevette il titolo di marchese di Santillana.
La sua casa fu uno dei poli della cultura castigliana di quel tempo.
Nella sua opera Proverbios l’autore sottolinea la possibilità di conciliare armi e
lettere, della quale lui si pone come esempio. L’opera conta 100 detti ricavati da
fonti varie, rielaborati e preceduti da un prologo.
Nonostante conoscesse poco il latino e il greco, la sua curiosità culturale permise
la diffusione dei classici in Castiglia → non minore fu il suo interesse per i testi
cristiani e per gli autori italiani.
Prohemio e Carta → opera nella quale definisce la poesia come fusione di bellezza
e utilità intellettuale o morale, come nobilissima scienza. Inoltre, disegna un
panorama della storia della poesia che abbraccia tutta l’area romanza,
distinguendo generi (anche quella popolare) e ponendo in risalto diverse figure.
OPERE → produzione vasta e multiforme, in essa confluiscono tutte le tradizioni
culturali del tempo. Il poeta ammira Imperial da cui riprende il gusto per
l’allegoria.
Caratteristiche → interesse per il destino terreno dell’uomo, stile scuro, retorica
complessa e rigore concettuale controllato.
Le sue liriche sono per lo più legate alla razione cortese → il poeta scrisse molti
sonetti sull’esempio petrarchesco. Tuttavia, egli non disprezzò una forma di
poesia più leggera e musicale. Notevole è una lirica dedicata alle figlie, nella quale
inserisce quattro villancicos popolari.
- Bías contra Fortuna → dialogo in strofe di arte menor. Bias è uno dei sette saggi
di Grecia, figura semi-leggendaria di uomo politico, capo militare e filosofo. Lui
è una figura esemplare in cui armi e lettere raggiungono una sintesi felice,
incarna la superiorità dell’uomo saggio di fronte alle severe prove della fortuna.
La fortuna è concepita come nemico, in grado di piegare gli uomini. Opera più
matura di Santillana.
La sua poesia trova il proprio punto d’arrivo in una concezione che reintegra in
un orizzonte cristiano il moralismo dei classici antichi.
POESIA MINORE → dopo la conquista di Napoli, la città divenne uno dei centri
più vivi della cultura umanistica. In questo periodo si designarono due gruppi
differenti di poeti, quello che rimasero esclusivamente in Castiglia, e quelli che
invece operarono anche a Napoli. Nel secondo gruppo rientrano Lope d’Estúñiga e
Carvajal.
Lope → la sua fama è dovuta all’ispirazione cavalleresca delle sue opere. Nelle
liriche d’amore, il poeta si designa come servo della sua donna e destinato ad un
perenne dolore che si risolve con la morte. Dal punto di vista tematico non c’è
nessun novità.
Carvajal → sue caratteristiche sono la varietà tematica e l’unità stilistica che
rispondono ai gusti della corte. Presto egli abbandona del tutto la poesia politica
ed anche quella d’occasione. Carvajal si dedica per lo più alla poesia amorosa
tenendo di modificale lo stile cortese avvicinandolo a quello popolare.
In Castiglia, parallelamente, è molto apprezzata al poesia satirica → nata dagli
sconvolgimenti politici del tempo.
- Coplas de Ay, panadera! → scritte dal padre di Lope dopo la perdita di una
battaglia.
- Coplas del provincial → anonime. Vengono presi in giro cavalieri e dame di corte
travestiti da frati e monache di un convento corrotto.
- Coplas de Mingo Revulgo → opera in cui popolo e aristocrazia dialogano.
Accanto alla satira impegnata, ce n’è anche un’altra più disinteressata e si
continua ovviamente la composizione di poesie di tematica amorosa, di poesie
d’occasione e di poesie comiche, burlesche.
Gómez Manrique → importante percha a lui si deve a prima composizione di testi
drammatici dopo un lungo periodo di silenzio del teatro spagnolo.
Verso gli ultimi decenni del ‘400 la tendenza a scrivere testi di tipo drammatico si
diffonde ampiamente.
- Diálogo entre el Amor y un viejo → l’azione drammatica ruota attorno al dialogo
tra un vecchio e Amore, antagonisti. Amore prima convince il vecchio a cedere
al suo abbraccio, e quando ci riesce rivela le sue illusioni. Qui, anche se
vengono ripresi i temi della tradizione cortese, c’è una prospettiva disincantata:
l’amore rivela i suoi inganni. Inoltre, l’aspetto moralistico escluso dalla poesia
cortese è qui reintegrato: l’amore è passione che uccide, è peccato.
JORGE MANRIQUE → l’esercizio lirico del ‘400 si riscatta nelle sue Coplas por la
muerte de su padre, sua opera maggiore. Sono 40 coplas costruite
armoniosamente → in esse, il poeta medita sulla caducità e sulla vanità della
vita, evoca personaggi di un passato immediato ma già svanito, descrive la morte
del padre, serena ed esemplare. Questi temi non sono nuovi, derivano dalla
poesia morale, e il tema dell’ubi sunt deriva da una tradizione antichissima.
Tuttavia, queste coplas hanno un forte taglio personale → rimane estraneo al
sensualismo macabro per la morte, l’ubi sunt non è un’occasione per mettere in
mostra la conoscenza di storia e personaggi antichi, il motivo della fortuna è
subordinato a quello della morte, il pessimismo si spoglia di ragioni filosofiche,
l’immagine della morte è cristiana e dunque serena e consolante.
Stile → molto composto, il verso è povero di aggettivi ma ugualmente evocante.
Manrique conclude la tradizione lirica del medioevo e la riscatta in questo
capolavoro eternamente personale.
LA CULTURA ALL’AVVENTO DEI RE CATTOLICI → il regno dei re cattolici
segna una svolta decisiva in Spagna, sia per la politica interna che esterna → la
Spagna acquista una posizione di primo piano che determina un contrasto con la
Francia. Vengono unite le corone di Castiglia e Aragona, termina la guerra di
Riconquista e viene scoperta l’America.
Nell’ambito della lirica cortese appaiono due novità principali → l’affermazione di
un gusto per toni e temi popolari e il fiorire di una poesia religiosa.
Il teatro quasi inesistente nel medioevo, inizia ora la sua tradizione iberica
assimilando l’insegnamento dell’umanesimo.
Nella narrativa, si impongono due generi → il romanzo cavalleresco e quello
sentimentale. In questo generi, i temi della civiltà cortese sono proiettati in un
gusto per il meraviglioso e il fantastico che corrisponde alle nuove esigenze del
pubblico.
Un esempio di romanzo cavalleresco è l’Amadís de Gaula → nel 1508 si stampa a
Saragozza un’opera intitolata Los cuatro libros del virtuoso caballero Amadís de
Gaula, redatta fra 1492 e inizio ‘500 da Garci Rodríguez de Montalvo.
L’autore ammette di aver semplicemente modernizzato e corretto tre libri antichi,
gli originali, aggiungendone un quarto sulle avventure del figlio di Amadís.
L’opera originale risaliva sicuramente al Medioevo, il protagonista viene già
menzionato in un’opera di metà ‘300. L’Amadís medievale è andato perduto →
l’unica cosa certa che si sa sull’originale versione dell’opera, è che essa doveva
chiudersi con un duello tra Amadís e suo figlio, ignari delle loro identità, e con la
morte del padre.
Quando l’opera originale fu redatta, probabilmente non godette di tanto successo
→ tra ‘300 e ‘400 gli intellettuali spagnoli avevano una concezione di cavalleria
estranea a quella dei valori cortesi dell’Amdaís.
Solo durante il regno dei re cattolici, quando i valori cavalleresco tornano a
coincidere con quelli dell’Amadís, tutto il genere cavalleresco può rifiorire, a prova
del distacco ormai consumato tra situazione culturale contemporanea e
situazione culturale del medioevo.