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La centralità dell’uomo........................................................................................................................................................................32
La medicina medievale
Il medioevo ereditò le conoscenze mediche del mondo classico attraverso la mediazione dei
monaci: i monasteri avevano spesso laboratori di farmacologia ed erboristeria. I testi medici
che circolavano nell’alto medioevo erano per lo più elenchi di piante che potevano essere
utilizzate per curare le varie malattie. La chirurgia, avendo a che fare con il sangue, era
giudicata un mestiere “imputo” ed era praticata soprattutto da persone di bassa estrazione
sociale.
Ad eccezione della celebre scuola di Salerno, fino al XII non esistevano altre scuole
specializzate nell’insegnamento della medicina, ma veniva tramandata con l’esperienza e la
lettura di manuali.
Solo con lo sviluppo delle Università nel XII sec, l’arte medica fu accolta tra le discipline
accademiche e la qualifica di “dottore” venne attribuita a chi aveva conseguito la laurea.
Tuttavia ancora a lungo la medicina fu esercitata soprattutto da ebrei e musulmani.
Nel Trecento quasi tutti i Comuni italiani stipendiavano un medico “pubblico” al servizio dei loro
cittadini, assieme a un chirurgo. Con la peste del ’48 però la fiducia verso i medici vacillò,
anche perché le terapie e le cure si rivelavano vane. Non di rado si tornò a fare ricorso a
rimedi più popolari e irrazionali, magici.
Solo alla fine del secolo si tenteranno nuove vie, con il nuovo impulso dato dagli studi di
anatomia e di fisiologia che porteranno verso la fondazione della medicina moderna.
L’origine della malattia
In quel periodo non si sapeva da cosa fosse provocata la malattia, molti pensavano che si
trattasse di un castigo divino.
Oggi sappiamo che a generare quella malattia letale è un batterio che viene trasmesso dalle
pulci annidate nella pelliccia dei ratti neri.
I roditori sono i primi a essere infettati, ma sono le pulci a trasferire il bacillo nel sangue
dell’uomo, dove prolifica e attacca le ghiandole linfatiche, provocando i caratteristici
”bubboni”.
Nell’uomo la peste bubbonica si accompagna a febbri altissime e allucinazioni, deliri e
fortissimi spasmi, nel 60% dei casi si verifica la morte.
I topi erano purtroppo numerosi nelle città medievali e fu proprio la loro massiccia presenza
insieme alle cattive condizioni igieniche a rendere così devastante il morbo.
È molto probabile che i ratti infetti siano arrivati in Europa con le navi attraverso le rotte
commerciali provenienti da Oriente.
Vennero obbligati a vivere in quartieri separati nel XV-XVI sec, ma anche prima dovevano
vivere in comunità ben distinte rispetto alla società.
Fanatismo antiebraico
A partire dal Basso Medioevo essi diventano il capro espiatorio di periodi di tensione o
calamità e gli vengono addossate colpe di empi riti (rubare le ostie per compiere riti diabolici,
bere il sangue di bambini) e di essere alleati con i musulmani per distruggere il Santo Sepolcro
a Gerusalemme.
Nella prima crociata del 1096 furono uccisi molti ebrei e nella peste del 1348 furono accusati di
inquinare i pozzi o di ingegnare stratagemmi per aumentare il contagio. La loro vita separata li
rende indiziati ideali.
La Chiesa, pur alimentando la polemica antiebraica con alcune preghiere e nel cerimoniale
liturgico (in cui si invoca la conversione dei “perfidi giudei”), interviene spesso per la loro
difesa.
Il collasso dell’economia europea
Calo demografico e sottoalimentazione
La peste provocò un calo della popolazione in tutta Europa, ma ancora prima, da inizio secolo
la popolazione era aumentata al punto da non riuscire da avere le risorse.
Ad esempio il bisogno di legname impedì di poter convertire le aree forestali in terreni di
coltura, il bisogno di lana spinse gli agricoltori a dare la precedenza ai pascoli anziché le
coltivazioni. Da qui anche i cereali cominciarono a scarseggiare e dopo qualche anno di
carestia la popolazione divenne sempre più esposta alle forme di malattie epidemiche.
Con l’arrivo della peste i prezzi dei prodotti agricoli raddoppiarono o triplicarono per l’aumento
della richiesta.
Poi però l’alto tasso di mortalità, dovuto alle carestie e alla peste, provocò il crollo della
domanda e determinò un forte calo dei prezzi.
Nelle campagne cominciò a scarseggiare la forza-lavoro e furono abbandonate anche alcune
terre già coltivate.
La maggior parte delle grandi banche europee, gestite da banchieri italiani, fallirono avendo
fatto prestiti ai sovrani dei maggiori stati europei che non restituirono le cifre.
Seguirono anche un decremento delle attività commerciali, crisi anche nell’industria tessile.
Movimenti di protesta
In Italia tra i movimenti di protesta rurale ricordiamo la rivolta di fra’ Dolcino (senza aver mai
preso gli ordini monastici, egli si definì “frate”, cioè fratello) nel ‘300 nelle montagne della
Lombardia e del Trentino.
Questa rivolta era diretta contro la corruzione del Clero e reclamava il ritorno della Chiesa ai
principi di povertà.
La rivolta fu soffocata da una crociata.
Il matrimonio quindi non era una libera scelta della donna, spesso esso era uno strumento di
alleanza tra casati o addirittura uno strumento di pacificazione tra schieramenti opposti.
Anche se per legge non era consentito celebrare il matrimonio prima dei 12 anni, le bambine
di condizione agiata venivano spesso prelevate dalle famiglie dei futuri mariti per essere
educate nell’ambiente in cui sarebbero poi vissute, in tal modo si vigilava anche sulla moralità
della fanciulla.
Per i maschi invece la situazione era diversa, soprattutto tra i ceti urbani, tra il 200 e il 400, era
difficile che un giovane si sposasse prima dei 20 anni e non di rado aspettava fino ai 30.
Si verificava così una situazione per cui uomini adulti si univano a fanciulle adolescenti.
La guerra si combatté via terra e via mare; la sua prima fase vide il vantaggio inglese,
riuscirono anche a catturare il re francese Giovanni II il Buono (successore di Filippo IV) che
morì in Inghilterra (1364).
Gli insuccessi del paese erano da ritrovare anche alla complicata vicenda sociale del paese,
che era colpito da rivolte interne di varia natura; finché il re francese Carlo V il Saggio (1364-
80) riuscì a risollevarlo.
Successivamente seguì un lungo periodo di pace (1380-1415), anche se nello stesso anno,
1380, il nuovo re di Francia Carlo VI scatenò una vera e propria guerra civile tra gli
Armagnacchi e i Borgognoni.
Anche in Inghilterra la situazione fu simile, il paese fu scosso da violenti moti popolari di
ribellione.
Il re inglese Enrico V superate le difficoltà interne riprese la guerra e, dopo alcune conquiste
inglesi, la situazione francese venne risollevata da Giovanna d’Arco (1412-1431) grazie alle
sue “voci” (nel 1920 è stata proclamata santa per alcuni miracoli avvenuti per sua
intercessione).
Dopo molte conquiste venne catturata nel 1430 dai Borgognoni e da questi ceduta agli Inglesi,
la giovane venne processata come strega ed eretica e condannata al rogo il 30 maggio 1431.
Nonostante ciò i Francesi continuarono a lottare con successo riuscendo non solo a
riconquistare i territori perduti con la guerra, ma anche i territori che da secoli appartenevano
alla dinastia inglese.
Così nel 1453 la guerra poteva considerarsi conclusa, solo la città di Calais rimase agli inglesi,
finché a metà del ‘500 tornò in mano francese.
Parlamento
Già sul finire del XIII sec. nelle monarchie nazionali di Francia e Inghilterra, e nei regni cristiani
della penisola iberica, erano sorte delle assemblee rappresentative dei ceti aristocratici, eredi
delle diete nobiliari dei tempi di Carlo Magno.
Inizialmente aperte solo alla nobiltà e al clero, col tempo cominciarono ad includere anche i
rappresentanti della grande borghesia, mercanti e venditori nelle mani dei quali si
accumulavano denaro e capitali.
Nei regni di Castiglia e di Aragona le assemblee presero il nome di Cortes.
In Francia presero quello di Stati generali o Terzo stato, poiché formato dai rappresentanti
delle tre classi (o stati) sociali più importanti: clero, nobiltà e borghesia; il Parlamento invece
era un’istituzione del tutto diversa, con compiti giudiziari e non legislativi.
In Inghilterra il primo nucleo di Parlamento fu creato con la Magna Charta nel 1215, solo nel
1242 prese il nome di Parlamento.
2 Reconquista = dall’VIII sec. in Spagna si erano stanziati I Mori. A partire dall’XI sec. cominciò il contrattacco dei regni
cristiani (Reconquista appunto). Nel 1236 agli Arabi rimasero il regno di Granada.
3 Campanilismo = attaccamento alla propria città e conseguente rivalità con i centri vicini.
Il regno arabo di Granada
Rimaneva nel sud il piccolo regno arabo di Granada, che risparmiato dalle lotte interne
presenti in quasi tutti gli altri stati, prosperava economicamente e culturalmente riuscendo a
dare vita a uno dei più fiorenti centri di scambio e di commercio famoso per le pietre
preziose, le pelli, le armi e i prodotti pregiati che provenivano dall’Estremo Oriente, dalla Cina
e dalla Mongolia.
La città era popolata da Mori, cristiani ed ebrei che convivevano pacificamente in un clima di
perfetta tolleranza.
Stato e nazione
Mentre lo stato è un’entità politica, che esercita sovranità sul territorio, la nazione è un’entità
socio-culturale riferita agli individui uniti da una comune appartenenza linguistica, culturale, di
tradizione e mentalità.
Per Stato nazionale, soprattutto in Europa si intende la coincidenza dell’idea di entità
territoriale con quella di idea culturale.
Le grandi monarchie di Francia, Inghilterra e Spagna divennero Stati territoriali ben prima di
essere nazioni, e lo Stato ha contribuito a fortificare le etnie presenti nei loro territori,
unificandole sotto un’unica autorità politica.
In Germania e in Italia invece, lo Stato si è formato molto più tardi, a fine Ottocento, e in
seguito a guerre e lotte per l’indipendenza e per l’unificazione della “nazione”, frazionata fino
ad allora in diversi Stati territoriali.
L’assolutismo monarchico si lega alla Chiesa
Ferdinando e Isabella si impegnarono a rafforzare l’identità etnica e religiosa della nascente
nazione spagnola.
Nemici dell’unità della Spagna erano considerati non solo i musulmani, ma anche gli ebrei,
perseguitati ed espulsi dalla penisola allo scopo di raggiungere il folle mito della purezza di
sangue.
Per smascherare finti cristiani, eretici, ebrei o islamici falsamente convertiti, Isabella e
Ferdinando istituirono il tribunale dell’Inquisizione spagnola che usò mezzi particolarmente
violenti e crudeli e non di rado venne usata per eliminare chiunque andasse contro il potere
della casa regnante.
Con il loro operato Isabella e Ferdinando guadagnarono il titolo di “re cattolici” da parte del
papa Alessandro VI nel 1494.
La monarchia spagnola, più di ogni altra monarchia europea, restò condizionata da una stretta
unione tra politica e religione, che si rivelò in più occasioni elemento di oppressione contro
ogni libertà di pensiero e di fede.
I principati russi
Il regno destinato ad avere uno sviluppo e un rilievo di gran lunga superiori agli altri fu quello di
Russia.
Le sue origini risalgono a un insieme di piccoli principati fondati tra il X e l’XI sec. dai Vareghi,
una popolazione vichinga, ovvero di origine scandinava. Essi venivano chiamati Rus’ o Rosy
dagli slavi e da loro derivò il nome latino Russia.
Ripresero nuovamente l’avanzata verso l’Europa e, sotto il sultano Solimano, detto “il
Conquistatore” e “il Magnifico” (1520-1566), dopo aver conquistato il regno d’Ungheria,
giunsero fino alle porte di Vienna.
Bisogna però precisare che nei Comuni vigeva non una mentalità democratica, ma una
mentalità feudale secondo la quale la gestione politica spettava solo ad alcuni ceti
privilegiati.
4 Oligarchia = letteralmente “governo di pochi”; termine usato in riferimento a governi composti da un ristretto numero di
famiglie aristocratiche.
La nascita delle Signorie
Tra il XIII e il XIV sec. si verificò il passaggio dal Comune alla Signoria, ossia una specie di
governo assoluto di un signore, il quale, pur lasciando apparentemente intatte le forme del
regime comunale, riuniva in sé tutti i poteri.
Questo importante passaggio avvenne dapprima nell’Italia settentrionale (Lombardia e Veneto)
e poi nell’Italia centrale.
La Signoria inoltre, generalmente non si impose con la forza, ma nacque per libera decisione
del Comune, espressa con voto dell’assemblea popolare cittadina.
Non mancarono tuttavia casi in cui una Signoria venne imposta con la violenza e quindi nella
totale illegalità.
Da metà del ‘400 per circa un secolo, il governo passò dai Visconti agli Sforza.
Nella metà del ‘300 Genova, già indebolita da lotte interne tra nobiltà e popolo grasso, viene
sconfitta da Venezia.
Il governo oligarchico, in qualche decennio nelle mani di una sola famiglia, i Medici, che
trasformarono Firenze in Signoria.
Fu Cosimo dei Medici detto il Vecchio (1389-1464).
1454 la pace di Lodi, poneva la fine alla lunga guerra tra le città di Napoli, Venezia e Francia
contro Francesco Sforza, Signore di Milano.
La pace consolidò il sistema degli Stati regionali italiani.
Nello stesso anno le cinque maggiori potenze italiane (Milano, Venezia, Firenze, Napoli e
Stato della Chiesa) si unirono nella Lega italica per evitare conflitti che potessero minare gli
equilibri raggiunti.
La pace di Lodi assicurò una tranquillità per quarant’anni (1454-1494), durante le città
divennero sufficientemente ricche da poter finanziare quel periodo di fioritura artistica e
culturale che prese il nome di Rinascimento.
L’unico modo però per ristabilire l’ordine completamente era il ritorno del papa a Roma.
Ciò avvenne nel 1377, Gregorio XI pose fine alla cattività avignonese tornando a Roma.
Il Grande Scisma d’Occidente
Gregorio XI però morì l’anno dopo, nel 1378 e per la nomina del successore la cristianità
occidentale si spaccò in due.
Vennero nominati due papi, uno in Italia e uno in Francia.
Germania, Inghilterra, Fiandre, Polonia, Ungheria e vari stati italiani (tranne il regno di Napoli,
perché governato dai filofrancesi angioini), si schierarono con il papa italiano Urbano VI
eletto per acclamazione popolare a Roma.
Francia, paesi iberici, Napoli, Scozia riconobbero il papa francese Clemente VII, nominato dai
vescovi francesi.
Il Grande Scisma d’Occidente si protrasse dal 1378 al 1417, quando dopo complicate
vicende, il collegio cardinalizio del 1414 nominò nel 1417 papa Martino V che venne
riconosciuto come unica guida cattolica.
A causa di questo periodo di instabilità del papato però, il papato perse di credibilità e
cominciarono ad affermarsi le chiese nazionali, come ad esempio il movimento religioso di
John Wycliffe in Inghilterra e Jan Hus in Boemia.
Il degrado morale della Chiesa in tale quadro era aumentato a tal punto che il nepotismo
andò sempre peggiorando nella seconda metà del Quattrocento.
Per Grande nepotismo si intende nella storia della Chiesa il periodo tra metà del XV fino alla
metà del XVI.
Tra il 1435 e il 1458 il regno di Sicilia e di Napoli furono temporaneamente riuniti sotto l’unica
corona di Alfonso V di Aragona, il Magnanimo, sovrano di Sicilia e di Aragona conquistò
Napoli.
Alla sua morte però i regni vennero divisi nuovamente tra i due figli. Si tornò così alla stessa
separazione sancita dalla pace di Caltabellotta.
L’Italia contesa da Francia e Spagna
Dopo la morte di Lorenzo il Magnifico (1492) riemerse la conflittualità latente tra le principali
potenze italiane.
Inoltre ci fu la lotta per la successione al trono di Napoli, scatenata dalla morte senza eredi del
re Ferdinando I di Aragona, nel 1494.
Da qui ci furono varie rivendicazioni:
• i sovrani spagnoli d’Aragona, i più vicini in via ereditaria
• il re di Francia Carlo VIII (1493-1498), erede di quegli Angioni che regnavano fino a 50
anni prima.
Egli vedeva in Italia una base operativa per una crociata contro i Turchi, per ottenere
l’accesso ai ricchi mercati d’Oriente e di risolvere i problemi finanziari.
Nel 1494, Carlo VIII scese contro gli Aragonesi di Napoli e attraversò tutta la penisola
indisturbato, a volte anche ben accolto.
A Firenze il popolo si ribellò per l’accondiscendenza di Pietro dei Medici, i Fiorentini insorsero
e fecero cadere la Signoria per instaurare una repubblica.
La guida fu il domenicano Girolamo Savonarola, il quale fece approvare alcune leggi favorevoli
al popolo, però gli si schierarono contro le classi nobiliari e nel 1497 Savonarola venne
condannato a morte come eretico.
Dopo la tappa fiorentina, Carlo VIII scese fino a Napoli, sbaragliando gli Aragonesi.
Allora ci fu la reazione dei principi italiani, che, per timore di perdere la propria indipendenza, si
strinsero in una Lega antifrancese, a cui parteciparono anche l’imperatore Massimiliano
d’Asburgo e il re di Spagna Ferdinando il Cattolico.
Carlo si affrettò allora a risalire, ma dovette scontrarsi vicino Parma nel 1495 contro la Lega e
ne uscì miracolosamente salvo.
Nonostante si fosse risolta con il ritiro delle truppe, Carlo mostrò quanto facile fosse
impadronirsi di quell’Italia che era lacerata dalle discordie e rivalità dei diversi Stati.
I Luigi XII e Ferdinando il Cattolico si accordarono per conquistare Napoli e avrebbero spartito:
Abruzzo e Campania alla Francia, Puglia e Calabria alla Spagna.
Però quando si trattò di dividere effettivamente il territorio, i due scesero alle armi e gli
spagnoli risultarono vincitori e restarono padroni dell’Italia meridionale, mentre i francesi
dovettero accontentarsi del ducato di Milano.
Si avverte un forte desiderio di rinnovamento in ogni ambito culturale, dalla poesia alla pittura,
dall’urbanistica allo studio della natura e dalla filosofia alla politica e alla storia.
È il Rinascimento il periodo artistico in cui avviene ciò, soprattutto riscontrabile nell’arte italiana
tra il XV e il XVI secolo.
Esso però coinvolge: Francia, Italia, le Fiandre, l’Europa settentrionale.
In Italia il rinnovamento letterario e artistico è strettamente correlato alla fioritura delle corti
signorili.
Ci fu una riscoperta della civiltà classica e cominciò una febbrile ricerca delle opere
antiche conservate nelle biblioteche o nei conventi.
Un forte impulso alla riscoperta dei classici venne anche dagli intellettuali bizantini in fuga
da Costantinopoli in seguito alla conquista ottomana (1453).
Costoro arrivarono in Italia a Firenze, Venezia, Roma e portarono con sé una considerevole
quantità di manoscritti di autori greci, da Aristotele a Platone, Omero, etc. Essi portarono
inoltre la conoscenza della lingua greca antica.
L’arte diventa uno strumento per l’elevazione dell’anima e per osservare e conoscere la
natura e l’uomo.
Essa assunse anche una dimensione scientifica, Leon Battista Alberti concepì l’arte e la
scienza come attività dell’ingegno umano unite dalla matematica. In questo periodo venne
teorizzata la prospettiva.
Umanesimo/Rinascimento
Il periodo che va dalla metà del 300 alla fine del 500, viene comunemente detto età
umanistico-rinascimentale, per riunire in un unico concetto due diverse fasi:
• L’Umanesimo, che si sviluppa nel 400 ed è più direttamente legato all’imitazione delle
opere antiche
• Il Rinascimento, l’originale rifiorire artistico e culturale che caratterizza il 500,
soprattutto in Italia
La definizione di Rinascimento compare a partire dalla metà dell’800 (1860, La civiltà del
Rinascimento in Italia – J. Burckhardt).
La centralità dell’uomo
Il pensiero umanista si pose come sintesi tra la concezione cristiana del mondo e della vita e la
tradizione classica.
Nell’antichità il valore dell’esistenza si basava sulla vita terrena. L’uomo antico aspirava a
godere dei beni materiali, la morte era vista come luogo di pena, il tutto regolato dal concetto
che l’uomo è artefice del proprio destino.
La concezione venne cambiata dal cristianesimo, che cominciò a porre limiti sulle forze
dell’uomo e a circoscrivere il valore della vita terrena per esaltare il valore della realtà spirituale
e della morte come inizio della vita vera.
Secondo gli umanisti: l’uomo è artefice del proprio destino ed è mosso da una naturale
aspirazione verso la realtà spirituale e ultraterrena.
Se la cultura medievale si era basata sulle divinae litterae, cioè le Sacre Scritture e opere
religiose, la cultura umanistica si basò sulle humanae litterae, cioè le opere di origine classica.
Fu in questo periodo che Lorenzo Valla (1405-1457), che analizzando il lessico e lo stile della
Donazione di Costantino, il testo su cui il papato fondava la legittimità del potere temporale,
dimostrò che si trattava di un falso dell’VIII sec. e non il documento con cui l’imperatore
Costantino aveva donato a papa Silvestro delle terre da governare (Valla rilevò incongruenze
linguistiche e storiche, come la menzione di Costantinopoli che all’epoca non era ancora nata
e l’uso di termini posteriori al IV sec., per es. feudo.
La Chiesa cattolica difese ancora per secoli la tesi della sua originalità).
Divenute più precise col tempo, causarono il declino della cavalleria feudale. La diffusione
delle armi da fuoco rafforzò le monarchie, le sole a poter disporre delle enormi somme
necessarie per sostenere l’organizzazione e il mantenimento dei reparti dotati di artiglierie e
armi da fuoco.
La polvere da sparo quindi contribuì al progressivo consolidamento del potere regio a
danno dei piccoli Stati, che non erano in grado di mantenere tali eserciti.
L’invenzione della stampa
Nel medioevo un libro scritto a mano era un lusso, un oggetto raro riservato ai monasteri, ai
principi o a qualche ricco privato a causa dei costi elevati.
Johannes Gutenberg (1400-1468), nel 1454 inventò la macchina per stampare in tempo
abbastanza breve qualsiasi scritto letterario e scientifico. Il suo primo libro realizzato fu una
Bibbia.
Le tipografie furono allestite in molti paesi, ma il primato fu conquistato in pochi anni dall’Italia
e in particolare Venezia divenne il centro tipografico più importante d’Europa.
La fabbricazione della carta, già conosciuta dai cinesi nel II sec., giunse in Europa solo agli
inizi del XII grazie agli Arabi.
Si continuò a preferire la pergamena perché, anche se più costosa della carta, si deteriorava
con più tempo.
L’utilizzo della carta rimase vietato per la redazione di documenti pubblici e ufficiali, almeno
fino a quando i maestri cartai di Fabriano, nelle Marche, introdussero migliorie tecniche di
produzione che impedissero la formazione di muffe.
La carta si impose grazie alla diffusione della stampa a caratteri mobili.