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NOVECENTO-PROSA
- La crisi del romanzo
La crisi dei valori simbolisti, naturalisti e realisti si mostra in tutta la sua forza nel 900. Inoltre, la diffusione
della piscanalisi Freudiana, della filosofia Bergsoniana e Nietzscheana portano alla crisi del romanzo
tradizionale. Jacque Riviere in un saggio del 1913 sottolinea la necessitá di un cambiamento dell’impianto
prosaico tradizionale. Ad accogliere il suo invito sono degli scrittori che entrano a far parte del genere dei
récit poetique, caratterizzato dai seguenti dettami:
1. Ci si svincola dalla concezione realistica delle ambientazioni, che assumono significato mistico e
onirico
2. Ci si svincola dalla linearitá cronologica. Si procede per istanti, o per dilatazioni
3. Il personaggio diventa emblematico e allegorico
I romanzieri che accolgono queste idee sono Fournier (Grand Malneuse) , Cocteau (Enfants Terribles),
Giradoux ( Suzanne et la pacificque), Colette (Le Blé en herbe) tutti caratterizzati dall’introduzione e la
valorizzazione di personaggi adolescenti che permetto all’immaginario di aprirsi.
A livello tecnico, le riflessioni si concentrano sul tempo e sul punto di vista. Da un lato infatti, il tempo
non viene piú concepito come sistema assoluto, ma viene colto nella sua relativitá: si parla di tempo
interiore, della coscienza. Queste considerazioni si traducono formalmente con l’utilizzo del monologo
interiore e del flusso di coscienza, appreso da Joyce. A differenza degli inglesi peró, nel romanzo francese
il flusso è utilizzato in maniera episodica e non rimuove l’impianto cronologico lineare che rimane come
base. Per quanto riguarda il punto di vista, saranno Gide e Proust a rifondarne la natura.
MARCEL PROUST
La vita di Proust è divisa in una prima fase, in cui la sua frequentazione dei salotti dell’alta societá lo condurrá
ad un’attenzione critica nei confronti della societá mondana e una seconda parte, in cui si occuperá della sua
opera maxima, Á la recherce du temps perdu. Giá precedentemente aveva redatto novelle che riprendevano
gli stessi temi del capolavoro; lavora anche ad un romanzo, poi uscito postumo, Jean Santeuil, in cui descrive
l’epifania di un uomo che scopre la sua vocazione letteraria. Nel frattempo, scopre le opere del critico tedesco
John Ruskin, grazie alle quali si libera dalla presunzione decadente di conferire all’opera una finalitá
puramente estetica, e non piú etica. Scrive Pastiches, in cui parodizza e imita lo stile di molti scrittori francesi, e
Contre Saint Beuve, opere fondamentale, poiché confuterá il metodo del celebre critico secondo il quale
l’opera dello scrittore è necessariamente legata e imprescindibile dalla biografia del suo autore (tantoché nella
recherche svincolerá il protagonista da sé).
Á la recherche du temp perdue- Nel 1909 inizia a redigere la Recherche, che finirá con l’essere composta da
ben sette volumi. È la storia della vocazione artistica di un personaggio, il quale prende consapevolezza di sé
solo alla fine dell’opera, quando retrospettivamente riflette sulle esperienze avute in un momento di tempo
perduto, che puó essere recuperato solo tramite un processo di reminiscenza. In realtá, alcuni critici osservano
che l’opera ha una natura filosofica, poiché si configura come una ricerca della Veritá, alla quale si puó
pervenire solo tramite la letteratura. La veritá si conquista con l’interpretazione dei segni esteriori, incontrati
casualmente dal soggetto e poi rielaborati. In questo senso, il tempo è fondamentale, poiché la veritá si
raggiunge solo con un processo lento di comprensione dei segni. I segni dell’opera sono di tre tipi: 1) segni
mondani, che rinviano a se stessi 2) i segni dell’amore, che sono menzogneri 3) i segni sensibili, che sono
spesso insignificanti e sono ricchi di senso, spesso difficile da decifrare e hanno significato analogico, poiché
rinviano ad altro. Quando si manifesta un segno, ció che ne consegue deve essere fissato e alla letteratura è
affidata questa capacitá: restituire il rapporto analogico fra segno e ció a cui rinvia. A livello formale, assumono
ovviamente importanza le metonimie, le figure analogiche, le metafore che mettono in risalto questi due
elementi comuni aldilá della loro contingenza. Sembrerebbe una dottrina quasi platonica, quella di Proust, che
va alla ricerca dell’essenza intemporale, con la differenza che non c’è trascendenza, non si ricerca in un mondo
ideale ció che il segno fortuito vuole comunicare: si puó accedere a queste rivelazioni sono attraverso
l’esperienza sensoriale del mondo materiale.
ANDRÉ GIDE
Anche la vita di Gide è tesa fra un primo momento di frequentazione dei salotti francesi e una formazione
letteraria in ambiente simbolista e una fase ulteriore, di completo distacco. Lo spartiacque è rappresentato da
un soggiorno in Tunisia, in cui Gide comprende la sua omosessualitá e rifiuta le costrizioni morali entro le
quali era stato relegato. Torna a Parigi e pubblica Paludes, una sotie (testo drammatico/satirico), che si presta
ad una duplice lettura: da una parte, sembra concentrarsi sul deridere l’ambiente precedentemente
frequentato, che dopo la sua esperienza appare vacuo; dall’altra invece crea un raffinato giochi di specchi,
configurando l’opera come un racconto nel racconto: infatti, attraverso la mise en abyme racconta la vicenda di
uno scrittore che vuole scrivere un romanzo, il cui personaggio principale di chiama Tityre. Gide non vuole
creare solo un metaracconto, ma spostare l’attenzione proprio sulla genesi dell’opera e mostrare i meccanismi
che ne portano alla nascita. Ci sono vari piani di lettura, quello dell’autore, quello del narratore e quello di
Tytire.
Dopo Paludes, la sua attenzione si sposta sull’analisi degli aspetti piú controversi della sua personalitá, per le
implicazioni etiche e morali imposte dalla societá. Redige tutti sotie e récit, in cui si indaga sempre la tensione
dei protagonisti di liberare la loro energia, essenza e sensualitá e la coercizione borghese declinata sottoforma
di strategie educative ipocrite e imbriglianti. Gide avverte peró l’insufficienza delle prose da lui utilizzate,
poiché i sotie non criticano in maniera acuta e i récit risultano troppo individuali per essere creduti. È da qui
che l’autore decide di approcciarsi al romanzo con Les Faux Monnayeurs. L’intento è di demolire il romanzo
mimetico utilizzando esso stesso: l’imitazione della realtá per Gide è del tutto illusoria poiché finge di non
essere finta e non riesce a cogliere la realtá. Utilizza anche in questo caso la mise en abyme, riflettendo ben 4
piani: 1. Quello dell’autore 2. Il diario del protagonista che vuole scrivere un’opera che si chiama Les Faux
Monnayeurs 3. Il diario di Gide a cui affida la gestazione dell’opera 4. Il diario intimo di Gide, in cui vi sono
considerazioni sull ópera. Egli crea un complicato gioco di specchi, e affidando la sua voce alla prima persona
abbandona tutta l’oggettivitá. Egli non vuole rappresentare la realtá, ma mostrarla mentre essa prende vita e
dare l’impressione delle potenzialitá avverabili.
TEATRO
- Corrente moralizzatrice: Bataille ad esempio. Critica costumi, comportamenti, abitudini dell’epoca. È
un teatro affidato al linguaggio e non ha alcuna innovazione
- Nuova drammaturgia: si sviluppa a partire dalle innovazioni scientifiche che mostrano l’importanza
della regia e grazie al contributo di André Antoine. Il regista non è piú solo direttore, ma anche
responsabile dell’interpretazione del testo. La tendenza di Antoine è del tutto naturalista.
- Teatro simbolista: Ligné Poe. Rinuncia alla rappresentazione mimetica per la stilizzazione del gioco
drammatico.
ESISTENZIALISMO
L’esistenzialismo concepisce la filosofia non come sapere astratto, ma come impegno del singolo nella ricerca
del significato della possibilitá dell’esistenzanza. La filosofia on è pura speculazione, ma deve approcciarsi alla
concretezza ontologica.
JEAN PAUL SARTRE
Il percorso intellettuale di Sartre inizia proprio dalla pretesa di ricondurre la speculazione filosofica a problemi
concreti dell‘uomo. Dalla filosofia husserliana riprende il concetto di intenzionalitá, secondo cui la coscienza è
un atto che inteniona un oggetto esterno: in tal modo, la coscienza esiste solo in quando rapportata a
qualcos’altro, esiste come “coscienza di’’. Ne consegue il rifiuto della vita interiore e la separazione fra
individuo e reale. L’io è esterno, poiché si forma a contatto con gli oggetti che intenziona: l’uomo è quindi
sempre dislocato fuori di sé, poiché l’io è tale solo in rapporto ad altro. Ne consegue che l’uomo non ha
alcuna stabilitá, e di conseguenza è libero di seguire un progetto scelto da lui stesso, di seguire le possibilitá
dell’esistenza. Il primo romanzo, La nausea (1938), si inquadra proprio entro questo sistema di pensiero. È
redatto sotto forma di diario, in cui il protagonista, Antoine Roquentin, annota la sua esperienza andando alla
ricerca dei motivi del suo stato di malessere. Il protagonista, abbandonando i filtri e le ipocrisie che mistificano
la sua visione avrá coscienza del proprio disagio e ne troverá la causa. Egli prende coscienza del fatto che
l’esistenza umana è completamente ingiustificata, accessoria e ogni tentativo di dimostrare il contrario è
prerogativa borghese. Sartre crede che sia impossibile avere illuminazioni o epifanie che rivelano il senso della
vita, cosí come sosteneva Proust: anzi, sono proprio questi momenti privilegati che dischiudono il non senso
del tutto. A livello formale, Sartre trasforma la temporalitá del romanzo, basandosi solo sul presente della
coscienza. Le scelte formali sono motivate anche dalla scoperta di autori americani, come Faulkner e Dos
Passos. In seguito redige il ciclo I cammini della libertá, nati in seguito all’esperienza bellica; questi si
concentrano sulla libertá dell’uomo rispetto alla contemporaneitá e alla sovrastruttura. Subito dopo la guera
scrive un phamplet manifesto che prende il nome di “Che cos’è la letteratura?” nel quale elabora i principi di
una letteratura impegnata. L’ultima parte della sua carriera si concentrerá sul teatro, un teatro di situazioni: un
teatro in cui gli individui si trovano ad esercitare la loro libertá rispetto ad un conflitto di valori in un preciso
momento storico. La sua carriera si conclude con la biografia Le parole del 64. Questa opera rispetta solo
apparentemente i canoni del genere autobiografico, poiché non consiste in una rievocazione retrospettiva nella
quale trovare la veritá. La strategia seguita da Sartre è elaborata proprio per evitare che si arrivi a
un’oggettivazione della propria persona in un’entitá stabile. La narrazione sembra interrompersi nel 1916
quando Sartre ha 11 anni, poiché la successione storica degli eventi è inconsistente e lascia spazio alla
ricostruzione logica della nevrosa che conduce l’autore alla Letteratura. È per questo che Sartre opera una
divisione e nella seconda parte l’ordine cronologico è sostituito da un ordine dialettico che va alla ricerca del
senso. Non esiste un passato in sé per la filosofia esistenzialista, esiste solo un passato di questo presente,
percui è il presente a influenzarlo, non viceversa.
SIMONE DE BEAUVOIR
Compagna di Sartre, anche nelle sue opere si ritrovano tematiche esistenzialiste, legate peró soprattutto al
rapporto con l’altro come mezzo fondamentale per la conoscenza di se stessi e della propria identitá. Nel caso
dell’Invitata è una relazione a tre, nel Sangue degli altri sono i dilemmi dei resistenti durante l’Occupazione. È
stata fondamentale per lo sviluppo del pensiero femminista e ha concluso la sua vita con al biografia Memorie
di una ragazza perbene.
ALBERT CAMUS
Anche Camus si inquadra sulla scia degli altri due intellettuali, concentrandosi soprattutto sulla finitezza
dell’esistenza umana, in cui le cose appaiono al soggetto solo tramite il fenomeno del loro apparire, tramite
constatazione empirica e non attraverso la mediazione di un’idea. Dopo alcuni saggi dedicati al tema della
finitezza, della felicitá, della morte, scrive il ciclo dedicato all’assurdo. Nel romanzo L’Etranger, il protagonista
uccide un arabo senza alcuna presunta spiegazione e persino durante la sua condanna a morte, il non senso
della vita e la presa consapevolezza della sua inutilitá lo rendono impassibile: l’assurdo scaturisce proprio dal
sentimento di estraneintá rispetto al mondo, che per quanto sia magnifico non è in grado di rispondere alle
domande dell’uomo. A livello formale, usa il punto di vista di Marsault, il quale peró descrivo solo elementi
distanti ed esterni, non delucidando il lettore rispetto alla propria coscienza e alla percezione delle cose da
parte di essa. Egli restituisce l’indifferenza del mondo con questo stile opaco, paratattico, con uso costante del
passato prossimo. Al ciclo dell’assurdo appartengono anche Caligola e Il malinteso, due piéces teatrali in cui
mette in scena i conflitti che poi vengono attraversati dal pensiero e risolti. Infine, si apre il ciclo della rivolta (la
peste, lo stato d’assedio, i giusti) : se l’esistenza è dominata dall’assurdo, dal non senso, dalla finitezza, non resta
all’uomo che ribellarsi. Il capostipite di questa fase è La peste, in cui il protagonista, il dottor Rieux, sprona a
combattere contro la peste. L’opera è una battaglia in cui vengono rappresentate tutte le resistenze a tutte le
tiranni: viene presentato un nuovo umanismo, in cui si concepisce il senso di comunitá attraverso atti ordinari.
- Dal dopoguerra agli anni 70
Dopo la bomba atomica e la Shoha si diffonde una fortissima sfiducia nei confronti della letteratura e la
consapevolezza dell’impossibilitá di cogliere una realtá cosí insipiegabile e cruda. Si diffondono cosí esperienze
differenti, che sfociano nelle seguenti iniziative e nelle istanze individuali di alcuni autori.
NOUVEAU ROMAN
Non ha manifesto programmatico, si diffonde fra metá 50 e metá 70. I principi cardine sono i seguenti, esposti
anche del saggio manifesto di Alain Robbe-Grillet
- Rottura con realismo e impegno: il mondo non è piú decifrabile da dopo la II guerra mondiale e di
conseguenza non si potrá piú coglierlo tradizionalmente
- Nuova concezione del personaggio: non piú definito secondo paradigmi borghesi (nome, stato civile
etc.), ma identitá vaga, esile, spesso il cui nome non viene neanche accennato
- Nuova trama: è impossibile raccontare una storia, poiché bisognerebbe sovrapporre al reale un ordine,
ma ció non è possibile, poiché la realtá è irrazionale ed esente da qualsiasi veritá reale o supposta.
- Impegno formale: qualsiasi altro impegno è rifuggito e condannato
Alcune singole personalitá prendono parte piú o meno esplicitamente a questo movimento, altri invece, per
soluzioni e scelte, vengono accostati anche senza la volontá partecipativa:
- Michel Butor: incentra l’attenzione sullo scarto fra ció che si vorrebbe rappresentare e ció che viene
effettivamente rappresentato. Vuole spostare l’attenzione dalla cosa, alla struttura della visione e usa il
romanzo poiché è il luogo d’eccellenza per analizzare la realtá come puó apparirci.
- Nathalie Sarraute: critica il romanzo ottocentesco e le sue pretese; la sua attenzione si concentra non
sull’oggettivitá, ma sull’oltrepassare quello che appare dei comportamenti umani, poiché il soggetto in
sé non esiste, ma si è solo la somma combinatoria di attributi sovrastrutturali e influssi di essi stessi.
- Claude Simon: si concentra sulla distanza fra tempo della memoria e quella della vita reale. Per non
travisare la realtá quando racconta di ricordi, elabora una forma analoga a quella della memoria dove i
fatti non sono organizzati, ma disposti in maniera disorganizzata
TEL QUEL
Rivista fondata da Philippe Sollers nel 1960 che vede riuniti diversi intellettuali, svincolata inizialmente da
intenti politici e poi legati ad essi negli anni ’70. Si parte da un assunto opposto a quelli tradizioni, ovvero che il
mondo sia finzione e la scrittura sia la realtá e l’unica maniera per demistificarlo. Essa deve liberare dalla
finzione la realtá, disiscrivendo il mondo e tracciandolo di nuovo. Questo comporta che per liberarsi dalle
finzioni si utilizzi un linguaggio differente da quello dello status quo, un linguaggio nuovo, quasi illegibile.
SAMUEL BECKETT
Fondamentale è il maestro Joyce, dal quale si distacca lentamente nel corso degli anni. Il processo di distacco
avviene molto lentamente ed è fondamentale la lettura dell’opera proustiana e la critica che Beckett fa ad essa:
questa gli rivela l’impossibilitá di razionalizzazione del vissuto. Egli inaugura anche una nuova concezione di
soggettivitá, concepita come spazio intermedio fra il flusso interiore e quello esteriore. Ció che comporta a
livello formale è l’utilizzo della lingua francese, un’altra lingua, svincolata da pregiudizi sovrastrutturali e adatta
a rappresentare l’essere nella sua nuditá. Il distacco da Joyce avviene intanto superando il personaggio
dell’esule e passando a quello dell’escluso dalla societá, inaugurato da Murphy, che percepisce l’insensatezza
della vita e vorrebbe risponderle con la non- azione. Il progetto sará interrotto dall’amore per una donna e si
concluderá con la reclusione in manicom io e la morte. Cosí si avvia un itinerario volto alla distruzione
dell’identitá del personaggio, che viene estremizzata nel ciclo degli anni ’50. In Malloy la vita viene di nuovo
affrontata con la reclusione in una stanza per rimanervi immobili; anche in Malone Meurt il personaggio si
presenta fin da subito immobile e in attesa della morte, anche se il culmine della distruzione si raggiunge con
L’innominabile. In questa opera il personaggio è ridotto ad una sola voce che, essendo comunque espressione
dell’Io, viene pian piano demolita. Per questo, a livello formale usa il pronome personale senza distinzione,
cercando di far perdere la nozione stessa di persona. La voce viene ridotta a enunciati, dubbi e contraddittori,
in cui le singole parti del discorso sono riconoscibili, ma insieme non hanno senso.
OuLiPo, QUENEAU E PEREC
OuLiPo- Officina di letteratura potenziale, fondata da Queneau e Le Lionnais. Propone una nuova scrittura,
sottopposta a regole formali rigidissime, le costrizioni. Da una parte, nello studio delle opere antiche si
individuano le costrizioni in atto e si riutilizzano; dall; altro, se ne inventano di nuove (tipo il metodo S+7,
ovvero la sostituzione di un sostantivo con il settimo che lo segue in un vocabolario) .
Queneau- partecipa al surrealismo, dal quale eredita il gusto per la provocazione e la sperimentazione. Giá nel
primo romanzo, Le chiedent, elabora una scrittura sottoposta a costrizioni anche matematiche, pur conciliando
questa scelta formale con una ricerca metafisica del senso della vita. La scelta delle costrizioni deriva dal fatto
che ogni enunciato nella lingua originaria è il risultato di regole sintattiche; ora, lo scrittore vuole elaborare una
lingua sua, e utilizzerá un nuovo ordine tramite cui inquadrare il malessere esistenziale. A livello tematico,
Queneau rappresenta una umanitá marginale, dimostrazione di come l’ottica borghese dell’utile sia espressione
del vuoto dell’esistenza. Verrá consacrato al successo solo con Zazie dans le métro.
Perec- Anche egli aderisce al OuLiPo e svolgerá un ruolo fondamentale nella sua formazione. Anche egli
individua nelle costrizioni la possibilitá di rompere col romanzo tradizionale. Egli vuole utilizzare le regole per
autorizzare la libertá di narrazione senza timore di incappare nella finzione. Scrive Le disparition, che è un
lipogramma, cioè è un romanzo scritto senza la lettera e. non si tratta di virtuosismo, ma di tentare una nuova
strategia comunicativa, poiché il soggetto è la shoah. Vista l’impossibilitá di comunicare dopo l’evento, bisogna
trovare un’altra dicibilitá che stemperi la tragedia.
IL NOUVEAU THEATRE
Anche detto teatro dell’assurdo mira a smontare la drammaturgia tradizionale basata sulle unitá aristoteliche
che fungevano da modello mimetico. Emblema della nuova drammaturgia è Aspettando Godot, l’opera di
Beckett: i protagonisti, Vladimir ed Estrafon, vengono gettati in un mondo privo di certezze e la loro unica
azione è aspettare Godot, un personaggio ignoto che dovrebbe salvarli. La novitá è che l’assurdo non puó
essere preso come oggetto di riflessione. L’umano del teatro di Beckett è privato di ogni certezza e presentato
solo attraverso la sua corporalitá mutilata.
Eugéne Ionesco- attua una critica al linguaggio. La cantatrice calva è una tragedia del linguaggio, è una parodia
di un manuale di conversazione franco- inglese, che mostra come il linguaggio, oltre che essere inefficace, è
formato anche da luoghi comuni e parlato da fantocci senza carattere.
LA POESIA
Si diffondono due tendenze: una poesia che esplora la realtá visibile, dall’altra una poesia che si concentra sul
formalismo radicale. La prima tendenza si riunisce intorno ai poeti dell’École de Rochefort, che possono dirsi
sia materialisti e naturalisti, che tesi verso una analisis ontologica. Fra questi ricordiamo Bonnefoy, Jacottett, De
Bouchet, Dupin, tutti riuniti intorno alla rivista L’Éphémére.
- Dagli anni Ottanta all’inizio del nuovo millennio
ROMANZO
Se negli anni Settenta culmina il processo per cui la scrittura viene resa intransitiva (morte dell’autore, del
personaggio, impossibilitá di raccontare il reale, impossibilitá di raccontare la storia), negli anni 80 il romanzo
ha una chiusura autoreferenziale, che è sintomatica del fatto che si riaffaccia un fiducia nella rappresentazione
del soggetto interno alla societá. Uno dei sintomi piú emblematici del ritorno a queste dinamiche è l’attenzione
per la realtá sociale e per il mondo imprenditoriale che plasma le coscienze, che torna ad essere analizzata
nelle sue contraddizioni e che non necessariamente necessita di un approccio mimetico; si diffondono anche
trasposizioni fantastiche, per evidenziare i dilemmi della societá moderna al fine di comprenderne le
motivazioni. Si diffonde nuovamente anche il polar, ovvero il genere poliziesco, che diventa un genere
consacrato proprio per l’analisi e l’indagine sociale.
POESIA
La poesia si declina su tre direttrici: 1) nuovo lirismo, del tutto alieno alle tendenze romantiche, incentrato
sulla ricerca di sé e sul rapporto con l’altro 2) tendenze prosaiche, sia sul piano formale, che tematico, causate
dalla consapevole precarietá della vita umana 3) attenzione per il linguaggio come incontro fra uomo e mondo,
non concepita come gioco linguistico ma come indagine sul reale.
TEATRO
L’attenzione viene portata sul testo, con l’intento di elaborare una lingua particolare in vista della
rappresentazione drammatica. Il ritorno al testo non implica un disimpegno, ma anzi, pur non volendo mutare
le condizioni sovrastrutturali, il teatro vuole proporre uno sguardo lucido sulla realtá.