Sei sulla pagina 1di 42

IL MANIERISMO E TASSO

PREUMANESIMO
In Petrarca non troviamo alcuna traccia di preumanesimo per quanto riguarda
le tematiche in quanto nelle sue opere rispecchiava il proprio dissidio interiore
rispecchiante la crisi del 300, a differenza di Boccaccio che, invece, celebrava
con naturalezza i valori terreni. Invece ritroviamo il Petrarca preumanista dal
punto di vista stilistico e linguistico in quanto diventa bibliofilo appassionandosi
ai libri classici e in tal modo acquisisce la profondit storica che invece a Dante
mancava, venendo a conoscenza delle differenze tra latino antico e medio
latino. In tal modo Petrarca si rese conto degli errori commessi dagli amanuensi
nella confusione tra latino medio e antico e della perfezione dei classici.
Petrarca prese dunque la decisione di emulare Cicerone per quanto riguarda la
prosa e Virgilio nella poesia per poter raggiungere la gloria poetica. Tuttavia si
rese conto di stare, realt, semplicemente riproducendo la classicit, perci
apprende ulteriori tecniche stilistiche per poi elaborare opere in italiano, tra cui
il Canzoniere, che si rifanno allequilibrio, simmetria e armonia del bello ideale,
concetto derivato dalla filosofia platonica e dalla produzione classica.

UMANESIMO E RINASCIMENTO
Non abbiamo una data precisa che separi le due correnti letterarie, ma
sappiamo con certezza che lumanesimo vero e proprio si sviluppa nel 400. In
questo periodo lItalia piuttosto autonoma, mentre nel periodo del
Rinascimento diverr oggetto di conquista e teatrino di scontri.
Nellumanesimo nascono le signorie (unit territoriale sviluppatasi nel
Medioevo retta da un signore) i cui signori dovevano legittimare il proprio
potere e per far questo utilizzavano spesso il mecenatismo (divenendo in tal
modo protettori delle arti e delle lettere) o la commissione delle opere. Firenze,
tra il 1434 e il 1435, passa sotto il dominio dei Medici, e in questo periodo si
inizia a sviluppare lumanesimo civile, caratterizzato da intellettuali municipali
che danno pi importanza al negotium (inteso come occuparsi, pi per
necessit che per scelta, dei propri affari) che allotium (dedicarsi
completamente allo studio). Invece, laddove vi erano le corti, nascono gli
intellettuali cortigiani che saranno costretti a svolgere il ruolo di funzionari, cos
come capit ad Ariosto. Gli intellettuali cortigiani, inoltre, dovevano sviluppare
il motivo encomiastico, ossia la lode, lelogio a colui che ha commissionato
lopera o a colui che ospita lintellettuale nella propria corte. Si sviluppano
anche gli intellettuali chierici, ossia intellettuali che prendono gli ordini
ecclesiastici minori. Nellumanesimo assistiamo alla rinascita del mondo
classico, con lobiettivo di far rivivere la classicit senza le deformazioni

medievali causate dallassenza di profondit storica. Diventano importanti la


bibliofilia (amore per i libri antichi e rari) e per la filologia (lo studio delle lingue
e delle letterature, e specialmente l'indagine critica dei testi letterari per
un'esatta ricostruzione e comprensione dei medesimi) entrambe gi presenti in
Petrarca. Inoltre alla visione teocentrica, ne subentra una antropocentrica, con
la conseguente rivalutazione della vita terrena e delluomo in cui si ha molta
pi fiducia in quanto diventa artefice del proprio destino, dominatore della
realt e della fortuna che non subisce pi la predestinazione. Si sviluppa inoltre
il concetto tipicamente greco delledonismo, che consiste nella ricerca del
piacere in tutte le sue forme senza provare i tipici sensi di colpa originati dalla
formazione cattolica. Ledonismo , dunque, il culto del bello in generale. Si
sviluppa anche il naturalismo (la tendenza a riprodurre quanto pi fedelmente
possibile, nellopera darte, la natura o il reale), ossia rappresentare la natura e
la sua forza, che non va assolutamente contrastata, senza alcuna
interpretazione allegorica. Si ricorre inoltre al principio di emulazione: per
liberarsi dal Medioevo e riprendere in mano le redini della laicit, si imitano in
ogni campo le opere classiche che avevano raggiunto la perfezione. Inoltre
viene rivalutata la filosofia pura eliminando le interpretazioni in chiave
cattolica. Si tratta di unimitazione attiva-creativa e non passiva giacch gli
scritti degli antichi romani erano emulati conformandosi alle esigenze del
presente. E proprio con il termine bibliofilia intendiamo la riscoperta dei classici
dimenticati. Si sviluppa anche il concetto di autoritas: i medievali pensavano
che la cultura fosse stata resa una volta per tutte e che fosse necessaria una
ricerca libresca, pertanto gli antichi venivano detti autoritates e tutto ci che
avevano detto, per volont divina, era vero. Ora, invece, nasce lo spirito critico
e la verit si ricerca personalmente superando i limiti pre-istituiti (si sviluppa il
cosiddetto uomo copernicano, criticato da Dante).
Il termine umanesimo viene da humanitas, concetto gi presente in Cicerone e
Virgilio che indica la celebrazione dei valori che rendono luomo migliore.
Lobiettivo dellumanesimo lampliamento e il miglioramento della societ,
delle proprie conoscenze, della propria mentalit. Luomo dellumanesimo si
dedica agli studia humanitatis, ossia alle materie umanistiche. Luomo il
nuovo eroe della modernit, nasce una nuova meditazione intorno al mondo,
luomo ora al centro del mondo e apre la sua ricerca verso il futuro.
Lhumanitas, inoltre, amplia il proprio significato verso il sapere, significa
dunque formazione delluomo attraverso il sapere.

LA CULTURA DELLUMANESIMO
Con lumanesimo abbiamo una visione integrale delluomo che ne esalta la
centralit a livello spirituale, filosofico, antropologico, morale, politico e sociale.

La nuova centralit delluomo determin conquiste decisive in diversi ambiti


del sapere. Si fecero strada:
-il platonismo.
-un nuovo ruolo dellintellettuale che instaura un nuovo rapporto con la politica.
-una nuova filologia e una nuova retorica legate alla capacit di lettura, critica
e interpretazione dei testi antichi latini e greci.
-una nuova concezione dello spazio.

LA CRISI DEL VOLGARE


Il superamento del De vulgari eloquentia di Dante si ha specialmente con
Petrarca e Boccaccio. Sotto il profilo linguistico e culturale, infatti, lopera di
Petrarca aveva esaltato limportanza della lingua latina, facendo in tal modo
entrare in crisi il volgare che inizi a subire un processo di svalutazione

ALCUNE CARATTERISTICHE DELLUMANESIMO


Si sviluppano tre tipi di umanesimo, quello civile, quello cortigiano e quello
latino.
Umanesimo civile: nelle zone repubblicane, come per esempio Firenze prima
del controllo dei Medici, il modello di riferimento quello della Roma
repubblicana. Lotium era sempre in relazione al negotium, lattivit politica era
fondamentale, per tanto lo studio era sempre indirizzato alla formazione del
cittadino. Vengono inoltre celebrati alcuni valori borghesi, come ad esempio
quello del matrimonio (in contrapposizione allamore cortese) che determina la
famiglia essendo il primo nucleo della societ. Altri valori borghesi celebrati
sono lindustria e lintraprendenza.
Umanesimo cortigiano: nel corso del trecento in Italia si affermarono le
signorie, che, in seguito alle mire espansionistiche dei signori, diverranno
signorie regionali. Proprio in questambiente nasce questo secondo tipo di
umanesimo che si rif alla Roma imperiale e augustea. Prevale lotium in
quanto la formazione privilegiata quella personale e non quella della societ
(persino gli intellettuali operano lontani dalla societ, nelle corti). Si
rappresenta un mondo ideale, bello e armonico fino a giungere allideale del
neoplatonismo: la perfezione risiede nelliperuranio, quindi luomo deve
eliminare le deformit delle idee del mondo reale per raggiungere la
perfezione, isolandosi dal mondo libresco.

Nelle corti diviene importante il mecenatismo: il signore attira al proprio


servizio le schiere di intellettuali , di architetti e di artisti che concorrono a
rendere visibile laspirazione alla centralit politica della citt.
Umanesimo latino: abbiamo unemulazione creativa dei classici latini per la
loro perfezione. Il volgare italiano non era ritenuto bello quanto il latino dellet
classica (quello di Cicerone ad esempio); il latino viene presa come unica
lingua, gli autori la usano nella letteratura eliminando il volgare, come fece
Petrarca, da vero preumanista, appropriandosi delle varie tecniche del latino
classico. Lumanesimo latino si interrompe nel 1441 con il Certame Coronario,
una gara di poesia in lingua volgare ideata a Firenze da Leon Battista Alberti,
con il patrocinio di Piero de' Medici, dando vita, cos, alla rivincita del volgare.
Il 400 fu caratterizzato da un forte sperimentalismo riflettuto nel volere di
fondere il classicismo latino con quello italiano. Nasce una nuova lingua
volgare, pur arricchita dalle varianti regionali in quanto non esisteva ununica
lingua. Il nuovo linguaggio si modella sul latino dei classici, italianizzato a livello
lessicale, sintattico, retorico, a livello di costrutti ed espressioni. Nel 500 si
colgono i frutti dellumanesimo e nascono grandi opere come quelle dellAriosto
e del Macchiavelli, raggiungendo la perfezione dei classici latini tanto ambita
nel secolo precedente.
Pietro Bembo era un cardinale famoso per le sue poesie damore, voleva
trovare ununica lingua letteraria priva di varianti regionali. Per raggiungere
tale scopo furono avanzate tre proposte:
1 Baldassarre Castiglione propose una lingua che sintetizzasse le lingue
cortigiane. Questa proposta venne dichiarata infattibile.
2 Niccol Macchiavelli credeva che, dato che le pi grandi opere erano
state scritte a Firenze adottando il fiorentino parlato, il fiorentino potesse
aggiudicarsi il posto di unica lingua letteraria. Anche questa proposta
venne giudicata infattibile. Tuttavia Alessandro Manzoni riprender tale
proposta, impiegando 20 anni per raggiungere lobbiettivo del
Macchiavelli. La lingua del Manzoni verr insegnata dai maestri fiorentini
spediti in tutta Italia (questo non poteva accadere durante il
Rinascimento in quanto non cera unit politica).
3 Pietro Bembo, invece, propose lemulazione poetica del Petrarca e quella
della prosa e delle novelle tragiche del Boccaccio (Dante viene escluso
per il suo plurilinguismo). Proponeva una lingua scritta letteraria che si
distaccava dalla mutevolezza del parlato. Sar questa la proposta che
verr accolta.

LORLANDO INNAMORATO, MATTEO MARIA BOIARDO


Matteo Maria Boiardo non era un intellettuale cortigiano, era un nobile e anche
uno dei pi grandi feudatari di Ferrara, di tanto in tanto soggiornava presso il
suo signore a Ferrara per avere loccasione di confrontarsi con altri intellettuali.
LOrlando innamorato, incompleto, un poema vero e proprio. frutto di un
forte sperimentalismo tipico del periodo; viene recuperato il genere poema
(senza usare il metro latino), usando una nuova versione pi raffinata
dellottava (gi usata dal Boccaccio. Si tratta di una strofa di otto versi
endecasillabi, i primi sei a rima alternata, gli ultimi due a rima baciata). La
classicit a cui si rif una fusione tra il ciclo carolingio e quello bretone. Nel
ciclo carolingio si incentravano sulle canzoni di gesta, le quali avevano come
protagonista Orlando (La Chanson De Roland). Per quanto riguarda il ciclo
bretone vengono celebrati i valori cavallereschi, lamore non presente perch
lambientazione militare(mentre nei romanzi cortesi-cavallereschi lamore
celebrato ed era il valore principale). Vengono fusi i due elementi creando
unepoca originale, ma ricca di emulazione. Si ha anche linfluenza dei cantari,
versioni popolari elaborate dai villani, di celebri opere.
Dal ciclo carolingio il Boiardo prende lambientazione storica: lopera
ambientata nellottavo secolo a.C., ma sono presenti i tipici personaggi delle
canzoni di gesta e Carlo Magno.
Dalla produzione bretone prende leliminazione del meraviglioso cristiano,
sostituendolo a un mondo popolato da esseri di varia natura; vengono celebrati
soprattutto i valori cortesi, vi sono spinte centripete (verso il centro) e non
centrifughe (verso lesterno).
I valori cavallereschi sono rivisitati, infatti sono la prodezza, lindividualismo, il
rispetto e la tolleranza, limportanza della cultura e la nuova concezione
dellamore come una cosa naturale.
Per quanto riguarda la struttura possiamo dire che non riprende la struttura a
lisca di pesce di Dante in quanto lo sviluppo della storia sempre orizzontale e
mai verticale e ci sono pi filoni narrativi. I filoni narrativi si intrecciano, si
intersecano secondo la tecnica dellentrelacement. Abbiamo inoltre una variet
prospettica in quanto sono presenti diversi punti di vista. La struttura dellopera
rispecchia la nuova mentalit dellepoca perch si crede nellesistenza di tante
verit.
Angelica, tra i personaggi principali, un nome antifrastico, ossia un nome
che dice tutto il contrario di com realmente il personaggio.

LORLANDO FURIOSO, LUDOVICO ARIOSTO


Lopera dellAriosto ha una struttura aperta, senza fine. Con lOrlando Furioso si
ha una nuova concezione della fortuna e del caso (elementi che si riflettono
nella selva) e non si ha pi fiducia nelluomo come in Boiardo, in quanto lItalia
affronta un oscuro periodo politico divenendo teatrino di scontri. LAriosto
celebra vari tipi damore e non solo quello cortese, inoltre sostiene che i valori
cavallereschi non possano rivivere nellattualit perch pensa che il passato,
verso cui prova nostalgia, ormai passato e che la vita di corte era fatta solo di
invidia e piaggeria. Inoltre lAriosto porta labbassamento del Boiardo ad
estreme conseguenze, i cavalieri diventano uomini comuni, a differenza di
quelli del Boiardo che incarnavano unicamente i valori, quelli dellAriosto sono
anche lincarnazione dei vizi. Con lOrlando furioso viene minimizzata la queste
in quanto non sinseguono pi grandi ideali, ma oggetti inutili. Il poema classico
viene ripreso in tutte le sue forme dallAriosto, si notano linvocazione alla
musa, il motivo encomiastico, lesposizione della poetica e degli argomenti
trattati. LAriosto, a differenza del Boiardo che scrisse in ferrarese, raggiunse
una maggiore perfezione linguistica e stilistica rifacendosi al fiorentino, ai
dettami bembiani e alla poetica di Petrarca. Nellopera emerge un forte uso
dellironia che ha una finalit bonaria (a differenza del sarcasmo) e dunque
lautore non si sente mai superiore.

IL MANIERISMO
La prima met del 500 fu caratterizzata dalle rivoluzioni causate
dallaffermarsi della riforma protestante e poi della controriforma cattolica.
Durante gli anni 30 lItalia passa sotto il dominio spagnolo e, con la pace di
Cateau-Cambresis del 1559, la Spagna applica un dominio forte e intollerante
dal punto di vista religioso (nasce, infatti, il Tribunale della Santa Inquisizione).
Galilei riprese e rielabor la teoria eliocentrica di Copernico, per tale motivo
venne costretto ad abiurare la propria tesi in quanto si pensava che andasse
contro quanto scritto nella Bibbia ed era perci ritenuta pericolosa (si pensava
che in realt fosse la Terra immobile e al centro delluniverso, perch alcuni
passi allegorici e metaforici della Bibbia venivano interpretati letteralmente,
come fermati o Sole). Durante questo periodo nacque lindice dei libri proibiti,
in cui erano elencati tutti i libri che andavano contro quanto detto dalla Chiesa
e quanto scritto nella Bibbia (ad esempio il De monarchia di Dante e il
Decameron di Boccaccio). LIndice dei Libri Proibiti causa la fuga di cervelli
dallimpero spagnolo. Con il Concilio di Trento la Chiesa diventa ulteriormente
intollerante nei confronti delle fedi riformate.
Nella seconda met del 500 si sviluppa una rivoluzione artistica e culturale che
sfocia nel Manierismo, una corrente anti-rinascimentale in quanto si ha il
ritorno allirrazionalit, si rompono i concetti di equilibrio, simmetria e armonia

appartenenti alla saggezza. Il Manierismo era definita larte nata dallarte e


non dallimitazione della natura. Con il Manierismo abbiamo la crisi della
visione antropocentrica, la crisi della concordanza tra natura e ragione e la crisi
del mito dellantico. Il Manierismo non esibir mai la crisi, ma tenter di porvi
rimedio.
Gli elementi del Manierismo sono:

La crisi delle certezze razionali: gettonata la tematica della follia, vista


ora come una manifestazione positiva.
La malinconia: il sentimento che accompagna il pessimismo di ogni
periodo di irrazionalit.
Le tematiche magico-demoniache.
Lassenza del bello ideale.
Lo stile estremo e esasperato, come lo specchio delluomo, infatti
espressionistico, si ha la deformazione della realt. Notiamo un forte uso
di figure retoriche e di termini obsoleti e peregrini per stupire il lettore.
La mescolanza e la contaminazione di stili e generi, nasce, ad esempio, il
poema comico-parodico.
La ricerca di effetti grotteschi, paradossali e bizzarri.
La rappresentazione della realt circostante non pi solare (come viene
rappresentata nei periodi di dominio razionale), ma oscura.
La realt in continua trasformazione e quasi non la riconosciamo a
causa dellirrazionalit.

TORQUATO TASSO
Torquato Tasso nasce a Sorrento nel 1544 da una nobildonna pistoiese e un
gentiluomo di corte e poeta. Tuttavia Sorrento non sar per Tasso una patria
stabile e la sua vita sar caratterizzata dallo sradicamento da essa. Tasso
frequenter le scuole dei gesuiti a Napoli per poi trasferirsi a Roma a soli dieci
anni per raggiungere il padre che era in esilio, da quel momento in poi non
rivedr pi sua madre.
Tasso oper nella corte di Ferrara con cui ebbe un rapporto di amore e odio,
infatti si allontan spesso dalla corte. Fu accusato di pazzia perch aveva
tentato di uccidere un servo perci venne rinchiuso per sette anni in un
manicomio; in realt Tasso venne allontanato per paura che avrebbe causato
problemi ad Alfonso II dEste: gi da alcuni anni gli estensi avevano paura che
potesse richiedere laiuto spagnolo per abbattere la casata estense.
Tasso non era un eretico, al contrario era un convinto assertore degli ideali
della controriforma e intendeva porsi come poeta cristiano, ossia come cantore
degli ideali controriformistici dominanti, che diffuse con lelaborazione de La
Gerusalemme Liberata (in cui sono presenti tutti gli elementi manieristici, come

i contenuti legati allirrazionale, al magico, al demoniaco e al sovrannaturale).


Dopo la stesura dellopera, per, questa risult ambigua, infatti oltre agli ideali
della controriforma, aveva involontariamente celebrato gli ideali laicirinascimentali che si scontravano con gli esiti del Concilio di Trento. Quando
Tasso si rese conto di questa ambiguit e di questo bifrontismo spirituale, si
autodenunci al Tribunale della Santa Inquisizione. Tuttavia lautore venne
graziato e gli venne data loccasione di modificare lopera, nasce cos La
Gerusalemme Conquistata, ritenuta tra le peggiori opere del tempo.
Lesistenza di Tasso si svolse nella completa inquietudine, causata dal
complesso momento storico in cui visse: da una parte vi era il decadimento
degli ideali del rinascimento e dallaltra lalba degli ideali della controriforma.
Tasso pu essere definito un intellettuale poliedrico in quanto ha molteplici
interessi e questo tratto si rispecchia anche nella sua produzione: elabora
liriche e poemi epici, trattati e dialoghi, testi teatrali ed eruditi, lettere e rime
sacre. Tasso diventer poi il tipico uomo di genio, sradicato e incompreso,
torbido e melanconico. Con Tasso possiamo dire di trovarci di fronte a una
nuova concezione della letteratura con la quale riproduce le dissonanze, i
chiaroscuri, le molteplicit e la mutevolezza del reale.

LA GERUSALEMME LIBERATA
Riassunto: La trama ruota attorno allo storico condottiero Goffredo di Buglione
che, giunto al sesto anno della prima crociata a capo dell'esercito, attende la
fine dell'inverno in Libano, quando gli appare l'Arcangelo Gabriele che lo invita
ad assumere il comando dell'esercito e a portare l'attacco finale contro
Gerusalemme.
I cristiani accettano di eleggere Goffredo loro capo supremo e si mettono in
marcia verso la Citt Santa. Uno dei guerrieri musulmani decide di sfidare a
duello il crociato Tancredi, decretando che l'esito della guerra dipender da
quel duello. Il duello per viene sospeso per il sopraggiungere della notte e
rinviato. Tuttavia intervengono i diavoli che decidono di aiutare i musulmani a
vincere la guerra. Uno strumento di Satana la maga Armida che, con uno
stratagemma, fingendosi una principessa spartana proveniente da Damasco,
riesce a rinchiudere tutti i migliori eroi cristiani, tra cui Tancredi, in un castello
incantato. Infine anche l'eroe Rinaldo, per aver ucciso un altro crociato che lo
aveva offeso, viene cacciato via dal campo.
Il giorno del duello arriva e poich Tancredi scomparso viene sostituito da un
altro crociato aiutato da un angelo. I diavoli a loro volta aiutano il musulmano e
trasformano il duello in battaglia generale. I crociati sono sul punto di perdere
la guerra quando arrivano gli eroi imprigionati, liberati da Rinaldo, che
rovesciano la situazione e fanno vincere la battaglia ai cristiani.

Goffredo cos ordina ai suoi di costruire una torre per dare l'assalto a
Gerusalemme, ma di notte Argante e Clorinda (di cui Tancredi innamorato)
incendiano la torre. Clorinda tuttavia non riesce a entrare nelle mura e viene
uccisa in duello, in una delle scene pi significative del poema, proprio da colui
che la ama, Tancredi, che non l'ha riconosciuta perch coperta dalla corazza da
combattimento. Tancredi addolorato per aver ucciso la donna che ama e solo
l'apparizione in sogno di Clorinda gli impedisce di suicidarsi. Inoltre il mago
Ismeno lancia un incantesimo sul bosco in modo che i crociati non possano
ricostruire la torre in mancanza di materiale ligneo da costruzione. L'unico in
grado di spezzare l'incantesimo Rinaldo, che per stato fatto prigioniero
della maga Armida che lo trattiene presso di s con le sue arti magiche e
femminili. Due guerrieri vengono inviati da Goffredo per cercarlo e alla fine lo
trovano e lo liberano. Rinaldo, pentito di essersi lasciato irretire da Armida fino
a trascurare il suo dovere di guerriero e di cristiano, vince gli incantesimi della
selva e permette ai crociati di assalire e conquistare Gerusalemme. Il poema si
conclude con Goffredo che pianta il vessillo cristiano all'interno delle mura della
citt santa.
Dettagli: La Gerusalemme Liberata unopera aperta, non esiste un finale e il
poema assume quasi un carattere infinito sempre aperto a nuove variazioni e
mutazioni. Sono state pubblicate diverse versioni dellopera, ognuna dichiarata
definitiva, ma nessuna aveva mai rispecchiato la precisa volont dellautore;
tuttavia lopera suscit da subito grande interesse tra i lettori. Questo
incessante lavorare sullopera poi rispecchiato dalla Gerusalemme
Conquistata, generata dalla prima opera, ma completamente diversa da essa.
Lobiettivo del Tasso quello di diffondere gli ideali e i valori della
Controriforma, cambia quindi la propria poetica usando quella aristotelica,
secondo cui larte deve essere mimesi della realt. Viene elaborato, dunque, un
poema epico-storico in quanto nei poemi cortesi cavallereschi non si
rappresentava la realt e lobiettivo che Tasso si pone la conciliazione
dellinsegnare e del dilettare. Con il ritorno alla Poetica aristotelica si torna
indietro alla tradizione teologica e scolastica cristiana: lautore prende le
distanze dal modello dellintreccio aristotelico raccordando la vicenda di un
eroe a un unico evento e in precisi e definiti spazio e tempo. Un poema epicostorico ambientato in un determinato periodo storico e vengono narrate le
grandi gesta dei personaggi; si ha un rapporto tra vero e verosimile in modo da
poter trasmette un insegnamento per mezzo del poema. Per quanto riguarda il
vero possiamo dire che lambientazione riguarda la prima crociata del 1099 in
cui i cristiani erano impegnati nella conquista del Sacro Sepolcro, nelle mani dei
saraceni. Viene preso come sfondo storico questa vicenda perch si ha lo
scontro vero e proprio tra due fedi diverse che rispecchia e rappresenta la lotta
e la contrapposizione tra Riforma e Controriforma. In tal modo lautore
riafferma la forza della fede cristiana e il ruolo fondamentale che la Chiesa
riveste. Viene scelto, dunque, un periodo lontano ma neanche troppo inattuale,

basti pensare che Tasso aveva 27 anni quando si svolse la battaglia di Lepanto,
una nuova crociata avvenuta nel 1571 contro il pericolo musulmano. Per
quanto riguarda il verosimile possiamo invece dire che i personaggi sono
completamente inventati. Con lelaborazione di un poema epico-storico si
comporta laccentuazione delle forme di eroismo religioso, militare e politico,
ma anche una scelta stilistica adeguata: parliamo dello stile eroico, in mezzo
tra il tragico e il lirico. Anche lo stile diviene, dunque, espressione di
bifrontismo in quanto si ha lalternanza di moduli differenti.
Innovativo anche il cambiamento dello spazio: dalla Bretagna ci si sposta
verso il cuore del Mediterraneo, luogo dove si consumano i vari conflitti tra
nazioni. La Gerusalemme Liberata non altro che lo specchio delle varie
tensioni caratterizzanti del periodo, segnato in primo luogo dalla Controriforma:
Tasso raccoglie quanto detto e deciso nel Concilio di Trento e con il personaggio
di Goffredo di Buglione viene imposta la figura di capitano in grado di riportare
lunit necessaria tra i suoi compagni erranti. Goffredo il tipico eroe della
cristianit, il modello morale che unisce la classicit e la cristianit.
Inoltre dal meraviglioso fiabesco il Tasso passa al meraviglioso cristiano, che si
conforma perfettamente alla sua poetica e a quanto detto per sostenere i valori
e gli ideali della Controriforma. Il meraviglioso cristiano che viene inserito
nellopera si distacca dai miti e dalla fantasia della tradizione cavalleresca. Si
tratta di una nuova forma del meraviglioso legato allimmaginario cristiano e
dunque ai miracoli, alle visioni, ai sogni profetici, allo scontro tra potenze
infernali e celesti. Questo meraviglioso, tuttavia, si apre anche alluomo, ai suoi
sentimenti e alle sue trasformazioni, rompendo lo schema della qute
avventurosa e cavalleresca verso un oggetto sfuggente. Lo spazio da esplorare
diverso, lautore, infatti si avventura nellIo e nelle sue angosce. Quello della
Liberata un meraviglioso inusitato, un meraviglioso del cuore e dei
sentimenti, psicologico potremmo dire. Conseguenza del meraviglioso
linserimento del magico. Per un uomo del Cinquecento, infatti, non era strano
credere nellesistenza di forze diaboliche o magiche o di scontri tra magia
bianca e magia nera. Nasce una natura bifronte, che va oltre lesperienza
umana.
Il poema di Tasso, che in realt ambisce alla concordia, non occulta lesistenza
degli opposti da cui poi nascono i conflitti narrati nelle singole vicende del
poema. Le piccole lotte tra i vari opposti non sono altro che lo specchio del
conflitto cosmico tra Bene e Male, legato al destino stesso dellumanit. Anche
la lotta per Gerusalemme una manifestazione storica della lotta tra il Bene e
il Male. I conflitti del mondo degli uomini sono il riflesso di un conflitto molto pi
ampio, quello delle forze del mondo soprannaturale. Le forze infernali e le forze
celesti sono in continua lotta e partecipano attivamente agli scontri e alle
battaglie tra uomini manifestando nella Terra la lacerazione del Creato. Gli

angeli appartengono allo schieramento cristiano e i demoni a quello pagano e


ognuno esiste in funzione dellaltro.
La Liberata un poema di guerra e dunque inevitabile che venga trattata la
tematica della morte senza celare alcuna crudelt, ma sappiamo che la morte
deve essere associata alla vita, il suo opposto. Tuttavia si ha una nuova
prospettiva antropologica volta alla conciliazione, basti pensare che i cristiani si
innamorano delle donne pagane e viceversa.
Il poema caratterizzato dal chiaroscuro: i momenti solenni si alternano a
quelli lirici scaturendo una certa unit e al contempo lesistenza degli opposti
ostentandone la costante presenza: sulla vita incombe la morte, sulla gioia il
dolore, sullamore la separazione, sull eroismo la sua vanit. Tutto ci va a
creare il bifrontismo spirituale che viene poi esteso agli aspetti stilistici del
poema, emulando i classici e rinnovando la tradizione petrarchesca. Il puro
classicismo lascia posto a un andamento angosciato e turbato, specchio del
periodo tenebroso che lEuropa passa con la Controriforma e la nascita del
Tribunale della Santa Inquisizione.
La ragione dei maggiori conflitti nel poema lamore, la forza che in grado di
annullare ogni differenza. nei personaggi che possiamo ammirare una nuova
psicologia, dato che attirano e accolgono le contraddizioni e gli impulsi
dellopera. Il groviglio di passioni dei personaggi unulteriore novit del Tasso:
per la prima volta i personaggi di un poema epico-storico sono costruiti e
rappresentati nella loro complessit, negli sviluppi della loro vita interiore.

IL PROEMIO
La Gerusalemme Liberata si apre nel rispetto della tradizione epica con la
protasi (ottava 1), in cui esposto largomento, linvocazione alla Musa (ottave
2-3) e la dedica al duca Alfonso II dEst, che introduce il motivo encomiastico
(ottave 4-5). Accanto al tema epico della guerra santa, affiorano gi in
questo canto introduttivo motivi pi intimi, come laccenno autobiografico alla
propria condizione di peregrino errante (4,3), il tema dellamore infelice nella
figura di Tancredi e il tema romanzesco dellavventura in quella di Rinaldo,
proteso allaffermazione di s.
Riassunto e analisi (internet): Tasso si rivolge al lettore esponendo
largomento dellopera: narrer delle armi pietose e del capitano Goffredo il
quale, grazie alle sue doti e allaiuto divino, riusc ad espugnare Gerusalemme.
Segue linvocazione alle muse: prima il poeta chiede unispirazione divina, poi
si scusa perch nel suo poema si intrecceranno storia e fantasia, in modo che i
lettori, attirati in primo luogo dal diletto, vengano poi a conoscenza del vero.
Per ultimo Tasso dedica lo scritto ad Alfonso dEste, chiedendogli di accettare
con benevolenza il proprio libro.

PRIMA OTTAVA
Le armi sono definite pietose perch consacrate ad una causa religiosa, cio la
liberazione della Terra Santa dai musulmani. Il condottiero Goffredo di Buglione
si diede molto da fare per conquistare Gerusalemme, egli and in guerra e
soffr fisicamente e moralmente, e le forze infernali si opposero invano perch
nonostante tutto il cielo gli fu favorevole e riport alla missione i compagni
erranti che divagarono dal loro compito. Sono presenti alcune figure retoriche:
lossimoro in armi pietose, lanastrofe in gran sepolcro, lenjambement in santi
segni e lanafora in moltomolto.
In questa prima ottava notiamo gi i principi dellopera e quindi che nel poema
in atto un triplice scontro svolto su tre piani diversi: cielo contro inferno,
cristiani contro pagani, il capitano contro i compagni erranti. Il rapporto tra
questi tre piani un processo di riduzione dal molteplice alluno, da qui
possiamo distinguere due fazioni che sono quella del bene e quella del male: le
parole del testo che ci riportano al male sono inferno, popolo misto e compagni
erranti, mentre al bene sono cielo, armi pietose, liber il sepolcro, molto opr,
Senno, glorioso acquisto e santi segni.
SECONDA OTTAVA
Linvocazione alla musa inizialmente alla musa classica e quindi pagana
infatti il poeta nomina il monte Elicona sacro alle muse e i caduchi allori di cui
le muse cingono il capo ai poeti, poi la musa si trasforma nella Madonna e lo
capiamo dalle parole su nel cielo e di stelle hai unaurea corona, quindi
troviamo la figura retorica dellallegoria alla madonna. Negli ultimi versi Tasso
chiede perdono alla Vergine perch per ottenere lattenzione del lettore
costretto ad adornare la sua opera con un margine di finzione e sempre nella
fine troviamo il climax in tu spira, rischiara, perdona. Queste contraddizioni
costituiscono il bifrontismo spirituale e culturale di Tasso: alla base del
bifrontismo c laspirazione del poeta ad unopera sublime negata da note
idilliche e forze che dal centripeto tendono al centrifugo, come Tancredi e
Rinaldo che si allontanano per seguire le loro passioni, quindi la struttura
unitaria sul punto di dissolversi come accadeva nei poemi cavallereschi,
queste contraddizioni per non riguardano solo Tasso ma tutta unepoca che
sta vivendo un periodo di transazione.
QUARTA OTTAVA
Le ultime due ottave costituiscono la dedica al principe, in questo caso Alfonso
dEste. Il poeta ringrazia Alfonso per avergli dato un posto sicuro, con le parole
del testo un porto, quando si sentiva quasi absorto, dal latino sommerso. Il
poeta si sentiva un pellegrino errante e quindi sommerso tra gli scogli e le
onde, quasi inghiottito dal mare e Alfonso lo guid in questo porto. Questa
unesemplificazione della lotta tra il bene e il male che si combatte nellanimo

umano. In pi chiede al signore di accettare lumile opera e gli augura che nel
caso di una nuova crociata ne ottenga il comando.
COMMENTO
Tasso vuole incuriosire il pubblico ravvivando linteresse con luso di intreccio
tra fantasia e realt, infatti alla materia storica aggiunge un margine di finzione
per aiutare il lettore ad assimilare agevolmente la lezione morale di cui il testo
veicolo, ci spiegabile con una similitudine che fa lautore latino Lucrezio: i
medici cospargono la coppa di miele per rendere la medicina amara meno
detestabile. In pi ci vuole far capire che nella nostra interiorit c un campo
di battaglia fra il bene e il male, seppure in scala, identico a quello raccontato
nellopera.
CONFRONTO
I personaggi presenti in questopera sono gli stessi dellOrlando Furioso di
Ariosto, scritto nel rinascimento puro quando le riforme erano in pieno sviluppo
infatti la visione del poema laica, mentre la Gerusalemme liberata viene
scritta in un periodo differente quindi della controriforma e la visione
cristiana. Possiamo quindi mettere a confronto queste due opere evidenziando
le differenze e le analogie. Prima di tutto possiamo dire che entrambi i proemi
sono fondati sullo schema classico, e anche nellOrlando furioso il tempo
verbale presente e il poeta parla in prima persona per a differenza di Tasso
nel secondo verso.
Per quanto riguarda la proposizione quindi la presentazione dellargomento:
Ariosto fonde la materia carolingia (la virt guerresca) con quella bretone del
ciclo di re Art ( amori, avventure, magia). Salvo rare eccezioni le vicende
narrate non corrispondono a eventi storici reali. La materia cavalleresca
favolosa, i cavalieri erranti sono spinti dal gusto avventuroso e la loro ricerca di
qualcosa o qualcuno affidata al caso. Invece in Tasso viene presentata la
materia unitaria degli ultimi mesi del sesto anno della prima crociata
(storicamente il terzo), per la liberazione del Sepolcro dagli infedeli. Loggetto
della poesia unazione illustre che si ispira alla storia perch lepico deve
cercare in ogni parte il verosimile. Limpresa capitanata da Goffredo di
Buglione, personaggio storico. La materia caratterizzata dalleterna vittoria
del Cielo contro linferno.
Linvocazione di Ariosto alla musa ispiratrice alla propria donna, Alessandra
Benucci che, detto con ironia, laveva fatto impazzire come Orlando. Il
passaggio dal tono epico allautobiografico consente allautore di presentare i
propri sentimenti e di riflettere sulle passioni umane, specialmente lamore. La
Musa di Tasso non la divinit pagana della poesia: secondo gli antichi
lallegoria alla Madonna, secondo i moderni Urania, ispiratrice della poesia
epico-religiosa, qui cristianizzata. Linvocazione contiene anche una

dichiarazione epica: Tasso subordina il diletto allutile morale, linvenzione alla


religione, diversamente dal primo rinascimento dove si assegnava alla
letteratura scopi profani.
Ariosto dedica lopera al cardinale Ippolito dEste senza rinunciare ad un tono
disinvolto ed ironico. Il poeta conferma la sua avversione alla vita cortigiana e
manifesta il suo desiderio di dedicarsi solo agli studi e alla famiglia. La dedica
di Tasso ad Alfonso dEste ricollega il passato al presente: lauspicio di nuove
iniziative contro gli infedeli testimonia il legame con lattualit poich nel 1571
i sovrani cristiani si erano uniti contro i turchi e li avevano sconfitti a Lepanto.
Nel motivo encomiastico notiamo la volont di diffondere gli ideali
controriformisti e lopposizione dei cattolici allavanzata degli ottomani, infatti
lattualizzazione delle crociate vuole dare voce alla cultura controriformistica e
alla lotta contro gli infedeli. Il tema della prima crociata garantisce a Tasso la
verosimiglianza richiesta dal poema eroico.
Analisi fatta in classe: Il proemio della Liberata strutturato cos come
quello classico, abbiamo infatti linvocazione alla musa, il motivo encomiastico,
lindicazione della poetica e degli argomenti trattati. Lincipit del proemio non
diverso n da quello dellEneide n da quello dellOrlando furioso, si apre,
infatti, cos: Canto l arme pietose e l capitano, cos come lEneide si apre
con il celebre verso Arma virumque cano e il Furioso cos: Le donne, i
cavalier, le arme, gli amori, le cortesie, le audaci imprese, io canto. Lautore si
rif in maniera pedissequa: nomina le armi che sono definite pietose, ossia
pie, e il capitano che viene nominato Goffredo di Buglione (conte fiammingo,
fu uno dei signori feudali della Prima Crociata, capo supremo dellesercito
cristiano). Con tale incipit ci viene indicato il protagonista, le sue imprese e la
struttura a lisca di pesce, presa dallEneide, perch lobiettivo del Tasso era
quello di presentare ununica verit, quella della Controriforma.
Nella PRIMA OTTAVA viene inserito il meraviglioso cristiano, in quanto si dice
che i demoni andranno contro i crociati, sostenuti, invece, dal Cielo. Abbiamo
spinte centrifughe (v.7-8 il Cielerranti), parla infatti dei cavalieri erranti che
vennero accusati di essersi persi in altre imprese. Tasso allude alle vicissitudini
cui andranno incontro i compagni. La stessa parola errante ha un duplice
significato, un termine polisemico che significa sia allontanarsi dallesercito
che sbagliare. In tal caso il termine allude allallontanarsi dai valori e dagli
ideali della Controriforma per cause vane, come per amore (come Tancredi e
Rinaldo che si allontanano per amore di Clorinda e Armida). Compito di
Goffredo sar riacciuffarli. Notiamo che lo stile elevato per lemulazione di
Virgilio, per i termini usati, uno degli argomenti la guerra, la sintassi si rif al
periodare latino, notiamo infatti lanastrofe e liperbato ai primi due versi.
Anastrofe invertire lordine delle parole
Iperbato separare due elementi grammaticalmente legati

Santi segni v.7-8 della crociata


Nella SECONDA OTTAVA presente linvocazione alla Musa cristiana, ispiratrice
di poesia immortale. Il linguaggio fortemente traslato, notiamo infatti una
litote (v.2 non circondi) e una metafora al verso 1, caduchi allori, la gloria
fugace a cui il poeta oppone quella destinata a durare e consacrata dalla fede.
La Musa che il Tasso invoca non quella delle opere caduche e mortali in cui
vengono celebrati i valori terreni, ma quella cristiana. Tra i termini usati
notiamo varie antitesi che stanno a significare che lautore si ispira
religiosamente a Dio, celebrando valori immortali. Pertanto la musa a cui il
Tasso si ispira, non pi quella delle religioni pagane, ma Dio.
Elicona il monte abitato, secondo la mitologia, dalle nove muse. Riferimento
alla tradizione classica
Ma su nel cielo v.3 antitesi e anastrofe. Aurea corona si riferisce a non
circondi la fronte. Dice che i beati sono circondati di stelle immortali.
Celesti ardori v.5, passioni religiose
Fregio v.7, ornamento artistico. Si riferisce alla bellezza dello stile, delle
tematiche, come quella dellamore, inserita per attirare i lettori, e chiede
perdono se alla verit storica dovr aggiungere tali invenzioni per rendere la
letteratura pi piacevole.
Nella TERZA OTTAVA lautore continua a rivolgersi a Dio. Parnaso il monte
dedicato ad Apollo, dio della poesia, qui esso simboleggia la poesia in generale.
Viene detto che i lettori sono spesso interessati a opere laiche ispirate ad
Apollo. Lautore emula il De rerum natura di Lucrezio (poema didascalico, con
il fine di dare un insegnamento), il quale visse nel I secolo a.C e che volle
diffondere nel suo poema la filosofia epicurea per consentire alluomo di vivere
in equilibrio. Tuttavia, al tempo, la filosofia era ritenuta ingannevole, dunque,
Lucrezio, decise di creare un poema in versi per spingere i lettori a leggere la
sua opera assimilando in tal modo la filosofia epicurea. Tasso si pone lo stesso
obiettivo con i valori e gli ideali della Controriforma. Inoltre lautore si rif a una
metafora presente nellopera sopraccitata di Lucrezio: parla di un bambino
malato a cui viene data una medicina amara (il vero) per berla viene ingannato
con del liquore dolce (i versi, lo stile, il lessico raffinati) posto ai bordi della
ciotola; Tasso intende dire che il vero, arricchito di versi piacevoli, riesce a
raggiungere anche le persone pi restie.
Molli versi v.3, latinismo, versi carezzevoli con cui viene arricchita la verit
storica e cos diventa pi convincente. Tasso usa questespressione per dire che
usando versi dolci e carezzevoli, attirer persino coloro che non si volevano
avvicinare agli ideali della Controriforma
Egro v.5, latinismo, malato

Nelle ULTIME DUE OTTAVE abbiamo il motivo encomiastico, notiamo un


linguaggio fortemente traslato. Lautore si rivolge ad Alfonso II dEste, colui che
lo sottrasse dalla tempesta metafora della navigazione, della vita (quarta
ottava), usata precedentemente in Petrarca, che viene emulato e che emul a
sua volta gli autori classici. Il tipo di vita di cui si parla mediante questa
metafora la vita spirituale e lo capiamo dallaggettivo errante con il quale si
crea una simmetria tra Alfonso e Goffredo e tra lautore e Tancredi e Rinaldo, si
riferisce alle fondamentali spinte centrifughe del poema (Tancredi, uomo
tormentato, considerato lalter ego dellautore). Notiamo un forte uso di
anastrofi per innalzare lo stile. Lautore si augura che Alfonso diventi come
Goffredo di Buglione nella nuova crociata contro i turchi, a cui viene invitato,
per convalidare la politica della Controriforma.
Queste mie carte v.5, sineddoche
Scettro quinta ottava, v. 5, si riferisce al comando supremo
Trace v.3, i turchi che hanno occupato la Terra Santa. Il turco detto
anacronisticamente trace perch Costantinopoli, capitale dellImpero turco
dal 1453, si trova nel territorio dellantica Tracia
Grande ingiusta preda v.4, metafora per dire che ingiusto che, dopo la
prima crociata, Gerusalemme cadde nuovamente nelle mani dei musulmani.
vivo il ricordo della battaglia di Lepanto del 1571 in cui i turchi vennero sconfitti
dai cristiani.

SIEDE PLATON NEL MEZZO, BRANO DEL TERZO CANTO


Notiamo una forte ambiguit che caratterizza lopera. A livello di vero storico si
rappresenta la prima crociata tra musulmani e cristiani, ma nellopera lo
scontro avviene tra due culture occidentali, riformisti e controriformisti.
Notiamo questa ambiguit perch i musulmani sono rappresentati come laici e
appoggiati da Satana, mentre invece conservavano i veri valori della religione
islamica. Oltre allambiguit evidente un forte bifrontismo in quanto il Tasso si
pone lobiettivo di celebrare gli ideali della Controriforma, ma si nota che al
contempo vorrebbe inseguire i valori laici cui sembra dare, involontariamente,
una certa importanza; si crea, dunque, un forte disequilibrio.
In genere con la struttura a lisca di pesce il filone principale ha maggiore
importanza, qui invece accade il contrario, in quanto sono i filoni secondari ad
assumere un ruolo fondamentale. In questo brano il protagonista Satana che
viene rappresentato come Plutone, divinit pagana dellAde, e come
sostenitore dei musulmani, visti come esponenti della cultura laica
contrastante con gli ideali della Controriforma. Si nota un forte bifrontismo
legato a varie figure retoriche tipiche del Tasso, quali antitesi, ossimori e

chiasmi. Allinizio abbiamo la descrizione di Satana, il che esprime una certa


ambiguit in quanto ci viene presentato come un essere grande nella sua
negativit. La sua grandiosit viene ripetuta e ribadita nellultimo verso. Ci
viene detto che Satana aveva una grande fronte e una barba lunga, tratti
positivi in quanto appartenenti al tipico saggio. Un altro elemento positivo nella
descrizione di Satana che viene associato a Plutone che nel paganesimo non
era un demone, ma una divinit come tutte le altre.
Nella SETTIMA OTTAVA continua lambigua descrizione di Satana. Notiamo un
ossimoro al verso 1, orrida maest, che evidenzia lambiguit dellautore
verso il personaggio diabolico per cui prova sia timore che attrazione. Quando il
Tasso dice che Satana aveva gli occhi che rosseggiavano, verso 3, si rif
alliconografia medievale con la quale venivano descritti i demoni. Quando
parla della cometa, al verso 4, parla della stella pi luminosa di tutte, altra
connotazione positiva per Satana, ma al contempo viene definita infausta,
ossia portatrice di sciagure. Lo sguardo del diavolo viene dunque paragonato
alla cometa, dalla descrizione che lautore ci fornisce, pare un essere
affascinante nella sua ambiguit.
Veneno verso 3, dal latino venenus
Atra verso 8, latinismo che significa nero
NellOTTAVA OTTAVA la bocca di Satana viene paragonata al Mongibello, antico
nome dellEtna, anche qui notiamo un forte bifrontismo, perch nonostante il
vulcano emetta fumi, lava e puzza, comunque affascinante. Sembra essere
uniperbole, ma in realt Tasso descrive Satana semplicemente come se lo
immagina. La sua bocca presentata come quella degli animali feroci. La
descrizione della bocca di Satana stata inserita dallautore perch gli viene
data la parola, ha ora diritto di cittadinanza nellopera, cosa che Dante non fa
mai, gli viene data importanza pur essendo opposto alla Controriforma, in
passi come questi che si nota il forte bifrontismo. Il discorso che Satana
intraprende espressione della libert ideologica e culturale che caratterizza
gli anni della Controriforma. Tasso nomina i demoni dellinferno dantesco, che
erano divinit pagane; inserendo queste divinit lautore intende affiancare
pagani, musulmani e riformisti. Satana nel suo discorso esorta i demoni ad
appoggiare i musulmani e a sconfiggere i crociati.
Nella NONA OTTAVA vengono nominati i Tartarei Numi, al verso 1, divinit degli
inferi che sono degli angeli caduti dal cielo e vengono ritenuti da Tasso degni di
avere accesso l paradiso, questa una sorta di bestemmia. Il gran caso, al
verso 4, la guerra tra Lucifero e Dio, questa espressione usata per dire che
il caso, che un concetto laico, ha sostenuto Dio nella vittoria. Nel dire questo
Tasso bestemmia. Tasso bestemmia nuovamente nel dire alta impresa nostra,
al verso 6, in quanto si riferisce alla grande rivolta dei demoni definiti anime
ribelli, e sembra che tutto sia accaduto a causa di Dio, che governa le stelle. Il

discorso di Satana ricco di elementi della retorica classica per dimostrare che
anche il diavolo colto e conosce le tecniche della persuasione. Satana usa, ad
esempio, la captatio benevolentiae definendo i demoni come divinit che
possono essere elevate allo stesso piano di Dio e che sono degni di vivere in
paradiso; notiamo un continuo procedimento di antitesi.
Chiostra verso 4, linferno
Nella DECIMA OTTAVA si prosegue con il bifrontismo, Satana insiste sul fatto
che i demoni dovrebbero vivere in paradiso, abbiamo un atteggiamento
accusatorio verso Dio, sembra quasi che li sia il mostro e i demoni delle vittime.
Notiamo il bifrontismo perch Satana, incarnazione del male, dice di provare
dolore, usa pure linteriezione ahi e lesclamativa per creare pathos. Il diavolo
sente ancora pi umiliato perch Dio ha permesso alluomo e non a lui di
entrare nel paradiso. Satana crea pathos per creare e suscitare una rivolta nei
confronti di Dio.
NellUNDICESIMA OTTAVA, si nota il polisindeto che va a creare un climax
ascendente, viene alimentato il fuoco dello sdegno nei confronti di Dio dicendo
che egli uccise il suo stesso figlio e questo fatto viene visto come unoffesa a
Satana perch tutti gli uomini vengono assolti dal peccato originale e il diavolo
ha meno prede per s; abbiamo un procedimento ellittico perch viene saltata
la citazione della resurrezione di Cristo. Inoltre Satana si sente offeso da Dio
quando questultimo liber tutti coloro che scrissero lAntico Testamento
dallinferno e gli concede laccesso al paradiso. Dio viene accusato di essere
ladro di ricche prede (verso 6), e questo diventa unulteriore segno di scherno
e sconfitta per aumentare la rivalsa nei confronti di Dio.
Nella DODICESIMA OTTAVA notiamo la crescita del climax ascendente e il
ricorso alle interrogative retoriche per coinvolgere il lettore e creare pathos,
sentimenti molto forti, si crea anche un sorta di gradatio e quindi di musicalit.
Il deh uninteriezione che implica coinvolgimento emotivo. Satana dice che
Dio vuole richiamare il mondo a un unico culto e per il diavolo questo
sbagliato e lo accusa di imperialismo e di non sopportare il pluralismo. Siamo
posti davanti a un forte bifrontismo e a una forte ambiguit perch Satana pu
esprimere la propria opinione e ha diritto di cittadinanza nellopera.
Nella TREDICESIMA OTTAVA continuano il climax ascendente e le interrogative
retoriche. Viene detto che noi aspettiamo impotenti che Dio imponga il suo
dominio nel mondo.
Nella QUATTORDICESIMA OTTAVA prosegue il climax ascendente. Viene detto
che Dio con il suo imperialismo distrugge i templi di Satana (esplicito
riferimento alla riforma) e gli vengono persino sottratte le anime.
Nella QUINDICESIMA OTTAVA si passa a una sorta di anticlimax. Il valor primero
il coraggio dimostrato da Satana nella lotta contro Dio, definita virtuosa. Se

prima Satana voleva creare e suscitare sdegno, or il suo obiettivo la


celebrazione del valore dei demoni che implica che non siano stati sconfitti
esortandoli a iniziare una nuova guerra.
Nella SEDICESIMA OTTAVA viene riportato lultimo obiettivo (iteneverso 1,
latinismo, andate, linguaggio elevato; mia potenza e forza verso 2, captatio
benevolentiae). Notiamo il polisindeto e un procedimento anaforico. Satana
dice che Dio malvagio e colpevole e consiglia di insinuarsi tra lesercito dei
crociati ricorrendo allinganno.
Nella DICIASSETTESIMA OTTAVA vengono dati consigli mediante luso del
congiuntivo esortativo. Le forze centrifughe (errando, verso 2) vengono
presentate come opera del diavolo.

TANCREDI E CLORINDA
Riassunto: Durante il primo scontro tra pagani e cristiani sotto le mura di
Gerusalemme, Tancredi decide di battersi contro un guerriero sconosciuto. Un
forte colpo, per, fa cadere lelmo dalla sua testa rivelandone lidentit: si
tratta di Clorinda, la donna di cui Tancredi si innamorato dopo averla
incontrata ad una fonte. Per questo motivo leroe non riesce a rispondere ai
colpi che la guerriera gli sferra e le chiede perci di continuare in disparte il loro
scontro. La donna accetta, ma quando i due si sono allontanati abbastanza
dalla battaglia, Tancredi svela a Clorinda il suo amore. Allimprovviso i pagani si
vedono costretti a fuggire dal campo di battaglia. A questo punto un guerriero
cristiano, uomo inumano, si ferma alle spalle di Clorinda ed alza la mano
armata per ferirla alla testa scoperta. Tancredi lancia un urlo e si avventa
sullassalitore, cercando di opporre resistenza con la spada al colpo del soldato.
Clorinda resta ferita al collo, ma il taglio piccolissimo; tuttavia Tancredi si
accende dira e prende ad inseguire lassalitore che fugge terrorizzato. Nel
frattempo Clorinda si ritira assieme al suo esercito, proteggendosi il capo
scoperto con lo scudo.
Analisi contenutistica: Il brano analizzato tratto dal terzo canto della
Gerusalemme liberata di Tasso e narra la dichiarazione di Tancredi del suo
amore per Clorinda. Leroe infatti si avventa su un guerriero pagano, senza
sapere che si tratta in realt della sua amata; ma lo scontro talmente forte
che lelmo di Clorinda viene scaraventato a terra, svelandone il bel viso e le
lunghe chiome. Nella strofa numero 22 Tasso parla in prima persona
manifestando al lettore i sentimenti di Tancredi. Egli infatti fa delle domande al
suo eroe: gli chiede come possano essere dolci gli occhi di Clorinda nel riso,

visto come sono dolci anche ora che lampeggiano di rabbia; gli chiede poi a
che cosa pensa e a che cosa guarda e se abbia riconosciuto in quel volto
severo la donna per cui egli arde damore, quella donna incontrata un giorno
presso una fonte, mentre si chinava a rinfrescar la fronte. La fanciulla
approfitta dellincertezza del suo avversario e si avventa su di lui con la furia di
una belva. Tancredi per non pu fare altro che arretrare senza neanche
provare a reagire per il terrore di ferire la sua amata. I violenti colpi della
fanciulla vanno a vuoto; ma c un attacco da cui Tancredi non riesce a
difendersi, ovvero quello dellAmore. Il bello ignudo volto di Clorinda, infatti,
non cade in fallo, ma colpisce in pieno il cuore delleroe. Improvvisamente,
allora, Tancredi decide di non voler morire tacendo alla sua amata il suo amore
e le chiede cos inerme, e supplichevole e tremante di porsi in disparte da
tutte quelle persone per provarsi in duello. La guerriera accetta e i due si
allontanano dal campo di battaglia, luna baldanzosa e sicura di s
nonostante abbia perso lelmo, e laltro che la seguia smarrito e turbato. A
questo punto Tancredi svela il suo amore. Egli, infatti, dona alla fanciulla il suo
cuore dandole il consenso di farne ci che vuole, anche ucciderlo se questo
ci che lei vuole. Clorinda rimane in silenzio; ma allimprovviso un terzo
personaggio entra in scena. Si tratta di un guerriero cristiano che voleva
approfittare della vulnerabilit di Clorinda per ucciderla alle spalle colpendola
alla testa. Di questo personaggio Tasso mette in evidenza la codardia, poich
egli si fa beffa delle regole cortesi della cavalleria attaccando un nemico alle
spalle. Tancredi si avventa sullassalitore pieno dira e comincia ad inseguirlo
inferocito, nonostante si tratti di un suo compagno. Nel frattempo Clorinda, a
cui non importa seguire Tancredi, decide di ritirarsi in Gerusalemme assieme al
suo esercito.
Analisi fatta in classe: Tancredi presentato nellopera come lalter-ego
dellautore ed un personaggio ambiguo per il suo amore e odio nei confronti
del dovere. un uomo dellesercito cristiano, importante per le sue abilit
militari, che si innamora di Clorinda, donna dellesercito musulmano, mentre
questultima si lava il sudore in una fonte. Unaltra donna dellesercito
musulmano, Eriminia, sinnamora di Tancredi e si va a formare cos un intreccio,
ma nessuno dei personaggi riuscir a raggiungere i propri obbiettivi. Il
personaggio di Clorinda ci viene presentata come il tipico personaggio
femminile dellumanesimo e del rinascimento che combatte per la gloria
personale. Come detto in precedenza, Clorinda, una donna soldato
dellesercito musulmano, ma non sembra essere musulmana in quanto ha
capelli biondi e occhi azzurri. Clorinda ci viene presentata come la tipica donnaguerriero secondo un punto di vista oggettivo e come la classica donna angelo
da un punto di vista soggettivo, lo notiamo ad esempio dal fatto che, pur
essendo musulmana ha capelli e occhi chiari.
In questo brano si narra del primo scontro tra Tancredi e Clorinda, che viene
riconosciuta dal cristiano in quanto priva di elmo. Le tecniche utilizzate dal

Tasso sono antitetiche rispetto a quelle utilizzate dallAriosto, non si ha pi


oggettivit e straniamento, ma soggettivit e coinvolgimento emotivo da parte
del lettore e dellautore stesso; queste tecniche sono le medesime dellEneide.
Nel brano Tancredi e Clorinda iniziano a combattere, volano schegge e persino
lelmo della donna, svelando la sua sessualit. La narrazione fortemente
soggettiva, lautore si immedesima in Tancredi e nel descrivere Clorinda ricorre
al punto di vista dellinnamorato e alla tipica tradizione petrarchesca. Tasso
tiene sempre conto del punto di vista di Tancredi e in tal modo riesce a creare
coinvolgimento emotivo nel lettore. Viene utilizzato il topos della produzione
provenzale e cortese secondo cui quando un uomo era innamorato di una
donna o viceversa, nel cuore dellamante veniva inciso il profilo della persona
amata; ecco perch lautore invita il cristiano ad auscultare il suo cuore per
accorgersi che si tratta proprio di Clorinda (ottava 22, versi 3-6). Come Tancredi
si rende conto che colei che ha davanti la sua amata, si rende conto
dellarmatura che indossa e si immobilizza perch non vuole farle del male, ma
lei lo continua a inseguire perch ignara dei suoi sentimenti. inutile dire che
nel duello si ha unenorme disparit fisica tra luomo e la donna, in quanto lei
non brava e forte quanto lui. A un certo punto Tancredi decide di dichiararsi
perch non vuole morire senza prima averle dichiarato il suo amore, perci si
dichiara. Successivamente Tancredi invita la sua amata a un confronto, un
tenzone. Questo brano fortemente esemplificativo delle tecniche utilizzate
dal Tasso, si nota un forte virtuosismo e luso di parole omografe e omofone,
luso di giochi di parole messi in evidenza dalle anastrofi (ad esempio e siano
fatti i patti, allottava 26, versi 7-8, in cui si dice che prima di combattere
devono essere fissate delle regole, tipico dei tenzoni e della tradizione cortesecavalleresca, cosa che non accadr assolutamente nelle crociate). Il discorso di
Tancredi, tuttavia, scade nel patetico, non suscita emozioni vere, in quanto
viene forzata eccessivamente lemotivit. Non viene raggiunto dal cristiano
lobiettivo di creare piet nel lettore e nella donna-soldato. Lautore con il
proprio intervento evidenzia lautocompatimento di Tancredi, fino a che la
situazione non cambia con larrivo dei due eserciti, quello pagano e quello
cristiano. Come sappiamo una delle caratteristiche del manierismo
lattenzione ai particolari che prevalgono sul generale. Ecco perch abbiamo la
similitudine dei rubini incastonati nelloro per riferirsi al sangue di Clorinda che
macchia i suoi capelli (ottava 30). Allottava 31, invece notiamo unantitesi per
descriversi latteggiamento di ritiro di Clorinda che n fugge n caccia.
Dolci ne lira: ossimoro determinato dal bifrontismo dellautore in quanto
Clorinda viene presentata secondo due punti di vista: uno oggettivo, secondo il
quale arrabbiata in quanto presa dal combattimento, e uno soggettivo, ossia
il punto di vista di Tancredi che vede i suoi occhi dolci nonostante lira (ottava
22, verso 2)
E di due morti in un punto lo sfida: notiamo un forte concettismo (luso di un
termine con doppio significato o laccostamento di due termini, uno in senso

proprio e laltro in senso traslato) nella parola morte, si riferisce infatti alla
morte fisica dovuta al combattimento e a quella spirituale in quanto lei
dimostra al suo amante di non ricambiare i sentimenti (ottava 23, verso 8)
Amor larco inevitabil tende: una metafora usata per dire che gli occhi e le
guance di Clorinda colpiscono come frecce il cuore di Tancredi (ottava 24, verso
4)
Van le percossecolto: notiamo un forte concettismo nella parola colpo, si
riferisce sia ai colpi fisici che a quelli del volto che percuotono il cuore di
Tancredi. Oltre al concettismo evidente anche il bifrontismo in quanto i punti
di vista oggettivo e quello soggettivo si alternano (ottava 24, versi 5-8)
Vu chellatremante: notiamo un ulteriore concettismo nella parola
prigioniero, lui non prigioniero di guerra, bens di Clorinda (ottava 25, versi 34)
Core: gli viene tolto sia nel senso fisico che in quello traslato (ottava 27 verso
4)
Pauroso audace: ossimoro, nonostante la paura del rifiuto, prende coraggio e si
dichiara (ottava 27, verso 1)
Uomo inumano: ossimoro utilizzato in quanto il punto di vista prevalente
quello di Tancredi che non ha oggettivit in quanto innamorato. Viene detto
uomo inumano in quanto ferma il compagno nel combattere il nemico(ottava
29, verso 3)
Villano: inteso come persona poco elegante (ottava 30, verso 8)

LA MORTE DI CLORINDA
ANTEFATTO Clorinda e Argante sono usciti nottetempo per incendiare la
torre mobile con cui i crociati hanno dato lassalto alle mura. Riuscita limpresa
e dopo aver fatto strage di nemici, fuggono verso la citt. Qui nella mischia tra
i difensori usciti loro incontro e gli inseguitori cristiani, accade che Clorinda sia
inavvertitamente chiusa fuori dalle mura.
RIASSUNTO Vedendosi perduta, la guerriera si finge un soldato crociato,
approfittando dellinconsueta armatura nera indossata per essere meno visibile
nella sortita notturna. Il trucco riuscirebbe, se Clorinda non fosse stata
individuata e tenuta docchio proprio da Tancredi, il quale non riconoscendola,
la scambia per un nemico. Mentre la donna si defila tentando di raggiungere
unaltra porta, Tancredi la segue per sfidarla in duello. Lo scontro lungo ed
estenuante si conclude allalba con la vittoria di Tancredi.
Clorinda ferita a morte, chiede per alluccisore di battezzarla. Scoperto il volto

di lei, per eseguire il rito, Tancredi la riconosce e, spirata serenamente la


donna, anchegli cade a terra privo di sensi e semimorto. Lo salver un gruppo
di soldati Franchi che passa di l per caso.
ANALISI DA INTERNET- Analizzando il testo possiamo constatare il gusto
compiaciuto di Tasso per lambiguit, per le situazioni duplici e ambivalenti ed
in parte conflittuali, in quanto abbiamo una coesione tra desiderio e crudele
violenza, tra amore e morte. I due protagonisti dovrebbero infatti amarsi,
mentre inconsapevolmente si provocano odio e sofferenza ed infine arrivano
anche alla morte. In questo brano Tasso svolge la funzione di narratore
onnisciente in quanto prende parte alla scena attraverso interventi soggettivi o
piccole disgressioni. Un esempio significativo si trova nel verso 59 dove lautore
si rivolge a Tancredi con un tono di rimprovero, poich lo stesso personaggio
godeva nel vedere il sangue dellavversario sgorgare al di fuori del suo corpo.
Tasso dir che leroe ripagher con mari di lacrime ogni goccia caduta di quel
sangue ed infatti solo dopo leroe capir che quello era il sangue della sua
amata. Un altro carattere significativo emerge nel verso 62 dove lautore dir
che la guerra una necessit inevitabile ma allo stesso tempo disumana
poich genera morte e sofferenza. Queste intrusioni del narratore testimoniano
limpostazione tutta soggettiva del racconto ed evidenzia il fatto che nei suoi
personaggi il narratore proietta se stesso. Tasso inoltre ama lombra che
misteriosa ed avvolgente e vela il reale di ambiguit. Lopera si divide in due
sequenze: la prima costituita dal duello, la seconda dalla morte delleroina. In
questa seconda fase la figura di Clorinda subisce unautentica trasformazione:
la feroce guerriera che si rivelava fredda e vendicativa ed affrontava
impavidamente lavversario, si trasforma in una delicata e dolce fanciulla.
Clorinda si nascondeva dietro la sua armatura rifiutando, con la sua durezza,
ogni desiderio, istinto femminile o naturale e forma di dolcezza. Ella
rappresenta quindi, in un certo senso, la negazione della femminilit. Infine
per leroina, deposte le armi, riacquista la sua vera identit e viene a
coincidere con la sua vera immagine femminile. La trasformazione delleroina
per a sua volta duplice poich ella non solo riscopre il suo essere donna, ma
scopre la verit della religione cristiana: Dio infatti le concede la sua grazia
divina la quale le consentir di aprire gli occhi e il cuore alla vera fede. In passi
come questi emerge lo scopo didascalico e pedagogico dellopera, finalizzata
particolarmente al giovamento morale del lettore. Infine, nel brano viene
evidenziata quella che la visione pessimistica di Tasso in quanto gli eroi stessi
si rendono conto dei limiti umani e delle azioni talvolta insensate che essi
compiono. Tutti sono in cerca del senso della vita, rappresentato dalla fede
nella religione cristiana. Tasso divide il brano in ottave con lintento di rimanere
fedele al genere epico-cavalleresco ed utilizza, durante il racconto, numerose
figure retoriche.
ANALISI FATTA IN CLASSE- I cristiani costruirono delle torri per facilitare
laccesso nella citt di Gerusalemme, tuttavia queste torri vennero bruciate da

Clorinda. Clorinda viene sfidata a duello da Tancredi che non la riconosce in


quanto non indossa la propria armatura, della quale si era impossessata
Erminia. Nel brano vene fatto uso dellironia tragica tipica della tragedia
classica, nella quale il lettore consapevole di ci che accade, pertanto si ha
un coinvolgimento emotivo, mentre il personaggio non sa nulla, si crea cos
pathos. Clorinda non rivela il suo nome e provoca Tancredi dicendo che lei il
soldato che bruci le torri costruite dai cristiani. evidente lambiguit e il
bifrontismo, sono molti i riferimenti al campo semantico della violenza e della
sessualit, che in teoria si dovrebbero annullare a vicenda; il Tasso mescola
questi campi semantici perch una sorta di perversione in quanto lui
attratto dalla violenza, dalla guerra e dalla morte, e sar proprio la morte di
Clorinda la conseguenza di tale perversione. Nel brano viene completamente
rispecchiata la mentalit del periodo della Controriforma, infatti, secondo il
cattolicesimo, con la sofferenza si prova piacere in quanto essa consente
lespiazione dei peccati e il conseguente accesso al paradiso (ascetismo).
Clorinda prima della sua morte viene illuminata dalla grazia divina e si converte
, cos, al cattolicesimo, evidenziando il fatto che la sua sofferenza lha condotta
al regno dei cieli; prima di morire Clorinda chiede a Tancredi di essere
battezzata e, come lui si rende conto che si tratta della sua amata, viene
sommerso dai sensi di colpa. In questa parte del brano notiamo un forte uso di
asindeti e polisindeti per rallentare il ritmo della narrazione al fine di
evidenziare il dramma che Tancredi sta vivendo. Viene evidenziata la
particolare bellezza di Clorinda, vista come una donna angelo, viene descritto il
pallore della morte che la rende ulteriormente pi bella, tant vero che sembra
che il sole e il cielo le si rivolgano con piet. A tal punto inizia la follia di
Tancredi che si allontaner dal campo di battaglia per andare alla ricerca di
qualcosa che possa alleviare il suo dolore, ora Tancredi continua a vivere, ma
possiamo dire che sia psicologicamente, moralmente e sentimentalmente
morto (forte bifrontismo e concettismo, ottava 71, verso 8).
Il brano diviso in due parti, abbiamo prima la battaglia e poi la morte. La
presentazione ei personaggi, in confronto a quella dellAriosto, non realistica:
ad esempio Clorinda fortemente idealizzata, ha capelli e occhi chiari
nonostante sia musulmana, per certi punti di vista risponde agli ideali della
Controriforma e per altri a quelli laici, ad esempio una vergine, tuttavia
persegue la gloria. Clorinda la candidata perfetta per diventare una santa e
diventa il mezzo per raggiungere lo scopo del Tasso, celebrare gli ideali della
Controriforma. Al contrario, in Tancredi, non ritroviamo tale descrizione
idealizzata in quanto lui troppo preso dallamore, che un valore terreno.
Notiamo la similitudine del lupo che si imbosca dopo aver compiuto un misfatto
allottava 51.

Arimon: combattente cristiano che venne ucciso da Clorinda, che, non essendo
riconosciuta, viene inseguita da Tancredi che pensa che sia un uomo(ottava 51,
verso 7)
Guerra e morte: si tratta di una coblas capfinidas, ossia la ripetizione di una
frase o di una parola che si trova alla fine di un verso, nel verso successivo
(ottava 52, verso 8)
A un certo punto il narratore si rivolge direttamente alla notte, infatti, nella
Liberata, le situazioni sono notturne in quanto la notte rappresenta lincapacit
delluomo di dominare la realt nelloscurit. Nel rivolgersi alla notte, lautore,
chiede a essa il permesso di descrivere le lotte tra i guerrieri (ottave 54-55)
Non: una litote e al contempo unanafora per evidenziare che il
combattimento diventa serrato, si parla infatti di furore e oscurit, che indica il
fatto che i guerrieri in questione non ricorrono alle regole del
combattimento(ottava 55, verso 1)
Onta: la vergogna(ottava 56, verso 1)
Nodi, ossia abbracci: antitesi e concettismo in quanto si tratta di strette da
nemico e non da amante (ottava 57, versi 3-4)
Notiamo una sentenzia, un proverbio dellautore per coinvolgere il lettore
Misero: intervento del narratore e apostrofe (ottava 59, verso 1)
Barbaro: straniero (ottava 61, verso 8)
Notiamo un forte uso di esclamative da parte del narratore per creare
coinvolgimento emotivo nel lettore. Lautore usa la similitudine dei venti
Aquilone e Note del Mar Egeo, che anche quando non ci sono scuotono
comunque il mare (ottava 63, verso 1)
Fede, carit, speranza: le tre virt teologali che consentono di conquistare la
vita eterna (ottava 65, verso 6)
Ferro e acqua: notiamo un concettismo in quanto con il ferro Tancredi ha dato a
Clorinda la morte concreta e con lacqua le ha donato la vita spirituale (ottava
68, verso 5)

NEL PALAZZO DI ARMIDA


Carlo e Ubaldo entrano nel palazzo di Armida; nel giardino incantato assistono,
non visti, gli amori della maga e Rinaldo. Quando finalmente leroe resta solo,
si avvicinano a lui e, mostrandogli la sua immagine degradata nello scudo
magico lo inducono a ravvedersi e a tornare ai suoi doveri di crociato. Grande

il dolore della donna quando scopre la fuga dellamato, con il quale ha un aspro
confronto in una dolorosa scena daddio.
Riassunto: Carlo e Ubaldo, due cavalieri cristiani, sono stati inviati da Goffredo
alla ricerca di Rinaldo che, sedotto dalla pagana Armida, stato condotto con
linganno su unisola al centro delloceano. Qui si trova un giardino magico in
cui regna tutto lanno la primavera ed qui, allinterno di un intricato labirinto,
che Armida tiene prigioniero Rinaldo. Per districarsi allinterno del labirinto, i
due cavalieri fanno uso di un libro donato loro dal mago di Ascalona che
contiene la mappa di tutte le vie contorte del labirinto. Ad un certo punto, per,
i due si imbattono in un grande uccello colorato che intona una dolce melodia. I
due guerrieri, ammirato il prodigio, proseguono il loro cammino finch,
attraverso le fronde, scorgono finalmente Rinaldo disteso sullerba con il capo
appoggiato sul grembo della seduttrice Armida, nellatto di scambiarsi dolci
effusioni amorose. Dun tratto la fanciulla si alza e porge uno specchio a
Rinaldo perch lo tenga mentre lei si specchia. Rinaldo regge lo specchio e
comincia a tessere un discorso amoroso ad Armida, che ride allegra senza
smettere di intrecciarsi le chiome ornandole di fiori. Infine, avendo terminato di
rimirarsi allo specchio, Armida bacia Rinaldo e si allontana. La fanciulla infatti
solita ritirarsi durante le ore del giorno per occuparsi dei suoi affari e delle sue
magiche carte. Nei periodi di solitudine, quindi, Rinaldo si aggira tra gli animali
e le piante attendendo la sera, quando Armida torner da lui. Allontanatasi la
bella seduttrice, Carlo ed Ubaldo escono allo scoperto e si mostrano agli occhi
di Rinaldo. La vista delle armi risveglia lanimo assopito del guerriero che,
vedendo la sua immagine specchiata nello scudo di Ubaldo, prova vergogna
per come si comportato. A questo punto Ubaldo parla, rimprovera Rinaldo per
il suo comportamento e lo invita a ritornare sul campo di battaglia dove il pio
Goffredo lo attende. A queste parole Rinaldo si risveglia definitivamente dal suo
sonno e, preso da un novo foco che pi avvampa e che pi coce di quello
amoroso, parte con i suoi compagni verso Gerusalemme.
Analisi contenutistica: Il brano analizzato tratto dalla Gerusalemme
liberata, poema epico-didascalico composto da Torquato Tasso nel la seconda
met del 500. I protagonisti di questo canto sono Rinaldo e Armida. Se il primo
un personaggio famoso dell'epica medievale francese, le cui avventure sono
riprese e ampliate anche da Boiardo e Ariosto, Armida rappresenta invece una
invenzione poetica di Tasso. Dell'avvenente maga pagana l'autore si serve
infatti abilmente per giustificare una passione sensuale delleroe Rinaldo,
debolezza che risulta essere di certo scusabile, in quanto si pone in una
condizione di follia amorosa operata dalle pi diaboliche arti magiche. Rinaldo,
gi liberatore di molti compagni sedotti dall'incantatrice, non pu, a sua volta,
sottrarsi dall'ammaliante corteggiamento di Armida, che lo tiene imprigionato
tra le delizie del suo palazzo e le piacevolezze del suo giardino, nelle isole
Fortunate. L'incantesimo del luogo tuttavia tradito dalle strutture contorte
delle sue logge, che fanno di esso un vero e proprio labirinto e rendono

ingannevole ogni percorso. Peraltro il giardino sembra essere un artificio


meraviglioso che la natura ha prodotto ad imitazione dell'arte: Tasso ribadisce
dunque una delle nozioni fondamentali dell'estetica antica che contemplava
un'arte ad imitazione della natura. Il rigoglio delle piante si traduce in un
proliferare di percezioni visive e uditive che risultano ampliate per effetto delle
insistite allitterazioni e delle ripetizioni (ottava 11 e 12); si ricordi ad esempio il
pappagallo parlante (ottave 13 e 14) che, nel suo breve canto, rievoca il tema
della "vergine rosa", il fiore bellissimo eppure minato dalla caducit. Armida
possiede tutti i caratteri pertinenti al ruolo della incantatrice: come l'omerica
ninfa Calipso trattiene il proprio amante su un'isola di piaceri. Maga, amante e
tiranna, Armida una splendida donna dellIslam inviata per volont del
demonio nel campo dei cristiani e dei crociati per portare sgomento e disordine
fingendo amore e seduzione. Tuttavia Armida non un personaggio statico: ella
subir unevoluzione nel corso del poema che la fa recedere dal proprio ruolo di
esperta manipolatrice di diaboliche arti magiche e la avvicina gradatamente
all'universo degli affetti e dei sentimenti.
Antefatto: Rinaldo abbandona il campo di battaglia perch attratto da Armida,
che si scopre essere una maga. Armida ci viene descritta come la maga Circe
dellEneide secondo il principio di emulazione: come Circe attrae Enea e i suoi
compagni nella propria isola, cos Rinaldo viene allontanato in modo marcato
dal proprio obiettivo venendo attratto nelle isole Fortunate di Armida, dove
viene colpito dalla maga stessa e dal suo palazzo. Goffredo invia Ubaldo e Carlo
a recuperare il loro compagno; nel brano si parla del momento in cui essi
sbarcano nelle isole e si ritrovano in un labirinto, simbolo di perdizione,
dannazione, per poi giungere al palazzo.
NONA OTTAVA: lautore afferma che la bellezza del giardino non naturale ma
dovuta alla magia della maga Armida, che inizialmente non si svela. Al terzo
verso abbiamo una metafora, mobili cristalli, ossia le acque cristalline dei
ruscelli che si muovono.
DECIMA OTTAVA: notiamo la forte presenza del meraviglioso fiabesco e non di
quello cristiano, come invece voleva Tasso, perch anche questo elemento
simbolo di bifrontismo, persino la donna viene vista come una figura magica e
diabolica che non altro che un prodotto di Satana. Viene detto che la natura
imita la sua imitatrice, ossia larte, mentre invece Aristotele pensava che larte
dovesse essere mimesi della realt. Sembra che nel giardino la primavera sia
eterna. Al verso 3-4 abbiamo una figura etimologica, imitatrice, imiti, imti. Al
verso 6 riconosciamo lanafora di lauralaura.
UNDICESIMA OTTAVA: al verso uno notiamo un chiasmo evidentissimo: tronco
istesso/istesa foglia. La scenografia di questottava implica disorientamento e
illusione, lo spazio del giardino sottratto alle leggi del tempo e alcuni
fenomeni naturali opposti sono ora congiunti. Al verso 6 abbiamo un altro
chiasmo (torta vite/orto aprico).

DODICESIMA OTTAVA: le canzoncine lascive degli uccelli sono senza inibizioni,


erotiche. Notiamo unanafora e un poliptoto. Vezzosi augellinote:
unanastrofe per innalzare il tono della narrazione. Quando taccion:
unantitesi che non coinvolge solo i versi simmetrici, ma anche lo stesso verso.
Allantitesi si unisce un procedimento anaforico. Or accompagna..: uso di suoni
omografi e omofoni e di allitterazioni.
TREDICESIMA OTTAVA: luccello dalle piume variopinte e dal muso rosso che
intona un canto simile al nostro un pappagallo.
QUATTORDICESIMA OTTAVA: notiamo la metafora della rosa, simbolo di amore,
giovent e verginit, ma anche emblema della caducit del bello.
QUINDICESIMA OTTAVA: viene continuata la metafora della rosa dellamore che
cosa per giovani e non per vecchi.
SEDICESIMA OTTAVA: dopo linvito allamore del pappagallo le colombe
raddoppiano i baci, questanimale rappresentato come molto dedito
allamore.
DICIASSETTESIMA OTTAVA: vengono introdotti Carlo e Ubaldo ai cui occhi
appaiono linnamorato e la sua diletta. Nella descrizione della posizione in cui i
due amanti si trovano notiamo lemulazione del De rerum natura di Lucrezio in
cui viene descritta quella di Marte e Venere.
DICIOTTESIMA OTTAVA: viene ripresa limmagine petrarchesca dei capelli sparsi
al vento
DICIANNOVESIMA OTTAVA: /
VENTESIMA OTTAVA: lo specchio viene definito come ministro eletto dei misteri
damore. Armida, narcisista, si ammira e Rinaldo, innamorato, ammira lei. Lo
specchio simbolo della natura narcisistica dellamore di Armida, incentrato su
se stessa e sulla propria bellezza.
VENTUNESIMA OTTAVA: Armida si vanta di essere riuscita a piegare a se stessa
un uomo come Rinaldo, che si compiace di essere schiavo di quella bellissima
donna. Gli occhi innamorati e il cuore di Rinaldo offrono il riflesso della bellezza
di Armida, migliore di quello dello specchio.
VENTIDUESIMA OTTAVA: prosegue lelogio nei confronti di Armida che viene
paragonata al Paradiso.
Lamore che viene descritto nel brano un amore sensuale, accompagnato
dalla tematica delledonismo, ossia la ricerca del piacere, compreso anche nella
sfera della sessualit. Ledonismo messo in evidenza nelle ottave in cui si
ricorre alla metafora della rosa, tipica dellumanesimo e del rinascimento e
simbolo di amore, giovent ed edonismo appunto. La natura descritta

lussureggiante, notiamo descrizioni anche dei pi piccoli particolari e proprio


per questo motivo non possiamo parlare del tipico locus amoenus, come non
possiamo paragonare la descrizione del giardino a Chiare Fresche e Dolci acque
di Petrarca in cui le descrizioni sono vane. Notiamo un forte virtuosismo e un
concettismo estremo. Il concettismo lo ritroviamo nella parola specchio e
occhi , simbolo di edonismo e narcisismo, in quanto si fa riferimento sia allo
specchio in senso proprio (si tratta dello specchio che riflette Armida) che agli
occhi di Rinaldo in senso traslato, in quanto, essendo innamorati, sono lo
specchio della bellezza della donna. Tuttavia la bellezza della donna viene
celebrata in maniera limitata in quanto lo specchio troppo piccolo per riuscire
a riflettere tutta la sua bellezza. Tra tutti gli uccelli viene scelto per proseguire
nella narrazione e nella celebrazione della rosa un pappagallo in quanto le
sue piume variopinte e il suo becco ROSSO rimandano alla celebrazione del
sentimento dellamore e della sensualit, della pluralit prospettica tipica delle
culture laiche.

DANTE
CARATTERI GENERALI DEL PURGATORIO
Mentre nellinferno Dante attua una discesa negli inferi esaminando il mondo
del peccato, nel purgatorio pratica unascesa verso la redenzione. Nella
tradizione ebraica e cristiana si aveva una visione dicotomica dellaldil, si
credeva, infatti, solo nellinferno e nel paradiso. Nel popolo si diffonde lidea di
un terzo mondo, una seconda possibilit per i peccatori di peccati veniali. Nel
1272 fu convocato il Concilio di Lione in cui i vescovi decretarono lesistenza
del purgatorio. Secondo la Chiesa e Dante, il purgatorio non destinato solo ai
peccatori di peccati veniali e basta, partono infatti dal presupposto che ogni
peccato sia unoffesa a Dio. Per conquistare il purgatorio necessario il
pentimento mediante il quale i peccati vengono cancellati. Le anime vengono
destinate al purgatorio per correggere la mala tendenza dellanimo che li ha
spinti a peccare, in questo modo lanima viene rieducata e purificata. Solo
quando il peccatore elimina il proprio ricordo del peccato pu avere accesso al
paradiso. Il purgatorio fatto di sette cornici che corrispondono ai sette
peccati capitali. Ogni anima dovr attraversare tutto il purgatorio per purificarsi
da tutte le male tendenze che fanno parte delluomo. Le anime vengono
collocate nelle cornici non per il peccato commesso che ormai cancellato, ma
per la mala tendenza dellanimo che ha spinto il peccatore a peccare. Il
periodo pi lungo viene passato in una determinata cornice caratterizzante
dellanima. Abbiamo anche un antipurgatorio, luogo destinato a coloro che si
pentono qualche istante prima di morire, vi trascorrono tanto tempo quanto la
durata della loro vita. Queste anime si chiamano anime negligenti. Le anime
che si salvano dallinferno sono collocate vicino al Tevere per simboleggiare

Roma, sede del cattolicesimo: simboleggia il bisogno di seguire lortodossia


cattolica per salvarsi.

SESTO CANTO
Introduzione: Dante si trova al secondo balzo dellAntipurgatorio, tra i morti
di morte violenta; secondo le indicazioni temporali dello svolgersi del suo
viaggio ultramondano siamo nelle prime ore dopo il mezzogiorno del giorno di
Pasqua, il 10 aprile del 1300. In questo canto la figura centrale Sordello da
Goito che - in virt dellaffetto che dimostra nei confronti di Virgilio dopo aver
saputo che anch'egli originario di Mantova - stimola in Dante una celebre e
dolorosa apostrofe contro lItalia e Firenze, che costituisce il tema politico del
canto.
Riassunto: Dante inizialmente viene accerchiato da una schiera di anime che,
comprendendo che il poeta proviene dal mondo dei vivi, chiedono con
insistenza (come gli spettatori che attorniano colui che vince al gioco dei dadi)
preghiere e suffragi dai vivi per poter aver ridotta in parte la pena che devono
scontare (segue qui un breve elenco di alcune figure del tempo riconosciute da
Dante). L'episodio, che chiude gli eventi narrati nel canto precedente, suscita
nel protagonista un dubbio, dato che Virgilio, suo maestro, aveva specificato, in
un passo dell'Eneide, che inutile qualsiasi preghiera di suffragio per i defunti.
Il poeta latino spiega che in quel caso le richieste non sortivano effetto perch
fatte da uomini pagani, e quindi irricevibili da Dio. I due si avvicinano poi ad
un'anima "sola, soletta", che mantiene un atteggiamento fiero ed altero: si
tratta del poeta trovatore e uomo di corte Sordello da Goito. Non appena il
poeta viene a sapere che anche Virgilio mantovano, scoppia tra loro un
innato moto daffetto innato dovuto allessere concittadini; Dante sfrutta
questo episodio per unamara apostrofe contro lItalia e Firenze in cui, lodio
personale, le divisioni politiche interne e la corruzione (in particolar modo a
Firenze) stanno portando alla crollo non solo della nazione italiana ma - cosa
che sta particolarmente a cuore a Dante - all'unit stessa dell'Impero, che
dovrebbe aver invece nell'Italia la propria sede privilegiata.
Tematiche: Il tema sviluppato in questo canto , come nei sesti canti delle tre
cantiche, il tema politico, che si concretizza, a partire dal verso 76 ("Ahi serva
Italia") in uninvettiva contro la situazione degenerata dellItalia. La causa
rinvenuta essenzialmente nella mancanza di una guida imperiale che sia in
grado di assumersi la responsabilit e di riportarla allantico splendore;
nell'immaginario di Dante, il mondo ideale coincide ancora con il modello della
societ feudale, coronata dall'intesa armonica e provvidenziale tra il potere
temporale dell'Impero e il potere spirituale della Chiesa. In tal senso, ogni
forma di divisione oppure ogni spinta separatrice viene considerata come un
elemento che turba e contraddice il disegno divino. La rabbia dantesca -

evidentemente motivata anche da contingenze personali, come la dolorosa


vicenda dell'esilio da Firenze - chiama in causa cinque interlocutori diversi:

L'Italia (vv. 76-90), che viene definita come una "donna di bordello", per
denunciarne la bassezza morale e spirituale, e per mettere in luce le
infinite lotte intestine che la dilaniano e che hanno vanificato anche la
grande e mirabile operazione legislativa dell'imperatore Giustiniano e del
suo Corpus Iuris Civilis.
La "gente" (vv. 91-96) della penisola, che, sia dall'ordine ecclesiastico sia
da quello signorile, ha msotrato il pi completo disinteresse per il buon
governo e per la pace comune, con il risultato di rendere selvaggia e
"fella" (v. 94, cio "ribelle") l'Italia, paragonata ad un cavallo che non vuol
essere domato.
L'imperatore Alberto I d'Austria (1248-1308) che, nonostante il titolo che
porta, non mai sceso in Italia (vv. 97-117), preferendo lasciarla in
completo e totale abbandono,anzichi prenderne le redini e riportarla
sulla retta via. Lapostrofe allItalia viene poi seguita da una a Firenze,in
cui Dante denuncia la corruzione, linconsistenza e la falsa partecipazione
civile e politica dei cittadini interessati solamente al proprio interesse e
non pi alla cosa comune.
Il quarto interlocutore (l'unico su cui non si riversa l'astio di Dante) Dio
stesso (vv. 118-126) cui si chiede, retoricamente, se questa situazione di
degrado e corruzione (che sembra sovvertire tutte le regole del mondo,
come detto ai vv. 124-126) non sia forse un passaggio doloroso e
necessario per un futuro diverso.
-Firenze (vv. 127-151) su cui si riversano le accuse pi pesanti e
sarcastiche al tempo stesso. Dopo l'elenco dei mali italiani, Dante
afferma ironicamente che la citt toscana non deve preoccuparsi, perch
piena di virt civili, senso della rettitudine e della legge (tanto da stare
davanti anche as Atene e Sparta), e perch i suoi cittadini accorrono in
massa per ricevere cariche pubbliche (ovviamente, per la loro sete di
potere e denaro). La conclusione tuttavia amarissima: Firenze, se
avesse un po' di lume di ragione, capirebbe che si comporta come il
malato che non vuola affrontare la sua condizione

Stile e retorica: Il sesto canto del Purgatorio presenta un andamento, da un


punto di vista stilistico e retorico, circolare: si apre con una similitudine (vv. 112), mentre a circ met del canto ne troviamo una seconda (vv. 88-99);
chiude un terzo paragone, pi breve dei precedenti (vv.148-151). Lapertura del
canto data appunto dalla similitudine tra la condizione del poeta e quella di
un giocatore dopo una partita ai dadi, che descrive il momento in cui lo
sconfitto viene lasciato in disparte da tutti mentre cerca di capire in quale
modo avrebbe potuto vincere, mentre il vincitore attorniato da persone che

cercando di ottenere da lui parte della vincita. In modo analogo Dante quasi
sopraffatto dalle anime che gli chiedono preghiere e suffragi per poter vedere
ridotto il proprio soggiorno di purificazione nel Purgatorio. Nella parte centrale
troviamo la metafora che avvicina la situazione tra un cavallo e il suo cavaliere
e l'Italia e l'imperatore che dovrebbe riportare l'ordine. In questo momento
infatti il cavallo una bestia selvaggia, irrequieta e riottosa e necessita
assolutamente di un cavaliere che sia in grado di domarla e di addomesticarla
anche - se necessario - con gli speroni e la frusta. Infine lultima immagine
riguarda una vecchia malata (paragonata alla citt natale di Dante, Firenze),
che, nonostante sia distesa in un luogo confortevole come un materasso di
piume, non riesce a trovare la posizione ottimale e continua a muoversi per
cercare di allievare il dolore che sente. Dante usa l'immagine per indicare la
costante scontentezza ed insoddisfazione dei fiorentini, che sul piano politico si
traduce (oltre che nell'incapacit a guardare in faccia alla realt) in
provvedimenti e leggi che servono solo a perseguire interessi personali o a
colpire gli avversari politici, e non al bene della cittadinanza.
I personaggi: Sordello fu un trovatore provenzale di origine italiana, nato a
Goito, presso Mantova, da una famiglia della piccola nobilt, attorno al 1200;
inizi a frequentare da giovane le corti signorili del Veneto ed molto probabile
una sua frequentazione della corte Malaspina. In seguito allo scandalo in cui
sedusse, rap ed in seguito abbandon Cunizza da Romano, sorella di Ezzelino e
di Alberico, moglie del conte di San Bonifacio, Sordello scapp dal Veneto per
cercare salvezza in Provenza. Qui acquis grande fama presso i nobili della
regione, ricevendo onori e benefici prima da Raimondo Berengario V ed in
seguito da Carlo I d'Angi. Nel 1266 segu il conte di Provenza nella sua discesa
in Italia e qui gli furono donati alcuni feudi in Abruzzo, dove trov la morte poco
dopo. Sordello nei suoi testi conserva le caratteristiche della lirica amorosa, ma
presentando una ricercatezza formale di ottima qualit. Il trovatore mantovano
riusc per ad ottenere fama e gloria soprattutto grazie ai dibattiti con gli altri
poeti di quel periodo, ai sirventesi politici, al planh in ricordo di Blacaz e
all'Ensenhamen d'honor, tutte opere in cui lautore si presenta come custode
dei pi alti ideali cavallereschi: proprio per queste caratteristiche Dante lo
sceglie quale simbolo dellamor patrio.
Analisi fatta in classe: il sesto canto del purgatorio si riallaccia, anche per
quanto riguarda lambientazione, ossia il secondo balzo, al quinto canto. Nel
sesto canto di ogni cantica viene affrontata la tematica politica: nellinferno si
era parlato della politica di Firenze, nel purgatorio di quella italiana e nel
paradiso si affronter quella europea, andando a creare un vero e proprio
climax ascendente. A incipit canto abbiamo una similitudine che descrive le
anime del balzo che fanno pressione su Dante per richiedere le messe a
suffragio. Il canto si apre con la similitudine del gioco della zara, simile ai nostri
giochi con i dadi, era un gioco orientale e arabo. Con questa similitudine si
indica il fatto che Dante viene visto come un vincitore in quanto, pur essendo

vivo, percorre tale viaggio trascendentale. Il verso 8 un verso ellittico.


LAretino, chiamato cos per lomonima localit vicino ad Arezzo, era Benincasa
da Laterina, un giudice che condann a morte il fratello di Ghino di Taco, nobile
senese, in quanto era un brigante. Per questo motivo Benincasa venne ucciso
da Ghino, anchegli brigante, che si voleva vendicare dei suoi parenti. Al verso
15 (e laltro channeg) ci si riferisce probabilmente a Guccio de Tarlati,
esponente della fazione ghibellina ad Arezzo, proprio come Federigo Novello,
che mor annegato nellArno mentre inseguiva i suoi nemici guelfi (caccia,
verso 15).
Al verso 18 viene introdotto il personaggio di Marzucco degli Scornigiani,
giudice pisano che abbandon il suo ruolo per farsi frate francescano, suo figlio
fu fatto uccidere da Ugolino della Gherardesca che non ridiede i resti alla
famiglia; i resti vennero poi ottenuti dopo che vennero baciate le mani di
Ugolino.
Nel verso successivo viene presentato il conte Orso, un conte degli Alberti, la
cui famiglia da suo padre Napoleone e suo fratello Alessandro. Padre e fratello
si schierarono uno dalla parte dei guelfi e uno dei ghibellini, si scontrarono e si
uccisero a vicenda. Orso venne ucciso dal figlio di Alessandro, Alberto suo
cugino, per vendetta.
Nel verso 21 viene introdotto il personaggio di Pier de la Brosse, segretario di
Filippo II, il quale era sposato con Isabella dAragona da cui ebbe un figlio, Luigi.
Quando Isabella mor, Filippo si spos con Maria di Brabante, madre di Filippo il
Bello, ella voleva che suo figlio diventasse sovrano di Francia cos uccise Luigi.
Pier de la Brosse commise lerrore di denunciare Maria per aver ucciso lerede
al trono e lei, a sua volta, lo accus di aver tentato di violentarla. Filippo II
credette a sua moglie e fece uccidere il suo segretario. Dante ci dice che in
realt Pier de la Brosse non era colpevole di alto tradimento (notiamo una
simmetria con Pier de le Vigne che venne condannato per tale motivo), ma era
colpevole di odio e invidia. Infatti, lautore, si rivolge a Maria di Brabante
suggerendole di pentirsi in modo da non finire allinferno.
Dante, nel rivolgersi a Virgilio al verso 28, si riferisce al sesto canto dellEneide
nel quale la sibilla si rivolge a Palinuro dicendogli che le sue preghiere non
possono modificare il proprio destino, e lautore chiede alla sua guida se sia
vero il fatto che la decisione di Dio sia immutabile. Virgilio risponde con un
chiasmo (verso 35), infatti soddisfa prima lultima e poi la prima domanda di
Dante.
Mente sana: verso 36, la mente critica contro le eresie che si rif a Dio.
Cima di giudicio: espressione metaforica per indicare laltezza del giudizio
divino che, in sostanza, resta inalterato. A cambiare solo il modo
dellespiazione che viene acconsentita da Dio in seguito a unardente carit.

Probabilmente Dante vuole solo dimostrare il fatto che le credenze e i dubbi dei
Catari e dei Valdesi (due movimenti ereticali) secondo cui il destino non si
possa cambiare con le preghiere, fossero sbagliati affermando in tal modo un
dogma cattolico.
Dante afferma che le anime per purificarsi debbano percorrere lantipurgatorio
e il purgatorio e solo dopo potranno avere accesso al paradiso, non conta il
tempo trascorso durante il processo di purificazione, la cosa fondamentale
lardente carit, lardente amore nei confronti di Dio.
Le preghiere disgiunte da Dio: verso 42, si riferisce ai pagani che, secondo
Dante, praticavano una fede sbagliata, pertanto le loro preghiere non potevano
modificare il giudizio di Dio, a differenza dellardore di carit cattolico; in queste
parole Virgilio sottolinea la storicit della sua opera. Nella terzina successiva
Dante si riferisce a Beatrice che, in quanto allegoria della teologia, risponder a
tutti i dubbi e le domande dellautore una volta giunto nel paradiso terrestre,
luogo del loro primo incontro situato sulla cima del monte del purgatorio.
Ci viene data unindicazione temporale nel dire che il monte proietta la sua
ombra, ci vuol dire che il sole sta tramontando.
Tornar..costa: versi 55-56, perifrasi per indicare il sole
Sappiamo che Dante e Virgilio impiegheranno tre giorni per attraversare tutto il
purgatorio; i due, una volta usciti dal secondo balzo, si dirigono verso il terzo,
chiamato Valletta dei principi, dove sono collocate le persone che
esercitarono poteri politici ma che in realt non si diedero da fare. Nel cammino
i due incontrano unanima, si tratta di Sordello da Goito, localit vicino a
Mantova, era il pi grande poeta che operava in lingua provenzale, imparata
grazie a scrittori francesi, proveniente dal nord Italia. Sordello durante la sua
vita soggiorn presso la corte di Berengario IV nel sud della Francia; qui
divenne famoso per un compianto (elogio funebre poetico) in onore della morte
di ser Blacatz. Ser Blacatz era un funzionario della corte di Berengario IV e nel
compianto invita i vigliacchi signori dEuropa a cibarsi del cuore di ser Blacatz
in modo da poter acquisire il suo valore per poi adempiere al loro compito.
Sordello lemblema dellamor di patria, della solidariet, della difesa, valori
che implicano sostegno tra due persone. Questo ci che fece Sordello
abbracciando un suo compatriota, gesto solidale che contrasta con le lotte tra
fazioni.
Ci fa scattare in Dante lindignazione verso la politica italiana, nasce una
lunga invettiva caratterizzata dalla retorica classica in modo da spingere lItalia
a porre fine alle lotte intestine. Il linguaggio si fa basso-comico nei confronti
dellItalia che viene personificata. Nellinvettiva vengono criticate le decadenze
delle istituzioni.
Ostello: verso 76, luogo di dolore

Nave: verso 77, metafora della navigazione, si tratta di una nave senza
nocchiere. La nave linfelice Italia e il nocchiero il sovrano.
Donna: verso 78, domina, padrona. LItalia non era pi signora dei popoli come
nel periodo dellantica Roma, era invece nel bel mezzo di un bordello di ogni
tipo di corruzione.
Viene creata unantitesi tra lAnima nobile di Sordello e i cittadini italiani, che
provocano luno il male dellaltro. LItalia viene definita misera in senso triste e
non in senso di commiserazione (verso 85). Viene poi citato Giustiano,
imperatore dellimpero romano doriente durante il crollo di quello doccidente,
ricordiamo Giustiniano per il corpus iuris civilis Giustiniano decise di porre
ordine tra le varie leggi, quindi nomin dei giuristi per raggiungere il suo scopo.
Nasce cos il corpus iuris civilis a cui tutte le societ si rifecero. Si procede fino
al verso 96 con la metafora del cavallo e del suo freno, riferendosi in questo
modo allItalia che un cavallo che non si lascia governare, un cavallo ribelle.
La metafora continua per poi creare uninvettiva contro la chiesa che anzich
occuparsi di cose spirituali, spesso si intrufolava negli affari politici. Si crea poi
uninvettiva contro limperatore che aveva sede in Germania e che aveva
smesso di occuparsi degli affari italiani; parliamo di Alberto dAustria, figlio di
Rodolfo dAustria e dAsburgo, questa generazione viene fortemente maledetta
dallautore e il linguaggio si fa decisamente pi aspro e violento. Il tono diventa
poi ironico con lantitesi, il climax ascendente e lanafora del verbo vieni
(versi 106,109,112,115).
Montecchi e Capelletti: verso 106-107, le due famiglie pi importanti di
Verona, rispettivamente ghibelline e guelfe, che si distrussero
vicendevolmente.
Santafiora: verso 111, il territorio degli Aldobrandeschi, i pi importanti
ghibellini italiani.
Al verso 112 abbiamo la personificazione della citt di Roma, che secondo la
visione di Dante, dovrebbe divenire caput mundi. Al verso 115 abbiamo
unantifrasi.
Dio viene definito Giove al verso 118, ma con rispetto: egli, infatti, viene
semplicemente associato alla giustizia, contenuta nel cielo di Giove. Lautore,
in tal modo, si rivolge a Dio e alla sua capacit di giustizia.
Claudio Marcello: verso 125, partigiano di Pompeo che nella guerra contro
Cesare, pur essendo solo un sempliciotto, occupandosi di politica, riesce a
dirigersi contro limperatore. la personificazione del nemico di Cesare, come
potrebbe diventare qualsiasi villano.
Dopo linvettiva italiana, Dante, riserva uno spazio a Firenze che viene criticata
aspramente; prevale il sarcasmo, che prevede un coinvolgimento emotivo, da

parte dellautore. Viene detto che linvettiva non riguarda Firenze, ma in realt
cos, si va a creare una continua antifrasi facendo riferimento ai sbagliati
comportamenti dei fiorentini. Viene usata la metafora della freccia e dellarco
per parlare dei giudici che, a differenza dei fiorentini, pensano prima di
giudicare, e per dire che i fiorentini presumono ingiustamente di poter
esercitare il potere politico.
Atene e Sparta: verso 139, continua il sarcasmo dicendo che Firenze
superiore rispetto a queste due citt in cui ebbe origine il diritto civile.
Sottile: verso 142, le deliberazioni e i provvedimenti fiorentini troppo sottili,
fragili in quanto non duravano nemmeno un mese e mezzo.
Cambiare membra: verso 147, cacciare in esilio la parte avversaria. Linvettiva
viene conclusa con una metafora, quella della donna malata e inferma.

UNDICESIMO CANTO
Riassunto: Il canto inizia con la preghiera cantata dalle anime: il Padre Nostro.
Nella traduzione in volgare dell'orazione il poeta non si limita a riportare i
versetti testamentari ma fa seguire a ciascuno di essi un commento, una
meditazione dell'animo pentito del peccato di superbia. L'ultima parte della
preghiera un atto di carit dell'anime nei confronti di chi corre ancora il
rischio di essere dannato. E' giusto quindi, osserva Dante, che i viventi in grazia
di Dio preghino nel mondo per abbreviare la loro pena. Virgilio augura agli
spiriti purganti di essere presto liberati dalla giustizia e misericordia divina e
chiede quale sia la via pi breve per raggiungere la seconda cornice. Il primo a
rispondere lo spirito di Omberto Aldobrandeschi, il quale confessa che
l'arroganza ispiratagli "dall'antico sangue e l'opere leggiadre" degli avi, lo
spinse ad un tale altezzoso spregio degli altri a essere ucciso per questo.
Mentre Dante ascolta il racconto di Omberto, un'altra anima tenta
faticosamente di attirare l'attenzione del poeta. E' Oderisi da Gubbio, il quale si
purga della sua vana gloria d'artista confessando che "lo grand disio/de
eccellenza" gli ha impedito in vita di essere "cortese" di riconoscimenti verso
un altro miniatore e spiega che "di tal superbia, appunto, si paga il fio nel primo
girone". Oderisi si spinge poi ad una disincantata condanna della gloria terrena,
mostrando il trapassare incessante della fama dall'uno all'altro artista,
confermati da due esempi storici contemporanei: Cimabue superato da Giotto;
Guido Guinizzelli da Cavalcanti, alludendo cos all'eccellenza poetica di Dante.
Oderisi conferma il suo discorso sull'effimera durata della fama mondana con
un esempio storico, legato alla vita politica del suo tempo: Provenzan Salvani,
che fu "presuntuoso/a recar Siena tutta alle sue mani". Dante chiede come mai
quest'anima sia gi qui nel purgatorio vero e proprio, malgrado la sua

arroganza, protratta per tutto il corso della vita, fino alle soglie della morte.
Oderisi narra allora che egli inizi ad espiare in vita la sua superbia, umiliandosi
a mendicare per un amico. Non passer molto tempo e Dante stesso prover,
per propria esperienza, cosa significhi stendere la mano per chiedere aiuto. E'
questa, nel Purgatorio, la seconda profezia dell'esilio dopo quella di Malaspina.
Analisi: facile - di fronte a canti che, come l'undicesimo, portano in primo
piano la presenza di amicizie, interessi e problemi personali del Poeta - rilevare
lo sfondo autobiografico, analizzare l'articolarsi narrativo di una confessione
che, con forza irresistibile, rivela l'antinomia fra il Dante reale, proteso ancora
nel mondo contingente (nel desiderio della gloria o nella dura critica politica
per il caso particolare dell'XI) e il Dante ideale, abbandonato ad un anelito
religioso che esige il superamento di quel mondo. Nonostante la vastit e
l'intensit di questa esperienza umana, tuttavia, sarebbe sempre un limite
necessariamente angusto e povero quello entro cui verrebbe chiuso uno
svolgimento poetico, che trova il suo lievito vitale nell'esperienza vissuta e
nella sofferta partecipazione di Dante, per trasfigurarle in quel valore
universale che all'arte si richiede perch sia tale. "Anche qui - afferma il
Grabher che ha dedicato un'acuta analisi al canto XI - il particolare trasceso
da una visione che attinge la sua altezza da un senso eterno e universale
dell'umana vita; senso a cui ha dato alimento la personale sofferenza del Poeta,
uomo tra gli uomini, peccatore tra i peccatori; ma nella superiore, distaccata
rappresentazione dell'arte, l'individuale esperienza dell'uomo non lascia altra
traccia che quella di una passione e di un patimento, che danno lo stesso
accento umano alla rappresentazione di tutti gli umani peccati". In altri termini,
accettando la definizione del Montano, secondo la quale la vicenda dell'anima
l'essenza della poesia del Purgatorio, nel canto XI ogni incontro costituisce una
nuova apertura, un altro momento del cammino per la conquista della
salvezza, durante il quale l'anima ripassa attraverso l'esperienza del male, ne
riconosce la natura e se ne libera, osservando questo suo processo come
qualcosa di passato, di staccato, che rimasto nella sua memoria e che deve
essere riprodotto come qualcosa di reale. Infatti "nella nostra mentalit
moderna un processo come questo riconosciuto e ritratto attraverso una
analisi interiore, una ricerca pi o meno sottile nei vari confusi moti della
coscienza. Nel Medioevo le fasi e le forze del dramma personale apparivano e
potevano essere obiettivate in figure e conflitti reali" (Montano). Perci le figure
di Omberto, Oderisi e Provenzano hanno una loro vita autonoma, un'interiore
coerenza drammatica secondo le manifestazioni della propria indole,
configurandosi in gesti, parole, reazioni, che appartengono a loro soltanto, che
si presentano come note peculiari della loro personalit, indipendentemente da
quella del Poeta, anche se a questa - per il rapporto fra creatore e creatura strettamente unite. Nell'ambito di questa trama interpretativa cosi possibile
seguire l'alternarsi - con una funzione dialetticamente drammatica dei momenti
di rappresentazione vasta e corale con quelli in cui la visione si restringe al

particolare e al concreto, cosicch il continuo passaggio dalla legge all'esempio


e dall'esempio alla legge si dispone in modo che il particolare conferisce
maggiore concretezza all'universale e la legge universale arricchisce di valore e
senso eterno il particolare. Al tono generale della preghiera del "Pater Noster"
segue l'immagine delle anime disparmente angosciate, all'esortazione perch i
vivi preghino per i penitenti succede la richiesta da parte di Virgilio del varco...
che men erto cala, al motivo della gloria passeggera degli uomini, la
dimostrazione storica. Nelle parole di Omberto si profila, al di l della casata
degli Aldobrandeschi, il mondo feudale con il suo orgoglio di stirpe,
contrapposto alla grande immagine della terra, madre comune, mentre il senso
dell'effimero e dell'eterno si dispiega a sorreggere il grave discorso di Oderisi e
la figura di Provenzano, nella quale al di sopra di Siena, di Firenze, delle lotte
del mondo, appare la visione della giustizia divina, che, dopo essersi mostrata
attraverso la pena dei superbi nel suo aspetto pi severo, trapassa in quello
della bont infinita, salvatrice, dopo Manfredi, Bonconte e tanti altri spiriti,
anche di Provenzano in virt di un gesto di carit. Infine il canto termina con
una umanissima digressione, nella quale il Poeta si ferma decisamente alla sua
storia, al suo particolare dramma. Queste situazioni illustrano,
esemplificandola, la distesa tematica della superbia al limite estremo in cui tale
motivo si viene convertendo in quello della vanit della gloria, con una cadenza
estremamente funzionale e di fortissimo rilievo nell'economia, non solo del
canto XI, ma di tutto il Purgatorio: nel procedimento antitetico e nella densit
epigrammatica del discorso di Oderisi, che costituisce il centro prospettico del
canto, si svolge una costruzione concettuale che nulla perde della sua logica
serrata per il fatto di essere, da un lato, un problema drammaticamente attuale
nell'animo di Dante e di subire, dall'altro, un travestimento riccamente
immaginoso. Il Poeta sviluppa l'affermazione dell'Ecclesiaste - fatta propria dal
pensiero medievale a partire da Boezio che "il tutto vanit e inutile affanno"
(I, 14) di fronte all'eterno, apparentemente opponendosi a quanto aveva
dichiarato nell'Inferno (canto XXIV, versi 47-51), dove il perseguimento della
fama era una delle pi nobili mete da raggiungere. Tuttavia l essa era
additata, in contrapposto all'ignavia di chi si abbandona ad una vita senza
ideali seggendo in piuma o sotto coltre, come testimonianza e misura
dell'altezza a cui l'uomo pu giungere grazie alla sua azione, mentre nella
dimostrazione di Oderisi la gloria terrena contemplata e negata come valore
assoluto ed eterno, senza nulla togliere, in validit, all'opera di chi si sforza,
proponendosi una meta, di meglio realizzare le proprie capacit, ma mostrando
l'inutilit di tale sforzo allorch la ricerca affannosa del mondan romore
sostituisce o nasconde la visione eterna di Dio.
Analisi fatta in classe: ci troviamo nella prima cornice del purgatorio, luogo
in cui viene corretta la mala tendenza dellanimo a peccare di superbia. La
pena del contrappasso applicata per contrasto nel purgatorio e le anime
devono acquisire una virt contraria al peccato commesso, in tal caso lumilt.

La pena del contrappasso applicata alle anime superbe la seguente: le anime


sono costrette a trasportare un peso enorme sulle spalle mentre girano intorno;
il peso talmente tanto pesante che le anime sono costrette a guardare
unicamente verso il basso e al massimo a lato. Dante suddivide in tal modo la
superbia in ordine di gravit:
1. Il tipo di superbia meno grave larroganza, tipica dei nobili.
2. Al mezzo abbiamo la vanagloria, tipica di coloro che hanno raggiunto la
primazia in un campo dello scibile. Dante stesso si riteneva un
vanaglorioso, in quanto pensava di aver eccelso nel campo letterario e di
essere un vero e proprio genio.
3. Il tipo di superbia pi grave la presunzione di avere qualcosa in pi
rispetto agli altri, che in realt non si possiede.
Il peso che le anime sono costrette a trasportare cambia in base alla forma di
superbia. Oltre alla pena del contrappasso le anime del purgatorio devono
essere rieducate attraverso la preghiera per ottenere la virt opposta al
peccato commesso (anche Dante, in ogni cornice, si comporter come le anime
del purgatorio, per esempio ora si abbassa per poter intraprendere anche lui il
processo di purificazione). Per tale motivo a incipit canto viene tradotto in
italiano volgare il Padre Nostro, che occupa il primo verso delle prime sette
terzine, come le sette cornici purgatoriali. Il fatto che la preghiera occupi le
prime sette terzine indica il fatto che questa sia la preghiera basilare per tutte
le anime che devono intraprendere il processo di purificazione. Lumilt,
opposta alla superbia, considerata la virt per eccellenza perch senza di
essa impossibile intraprendere la purificazione. Le prime sette terzine sono
strutturate cos: al primo verso abbiamo la preghiera, negli altri due abbiamo la
spiegazione o lampliamento di essa, ad esempio nella seconda terzina
abbiamo lampliamento. Sempre nella seconda terzina vengono nominati il
nome, il valore e il vapore che rispettivamente rappresentano Cristo, il Padre e
lo Spirito Santo e quindi viene presentata la trinit divina. Nella quarta terzina
viene detto che gli uomini devono imitare gli angeli nel piegarsi alla potenza
divina. Al verso 13 Dante sostituisce il pane con la manna per indicare il cibo
spirituale dellanima, ossia qualcosa che viene direttamente dal cielo. La
preghiera termina poi con unulteriore estensione: si prega per i vivi, profondo
atto di carit e di amore verso il prossimo; Dante si stupisce di tali preghiere.
Tutte a tondo: verso 28, in quanto tutte le cornici purgatoriali percorrono
circolarmente il monte.
Disparmente angosciate: verso 28, in quanto in base alla forma di superbia il
peso cambia.
Caligine: verso 30, il peccato della superbia viene associato alla caligine perch
ha offuscato la purezza dellanima durante la vita terrena, una metafora.
Stellate ruote: verso 36, cieli del paradiso.

Deh: verso 37, Virgilio, nel chiedere indicazioni alle anime, utilizza la captatio
benevolentiae in quanto esser sono destinate a essere beate.
Disgrievi: verso 37, termine che viene dal latino gravis, utilizzato in senso
morale, col significato di liberare.
Parco: verso 45, significa misero, ma in tal caso vuol dire lento.
Ai versi 46,47,48 abbiamo una perifrasi per riferirsi a Virgilio, la quale evidenzia
la condizione delle anime dei superbi.
Come detto in precedenza i superbi sono costretti a guardare verso il basso e al
massimo verso lato a causa del peso che trasportano sulle spalle: per
proseguire con il processo di rieducazione nel pavimento vi erano dei
bassorilievi raffiguranti esempi di superbia punita e nella parete laterale vi
erano bassorilievi con la premiazione della virt dellumilt. Nessuna delle
anime a conoscenza della durata della propria permanenza nel purgatorio,
una decisione che spetta a Dio, basti pensare che Stazio vi rimase per ben
1100 anni.
Nel verso 52 viene presentato un nuovo personaggio, si tratta di Omberto degli
Aldobrandeschi, figlio di Guglielmo, appartenente alla famiglia dei ghibellini pi
potenti dItalia e questo personaggio un esempio di arroganza, tipica della
sua famiglia.
Latino: verso 58, italiano
Opere leggiadre: verso 61, in antichit i nobili erano dei guerrieri. Omberto
sviluppa l motivo della nobilt e della fama degli Aldobrandeschi, celebrando le
loro virt cavalleresche.
Campagnatico: verso 66, il castello degli Aldobrandeschi. Omberto voleva
nelle sue mani tutto il territorio senese, pertanto inizi a saccheggiare il popolo.
Questultimo, tuttavia, si organizz in un esercito che uccise Omberto nella
localit di Campagnatico.
Al verso 76 ritroviamo un polisindeto (eee).
Viene poi presentato un ulteriore personaggio nel verso 73, si tratta di Oderisi
da Gubbio, peccatore di vanagloria. Questa figura divenne famosa nel corso
della seconda met del 1200 per larte della miniatura, ossia larte che adorna
con pitture laterali le opere del Medioevo (mini molte opere appartenenti al
Vaticano per ordine di Bonifacio VIII).
Alluminar: verso 81, si tratta di un termine francese italianizzato.
Franco Bolognese era un miniatore che si afferm dopo la morte di Oderisi per
essere pi moderno e innovativo. Dante vuole evidenziare il fatto che la
vanagloria sia appunto vana, destinata a morire e dopo averla raggiunta ci sar

sempre qualcuno che te la strapper o comunque morir con te. Al verso 91


abbiamo unapostrofe nei confronti della vanagloria che non destina a durare.
Come Oderisi venne superato da Franco, come il pittore Ciambue venne
superato da Giotto, cos anche il primato letterario di Guinizzelli verr superato
da Cavalcanti. Al verso 99 viene usata da Dante la metafora delluccello che
pronto a cacciare via queste persone che possiedono la primazia letteraria,
lautore si riferisce a se stesso. Dante da qui fio al verso 108 fa uso di un forte
virtuosismo a tal punto che le figure retoriche si accumulano e lo fa per
dimostrare la caducit della gloria terrena, creando uninvettiva contro di essa.
Nei versi 100 e 101 Dante fa riferimento alla metodologia medievale e
moderna secondo cui il vento sempre lo stesso, non cambia, ci che muta
la direzione e il nome, cos come la fama. Similitudine.
Nei versi 103-105 abbiamo unulteriore similitudine che fa riferimento alla
giovent e alla vecchiaia, pappa e dindi, parole onomatopeiche che fanno
riferimento allinfanzia.
Al verso 106-108 abbiamo unaltra similitudine utilizzata per dire che la gloria
dura meno di un battito di ciglia, che a sua volta viene paragonato al
movimento di rivoluzione del cielo delle stelle fisse che in un secolo si muove
solo di un grado.
Nel verso 109 Oderisi presenta poi Provenzan Salvani, capo della fazione
ghibellina senese, partecip alla battaglia di Montaperti tra le truppe ghibelline
senesi e quelle guelfe fiorentine. Con unantifrasi viene definito sire di Siena,
che, in realt, era un comune, e viene usata tale figura retorica per evidenziare
la sua presunzione di possedere tutta la citt. Firenze al verso 114 viene
definita putta, in quanto si prostituisce al suo miglior offerente.
Nominanza: verso 115, si conclude qui linvettiva contro la vana gloria dicendo
che il sole, ossia la vita, che permette allerba di spuntare, che per, come la
fama, valore terreno, destinata a morire.
Lautore al verso 119 cita SantAgostino che definiva la superbia il tumore del
mondo.
Ito: verso 124, latinismo
Provenzan Salvani mor nella battaglia di Val dElsa avvenuta nel 1269 tra i
ghibellini senesi capeggiati da Provenzano e i guelfi fiorentini che sconfissero
gli avversari per poi catturare e uccidere il capo della fazione ghibellina.
Dante fa poi una supposizione, pensa infatti che Provenzano si sia pentito in fin
di vita, ma questo non sarebbe possibile in quanto avrebbe dovuto passare
prima nellantipurgatorio un tempo corrispondente alla durata della sua vita,
ma alla sua morte, avvenuta 31 anni prima, aveva 43 anni. Il dubbio di Dante

viene risolto da Oderisi che spiega che Provenzan Salvani in vita aveva
compiuto un atto di umilt: egli partecip alla battaglia di Tagliacozzo tra i
ghibellini capeggiati da Corradino IV e i guelfi di Carlo dAngi. Durante la
battaglia un amico di Provenzan Salvani fu fatto prigioniero e serviva un
riscatto per liberarlo. Allora, il ghibellino, non avendo soldi, si mise in Piazza del
Campo a Siena a chiedere lelemosina ai passanti, grande atto di umilt. Al
verso 135-136 abbiamo una sineddoche che evidenzia la sua umilt e
vergogna. Il canto si conclude con una similitudine tra Provenzan Salvani e
Dante che dal 1302 fu costretto a chiedere ospitalit ai vari signori.

Potrebbero piacerti anche