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di Michele Gori
mickey24@libero.it
Il suono del flauto prodotto dall'aria contenuta nel tubo dello strumento, che vibra in
seguito alla pressione che su di essa esercita l'immissione di una nuova colonna d'aria.
Questa seconda colonna d'aria, spinta nel flauto attraverso il foro d'imboccatura della
testata, si frange contro lo spigolo opposto dell'imboccatura stessa: penetrando nel
tubo comprime l'aria gi presente originando una serie di condensazioni e rarefazioni
che provocano le vibrazioni e, quindi, il suono.
Durante le vibrazioni, nel tubo del flauto si formano dei ventri, cio punti in cui le
vibrazioni dell'aria raggiungono intensit massima mentre sono minime pressione e
condensazione, e dei nodi, cio punti in cui pressione e condensazione sono massime
e le vibrazioni si annullano.
L'altezza dei suoni determinata dalla lunghezza della colonna d'aria:
pi fori chiusi = colonna d'aria pi lunga = note pi basse
pi fori aperti = colonna d'aria pi corta = note pi acute
Il flauto ha un'estensione di tre ottave:
Le prime due ottave si ottengono con le stesse posizioni delle dita (ad eccezione
del re), semplicemente aumentando la pressione del soffio d'aria per ottenere la
seconda ottava; la terza ottava si ottiene invece con posizioni differenti, seppur simili,
che facilitano l'emissione e l'intonazione delle note.
Aumentando la pressione del soffio, la colonna d'aria contenuta nel tubo del flauto si
divide in due o pi parti uguali che vibrano contemporaneamente e danno origine alla
serie dei suoni armonici.
La colonna d'aria divisa in due parti d origine ai suoni della prima ottava
(fondamentali); divisa in tre parti ne produce la dodicesima; divisa in quattro parti
Lezione 4: l'emissione
di Michele Gori
mickey24@libero.it
Riuscire a "trovare" il suono probabilmente la cosa che pi preoccupa chi si appresta
a suonare il flauto; in realt, l'esperienza insegna che con le giuste indicazioni bastano
pochi minuti per ottenere i primi risultati.
Vediamo quindi come procedere.
La nostra ricerca del suono comincia con la testata.
Tenendola con le mani alle due estremit (il tappo a vite deve essere alla nostra
sinistra), appoggiamola nella cavit tra mento e labbro inferiore: la testata deve
essere parallela alle labbra ed il labbro inferiore deve coincidere con il bordo interno
del foro; inoltre, assicuriamoci che il foro stesso sia al centro delle labbra. Il consiglio
quello di posizionarsi davanti ad uno specchio per verificare la correttezza della
posizione.
A questo punto tendiamo leggermente le labbra, come per sorridere, e soffiamo
dolcemente cercando di non coprire troppo il foro: si former naturalmente una piccola
apertura e l'aria potr colpire l'interno dell'imboccatura producendo cos questo suono,
corrispondente all'incirca alla nota La della seconda ottava:
Ascolta esempio 1
Proviamo adesso a tappare l'estremit destra della testata con il palmo della mano; in
questo modo possiamo emettere altri due suoni: uno corrispondente all'incirca
al La della prima ottava :
Ascolta esempio 2
ed un altro pi acuto, corrispondente all'incirca al Mi della terza ottava, che possiamo
ottenere aumentando la pressione dell'aria:
Ascolta esempio 3
Aumentare la pressione dell'aria non significa soffiare pi forte, ma vuol dire stringere
le labbra in modo che la loro apertura sia pi piccola.
L'esempio del tubo irroratore chiarir il concetto: se vogliamo aumentare la pressione
dell'acqua senza aumentarne il volume (che corrisponderebbe a soffiare pi forte)
basta otturare con il pollice l'estremit del tubo in modo da ridurre la sua apertura
(ovvero stringere le labbra).
E' bene fare pratica su questi tre suoni ottenuti con la testata, ed acquisire la capacit
di eseguirli uno dopo l'altro con facilit.
Approfondiremo nelle prossime lezioni le tappe successive: l'emissione delle prime
note vere e proprie e le loro posizioni, il colpo di lingua, la respirazione.
INDICE
LEZIONI
Ciao a tutti.
Ecco, come richiesta da molti di voi, la tavola delle posizioni; tratta dal libro
"Suoniamo il Flauto" (ed. Ricordi), scritto dal flautista francese Nicolas Brochot, ed
la tavola pi semplice e chiara tra le tante che ho avuto modo di vedere.
Per i principianti, una volta acquisita la capacit di emettere i suoni con la testata, il
consiglio quello di iniziare con le note dell'ottava media, partendo dal sol: bench
siano pi facili ed immediate le note dell'ottava grave, va detto che iniziare dal
registro basso render poi molto problematico emettere le due ottave successive. E'
bene emettere ciascuna nota con un colpo di lingua, per ottenere un preciso attacco
del suono; questo colpo di lingua si ottiene con un movimento identico a quello che
avviene pronunciando la sillaba "ta".
Qualche piccolo consiglio riguardo la posizione: i principali punti di appoggio del flauto
sono il mento, il pollice sinistro e il pollice destro; i fori delle chiavi vanno chiusi con i
polpastrelli delle dita; per lasciare libera la cassa toracica, le braccia vanno tenute un
po' lontane dal corpo, stando comunque attenti a non alzare le spalle.
Nella seguente tavola delle posizioni le dita sono numerate per ciascuna mano da 1 a
5, partendo dal pollice: quindi 1= pollice, 2= indice, 3= medio, 4= anulare, 5= medio.
Per la chiave di trillo denominata "A" si usa il dito medio, per quella "B" l'anulare.
Questa tecnica fu inventata negli anni cinquanta dal flautista americano Sam
Most (Atlantic City, 16 dic 1930), in maniera piuttosto curiosa: abitando in
condominio, il giovane Sam aveva a disposizione pochi orari disponibili per suonare;
cos, per poter studiare a lungo, cercava di suonare a bassissimo volume, addirittura
chiudendosi in un armadio a muro. Si accorse cos che, per evitare di fare rumore,
cantava nel flauto invece di suonare...da qui nacque il suono parlato, tecnica usata da
molti flautisti jazz.
Imparare questa tecnica vuol dire trovare il giusto equilibrio tra l'emissione del suono
del flauto e la voce; possiamo iniziare con il re dell' ottava media, cercando di cantarlo
con la gola mentre lo stiamo suonando:
Ascolta esempio 1
Facciamo attenzione a non chiudere troppo il foro della boccola, e cerchiamo con la
voce di non coprire del tutto il suono del flauto.
Raggiunti i primi risultati con il re, possiamo procedere nota per nota ad esplorare
l'ottava media e quella grave: bene lavorare con calma su ogni singola nota. Dopo
aver fatto pratica con le singole note, il passo successivo quello di applicare il suono
parlato a qualche semplice melodia, che non presenti intervalli di note troppo ampi,
facendo attenzione ad intonare bene le note cantate.
La pratica ci permetter di acquisire al meglio questa tecnica, e potremo cos
applicare il suono parlato a frasi via via sempre pi complesse:
Ascolta esempio 2
A questo punto abbiamo a nostra disposizione una nuova possibilit sonora, in grado,
se lo vogliamo, di arricchire le nostre improvvisazioni.
Se siamo attratti da questo nuovo tipo di suono e vogliamo approfondire ancora di pi
questo argomento, possiamo anche andare oltre Finora, infatti, abbiamo detto di
cantare la stessa nota che stiamo suonando, ma possibile anche cantare con la voce
note differenti da quelle che stiamo emettendo col flauto; flautisti come Roland
Kirk (Columbus, 7 ago 1936 - Bloomington, 5 dic 1977) e James Newton (Los
Angeles, 1 mag 1953), ad esempio, usano spesso la voce per contrappuntare la
melodia eseguita dallo strumento.
Si tratta chiaramente di una tecnica non facile da padroneggiare,
ma bene sapere che esiste anche questa possibilit.
Ecco comunque un semplice esercizio per tutti che ci pu
introdurre a questa tecnica, e che potr servire da spunto a chi
vorr approfondirla: suoniamo con il flauto il Re dell'ottava
media; mentre teniamo questa nota lunga, cantiamo con la voce
le note Re-Mi-Fa#-Sol-La-Sol-Fa#-Mi-Re:
Ascolta esempio 3
Tutte le note cantate devono essere ben intonate, e la nota re del flauto deve essere
sempre udibile.
Acquisita padronanza su questi due esercizi, possiamo eseguirli partendo dalla terza di
ogni accordo. In questo caso la figurazione sar composta in fase ascendente dai gradi
III, IV, V e VIIb; in fase discendente dai gradi III, II, I e VIIB.
Avremo quindi al maggiore:
e al minore:
e iniziando ogni arpeggio dal quinto grado, eseguendo quindi le triadi al secondo
rivolto
E al secondo rivolto:
Oltre alle maggiori e alle minori, esistono anche le triadi aumentate e le triadi
diminuite.
Le triadi aumentate vengono costruite sovrapponendo alla tonica due intervalli di
terza maggiore; avremo quindi:
Le triadi diminuite vengono invece costruite sovrapponendo alla tonica due intervalli
di terza minore; avremo quindi:
Esistono anche le quadriadi di sesta minore, costruite sul primo grado della tonalit
minore, con funzione di tonica; il codice di costruzione I-IIIb-V-VI:
A questo punto, l'esercizio consiste nel suonare tutte le scale di ogni accordo; in
pratica, suoniamo sempre la scala maggiore partendo per dal II e dal V grado:
Chiudiamo questa lezione di "esercizi base" con due training un po' pi impegnativi,
molto utili per consolidare bene le scale maggiori, e da cui potete prendere spunto per
sviluppare nuovi esercizi:
e scale:
Se proprio non sappiamo da dove cominciare, una buona idea quella di stabilire le
note su cui cadere all' inizio di ogni battuta. Potremmo ad esempio decidere di suonare
la terza di ogni accordo, cio:
cercare collegamenti pi fantasiosi e complicati, variando sia la scelta delle note, sia la
scelta del ritmo, inserendo anche delle pause. Fate attenzione inoltre alle note che
scegliete di suonare all' inizio delle battute, ed al particolare suono che ognuna di esse
possiede.
Questo esercizio vi sar molto utile per svariati motivi: vi far ragionare sui II-V-I,
svilupper del senso critico riguardo alle note da utilizzare, aggiunger qualit alle
vostre improvvisazioni. Provate ad esempio ad improvvisare liberamente su un II-V-I e
registratevi; poi eseguite per una decina di minuti l'esercizio, quindi improvvisate di
nuovo e registratevi ancora una volta: noterete che la seconda improvvisazione sar di
qualit pi alta.
Una volta acquisita una certa padronanza sul II-V-I in Do, affrontate anche le altre
tonalit. All' inizio l'esercizio risulter piuttosto difficile nelle tonalit pi ostiche per noi
flautisti, come ad esempio Gb, Db, B ma ogni tonalit va ben consolidata, quindi
tenete duro e non lasciatevi scoraggiare dalle difficolt iniziali.
Due parole e qualche idea anche sull' improvvisazione libera, per cercare di renderla
produttiva al massimo.
Spesso chi alle prime armi tende a suonare molte note, a riempire gli spazi ma si
tratta di un approccio poco redditizio.
Prendiamo ad esempio un II-V-I in Fa ed improvvisiamo. Il mio consiglio quello di
iniziare cercando di suonare frasi semplici e con poche note, come se doveste
inventare ogni volta un tema nuovo. Qualche semplice idea:
Tenete sempre a portata di mano una matita e un foglio pentagrammato, per poter
annotare qualche frase che avete suonato e vi piaciuta particolarmente: non
rischierete cos di perderla o dimenticarla. Se possibile inoltre registrate la vostra
improvvisazione, per poi riascoltarvi facendo attenzione al suono, alle note, alla
variet ritmica di ci che avete suonato.
Fate attenzione anche a sfruttare tutte e tre le ottave del flauto, evitando di suonare
sempre all'ottava media; provate a creare delle frasi che spazino dall'ottava grava a
quella acuta, e viceversa.
Pu essere utile analizzare e studiare le frasi dei grandi jazzisti, a patto che non
diventiate degli improvvisatori-esecutori di frasi studiate a memoria! Imparare delle
frasi senza riuscire a capirle non servir a migliorare il vostro livello.
Studiatele e fate molta attenzione alle note usate ed al ritmo; si tratta di uno studio
che deve servire ad ampliare le vostre conoscenze, dandovi delle idee melodiche e
ritmiche che ognuno svilupper a suo modo.
Spero che troverete utile questa lezione.
Buono studio e a presto.
Ripeto, iniziate molto lentamente e fate attenzione a pronunciare bene i "ta" e i "ka"; a
mano a mano che aumentate la velocit, cercate di rendere lo staccato il pi agile
possibile. Fermatevi quando vi sentite stanchi o quando raggiungete una velocit oltre
la quale lo staccato risulta sporco. Cercate ogni giorno di aumentare il vostro "limite",
a lungo termine l'obiettivo quello di poter eseguire l'esercizio molto velocemente
ma abbiate comunque pazienza e non cercate subito la velocit.
Esercizio 2
Esercizio 3
Si tratta di II-V che scendono per semitono, per poi risalire fino a tornare all' accordo
iniziale.
A questo punto pensiamo ad una semplice frase per la prima battuta, ad esempio:
Bene, ora partiamo da qui e trasportiamo la frase scendendo per semitono; una volta
eseguita la stessa frase all'ottava pi grave, risaliremo per ritornare al punto di
partenza;
Ecco tutto l'esercizio scritto:
Ovviamente questa esercizio vi offre numerosi spunti: ideate nuove frasi, variate il
ritmo, provate ad improvvisare seguendo la stessa struttura armonica e buon
divertimento!
Lezione n.15 II-V-I Minori
di Michele Gori
mickey24@libero.it
Cari amici, in tanti mi avete chiesto degli esercizi per i II-V-I minori, simili a quelli che
avete trovato nelle lezioni relative ai II-V-I maggiori.
In questa lezione vi propongo una serie di spunti che spero vi saranno d'aiuto. Come
noterete, contrariamente alle altre volte, solo un paio di esercizi sono scritti in forma
completa: toccher a voi trasportarli in tutte le tonalit, ormai siete grandi e bravi, e lo
potete fare!
Esercizio 1
Esercizio 2
Esercizio 3
Potete inventare voi numerosi esercizi simili, ascendenti e discendenti, variando anche
il ritmo.
Passiamo quindi alle scale:
File Audio
Il giro armonico non presenta particolari complessit: il brano inizia con due battute di
Cmaj7; a seguire abbiamo un II (Fm7) - V (Bb7) di Eb, che conduce nuovamente al
Cmaj7 (battuta 5). Quindi troviamo un II-V-I di Ab (battute 6-7-8-9), un II-V di G (battute
10-11), e un II-V-I in C che conduce al turnaround finale delle ultime due battute (CmajEbmaj7, battuta15 - Abmaj7-Dbmaj7, battuta 16).
Il primo obbligatorio passo quello di saper suonare il tema. E' una buona idea
ascoltare qualche versione dello standard, per farsi un'idea dell'andamento tematico,
Suonatelo e risuonatelo fino a che non l'avrete assimilato bene, e cercate una vostra
interpretazione; eseguitelo anche da soli, senza nessun tipo di accompagnamento,
meglio se con il metronomo impostato sul levare. Il tema di Lady Bird pu sicuramente
essere suonato un'ottava sopra rispetto a come scritto; essendo un tema breve, che di
conseguenza esporrete due volte, pu essere una buona idea eseguirlo come scritto la
prima volta, e un'ottava sopra la seconda.
A questo punto ora di interiorizzare il giro armonico, cosa che ci permetter di
improvvisare con cognizione di causa. Conoscere a memoria la successione degli
accordi indispensabile per poter improvvisare esprimendosi al massimo.
Vi propongo quindi un metodo di studio che dovrebbe portarvi alla memorizzazione
degli accordi.
Cominciamo suonando, sul battere di ogni misura, la fondamentale di ogni accordo.
Ok, piuttosto semplice, ma facciamolo fino a che non saremo in grado di farlo a
memoria e con sicurezza.
Quindi sviluppiamo tutti gli accordi, suonando una sorta di walking bass, con la
fondamentale di ogni accordo sul battere di ogni battuta; ecco un esempio:
I pi esperti potranno in seguito suonare una vera e propria linea di walking bass,
esercizio ottimo per l'assimilazione armonica e il timing. Arriviamo quindi alle scale:
A questo punto conosciamo bene il tema, abbiamo chiara la successione degli accordi
e ne conosciamo le relative scale. Abbiamo quindi tutto il materiale che ci occorre per
poter improvvisare.
Se abbiamo interiorizzato bene gli esercizi precedenti, possiamo permetterci di
lasciarci andare nell'improvvisazione, sfruttando le conoscenze teoriche per esprimere
al massimo la nostra creativit.
Per i meno esperti, un consiglio importante: affrontate il brano dividendolo in sezioni
di 4 misure.
Iniziate dalle prime 4: tema, fondamentali, accordi, scale, improvvisazione; rimanete
sulle prime quattro misure fino a che non avrete bene assimilato il tutto. Passate
quindi alle 4 misure successive, e cos via: non abbiate fretta, affrontate sezione per
sezione il brano, costruitelo con calma.
Eccovi quindi accontentati: tra le tante tavole che mi avete suggerito, la seguente mi
sembra molto chiara; tratta dal sito www.gemeinhardt.com/pdf/trillChart.pdf (grazie
a Luciano Cassia per la segnalazione).
I tasti colorati di nero indicano le posizioni delle dita che devono rimanere ferme,
mentre il tasto di colore rosso indica il dito che deve alzarsi ed abbassarsi
velocemente per eseguire il trillo.
E oradivertitevi!
Un sincero ringraziamento va a tutti coloro (davvero molti) che in questi anni mi hanno
scritto, invitandomi a realizzare una versione cartacea e pi approfondita degli esercizi
qui proposti.
Fedeli alla tradizione, non sprechiamo tempo e parole, e vediamo senza tanti fronzoli
di che libro si tratta. "Jazz Flute Training" un libro di esercizi diviso in tre sezioni:
Arpeggi e Scale,
Scale Pentatoniche, Cadenze II-V-I.
Nelle sezione Arpeggi e Scale, troverete scritte per esteso scale e arpeggi di tutte le
quadriadi; ecco un esempio:
La seconda sezione del libro propone degli esercizi sulle scale pentatoniche maggiori e
minori, argomento che in queste pagine non avevamo ancora trattato.
Troverete tutte le pentatoniche scritte per esteso, ed alcuni esercizi basati su di esse,
utili anche dal punto di vista della tecnica strumentale e che servono da spunto per lo
sviluppo di idee originali.
Ecco un paio di esempi:
Infine la terza ed ultima parte del libro dedicata ai II-V-I, maggiori e minori.
Troverete tutti gli arpeggi e le scale, compresi i II-V-I con il V grado alterato e le
sostituzioni di tritono; inoltre vari esercizi di approfondimento come i salti di terza e di
quarta, ascendenti e discendenti.
Insomma, in questo libro troverete dei trainings che costituiscono le basi per poter
esprimersi attraverso l'improvvisazione jazzistica, e che sicuramente serviranno da
spunto per la creazione di nuovi esercizi ideati da voi stessi.
"Jazz Flute Training" pubblicato da Casa Musicale Eco; lo troverete nei migliori
negozi di spartiti musicali, mentre potrete ordinarlo o acquistarlo online all'indirizzo
http://www.casamusicaleeco.com/product_info.php?products_id=506
Alla terza misura abbiamo nuovamente F7, mentre la quarta misura potete intenderla
come una battuta dalla forte carica risolutrice verso il ritorno al Bb7.
I jazzisti durante l'improvvisazione tendono quindi ad alterare l'accordo di F7, che
diventa quindi un F7b9, per risolvere con maggior effetto sul Bb7. Possiamo quindi
usare la scala superlocria di Fa:
Spesso possiamo considerare questa quarta misura anche come un vero e proprio II-V
che porta al Bb7 (quindi Cm7 - F7). Provate quindi ad improvvisare pensando cos alle
prime quattro misure:
Provate tutte le soluzioni, fate attenzione all'effetto sonoro che ne deriva, e scegliete
di volta in volta l'approccio che pi si adatta alla vostra improvvisazione.
Le battute 5 e 6 sono quindi caratterizzate dall'accordo di Bb7; alla battuta 7 troviamo
F7 che seguito da un D7b9 (battuta 8).
Questo accordo alterato (anche in questo caso useremo la superlocria di D7 oppure la
sua diminuita semitono-tono) ci consente di preparare con una notevole tensione il II-V
delle battuta successive: un Gm7 e C7 che ben conosciamo.
Billie's Bounce
Now's The Time
Au Privave
Blue Monk
Straight No Chaser
C Jam Blues
Tenor Madness
Infine, parlando di blues e flauto, impossibile non citare il celebre "Flute Book of
the Blues" di Yusef Lateef. Si tratta di due piccoli volumi contenenti esempi di assoli
sulle strutture del blues maggiore e minore, in tutte le tonalit, scritti dallo stesso
Lateef. Vivamente consigliato!
Lezione N. 20 Jazz Blues in Fa Maggiore
di Michele Gori
mickey24@libero.it
Cari Amici,
in questa lezione vi propongo due chorus scritti sul giro del blues visto nella lezione
precedente, in tonalit di Fa maggiore.
Prendete spunto da questi semplici ma efficaci esempi per sviluppare le vostre idee
originali; provate ad esempio a scrivere voi un terzo chorus, e perch no, anche un
quarto, un quinto.
Vi allego inoltre un mp3 con una base di accompagnamento, che comprende 10
chorus sulla struttura del blues in Fa. Sfruttate la base per suonare gli esempi scritti,
quelli ideati da voi, e naturalmente per improvvisare!
Buono studio e a presto!
File Audio
Ecco invece una lista essenziale di standards jazz sotto forma di blues
minore: Equinox, Mr.PC, Stolen Moments, Interplay, Blue Trane, Hassan's Dream, Eye
Of The Hurricane. Aggiungo a questa lista anche Footprints di Wayne Shorter, un
blues minore in che presenta qualche interessante variazione nella parte finale.
Infine, vi allego una base mp3 con la quale esercitarvi: 10 chorus di blues minore in
Do.
Base CmMinorBlue (MP3)
Lezione N. 22 I Love You - il solo di Herbie Mann
di Michele Gori
mickey24@libero.it
Un piccolo regalo per i frequentatori di questo spazio: la mia trascrizione del solo
di Herbie Mann (Brooklyn, 16 aprile 1930 1 luglio 2003), sullo standard di Cole
Porter "I Love You", qui eseguito in versione medium swing.
Questo solo fa parte di una raccolta di mie trascrizioni, "Jazz Flute Solos", pubblicata
da Casa Musicale Eco, in cui sono presenti assoli di flautisti come Sam Most, Bud
Shank, James Moody, Joe Farrell, Dave Valentin, Bobby Jaspar, Stefano Benini e Nicola
Stilo.
Chi fosse interessato, pu visitare il mio sito
internet www.michelegori.it/pubblicazioni.cfm.
Questa versione di "I Love You" di Herbie Mann inclusa nel disco "Nirvana", a mio
avviso uno dei migliori della sterminata discografia di Mann, che in questa incisione
(datata 1962) pu vantare il supporto di una sezione ritmica che non necessita di
In pratica l'idea quella di usare con il flauto alcuni programmi di effetti normalmente
usati per strumenti come la chitarra; nel nostro caso, ovviamente, collegheremo il
flauto al computer tramite una scheda audio e un microfono, non essendo il nostro
strumento provvisto di entrate jack o simili!
Cos facendo, apriamo al flauto un nuovo mondo sonoro, con centinaia di possibilit.
Il risultato forse pi incredibile quello di poter eseguire pi note
contemporaneamente, trasformando il flauto in uno strumento in grado di eseguire
armonizzazioni e accordi in tempo reale.
Ecco un paio di brevi esempi:
Potremmo quindi essere in grado di sostenere armonicamente un solista mentre
improvvisa, oppure di armonizzare in tempo reale qualunque melodia, sia essa jazz
oppure classica.
Al tal proposito, reputo molto interessante la possibilit di applicare un'armonizzazione
a brani della tradizione classica per flauto solo.
Ecco un esempio, su un brano che tutti noi flautisti conosciamo benissimo, "Syrinx" di
Claude Debussy:
Altre interessanti possibilit riguardano la modifica vera e propria del suono del flauto
traverso.
Ecco un paio di esempi, un fantastico effetto "distorto" e un altro effetto diciamo
"spaziale":
Ovviamente tutti questi effetti possono essere applicati a qualunque tipo di flauto!
L'effetto distorto appena visto, ad esempio, rende a mio parere ancora meglio se
applicato al flauto in sol:
Un altro paio di effetti spesso usati in contesti jazz o fusion: l'octaver, che sostiene
timbricamente il sound del nostro flauto, e il wah-wah:
Abbiamo poi la possibilit di sfruttare anche effetti pi "comuni", come i classici
delays; ecco un breve esempio:
Infine ecco un breve esempio della combinazione tra alcuni di questi effetti e una loop
station, che ci permette di memorizzare in tempo reale quanto appena suonato:
Come avrete capito ci si aprono quindi molte possibilit, che possiamo sfruttare a
seconda delle nostre esigenze e nei contesti musicali pi vari.
La bellezza e anche l'importanza del suono "naturale" del flauto traverso non sono
certo messe in discussione, ma al tempo stesso ritengo che una ricerca sonora di
questo tipo non possa che apportare una ventata di freschezza al nostro strumento!