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I Media: strumenti di analisi Semiotica

Il mondo dei media è in costante evoluzione. La semiotica > disciplina che indaga il
funzionamento dei sistemi e processi di significazione, ponendo al centro della riflessione la
nozione di Testo.
Quest’ultimo non comprende soltanto i testi propriamente detti, ma qualsiasi porzione di
realtà significante che può venir studiata dalla semiotica.
Esistono a questo proposito molte forme testuali nel panorama mediale, basti pensare a un
quotidiano, un telegiornale, un magazine, ecc..
Uno degli obbiettivi della semiotica è quello di superare la visione semplicistica dei prodotti
mediali, ma utilizzare uno studio più approfondito dei meccanismi che determinano il
consumo e la circolazione di questi prodotti.

> i testi mediali


quello dei media è un panorama complesso in continua evoluzione, il cui consumo segna
inevitabilmente l’identità di ciascuno di noi. A prima vista sembrerebbe superfluo il loro
studio analitico, ma quegli stessi prodotti mediali che crediamo di conoscere bene in quanto
scandiscono la nostra quotidianità, rispondono a logiche tutt’altro che scontate e banali.
Questa nostra familiarità con le forme mediali si accompagna a una miopia da parte nostra,
cioè una difficoltà nel leggere la complessità dei prodotti.
Comprendere le forme espressive dei media significa anzitutto riconoscerle come oggetto di
studio, individuare gli assi di pertinenza, stabilire differenze ed analogie.
Con queste considerazioni è possibile adottare uno sguardo analitico sul panorama mediale,
concentrando l’attenzione sulla nozione di Testo.
Studiare i media scegliendo come taglia di analisi quella della testualità significa superare la
nozione di segno che non consente di dare spiegazione di fenomeni molto articolati come la
narratività.
I testi mediali non sono contenitori, ma costrutti culturali e complessi e stratificati, le cui parti
sono coerenti e coese, costituendo la realizzazione di un processo comunicativo che poggia su
convenzioni ma gode anche di una relativa autonomia.
Esempio: analizzare una rivista di moda come un testo mediale significa superare l’idea che
questo sia solo un contenitore di segni e messaggi verbo-visivi. > deve mantenere ed esibire
delle norme editoriali e culturali di riferimento, e concentrarsi anche sul patto di fiducia con il
consumatore.
La semiotica contemporanea supera l’idea che i testi mediali siano oggetti chiusi, rigidi,
separati dall’ambiente sociale, ma viene messa in discussione la visione secondo cui tra testo e
contesto ci sia una separazione.
I testi mediali non sono solo contenitori di informazioni che vengono veicolate poi al loro
esterno, ma sono modelli concepiti per dare conto delle logiche interne alla dimensione
socioculturale. L’idea è che la realtà dei media e non solo degli oggetti testuali a noi più vicini,
risponda a logiche ricorrenti.
Ricostruire il senso di un testo significa tentare di cogliere la complessità della sua
articolazione e in quest’ottica la semiotica si configura come cassetta degli attrezzi utile a
scomporre e ricostruire il funzionamento dei prodotti mediali. Studiare le forme espressive
che i fenomeni mediali assumono, significa studiare le singole forme testuali, e una
ricognizione sulle logiche che determinano il funzionamento degli ambiti in cui i testi vengono
elaborati, concepiti ecc…
L’analisi dei media si muove su un doppio binario: sincronia e diacronia. il versante
sincronico, ha come obbiettivo quello di cogliere in un contesto storico e culturale il suo
funzionamento, prendendo in esame le caratteristiche espressive che ne assicurano
riconoscibilità rispetto ad altre forme mediali. Un’analisi diacronica, situa l’oggetto all’interno
di una prospettiva di tipo storico, ricercando nei testi le tracce di mutazioni di ampia portata.

> le architetture dei testi mediali

l’approccio semiotico si concretizza a partire da uno sguardo analitico che considera il testo
mediale come fenomeno di senso scomponibile nei suoi elementi e nell’insieme delle logiche
che ne determinano efficacia. Scomporre un fenomeno mediale non significa isolare singoli
elementi, ma riaprire l’insieme dei processi che ne determinano il funzionamento e la
riconoscibilità.
I testi mediali possono essere esaminati a partire da: linguaggi, generi e formati.
Innanzitutto la forma di un testo si definisce a partire dal linguaggio in cui si realizza i suo
piano dell’espressione, il quale condiziona le potenzialità comunicative del testo. Strategica è
l’operazione di sincretismo cioè la riunificazione di linguaggi dotati di peculiarità distinte. >
basta pensare ad esempio alle forme molteplici della testualità audiovisiva in cui suoni e
immagini convergono e producono specifici effetti di senso. Importante è il genere di
riferimento che organizza le molteplici tipologie di testo, e infine i formati che incidono sulle
istruzioni di lettura da parte del pubblico consumatore.

> i linguaggi
per scomporre un prodotto mediale è necessario focalizzarsi sul piano della sua
manifestazione e dunque confrontarsi con le potenzialità espressive dei linguaggi. I testi
mediali sono forme espressive sincretiche il quale non va considerato come la
sovrapposizione di linguaggi, bensì come un’operazione enunciativa complessa che esercita
un ruolo chiave nella costruzione della strategia di senso del testo. Tutto ciò significa che
immagini, suoni e parole vengono a far parte di combinazioni espressive che potenziano la
comunicazione del testo e aprono a un ventaglio di soluzioni linguistiche con le quali lo
spettatore è chiamato a misurarsi. Il sincretismo dunque potenzia sia il piano dei contenuti
sia quello dell’espressione dei testi; e ciò contribuisce a dar forma a un gran numero di temi e
storie. Si tratta di un’operazione arbitraria, sottoposta a convenzioni; in cui l’autore può
decidere di nascondere le tracce dell’assemblaggio, oppure di smascherare le soluzioni
espressive adottate; >si tratta di due macro strategie enunciative. Ad esempio: associazioni di
suoni e immagini che a prima vista sembrano naturali, oggettive, spontanee, si rivelano poi
come prodotto di strategie precise funzionali all’intenzione comunicativa del testo. Il
sincretismo si concretizza nella fase del montaggio, assemblando due linguaggi come
immagini e suoni; restituendo al pubblico un risultato naturale, spontaneo. Questo consente di
allestire un universo narrativo ideale. Dietro la coesione del piano dell’espressione si
nasconde sempre una strategia enunciativa, mosse che aprono ad ampi effetti di senso.
Dunque siamo di fronte alla selezione e combinazione di elementi separati ed autonomi dotati
ciascuno di senso che viene poi ridefinito nel prodotto finale che il pubblico fruisce.
D’altra parte, il sincretismo può essere esibito, messa in scena in modo evidente, e in questo
caso la sovrapposizione di suoni e immagini perde la sua naturalezza e si impone
all’attenzione dello spettatore come un processo arbitrario.
Il senso di un’opera è il prodotto di una serie di logiche comunicative; il piano dell’espressione
è lo spazio in cui l’architettura mediale si mette in scena, i contenuti si impongono sullo
spettatore, sfruttando il potenziale espressivo che scaturisce dalla combinazione di linguaggi
differenti.
> i generi

nella nozione di genere entrano in gioco tutta una serie di convenzioni relative a parametri
che riguardano i modelli produttivi, i linguaggi, i temi e le strutture narrative. Significa
spostare il focus di indagine dal singolo testo allo studio di categorie più ampie. I generi sono
uno strumento di lavoro, favoriscono l’orientamento da parte del pubblico, stabiliscono tra i
diversi tipi di testo, una gerarchia di valori. L’opzione più interessante è circoscrivere il
complesso dei generi a partire dalle caratteristiche espressive > linguaggio determinante
poiché è la superficie espressiva dei testi e reca conseguenze sul piano degli effetti di senso, e
modo di produzione> c’è una distinzione tra i prodotti realizzati all’interno o esterno degli
studi, oppure il ricorso ad attori amatoriali o professionisti; e inoltre scelte relative alle
tecniche e tecnologie di supporto. Altra grande direttrice riguarda la struttura dei contenuti
veicolati in cui elemento dominante è la presenza di caratteristiche narrative e le
caratteristiche storiche e geografiche che fanno da sfondo al racconto; inoltre ogni genere è
definito dallo stile, dalle modalità di rappresentazione. Ultima dimensione riguarda le funzioni
sociali che vengono assolte > una distinzione riguarda le funzioni di intrattenimento,
educazione e informazione.
Due grandi dinamiche molto importanti sono l’ibridazione e intertestualità.

Ibridazione > operazione di contaminazione reciproca di generi che definisce la struttura


interna del testo, dunque da forma ai prodotti partendo da una selezione di proprietà
appartenenti a generi separati. I testi ibridi innescano e metabolizzano una serie di
trasformazioni che ridefiniscono il rapporto con le audience; costringono il pubblico a uno
sforzo di cooperazione e permettono di sperimentare soluzioni innovative stilistiche e
narrative.

Intertestualità > si tratta della capacità di testi di attivare una complessa trama di rinvii ad
altri testi preesistenti ampliando la complessità del prodotto mediale. Prendere in esame
l’intertestualità significa ripensare il testo come spazio al cui interno risuonano le influenze di
opere preesistenti, e consente di ripensare la complessità espressiva dei prodotti mediali.

> i formati

l’efficacia di qualsiasi forma espressiva risponde ad alcune coordinate relative alla durata e o
alla dimensione e alle caratteristiche degli spazi e dei supporti che accolgono il testo. Ciò che
accomuna forme tanto diverse è la durata dei testi o meglio la relazione che intercorre tra la
durata minima del piano di manifestazione e la complessità del piano del contenuto. Il
formato costringe a sperimentare nuove strategie per catturare l’attenzione degli spettatori; e
proprio l’efficacia di alcuni spot nasce proprio dalla capacità di sollecitare l’intelligenza
interpretativa del pubblico, lavorando sia sul contenuto e sia sul versante dei ritmi di
superficie. Il formato dunque costituisce lo spazio convenzionale con cui sono costretti a
confrontarsi gli attori di un processo comunicativo nella messa a punto di un testo e nel suo
processo interpretativo. La dimensione e la forma di un supporto consentono all’autore di
sperimentare alcune soluzioni espressive piuttosto che altre. Dunque il formato può incidere
sul funzionamento complessivo del testo.

> la scomposizione e l’analisi

scomporre un testo significa procedere a una disarticolazione che poggia sulla capacità di
leggere e riconoscere linguaggi, generi e formati. E si tratta della fase di comprensione
dell’oggetto in analisi. I diversi tipi di testo si prestano ad essere ritagliati secondo ordini di
grandezza differenti, in funzione del livello di approfondimento. E quello che è necessario
fare, è individuare i livelli di pertinenza, isolare unità, definire i limiti dell’oggetto di analisi e i
suoi confini. Ogni testo si presta a operazioni di scomposizione che devono tener conto del
piano dell’espressione e del contenuto. Per quanto riguarda il piano dell’espressione, tutti gli
elementi che si sovrappongono ed entrano in gioco nella costruzione della superficie vengono
presi in esame separatamente, diviene pertinente la distinzione tra dimensione figurativa e
quella plastica del testo. Sul piano del contenuto si può decidere di scomporre il testo in
sequenze; trattandosi di una operazione di ritaglio giustificata dall’esigenza di far luce
sull’architettura che sorregge la costruzione di una storia, i personaggi..

> lo spot pubblicitario

lo spot è una forma espressiva caratterizzata da un linguaggio audiovisivo, declinata in una


serie di tipologie, di generi e di formati. Giocano un ruolo decisivo nell’efficacia di una
campagna di comunicazione in quanto spazi mediali che danno voce e forza agli scopi
promozionali di diversi soggetti, come le aziende, le istituzioni nazionali, le Ogn ecc..
Sempre di più gli spot hanno infranto lo spazio del piccolo schermo, contagiando ambiti ben
più estesi ad esempio negozi, centri commerciali, stazioni e aeroporti. Ovviamente sono forme
testuali dinamiche e soggette a trasformazioni innescate da cambiamenti del mercato, dalle
competenze e sensibilità dei consumatori, dall’evoluzione del linguaggio e del sistema dei
media digitali. Per procedere allo studio delle strategie impiegate nello spot, è utile
predisporre un’analisi che aiuti a orientare lo sguardo sui diversi livelli in gioco nella
costruzione dell’efficacia audiovisiva del racconto.

> la scomposizione del testo

(Spot Fiat 500)


Usufruire di una scheda tecnica di scomposizione per analizzare uno spot è essenziale poiché
consente di individuare gli elementi rilevanti e la loro disposizione nel testo. Viene impiegata
una griglia che permette di trascrivere tutte quelle componenti che svolgono un ruolo nella
strategia complessiva del testo. Lo spot viene sezionato, isolando il numero delle
inquadrature, la loro durata, procedendo a una descrizione della colonna visiva e sonora.
Successivamente è possibile analizzare il modo in cui le soluzioni espressive adottate
producono effetti di senso funzionali alla promozione del prodotto.
Si può notare che il commercial dura 90 secondi, organizzati in 30 inquadrature di durata
compresa tra 1e 5 secondi; si tratta di una durata ampia che consente allo spettatore una
visione distesa. La scelta stilistica adottata privilegia le angolature e i movimenti di macchina
classici, infatti prevalgono i campi medi, i primi piani e alcuni dettagli dei visi dei protagonisti.
Le transizioni dei passaggi tra inquadrature sono elementari, si tratta di dissolvenze
incrociate, di durata standard. Per quanto riguarda la colonna audio notiamo la presenza di
rumori di fondo, di una musica con funzione di vera e propria colonna sonora e di una voce
esterna che accompagna la visione delle sequenze. La scelta di isolare i rumori nella fase
iniziale dello spot e utilizzarli come cornice che introduce lo spettatore nella narrazione,
segna la presenza di una scelta stilistica, cioè quella di ricercare un effetto di realtà; la cui
funzione sonora serve a innescare la colonna sonora dello spot. La musica prende avvio e si
sovrappone ai rumori ambientali (abbassando il volume di essi) e si impone all’attenzione del
pubblico.
> punti di ascolto e di vista

Successivamente ci concentriamo sulla natura e sulle funzioni delle voci che compaiono nel
testo. Nello spot Fiat l’elemento vocale gioca un ruolo importante, in quanto la voce copre la
parte centrale del racconto, una voce maschile, che recita interpretando un testo scritto che
scorre contemporaneamente sullo schermo della sala.
È possibile distinguere tre possibili combinazioni di suoni e immagini nel cinema:
> suoni in, rientrano suoni, la cui sorgente è visibile nell’inquadratura.
> suoni fuori campo, la sorgente sonora non è messa in scena sul piano visivo, ma posizionato
dallo spettatore nella narrazione.
> suoni off, provengono da un punto che è invisibile e non è collocabile dallo spettatore
all’interno della narrazione, si tratta di suoni extradiegetici.
Il testo non interpella il pubblico marcando una distanza rispetto alla voce narrante, ma
stabilisce una solidarietà tra soggetti. Nello spot, nella fase di avvio, i rumori di ambiente
provengono direttamente e naturalmente dall’ambiente, si tratta di rumori registrati in presa
diretta oppure realizzati in fase di post produzione. Si tratta di suoni oggettivi, coerenti con i
movimenti compiuti dal protagonista. Nel testo mancano i suoni soggettivi, filtrati cioè dalla
presenza di un personaggio del racconto, alla sua sfera intima, ecc…
Nello spot non esistono punti di vista impossibili, non riconducibili al nostro modo di
percepire il mondo. Si tratta di uno stile classico, non ci sono scarti. Nello spot, l’osservatore è
interno, il pubblico viene introdotto all’interno del racconto, lo sguardo dello spettatore poi si
avvicina all’interno della narrazione. Successivamente la posizione della macchina è fissa, e
poi posizionata tra le fila delle poltrone.

> la posizione del narratore

il punto di vista narrativo è l’istanza responsabile del racconto. In un testo sincretico come lo
spot, le strategie narrative si traducono in scelte che riguardano combinazioni di punti di vista
e di ascolto e che consentono di dare una prospettiva agli eventi che vengono raccontati al
pubblico.
È opportuno distinguere tre livelli:
 la storia – diegesi, in cui la storia è il contenuto narrativo; la diegesi comprende il
livello della storia e al tempo stesso il mondo finzionale che essa implica. Storia e
diegesi dunque riguardano la parte non specificamente filmica del racconto
audiovisivo.
 Il racconto, il contenuto cioè viene messo in forma, realizzato concretamente; e qua si
completa l’incontro del piano dell’espressione e del contenuto.
 La narrazione, designa sia la produzione concreta del testo, sia l’insieme della
situazione reale e finzionale in cui si posiziona.

> l’enunciazione: il prodotto e la marca

in qualsiasi analisi di un prodotto mediale, è necessario considerare il livello di enunciazione,


ossia il modo in cui un soggetto produce concretamente un enunciato.
Ogni testo è il prodotto di un processo enunciativo, definito débrayage o distacco che consiste
nel proiettare all’interno dell’enunciato le categorie della persona, del tempo e dello spazio.
Ogni enunciato implica un’enunciazione.
Bisogna distinguere emittente e destinatario, che si situano al di fuori del testo; e i loro
simulacri testuali, cioè enunciatore ed enunciatario. Lo spazio che separa il testo dal suo
autore e lettore non può mai essere colmato; e in particolare in pubblicità nei testi, emittente
e destinatario vengono iscritti sotto forma di simulacri.
Questo fenomeno si chiama: embrayage e mira a stabilire un asse confidenziale tra i soggetti
empirici del processo comunicativo, contribuendo a produrre un forte effetto di realtà.
Come ricorda Volli: un emittente empirico (azienda), rappresenta se stesso sotto forma di
figura delegata (una marca), tentando di raffigurare il proprio destinatario, acquirente o
semplice spettatore sotto forma di un target ideale.

> il ritmo e la tessitura audiovisiva

il ritmo regola la successione delle inquadrature e delle sequenze, conferendo al testo un


andamento che costituisce per lo spettatore un orientamento alla visione. È possibile
concentrare l’attenzione sulla velocità del ritmo e il suo andamento lungo il testo, che può
essere sostenuto o dilatato, regolare o segnato da accelerazioni o ralenti. Occorre analizzare
ad ogni modo, la relazione tra il sonoro e il visivo.

> le strategie promozionali

molto importante dopo un’analisi del testo, è la riflessione sull’efficacia della campagna. È
possibile individuare 3 tattiche:
 Argomentazione, in cui prevale la descrizione esplicita del prodotto e la spiegazione
delle sue caratteristiche e funzioni. Il personaggio viene reso riconoscibile dal pubblico
perché rappresenta il modello stereotipato di un ruolo sociale, oppure la
responsabilità del prodotto può essere affidata a una voce off, cioè una voce esterna.
 Narrazione, declinata sotto forma di un racconto concluso o incompleto. Anche nella
pubblicità, la storia prende avvio da una situazione in cui uno o più personaggi
rivestono ruoli narrativi. A partire dagli studi di Propp, la semiotica di Greimas vede la
narratività come un percorso organizzato in uno schema Canonico composto da 4 fasi:
manipolazione (destinante propone o costringe il destinatario a compiere un’azione),
competenza ( i mezzi per svolgerla), performanza ( azione decisiva) e sanzione (il
soggetto viene giudicato dal destinante).
Un modello più articolato è quello Attanziale in cui vengono articolate le relazioni che
legano i diversi ruoli narrativi, i cosiddetti attanti.
Modello attanziale:
Destinante  oggetto  destinatario. Aiutante  soggetto oppositore
Modello Canonico:
Manipolazione = adotta strategie come promessa, persuasione, minaccia o seduzione.
Competenza= soggetto che adotta mezzi o capacità, le modalità dunque sono il dovere,
il sapere, volere e potere.
Performanza = azione
Sanzione = azione è giudicata, sia negativamente che in positivo.
 Seduzione-fascinazione, utilizza caratteristiche denotative e connotative dei suoni e
delle immagini per rendere attraente il prodotto e il suo consumatore ideale
rappresentato all’interno del racconto audiovisivo. Il prodotto viene proposto al
pubblico come oggetto desiderabile, enfatizzando le caratteristiche figurative e
plastiche delle immagini, l’uso di effetti speciali, grana dei suoni e voci, melodie. Gli
espedienti più comuni sono elissi, il ralenti, le accelerazioni, dissolvenze, i filtri, i colori,
le musiche d’ambiente, il tono sensuale della voce off.
La ricostruzione delle strategie negli spot deve essere accompagnata da una riflessione sui
meccanismi tramite cui il testo pubblicitario valorizzi il suo prodotto.
Floch affronta il tema delle ideologie, partendo dalla distinzione tra valori di base e valori
d’uso, relativi ai valori che definisco l’identità del soggetto e i valori pratici che ne agevolano la
conquista.
4 strategie:
 Valorizzazione pratica in cui vengono messe in risalto le caratteristiche strumentali del
prodotto (la macchina in questo caso)
 Valorizzazione ludica, che promuove il bene di consumo rivendicandone la non utilità,
fino ad esaltarla
 Valorizzazione critica, che insiste sul rapporto qualità prezzo
 Valorizzazione utopica, opposta alla pratica, complementare alla ludica, che sposta il
discorso dal prodotto al consumatore il quale entra in simbiosi con la marca.

> il quotidiano

analizzare il quotidiano come un testo significa concepirlo come prodotto mediale, in cui ogni
suo elemento trova collocazione all’interno di una configurazione in cui si rimodella un
contratto di lettura che pone in relazione una testata con il suo pubblico.
Due livelli entrano in relazione: quello dell’espressione e quello del contenuto. L’ingresso di
nuove testate segnalano la capacità di trasformare lo scenario della stampa.
Un caso è rappresentato dal “Fatto Quotidiano”, la cui nascita prende forma a partire da una
riflessione che riguarda la questione critica della credibilità dell’intero ambito del giornalismo
e dei suoi professionisti. Si tratta di un quotidiano in cui la credibilità viene esibita in modo
strategico come un valore interno a cui plasmare l’identità complessiva della testata. Il
quotidiano è edito per azioni in cui è assente un azionista di riferimento; (ai giornalisti viene
assegnato il 30% delle azioni) per ribadire l’indipendenza dalla politica e dalla finanza,
l’editore fa ricorso solo agli introiti pubblicitari e alle vendite, in particolare al sistema degli
abbonamenti.
Sul piano dei contenuti, un tema fondamentale è la credibilità, e la stessa anche sul piano più
esteso delle strategie comunicative. La credibilità può essere pensata anche come un
complesso effetto di senso costruito su due livelli: piano del contenuto e dell’espressione.
La nascita di un quotidiano costituisce un’occasione ideale per analizzare i meccanismi che
determinano la credibilità dell’informazione sotto il profilo comunicativo, poiché per la
testata il momento di inaugurazione rappresenta un passaggio importante per definire il
proprio posizionamento all’interno dello scenario giornalistico.

> la struttura e la prima pagina

una prima questione per la costruzione dell’identità editoriale del quotidiano riguarda la
scelta del formato tabloid cui sono associate, una serie di connotazioni.
Nel caso del Fatto Quotidiano, si tratta di un formato ridotto, unito al numero di 24 pagine; e
lo si identifica per essere un giornale agile, una testata che si propone nei confronti dei propri
lettori come una fonte autorevole impegnata nella selezione e approfondimento di una
quantità limitata di notizie. I formato e la confezione del quotidiano rivestono un ruolo
fondamentale nella messa a punto dell’identità della testata e della relazione con il pubblico;
tutto ciò è ribadito in un box situato all’interno del quotidiano. Un riquadro in cui vengono
argomentate le scelte relative all’impostazione grafica.
L’autorevolezza da parte della redazione giornalistica prende la forma di un modello di
impaginazione fondato su un set di caratteristiche:
- selezione di un numero ridotto di notizie
- organizzazione organica degli articoli
- presenza di un articolo principale grazie alla posizione centrale e utilizzo maiuscole,
grassetto e corsivo
- presenza di una sola immagine di grandi dimensioni
- prevalenza del verbale sul visivo

il Fatto Quotidiano predilige una scelta classica, identificabile con il modello definito a libro;
uno schema caratterizzato dall’organizzazione della pagina in riquadri ordinati che
predispongono a un percorso di lettura ben preciso. Lo spazio si compone di una serie di
blocchi che gerarchizzano il discorso secondo un percorso verticale. Una scelta differente
rispetto ai modelli a stella e a schermo che movimentano lo spazio della pagina, accostando
opinioni degli esperti, interviste, statistiche, approfondimenti e glossari.
Modello a stella > inserimento a raggiera di notizie sintetiche e di box esplicativi.
Modello a schermo > composto di due pagine consecutive; in cui orizzontalità si sostituisce
alla verticalità, le notizie principali catturano l’attenzione del lettore, mentre le notizie minori
vengono collocate in riquadri nello spazio restante. La veste grafica viene progettata in
funzioni di modelli consolidati che servono a rimarcare il posizionamento della testata nei
confronti dei lettori. Le testate che vogliono ribadire la propria autorevolezza operano delle
scelte come ad esempio il font (Serif), dimensioni del carattere contenute, il tondo come stile o
corsivo, il maiuscolo solo per parole iniziali, colonne numerose, impaginazione in verticale.
I quotidiani che si rivolgono a un pubblico popolare (approccio meno intellettuale): caratteri
da dimensioni generose, ricorso al maiuscolo, poco corsivo, impaginazione dinamica e
disordinata.
Nella riconoscibilità di un giornale, i titoli svolgono chiaramente una funzione decisiva; Violi e
Lorusso chiamano interpretativi quei titoli che non mirano a definire una situazione ma
forniscono una chiave di accesso al mondo esterno; nei titoli patemici in cui la dimensione
passionale prevale sulla descrizione realistica degli eventi; infine i titoli iconici i quali aiutano
il lettore a inquadrare velocemente la cornice degli avvenimenti, utilizzando figure
identificabili, parole e espressioni ad effetto, iconiche. Un quotidiano che impiega le
caratteristiche dei titoli, per dare forma a uno stile discorsivo che valorizza il commento
rispetto alla descrizione dei fatti, sollecita un’adesione morale e reazione emotiva, sintetizza
in modo iconico gli eventi. Lo stile del discorso è personale, in cui la soggettività emerge. Il
titolo posto in posizione di apertura della pagina serve a ribadire la presenza di un punto di
vista sugli eventi; le notizie delle prime sezioni sono raggruppate intorno a un tema che viene
presentato al lettore. La testata non si limita a selezionare i fatti, ma giustifica attraverso i
titoli l’urgenza delle notizie; per quanto riguarda la tematizzazione si nota la presenza di un
modello di organizzazione delle informazioni di cui le prime pagine costituiscono il punto di
avvio. Nel Fatto Quotidiano, le caratteristiche della prima pagina delineano un percorso
orientato di lettura nel complesso ordinato, riproducendo la strategia di selezione e
organizzazione dei contenuti come modello della pagina scritta distinguendolo dalla pagina
manifesto che presenta al lettore una molteplicità di eventi, corredati di immagini. Nella
prima pagina bisogna ricordare che sono assenti schemi e vignette e il verbale domina sul
visivo. Parte superiore occupata dal logo del quotidiano, chiuso agli estremi da due box.

> l’apparato iconografico


l’apparato iconografico non riguarda solo le fotografie, ma tutte le forme espressive che
utilizzano il visivo per tematizzare un argomento, con riferimento alle vignette, schemi e ai
diagrammi. Nel Fatto Quotidiano, l’iconografia si riduce alle fotografie, caricature e vignette
satiriche. Il visivo occupa uno spazio ridotto. Violi e Lorusso a partire dalle considerazioni di
Floch, propongono di sistematizzare le forme del foto giornalismo a partire da 4 funzioni:
- immagini simbolo, la loro forza non testimonia solo un evento ma lo trasforma in un
discorso più ampio, che utilizza ad esempio il meccanismo retorico.
- immagini documento, capacità di testimoniare un evento, di dare visibilità a una
notizia; da forza al contenuto scritto dell’articolo.
- immagini emozione, tesa a esaltare il carico passionale della scena raffigurata;
restituendo allo spettatore la sostanza dell’avvenimento cancellando i segni del
fotografo.
- immagini interpretazione, scopo di dichiarare una possibile interpretazione, nel
ribadire l’orientamento editoriale della testata. Si tratta di foto, il cui significato viene
compreso dal testo scritto.

Molto spesso però un’immagine può attivare diversi significati. il senso è il risultato di una
logica articolata in cui entrano in gioco il livello plastico dell’immagine (stile, colore, nitidezza
dettagli, testura, geometria); le strategie di comunicazione che si instaurano tra editore,
redazione e lettori; la dimensione interdiscorsiva cioè relativa al rapporto che si instaura tra
la componente visiva e tutte le altre sezioni del giornale.
Nel giornale, le vignette sono testi nel testo; tradizionalmente vengono impiegate per due
funzioni: ludica e argomentativa.
Il fatto Quotidiano utilizza le illustrazioni per rilanciare il discorso del giornale, esaltando la
posizione critica della testata nei confronti degli avvenimenti e protagonisti.

> le strategie enunciative

All’interno della struttura complessiva del giornale, lo spazio in cui l’enunciatore rivela la sua
presenza e rivendica il proprio ruolo è l’editoriale. Nel giornalismo esistono alcune tipologie
di contratto tra enunciatore ed enunciatario:
- informativo, ossia il giornalista si presenta come un enunciatore il cui ruolo consiste
nel dover informare e nel saper trovare la notizia senza segnalare in modo esplicito
all’enunciatario il punto di vista sugli eventi.
- Polemico, l’enunciatore definisce la propria presenza in maniera provocatoria.
- Pedagogico, enunciatore che non si limita a informare ma illustra al lettore il senso
delle notizie.
- Paritetico, enunciatore ed enunciatario vengono descritti come soggetti solidali,
impegnati nella ricerca della verità dei fatti.

Lo stile enunciazionale che segna l’identità di un quotidiano; possiamo individuare due


macrostrategie:
- stile soggettivante, nel quale l’enunciatore segna in modo evidente la sua presenza nel
discorso esprimendo giudizi di valore, orientando la lettura degli eventi.
- stile soggettivante, in cui l’enunciatore evita di prendere posizione nel suo discorso,
dando la parola ad enunciatori delegati che ricoprono posizioni differenti allo scopo di
far emergere l’effetto di massima imparzialità rispetto agli eventi.

> la dimensione narrativa


l’efficacia del discorso giornalistico è vincolata alle logiche della narratività; ogni testo è
inserito in un discorso più ampio che lo incorpora all’interno di un percorso di lettura ben
definito. Seguendo Volli e Lorusso, è possibile scomporre il funzionamento delle azioni
narrate in un quotidiano a partire da una serie di livelli in cui agiscono elementi distinti e
posti in relazione:
- le strutture narrative, in cui gli avvenimenti sono il risultato di una serie di operazioni
che rispondono alla strategia di mettere a punto lo scheletro della notizia e di orientare
la lettura degli eventi.
- I tempi, attori e luoghi, non si riduce a una descrizione dell’allestimento, dei
personaggi; ma contribuiscono a orientare l’interpretazione dei fatti da part del lettore.
- La posizione del narratore, coincide con la voce del testo e condiziona il modo in cui le
azioni vengono recepite dal lettore. Può occupare diverse posizioni, ad esempio:
rivendicare la propria presenza, ricercare il contatto con il lettore, defilarsi. La voce
narrante può calarsi nel racconto > intradiegetico; oppure all’esterno > extradiegetico.
- I temi e le figure, ogni avvenimento si presta a essere tematizzato secondo percorsi
differenti, allo stesso le figure; per creare determinati effetti di senso.

Un ultimo aspetto da prendere in considerazione riguarda le notizie sotto il profilo narrativo.


Le notizie, possono essere rilette sotto forma di racconto; e possono essere definite:
 Complete quando contengono tutte le 4 fasi del modello canonico.
 Virtuali, quando realizzano la fase di manipolazione. (previsioni, sondaggi
dichiarazioni di un politico)
 Potenziali, quando valorizzano la fase della competenza. (indiscrezioni, rumors,
rivelazioni)
 Performative, quando il racconto verte sulla performanza.
 Cerimoniali; quando il racconto si focalizza sulla sanzione.

> il talk show a contenuto informativo

Rientrano diverse tipologie di testi accomunati dalla centralità dell’interazione verbale che
può assumere le forme del dialogo, confronto, dibattito o dell’intervista tramite il
coinvolgimento di due o più soggetti. I prodotti televisivi che rientrano sotto questa categoria
possono essere studiati a partire dalle tematiche e dagli schemi di strutturazione dei
programmi. Il funzionamento di questi programmi può essere affidato a un unico ospite
coinvolto in un dibattito con il conduttore e o con il pubblico a casa, a formula di dibattito in
cui gli ospiti si fronteggiano apertamente; alla presenza di due conduttori che hanno opinioni
contrapposte e dibattono con gli ospiti.
Il talk show a contenuto informativo > presenza di un giornalista nel ruolo del conduttore, e
caratterizzato dall’attualità delle tematiche affrontate. Le due declinazioni di questo testo
mediale: approfondimento giornalistico e il dibattito politico. Il modello di interazione
dominante è quello del dibattito, lo scopo è di informare su un tema o questioni; ed appare
come macrotesto composto di linguaggi differenti, formati e funzioni. Al dibattito si alternano
forme espressive come le interviste e i confronti sia in studio che in collegamento esterno.
Inoltre i programmi di questo genere hanno assunto i caratteri di un’arena mediale, in cui il
pubblico è invitato a partecipare in maniera attiva al dibattito, interagendo con chi è in studio.

> formato e collocazione

La collocazione di un talk show di approfondimento giornalistico si tratta di una scommessa


da parte degli autori e della rete sulla capacità di entrare in relazione con un pubblico il cui
profilo è definito da numerose variabili. Il suo formato condiziona la struttura del testo, la
scaletta, l’estensione e la successione dei segmenti, organizzazione del dibattito, gli
approfondimenti, gli stacchi pubblicitari.

> il set televisivo

Nei talk show il set può simulare un luogo reale, uno spazio della socializzazione e del
confronto oppure esibire le caratteristiche di un apparato televisivo. Una opzione diffusa
soprattutto in Italia dove lo spazio del talk show è riconoscibile come un set televisivo che non
simula le caratteristiche di un ambiente vero, ma si pone come luogo di mediazione tra lo
spazio dell’enunciazione televisiva e il luogo del consumo occupato dagli spettatori.
Es: Servizio Pubblico > il set esibisce le caratteristiche del luogo televisivo, in cui le telecamere
sono visibili, tecnici inquadrati. Ogni puntata si apre con il movimento della telecamera che
segue l’ingresso del presentatore dal backstage al centro del set; il giornalista segna l’inizio
della puntata. I due protagonisti che alimentano il dibattito sono seduti ai lati del giornalista
secondo una contrapposizione spaziale. Il secondo spazio è riservato al pubblico in studio,
lungo una serie di file attorno alla pedana centrale. A sua volta quest’aerea è suddivisa da una
serie di ospiti presentati nel corso della puntata e una parte laterale in cui sono presenti gli
ospiti chiamati a intervenire. Questa arena, e la sua circolarità permette che si valorizzi il
dibattito a partire dalle posizioni contrapposte degli ospiti; assegna al conduttore una
posizione centrale che gli consente di controllare le reazioni del pubblico; consente al
pubblico di disporsi intorno a tutto il perimetro. Questa forma circolare dunque enfatizza la
dimensione partecipativa nella costruzione del dibattito.

> i partecipanti

nella scelta dei protagonisti entrano in gioco dei criteri molteplici e conciliabili che riguardano
la competenza a parlare di un tema, il grado di coinvolgimento rispetto al tema del dibattito e
la notorietà.
Nel caso di Servizio Pubblico > numero degli invitati è contenuto, non esiste uno schema
rigido nella scelta sotto il profilo dei ruoli sociali e professionali; non si fronteggiano solo
esponenti politici o rappresentanti ma anche professionisti, lavoratori del settore pubblico e
privato, intellettuali, studenti. L’efficacia si regge sul contrasto delle opinioni relative a un
tema di riferimento. I partecipanti sono portatori di un punto di vista preciso con la quale si
dibattono in studio.

> la struttura

è necessario analizzare la struttura testuale del talk show e la prima questione è prendere in
considerazione le caratteristiche del paratesto, analizzando la sigla di apertura e di chiusura
del talk show, prendendo in esame: collocazione, durata, immagini, colonna sonora, titoli e
grafica.
La sigla è preceduta da copertina ossia una breve sintesi che il conduttore utilizza per
illustrare i temi della puntata; il conduttore giornalista apre la trasmissione entrando in scena.
Nel segmento iniziale del programma la sigla è sostituita da un apparato grafico che riporta il
giorno della messa in onda, il luogo, il titolo del programma e il tema. In questi casi la
videografica ribadisce il rapporto di fiducia con l’audience, come si evince dalle frasi in
sovrappressione. Importante è la cornice enunciativa che inquadra l’intera puntata
analizzando l’introduzione, conclusione e copertina. Nell’introduzione vengono presentati gli
argomenti e gli ospiti; nella copertina viene lanciato un primo approfondimento audiovisivo
che serve a illustrare l’oggetto di approfondimento.
Gli elementi che definiscono la struttura complessiva di questo testo mediale sono:
 l’introduzione e la conclusione
 copertina
 presentazione ospiti
 dibattito
 editoriale: realizzato in studio o registrato o in diretta
 rubriche
 interviste
 inchieste
 sondaggi
 illustrazioni avvenimenti e temi

> il dibattito

Una prima questione da affrontare è l’ordine che regola la presa della parola. Un aspetto
centrale nell’andamento di un dibattito televisivo è costituito dalle interruzioni che rompono
l’ordine dello scambio conversazionale, costringendo il conduttore a un lavoro costante di
rinegoziazione dei ruoli comunicativi. Queste interruzioni plasmano il ritmo della
conversazione. Ci sono delle strategie frequenti: anticipazioni in chiave critica delle
conclusioni, messa in discussione delle premesse su piano etico, contestazione
sull’attendibilità dei dati portati a supporto dell’argomentazione.
Una seconda questione da prendere in esame è la struttura delle interazioni verbali in
riferimento al numero e al ruolo dei soggetti coinvolti. Il ritmo è condizionato dalla capacità
del conduttore di gestire le alternanze delle voci dei partecipanti. Un ambito importante da
esaminare riguarda il ruolo che il conduttore svolge nei confronti degli ospiti e del pubblico.
Altra questione è lo stile della conduzione che entra in relazione con i meccanismi
dell’enunciazione televisiva. Il conduttore assume le caratteristiche di un protagonista
dell’informazione televisiva. Il tratto comune agli stili di conduzione è dunque la
personalizzazione del dibattito da parte del giornalista. Alcuni tratti dello stile di conduzione:
l’uso della cinetica sotto forma di giochi di sguardi, mimica e gestualità; il livello di
esplicitazione del proprio punto di vista; le forme di interpellazione e coinvolgimento del
pubblico in studio; il livello di rigore e fermezza nella gestione dei turni di parola; gli
interventi diretti nell’andamento del dibattito e gli sguardi diretti in camera.

> il quadro partecipativo e l’enunciazione televisiva

nei talk show informativi il pubblico assolve, nei confronti dell’audience, una duplice funzione
di presenza e di partecipazione delegata, rappresentando gli spettatori sotto forma di
enunciatario modello. Il pubblico in studio non occupa solo uno spazio fisico ma contribuisce
alla costruzione di specifici effetti di senso; e può partecipare o meno al dibattito: partecipa
anche solo applaudendo e rispondendo alle sollecitazioni attraverso la postura, i gesti e le
espressioni; dunque le reazioni del pubblico sono un indicatore importante in quanto
esprimono adesione o dissenso, vicinanza o lontananza. L’obbiettivo della strategia
enunciativa è chiamare in causa il pubblico. Occorre prendere in esame il numero, posizione,
movimenti telecamere, ampiezza e durata dell’inquadratura, alternanza dei diversi piani di
ripresa. L’occhio della regia intercetta lo sguardo dello spettatore registrando quanto accade
in studio secondo una strategia che prevede un grado variabile di distanza e di enfatizzazione
rispetto ai protagonisti, le loro azioni e reazioni. Le mosse enunciative consentono di rivestire
la conversazione di una serie di effetti tra i quali:
 l’intensità passionale: il taglio dell’inquadratura su un’espressione particolare del
volto, la scelta di concentrare l’obbiettivo su un ospite; servono a dare spessore
passionale al discorso e al protagonista
 la complicità: vicinanza tra la regia e il corpo del conduttore per ribadire la
personalizzazione nello stile di conduzione e autonomia del giornalista.
 Indiscrezione: da un lato si mirano a registrare i segni delle disposizioni d’animo degli
ospiti, e dall’altro lato le inquadrature che indugiano sul coinvolgimento passionale del
pubblico.

Nella costruzione dei contenuti informativi dei talk show sono determinanti i momenti di
passaggio che allargano il frame enunciativo, sia sul piano spaziale che temporale. Per quanto
riguarda il piano spaziale bisogna prendere in esame i collegamenti in diretta con i luoghi
situati all’esterno del set televisivo. Il collegamento è frutto di una scelta sul versante
dell’argomentazione. In questo senso ricostruire i momenti di innesto e disinnesto è utile per
comprendere come il conduttore gestisce le risorse del programma. L’andamento della
puntata, tentando do governare i turni di parola e discussione di temi. Inoltre il collegamento
può produrre effetti di ampliamento del dibattito verso l’esterno, di moltiplicazione delle
strategie di partecipazione o legittimazione ma anche focalizzazione interna sui temi
principali de dibattito che si sviluppa in studio. Un’altra dimensione dell’enunciazione
riguarda il lancio dei servizi di approfondimento dove in questo caso il contributo televisivo è
un testo nel testo e risponde a regole di genere, focalizzato su uno o più temi, realizzato in
modo oggettivante, esplicitando il punto di vista del giornalista. In alcuni casi la sequenza
iniziale del servizio può essere inquadrata in uno schermo riservato al conduttore e poi
allargarsi agli schermi più ampi in studio fino a occupare tutto lo spazio del televisore; in altri
casi la luce in studio può essere ridotta per segnalare l’ingresso di un approfondimento. Utile
osservare i modo in cui il giornalista segnala all’inviato, al pubblico, e agli ospiti il ritorno allo
spazio del dibattito; infine attraverso quali passaggi la parola viene a convergere di nuovo in
studio. L’ultima questione riguarda l’utilizzo dei media diversi e il grado della loro
convergenza nella costruzione del programma. È sempre più centrale la funzione di internet,
in quanto il web è una parte integrante della struttura del programma, in particolare il sito
internet ha molteplici funzioni come l’archivio dunque le puntate sono conservate e
accessibili, approfondimento tematico dunque l’acceso a materiali alternativi e la
partecipazione. L’utilizzo di internet è strategico soprattutto nell’uso che ne viene fatto nella
diretta. Si tratta di verificare se è presente in studio una postazione web i cui scopi sono
l’aggiornamento in tempo reale degli avvenimenti, l’approfondimento tematico e
l’ampliamento del dibattito a partire dall’esplorazione dei social network.
Es: in Servizio Pubblico il sito internet consente agli utenti di contribuire alla produzione di
talk show supportando economicamente l’iniziativa, assistere alla diretta. Accedere alle
anteprima, visionare l’archivio, segnalare alla redazione storie da raccontare.

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