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Con lermetismo (il termine fu coniato dal critico Francesco Flora , che in un suo saggio del
1936 alludeva alla presunta oscurit di questa lirica dovuta allabuso dellanalogia:
lermetismo era stata una pratica misterica dellantichit), la poesia italiana simmette
autorevolmente nel circolo della grande cultura decadente europea. La poesia ermetica fa la
prima prova in Italia nel 1916, quando usc Il Porto sepolto di Ungaretti; domina il
panorama letterario nel periodo fra le due guerre, in coincidenza col ventennio, e per questo
v stato chi ha accusato gli ermetici di essersi chiusi nella roccaforte di una poesia di
evasione per iniziati.
In effetti, anche se non tutti gli esponenti seppero sottrarsi alla sirena dellideologia
dominante, la lirica ermetica che fu peraltro esperienza non esclusivamente italianarappresent per alcuni poeti, come Montale, una sorta di resistenza culturale al Fascismo e
insieme il tentativo di affermare il valore universale della poesia al di sopra di ogni
contingenza politica.
Componenti storiche : il senso della crisi dei valori ottocenteschi o, per usare un
espressione ungarettiana il senso della catastrofe, che da decenni era in atto in Europa e
che gi aveva avuto le sue manifestazioni artistiche anche in Italia (da Pascoli ai vociani) si
aggrava con lincalzare delle vicende storiche del nostro paese: la guerra, il dopoguerra e il
fascismo. Di qui, un pi deciso accostarsi alle correnti poetiche doltralpe, che gi avevano
espresso con nuovi disperati accenti il senso della solitudine delluomo, del dolore,
dellirrazionalit della vita.
Componenti filosofiche : lumana condizione di alienazione, di solitudine e di angoscia trova
unespressione nellesistenzialismo , un insieme di indirizzi filosofici aventi per oggetto
lanalisi dellesistenza, intesa come qualcosa che sfugge alla ragione. Lesistenzialismo
finisce col porre lessenza della vita nella morte; luomo exstitit , sporge dal nulla,
gettato nel mondo, abbandonato al determinismo di esso, per approdare nuovamente al
nulla. Lesperienza esistenzialista stata particolarmente vissuta ed ha dato i risultati pi
convincenti nella storia della letteratura, in Germania per opera della corrente che va da
Rilke a Carossa, in Italia per opera di quella corrente poetica che ebbe inizio con G.
Ungaretti e va sotto il nome di ermetismo, in quanto appunto volle essere una radicale
presa di contatto della persona con la radice esistenziale del suo essere e con la
crisi che questa sempre opera nella vita; in Francia per opera di J.P. Sartre. (Preti)
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Componenti letterarie
Confluiscono nellermetismo:
a. linfluenza dei decadenti stranieri, da Mallarm a Rimbaud, da Verlaine ad Apollinaire, a
Valery ad Eliot, sentiti come lespressione pi significativa e drammatica della condizione
delluomo moderno.
b. La lezione dei vociani , i quali del decadentismo doltralpe accolgono, oltre a certe
tecniche espressive, anche la concezione della poesia come attimo, illuminazione,
frammento.
c. Linfluenza, sulla seconda fase dellermetismo, di Solaria che insiste per quasi un
decennio, a partire dal 1926, sullesigenza di un discorso europeo.
La poetica e le tecniche espressive dellErmetismo
Compito della poesia , come per i decadenti francesi citati, non pi persuadere a certe
verit, o illustrare alcuni aspetti di una realt, ma portare alla luce lessenza segreta del
reale, attingere le misteriose vertigini dellinconscio. Di qui la ricerca della parola essenziale,
liberata da ogni intenzione oratoria, da ogni convenzione sentimentale, restituita alla sua
verginit. Per Ungaretti la parola illuminazione che affiora dalloscuro germinare dellio
profondo, scoperta e creazione di realt; per Montale la parola non pu dare messaggi, e
tuttavia lo scabro linguaggio montaliano conferisce alla realt descritta una scabra tensione
metafisica. Caratteristico, stilisticamente, il ricorso allanalogia che, nella libera associazione
dimmagini, brucia i nessi logico-sintattici, e al linguaggio simbolico.
Per una poetica dellermetismo : Carlo Bo Letteratura come vita 1938
La letteratura non deve essere considerata un mestiere da svolgere nelle pause della vita,
ma la vita stessa, cio la parte migliore della vita, cio la vita interiore, nei pi segreti e
misteriosi abissi della coscienza.
Sul filo di questo stretto rapporto vita-letteratura si riconduceva la vita ai suoi valori
esistenziali e la letteratura a una misura di eterno scandaglio e di approfondimento.
Una siffatta misura della vita sottrae la letteratura dalla cronaca, dagli interessi, dai
compromessi del quotidiano, suggerendo quella condizione di assenza che caratterizza la
poesia degli ermetici. (cfr. analisi del testo)
Tra il 1945 e il 1955: la stagione del Neorealismo.
In Italia, fra il 45 e il 55, ci furono anni fervidi di scontri ideologici e di accese speranze.
Come avrebbe scritto Calvino pareva che la vita potesse ricominciare da zero, aperta ad
unillimitata fiducia nella possibilit di nuovi rapporti fra gli uomini, di un dialogo autentico a
livello universale. Le nuove prospettive di vita sommuovevano il fondo della nostra cultura,
da decenni stagnante nella sua aristocratica raffinatezza: mentre in Francia Sartre
propugnava attraverso la sua rivista Tempi moderni (1945) la necessit dell impegno,
ossia la finalit della cultura e dellopera darte, che deve concorrere a produrre certi
mutamenti nella societ, in Italia si sviluppava unimponente ed appassionata opera di
revisione della cultura precedente. Questa appare povera di agganci con la realt, rarefatta
esperienza di intellettuali asserragliati in un loro mondo chiuso ai problemi dei pi: vennero
coinvolti, ad es,., in un giudizio di generale condanna, il calligrafismo dei rondisti, la
oscurit degli ermetici, l evasione dei metafisici di realismo magico.
In questo clima maturano:
1) la pubblicazione del Politecnico (1945/47), fondata da Vittorini, che affronta 3 temi
fondamentali:
a) necessit di una nuova cultura, aperta ai pi vari problemi letterari, economici, sociali,
volta a colmare labisso instauratosi fra la cultura tecnico-scientifica ed umanistica
b) funzione di questa nuova cultura, che non doveva essere consolatoria come quella del
passato, ma rivoluzionaria, doveva operare nella storia
c) rapporti fra cultura e politica: (in polemica con Togliatti , Vittorini affermava che la
cultura, pur rivoluzionaria, deve essere libera, non farsi ancella della politica, n tanto
meno piegarsi a menzogne per onor di partito, il che si tradurrebbe in un oscurantismo
2) la pubblicazione dellopera di Gramsci a cominciare dal 47 Quaderni dal carcere che
propugnava una letteratura nazional-popolare perch una lunga, secolare concezione
aristocratica delle lettere aveva creato una frattura fra scrittori e popolo, cosicch i
sentimenti popolari non erano vissuti come propri dagli scrittori, quindi invitava ad una
letteratura non pi consolatoria, ma operante nella societ, calata nel vivo degli uomini e
delle cose.
3) la nascita di un nuovo movimento artistico-letterario: il Neorealismo.
IL NEOREALISMO (1945/55)
Invest tutte le arti ed in particolare il cinema (Rossellini, De Sica), riaffermava lesigenza
dell impegno; sul piano letterario, pur riallacciandosi ad alcune prove del ventennio
(Moravia, Bernari, Brancati), da considerarsi un movimento sostanzialmente nuovo per
vari motivi:
a) contrappose
polemicamente
nuovi
contenuti
(partigiani,
operai,
scioperi,
bombardamenti, fucilazioni, baraccati, sciusci ecc. ) allarte della pura forma e della
morbida memoria (Salinari)
b) cerc un mutamento radicale delle forme espressive, che sottolineano la rottura con
larte precedente, un linguaggio nuovo, non letterario, che corrispondesse allurgenza dei
nuovi valori umani e sociali; di qui loperazione dinnesto dei dialetti e del gergo nella lingua
tradizionale
c) espresse alcuni caratteristici generi letterari, quali il documento, la cronaca, la narrativa
saggistica, la poesia corale che testimoniavano il ripudio delle forme liriche dei solariani e
degli ermetici in nome di una rigorosa esigenza di concretezza e di obiettivit.
LIMITI: tendenza alla deformazione della realt secondo particolari schemi ideologici,
rinuncia polemica ad ogni impegno formale, il bisogno di adesione al reale si traduce spesso
in bozzetto e in folklore, il dialetto e il gergo diventano vezzo o vizio, l impegno tende a
deformare la realt secondo particolari schemi ideologici. La critica ha investito dalla met
degli anni 50 alla met degli anni 60 circa (cio negli anni della crisi delle sinistre) anche la
politica culturale del P.C.I. , che partendo dallequazione realismo/ progressismo (secondo i
canoni del realismo socialista), aveva collaborato allaffermarsi del movimento. Nonostante
i suoi limiti, reali e inoppugnabili, il Neorealismo riveste un rilevante significato storico: ha
infatti proposto nuovi problemi: il problema del rapporto arte-cronaca (fino a che punto la
cronaca, il documento, possa o non possa essere considerato arte); il problema del rapporto
narrativa-cinema (in che modo ed entro quali limiti siano accettabili le interferenze della
sequenza cinematografica tagli, dialogati, flash back - nella pagina scritta); soprattutto il
problema del rapporto cultura-politica (Vittorini); come stato detto, lo scrittore fu, durante
la stagione del neorealismo, un testimone e un formatore di speranze
POESIA (alcuni autori rientrano nel N. solo per alcune opere) :
- reazione alle aristocratiche esperienze del ventennio
- problematica sociale o addirittura vicende della cronaca
- intonazione epica anzich lirica e corale anzich individuale (Quasimodo Alle fronde dei
salici 1947: rinuncia allErmetismo per una pi accorata e profonda adesione ai problemi di
tutti)
Saba Teatro degli artigianelli; Solmi Quaderno di M. Rossetti 1950 e Fortini Foglio di via
1947 : esperienze partigiane;
Pasolini Le ceneri di Gramsci 1957 (ma gi la produzione di P. porta i segni della crisi del
N.)
PROSA (alcuni autori rientrano nel N. solo per alcune opere) :
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Democrazia Cristiana ottenne la maggioranza assoluta accentuando quello che Galli della
Loggia chiama "peculiare tratto contraddittorio nella societ italiana postbellica in quanto,
mentre lo stato borghese moderno nasce spostato a sinistra, in Italia permane un sistema
capitalistico che conserva un marcato carattere storico di "destra" (liberamente tratto da
L'impegno "a sinistra" della cultura, E. Galli Della Loggia, Marzorati, Milano 1982).
Il secondo fenomeno, strettamente connesso al primo di carattere culturale: se il PCI
infatti aveva impegnato tutte le sue energie nella lotta per la Resistenza, consapevole di
tutto il valore d'ideologia nazionale unificatrice che era contenuto nella lotta armata contro i
fascisti e i tedeschi, il carattere nuovo del PCI fu subito palese nell'attenzione che esso
dedic agli intellettuali e, dal canto loro, questi ultimi sentirono "il PCI come un punto di
riferimento obbligato. Almeno in parte il fenomeno si pu ricondurre a qualcosa gi
avvenuto in passato, ossia alla crescente politicizzazione e socializzazione degli intellettuali
che il fascismo promosse nel periodo tra le due guerre. Crollato il fascismo, tale
socializzazione spingeva per sua natura verso una larga diffusione del marxismo. Questo
infatti si presenta come una visione del mondo organica e compiuta, e gli intellettuali
funzionari, sia per la superficialit istituzionale con cui si pone la loro elaborazione, sia per il
maggiore bisogno che essi hanno di uno strumento con il quale orientarsi rapidamente,
sentono appunto viva l'esigenza di una visione del mondo, all'occorrenza di semplice
formulabilit, grazie alla quale procedere nell'attivit quotidiana" (Galli Della Loggia,
ibidem).
Il testo di Galli Della Loggia esprime con chiarezza la situazione culturale di quegli anni,
anche se traspare una valutazione non positiva del rapporto tra gli intellettuali e il PCI, in
quanto ne viene messa in evidenza una certa superficialit, un mancato approfondimento
filosofico delle scelte culturali fatte. Continua infatti la sua esposizione dicendo: "Non per
nulla - fatto salvo forse il caso di Pavese e Vittorini - quella scelta non suscit in chi allora la
comp alcun riesame radicale del proprio ruolo di intellettuale" (Galli Della Loggia,ibidem). Il
fatto pi importante, tuttavia, di questo momento culturale fu la pubblicazione dei Quaderni
del carcere, di A. Gramsci, portata a termine tra il '47 e il '51.
Gramsci invitava gli intellettuali a "calarsi nella realt del paese, dare vita ad una
letteratura, ad un tessuto e ad una comunit culturali nazionalpopolari, promuovere
insomma una riforma intellettuale e civile della societ italiana schierandosi dalla parte delle
classi subalterne. Perci la cultura italiana doveva "rinnovarsi" e per rinnovarsi stabilire un
rapporto di ispirazione e di destinazione con le masse popolari, riscattando con un impegno
democratico nell'oggi "l'irresponsabilit" politica dimostrata in passato" (Galli Della
Loggia,ibidem). Su questo piano furono inoltre rilevanti per la politica culturale del PCI sia la
lettura delle opere critiche di G. Lukacs, che le pressioni provenienti dall'URSS.
Entrambi i fenomeni di cui si parlato hanno contribuito dunque a trasformare l'iniziale
realismo spontaneo in un neorealismo ideologicamente orientato e consapevole che trover
le sue espressioni pi significative nelle Terre del Sacramento di Jovine e nel Metello di
Pratolini. Non si vuol dire con questo che nel periodo precedente non ci fossero posizioni
politicamente e ideologicamente orientate (basti pensare, per il primo realismo, che Silone
era stato uno dei protagonisti della nascita del PCI), ma che il modo di creare e di
raccontare aveva origini diverse e profondamente ancorate ad un sentire comune di cui il
poeta si faceva interprete. E' interessante, per capire questo momento, rifarsi ad I. Calvino
che nell'introduzione a Il sentiero dei nidi di ragno dice testualmente: "L'esplosione
letteraria di quegli anni in Italia fu, prima che un fatto d'arte, un fatto fisiologico,
esistenziale, collettivo. Avevamo vissuto la guerra, e noi pi giovani - che avevamo fatto
appena in tempo a fare il partigiano - non ce ne sentivamo schiacciati, vinti, "bruciati", ma
vincitori, spinti dalla carica propulsiva della battaglia appena conclusa, depositari esclusivi
d'una sua eredit.... Questo ci tocca oggi, soprattutto: la voce anonima dell'epoca, pi forte
delle nostre riflessioni individuali ancora incerte. L'essere usciti da un'esperienza -...- che
non aveva risparmiato nessuno, ristabiliva un'immediatezza di comunicazione tra lo
scrittore e il suo pubblico: si era faccia a faccia, alla pari, carichi di storie da raccontare,
ognuno aveva avuto la sua, ognuno aveva vissuto vite irregolari drammatiche avventurose,
ci strappava la parola di bocca. La rinata libert di parlare fu per la gente al principio
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smania di raccontare: nei treni che riprendevano a funzionare, gremiti di persone e pacchi
di farina e bidoni d'olio, ogni passeggero raccontava agli sconosciuti le vicissitudini che gli
erano occorse, e cos ogni avventore ai tavoli delle "mense del popolo", ogni donna alle
code ai negozi; il grigiore delle vite quotidiane sembrava cosa d'altre epoche; ci
muovevamo in un multicolore universo di storie.
Chi cominci a scrivere allora si trov cos a trattare la medesima materia dell'anonimo
narratore orale: alle storie che avevamo vissuto di persona e delle quali eravamo stati
spettatori si aggiungevano quelle che ci erano arrivate gi come racconti, con una voce, una
cadenza, un'espressione mimica. Durante la guerra partigiana le storie appena vissute si
trasformavano e trasfiguravano in storie raccontate la notte attorno al fuoco, acquistavano
gi uno stile, un linguaggio, un umore come di bravata, una ricerca d'effetti angosciosi e
truculenti" (Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, Introduzione).
Si parlato in precedenza del Metello di Pratolini e questo sposta i termini del discorso al
1955, superando il limite del 1949 precedentemente indicato. In effetti secondo alcuni
autori, in particolare secondo coloro che pongono l'accento sulla valenza ideologica del
neorealismo, il periodo pi interessante di quest'ultimo giunge fino al 1955, anno della
pubblicazione di Metello, dopo il quale si giunge ad una forma di sperimentalismo che non
ha pi nulla a che vedere con il movimento realista.
Il decennio 1955-65:
crisi del neorealismo, letteratura dellindustria, neoavanguardia
Intorno al 1955 il clima culturale italiano, il costume e i valori appaiono profondamente
mutati per il concorso di vari fattori politici, economici, sociali.
Fatti caratterizzanti il decennio 1955-65:
1) affermazione nel Nord del neocapitalismo industriale (miracolo economico), mentre
disoccupazione
e sottoccupazione permangono nel Meridione . Nuove realt e nuovi
problemi
- lindustria riduce luomo a cosa, sempre pi alienato, estraneo a se stesso
- lintellettuale mette la cultura a servizio dellindustria, influenza la pubblica opinione,
produce opere darte da immettere nel mercato come beni di consumo (industria
culturale)
- si approfondisce il divario fra le generazioni a causa del rapidissimo cambiamento dei
costumi e dei valori parallelo allo sviluppo della tecnologia
2) cadono intanto i miti doltre cortina; il 1956 vede il processo di destalinizzazione
(rivelazioni di Kruscev al XX congresso del P.C. dellU.R.S.S. sul periodo staliniano) e la
rivolta dUngheria (contro il regime democratico-popolare instaurato nel 1949) , stroncata
dai carri armati sovietici.
- Si verifica la crisi delle ideologie e in particolare la crisi delle sinistre in Europa; ad essa
connessa la sfiducia nel progresso storico, che viene a coinvolgere ora una parte rilevante
degli intellettuali: la storia non appare pi interpretabile al di l dei semplici fatti, poich si
realizza al di fuori della volont degli uomini, i quali non possono che assistere impotenti al
fluire degli eventi di cui sono oscuri ed inconsapevoli attori: eventi che si perderanno
comunque nella spirale del tempo e del nulla.
- Varie sono le reazioni, nel campo specificatamente letterario, a questa situazione:
A) Da una parte c la rinuncia allimpegno, lo spostarsi dellindagine dal piano storico a
quello esistenziale (inutile soffrire e lottare per i mali di oggi, il male connaturato
allesistere): subentrano la rassegnazione come forma di saggezza, labbandono alla
morbida memoria, il ritorno a moduli lirici, a toni grigi ed estenuati: , questa, la crisi del
neorealismo, rappresentata esemplarmente, se pur con mezzi diversissimi, da tre
narratori: Cassola, Tomasi di Lampedusa e Bassani
CARLO CASSOLA (Roma, 1917-1987), nelle sue opere: (Fausto e Anna, 1952; Il taglio
del bosco, 1953; La casa di Via Valadier, 1955; La ragazza di Bube 1959; Un cuore arido,
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1961; La storia di Ada, 1967; Ferrovia locale, 1968; Una relazione, 1970), si dimostra
attento agli aspetti umili e giornalieri della vita, alle verit dei cuori semplici che
accettano con dignit e senza inutili drammi il monotono dipanarsi di giorni grigi e senza
perch, le disgrazie e lutti che rientrano anch'essi nell'ordine normale delle cose. A questa
diseroicizzazione a vita, espressa in una scrittura di estrema sobriet, corrisponde la
poetica del subliminare; per Cassola "la verit poetica non appartiene alla coscienza
pratica, ma alla coscienza che sta sotto (sub limen) - e la si coglie quindi dall'interno, nelle
situazioni pi usuali, in gesti ed in eventi minimi, non gi in fatti vistosi o in personaggi di
elezione. Per questo i personaggi di Cassola (soldati, carbonai, taglialegna, ragazze di
paese) sembrano presi a caso nella folla - con un procedimento che, pi che al neorealismo,
riconducibile (ammette lo stesso Cassola), alla narrativa del grigiore dei Dublinesi di
Joyce; alla luce di questa concezione di vita e di poesia si comprende la sostanza di romanzi
come Fausto e Anna e La ragazza di Bube, dove un tema neorealistico (la Liberazione),
rivissuto nei suoi aspetti pi dimessi, nei suoi strascichi contraddittori, talvolta banali o
meschini.
Cos il partigiano Bube, dopo un'effimera gloria, coinvolto nell'immediato dopoguerra in un
delitto politico, trascinato nella estenuante prosa di un lungo processo, ridotto a
contare i giorni e gli anni che gli rimangono da trascorrere in prigione; e la sua ragazza ,
Mara, dopo le fervide passioni dei primi tempi, condivide quel destino di inerte grigiore, in
attesa che Bube esca dal carcere e ricominci con lei un'anonima vita. Se un significato
politico questo romanzo contiene, esso il paradigma poetico di una generazione sconfitta,
che subisce il giudizio della storia, anzich imporlo (Pampaloni). Questa sfiducia nella
storia, e insieme il venir meno della poetica dell'impegno, sono segni rivelatori della crisi
neorealismo.
GIUSEPPE TOMASI Di LAMPEDUSA (Palermo 1896 - Roma 1957), noto, pi che per i
pur pregevoli Racconti (1961), per l'unico romanzo, Il Gattopardo (1958), che, pubblicato
da Bassani, ebbe un'enorme risonanza, e suscit entusiasmi ma anche polemiche da parte
di intellettuali come ad es. Vittorini e Sciascia, che non ne condividevano il motivo di fondo,
la negazione della fiducia storicistica.
Narra la storia di una famiglia di grandi feudatari siciliani, i principi di Salina, tra lo sbarco
dei garibaldini e i primi anni del Novecento. Una vicenda storicamente simile (il trapasso dai
Borboni ai Savoia e i suoi contraccolpi sulla dinamica delle forze sociali, visti all'interno di
una nobile casata), era gi stata affrontata da uno scrittore verista, il De Roberto, nei
Vicer); ma nel Gattopardo l'interesse si sposta dalla meditazione storica ad un'indagine
esistenziale, per cui il trapasso dei regimi, il decadere di grandi famiglie, l'alternarsi al
potere delle varie classi sociali sono sentiti come paradigma dell'umana vicenda, come
corrompersi e vanificarsi nel tempo di ogni sforzo costruttivo dell'uomo. Il capo della casata,
il principe Fabrizio, sempre perfettamente consapevole, in ogni momento, di questa realt
e del destino di morte che ciascuno porta in s e che non riguarda soltanto il singolo, ma
coinvolge dinastie e regni (non a caso il romanzo si apre con la scena del macabro
rinvenimento di un cadavere): per questo, impassibile e disincantato, assiste al decadere
della sua casata, senza tentare minimamente di opporvisi. Diverso l'atteggiamento del
prediletto nipote Tancredi che, con l'irruenza talvolta cinica della giovinezza, cerca di
salvare il salvabile: adattandosi alla nuova realt storica, corre prima ad arruolarsi tra i
garibaldini e sposa poi la bellissima Angelica, figlia di un arricchito ed espressione, con la
sua prorompente salute e vitalit, della nuova classe sociale che sta avanzando. Anche
Tancredi per in fondo prigioniero di una sua immobilistica (e quindi pessimistica)
concezione della storia: Se vogliamo che tutto rimanga com' - afferma in procinto di
arruolarsi - bisogna che tutto cambi.
La crisi della storia di cui si detto trovava quindi voce ed espressione artistica nel
Gattopardo - col quale tornavano ad affiorare, resi attraverso preziose soluzioni formali, i
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grandi temi del tempo, della morte, del nulla: temi propri di quella sensibilit decadente
che la stagione del neorealismo sembrava aver definitivamente dissolto.
GIORGIO BASSANI (Bologna, 1916). Le sue opere (Cinque storie ferraresi, 1956; Gli
occhiali d'oro, 1958; Il giardino dei Finzi Contini, 1964; L'airone, 1968, ecc.) rispecchiano,
come quelle di Cassola o di Tomasi, un giudizio negativo sulla storia che vista, attraverso
certi temi tipici (mentalit e costumi della borghesia israelitica e persecuzioni da parte dei
nazifascisti), come realt crudele da identificarsi con la vita stessa. L'uomo (che Bassani
coglie in una precisa situazione storica e ambientale) si muove in questa realt chiuso nel
guscio della sua solitudine, dalla quale solo fugacemente riesce ad evadere attraverso le
consolazioni dell'infanzia, del sogno, del ricordo. Ritornano cos anche in Bassani temi
decadenti, espressi mediante la rievocazione memoriale, autobiografica e lirica che era stata
propria dei solariani, dai quali l'autore riprende anche l'incedere lento del racconto, il
sogno d'interiorizzare i problemi attraverso un minuzioso scavo psicologico e la capacit di
ricreare aure poetiche sfumate e lontane nel tempo. Fanno eccezione alcune delle Cinque
storie ferraresi (ad es. Una notte del' 43) in cui la forte tensione civile non ha ancora ceduto
all'elegia, al rapporto segreto, dolente, privato con la realt.
B) Dallaltra parte c la denuncia delle nuove, gravissime realt:
- Alcuni autori incentrano la loro narrativa sul fenomeno della fagocitosi
industriale e sulla civilt dei consumi: la cosiddetta letteratura dellindustria
ITALO CALVINO con La nuvola di smog, La formica argentina e altri Racconti.
GOFFREDO PARISE con Il padrone (1965). Il protagonista accetta di diventare a poco a
poco cosa nelle mani del padrone che lo libera da ogni responsabilit, dalla fatica di
costruirsi una vita interiore e di essere se stesso.
LUCIO MASTRONARDI con "Il maestro di Vigevano" una spietata satira di costume che
coinvolge sia la societ del miracolo economico sia certa burocrazia scolastica, in un
singolarissimo linguaggio italo-pavese.
OTTIERO OTTIERI, con Tempi stretti (1957) e Donnarumma all'assalto (1959). il primo
romanzo (che prende il titolo dai tempi serrati, dal ritmo di ossessiva e febbrile ripetitivit
della lavorazione a catena) una vicenda di alienazione, di cui protagonista un'operaia,
Emma (Emma lavorava in fabbrica, in mezzo agli altri, come da sola); il secondo descrive
l'assalto di un disoccupato, Donnarumma, ad un posto di lavoro in una fabbrica che la
Olivetti ha impiantato nel Sud.
PAOLO VOLPONI, con Memoriale, 1962. [Altre opere: La macchina mondiale, 1965;
Corporale, 1974; Il sipario ducale, 1975; Il pianeta irritabile, 1978, ecc.).
Memoriale un romanzo-saggio in forma di diario. Protagonista Albino Saluggia, un
contadino che viene assunto in una fabbrica torinese. Egli in un primo tempo stato un
operaio separato dagli altri, ostile, quasi, ai compagni dei quali non capisce il disamore al
lavoro. Soltanto dopo ha capito l'alienazione conseguente alla vita di fabbrica (Il rumore mi
rapiva La gente non esisteva pi) e la vive in modo allucinante e ossessivo, fino a un
complesso di persecuzione che gli rende nemico ogni aspetto del mondo.
- Altri mirano pi genericamente alla demistificazione dei miti borghesi:
CARLO EMILIO GADDA gi aveva anticipato questa tematica, che alimenta tutta la sua
opera, fin da La meccanica (1924) e dalle Novelle del ducato in fiamme (1935-1953).
ALBERTO MORAVIA prosegue la sua analisi impietosa dei mali della borghesia ne La noia
(1960), romanzo col quale l'autore s'inserisce nel dibattito sulla societ neo-capitalistica
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- O sottolineano il venir meno dei miti populistici, della fiducia cio nella funzione
di energia liberatrice e progressista che il marxismo aveva assegnato al popolo:
PIER PAOLO PASOLINI con i suoi romanzi: Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta
(1959), e con i suoi film, in parte sulla stessa tematica (Accattone, 1961; Mamma Roma,
1962, ecc.) descrive la vita picaresca del sottoproletariato delle borgate romane, con
un'ambigua adesione di matrice irrazionalistico-decadente.
Si tratta di una letteratura anche questa realistica, nel senso che gi precisato: cio
obiettiva, razionale, non risolta in canto. Questo realismo si diversifica per dal neorealismo
del dopoguerra, per vari motivi:
1) per la disposizione con cui affrontata la materia e che si contrappone nettamente alle
fiduciose certezze post-resistenziali;
2) per i contenuti: questo realismo non pu non insistere su certi contenuti, come per es. il
sesso e il denaro, in quanto questi contenuti sono nella realt strettamente connessi con
l'alienazione (A. Moravia);
3) per la ricerca di nuovi istituti-stilistici pi adeguati alle nuove realt che si vengono
rappresentando (v. sperimentalismo linguistico di Gadda, Pasolini e, su un piano minore,
Mastronardi).
C) in poesia il rifiuto della civilt dei consumi presiede, attraverso tecniche
espressive diversissime, allopera di alcuni importanti poeti:
PIER PAOLO PASOLINI, che espresse la sua denuncia di una societ consumistica e
spietata in raccolte come La religione del mio tempo (1961) e Poesia in forma di rosa
(1964);
VITTORIO SERENI (1913-1983) che, dall'iniziale esordio ermetico, pass a forme via via
pi colloquiali fino ai pi risentiti accenti di denuncia della nuova realt sociale, degli spietati
ingranaggi dell'industria neo-capitalistica. Ricordiamo, per questa stagione poetica, Gli
strumenti umani (1965) (in cui compresa una lunga e significativa lirica, Una visita in
fabbrica) e Stella variabile (1981);
FRANCO FORTINI (1917), poeta, traduttore, saggista: anch'esso ermetico nel suo esordio,
poi approdato alla poesia corale d'intonazione epica, della stagione neorealista (Foglio di via,
1947), e infine giunto al disinganno: v. la raccolta Una volta per sempre (1963), dedicata
prevalentemente al tempi della mercificazione dell'uomo, disumanamente appagato dai beni
materiali e Paesaggio con serpente (1984): come stato detto, il Serpente della storia: pi
velenoso che tentatore;
ANDREA ZANZOTTO (Pieve di Soligo Treviso 1921), la cui poesia parte fin dal primo tempo
(Dietro il paesaggio, 1951; Vocativo, 1957) dalla scoperta del labirinto, cio della
condizione di angoscia che alle radici della indecifrabile esistenza umana: un'esistenza
riducibile forse alla sola psiche, alla sola interiorit magmatica, in cui il reale sembra
annullarsi (Esistere psichicamente, s'intitola una lirica). Il tema della frattura esistente tra il
soggetto e la realt ritorna nelle altre raccolte (IX Ecloghe, 1961, La belt, 1968, Pasque
1973) e si modula anche nel rimpianto dell'infanzia- origine, di un mondo rurale arcaico e
incontaminato, contrapposto ai disvalori della societ tecnologica e industriale. Ma la
disposizione elegiaca che presiede ai versi non esclude la volont di uscire dal labirinto e
dalla menzogna: di qui la necessit della creazione d un linguaggio autentico, necessario a
riconquistare la verit; un linguaggio concepito, sulla scorta della psicoanalisi, come modello
dotato di senso autonomo, che non solo esprime l'inconscio ma lo costituisce (Pazzaglia);
volto a demistificare l'idea comune del mondo, e anche l'idea dell'io come attore eroico della
vita, per alludere invece a ci che per noi altro, non conoscibile, alla zona insondabile
della vita che dirama in noi" Non di dei, non di prncipi e di cose somme, /non di te n
d'alcuno, ipotesi leggente, / n certo di me stesso (chi crederebbe?) parlo" Si spiega cos la
disgregazione operata da Zanzotto sulla lingua convenzionale e standardizzata della civilt
dei consumi, attraverso un gioco arditissimo di combinazioni di suoni, di analogie e di
simboli polivalenti, che collocano la sua poesia - difficile e densissima di significati in ogni
sillaba - tra le esperienze culturali pi incisive e drammatiche del nostro tempo.
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