In Uomo del mio tempo Quasimodo si rivolge all’uomo, che non ha mutato la propria natura nel
corso dei secoli, soprattutto per quanto riguarda l’uso della violenza. Anche se cambiano le armi,
l’uomo, fin dalla preistoria, non si è fatto scrupoli nell’uccidere il proprio fratello. Quasimodo
chiude la poesia rivolgendosi ai «figli» degli uomini di oggi, affinché dimentichino la violenza dei
propri padri e imparino il significato della fraternità.
Nel corso dei secoli sono cambiati le armi – nell’epoca contemporanea al poeta la tecnologia si è
perfezionata («persuasa allo sterminio», v. 6) e al posto della pietra e della fionda ci sono gli aerei e
i carri armati – ma la tendenza al male non è cambiata ed è parte della quotidianità dell’uomo
(«quell’eco fredda, tenace, / è giunta fino a te, dentro la tua giornata» (vv. 12-13), che si è lasciato
sopraffare dalla brutalità e ha ignorato l’amore e Cristo (v. 7), che qui indica l’insieme dei valori
evangelici quali la solidarietà, la fraternità, la compassione.
Quasimodo, nei versi finali, si rivolge non all’uomo del presente, ma ai «figli», cioè alle
generazioni future, affinché dimentichino l’abitudine al male dei padri e sappiano vivere
diversamente nella speranza che dimentichino gli errori dei padri per ricostruire un mondo nuovo e
migliore.
ERMETISMO
In Italia tra gli anni ’20 e ’30, cioè nel periodo fra le due guerre mondiali, si afferma la più
alta espressione poetica del Novecento: l'Ermetismo.
Questo termine, che non si riferisce a un vero e proprio movimento letterario quanto
piuttosto a un comune atteggiamento assunto da un gruppo di poeti, viene usato in senso
dispregiativo dal critico Francesco Flora per sottolineare la difficoltà di comprensione di
questo tipo di poesia. E’ probabile comunque che il termine “ermetico” sia derivato dal
nome del dio greco Ermes (Mercurio), considerato il mito dei misteri in quanto
accompagnava le anime dei morti nell’ aldilà.
I poeti ermetici intendono la poesia, come un momento di folgorazione, di grazia, come
intuizione improvvisa del mistero della vita. Di conseguenza le loro composizioni sono
molto brevi, scarne, diventano poesia pura, essenziale, che si esprime attraverso poche
parole di intenso valore allusivo, simbolico, capaci di evocare sensazioni straordinarie. Gli
ermetici rifiutano qualsiasi formalismo esteriore e riducono tutto all’ essenziale:
semplificano la sintassi privandola dei nessi logici, aboliscono talora la punteggiatura,
utilizzano il verso libero che evidenzia maggiormente il valore della singola parola.