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Edda Viler
ZAKLJUNO DELO
TESI DI LAUREA
Abstract
Cesare Pavese una delle figure letterarie pi significative del Novecento italiano.
vissuto a cavallo tra il vecchio e il nuovo, tra il simbolismo ermetico e il
neorealismo. Questo vissuto ben visibile nelle opere, in particolare nel settore della
poesia. Nelle prossime pagine si osserveranno aspetti della sua creativit sia dal
punto di vista tematico che stilistico, dalla scelta dei protagonisti e da come vengono
collocati nello scenario poetico. Seguiremo lartista nelle sue contraddizioni, nei
conflitti sia personali che poetici, scoprendo che egli sia riuscito pi a scrivere che a
vivere. Si indagher sulla nuova formula della poesia racconto, attraverso il
canzoniere Lavorare stanca, e sulla poesia frammento delle ultime liriche di Verr la
morte e avr i tuoi occhi. Per capire il suo perenne conflitto con la sfera femminile
sono stati esaminati attentamente il diario e le numerose lettere dellautore.
Parole chiave:
ermetismo, neorealismo, poesia racconto, poetica del mito, solitudine, morte,
misoginia.
Abstract
Cesare Pavese je ena najpomembnejih osebnosti italijanske literature prve
polovice 20. stoletja. ivel je v obdobju prehoda med starim in novim, med
hermetinim simbolizmom in neorealizmom. To doivljanje je zaznamovalo njegovo
ustvarjanje, posebej poezijo. Pavesejeva ustvarjalnost je v nadaljevanju predstavljena
s tematskega in stilistinega vidika, kakor tudi z vidika izbire oseb in njihove
umestitve v pesniki scenarij. Avtorja opazujemo v njegovih protislovjih, konfliktih tako osebnih kot pesnikih - ter ugotavljamo, da je o ivljenju znal bolje pisati kot
iveti ga. Skozi pesniko zbirko Lavorare stanca (Delo utruja) raziskujemo nov
model pripovedne lirike, poezijo-pripoved, v zbirki Verr la morte e avr i tuoi occhi
(Prila bo smrt in imela bo tvoje oi) pa fragmentarno liriko njegovih zadnjih pesmi.
Za bolje razumevanje pesnikovega venega konflikta z enskim svetom so natanno
raziskani avtorjev dnevnik in pa tevilna pisma.
Kljune besede:
hermetizem, neorealizem, poezija-pripoved, poetika mita, osamljenost, smrt,
mizoginija
IZJAVA O AVTORSTVU
seminarske naloge
seminarskega dela
zakljunega seminarskega dela
diplomskega dela
magistrskega dela
doktorske disertacije
z naslovom:
CESARE PAVESE: LA POESIA COME CONFESSIONE DELL'IO
CESARE PAVESE: POEZIJA KOT IZPOVED JAZA
V Kopru, dne:9.07.2010
INDICE
INTRODUZIONE
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6.3.2 Le parole-mito
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CONCLUSIONE
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SINTESI IN SLOVENO
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3. Poetika mita
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4. Osebe in konflikti
87
5. enska in simboli
88
88
7. Zadnje pesmi
88
8. Zakljuek
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BIBLIOGRAFIA E FONTI
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102
INTRODUZIONE
un
percorso che egli stesso ha maturato grazie agli studi nell'ambito della letteratura,
della psicanalisi e dell'antropologia che lo hanno alla fine portato ad una svolta di
contenuti e linguaggio ed ad uno scavo dentro la propria indole. Inoltre si vuole far
luce su quanto ha determinato la scelta di temi e personaggi, nonch degli scenari,
da cui e con cui sono cresciute le composizioni poetiche, soffermandoci sugli aspetti
pi salienti.
Per comprenderli stato necessario dedicarsi alla filosofia letteraria di Pavese,
alla sua poetica del mito, molto chiaramente esposta in alcuni racconti, tra cui Feria
d'agosto e La luna e i fal, ma anche in articoli, appendici alle sue stesse poesie e
saggi pubblicati sulle riviste letterarie dell'epoca. Vedremo che le opere di pavese
non sono nate per caso, non sono mai state scritte di getto: sono il risultato di studi e
letture, classiche e moderne.
Le raccolte poetiche sottoposte ad esame sono due: la prima Lavorare stanca
(1936), una trentina di poesie in cui il poeta esperimenta un modo nuovo di scrivere:
la poesia-racconto. Qui si avverte l'influenza del neorealismo e della letteratura
americana, e il tentativo di svincolarsi dalla scuola ermetica. La seconda Verr la
morte e avr i tuoi occhi (1950), dedicata all'attrice americana Costance Dowling,
l'ultima donna della sua vita, composta di dieci poesie pubblicate postume il cui
originale venne trovato nel suo ufficio, gi dattiloscritto e ordinato, pronto per andare
in stampa. In queste brevi liriche si avverte una sorta di ritorno al passato, ad un vago
crepuscolarismo.
Si vedr che i contenuti tematici della lirica pavesiana si muovono su contrasti,
quali citt-campagna, lavoro-ozio, infanzia- maturit e altri. Il leit-motiv dell'intero
opus indubbiamente la solitudine e l'incomunicabilit con l'universo femminile. Per
suffragare l'analisi dei contenuti, della poetica e del linguaggio si far leva sulle
lettere, sul diario Il mestiere di vivere, che il poeta inizi a scrivere nel 1935, quando
era confinato a Brancaleone Calabro. un testo importante e prezioso per capire il
suo mestiere di scrittore e poeta nelle sue diverse fasi creative ma in particolar modo
per meglio comprendere Pavese come persona, come uomo. Ci siamo addentrati
nella sua vita personale, anche quella pi intima ma l'abbiamo fatto quasi in punta di
piedi.
Oltre al metodo comparativo, appena specificato, ne sono stati applicati degli altri:
quello storico per far luce sugli eventi storico-culturali del periodo in cui l'autore
vissuto; il metodo storico per esaminare le fasi letterarie; l'analisi strutturale per
approfondire parte delle tematiche e dei personaggi; l'analisi lessicale, testuale,
discorsiva e interpretativa delle singole strofe; il metodo descrittivo come studio del
diverso materiale bibliografico critico; ed infine il metodo di classificazione come
raggruppamento in sezioni tematiche.
Pavese stato un intellettuale che ha messo in gioco tutto se stesso. stato
protagonista di quel che di meglio stato scritto e narrato in Italia tra le due guerre e
anche dopo. Dai suoi lavori emerge la consapevolezza di aver scritto con amore, con
passione, con vigore e con immenso e instancabile impegno. Il 16 agosto 1950, pochi
giorni prima di morire annot: ''La mia parte pubblica lho fatta ci che potevo. Ho
lavorato, ho dato poesia agli uomini, ho condiviso le pene di molti."
E francamente ci ha lasciato un'inestimabile eredit di cui molti di noi ci siamo
arricchiti.
Rispetto al 1939 la produzione industriale e agricola erano quasi dimezzate. Le materie scarseggiano,
i prezzi salgono alle stelle: fatti che sollecitano la diffusione del mercato nero e della disocccupazione.
2
Durante l'autunno del '47 sono oltre 100.000 i licenziati nelle fabbriche milanesi e torinesi, numerosi
gli interventi della polizia e numerosi i morti.
10
precedente:
dell'Ermetismo
del
Decadentismo.
Ricordiamo
che
L'intellettuale organico veicola leducazione-istruzione nei confronti delle masse (ad esempio
attraverso le Universit popolari). Ci fondamentale per la conquista e per lesercizio dellegemonia
culturale.
6
La definizione fu coniata in senso dispregiativo dalla critica tradizionale per condannare l'oscurit e
l'indecifrabilit della nuova poesia, ritenuta difficile in confronto alle chiare strutture della poesia
classica. Il nome deriva da Ermete Trismegisto, inventore e depositario della scienza ermetica e delle
scienze occulte. Ermhs era il vaso chiuso sigillato sullorificio inacessibile all'aria - che conteneva
la medicina, il mercurio. Di pi sul sito: http://www.acam.it/ermete.htm
11
Palmiro Togliatti era lallora segretario del Partito Comunista Italiano che finanziava il Politecnico.
Per Vittorini il rapporto tra politica e potere andava bilanciato in modo da garantire l'autonomia
dell'artista: la politica rimanga comunque nei limiti della cronaca, mentre la cultura fa storia.
9
Lettera a Togliatti, pubblicata sul nro. 33-34 (settembre-dicembre 1946) del Politecnico.
10
D. Lajolo (1912-1984) fu scrittore, saggista. Fa carriera nel Partito Nazional Fascista e poi si schiera
con i partigiani. autore de Il vizio assurdo storia di Cesare Pavese (1960).
8
12
Uno degli aspetti del Neorealismo non sta tanto nel cercare una nuova poetica in
grado di trasformare in opera letteraria quel mondo che finalmente si sottraeva al
regime quanto nellevitare le nuove direttive politiche dellattivit letteraria; direttive
che esortavano a creare un nuovo grande eroe positivo (come quello di Fenoglio), a
dare norme di condotta sociale, immagini di una nuova educazione e di milizia
rivoluzionaria. Pure Calvino protesta contro le disposizioni di partito: "Volete il
romanticismo rivoluzionario? E io vi scrivo una storia di partigiani in cui nessuno
eroe. Nessuno ha coscienza di classe" (Calvino, 1987, 9). Lincombenza di una
nuova retorica fa s che la penna dellintellettuale responsabile, munito di una
coscienza, diventi graffiante contro una cultura didascalica e celebrativa.
Uno dei primi modelli veniva proprio dalla letteratura americana di cui gran parte
degli intellettuali si nutr, tra cui Pavese. Il regime fascista impose un ritorno alle
tradizioni romane, rifiutando ogni novit che venisse dall'estero, specie dallAmerica,
modello di democrazia. Gli "esterofili" venivano spesso condannati alla prigione e al
confino. A contrastare questa chiusura mentale furono Vittorini, Pavese, Calvino11 e
altri. Nel dibattito sulla letteratura e l'arte prevalgono la coscienza e la responsabilit
delle nuove classi popolari. Nel 1954 Giuseppe Berto12 scriveva che gli scrittori tra le
due guerre "per predilezione o per adattamento, avevano contribuito a creare la
cosiddetta prosa darte" (Lombardo, 1956, 55) e concordava con il fatto che gli
11
Calvino, appena finito di fare il partigiano, legge Per chi suona la campana, di Hemingway, un
romanzo sulla guerra di Spagna. Fu in questo romanzo che si riconobbe lui e tanti altri come lui.
12
Berto (1914-1987) autore de Il male oscuro, romanzo che ripercorre autobiograficamente la vita
dell'autore alla ricerca delle radici della sua sofferenza attraverso la psicanalisi.
13
14
della solitudine delluomo moderno (non quella dell'operaio alienato), ma che non
crede pi ai miti della civilt romanica: un uomo privo di certezze e di cardini su cui
poggiare le porte del futuro.
Il poeta ermetico narra desolazioni intimistiche, stando rinchiuso nella potenza
intima della letteratura e votato all'incomunicabilit con il resto del mondo. Ma la sua
una solitudine altezzosa e aristocratica, quella di chi si astrae dalla realt per
chiudersi nella contemplazione del suo mondo interiore, ed escludere ogni forma di
impegno pratico o politico e di discorso razionale e ideologico. Per aver mantenuto
un atteggiamento di convivenza, o per lo meno indiretta con questultimo, gli
ermetici vennero accusati di fare il gioco del fascismo. Se per, come si difendevano,
il loro modo di far poesia era un rifiuto silenzioso del regime, rimaneva pur sempre il
fatto che i petrarchisti di tale scuola, da Giuseppe Ungaretti (1888-1970) a Eugenio
Montale (1896-1981), da Alfonso Gatto (1909-1976) e Mario Luzi (1914-2005),
spesso e volentieri accantonavano i temi di contenuto sociale per rifugiarsi nella
memoria e nel sogno. Il libretto dellermetismo diventava una musica superata, il suo
stile non poteva reggere pi il contatto con la storia. "Pi che una forma di resistenza
esoterica al Fascismo, e alla sua retorica, ora lErmetismo sembra un vizio della
nostra cultura letteraria, un vizio storico ben presente in tutta la tradizione italiana,
ricomparso in una forma nuova negli anni Trenta" (Berardinelli, 1996, 451).
Leredit della poetica "aristocratica" andava a cozzare contro la storia di una
cultura pi aperta, di sinistra, povera ma vincitrice. Non essendoci pi miti, il
pensiero ermetico va alla ricerca di parole essenziali e scarne, espressioni vaghe ed
allusive in cui alita anche uno spregiudicato erotismo.
Ci che accomuna i poeti ermetici il contrasto fra il mondo reale e quello che
lartista sente pulsare dentro di s, e del quale pu appagarsi. "Allinterno della koin
ermetica avevano compiuto il proprio tirocinio molti poeti che si esprimeranno nel
Secondo dopoguerra" (Guerriero, Palmieri, Lugarini, 2001, 56).
Anche Pavese, negli anni giovanili, si trover a verseggiare proprio come gli
ermetici, rispecchiandosi nei decadentisti. Ma poi diventa una voce dissonante che si
stacca dal coro assieme ad altri poeti dialettali, come Pasolini che, assieme agli altri
scrittori, si apprestavano a varcare una nuova dimensione letteraria, operando
accanto ad altri generi artistici.
15
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subito dalle classi disagiate.15 Nella cornice della poesia si registrano sia la presenza
del bozzettismo (cultura pi apprezzata dai borghesi, fatta di brevi testi e poco
impegnativi) che del sentimentalismo populistico. Il pauperismo, la miseria e il
disagio vengono a volte raffigurate come motivo dorgoglio16. Il clima di quegli anni
trascina con s molte confusioni ideologiche. Ricordiamo che la Chiesa
"aveva benedetto gagliardetti, aveva proclamato Mussolini l'uomo della Provvidenza, aveva
benedetto eserciti che andavano a massacrare i popoli di colore in Abissinia, ora si dichiarava
in netta opposizione al passato regime e metteva in evidenza uomini politici antifascisti accanto
a ex gerarchi fascisti, proponendoli come nuovi maestri di democrazia. " (Il Neorealismo tra
cinema e letteratura, 2009-6)
Va precisato che molti si erano iscritti al fascio in buona fede e che successivamente
si erano ricreduti. Tra questi Pavese, che non si perdon mai di aver dato ascolto alla
madre che lo aveva convinto a prendere la tessera fascista.
ricordato, anche
15
Qui dovrebbe aprirsi un altro lungo capitolo legato ai partiti proprietari delle testate giornalistiche
che sovente riportano fatti in modo approssimativo per mantenere una certa calma sociale.
16
Per approfondire vedi La poesia neorealista italiana di Sergio Turconi
17
Vi aderiscono artisti di diversa formazione tra i quali Renato Guttuso, Carlo Levi ed Emilio Vedova
ed altri meno rappresentativi.
18
Pavese conobbe De Sica dopo aver conosciuto l'attrice C. Dowling che aspirava a fare del cinema.
17
ancora di pi alla realt o, per dirla con le sue parole, "usando come veicolo
l'esperienza umana" (Pasolini, 1960, 35).
19
20
l'ultima intervsita radiofonica che nel 12 giugno 1950 Pavese rilascia al giornalista L. Piccioni
Ibidem.
18
L'idea della letteratura non andava vista come momento di civilt intellettuale e
artistica n come elemento di controllo nazionale, bens come riflesso di un
21
Chiaro esempio i suoi Dialoghi con Leuc (1945-47) che costituiscono il suo libro pi specifico
circa la sua teoria del mito e la sua concezione del mondo e dell'arte. Nei racconti si ottiene una chiara
visione di come in effetti Pavese si fosse allontanato dal Neorealismo, nonostante si ostinasse a
sostenerlo nel romanzo Il compagno con cui egli pagava il suo tributo all'impegno politico nel Partito
Comunista.
19
determinato periodo storico. Cos si spiega la duplice visione della poesia: quella
pura, essenziale, petrarchesca e quella che si tuffa nella folla, nelle vite dei
personaggi che Pavese ha conosciuto, a partire dall'infanzia.
Pavese indag quasi tutta la vita su questi intrecci nei quale si trov impigliato,
come il discorso circa il mito, inteso anche come elemento che pu generare diverse
poetiche. Rimase impigliato nella tradizione lirica iniziata dal Petrarca e nel
contempo and verso il racconto nella raccolta Lavorare stanca, trovandosi privo di
sostegni (il che indusse Pavese ad abbandonare la poesia per la prosa). Naturalmente
20
Sulla nascita della nuova poesia narrata e sui "motori" che l'hanno attivata
vedremo nelle successive pagine del presente elaborato.
21
22
22
In una lettera a Carocci (11 marzo 1935) Pavese scrive: ''Mi attendevo lonore di una censura
politica, e quelli me lhanno fatta puritana. '' (Pavese, 2008, p VIII.)
23
In quei mesi si trova a poggio Reale ed effettua la richiesta tramite la sorella Maria.
24
Gli amici sono Mario Sturani, Massimo Mila, Augusto Monti (suo professore e maestro), Battistina
Pizzardo (Tina, la donna dalla voce roca per la quale era andato in esilio e altri.
25
I primi fogli stampati solo sul recto erano privi di numerazione; originariamente pinzati insieme da
due grossi punti metallici, erano contenuti in una rudimentale copertina un foglio stesso piegato in
due con la seguente indicazione: "Bozze 'Lavorare stanca'|per Solaria". Sar solo nel 1962 che
Calvino inserisce anche quelle poesie delle quali lo stesso Massimo Mila, che aveva curato l'edizione
del 1943, aveva evitato di menzionare.
23
26
Bianca Garufi (1918-2006), psicanalista e scrittrice di origine siciliana (la Leuc di Cesare Pavese),
con la quale il poeta-scrittore inizi a scrivere a capitoli alterni il romanzo Fuoco Grande, rimasto
incompleto. stata anche una grande analista junghiana che ha introdotto Pavese nello studio della
psicanalisi.
27
Giacinto Spagnoletti (1920-2003) stato un critico letterario e romanziere italiano. Ha curato
parecchie antologie di letteratura italiana e si occupato di poeti quali Aldo Palazzeschi, Pier Paolo
Pasolini e Alda Merini.
24
Per parlare di Lavorare stanca bisogna tener conto della naturale evoluzione che
le poesie hanno subito negli anni 1923 1928, periodo del verso breve, in rima, dal
sentore ermetico, che nel 1928 approda in un verso dal respiro pi ampio. l'anno
della definitiva acquisizione del verso libero una novit nel panorama italiano - che
Pavese sente come suo grazie all'influenza di Walt Whitman,28 importantissimo per
l'evoluzione della sua scrittura e per la composizione della raccolta. Pavese se ne
innamora mentre traduce Leaves of Grass, Foglie d'erba. Nello stesso anno Pavese
scrive novellette dialettali e in collaborazione dell'amico Sturani compone l'operetta
Pornoteca, un corpo di poemi, ballate diretto ad un pubblico di amici.29
Ma Pavese sente anche il bisogno impellente di giocare con l'immaginazione, di
scoprire uno stile che lo facesse felice. Proprio gli studi letterari nordamericani, i
tentativi novellistici e la ricerca del linguaggio fanno di lui il "nuovo capitano".
Finalmente si sente come liberato dalle morse della lingua letteraria, in cui era
pronto ad innestarvi una lingua parlata, colloquiale che facesse scorrere il sangue
nelle vene delle parole. "Semplicemente, ho dinanzi un'opera che m'interessa, non
tanto perch composta da me, quanto perch, () l'ho creduta ci che di meglio si
stesse scrivendo in Italia" (Pavese, 1980, 119). A giudizio dell'autore, l'opera non
pu essere interpretata come un poema in cui si sono semplicemente giustapposte
delle unit, perch sarebbe un falso canzoniere. "Come due poemi non formano un
unico racconto cos due o pi poesie non formano un racconto o costruzione, se non
a patto di riuscire ciascuna per s non finita" (Pavese, 1980, 120).
Perci alle poesie della prima edizione ne sono state aggiunte delle nuove (anche
quelle censurate) mantenendo per intatti i messagi delle singole sezioni.
28
W. Whitman (1819-1892), poeta e scrittore americano, cantore della libert, ma anche della
sessualit e dellomosessualit. Contribuisce a creare il sogno americano. Sua la celeberrima poesia
O capitano! Mio capitano! (scritta dopo lassassinio di Abraham Lincoln), conduttore del film
Lattimo fuggente (1989), di Peter Weir.
29
La sua diffusione avviene allinterno della confraternita che riunisce sotto di s gli ex-allievi del
DAzeglio. In seno a questo gruppo Pavese stringe nuove amicizie e ne rinnova di precedenti con
alcuni personaggi importanti nella scena culturale e politica, tra cui: Giulio Cesare Argan, Leone
Ginzburg, Norberto Bobbio, Mario Sturani, Giulio Einaudi, Massimo Mila, Vittorio Foa.
25
26
poesie raccontano storie di donne e di madri che si sono sacrificate per i loro figli. La
donna viene s vista come simbolo della fecondit, ma permane anche il tema
sessuale che diventa motivo di frustrazione.
Le poesie di Legna verde sono incentrate sul tema sociale e politico,
sullingiustizia e sulla diseguaglianza sociale tra i lavoratori, alle lotte operaie, al
terrore dello squadrismo fascista a Torino. In una di queste ricorda l'eccidio del 18
dicembre compiuto dai fascisti, quando Pavese aveva quattordici anni.
La raccolta si conclude con Paternit in cui domina prevalentemente il motivo
lirico di esilio e nostalgia. In questo ultimo gruppo Pavese ha raccolto alcune poesie
scritte a Brancaleone Calabro, mentre si trovava al confino. I temi fondamentali sono
la solitudine e l'incomunicabilit.
Nella prefazione alla pubblicazione postuma di Lavorare stanca, Massimo Mila,
musicolo e amico di Pavese, a proposito del canzoniere scrive: "Basta dare uno
sguardo all'indice con le date per rendersi conto della consapevole ed elaborata
struttura di Lavorare stanca. un libro, non una raccolta di poesie, non un
canzoniere" (Mila, 1974, X).
Per comprendere la scelta dei temi e dei personaggi che compaiono nella lirica di
Pavese doveroso soffermarsi su un concetto determinante: il mito come
''generatore'' fondamentale e determinante, come aspetto quasi sacrale, concetto che
verr approfondito nel prossimo capitolo.
27
rapporti che conducono allindagine dello sfondo mitico della sua produzione
letteraria. Ma solo accostando mito e infanzia che consentir una pi approfondita
comprensione del suo canzoniere, sia nelle tematiche che nel linguaggio poetico.
simbolico
tra
l'infanzia,
il
singolo,
la
ricerca
nelle
"ricordanze",
nell'approfondimento del mito. Come per Leopardi anche per Pavese, la natura
assume un ruolo essenziale, diventa la fonte principale d'ispirazione, la nutrice e la
confidente (Colombo, 2000).
Pavese prosegue con i pi moderni, quali James Frazer, che attribuisce significati
sacri e religiosi alle feste nei campi (Pavese lo considera il percussore
nellesplorazione del mito). Da Carl Jung apprende che il mito nasce dalle
reminescenze infantili come eredit spirituale arcaica, i cosidetti archetipi universali
(Pavese, 1984). Legge anche Sigmund Freud, per lepoca un autore inquietante, da
cui trae lidea fondamentale di un rapporto molto stretto e quasi inscindibile tra
psicologia del profondo e il mito. Pavese fu infatti quasi soggiogato proprio dal
30
Nel passato si ritenuto per lo pi che il mito fosse una proiezione fantastica, utilizzata per fornire
una spiegazione quanto pi credibile a fenomeni naturali che gli uomini stentavano a comprendere.
Nell'opera di Omero significa "parola, discorso" ma anche "progetto, macchinazione".
28
29
Il mito "una norma, lo schema di un fatto avvenuto una volta per tutte, e trae il
suo valore da questa unicit assoluta che lo solleva fuori del tempo e lo consacra
rivelazione" (Pavese, 1977, 188) un qualcosa di misterioso che ognuno di noi sente
in maniera assoluta e unica. "Far poesia significa portare a evidenza e compiutezza
fantastica un germe mitico. Ma significa anche, dando una corposa figura a questo
germe, ridurlo a materia contemplativa, staccarlo dalla materna penombra della
memoria" (Pavese, 1951). Se non c' il mito non c' nemmeno poesia, perch viene a
mancare quel "gorgo indistinto" indispensabile per farla nascere.
Nel Dizionario di retorica e stilistica, il critico Angelo Marchese (1937-2000), circa il mito scrive:
"Connesso al simbolo e agli archetipi, di cui spesso uno sviluppo, il mito ha legami profondi con il
ritualismo religioso e con le espressioni orali ad esso connesse ( poesia, rappresentazione drammatica,
fiaba, ecc.). donde linteresse di molti studiosi per le radici mitiche della letteratura e in particolare per
le strutture antropologiche e mitologiche ricorrenti (o archetipiche) nel vasto e vario universo della
letterariet o meglio dellimmaginario" (Marchese, 1978, 203).
30
unica realt.32 Il suo mondo e concretamente i luoghi in cui egli vive si popolano di
simboli, trasformandosi in luoghi mitici dal momento che "in essi accade qualcosa
che li han fatti unici e li trascelgono sul resto del mondo con questo suggello mitico"
(Pavese, 1971, 187).
Per la mente di un bambino una spiaggia, un fiume, un prato non sono luoghi
qualsiasi, ma diventano quella spiaggia, quel fiume e quel prato. Sono luoghi mitici
perch in essi accaddero cose e hanno vissuto momenti ed emozioni che li hanno resi
unici, assoluti, e hanno cos contribuito alla formazione della sua immagine della
realt. Sono luoghi animati da un brivido simbolico che solo lui pu avvertire. "Le
cose si possono scoprire solo attraverso i ricordi che se ne hanno. Ricordare una cosa
significa vederla - ora soltanto - per la prima volta" (Pavese, 1984, 212).
Il mito, come traccia unica e assoluta si arricchisce, nel suo stesso futuro, di
significati ma senza che il fanciullo ne abbia consapevolezza. "Che l'infanzia sia
poetica soltanto una fantasia dell'et matura" (Pavese, 1973, 222). Soltanto l'uomo
adulto si accorger di esser vissuto in un mondo mitico il paradiso infantile e di
aver ricevuto uno schema che manovrer il suo avvenire. Ognuno di noi, prima o
dopo, si accorge di possedere una mitologia personale, in cui le cose si scoprono
esclusivamente attraverso i ricordi dell'infanzia e cominciano ad esistere solo una
seconda volta attingendo dalla sfera istintivo-razionale. (Pavese, 1971) Perci una
poesia "onesta e vera" solo quella che ha origini nei luoghi della fanciullezza. Non
si pu parlare di se stessi, parlando d'altro. Nel suo diario annota:
"Perch non posso trattare io delle rocce rosse lunari? Ma perch esse non riflettono nulla
di mio, tranne uno scarno turbamento paesistico, quale non dovrebbe mai giustificare una
poesia. Se queste rocce fossero in Piemonte, saprei bene per assorbirle in un'immagine e dar
loro un significato. Che viene a dire come il primo fondamento della poesia sia loscura
coscienza dei valor dei rapporti, quelli biologici, magari, che gi vivono una larvale vita di
immane nella coscienza prepoetica." (Pavese, 1980, 12)
Ricordiamo che Pavese propose a Einaudi temi estranei al panorama italiano. Si pensi alla
Collezione di studi religiosi, etnologici e psicologici, da lui ideata e fondata, che fece conoscere opere
molto importanti, tra cui quelle del linguista e antropologo russo Vladimir Jakovlevi Propp (1895
1970). Pavese fu il primo a far conscere che il tempo della fiaba ha sue caratteristiche particolari, che
presentano analogie con il sogno ed ad applicarre la semplicit del racconto popolare nelle sue poesie
e nei racconti brevi. Continu ad occuparsene Calvino, approfondendo la morfologia della fiaba
secondo Propp.
31
mentre quello del poeta di chiarire i suoi miti e di scoprire la vera ricchezza dei
simboli. Pertanto agli artisti non rimane altro che "rivolgersi allepoca in cui non
erano ancora artisti, e questa linfanzia" (Pavese, 1973, 213).
Perci appare evidente lassunzione della collina le Langhe - come centro lirico
della sua opera, delle cascine anzich delle montagne, o dei casamenti di una citt.
Lo stesso vale per i rapporti umani: ritiene di doversi limitare a scavare solo dentro
quelle realt che sono emerse a poco a poco, riuscendo a stagliarsi sul fondo della
sua coscienza iniziale. Hanno avuto il tempo di incidere il suo spirito e far "gettare
quelle innumerevoli e segrete radichette di riferimenti che danno il sangue e la vita
alle creazioni" (Pavese 1980, 212).
Adesso pi che chiara la presenza di certi personaggi ispirati a figure reali della
sua famiglia, dei suoi amici dinfanzia e pi tardi dei compagni e degli amori
incontrati quando era un uomo maturo, ma anche personaggi immaginati ma
necessariamente veri nella sua interiorit - e lesclusione di altri che non si sono
radicate nella sua esistenza in nessun modo.
32
3. 1 ASPETTI TEMATICI
Si tratta di quelle poesie successivamente raccolte sotto il titolo comune nel volume Poesie edite e
inedite, Torino, Einaudi, 1962. Lultimo volume completo e aggiornata esce nel 1988.
34
Per una soddisfacente panoramica circa i tempi conduttori dellopera pavesiana che scorrono dalle
liriche alla narrativa dellautore, cfr. Armanda Guiducci, Invito alla lettura di Cesare Pavese.
33
le linee tematiche del suo opus poetico, sarebbe ricollocabile ad una poesia che narra
grossomodo le immagini guida dellesperienza lirica del poeta.
Linaugurazione di alcuni temi di fondo viene anticipata con I mari del Sud35,
poesia che apre la raccolta Lavorare stanca. In questo racconto poeticizzato si narra
del cugino vestito di bianco che dopo ventanni di vita randagia per i mari (quasi il
capitano di Moby Dick 36 trapiantato in Piemonte) ritorna alle colline di casa sua. Al
giovane con cui passeggia racconta di aver:
"incrociato una volta,
da fuochista su un legno olandese da pesca, il cetaceo,
e ha veduto volare i ramponi pesanti nel sole,
ha veduto fuggire balene tra schiume di sangue
e inseguirle e innalzarsi le code e lottare alla lancia." (Pavese, 1980, 9)
Pavese si sente assoggettato dalla solitudine che in lui provoca un perenne senso
d'angoscia nonostante i frequentissimi contatti con gli intellettuali del suo mondo e
gli affetti personali. La solitudine uno dei sentimenti pi ardui che si infiltrano nelle
liriche di Pavese, nel viver quotidiano, come conseguenza di un retaggio di
35
Per limportanza tematica, tecnica e stilistica che questo testo offre, verr pi volte menzionato.
Qualche anno prima, nel 1932, Pavese aveva tradotto Moby Dick, il romanzo di Herman Melville,
che entusiasm un vastissimo pubblico di lettori.
36
34
Fernanda Pivano, grande amica del poeta, nel suo libro I miei quadrifogli riassume il fatto come
segue: Nel 1932 si innamora di Battistina Pizzardo (Tina), meglio nota come la donna dalla voce
rauca, uninsegnante di matematica, di cinque anni pi vecchia, e militante comunista. Per causa sua
(Pavese aveva acconsentito a far recapitare al suo indirizzo lettere per Tina, che erano pericolose
perch di contenuto sovversivo al regime, regime il cui apparato di censura vegliava meticolosamente
su determinati carteggi e persone) viene arrestato il 15 maggio 1935 e condannato a scontare tre anni
di confino a Brancaleone Calabro. Tuttavia il 13 marzo dellanno seguente Pavese ottiene il condono e
fa ritorno a Torino, dove scopre che Tina si appena sposata.'' Dall'edizione elettronica:
http://www.debris.it:8080/dossier/pavese/2.php
38
Levi confinato in Lucania proprio nello stesso anno. Al contrario di Pavese, Levi riesce a sentire
un vivo contatto con la gente del luogo, esperienza che si tradusse in Cristo si fermato ad Eboli.
35
Il passare del tempo spietato, poich quest'uomo non si aspetta pi nulla, non ha
nemmeno senso che una nuova giornata ricominci. Ritorna con veemenza quell'acuto
tormento del vuoto, dove il sonno equivale alla morte, e il gesto rituale
dell'accendersi la pipa assume quasi il significato di un vivere che si ripete nella sua
totale identit. E proprio in queste liriche, ma anche nei componimenti Ulisse,
Paternit ed altri, la molteplice ripresa dell'espressione uomo solo un ossessivo
refrain che conferisce una maggior profondit alla solitudine la quale non termina
con la conclusione del confino: essa rimarr costantemente un cupo mantello che
avvolge l'uomo di oggi cos come avvolse l'uomo di ieri, sin da quando indossava i
calzoni corti, con la delusione e la sofferenza di continuo in agguato.
I temi cari a Pavese che ricorrono incessantemente nel suo canzoniere, quasi con
piacevole monotonia, circoscrivono, grossomodo, le sfere "citt" e "campagna".
Intorno a tale contrasto si delineano gli altri temi: il ritorno a casa, nelle sue Langhe
e il mito dellinfanzia; il prevalere psicologico della donna sulluomo, la solitudine e
il lavoro, diventato quasi lunico modus vivendi della sua vita, ma anche il dolce far
niente, il vagabondare, vivere da eremiti.
A sostegno di questo conflitto, Pavese, ricollegandosi a Sherwood Anderson
39
osserva che " tutto il mondo un contrasto di citt e campagna, di schiettezza e vuota
finzione, di natura e di piccoli uomini. Quanto tocchi a noi questidea, credo inutile
dire" (Pavese, 1951, 36). Le poesie di Lavorare stanca e le Poesie del disamore si
strutturano su simili contrasti. Innanzitutto ancora sui termini citt-campagna,
sorretti da due coppie gi accennate, infanzia-maturit e impegno-disimpegno
estremit correlate alla coppia ozio-lavoro. Vi si aggiungono l'inutilit della vita, il
dialettico rapporto tra il binomio uomo-donna, "un contrasto che si innesca su uno
39
Sherwood Anderson (1876 1941). Scrittore americano. Si dedicato soprattutto al racconto breve.
Nel 1932 Pavese traduce il suo romanzo Dark Laughter (Riso Nero).
36
37
alle colline, come sede di quei valori che mancavano alla civilt industriale, artefatta
e opprimente. Perci la collina rimane ossessivamente presente sia nella prosa che
nella lirica come vivaio di ricordi. Per l'importanza mitica che essa dichiara, si
colloca al di l di una mera registrazione paesaggistica. La poesia Dopo ne una
conferma:
"()Verso sera
la collina percorsa da brani di nebbia, ()
ha una vita remota nel corpo pi cupo." (Pavese, 1980, 48)
Fra la campagna e i contadini che vi lavorano c' una particolare relazione. Pavese
scrive che la terra, quand' coltivata, ha lo stesso colore dei loro volti bruciati. Pi
maestoso l'accostamento della collina alla donna che in Notturno recita cos:
"La collina di terra e di foglie chiude
con la massa nera il tuo vivo guardare,
la tua bocca ha la piega di un dolce incavo
tra le coste lontane." (Pavese, 1980, 35)
Le colline, qui viste con una certa dolcezza, diventano anche immagini suggestive
e inquietanti che non si preoccupano del pudore, perch in natura non ce n'.
38
Sono due semplici versi che dicono della scoperta del sesso, del piacere erotico e
della futura maternit. Nulla di cui vergognarsi, solo un grande mistero che vigila
sulla vita. Il dio-caprone altro non che la divinit pagana che incarna lo spirito del
selvaggio e la potenza degli istinti animaleschi. A poca distanza dalla citt, dove
incalza il progresso industriale, dove le persone devono comportarsi "civilmente",
qualcosa di primordiale sta scorrendo fra le colline fitte di vegetazione, attraversate
da qualche torrente, dove gli animali e i contadini vanno ad abbeverarsi. Tutto quanto
custodisce listinto e listinto custodisce ogni essere.
"E le bestie si scuotono dentro le stalle.
Solamente i cagnacci pi forti dan morsi alla corda
e qualcuno si libera e corre a inseguire il caprone
che li spruzza e ubriaca di un sangue pi rosso del fuoco,
e poi ballano tutti, tenendosi ritti e ululando alla luna." (Pavese, 1980, 17)
Ogni elemento della natura vissuto dal poeta, attraverso i luoghi e le persone,
scaturisce dalla sua matrice misteriosa, feroce e cruenta. Luomo si "spoglia" gli abiti
della civlit e della cultura e diventa partecipe di quel mondo arcano, delle sue leggi.
D'istinto, come un animale che segue forze irrazionali, quasi demoniache.
"Quando a giorno, il cagnaccio ritorna spelato e ringhioso,
i villani gli dnno la cagna a pedate di dietro.
E la figlia, che gira di sera, e ai ragazzi, che tornano
Quand buio, smarrita una capra, gli fiaccano il collo." (Pavese, 1980, 18)
Luomo una creatura met divina e met bestiale: luomo come il dio-caprone
che pu partecipare alle danze "sabbatiche".
"() Si va alla vendemmia
e si mangia e si canta; si va a spannocchioare
e si balla e si beve. Si sente ragazze che ridono
ch qualcuna ricorda il caprone." (Pavese, 1980, 18)
Anche questa poesia riassume parte dei temi dominanti dellopera pavesiana: il
selvaggio, il sesso, il sacrificio, il sangue e la violenza, che si sprigiona in campagna.
Questa liberazione delle forze primitive e irrazionali avviene in presenza della luna
piena, simbolo di qualche pericolo incombente, perci "nel crepuscolo ognuno
comincia a guardarsi alle spalle" (Pavese, 1980, 17). Sapere che oltre la linea
dellorizzonte urbano esista questo mondo, qualcosa che lo fa sentire collegato non
39
solo con quel luogo perch vi nato, ma perch l era nato il mito ancor prima degli
uomini. Questo quadro ha disturbato qualche lettore per il suo urtante verismo
(Mondo, 1965) al contrario di Pavese, che lo riteneva un capolavoro.
Chi osa protestare contro le vessazioni destinato alla galera o alla morte sul
selciato, sorte toccata agli operai di Una generazione, che non corre pi sui prati:
40
Le vittime qui descritte non sono i partigiani e qualcuno non ha approvato questo
commuoversi nei confronti di chi non impugnava la falce e il martello (Lajolo,
1960). I versi andrebbero interpretati solamente come una sincera ribellione contro
ogni violenza, indistintamente dal colore politico. molto significativa l'immagine di
un vecchio scampato alla morte, quasi che quella del pezzente sia l'ultima forma di
ribellione alla brutalit dell'uomo e di paradossale salvezza.
"C' una barba tra i cenci e vi corrono mosche
che han da fare; i passanti si muovo in strada
come mosche; il pezzente una parte di strada.
La miseria ricopre di barba i sogghigni
Come un'erba, e d un'aria pacata. 'Sto vecchio
che poteva morire stravolto dal sangue,
pare invece una cosa ed vivo." (Pavese, 1998, 46)
Pavese stato spesso criticato per non essersi esposto in prima fila, da
combattente. Comunque, non gli si pu fare un torto se non ha scelto di aderire
direttamente alla Resistenza, ma ha preferito rifiutare e combattere l'ideologia di
destra con le parole.
41
Si profilano qui i temi della difficolt nel comunicare, della fuga e del ritorno,
dellinfanzia, delle prime scoperte della sfera sessuale. I protagonisti di Una
generazione si danno appuntamento nei prati divertendosi a
far piangere / le
bambine nel buio." (Pavese, 1980, 103). Altri, invece, sono gi cresciuti scoprendo
da soli il mistero del sesso, come nella poesia Il dio-caprone. Ma il ragazzo di
Avventure non riuscir a crescere perch, una notte, il destino non stato clemente
con lui. Mentre rincorreva i gatti in amore
" piombato
gi dal tetto stanotte, spezzandosi il dorso." (Pavese, 1980, 59)
40
La situazione familiare di Pavese era una sorta di rappresentazione teatrale di una famiglia solida e
perfetta, coadiuvata dalla forza della figura materna pi che altro una presenza di matriarcato che
aveva imposto un rapporto di sudditanza sia nei confronti del marito che del figlio.
42
I versi di Esterno sono quelli che meglio contemplano il desiderio di fuga del
giovane avventuroso che non osa dire. In fondo non c nessuno con cui si possa
confidare di non volere una vita a rompersi la schiena col duro lavoro; oppure dire
dei suoi pensieri in cerca di passioni, poich rischiano di apparire morbosi 41 e troppo
carnali. Eppure, senza troppe filosofie, una decisione riuscito a prenderla.
"Ha lasciato la pala, ancor fredda, alluncino. ()
Nessuno ha voluto seguirlo.(...)
scappato nellalba senza fare discorsi, con quattro bestemmie
alto il naso nellaria." (Pavese, 1980, 95)
I versi centrano il cuore dell'immagine dell'uomo che sa tornare con la mente alle
soglie della sua vita arcaica, epoca vissuta che si ripropone come sognata et dell'oro
(Di Salvo, Zagario, 1969). Ma anche l'immagine di un uomo senza pace.
43
Il tema del lavoro interpretato dal piemontese zelante, stoico e laborioso (spesso
inappagato e vinto dallo sconforto) contrapposta a quella dell'uomo che si concede
anche un meritato riposo. E siccome "lavorare stanca", il contadino langarolo pu
"soddisfare quelle esigenze di 'otium naturale' che gli sono connaturate" (Mondo,
1965, 24). I versi di Antenati recitano chiaro:
"Noi sappiamo schiantarci, ma il sogno pi grande
dei miei padri fu sempre un far nulla da bravi.
Siamo nati per girovagare su queste colline,
senza donne, e le mani tenercele dietro la schiena." (Pavese, 1980, 13)
Ma la poesia che per prima ha suggerito il girovagare sulle colline I mari del
Sud, matrice di tutti i temi. "La vita va vissuta lontano dal paese: si profitta e si
gode" (Pavese, 1980, 9). Sono parole che il cugino dice al ragazzo. Ma si anche fare
una scappata a Torino per bersi un bicchiere. Il meccanico sbronzo di Atlantic Oil "
felice buttato in un fosso" (Pavese, 1980, 65). Il protagonista di Indisciplina, pure lui
ubriaco, si muove per le vie dando l'impressione di aver vinto le leggi della
terrestrit:
"Traversa tranquillo la strada,
e potrebbe infilarsi nei muri, ch i muri ci stanno." (Pavese, 1980, 68-69)
44
Se dai versi togliessimo le parole volto e barba sembrerebbe quasi che si parli di
un animale naturalmente inteso come peculiarit della poetica pavesiana del mito e
del selvaggio.
Finora la costante tematica lavoro-ozio, per la situazione di contrasto che tra i due
elementi si determina, ha fatto una distinzione tra il piemontese operoso e quello
disimpegnato. Volendo, per certi aspetti, le due figure si possono sovrapporre: il
sentirsi padrone di se stessi, quell'accettare la propria sorte ma non per questo
considerarsi maledetti o disperati, sono alcuni punti che le accomunano.
Nelle pagine di Lavorare stanca non esiste un autentico stoico e laborioso o un
autentico sansuss. Il primo si genuflette per la fatica e la accetta, bestemmiandola.
Il secondo non la ritiene necessaria e se ne burla. Malgrado ci non completamente
spensierato e dopo i suoi lunghi vagabondaggi sente la nostalgia delle colline.
Dimostra di amarle con la stessa intensit di colui che vissuto saldamente attaccato
al suolo, ma un attaccamento scevro di allegria. Si vedr di approfondire il tema nel
capitolo dedicato ai personaggi.
42
Somigliano agli eroi di Sinclair Lewis descritti da Pavese come malinconici ribelli e a quelli di
Whitman nelle poesie Il canto di me stesso e Canti della strada nella raccolta Foglie derba.
45
Partendo dal fatto che la poesia di Pavese quasi sempre un racconto, possiamo
parlare direttamente di personaggi nel vero senso narrativo, poich vengono descritti,
collocati socialmente e analizzati, proprio come quelli di un romanzo. Non sono
personaggi inventati, anche se si rifanno sempre a qualcosa di fantasioso. Ma fino ad
un certo limite. Ce lo ha gi spiegato attraverso le "rocce lunari".
Ecco che i volti e i corpi che popoleranno i versi di Pavese non vengono dalla
luna. Sono persone vive e hanno nomi: Masino, Deola, Ulisse, Gella e altri. Certe
volte i protagonisti non hanno un nome di battesimo ma vengono identificati con
l'et: il ragazzo, il vecchio, l'anziano, il giovane e persino con i mestieri: il
meccanico, i barcaioli, con lo stato d'animo: l'uomo solo, l'uomo fermo o persino con
una scelta di vita: l'eremita, il vagabondo.
Generalmente parlando, si visto che tutti i personaggi fuggono da uno stesso
tormento: dall'infelicit, dalla corruzione della civilt moderna, dalla meschinit,
dalla miseria. Diversi sono soltanto i modi in cui lo fanno: chi immergendosi nel
lavoro, chi partendo per viaggi in cerca di fortuna. Altri ancora scendendo in citt
chiudendosi in una tampa fumosa43 o ritirandosi in collina a fare l'anacoreta. La loro
, in sostanza, una continua ricerca di qualcosa che hanno perduto o che non hanno
mai posseduto. Pavese "cammina con le loro scarpe" perch conosce ogni spazio,
43
Tampa, voce piemontese dorigine incerta dai significati tra cui grotta, caverna; figurativamente
taverna, osteria, bettola dinfimo livello. Fonte: http://www.achyra.org/cruscate/viewtopic.php?t=1502
e http://www.boegan.it/index.php?id=512
46
ogni rigagnolo d'acqua, ogni momento delle loro giornate. Basti pensare che tutti i
protagonisti sono vissuti con lui, li conosce gi dall'infanzia.
Pavese sente come una cosa viva tutto ci che lo circonda, perci anche una
finestra, una biscia che cade da un muretto, una nube, i silenzi possono diventare
personaggi. C' la fusione di persone-cose-animali-spazi-pensieri: tutti vivono e
funzionano all'unisono, a volte con tormento, a volte con estasi, a volte subendo il
destino senza fiatare altre invece rincorrendo una salvezza. Noi ci soffermeremo
principalmente sulle figura del bravo lavoratore e del giovane che scappa di casa.
All'intricato rapporto delle figure uomo-donna sar dedicato un capitolo a parte.
Il suo migliore amico non fu nessuno di quelli incontrati nell'ambito della sua
creazione letteraria. L'unico grande amico, sin da bambino, fu Pinolo Scaglione44,
una persona di umili origini: un falegname.
Penetrare nella monotona esistenza di queste persone, nonch nelle loro attivit
apparentemente insignificanti, port Pavese ad identificarsi con loro, cogliendoli sia
nel momento in cui sono indaffarati o quando si assopiscono. La fatica che li
consuma cede malvolentieri il posto alla viva soddisfazione che da essa potrebbe
derivare. Il loro lavoro un'eredit ancestrale a cui non si pu sfuggire.
44
Pinolo Scaglione fu costruttore di bigonce per tutta la Pavesele Belbo. Era anche suonatore di
clarino Pavese gli ha dedicato il componimento Fumatori di carta. Inoltre Nuto, il protagonista de
La luna e i fal.
47
Sono personaggi che lottano per vivere ogni singolo giorno dell'anno, ogni ora del
giorno. Al cospetto della natura tiranna si sentono inermi e sfogano la propria
rabbia accanendosi contro gli altri che affrontano gli stessi problemi e contro la
terra stessa che lo costringe alla fatica:
"() la zappa i villani la picchiano in terra
come sopra un nemico e che si odiano a morte
come tanti nemici. Hanno pure una gioia
i villani: quel pezzo di terra divelto." (Pavese, 1980, 105)
Nei confronti della terra c' un rapporto di odio e di amore. Ruba la salute e la
felicit ma l'unica cosa per la quale abbia la pena di vivere. L'anziano di Paseaggio
II che suo padre - di giorno la coltiva e di notte la difende da quelli che, con la
scusa di andare a tartufi, vengono a saccheggiarla:
"Il mio vecchio appoggiato a un bastone nell'erba bagnata,
ha la mano convuPavesea: se vengono i ladri stanotte,
salta in mezzo ai filari e gli fiacca la schiena.
Sono gente da farle un servizio da bestie,
() gli pare che arrivi nel buio
una punta d'odore terroso, tartufi scavati." (Pavese, 1980, 19)
In Mania di solitudine Pavese scrive "Il lavoro stordisce il mio corpo e ogni
donna." (Pavese, 1980, 30), sentenza che si presta non solo a riassumere il tema della
fatica pocanzi illustrato ma anche a chiarire la motivazione del titolo dato alla
raccolta.
48
contento di sentirsi solo e disimpegnato, pronto ogni mattino a ricominciare: i Mari del Sud
insomma." (Pavese, 1984, 19)
45
scritto da
sansss fatta di
45
Scrittura piemontese per sans-souci un'espressione francese che significa "senza preoccupazioni.
49
Nelle seguenti pagine si dir del conflitto che Pavese aveva con le donne. un
argomento molto intimo e delicato e perci si tenter di affrontarlo con sensibilit e
rispetto nei confronti di Pavese, poeta e uomo, e di chi l'ha amato e stimato.
necessario premettere, fin dora, che Pavese vede nella donna lunica possibilit
data alluomo di riempire la propria esistenza. Se ci non accade, luomo senza
sostegni, si trova costretto a vivere di cose solo apparentemente importanti ma futili
nella loro essenza, in una solitudine da clausura. Pavese la vivr di persona e sar
egli stesso a preannunciarla in alcuni componimenti giovanili. Alla radice della sua
contraddittoria solitudine e del cercare consolazione nella letteratura, c una
questione di basilare importanza: lincapacit di comunicare con le donne. Basta
leggere solo qualche pagina di Pavese, poesia o prosa, per capire quanto tale
incapacit non smetta di assediargli la mente: la donna una continua tribolazione,
nella carne e nello spazio. Ma per Pavese la donna, purtroppo un essere
impenetrabile e privo di tristezza.
Per ottenere una risposta a tutto ci, Pavese ha svolto parecchie autoanalisi e
ricerche psicologiche ed infine la vera risposta risiede proprio l dove tutto nasce, in
quel tempo dove si inizia ad assorbire parole ed eventi in modo inconsapevole:
linfanzia, sede di tutto. Perci l che bisogna scavare per comprendere i suoi
50
46
il
vizio assurdo - che lha accompagnato per tutta la sua esistenza come soluzione e
come una delle pi alte forme artistiche (Pavese, 1984). La poesia e la donna sono
sempre rimaste come avvinghiate, un grido di dolore che lha accompagnato tutta la
vita, iniziata tra le colline di Santo Stefano Belbo nel 1908 e terminata nel 1950 con
il suicidio, in una stanza dalbergo di Torino.
5.1.2 Un salto nellinfanzia del poeta
Per capire il suo atteggiamento di odio e amore, spesso negativo nei confronti
delle donne, il suo atteggiamento sprezzante e la sua conseguente misoginia, bisogna
tornare a quando aveva sei anni, quando mor suo padre Eugenio di un cancro al
cervello. gi un primo motivo per far crescere precocemente il piccolo Cesare che
trattenne le lacrime; ne sentiva istintivamente il pudore, perch, a giudizio della
madre Consolina, piangere non era dignitoso. possibile che la perdita prematura
abbia creato nel bambino un senso di colpa (Gioanola, 2003).
La madre, la prima donna della sua vita, gli aveva imposto disciplina e sacrificio.
La seconda donna da cui viene educato la sorella Maria che a distanza di anni
rivela un fatto molto determinante (Lajolo, 1960). Quando il padre del poeta si
trovava sul letto di morte, supplic la moglie di fargli vedere per lultima volta una
vicina che, si suppone, fosse stata la sua amante.47 La supplica gli fu negata. Pavese
non mai riuscito a liberarsi di questa scena che conferm la fermezza e la durezza
caratteriale della madre: ci lo condurr ad attribuire la durezza a tutte le donne.
Un altro dei ricordi dellinfanzia che Pavese si porter dietro risale alla prima
comunione, quando gli era stato impedito di deglutire saliva per non rompere il
digiuno. Pavese visse costantemente sotto linfluenza di sua madre che riusc a creare
un sentimento di odio e amore.
''Aveva cercato di tirarmi su duramente come farebbe un uomo, e ne aveva ottenuto che tra
noi non usavano n baci n parole superflue, n sapevo cosa fosse la famiglia. Fin che fui
debole e dipesi da lei ne ebbi soprattutto paura una paura che non escludeva le fughe e i
46
Di questo argomento si parler nel paragrafo Persecuzione donna-madre. L'idea del suicidio l'haa
perseguitato per tutta la vita, anche perch alcuni dei suoi amici si sono tolti la vita, sparandosi.
47
Pavese scriver un racconto, Storia segreta, in cui ricostruisce la vicendala in cui si rivela alleato
del padre per la sua ricerca aver cercato affetto presso unaltra donna che nel racconto si chiamer
Sandiana.
51
ritorni e quando fui uomo la trattai con impazienza e sopportazione come una nonna.''
(Pavese, 1983, 2005)
Nel suo diario, in data 22 gennaio 1938, Pavese scrive: "Se nascessi unaltra volta
dovrai andare adagio anche nellattaccarti a tua madre. Non hai che da perderci."
(Pavese, 1984, 79). Da queste righe tangibile lo scontroso rapporto con la sfera
femminile che nasce nella sua totalit durante l'adolescenza. Ci sono stati numerosi
studi in chiave psicoanalitica della personalit di Pavese e alcune delle verit
nascoste risultate anche scomode, specie quelle legate alla vita intima e alla
componente sessuale.48 Si potrebbe ipotizzare che, nonostante lapertura mentale dei
circoli letterari e della cultura in genere, nella critica vi sempre presenza di certo
falso pudore. Nei seguenti paragrafi si tenter di far pi luce sullaspetto delle donne
in Pavese, il rapporto della donna con la natura, ed infine il tema della sua misoginia.
48
Parte del suo diario Il mestiere di vivere, curato da L. Mondo, e Vita attraverso le lettere, sono state
omesse poich contenenti fatti anche scabrosi e immorali - che avrebbero potuto creare fastidio.
49
Nel 1974 il celebre cantautore italiano Francesco De Gregori comporr una canzone, Alice, in cui
ricorder ''Cesare perduto nella pioggia/sta aspiettando da sei ore il suo amore ballerina./E rimane l a
bagnarsi ancora un po'/e il tram di mezzanotte se ne va''
52
Saverio Ieva, critico letterario, ha raccolto una ricerca di studi su Pavese scritti nellarco di
quarantanni. Su un insieme di duecentocinquanta articoli esaminati, una settantina concerne il tema
della donna. Di pi sulla rivista letteraria sul sito: http://reveus.org/2453
53
usato come media propagandistico e che il cinema americano era persino vietato.
Pertanto per Pavese, da buon esterofilo, l'attrice americana, oltre ad essere il simbolo
di qualcosa che viene da lontano, di qualcosa di proibito era anche l'incarnazione di
un sogno. La donna pavesiana simboleggia moltissimi altri aspetti, ad esempio la
natura, il mondo terreno, dove ne dipinge un'immagine amabile e tenera, in sintonia
con le forme dolci delle colline. Ma la donna causa di conflitto interiore, della
solitudine, fonte di dolore e di morte. La difficolt di partecipare alla vita sembra
dovuta alla difficolt di instaurare un dialogo con le donne.
5.2.1 Donna-natura: figura privilegiata dal poeta
Spesso ci per cui il poeta soffre ha le sembianze di ci che maggiormente ama: i
luoghi mitici, le colline che gli ricordano i seni della donna e i corpi degli amanti,
come nella poesia Dopo.
'' La collina distesa e la pioggia l'impregna in silenzio.
(...) La compagna era stesa con me: la finestra
era vuota e nessuno guaradava, eravamo ben nudi.'' (Pavese, 1980, 48)
Anche in Piaceri notturni la donna continua ad eamanare il calore della terra, del
sole che ancora scalda il suo sangue. Nella poesia Mattino, oltre ad essere una nube
fuggevole, anche acqua, una voce del mare che diventa ricordo, come il succo dei
frutti caduti allora." (Pavese, 1980, 34). Ma l'accostamento donna-natura presente
anche nelle ultime composizioni La terra e la morte del '45. La donna-terra
qualcosa di inquietante e di antico.
"Tu dura e dolcissima
parola, (...) frantoio
di stagioni e di sogni
che alla luna si scopre antichissimo"(Pavese, 1974, 143).
54
Pavese sosteneva che quando si ama una persona per davvero si ama specialmente
la sua infanzia e che quando in poesia si esprime l'amore e la passione lo si fa
attraverso la natura. Attraverso la descrizione della campagna, le cose i colori e
forme, si possono descrivere i colori e "il corpo di donna colore, sodezza, peluzzi,
incavature, sesso. lo stesso atteggiamento" (Pavese, 1984, 319). Al contrario la
poesia cinese, per quattromila anni, non avrebbe fatto altro che produrre lirica
naturistica, identificandosi solo paesaggisticamente con il territorio. In Notturno si
riscontra un piacevole dubbio: la donna ad esserre descritta attraverso la natura
oppure quest'ultima viene descritta attraverso la donna.
"La collina di terra e di foglie chiude
con la massa nera il tuo vivo guardare,
la tua bocca ha la piega di un dolce incavo
tra le cose lontane." (Pavese, 1998, 82)
55
Per quelle che fumano la maliziosit data per scontata, come in Due sigarette, la
cui protagonista chiede di accendere e intanto si vanta dello scialle avuto da un
marinaio. Donne perdute sono quelle di cui non c davere misericordia per come
raggirano e umiliano gli uomini, specie se giovani ragazzi. Durante un viaggio in
treno, il poeta ricorda una signora elegante e molto truccata:
"Non sapevo a quei tempi attaccare un discorso
e piangevo pensando alle donne. Cos
feci il viaggio osservando nervoso e quellaltra
mi guard e qualche volta fumava." (Pavese, 1998, 303)
Le donne, non importa l'et, il mestiere, l'estrazione sociale hanno tutte una
connotazione negativa, anche Le maestrine che, sotto il loro parasolino, parlano di
libri, di balli, e incontri. Hanno unaria altezzosa e presuntuosa. Lo provocano con le
gambe scoperte mentre scendono in acqua. Il poeta, nemmeno dieci anni, ricorda:
" Una volta mi chiesero se non avevo gi linnamorata.
Fui seccato, piuttosto. Io stavo con loro
per distinguermi: come sapevo salire su un albero,
per trovare i bei grappoli e correre forte." (Pavese, 1998, 301)
Mandano occhiate struggenti che non solo lo imbarazzano ma gli creano quello
che successivamente si riveler un blocco interiore, un dolore segreto. Anche nel suo
diario Pavese dice che le donne fingono di avere uno spirito aperto e che con la scusa
di "adescare" parlano di cultura e di poesia51. A volte sono frutto di una vivida
descrizione di esperienze sensoriali. In Tradimento l'uomo ammira estasiato la
giovane stesa sul fondo della barca, ubriaco di sole e della sua bellezza sensuale.
Inzia la all-pervadingness del sesso che andr a svilupparsi in malizia sessuale
(MV, 1984). Dominique Fernandez, critico, saggista e uno dei migliori italianisti
francesi, nellarticolo Les condamns vivre,52 vede la donna di Pavese come un
personaggio che rompe il rapporto privilegiato, magico che luomo intrattiene con la
51
Si riferisce alla Dowling, per la quale aveva coniato l'espressione "viso di primavera". In realt era
arrivista, glaciale, egoista, assolutamente insensibile alla poesia e ai poeti (Lajolo, 1964).
52
LExpress , luglio 1972. La traduzione dellarticolo si trova in http://italies.revues.org/.
56
natura, dove luomo costretto alla fuga, ad essere violento, e dove, inoltre, la donna
costringe luomo a spogliarsi della sua infanzia. Per Pavese amare significa
innanzitutto desiderare di conoscere, di rivivere, l'infanzia dell'altro. "Tutti le
passioni passano e si spengono, tranne le pi antiche, quelle dellinfanzia. I miti
ambiziosi o libidinsi dellinfanzia sono insaziabili perch let matura la sola che
potrebbe saziarli ha perdute occasioni" (Pavese, 1951, 333).
Se ad un uomo, dunque, si tolgono linfanzia, le emozioni di un sacro mistero,
come togliergli tutto, e, se a farlo una donna calcolatrice, il disprezzo verso di lei
scontato.
53
Pavese accetta di farsi inviare al suo indirizzo le lettere della Pizzardo, militante comunista, legata
allamico Altiero Spinelli, in quel momento in prigione. Viene scoperto, incarcerato a Poggio Reale e
poi spedito al confino.
54
Cos scrive nel suo diario: "Chi denunci limmoralit dellamore mercenario, dovr lasciare stare
ogni donna, perch esclusi i vari attimi in cui ci si offre il corpo per amore, anche la donna che ci ha
amati si lascia fare e fa soltanto per cortesia e per interesse, su per gi rassegnata come meretrice"
(Pavese, 1984, 132).
57
L'attesa del neonato non ha nulla di felice, nulla di speranzoso, si prospetta anzi
come una dannazione. La donna rispetto niente, l'immagine dell'infedelt. "Se una
donna non tradisce perch non le conviene" (Pavese, 1984, 112). Le donne sono
maliziose, vanesie e libidinose, sono un animale in calore. Questa particolare
connotazione del profilo erotico-sessuale in cui si delinea il rappoerto uomo-donna
ancor pi esplicito nella poesia L'istinto, dove il motivo misogino pi che palese:
"La sua donna gli morta da tempo. Anche lei
come tutte le cagne non voleva saperne,
ma ci aveva l'istinto. " (Pavese, 1980, 17)
Pavese mette in luce quelle donne, prostitute, operaie, perfettamente coscienti del
proprio corpo (parte importante del mondo di Pavese) e di saperlo "utilizzare". Deola
una prostituta che sapr organizzare il proprio mestiere. Seduta ad un tavolino,
sotto un sole fresco, sorseggia un caff e pensa:
"Fin che stata in pensione, ha dovuto dormire a quest'ora
per rifarsi le forze: la stuoia sul letto
la sporcavano con le scarpacce soldati e operai. () Ma sole, diverso:
si pu fare un lavoro pi fine, con poca fatica." (Pavese, 1998, 14)
58
Molto spesso, sotto le spoglie della misoginia si avverte un senso di pena nei
confronti della condizione femminile. C' un continuo altalenare tra un sentimento di
solidariet e di cinismo e in certi versi si coglie sin da subito l'animo combattuto del
poeta. La puttana contadina ancora una bambina:
"Qualche volta giocava distesa con l'uomo
dentro il fieno, ma l'uomo non fiutava i capelli:
le cercava nel fieno le membra contratte,
le fiaccava, schiacciandole come fosse suo padre.
Il profumo eran fiori pestati sui sassi." (Pavese, 1980, 74)
Forse si potrebbe spezzare una lancia in favore del poeta, dai cui versi, a nostro
avviso, non traspare disprezzo se nonch un'immagine di compassione: chi si
concede alle voglie amorose solo una bambina. Nonostante l'atto "vergognoso" ha
la freschezza dei fiori il cui profumo trionfa su quello dell'erba secca. La vecchia
ubriaca una figura di fronte a cui sembra commuoversi lo stesso poeta, vedendola
consumata dal suo uomo e dal vino. Il conflitto tra i due sessi ben espresso se
tracciamo un confronto tra le liriche Maternit e Paternit, che danno i titoli alle due
sezioni e che meritano la nostra attenzione. Nella prima si sente la tristezza e la
compassione verso una donna strappata alla vita e "abbandonare" il suo e i suoi figli:
"una donna di solido corpo, che ha sparso
su ogni figlio del sangue e sul terzo c' morta.
Pare strano ai tre giovani vivere senza la donna
che nessuno conosce e li ha fatti, ciascuno a fatica
59
Pavese ha sempre svolto un'attenta analisi delle scelte tematiche. Nel prossimo
paragrafo si avr conferma anche della sua non-misoginia, ovvero, il concetto verr
un po' rivisitato.
Piemontese di antico stampo, amico di Monti, legato ai giovani intellettuali antifascisti torinesi. Non
ci dato di conoscere la lettera ma si intuisce, dalla replica, che doveva essere meticolosa e severa.
60
Ritratto d'autore voleva manifestare un umano atto di tenerezza verso una donna
disgraziata. Non si sentito di giudicare il comportamento dei giovani, che si
affacciano alla vita, con spensieratezza, "che non rifiutano una risata o una nuotata o
una bevuta o anche, perch no?, una chiavata" (Pavese, 1973, 145).
Quanto ai protagonisti del libro non sono adolescenti, quindi si deve escludere la
ricerca di fanciulle angelicate. I ragazzi non sono ancora viri, perci niente coppie
responsabili. Le donne di Lavorare stanca si chiamano compagne. Ci significa che
non sono solo "macchina di piacere" ma nemmeno spose. Sono figure gradevoli ma
anche scocciatrici, sostiene il poeta. Quando Pavese afferma (Antenati) che le donne
non contano in famiglia, non intendeva insegnare ad insultare la propria madre ma
che in un momento particolare della sua esperienza il "giovinetto si attacca
disperatamente al senso di forza e di virilit che gli spira dalla tradizone paesana, e
idealizza un poco il sacrosanto misoginismo di ogni piemontese." (Pavese, 1973,
145). Sebbene lo stesso autore confessi di essersi compiaciuto nel toccare argomenti
erotici, assicura che non si trattava assolutamente di perversione. Ma con questo
tassello il mosaico pi completo.
5.2.5
Abbiamo visto che lodio lacerante nei confronti delle donne abbia pi a che fare
con le dolorose vicende infantili, piuttosto che problemi psicologici, o al limite questi
insorgono come conseguenza di altri irrisolti, nati in tenera et. A detta di alcuni
studiosi una misoginia che ricorda Leopardi, e rappresenta la donna insaziabile,
calcolatrice (Guiducci, 1979). Altri individuano la causa in quella parte che Pavese
consciamente o inconsciamente non ha interpretato: il suo rapporto con la madre.
un percorso complesso e indispensabile per comprenderne i motivi.
L'incapacit di rapportarsi con le donne deriverebbe, secondo Augusto Monti, suo
professore di lettere al liceo, dalla sua indole introspettiva, tipica dell'adolescenza.
Ma che un bambino chiuso ne sia la causa, sicuramente un'ipotesi troppo riduttiva.
Pavese non si mai accanito contro la madre (ha dimostrato la sua rabbia solo al suo
funerale, tenenedole il muso) ma lo ha regolarmente fatto attraverso altre figure
61
56
Autore di L'chec de Pavese, dottorato sullo scrittore omosessuale italiano (Paris, Grasset, 1967).
Ritroviamo, infatti, sempre un accenno alla mania suicida in tutte le lettere del periodo liceale,
soprattutto quelle dirette allamico Mario Sturani.
58
Fu sua allieva per un breve periodo; prov una grande ammirazione intellettuale e fu istradata da lui
alle traduzioni, in particolare a quella splendida della raccolta di poesie Antologia di Spoon River.
59
uno della Confraternita di ex allievi del DAzeglio fondata nel 1927. Tra gli altri: Augusto Monti,
Giulio Cesare Argan, Leone Ginzburg, Mario Sturani, Giulio Einaudi, Massimo Mila, Vittorio Foa.
57
62
L'omosessualit nell'Antica Grecia era, cos come per l'eterosessualit, per le classi colte, una
ricerca del bello e quindi indipendente dal sesso di chi veniva amato.
61
Conclude il trittico intitolato La bella estate (1949) da cui stato tratto anche un film per la regia di
Antonioni. Il film tace completamente sul rapporto omosessuale tra lei e Clelia e Rosetta, due delle
protagoniste.
63
Ecco un passo della lettera riguardo l'atteggiamento di Pavese: " vero che ho rifiutato il
matrimonio con lui; ma altre cose non mi ha mai chiesto (in cinque anni non ha mai cercato di
baciarmi neanche la mano). Io gli ho voluto molto bene e non so perdonarmi di non averlo amato..."
(Lettera a Ulisse). Tratto da: http://www.classicitaliani.it/pavese/critica/laurana_lajolo.htm
63
Questo aspetto di Pavese stato un tema scottante anche per l'amico Lajolo che la identifica con
impotenza sessuale; oggetto di molti pettegolezzi di cui tent di sdrammatizzarne la portata e di
giustificarla dal punto di vista psicologico, ma tratt l'argomento con un certo disagio, quasi come una
vergogna da occultare.
64
L'Archivio Cesare Pavese composto da due nuclei: il Fondo Sini (19 faldoni), costituito da carte
provenienti dalla famiglia di Pavese (Maria Pavese, in Sini, sorella dello scrittore) e il Fondo Einaudi
(92 faldoni), composto da carte conservate nell'Archivio Storico della Casa Editrice Einaudi. Entrambi
i fondi sono custoditi presso il Centro Interuniversitario per gli studi di Letteratura Italiana in
Piemonte "Guido Gozzano - Cesare Pavese", Universit di Torino.
64
65
Pajetta morto a sedici anni in un'azione partigiana. Elvira, sua madre, non perdon mai
l'esortazione di Pavese al figlio adolescente di "uccidere un tedesco", mentre lo scrittore non aveva
fatto la scelta partigiana. Lo confida a Lajolo, quando raccoglie le testimonianze per scrivere la
biografia si Pavese.
65
Nello sguardo della donna il poeta vede il passo silenzioso dell'ultimo saluto,
l'incontro con quella figura che tante volte ha invocato: la morte. L'accoglie come
unica condizione di pace, unica speranza dove il presente tiranneggiato dal nulla.
La donna che in passato era collina di terra continua ad essere terra rossa terra nera.
E per qualche attimo torna ad essere come ai tempi di Lavorare stanca: il mattino.
"Stella perduta
() finita la notte.
Sei la luce e il mattino." (Pavese, 1980, 87)
Pare che questa luce sia proprio l'ultima che l'occhio umano, quello mentale,
intravede prima di intraprendere il lungo viaggio dentro quel gorgo, dove si scende
muti. Le tenebre sono la vera luce e il mattino ormai messaggero del vizio assurdo
della morte che lo ha perseguitato ed affascinato da sempre come un cancro
segreto. Ed ora, mentre si appresta a congedarsi dalle nere colline, dai sapori delle
stagioni, l'odore che sente pi forte quello della pietra, della zolla e delle radici:
un'immagine davvero unica per rappresentare l'addio. A momenti si percepisce che
abbia deciso di incontrare Thanatos non tanto per non essere stato ricambiato
dall'amore di una donna ma per non aver assaporato un tipo di amore che sapeva solo
lui. "Non ci si uccide per amore di una donna. Ci si uccide perch un amore,
qualunque amore, ci rivela nella nostra nudit, miseria, infermit, nulla"(Pavese,
1984, 357). L'ha scritto solo tre giorni dopo le ultime poesie. E a quale amore
anelasse per davvero un segreto sigillato con la sua morte.
Siamo al termine della poesia pavesiana. Facendo questo viaggio tra i principali
motivi e immagini cesellate con estrema delicatezza, ma anche con decisa
oggettivit, si potuto constatare che ogni singola composizione stata sostenuta
ininterrottamente da un'aperta e insanabile malinconia. "Tutto questo fa schifo. Non
parole. Un gesto. Non scriver pi." Sono le ultime righe del diario di un uomo, un
poeta che si nascondeva o si proteggeva dietro a tutti i personaggi che aveva
66
incontrato tra le colline e lungo i lampioni delle citt. Sembra che Pavese abbia
continuamente camminato sul tappeto della solitudine e su un filo di rasoio. Ma
senz'altro doveroso rispettare l'ultima richiesta siglata sulla prima pagina di Dialoghi
con Leuc, una frase che riprendeva quella di Majakovskij: " Perdono tutti e a tutti
chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi." Onestamente speriamo ci
auguriamo di non averne fatti proprio per rifiuto della scabrosit e dell'ottusit di
certa critica.
luogo comune pensare che i poeti scrivano i versi di getto, usando le prime
parole che vengono loro in mente, in modo spontaneo e che in ci consisterebbe la
bellezza e la genuinit della poesia. Grandi poeti, da Dante a Mallarm hanno creato,
modificato e corretto i propri testi, fino a renderli perfetti. Pavese ha rifatto all'incirca
lo stessa cosa. In questo capitolo vedremo come si evolve il mestiere di scrivere di
Pavese, la ricerca che compie per raggiungere i suoi obiettivi poetici, le fasi di
evoluzione. E, per come lo fa, bisogna davvero tessergli una lode.
I primi versi di Pavese, nonch i suoi primi racconti si confrontano con una ben
precisa concezione culturale e letteraria, all'epoca di tradizione francese. Mettersi in
contatto con essa sarebbe stata certamente una comoda situazione, se non altro
avrebbe potuto avvantaggiarsi di una certa dimestichezza linguistica, essendo
piemontese. Invece egli si butta all'avventurosa scoperta dell'America, anticipando
cos un orientamento letterario che si sarebbe affermato con veemenza negli anni
Quaranta. Nelle pagine d'oltreoceano aveva letto la possibilit di realizzare, almeno
letterariamente, quei concetti di libert intellettuale che nella letteratura italiana
stentava a individuare. Obiettivo del suo lavoro era ragionare sulla propria poetica e
sull'espressione letteraria in genere, su una nuova evoluzione tecnica e stilistica.
67
68
69
Nel gruppo di questo piccolo auditorium cera un altro ex allievo che non era poeta
di professione. Il ricordo riportato da Mila assume unimportanza letteraria di grande
rilievo circa la nascita della poesia-narrativa. Nella banda degli ex allievi di Augusto
Monti,
66
70
Il verso libero, che per precisa scelta dell'autore non rispetta n schemi n forme
metriche tradizionali, si mescola a quello sciolto, quasi sempre endecasillabo,
caratterizzato dall'assenza di rima.67 Il verso sconfina, si allunga per arrivare anche a
sedici sillabe. In sostanza egli si muove dal decasillabo epico per poi dargli volume e
quella specifica cadenza narrativa. Ma grazie a questo tipo verso, che potremmo
definire semplicemente esteso ma anche allusivo si verifica un vero tentativo di
chiaro e pacato racconto. L'autore spiega che dei metri tradizionali non si fidava pi:
gli sembravano triti e ritriti e si scoperse un giorno
"a mugulare certa tiritera di parole (che fu poi un distico de 'I mari del Sud' ) secondo una
cadenza enfatica che fin da bambino, nelle mie letture di romanzi, usavo sognare,
rimormorando le frasi che pi mi ossessionavano. Cos, senza saperlo avevo trovato il mio
verso." (Pavese, 1980, 128)
Abbiamo visto che Mila spiega come la poesia-racconto tragga origini dalla
tradizione epica e popolare intorno agli anni '30 del tutto dimenticata. Quindi, la
scelta non sarebbe affatto casuale. Pavese avr mugulato inconsciamente certa tiritera
di parole ma ebbe di sicuro come punto di riferimento Leaves of Grass di Whitman.
Il canzoniere offre un'architettura grazie alla quale il poeta pare che pensi per versi.
Dal punto di vista metrico Whitman aveva adottato quello che Pavese chiama
"catalogo" per dire che ogni verso detiene una sua autonomia metrica e concettuale.
Sicch la prima difficolt di Pavese consisteva nel trovare l'accordo voluto fra
immagine e verso per giungere a una certa musicalit e nel contempo badare a non
cadere nel tranello della prosa camuffata da poesia (Pavese, 1980). I mari del Sud , la
"madre" di tutte le poesie, giustificava il duplice termine in quanto oggettivo
sviluppo di casi fantasticamente esposti. Per la metrica non era uno strumento per
soddisfare le ragioni musicali dei versi. Doveva soddisfare anche la logica: chi, cosa
e come narrare. Perci il lavoro era appena all'inizio.
67
La sua comparsa avviene in epoca rinascimentale grazie agli autori italiani che lo ripresero dalla
tradizione classica latina e greca
71
72
irradiazione di voce, come mediatore degli stati d'animo. Come gi visto nelle pagine
precedenti, essi hanno un nome (Deola, Masino), oppure genericamente definito
come l'amico, il compagno. Osservato dal profilo sociologico il protagonista pu
essere un carrettiere, un meccanico sbronzo, un operaio o un villano.
Ma come far vivere queste figure? Tutte le poesie oggettive (non raccontate in
prima persona) non sono altro che la "trasposizione in terza persona della secolare
tecnica introspettiva" (Pavese, 1980, 56). Ci significa che la vera oggettivit non
esisterebbe affatto. L'io andava esorcizzato proprio grazie all'inserimento dei discorsi
diretti e impiegando la tecnica del monologo interiore che gli consente, con una certa
abilit, di fondere la sua voce con quella dei personaggi. Gente che c' stata ne un
buon esempio:
"Luna tenera e brina sui campi nell'alba
assassinano il grano. ()
Ai villani che guardano piangono gli occhi.
Per quest'anno al ritorno del sole, se torna,
foglioline bruciate saran tutto il grano.
Triste luna non sa che mangiare le nebbe,
e le brine al sereno hanno un morso di serpe,
che del verde fa tanto letame." (Pavese, 1980, 24)
una poesia non compresa in Lavorare stanca, pubblicata postuma, nelle Poesie del disamore.
Antonio Chiuminatto fu un musicista jazz di origine italiana emigrato negli Stati Uniti, dopo essersi
diplomato al conservatorio "Giuseppe Verdi" di Torino, per insegnare violino al conservatorio di
Chicago. Forniva a Pavese testi letterari.
69
73
74
attraverso vari passaggi giunge al verso conclusivo che, riconnesso agli altri,
riassume e ricapitola i nuclei precedentemente recitati. Ad esempio, i versi iniziali di
Grappa a settembre sono:
"I mattini trascorrono chiari e deserti
sulle rive del fiume, che all'alba s'annebbia
e incupisce il suo verde in attesa del sole.
Il tabacco, che vendono nell'ultima casa
ancor umida, all'orlo dei prati, ha un colore
quasi nero e un sapore sugoso: vapora azzurrino.
Tengon anche la grappa, colore dell'acqua." (Pavese, 1974, 68)
75
"Che siano i miei whispers of heavenly dath?", si chiede il poeta (Pavese, 1984, 24)
Sono di questo periodo La vecchia ubriaca, Rivelazione. La Luna e i fal il
risultato di questa vena, alquanto suggestiva, in cui l'autore ritiene di aver scoperto il
mistero naturale:
" Il marito disteso
in un campo, col cranio spaccato dal sole
-una sposa non pu trascinare un cadavere
come un sacco - . Si leva la luna, che getta un po' d'ombra
sotto i rami contorti. La donna nell'ombra
leva un ghigno atterrito al faccione di sangue
che coagula e inonda ogni piega dei colli." (Pavese, 1980, 22)
Sembra quasi una scena dei film noir. Nelle Parole del politico annuncia
un'atmosfera opposta a quella lugubre di poc'anzi, un clima pacato e sommesso. Al
mercato dei pesci
"ce n'era d'argento,
di vermigli, di versi, colore del mare.
Al confronto col mare tutto scaglie d'argento,
la vincevano i pesci. Si pensava al ritorno." (Pavese, 1980, 108)
Il ritorno indica il rientro alla vita normale, dopo l'esperienza del confino; ma in
un certo senso anche ad un futuro di rinnovamento stilistico. Il linguaggio metaforico
che un tempo mirava all'immagine-interna come protagonista, portato a "tradursi
spontanemante in metafora e in un uso pi sorvegliato della singola parola poetica."
(Mutterle, 1966, 306). La tecnica narrativa ha un altro cedimento. L'impalcatura che
aveva sostenuto fin qui la produzione poetica passa a motivi pi intimi. Di pari in
passo con quella tematica, cambia anche quella metrica.
"Il tuo sangue tenero si fatto altrove.
Le parole che dici non hanno riscontro
con la scabra tristezza di questo cielo.
Tu non sei che una nube dolcissima, bianca
impigliata una notte tra i rami antichi." (Pavese, 1980, 35)
76
77
78
6.3.2 Le parole-mito
Allargando lo sguardo si pu rintracciare anche uno scambio di espressioni
intente a suggerire una continuit dove di diverso c' soltanto la collocazione. Si fa
riferimento alle parole-mito quale elemento tipico della pavesiane, grazie a cui il
passaggio dalla poesia - intesa come narrazione, alla poesia come canto, diviene
meno brusco. Le espressioni ricorrenti formano una trama di spazi temporali e fisici
e legami inevitabili con questi. Ecco alcune dimostrazioni.
"Se suonasse la voce anche il palpito breve
del silenzio che dura, si farebbe dolore." - da La terra e la morte
" C' un silenzio che dura
sulle pietre e sui colli."
"Talvolta ritorna nel giorno
nell'immobile luce del giorno d'estate" - da Lavorare stanca.
"Il mattino trascorreva lento, era un gorgo
d'immobile luce." - da Poesie del disamore (Pavese, 1980, pp. 90, 57, 25, 81.)
79
Ci sono persino i gatti che osano sentenziare: The cats will know un'immagine
che, pur non facendone menzione nella poesia, si intuisce che siano di colore nero.
In sintesi, non tanto importante il susseguirsi delle novit nella catena dei versi, o
il ritornare sugli anelli gi infilati al dito poetico quanto lo sviluppo nell'esercizio
tecnico e stilistico e le contraddizioni (non poche) che lo accompagnano, molto
spesso soggette alle bizantinerie dell'autore.
80
71
81
CONCLUSIONE
Nel corso del lavoro di ricerca Cesare Pavese: la poesia come confessione dellio
si tentato di salire su un'immaginaria macchina del tempo per visitare l'epoca in cui
vissuto il poeta, per conoscere da vicino l'atmosfera culturale e storica in cui
letterati come lui si sono mossi e hanno operato. Per capire Pavese come poeta non
bastata la sola lettura delle sue poesie ma stato utile e necessario conoscere anche la
narrativa, anche perch si pu dire che prosa e lirica camminano insieme, tanto da
dar vita al suo modello di poesia narrata. Grazie ai suoi numerosi racconti e saggi
stato possibile mettere a fuoco i temi, i concetti di arte e di cultura, di poetica,
situazioni narrative e tutti gli sviluppi stilistici della sua raccolta poetica principale
Lavorare stanca e delle sue ultime liriche di Verr la morte e avr i tuoi occhi. Ma
forse il pi grande supporto per la comprensione di questo viaggio nella poesia
stato trovato nel suo diario Il mestiere di vivere e nel fitto carteggio tra amici,
letterati e altri addetti ai lavori.
Fin dalla pubblicazione del suo primo libro, le poesie di Lavorare stanca, Pavese
non si accingeva ad instaurare una semplice relazione stilistica con la cultura del suo
tempo, ma si proponeva una lunga strada e non certo agevole. Per questo motivo
stato importante seguire i suoi passi mentre cercava le forme espressive, autonome e
innovatrici, e le immagini da fissare. Attraverso lo strumento espressivo tutto
particolare come la poesia-racconto Pavese si era messo in polemica nei confronti
degli istituti della gran lirica novecentesca di quegli anni. Ma come abbiamo visto, fu
proprio grazie a questo un linguaggio prosastico che ha potuto far popolare i versi di
82
83
non ha sentito, almeno una volta nella vita, il bisogno di andare via, di scappare, e
nello stesso tempo ha temuto di farlo?
Sono molteplici gli aspetti della poesia di Pavese che colpiscono il lettore. Uno di
questi l'infanzia come periodo determinante della vita in cui si creano i miti e
successivamente cose di cui narrare, da cui la sua poetica. Ma c' un altro aspetto del
mito che ci induce a riflessioni anche molto personali. Pavese ritiene che una delle
pi grandi manifestazioni d'amore scoprire l'infanzia di chi ti sta a cuore. E tutti noi
sappiamo quanto siano stati importanti e indimenticabili gli anni di quando si era
bambini. Ci dimostra quanto sia stato importante per lui lo scavo psicologico per
meglio comprendere qualcuno, che noi abbiamo voluto applicare per conoscere la
sua opera in modo pi approfondito. Pavese riuscito a fare una cosa che va al di l
dell'arte e della cultura. Chiunque lo inizi a leggere, dapprima inizia ad amare la sua
poesia e poi sinizia a percepirlo come una presenza da abbracciare a cui voler bene
Si pu dire che l'esperienza letteraria di Cesare Pavese, iniziata con la poesia,
passata per la prosa, tra le infarinature delle traduzioni, si sia conclusa con la poesia
nettamente scolpita, quasi a voler raccogliere istantaneamente la purezza e la
tragicit delle sue emozioni
84
SINTESI IN SLOVENO
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trpljenju;
Legna verde (Zelena drva) tema teh pesmi je socialno izkorianje in
nepravinost;
Paternit (Oetovstvo) pesmi, posveene osamljenosti, nostalgiji.
86
3. Poetika mita
Po avtorjevem mnenju je temeljni in poglavitni razlog, ki nas vodi v pripoved
neke zgodbe, elja, da pojasnimo tisto nejasno, iracionalno, ki lei na dnu nae
izkunje. Pesnik lahko svoj jaz, svojo pesem izpove samo preko ''svetega trenutka'',
ki lahko nastane le kot doivetje iz pesnikova daljnega otrotva: takrat se v njem
porodi mitini trenutek, ki se ga zave ele kasneje, ko odraste. Zato Pavese navdih za
svojo poezijo najde v grievnatem podeelju rojstnega kraja, tamkajnji ljudje. Skozi
poglobljen tudij filozofije (grki klasiki, Vico), antropologije (Frazer) in
psihoanalize (Freud, Jung) se Pavese dokoplje do spoznanj, na katerih temelji
njegova poetica del mito poetika mita. Otrok je kot pralovek, ki se dogodkov ne
zaveda in si pojave razlaga kot nekaj maginega, kjer so bogovi in demoni
nadnaravne podobe. Odrasel lovek ne razmilja preko pravljic kot otrok, ampak v
idejah, konceptih. Pesnik je lahko samo tisti, ki je sposoben potovanja v svojo
preteklost. Na kratko: mit je nekaj skupnega, univerzalnega, kar se rodi v izkunji
vsakega posameznika. Je nekaj temanega, nekaj kompleksnega, nekaj, kar je
mogoe izraziti le skozi poezijo. Vloga le-te je, da ta zapleteni klobi razvozla.
4. Osebe in konflikti
Pesmi so torej kratke zgodbe o preprostih ljudeh in njihovem vsakdanjem
ivljenju. V njih so kmetje in njihovi starodavni obredi, kresovanja, vroa poletja,
polna strasti. V njih so delavci v turobnih ulicah, je samotar, ki se skriva v divjini, je
plesalka, ki zavaja mladenie, so olnarji, ki nabirajo pesek, so mladi, ki beijo od
doma, je prostitutka, ki si eli istih rjuh, so enske, ki se rtvujejo za otroke in ob
porodu umrejo. Zaradi strastnih podob so bile nekatere pesmi iz cikla izloene.
V vsaki pesmi je utiti notranji konflikt, ki je znailen za poetiko celotne zbirke;
konflikt, ki izhaja iz pesnikove osamljenosti in njegove nezmonosti dejavno iveti
87
ivljenje (Pavese sam pravi, da zmore pisati, ne pa iveti). Iz tega izvirajo vse ostale
dvojnosti: mesto-podeelje, moki-enska, mladost-zrelost, brezdelje-marljivost,
beg-vrnitev. Dualizem je os, okoli katere se vrti tudi njegova proza.
Pesmi so nastajale, ko je bil leta 1935 Pavese obsojen na tri leta konfinacije na
jug Italije in sicer zaradi svojih politinih nazorov, ki tedanjemu faistinemu reimu
niso bili pogodu. e naslednje leto ga izpustijo in ko se vrne domov v Torino, izve,
da ga je njegova zaroenka Tina Pizzardo, komunistka, zapustila in da se ravno pripravlja na poroko z drugim. To ga silno potre in spravi v globoko krizo, ki ga za
vedno zaznamuje in v njem zakorenini neke vrste sovratvo do ensk.
5. enska in simboli
V Pavesejevi poeziji je enski lik nenehno prisoten, kljunega pomena in v
nenehnem konfliktu s mokim likom. enska je nerazumljivo, hladno in dvoumno
bitje, nesposobna kakrnegakoli obutja, e posebej ne alosti. Pavese vidi ensko
kot simbol narave, njene prsi primerja z grii (to je edina pozitivna primera). Na
splono je za Paveseja enska simbol zla, o njej govori zanievalno (kot o pocestnici
in vlaugi), e posebej, ko gre za mater. Tu lahko omenimo pesnikovo navidezno
mizoginijo: v svojih verzih namre nenehno soustvuje z usodo ensk in njihovim
rtvovanjem. Za vsem tem negativnim odnosom se skriva globoka stiska, ki izvira e
iz otrotva.
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7. Zadnje pesmi
Njegova predzadnja zbirka pesmi, La terra e la morte (Zemlja in smrt) ni
posveena enski eprav tako kae temve mladeniu, s katerim je bil Pavese
misteriozno povezan. Z vidika tehnike in pesnikega sloga so verzi izredno kratki in
''teejo kot reka''. V njih se prepletajo simbolne in onirine podobe,
prepojene z
monim lirizmom. Kratki opus Verr la morte e avr i tuoi occhi (Prila bo smrt in
imela bo tvoje oi) iz leta 1950 je Pavese posvetil filmski igralki Constance Dowling,
v katero naj bi se zaljubil in ki ga je izkoristila in izigrala. Zanjo je napisal tudi nekaj
scenarijev.
8. Zakjuek
Cesare Pavese se je avgusta 1950 v samotni hotelski sobi poslovil od ivljenja.
eprav so mu le malo pred tem, junija istega leta, podelili nagrado Strega za roman
La bella estate (Lepo poletje), je bil zadnji ustveni poraz zanj preveliko breme.
Uresniil je svojo ''nesmiselno razvado'' misel na samomor, ki je bila e od
mladosti dalje njegova stalna spremljevalka.
Pavese je zapustil pomembno literarno dediino, tako glede tematik kot glede
stilistinih pristopov. Zavrnil je vzvienost kultivirane poezije in zagovarjal
preprosto ubesedovanje ustev. Je eden redkih pesnikov, ki je navduil mlaje
generacije ter jih spodbudil k pisanju poezije. Zahvaljujo njemu je italijanska
literatura zadihala z novo, sveo ustvarjalnostjo.
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BIBLIOGRAFIA E FONTI
Opere di Cesare Pavese
Pavese, C. (1982): Verr la morte e avr i tuoi occhi. Poesie del disamore.
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Marzorati.
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Einaudi.
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Saitta, A.. (1977): Dal fascismo alla resistenza. Firenze. La Nuova Italia.
Calvino, I. (1962): Le poesie di Pavese, in "Miscellanea per nozze CastelnuovoFrigessi", Serie 2 Torino, pp. 67-69
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Antologie e guide
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L'Ottocento e il Novecento. Bari. Laterza.
Narrativa
Dizionari
Fonti internet
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manoscritto 12 giugno 1950) stata trasmessa nella rubrica (Scrittori al
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http://www.classicitaliani.it/pavese/pavese_mito.htm
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positivo, Mito negativo. (Italies est une revue annuelle manant du dpartement
ditalien de lUniversit de Provence). Studi americani (2008-06) Lombardo A.,
Tradizione americana in Studi Americani, n 2, 1956.- http://italies.revues.org/
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Melchiorri, Frre U., prof.FSC (2009-03) Sulla poetica di Pavese nelle sue opere
- http://www.wil.it/melchiorri/Italiano/Pavese.htm
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Rivera de la Cruz , M. (2009-02): La mujer en la narrativa de Cesare Pavese Las circunstancias vitales. Marta Rivera de la Cruz Monografia - 21 agosto 2006.
Estratto da: www.ucm.es/info/especulo/numero3/cpavese.htm
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sul mito sfiorando la crisi religiosa. Sente soprattutto la certezza di essere diverso, di
non sapere partecipare alla vita.
Nel 1945 ritorna a Torino dove si organizzano le prime bande partigiane. Trova
decimati molti amici, tra cui Pintor, Ginzburg e Pajetta. Si iscrive al PCI, riprende il
suo posto all'Einaudi e scrive ai collaboratori per riprendere i contatti interrotti
durante i venti mesi di occupazione tedesca. Collabora a ''L'Unit'' dove conosce
Davide Lajolo e Italo Calvino. Nello stesso anno di nuovo a Roma per impegni di
lavoro e vi rimane fino al 1946. Durante il soggiorno a Roma conosce Bianca Garufi,
con la quale scrive Fuoco grande, il romanzo bisessuato che uscir postumo.Tra
Pavese e la Garufi nasce una tormentata passione che d l'avvio ad una breve ed
insolita stagione poetica: La terra e la morte. Ritornato a Torino pone mano a i
Dialoghi con Leuc, che sarebbe proprio la Garufi, dove la sua teoria sul mito; esce
Feria d'agosto. Nel 1948 finisce La casa in collina e pubblica Prima che il gallo
canti. Tenta un approccio al mondo cinematografico, un caro fantasma della sua
adolescenza. Ritorna spesso a San Stefano Belbo dove frequenta Pinolo Scaglione,
un amico d'infanzia, il Nuto de La luna e i fal, considerato il suo migliore racconto.
Nel 1949 conosce Costance Dowling, una giovane attrice americana. Il 24 giugno
del 1950 a Roma dove riceve il Premio Strega per La bella estate, imponendosi su
illustri finalisti come Curzio Malaparte. Lo accompagna la Dowling con le sue efelidi
rosse e forse in qualche modo con una sincera ammirazione per un uomo ormai
famoso e noto. Accende ancora una volta i sentimenti di Pavese, ma poi va via, lo
abbandona, torna in America e Pavese scrive che il distacco era irreparabile, a lei
dedica Verr la morte e avr i tuoi occhi.
Nella notte tra il 27 e il 28 agosto, Pavese si suicida in una camera dell'albergo
Roma, inghiottendo venti bustine di sonnifero. Prima avrebbe fatto qualche
telefonata a due donne, che rifiutano di incontrarlo. Lo trovano vestito di tutto punto.
Sul frontespizio dei Dialoghi con Leuc, posato sul tavolino da notte, si potevano
leggere le sue ultime parole, le stesse di Majakovskij: ''Perdono tutti e a tutti chiedo
perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi.''
Aveva solo 42 anni.
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