Sei sulla pagina 1di 1

  

Giovanni Pascoli:
riassunto della
biogra4a e delle opere
dell'autore
Appunto di italiano sulla vita di
Giovanni Pascoli. Vengono
analizzate le principali poesie di
Giovanni Pascoli, la poetica
…continua
del
fanciullino contenuta all'interno
di Daniele 106' di lettura
(28554 punti) 4,1/5 (15)

In questo appunto si parla di Giovanni


Pascoli che è considerato uno dei
principali autori della letteratura italiana e
in assoluto tra i più importanti. Egli
nacque a San Mauro di Romagna nel
1862. La sua prima formazione gli fu
impartita in un collegio religioso. La sua
vita presto fu segnata da un tragico
evento, ovvero la morte del padre
Ruggero, che fu ucciso mentre stava
guidando il suo carro. Questo evento
segnò per sempre la vita del giovane
Pascoli, il quale ricorrentemente nelle sue
poesie proporrà il tema del nido.

Dopo poco tempo morì anche la madre


del poeta e questi trascorse quindi la sua
vita in compagnia delle sorelle Ida e
Maria, stabilendo nel corso del tempo con
loro delle relazioni molto morbose.
Giovanni Pascoli sul piano letterario fu
molto attivo, scrivendo opere molto
importanti come per esempio liriche
famose, tra cui si ricordano: X Agosto, Il
Gelsomino notturno, Novembre, Tuono.
Tra i temi principali e ricorrenti presenti
nelle sue poesie, si ricordano per esempio
il ricorso alla poetica del fanciullino, il
tema del nido.

Indice
Vita e opere di Giovanni Pascoli - Versione
alternativa 1
BiograTa e opere di Giovanni Pascoli -
Versione alternativa 2
Giovanni Pascoli, riassunto - Versione
alternativa 3
Poetica e poesie di Pascoli - Versione
alternativa 4
Giovanni Pascoli, sintesi - Versione
alternativa 5
BiograTa e liriche di Pascoli - Versione
alternativa 6
Vita e Opere di Pascoli - Versione
alternativa 7
rapportouomonaturaRapporto uomo-
natura: confronto Pascoli e Leopardi

Vita e opere di Giovanni


Pascoli

Giovanni Pascoli nasce a S. Mauro di


Romagna nel 1855, nel 1862 entra nel
prestigioso collegio dei Padri Scalopi a
Urbino, da dove porterà avanti i primi
studi, sino all’anno 1871.
Nel 1867 morirà il padre Ruggero,
assassinato nel suo carro, sulla strada del
ritorno verso casa. Mai scoperti gli autori
di tale reato, solo alcune supposizioni.
Il padre rivestiva l’ambita carica di
amministratore dei beni dei principi di
Torlonia.
Questo evento lascerà un segno
indelebile nel pensiero pascoliano,
andando ad in\uenzare inevitabilmente
tutta la produzione del poeta.
Di lì a poco succederà la morte della
madre, accompagnata da quella dei due
fratelli e di una sorella: Pascoli uscirà dal
lutto familiare accompagnato dalle sole
due sorelle, Ida e Maria.
Il poeta tenterà così di ripristinare la
parvenza di una famiglia e, a conclusione
della sua carriera di insegnate, si ritirerà a
vivere con le sorelle. A questo proposito il
loro rapporto farà molto discutere.
Sulle orme di queste relazioni ambigue
nasceranno anche gli interessi di critici e
psicologi, i quali sonderanno le intime
vicende di casa Pascoli, intrise di rapporti
equivoci e morbosi. Da molte poesie di
Pascoli emerge anche la visione turbata
della sessualità del poeta.
Nel 1873 Pascoli ottiene una borsa di
studi per l’Università di Bologna, dove si
iscriverà alla facoltà di lettere. Qui
conoscerà il socialista Andrea Costa,
avvicinandosi al gruppo degli anarchici
romagnoli e partecipando ai primi moti
socialisti. Prenderà parte anche alla
manifestazione in difesa di Gaetano
Bresci, pagando lo scotto della prigione,
dove sarà detenuto per tre mesi assieme
ad altri anarchici. Qui Tnirà la sua attività
politica, in favore degli studi accademici,
che riprenderà di lì a poco presso
l’Università romagnola. Nel 1882 si laurea.
Comincia a questo proposito la sua
attività di professore, che lo vedrà
insegnare latino e greco presso alcuni dei
più prestigiosi licei italiani.
Nel 1906 succederà alla cattedra del
Carducci, suo mentore.
Comprerà quindi una casa a
Castelvecchio dove si trasferirà con le
sorelle. Morirà nel 1912, poco tempo
dopo la conquista italiana della Libia.
Proprio in occasione di questa impresa
scriverà il famoso saggio “La Grande
Proletaria si è mossa” e quello sulla
poetica del “Fanciullino”.
Tuttavia, la raccolta che più lo renderà
famoso sarà “Myricae” (da tamerici, fragili
arbusti di dimensioni umili, in cui si rifà
alla prima egloga delle Bucoliche di
Virgilio).
In Myricae, raccolta di poesie di Giovanni
Pascoli, egli proporrà una collezione di
temi quotidiani, in cui prevarrà
sostanzialmente il paesaggio rurale di una
campagna novembrina, autunnale. Su
questo sfondo bucolico, espressione
dell’angoscia e dell’inquietudine del poeta,
comparirà ricorrente la presenza della
nebbia.
Altra importante raccolta del Pascoli
prende il nome de “I Canti di
Castelvecchio”, ispirati alla permanenza
del poeta presso l’omonima località, in cui
il poeta si interrogherà su questioni quali
il mistero e l’angoscia del vivere.
Ne “Poemi Conviviali” (poemetti in versi),
che appariranno per la prima volta sulle
pagine della rivista Il Convito, Pascoli
proporrà temi di reminiscenza
classicheggiante, in cui sarà riservato uno
spazio particolare alla presentazione di
valorosi eroi del passato.
Nei “Carmina” verranno proposte alcune
liriche in lingua latina, anche a ricordare i
successi riportati durante svariati concorsi
letterari ad Amsterdam (9 volte di Tla).

Poetica di Giovanni Pascoli:


apparentemente ci si sorprende della
semplicità dei testi pascoliani, ma
prestando un po’ d’attenzione ed
entrando nel merito della poesia,
accentuata emerge l’in\uenza del
simbolismo.
Nelle poesie di Pascoli si può osservare
una straordinaria capacità ricettiva, in
grado di celebrare la totalità delle
emozioni che una situazione può
suscitare. Anche la più banale delle
sensazioni riveste importanza
fondamentale ai Tni di un forte impatto
emotivo, che caratterizza le opere di
questo poeta.
L’importante è cogliere tutto con
immediatezza e spontaneità tipiche dello
spirito infantile, il poeta si identiTca
nell’uomo capace di regredire all’infanzia
ed essere bambino.
Tale è l’atteggiamento che il poeta
assumerà nel suo approccio con la realtà,
manifestando quella genuinità e quel
senso di meraviglia tipici degli spiriti
puerili.

per ulteriori approfondimenti sulla vita di


Giovanni Pascoli vedi anche qua

Temi emergenti nelle opere di Giovanni


Pascoli:
- Campagna: atmosfera immersa nella
nebbia e nel silenzio, sotto una luce
crepuscolare. Questo paesaggio dice tutta
l’inquietudine dell’animo scosso del poeta,
presentando spesso aspetti drammatici.
- Umanitarismo: ricorrente invito alla
fratellanza e al rispetto reciproco,
riconducibile alla traumatica morte del
padre.
- Tragedia famigliare: in relazione alla
propria esperienza di lutto, in particolare
alla morte del padre, avvolta nel mistero.
- Visione bieca della sessualità:
manifestata in maniera eclatante della
lirica del “Gelsomino Notturno”.
- Nebbia: uno dei topoi della lirica
pascoliana, assume un’accezione non del
tutto negativa, si pone come qualcosa che
avvolge, limitando la vista ad una realtà
circoscritta, dimensione ricercata dal
poeta.
Se nel Romanticismo il poeta guardava
allo streben verso l’inTnito, nel
Decadentismo si
ricercheranno piuttosto dimensioni
limitate. A questo proposito la nebbia
rappresenterà per
il poeta decadente un riparo dalla vastità
romantica, il nido sicuro entro cui
rifugiarsi (X Agosto: padre assassinato
mentre fa ritorno al nido famigliare,
come una rondine che non fa in tempo a
mettersi al riparo).
- Paura della morte: l’angoscia che questa
scatena dall’animo umano ci mette a
contatto con una dimensione
sconosciuta, che fa paura. Questo è il
contrario di ciò che accadeva nel
Romanticismo, in cui essa assume invece
connotazione positiva, di quiete.
- Dimensione onirica: dimensione
ricercata in tutto il Romanticismo,
correlata alla notte, spesso vista sotto
un’ottica positiva. Al contrario, durante il
decadentismo il sogno diventa quella
dimensione attraverso cui l’uomo esprime
gli istinti più reconditi, che possono dar
luogo ad azioni riprovevoli, imprevedibili e
incontrollabili. È l’inconscio che genera
quegli istinti irrefrenabile che l’uomo sa di
avere, senza però poterli controllare.
- Simbolismo: ereditato da Baudelaire
(uccelli: rondine, assiuolo; Tori:
gelsomino).
La novità che introduce il Pascoli è
sicuramente l’innovativo linguaggio lirico,
alla base di tutte le avanguardie poetiche
del Novecento (critici del 900: Tlologo
Contini e Squaratis).
Ci verranno così presentati metri molto
vari, con numeri di strofe irregolari,
sentiremo parlare per la prima volta di
ipermetro (mentre nella metrica
tradizionale l’endecasillabo è il più lungo),
il tutto a vantaggio di uno stile irregolare,
che ri\ette altrettanto contrastanti stati d’
animo. Il linguaggio è alogico. Scrive
Squaratis: esistono in Pascoli più linguaggi
che si amalgamano assieme: pre-
grammaticale, grammaticale (più rigido e
logico), post-grammaticale (con inserzione
di termini stranieri).

Il fanciullino: in questo saggio, scritto nel


1897 ed edito nel 1903, Pascoli spiega
come il poeta deve rapportarsi alla vita.
Ovvero, deve far emergere dal suo intimo
quella voce di bambino che, con
l’avanzare dell’età si tende a sopprimere.
Dacché solo il fanciullo vede chiaramente
come è la realtà, è bene rivalutare quegli
atteggiamenti tipici dell’età infantile.
Per ovviare a quel vuoto di valori, al male
di vivere, il poeta si rifugia in una
dimensione dove tutto viene recepito
attraverso un certo senso di stupore,
meraviglia.
Dentro di noi un fanciullino continua a
vivere, un bambino che teme la morte
(Cebes Tebano).
Giovanni Pascoli si può deTnire uno
sperimentatore di emozioni, interessato
al modo con cui il fanciullino si rapporta
alla realtà, con ingenuità, autenticità e
irrazionalità.
Il poeta è colui che vede ciò che il comune
uomo non vede, diventa veggente, dotato
di una certa sensibilità.
Questo dà una spiegazione dell’apparente
facilità della lirica pascoliana, quasi banale
a un primo sguardo.

Lavandare di Giovanni Pascoli: Autunno,


un velo di nebbia avvolge il paesaggio
desolato di una campagna novembrina.
Si sussegue una serie di immagini tratte
dalla vita rurale, senza una logica
consequenziale.
Campo arato a metà: appare mezzo grigio
e mezzo nero, in un particolare gioco
cromatico, in mezzo giace un aratro senza
buoi, abbandonato. Si accavalla ora il
suono dello sciabordare, ritmato dalla
gora: canali dove le lavandaie solevano
immergere i panni, intonando cantilene
che, in questo caso, richiamano alla sfera
uditiva.
Il vento soha e la frasca nevica: dalle
fronde cariche di neve piovono Tocchi di
ghiaccio.
E tu non torni al tuo paese: senso di
abbandono trasferito anche all’uomo: la
donna sembra evocare la memoria
dell’amato.
Espedienti retorici e stilistici: uso di
onomatopee (sciabordare), sinestesia
(associazione di più sensazioni nello
stesso momento), rime interne (all’interno
di uno stesso verso: “sciabordare delle
lavandare”), linguaggio attento ai richiami
fonici e allo stesso tempo analogico
(solitudine dell’ aratro = solitudine della
donna).

Novembre (Myricae): Viene analizzato il


testo di Novembre di Pascoli. Siamo a S.
Martino (11/11), giorno particolare
conosciuto anche come “l’estate fredda
dei morti”, in cui si commemora il ricordo
dei defunti.
Ci vengono presentate alcune immagini di
vita quotidiana, con forti richiami
analogici ed allusivi:
Gèmmea l’aria: l’aria è limpida come una
gemma, una pietra preziosa.
Il sole così chiaro: talmente splendente
che ti sembra primavera, e quasi
penseresti di cercare gli albicocchi in
Tore.
Odorino amaro del prunalbo: del
biancospino (Pascoli era esperto di
botanica).
I rami spogli s’intrecciano a formare
ragnatele sullo sfondo terso del cielo.
Vuoto è il cielo: siamo alle soglie
dell’inverno, nessun uccello vola nel cielo;
Cavo al piè sonante sembra il terreno:
talmente duro che risuona ai passi di chi
vi cammina.
C’è silenzio intorno: solo quando soha
qualche alito di vento si ode un fragile
cadere di foglie, che ci riporta alla
caducità della vita umana. Domina il
senso di morte, trasmesso dal paesaggio
invernale che inizialmente dà l’illusione di
un’atmosfera primaverile. Espedienti
retorici e stilistici: ossimori (estate fredda),
sinestesie (sole/cielo–odore = vista–
olfatto; cadere fragile).

X Agosto di Giovanni Pascoli: 10 agosto:


notte di S. Lorenzo, giorno in cui ricorre la
morte del padre Ruggero, a cui il poeta
dedica questa lirica.
“San Lorenzo, io lo so perché tanto di
stelle per l'aria tranquilla arde e cade…”.
Per tradizione, nella notte delle stelle
cadenti gli uomini sono soliti esprimere
un desiderio. L’espressione tanto di stelle
ricalca la forma arcaica latina del genitivo
partitivo.
“Perché sì gran pianto nel concavo cielo
sfavilla”.
Per analogia pare che il cielo, con il suo
pianto di stelle, abbia compassione del
dramma che anigge il poeta.
“Ritornava una rondine al tetto…”.
La lirica è intrisa di parallelismi: come la
rondine ritorna al suo nido, così il padre
ritorna a casa.
Il padre è stato ucciso perché si trovava
fuori dal suo nido, quindi sottoposto ai
pericoli della vita, così come lo è stata la
rondine.
“Ora è là come in croce…”
Croce simbolo della passione di Cristo,
della sooerenza.
“Tende quel verme a quel cielo lontano…”
Quasi a chieder pietà per la sua
condizione.
“E il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano”.
I rondinini sono destinati a perire di fame.
“L'uccisero: disse: Perdono; e restò negli
aperti occhi un grido, portava due
bambole in dono…”.
Tuttavia l’ uomo sembra aver perdonato i
suoi uccisori; tra le mani reggeva due
bamboline.
“Egli immobile, attonito, addita le
bambole al cielo lontano”.
Se ne sta ora immobile e stupito addita al
cielo le sue bamboline.
“E tu, Cielo…”.
Sembra che il poeta invochi il pianto del
cielo, ahnchè abbia compassione di tutta
questa malvagità.
La struttura è circolare: si apre con
un’immagine del cielo e con essa si
conclude; il ritmo, lento, è dato da una
punteggiatura molto rigorosa e
frequenziale, che ben rispecchia
l’angoscia del poeta.

L’assiuolo (Myricae): Si tratta di una lirica


paesaggistica, che si apre con la
descrizione di una notte chiara, in cui la
luna non s’intravede ancora, ma viene
ricercata dal poeta.
L’esito di questo ricercare rivelerà una
sensazione di mistero che coglierà il
poeta di fronte alla natura.
La poesia si struttura su una serie di
immagini, le quali si accavallano, slegate
tra loro, come a voler ri\ettere lo stato
emozionale dell’autore.
L’assiolo, è un uccello notturno preso in
considerazione per il suo verso lamentoso
e malinconico, che qui viene reso grazie
all’ onomatopea “Chiù”.
Tale ripetersi di suoni allude
all’inquietudine e al mistero che turbano
l’animo del poeta.
In questa serata è appena trascorso un
temporale, in lontananza si scorge ancora
la cupa ombra delle nubi in un cielo che si
sta rasserenando.
“Dov’era la luna?”: il poeta cerca la luna in

Potrebbero piacerti anche