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Introduzione a Giovanni Pascoli

Giovanni Pascoli è una figura centrale della cultura italiana tra la fine dell’800 e i primi anni del 900. Fu
poeta di grande successo, professore universitario, autore di saggi e critico letterario. La sua poesia
unisce la raffigurazione del mondo naturale e contadino e una grande carica umanitaria.
La vita di Giovanni Pascoli: momenti da ricordare
1855. Giovanni Pascoli nasce a San Mauro di Romagna.
1862. Entra nel collegio degli Scolopiti a Urbino, dove riceve una formazione classica.
1867. La morte del padre rompe la serenità familiare, l’anno successivo muore la madre e poi la sorella e
due fratelli.
1873. Pascoli studia Lettere a Bologna e si avvicina al Socialismo.
1979. Viene arrestato durante una manifestazione e trascorre alcuni mesi in carcere; questa esperienza
lo allontana dall’azione politica.
1882-95. Insegna in vari licei italiani. Vive con le sorelle Ida e Mariù, con cui ricostruisce quel nucleo
familiare che aveva perso da ragazzo, ma questo lo allontana dal mondo esterno e lo fa chiudere nel suo
pessimismo.
1895-1904. La sorella Ida si sposa e Giovanni Pascoli vede in questo un tradimento del nido familiare.
1905. Subentra a Giosuè Carducci nella cattedra di letteratura italiana dell’Università di Bologna. Nel
frattempo la sua fama di poeta si è ormai consolidata.
1911. Ormai figura di spicco nel panorama culturale italiano, Pascoli pronuncia il discorso La grande
proletaria si è mossa, con il quale esprime il suo appoggio alla guerra coloniale.
1912. Muore a Bologna.
Giovanni Pascoli e il Decadentismo
La poesia di Giovanni Pascoli si inserisce all’interno del Decadentismo, movimento letterario che si
diffonde alla fine dell’800 e che si basa sulla percezione del presente come epoca di decadenza e su un
ritorno all’irrazionale dopo le certezze del Positivismo. Vediamo nel dettaglio quali sono gli elementi che
fanno di Pascoli un poeta decadente.

4.1Crisi del Positivismo


Della sua formazione positivista rimane nella poesia di Giovanni Pascoli la precisione nell’uso dei nomi di
animali e piante e l’attenzione alla correttezza scientifica. Famoso il passo in cui Pascoli rimprovera
Leopardi per aver messo in mano alla donzelletta di Il sabato del villaggio un mazzo di rose e viole, cosa
impossibile dal momento che rose e viole non fioriscono nello stesso periodo. Ma in lui si riflette anche
la crisi della scienza tipica della cultura di fine secolo, che sfocia in tendenze spiritualistiche. Nella
scienza egli non vede più lo strumento principale di conoscenza.

4.2Simboli, corrispondenze e irrazionalismo


In conseguenza alla crisi del Positivismo la poesia di Giovanni Pascoli si apre all’ignoto e al mistero e
cerca di decifrare i messaggi enigmatici della natura. La rappresentazione degli oggetti non risponde a
un’adesione verista alla realtà. La soggettività del poeta li carica di valenze simboliche, rimandano a
qualcosa di ignoto e misterioso che si situa al di fuori di essi. Si vengono a creare legami segreti tra le
cose, le corrispondenze di cui parla Baudelaire, che solo possono essere colte abbandonando la logica.
La conoscenza diventa intuitiva, non più razionale. Simbolo, corrispondenze e irrazionalismo legano
indissolubilmente Pascoli alla cultura decadente.
Il pessimismo pascoliano
Il pensiero di Giovanni Pascoli è radicalmente pessimista e si basa sulla convinzione che la vita umana sia
dominata dal dolore e dal male. Questa visione porta il poeta a invocare la fratellanza: gli uomini, vittime
della loro infelice condizione, devono smettere di farsi del male tra loro e unirsi contro gli ostacoli della
vita. La sofferenza per Pascoli purifica ed eleva l’uomo, che dal dolore deve saper approdare al perdono.
Pascoli, rievocando nelle sue poesie l’uccisione del padre, si presenta come vittima del male del mondo,
ma rifiuta ogni vendetta.
Poesia pura e utopia umanitaria
Per Giovanni Pascoli la poesia deve essere pura, non deve avere fini pratici, secondo una concezione
tipica dell’Estetismo. Il poeta scrive per il piacere di scrivere e di creare qualcosa di bello, non per
consigliare o ammonire i lettori. Tuttavia Pascoli aggiunge qualcosa rispetto alla poetica dell’estetismo:
per lui la poesia, proprio nel momento in cui diventa pura e disinteressata, assume un’utilità morale e
sociale. La sua poesia predica la non violenza e si oppone all’odio tra gli uomini, invocando la fratellanza.
La poesia pura di Pascoli è portatrice di un grande messaggio sociale, che prende la forma di un’utopia
umanitaria, il sogno irrealizzabile di un mondo migliore.
La poetica del fanciullino
Un discorso a parte merita il saggio Il fanciullino (1897), in cui Giovanni Pascoli espone la sua poetica.
Vediamone i punti principali:
Il poeta deve porsi nell’ottica del fanciullino e comportarsi come se vedesse le cose per la prima volta,
con stupore.
Per descrivere questo nuovo mondo egli deve usare un nuovo linguaggio, svincolato dai meccanismi
della comunicazione abituale e che vada all’intimo delle cose, riscoprendole.
La poesia diventa una conoscenza prerazionale, immaginifica, intuitiva e non logica. L’atteggiamento
irrazionale in Pascoli non determina un abbandono al sogno, ma anzi porta a uno scavo profondo nella
realtà e permette di conoscere le cose direttamente, senza la mediazione della ragione.
Il poeta-fanciullino è in grado di cogliere le somiglianze e le relazioni tra le cose, le corrispondenze che
vengono a creare una rete di simboli.
Il poeta è un veggente, dotato di una vista più acuta degli altri uomini e può spingere lo sguardo oltre le
apparenze ed esplorare il mistero.
Tutti questi elementi ci mostrano come Pascoli abbia saputo approfondire e personalizzare gli elementi
più importanti del Decadentismo.
Temi della poesia pascoliana
Per fare il punto di quanto detto finora passiamo ora riassumere in pochi punti i temi principali della
poesia di Giovanni Pascoli.
La natura e la campagna
La descrizione della natura e della vita contadina, dei suoi oggetti e dei suoi ritmi sono al centro di tutta
la produzione di Giovanni Pascoli. Il poeta vede il suo ideale in una forma di vita che sta scomparendo. A
differenza del Verismo di Verga, Pascoli ignora gli aspetti più crudi della realtà popolare e la idealizza.
Egli preferisce concentrarsi sulle piccole cose di quel mondo e si pone nell’ottica stupita del fanciullino
che vede tutto per la prima volta. Con lo stesso sguardo stupito Pascoli si sofferma sugli eventi naturali, li
spoglia dei loro significati oggettivi e gliene conferisce di nuovi e simbolici.
Le piccole cose
Il mondo poetico pascoliano appare frantumato in tanti piccoli oggetti, brevi immagini, lampi di luce, scie
di odori, pensieri che appaiono e scompaiono all’improvviso. Di questo mondo visto a scatti Giovanni
Pascoli descrive le piccole cose.
Il poeta rifiuta il principio classicista che divide tra temi alti e bassi e non ritiene questi ultimi degni della
poesia. Per lui la poesia è anche nelle piccole cose, che hanno la stessa dignità di quelle grandi. Così si
ricollega al principio romantico per il quale ogni elemento della realtà è degno di entrare in letteratura e
si fa cantore del mondo contadino allo stesso modo in cui canta le glorie nazionali ed evoca i miti e gli
eroi antichi.

Le vicende autobiografiche
Al centro di molte poesie di Giovanni Pascoli ci sono le sue vicende autobiografiche, in particolare la
morte dei suoi familiari. Importantissima l’immagine del nido distrutto, che il poeta cercherà per tutta la
vita di ricostruire. Nella poesia X Agosto, probabilmente la sua più bella, il poeta rievoca l’uccisione del
padre, accostandola a quella di una rondine e al martirio di Cristo sulla croce.
Quello che bisogna sottolineare è che Pascoli parte dalle proprie vicende personali per arrivare alla
condizione umana in generale. Così è anche per il suo pessimismo: nel proprio dolore egli vede il dolore
di tutta l’umanità e si attiva per porvi rimedio, seppur attraverso una visione utopistica.
Il mito e la storia antica
La formazione di Giovanni Pascoli è classica, studiò la letteratura greca e latina (di cui fu anche
professore a Bologna) e alle storie antiche si ispirò nelle sue poesie. Egli però non riprese quel mondo
così com’era, ma lo interpretò secondo la propria sensibilità. Nei Poemi Conviviali esplora gli aspetti
meno noti della storia e del mito, ricollegandosi alla poesia ellenistica, mentre nelle poesie in latino si
dedica ad aspetti marginali della vita romana e mette al centro personaggi umili (gladiatori, schiavi,
poveri) ma virtuosi. In questo vediamo di nuovo l’umanitarismo di Pascoli, che respinge la schiavitù e
cerca di riscattare queste figure oppresse.

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