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Giovanni Pascoli

Giovanni Pascoli nacque nel 1855 da una famiglia agiata a San Mauro di Romagna. Suo
padre fu ucciso nel 1867, portando la famiglia a trasferirsi a Rimini per motivi economici.

Al lutto del Padre seguirono altri lutti familiari tra il 1868 e il 1876. Ricevette un'educazione
classica e frequentò l'università a Bologna, dove si avvicinò al socialismo. Venne arrestato
nel 1879 per attività politica, ma questa esperienza traumatica lo portò a distaccarsi dalla
politica militante.Dopo la laurea nel 1882 , Pascoli fu insegnante a Matera e Massa,
vivendo con le sorelle. Dal 1887 al 1895 insegnò a Livorno

L’insegnamento universitario e la poesia

Dopo il matrimonio di Ida nel 1895, Pascoli si trasferì a Castelvecchio di Barga con la
sorella Mariù. Qui trovò pace e serenità nella campagna, ma internamente era tormentato
da angosce, paure e dalla presenza ossessiva della morte e degli incombenti eventi
storici.

Dal 1895 al 1903, Pascoli insegnò in varie università italiane. . Durante questo periodo,
pubblicò diverse raccolte poetiche di successo, consolidando la sua fama di poeta. Vinse
la medaglia d'oro al concorso di poesia latina ad Amsterdam per dodici anni . Negli ultimi
anni della sua carriera si dedicò a celebrare la patria e le sue glorie attraverso
componimenti come Odi ed inni, Poemi del Risorgimento e Canzoni di re Enzio. Pur
essendo un poeta schivo e legato alla vita domestica, Pascoli assunse anche il ruolo di
letterato ufficiale, diffondendo ideologie e miti attraverso discorsi pubblici .Malato di cancro
allo stomaco, Pascoli si spense nel 1912 a Bologna.

La visione del mondo

La formazione di Pascoli fu influenzata dal positivismo dominante durante i suoi studi negli
anni Settanta dell'Ottocento. Questa influenza si rifletteva nella precisione con cui
utilizzava la nomenclatura ornitologica e botanica nei suoi versi, così come nei temi astrali
presenti nella sua poesia, derivati da letture di testi scientifici dell'epoca.

Pascoli manifesta una sfiducia nella scienza come strumento di conoscenza, aprendosi
all'ignoto e al mistero che trascendono il dato sensibile. Questa tensione non si traduce in
fede religiosa, ma in una nostalgia per Dio senza possesso, rimanendo nei limiti del
messaggio morale evangelico di fraternità e mansuetudine.

Al dissolversi degli schemi con cui il Positivismo dava ordine razionale al mondo non
subentra un sistema concettuale alternativo.

Nella visione pascoliana, il mondo appare frantumato e senza un disegno unitario, con
componenti disposte casualmente e senza gerarchie d'ordine. Questa visione si riflette
nella struttura formale dei testi e nelle parole scelte per descrivere gli oggetti.

I simboli

Pascoli utilizza oggetti materiali nella sua poesia per trasmettere significati simbolici,
filtrando la realtà attraverso la sua visione soggettiva. Anche se usa termini precisi per
descrivere fiori e uccelli, questi diventano come formule magiche che rivelano l'essenza
segreta delle cose. Questa interpretazione soggettiva della realtà permette una percezione
onirica e fantastica, in cui il mondo perde la sua concretezza e le cose si mescolano l'una
con l'altra.

Pascoli crea connessioni segrete tra le cose, richiedendo di abbandonare la logica per
comprenderle. Crede che per conoscere il mondo bisogna usare interpretazioni non
razionali che portano direttamente alla vera essenza della realtà. Per Pascoli, non c'è una
netta separazione tra noi e il mondo esterno; le cose assumono aspetti umani e significati
profondi. La sua visione del mondo si avvicina alla cultura decadente e ha similitudini con
quella di D'Annunzio.

La poetica Il fanciullino

Da questa visione del mondo La poetica di Pascoli trova la sua espressione più completa
nel saggio "Il fanciullino", pubblicato nel 1897. L'idea principale è che il poeta si identifica
con il fanciullo che vive dentro ogni uomo: un fanciullo che guarda il mondo con stupore e
meraviglia, come se lo vedesse per la prima volta, come fece il primo uomo all'alba della
creazione. Come Adamo, anche il poeta "fanciullino" dà nome alle cose e, sentendosi di
fronte a un mondo nuovo, usa un linguaggio fresco che va oltre la comunicazione abituale
per scoprire l'essenza delle cose nella loro purezza originaria, rivelando il sorriso e la
lacrima che si nascondono in ognuna di esse.

Pascoli utilizza la metafora del "fanciullino" per rappresentare la sua concezione della
poesia come una forma di conoscenza immaginativa e prerazionale, radicata nel
Romanticismo ma reinterpretata in chiave decadente. Contrariamente alla visione
razionale e scientifica il poeta-fanciullo di Pascoli ci permette di immergerci direttamente
nella profondità della verità" grazie al suo modo intuitivo di percepire il mondo. Questo
atteggiamento intuitivo consente al poeta di cogliere l'essenza segreta delle cose senza
mediazione . Inoltre, il "fanciullino" scopre somiglianze e relazioni tra le cose, svelando
una rete di simboli misteriosi che sfuggono alla percezione abituale prigioniera delle
convenzioni. l’imposta in altre parole appare come un veggente che può attingere
all’ignoto ed esplorare il mistero. Si vede chiaramente come anche l’ampiezza pasciliana
rientri in un ambito decadente .

LA POESIA PURA

Pascoli sostiene che la poesia pura non dovrebbe avere scopi pratici o morali. Il poeta
canta solo per il gusto di cantare, senza cercare di impartire consigli o insegnamenti. La
poesia dovrebbe essere apprezzata per la sua bellezza intrinseca, senza dover
trasmettere messaggi civili o educativi.

Tuttavia precisa che la poesia, nella sua forma più pura e spontanea, può avere un
impatto profondo sulla morale e sulla società. Prendendo ad esempio Virgilio, Pascoli
spiega che il poeta romano, pur creando poesia per il solo piacere di farlo, ha insegnato
valori universali come l'amore per la vita e la pace tra le persone. Il sentimento poetico,
secondo Pascoli, calma gli impulsi negativi degli esseri umani e promuove la bontà,
l'amore e la fratellanza. La poesia del "fanciullino" invita quindi a superare le divisioni
sociali e nazionali, promuovendo un'utopia di unità e solidarietà tra tutti gli esseri
Per questo il rifiuto della lotta tra le classi si riflette anche nello stile adottato. Pascoli
rifiuta il classicismo aristocratico che separa ciò che è alto da ciò che è basso. Egli
sostiene che la poesia può essere trovata sia negli argomenti elevati che in quelli umili,
attribuendo a entrambi pari dignità. Pascoli estende il principio romantico di dare spazio a
tutti gli elementi della realtà, senza conflitti o esclusioni. Nella sua poesia celebra sia le
realtà umili, come il mondo contadino, sia le glorie nazionali e i miti classici.

Il fanciullino e il superuomo due miti complementari

Il superuomo dannunziano e il "fanciullino" pascoliano sono due miti apparentemente


opposti, ma con radici comuni. Mentre il superuomo rappresenta lussuria e violenza, il
fanciullino simboleggia innocenza e mansuetudine. Nonostante le differenze, entrambi
affondano le radici nello stesso terreno e si complementano reciprocamente.

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