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UMBERTO SABA

LA VITA
Umberto Saba nasce a Trieste, che ancora non faceva parte dell'Italia, il 9 marzo 1883. Saba è solo uno pseudonimo,
il suo vero nome è Umberto Poli. Egli ebbe la cittadinanza italiana per via del padre, Ugo Edoardo Poli, discendente di
una nobile famiglia veneziana; mentre la madre, Felicita Rachele Cohen, apparteneva a una famiglia ebrea di piccoli
commercianti. Quando Felicità partorì, il compagno Ugo la abbandonò e lei affidò il bambino ad una balia, una
contadina slovena chiamata Peppa Sabaz. Ella aveva perso il proprio figlio, perciò riservava su Umberto il suo affetto
e la sua tenerezza, finché la madre, austera e severa, lo reclamò presso di sé.
La scelta dello pseudonimo potrebbe essere un omaggio alle origini materne, in quanto “Saba” in ebraico significa
“nonno”, o un omaggio alla nutrice Peppa Sabaz. L'assenza del padre turba la crescita del poeta. I genitori di Saba
erano l'uno l'opposto dell'altro. Il padre é un uomo creativo ma inconcludente mentre la madre era una donna molto
concreta. Il rapporto con il padre riprende quando Saba diventa adulto. Il poeta ha sempre avuto la convinzione che
il padre fosse una cattiva persona a causa dei racconti della madre. Quando Saba conosce suo padre, si rende conto
che quell'uomo non era come sua madre lo aveva dipinto, anzi, Saba ritrova nel padre delle caratteristiche fisiche e
attitudinali molto simili alle sue.

Privato della figura paterna, diviso fra l’amore della madre naturale e della balia, Saba trascorre un'infanzia difficile e
malinconica, ed è così che la sua unica valvola di sfogo diviene la poesia. Si appassiona fin da giovane a Leopardi, per
poi ingrandire la propria cultura letteraria attraverso i testi di Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso, Foscolo, Manzoni, fino
ai contemporanei Pascoli e D'Annunzio.
Saba lavorava in una libreria antiquaria ma con l'avvento del fascismo è costretto a chiudere la sua attività ed
emigrare in Francia per poi tornare a Roma e rifugiarsi da degli amici.

Inizia a pubblicare le prime raccolte di poesia: “Poesie dell'adolescenza e giovanili” tra il 1900-1907.
Tra il 1907 e 1908 compì a Salerno il servizio di leva, un'esperienza che si riflette nei “Versi militari”. Torna a Trieste,
dove sposa Carolina Woelfler (Lina), di cui canterà nei suoi versi, così come farà per la figlia di Linuccia, nata poco
dopo. Successivamente pubblica le raccolte: “Casa e campagna”, “Trieste e una donna”, “Con i miei occhi”, e dopo
aver partecipato al primo conflitto mondiale, scrive “Poesie scritte durante la guerra”.

Nel 1921 esce il “Canzoniere”, in cui Saba raccoglie la sua precedente produzione poetica. Il titolo richiama al
"Canzoniere" di Petrarca, che fece da modello poetico fino all'avvento di Leopardi. A causa di frequenti disturbi
nervosi, nel 1928 intraprende una cura con un allievo di Freud, Edoardo Weiss, ed è così che si accosta direttamente
alla psicanalisi.

Colpito dalle leggi razziali, lascia l'Italia per recarsi a Parigi. Allo scoppio della guerra, nel 1939, si trova a Roma, dove
Ungaretti cerca di proteggerlo. Durante l'occupazione nazista, viene nascosto a Firenze, ospite anche nella casa di
Montale.

Successivamente pubblicherà “Storia e cronistoria del Canzoniere” (1948), dove egli afferma la consapevolezza del
proprio valore e dà indicazioni che riguardano i significati delle sue poesie. Giungono anche le prime importanti
attestazioni pubbliche: riceve il premio Viareggio, il premio dell'Accademia dei Lincei, laurea in lettere honoris causa.
Gli ultimi anni sono resi difficili dalle crescenti crisi depressive e dalla malattia della moglie, che muore nel 1956; Saba
la seguirà nove mesi dopo il 25 agosto 1957.

LE OPERE POSTUME
Nel 1964 esce il volume complessivo delle “Prose”, che comprende “Scorciatoie e ricordi-racconti”. Nel 1975 Einaudi
pubblica il romanzo incompiuto “Ernesto”, la storia dei turbamenti erotici di un adolescente, in cui l'atmosfera
triestina è resa da un singolare impasto di lingua e dialetto.

IL CANZONIERE e LA POETICA
L'edizione definitiva dell'opera risulta divisa in sezioni, che sono a loro volta raggruppate in tre volumi, che
corrispondono ai più ampi archi di sviluppo temporale della giovinezza, della maturità e della vecchiaia di Saba. Saba
pone in primo piano l'elemento autobiografico della sua poesia, ricondotta a particolari situazioni e momenti
esistenziali. Per il Canzoniere si può quindi parlare di un'opera unitaria (romanzo) in quanto narra la storia di una
vita. Il titolo richiama il Canzoniere di Petrarca, il quale fece da modello poetico fino a Leopardi.
Facendo riferimento alle proprie esperienze, Saba vuole parlare della condizione più generale dell'uomo e della vita;
non si presenta come il poeta-vate dispensatore di verità, non si propone di fare della “bella poesia”, ma della poesia
onesta, animata da una sincerità che permetta di fare chiarezza dentro di sé e nei rapporti con gli altri. Da una parte
questo atteggiamento porta il poeta ad affrontare i temi della quotidianità, dall'altra parte il desiderio di sincerità lo
spingere ad andare al di là delle apparenze, al fine di svelare la verità che giace al fondo.
La verità va ricercata nelle motivazioni profonde dell’agire dell’uomo, motivazioni che sono, nelle loro ragioni ultime,
identiche per tutti gli uomini. Lo strumento privilegiato per comprendere la realtà umana è per Saba la psicologia e in
particolare, a partire dal 1928, anno in cui inizia la terapia con Weiss, la psicoanalisi. Questa disciplina mostra le
pulsioni inconsce che stanno alla base delle azioni e dei pensieri umani. La scoperta della verità che giace al fondo
infatti può assumere anche una funzione terapeutica, proprio come nella pratica psicoanalitica, il rinvenimento delle
pulsioni inconsce che causano l'insorgere della nevrosi, può allo stesso tempo liberare il paziente dalla nevrosi
stessa.
Saba è influenzato fortemente dal pensiero di Freud e Nietzsche, che aveva smascherato l'ipocrisia della morale
corrente per mostrare gli aspetti più nascosti e inquietanti dei comportamenti umani.

I TEMI PRINCIPALI
I temi principali della poetica di Saba sono l'amore per la vita (che avverte costantemente o di cui cerca di
riappropriarsi), lo sforzo di superare un isolamento che nasconde in sé tracce profonde di angoscia e di dolore, la
riscoperta di un senso di partecipazione e quindi il desiderio improvviso di uscire e di vivere la vita con tutti gli
uomini. Ricorre la presenza femminile: alcune poesie sono dedicate alla moglie Lina, altre all'amante Chiaretta, e le
altre alla figlia Linuccia. Il rapporto con la donna riguarda il problema della maternità, in generale della famiglia:
l'abbandono da parte del padre e la durezza della madre inducono il bambino a riservare il suo bisogno di affetto
sulla balia, mentre più tardi cercherà piuttosto la comprensione e l'aiuto della zia. Nella moglie, Saba cerca anche un
sostituto dell'immagine materna, mentre altrove la figura femminile sembra proporsi come quella della donna-
amante e della donna-fanciulla.
E’ ovviamente presente la componente autobiografica, il cui tema principale è l'infanzia, seguono l'eros, la nevrosi, e
la scissione dell'io.
L'ultimo tema è il legame inscindibile che si stabilisce fra la gioia e il dolore, considerati entrambi come elementi
costitutivi e presenti nell’esistenza individuale e collettiva. L'umanità di Saba nasce dal dolore, da una lacerazione
interiore, quella della malattia psicologica, che affonda le sue radici nell'infanzia del poeta. Da qui il motivo della
sincerità, il bisogno di fare chiarezza, in un rapporto con la vita tutt'altro che facile.

CARATTERISTICHE FORMALI
Saba ha iniziato a scrivere le sue poesie basandosi prevalentemente sui libri della tradizione scolastica e ignorando
pressoché completamente il laboratorio delle sperimentazioni contemporanee. Negli anni delle avanguardie, Saba
non esita ad adottare gli schemi poetici del passato, come la metrica regolare e l'uso delle rime. Ciò sta a significare il
rifiuto di un'espressione deliberatamente difficile e dell'analogia come tramite di un rapporto misteriosamente
allusivo con la realtà (tipico del decadentismo). Le cose nominate da Saba vivono in un'atmosfera naturale, e si
propone di cogliere direttamente stati d'animo e impressioni senza tuttavia rinunciare alla ricerca di significati più
profondi. La sua poetica è anche definita “antinovecentista”, in quanto rifiuta le più vistose e spericolate innovazioni
della ricerca poetica del proprio tempo. La poesia di Saba è sostenuta da una chiarezza espressiva che usa modi
semplici e immediati, con un lessico volutamente povero e comune. L'obiettivo è anche quello di interrogarsi sui
significati essenziali e universali della vita: quelli relativi al destino dell'uomo, con le sue ambiguità e contraddizioni.

POESIE

“A MIA MOGLIE”-> Saba prova a descrivere sua moglie come l’avrebbe descritta un bambino, attraverso le figure di
diversi animali che richiamano diversi aspetti della donna. La paragona ad una gallina per il suo modo di camminare
eretto ed elegante, ed anche perché quando gli brontola, gli ricorda il rumore delle galline nel pollaio; la paragona ad
una mucca, per lo sguardo dolce; la paragona ad una cagna per la protezione che riserva nei suoi cuccioli; la
paragona ad un coniglio per la generosità; la paragona alla rondine per rappresentare la giovinezza; la paragona alla
formica per la sua laboriosità e provvidenza.

“LA CAPRA”-> Questo componimento si basa sulla descrizione di una capra. Alcuni studiosi pensarono che la capra
potesse rappresentare il popolo ebreo in quanto la barbetta della capra può ricordare il viso di un ebreo ma Saba
negò. In realtà l’animale incarna il dolore dell’uomo nella società. Il belato esprime un lamento di sofferenza
universale, uniforme al dolore del poeta.

“TRIESTE”-> Questa poesia è dedicata alla città natale di Saba, Trieste. Trieste viene definita scontrosa come un
ragazzo che non sa essere gentile ma è pieno di vita. Il poeta si riconosce nel temperamento stereotipato del popolo
triestino.

“CITTA VECCHIA”-> Costretto a scappare da Trieste a causa delle origini ebree, Saba compone delle poesie sulla sua
città. A differenza del componimento “Trieste”, il poeta racconta di amare le persone semplici, umili, nelle quali
anche Dio si rispecchia. Negli ultimi versi della poesia, Saba dichiara che la vera purezza risiede proprio negli umili.

“BERTO”-> Il poeta immagina di parlare con il se stesso bambino, Berto, soprannome con il quale veniva chiamato da
piccolo. Questa conversazione si svolge in un momento malinconico della sua vita. Nonostante i problemi ad
accettarsi, la depressione e la tristezza il poeta adora ricordare la sua infanzia ma allo steso tempo ha paura di
intaccare un equilibrio emotivo già precario. Il poeta ricorda i tempi passati con la balia, l’unica persona che gli diede
affetto. Saba scrive anche di quando sua madre si riconciliò con il poeta poco prima della morte, rivedendo in
Linuccia i lineamenti del figlio. Negli ultimi versi qualcosa si rompe, la possibilità di ritornare al passato non esiste più,
il bambino non esiste più.

“GOAL”-> Per la prima volta un poeta dedica dei componimenti al gioco del pallone (lol). Viene descritto il momento
del goal. Prima si visualizza il portiere che prova a salvare il goal ma non ci riesce, poi si descrive chi ha segnato e, in
ultimo, si fotografa il portiere della squadra che ha segnato il quale non può partecipare attivamente ai
festeggiamenti ma con l’anima ne fa parte.

“TEATRO DEGLI ARTIGIANELLI”-> Dopo la liberazione dell’Italia, Saba torna a Trieste e trova il teatro della città in cui i
simboli fascisti vennero sostituiti da quelli dei partigiani che seguivano gli ideali della Russia comunista. Viene
nominato il vino che, seppur razionato, cura le ferite psicologiche lasciate dalla guerra.

“AMAI”-> Questa poesia è definita manifesto, la poesia che ha definito lo stile poetico di Saba. Saba va contro la
moda futurista. Utilizza un linguaggio semplice, una metrica classica e le rime antiche. La semplicità poetica di Saba
era considerata anticonformista in un periodo in cui era in voga la scrittura futurista

“ULISSE”-> L’eroe greco è un personaggio che si sposta per mare che identifica i viaggi del poeta.

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