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UMBERTO SABA

VITA
I PRIMI ANNI A TRIESTE: Il suo vero nome è Umberto Poli, assumerà lo pseudonimo Saba nel
1910. Nasce a Trieste da una famiglia ebraica il 9 marzo 1883, quando la città è ancora sotto
l’impero austro-ungarico. Il padre abbandona la madre prima della nascita del glio. Umberto
viene a dato alla balia slovena di religione cattolica, soprannominata Peppa, no al 1887, vivrà
come un trauma il ritorno in famiglia e il distacco da Peppa. Per Saba la poesia è un viaggio
dentro se stessi. Ha un modo di scrivere elementare, il suo obiettivo è infatti la semplicità, la sua
è una poesia onesta, senza orpelli, cerca il recupero della naturalità. Saba tenta una c
conciliazione tra gli opposti, eros e Thanatos. Nel 1905 si trasferisce a Firenze e nel 1907 avrà il
suo primo episodio di nevrastenia. Nel 1909 si sposa con Lina, nel 1910 pubblica a proprie spese
il primo volume di poesie e nasce anche la glia Linuccia e nel 1918 avrà il suo secondo episodio
di nevrastenia, per questo le due volte che fu chiamato a prestare servizio militare, venne inviato
in un deposito di convalescenza a Firenze e ricoverato in un ospedale militare durante la prima
guerra mondiale. Legge attentamente Freud e Nietzsche, nel 1921 pubblica il Canzoniere, che
raccoglie tutta la sua produzione lirica, ha una funzione morale, cerca di racchiudere in questo
libro tutta la sua esperienza umana, verra infatti rielaborato, accresciuto e meditato per tutta
l’esistenza del poeta, testimonia ciò che accade quanto vita e poesia sono legate da un legame
così intimo: la poesia si fa carico di cercare con onestà un senso alla vita. Alterna periodi di
serenità a periodi di d’espressione e inizierà nel 1929 una terapia psicoanalitica con il freudiano
Weiss.

RAPPORTO CON TRIESTE: il legame di a etto con Trieste è forte e radicato, Trieste è infatti più
vicina alla cultura mitteleuropea che a quella italiana=Italo Svevo. È eccentrico perché è triestino,
ma al tempo stesso recupera Petrarca, con il titolo della sua opera ad esempio, e, l’antico, la
traduzione solida di Leopardi anche, e ciò lo fa per poter parlare agli italiani. Allo stesso tempo si
allontana dai crepuscolari, dai futuristi, da Ungaretti e dagli ermetici, e dagli ultimi strascichi do
simbolismo europeo in Italia.

IL PENSIERO E LA POETICA
La poesia per Saba deve avere la funzione di aiutare l’uomo a ritrovare la propria identità e per
fare ciò il poeta deve cercare nel fondo del proprio io le verità più nascoste e intime, le verità che
giacciono sul fondo e rivelarle con onestà e umiltà. Per Saba, infatti, il poeta è un uomo tra gli
uomini e non, come riteneva D’Annunzio, un essere superiore all’uomo comune e dispensatore di
verità (poeta- vate). Compito del poeta, secondo Saba, è quello di fare una poesia onesta e la
poesia onesta è la poesia autentica che superando le apparenze arriva al nocciolo delle cose e
dei sentimenti
La poesia sabiana a livello tematico si caratterizza per:
• Autobiogra smo: per Saba la poesia è strumento di ricerca e di autoconoscenza con lo scopo di
trasferire la vicenda individuale su un piano di universalità; l’esperienza personale diventa
rappresentativa della storia di tutti;
• Quotidianità: attraverso il realismo Saba coglie scene di vita quotidiana, realtà oggettive che
rivelano il suo modo di vedere l’esistenza ed il suo procedere inesorabile verso il nulla.

Il Canzoniere
L'edizione de nitiva dell'opera risulta divisa in sezioni, che sono a loro volta raggruppate in tre
volumi, che corrispondono ai più ampi archi di sviluppo temporale della giovinezza, della maturità
e della vecchiaia di Saba. Saba pone in primo piano l'elemento autobiogra co della sua poesia,
ricondotta a particolari situazioni e momenti esistenziali. E lo ordine cronologico delle sezioni non
è legato alla data di composizione dei singoli testi ma organizzato a posteriori sulle tappe
fondamentali della vicenda biogra ca dell’autore.le date non si riferiscono quindi necessariamente
all’epoca di composizione dei testi, ma la fase della vita dell’autore qui i loro temi sono
riconducibili.Per il Canzoniere si può quindi parlare di un'opera unitaria (romanzo) in quanto narra
la storia di una vita. Il titolo richiama il Canzoniere di Petrarca, il quale fece da modello poetico
no a Leopardi. Facendo riferimento alle proprie esperienze, Saba vuole parlare della condizione
più generale dell'uomo e della vita; non si presenta come il poeta-vate dispensatore di verità, non
si propone di fare della “bella poesia”, ma della poesia onesta, animata da una sincerità che
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permetta di fare chiarezza dentro di sé e nei rapporti con gli altri. La poesia è strumento di
autoanalisi e di conoscenza di sé attraverso il ripensamento e la chiari cazione dei momenti
essenziali della vita recuperati attraverso la memoria. Da una parte questo atteggiamento porta il
poeta ad a rontare i temi della quotidianità, dall'altra parte il desiderio di sincerità lo spinge ad
andare al di là delle apparenze, al ne di svelare la verità che giace al fondo. La verità va ricercata
nelle motivazioni profonde dell’agire dell’uomo, motivazioni che sono, nelle loro ragioni ultime,
identiche per tutti gli uomini. Lo strumento privilegiato per comprendere la realtà umana è per
Saba la psicologia e in particolare, a partire dal 1929, anno in cui inizia la terapia con Weiss, la
psicoanalisi. Questa disciplina mostra le pulsioni inconsce che stanno alla base delle azioni e dei
pensieri umani. La scoperta della verità che giace al fondo infatti può assumere anche una
funzione terapeutica, proprio come nella pratica psicoanalitica, il rinvenimento delle pulsioni
inconsce che causano l'insorgere della nevrosi, può allo stesso tempo liberare il paziente dalla
nevrosi stessa.
Saba è in uenzato fortemente dal pensiero di Freud e Nietzsche, che aveva smascherato
l'ipocrisia della morale corrente per mostrare gli aspetti più nascosti e inquietanti dei
comportamenti umani.

I TEMI PRINCIPALI
I temi principali della poetica di Saba sono l'amore per la vita (che avverte costantemente o di cui
cerca di riappropriarsi), lo sforzo di superare un isolamento che nasconde in sé tracce profonde di
angoscia e di dolore, la riscoperta di un senso di partecipazione e quindi il desiderio improvviso di
uscire e di vivere la vita con tutti gli uomini perché si sente solo ed estraneo al mondo e agli altri,
in quanto ebreo e in quanto ri utato dal padre.la divaricazione tra partecipazione assenza,
frustrazione ri uto, crea in Saba quel sentimento di solidarietà con il mondo e con gli altri inteso
come profonda e totale vitalità, che si esprime nelle cose o negli spettacoli consueti e umili della
vita quotidiana, ecco allora che Trieste diventa centro ideale della sua poesia, tutto quello che la
città o re e per Saba un’occasione di poesia, gli ambienti più modesti, la poetica del particolare
concreto in cui vengono descritti personaggi più umili e reietti e i luoghi più degradati, che
spingono il poeta a una fraterna identi cazione e alla compartecipazione umana, il soggetto,
carico di dolore di strazio, si reintegra così nella profonda comunione della vita. Ricorre la
presenza femminile: alcune poesie sono dedicate alla moglie Lina, altre all'amante Chiaretta, e le
altre alla glia Linuccia. Il rapporto con la donna riguarda il problema della maternità, in generale
della famiglia: l'abbandono da parte del padre e la durezza della madre inducono il bambino a
riservare il suo bisogno di a etto sulla balia, mentre più tardi cercherà piuttosto la comprensione e
l'aiuto della zia. Nella moglie, Saba cerca anche un sostituto dell'immagine materna, mentre
altrove la gura femminile sembra proporsi come quella della donna-amante e della donna-
fanciulla.
E’ ovviamente presente la componente autobiogra ca, il cui tema principale è l'infanzia, seguono
l'eros, la nevrosi, e la scissione dell'io.
L'ultimo tema è il legame inscindibile che si stabilisce fra la gioia e il dolore, considerati entrambi
come elementi costitutivi e presenti nell’esistenza individuale e collettiva. L'umanità di Saba nasce
dal dolore, da una lacerazione interiore, quella della malattia psicologica, che a onda le sue radici
nell'infanzia del poeta. Da qui il motivo della sincerità, il bisogno di fare chiarezza, in un rapporto
con la vita tutt'altro che facile.

CARATTERISTICHE FORMALI
Saba ha iniziato a scrivere le sue poesie basandosi prevalentemente sui libri della tradizione
scolastica e ignorando pressoché completamente il laboratorio delle sperimentazioni
contemporanee. Negli anni delle avanguardie, Saba non esita ad adottare gli schemi poetici del
passato, come la metrica regolare e l'uso delle rime. Ciò sta a signi care il ri uto di
un'espressione deliberatamente di cile e dell'analogia come tramite di un rapporto
misteriosamente allusivo con la realtà (tipico del decadentismo). Le cose nominate da Saba
vivono in un'atmosfera naturale, e si propone di cogliere direttamente stati d'animo e impressioni
senza tuttavia rinunciare alla ricerca di signi cati più profondi. La sua poetica è anche de nita
“antinovecentista”, in quanto ri uta le più vistose e spericolate innovazioni della ricerca poetica
del proprio tempo. La poesia di Saba è sostenuta da una chiarezza espressiva che usa modi
semplici e immediati, con un lessico volutamente povero e comune. L'obiettivo è anche quello di
interrogarsi sui signi cati essenziali e universali della vita: quelli relativi al destino dell'uomo, con le
sue ambiguità e contraddizioni.
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“A mia moglie”: questa lirica è una delle più importanti e celebri di Saba. La raccolta a casa e
campagna rappresenta il nucleo più maturo della prima produzione Saviana ed è dominata dai
temi dell’amore per la moglie e per la glia e per la vita nella casa di campagna, in cui il poeta
visse nei primi tempi del suo matrimonio. Questa lirica o re un tipico esempio della classicità
Fabiana, fatta di chiarezza di linguaggio e di immagini. La poesia è dedicata alla moglie Lina che
ritratta attraverso il paragone con una serie di animali. il testo, che si risolve quasi in una
preghiera, diventa un inno alla donna e al mondo. In essa l'amore per la moglie Lina si esprime in
modo davvero insolito, attraverso una serie di paragoni con le femmine di alcuni animali: la
gallina, la giovenca, la cagna, la coniglia, la rondine, la formica, l'ape. La stessa moglie del poeta
in un primo tempo si sentì quasi o esa di tali accostamenti; in realtà il componimento è prevaso
da un sentimento di intensa tenerezza e dolcezza, accentuate entrambe da un tono
apparentemente ingenuo, quasi infantile: il poeta guarda al mondo della natura nei suoi aspetti
quotidiani con occhi semplici, avvertendo in essa le migliori qualità e la condizione di maggiore
vicinanza a Dio. Nell prima e ultima stofa, quelle più impresse di signi cato dal poeta, dove Saba
canta la moglie come creatura capace di avvicinare a Dio, cioè all'essenza e all'origine stessa
della vita. La donna è il tramite fra l'uomo e Dio e capace di elevare l'anima dell'uomo che la ama.
Lina, moglie di Saba, ha pertanto il portamento eretto e superbo della gallina, e il vento le arru a i
capelli come le piume alla gallina; quando si lamenta, la sua soave e triste voce si avvicina al
chiocciare nei pollai.
Il paragone con la giovenca allude invece alla sua componente materna, lieta e festosa, affettuosa
e nello stesso tempo un po' triste.
Della cagna Lina ha la devozione incondizionata, un amore tenace per il suo uomo, che, però, la
rende gelosa di chi lo avvicina. Come la coniglia, Lina si allieta degli atti di gentilezza e di cura a lei
rivolti, mentre si chiude in se stessa se è abbandonata; appare quasi indifesa, con la sua
generosità totale, mite e inerme, pari a quella della coniglia. La moglie è colei che, come la
rondine, fa tornare la primavera nella vita triste e vecchia del poeta; ma diversamente dall’uccello
migratore, ella non abbandona la casa, poichè è fedele. E' inoltre previdente come la formica e
laboriosa e instancabile come l'ape.
Questa lettura della lirica, dimostra come essa non sia semplice e ingenua come si può pensare a
prima vista. Invece, a livello sia tematico sia di struttura, essa racchiude intensi e ricercati
parallelismi e termini letterari precisi e mirati, frutto di una scelta poetica particolarmente studiata e
non casuale.

“Mio padre è stato per me l’assassino”: racconta un aspetto fondamentale della sua
biogra a. Si tratta di un componimento di stampo biogra co. Il poeta fu abbandonato dal padre, il
quale gli fu sempre descritto dalla madre in modo negativo. Solo dopo averlo conosciuto, all'età di
vent'anni, l'autore si rende conto di avere in comune con il padre il dono della leggerezza. La
poesia è incentrata sul contrasto tra l'atteggiamento rigido della madre e quello gaio e super ciale
del padre (razze in antica tenzone= oltre alla opposizione tra tradizione e cultura ebraica della
madre e non ebraica del padre, il poeta allude a due visioni della vita radicalmente opposte, forse
anche due principi psicoanalitici in con itto: l’autorità e la trasgressione, il principio di realtà è
quello di piacere, il poeta sentirà per sempre dentro di sé l’eterno con itto tra le due nature
ereditati dai genitori.
Saba ritiene di aver ricevuto il dono della scrittura dal padre, individuo non in grado di assumersi
responsabilità e che mostra sempre l'atteggiamento tipico di un bambino. L'autore accosta termini
colloquiali e anti-lirici a parole dal signi cato complesso.

“Amai”: è una dichiarazione di poetica, c’è la ricerca dell’assoluto, la vecchiaia e l’apertura


duciosa a un futuro sconosciuto. “Amai”, che fa parte della sezione Mediterranee, assolve il
compito di delineare le linee di fondo della poetica di Saba e il suo rapporto controcorrente con la
tradizione e i suoi elementi costitutivi: il linguaggio, le scelte metriche e l’uso della rima, ricerca
sempre la verità esistenziale. Il primo aspetto su cui si sofferma il poeta è il suo uso del lessico, si
descrive infatti non come un poeta abate, colto e aulico, bensì popolare, in modo che la sua poesia
potesse essere facilmente comprensibili da tutti i lettori.
Questo signi ca che tende a soffermarsi principalmente sulle parole semplici, che lui stesso
de nisce accuratamente come "trite" al primo verso, così semplici da poter risultare anche banali
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all'interpretazione di alcuni suoi colleghi. Scegliere di utilizzare un linguaggio accessibile al
pubblico non colto, non si traduce come una scelta più facile, la dif coltà di questo stile si riscontra
infatti nel conferire un alone di innovazione e freschezza a parole che sono state già inserite in
migliaia di componimenti nel corso dei secoli, questa per lui è quindi una s da coraggiosa.
Successivamente invece l'attenzione si sofferma sui contenuti della sua letteratura, per lui il tema
principale rimane sempre la verità, che riesce ad acquisire solo tramite un'analisi psicologica
interiore, anche in questo caso questa non rappresenta la via più semplice, esplorarsi signi ca
infatti arrivare all'apice della propria sofferenza. Per lui dunque verità e dolore sono due realtà
estremamente connesse tra di loro, e riscontrabili nell'inconscio dell'uomo, che Saba descrive
tramite la similitudine "quasi un sogno obliato", al sesto verso per raccontare proprio il doloroso
viaggio che porta l'uomo a raggiungere tutto ciò che aveva rimosso. Ovviamente, questo percorso
signi ca anche essere costantemente accompagnati da un senso di paura, ma bisogna essere
consapevoli del fatto che questo percorso psicologico porti ad un miglioramento, se infatti non si
arriva magari ad un superamento de nito della sofferenza, di sicuro si raggiunge comunque
l'obiettivo di lenire il dolore. A questo punto, per Saba l'accettazione della verità trasforma il dolore
di prima in un senso di benessere, e la verità stessa diventa "amica" dell'uomo, il quale ora diventa
in grado di guardarsi con indulgenza e accettare il proprio passato, la verità, una volta trovata la si
tiene stretta come un tesoro. La rima ore amore, dice Saba che è la più antica dif cile del mondo,
perché a costo oggetti che appartengono al vissuto degli uomini di ogni tempo, arduo risulta perciò
riprenderla evitando la banalità.

“Ulisse”: Ulisse è alterego di Saba. Il viaggio è metafora della vita, scrive questa poesia da
grande ma parla della sua giovinezza.ciò che è bello può diventare un rischio: gli isolotti pericolosi
o solitari sono un’immagine della vita, sentita come aspro travaglio e solitudine, e tuttavia amata
per il suo fascino, infatti gli scogli a or d’acqua valgono sia come insidia da cui guardarsi sia come
attrattiva da ammirare. Il racconto del navigazioni giovanili si riveste un signi cato simbolico.le
navigazioni sono di Saba che da giovane si era imbarcato come mozzo su navi mercantili che
facevano rotta lungo le coste della Dalmazia.il poeta si tiene lontano dal quieto porto, sempre
proteso alla ricerca che l’unico regno in cui poter vivere la vita con autenticità.

“Tre poesie per la mia balia (III)”: Nella prima delle tre poesie in un momento di
abbandono reso possibile dall’abbraccio e dalle carezze protettive della glia, Saba si addormenta
in uno stato d’animo regressivo, quasi come se tornasse bambino. Questo abbandono si esprime
attraverso immagini di dolce passività e di piccolezza (il pezzo di legno sballottato dalle onde),
nell’abbraccio vasto del mare. Il sogno, preparato dall’abbraccio protettivo della glia, riguarda
proprio la balia al cui “primo e amoroso seno” egli approda come dopo aver navigato.
La seconda poesia, si riferisce al bisogno che il poeta avverte di recarsi a trovare la balia dopo che
il sogno l’ha ricondotta alla sua memoria.
Nella terza, in ne, l’indagine della memoria conduce al momento decisivo della separazione: il
“bimbo” è Saba bambino, la “donna che va via” è la balia. Da notare è l’ef cacia drammatica con la
quale, attraverso pochissime parole, è rappresentata la scena: sulle scale, mentre la balia ( no ad
allora, per Saba, una madre a tutti gli effetti) è costretta ad abbandonare il piccolo Umberto.
Adesso, dopo quarant’anni, quel bimbo è cresciuto, ormai è quasi un vecchio, ma va a parlare con
la sua nutrice in cerca di pace poiché proprio questa separazione ha causato la sua dif denza nei
confronti del mondo. Il raggiungimento di quella pace che Saba va a cercare dalla balia si ha negli
ultimi versi, espressa da una serie di gesti: regolare l’orologio, accendere il lume. La poesia si
conclude con un altro distacco dalla balia, per tornare dalla moglie; ma, questa volta, una nuova
consapevolezza, una maggiore capacità di scelta conferiscono alla separazione un signi cato
assai diverso.
I gesti che Saba compie e di cui parla la terza poesia hanno tutti un profondo signi cato simbolico:
signi cativo è l’atto di regolare l’orologio, in quanto questo era compito del “balio”(il marito della
donna), che consente al poeta di prenderne idealmente il posto, così da sentirsi l’unico uomo della
casa, secondo il desiderio infantile di possesso esclusivo della gura materna; potendosi, inoltre,
identi care con una gura paterna positiva, come gli era stato invece precluso dalla mancanza del
padre e dalle recriminazioni antimaschili della madre. Lo stesso può dirsi per l’accensione del
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lume. La frase con la quale si conclude la poesia (e la serie delle Tre poesie alla mia balia) ha poi
un valore ancora più rilevante: la separazione violenta dalla balia, imposta dalla madre, è vissuta
ora in modo equilibrato e consapevole. L’altra donna è ora, anziché la madre, la moglie, ma questa
somiglia piuttosto alla balia che alla madre, dal momento che è la balia stessa a suggerire al poeta
di andare da lei.

“Città vecchia”: fa parte della sezione Trieste e una donna del Canzoniere. Saba non è il suo
cognome, è Poli, prende cognome della balia, il padre lo conosce a 20 anni, non sceglie cognome
della madre per il rapporto non idilliaco. Ritrae nella poesia una passeggiata (=“Lavandare”)
passeggiata in città però, non in campagna. La passeggiata lo porta nei quartieri più vecchi e
malfamati, (troviamo il termine pozzanghera = “limoni” di Montale, entra come termine nella
tradizione letteraria), scenario squallido, deittico qui in natale era caldo buono del camino
utilizzato da Ungaretti, c’è là implicito antitetico al caldo, freddo cattivo, allo stesso modo qui ci
sono un qui e un là: il buono è che sono molto a ollati, c’è la rei cazione degli esseri umani=gli
uomini sono merci=“sera no Gubbio operatore” e “il treno ha schiato”, e detriti “ossi di seppia”,
non c’è l’in nito di Leopardi, ma essenzialità di vita, “a mia moglie” animali mettono a contatto
con Dio laico, sceglie di passare tra i detriti che avvicinano a dio, dimensione veritiera il là sono
luoghi più ricchi e illuminati della città, ma non c’è umanità più veritiera, luoghi falsati dalla civiltà,
sceglie di passare li perché incontra certe persone. Poesia onesta. I luoghi borghesi saranno più
composti ma maschere. L’in nito è nell’umiltà. Insistenza e anafora del deittico qui. La vita più
autentica la vede nella prostituta, vecchio che bestemmia, marinaio, le donne che litigano, il
soldato che mangia dal friggitore, tutte rime con ore, non si è mai visto un friggitore, usa le parole
trite ma le fa rimare con parole come friggitore. Amore e dolore sono due parole molto
signi cative, dualismo, componenti antitetiche della vita, queste sono tutte le creature della vita, il
signore non è Gesù cristo, visione laica, ma sacralità nella dimensione sacra della vita. Antitesi
nale tra turpe e puro, lui diventa più puro, più legato alla vita, senza maschere, quando si trova
tra persone senza maschere. La lirica evidenzia alcuni temi più caratteristici di Saba:
• l'attrazione per i personaggi delle classi più umili, in quanto dotati di maggiore vitalità e di
minore consapevolezza;
• una religiosità istintiva, legata alla convinzione che tutti gli esseri viventi siano partecipi della
medesima realtà superiore (il Signore, cioè il principio della vita, s’agita in tutte le creature,
anche le più semplice, così come nel poeta stesso);
• l'idea che la vita sia sostanzialmente dolore. I due termini tornano a ancati.
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