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DECADENTISMO: crisi dell'intellettuale ai primi del 900

E' il secolo della crisi delle certezze, del crollo della fiducia nella ragione. Grande impulso alla fisica
moderna con la scoperta della radioattività (studio dell'atomo, fissione nucleare) e teoria della relatività di
Einstein. Tutto questo insieme agli studi di Freud sulla psiche umana, dimostra come ciò su cui prima si
basava la cultura e il sapere va in buona parte rivisto. La conseguenza è che la figura dell'intellettuale va in
crisi. Egli non è più portavoce di principi universali, di valori validi per tutti. Anche gli ideali della patria e
dell'unità nazionale sembrano superati. Quindi l'intellettuale cosa fa??Deve darsi un senso, una ragione,
deve ritrovare il suo ruolo. Le nuove correnti (come il decadentismo) esplorano mondi nuovi (l'inconscio-
Freud), partono da dubbio non più dalle certezze. Il mondo non può più essere spiegato con sicurezza
perché ogni cosa ha un lato nascosto segreto non evidente agli occhi (simbolismo). Dal Decadentismo
derivano diversi movimenti che si fanno portavoce di questo nuovo modo di sentire dell'uomo:

estetismo e superomismo ------------> D'ANNUNZIO

mito dell'infanzia e del fanciullino -------> PASCOLI

importanza del romanzo psicologico -------> PIRANDELLO / crisi d'identità SVEVO inetto .La crisi del
900 si esprime meglio attraverso il romanzo

PUNTI DI CONTATTO tra Pascoli e D’Annunzio: Inizialmente sono entrambi influenzati dalla poetica di
Carducci

La poesia del Carducci sprigiona un senso di forza morale, di equilibrio interiore, di ottimismo e di fede
nella vita, ed è strutturalmente e formalmente classica e composta. In breve: la poesia del Carducci chiude
un'epoca, quella operosa e costruttiva dell' '800; quella del Pascoli e D’Annnunzio apre la nuova epoca,
inquieta e torbida, del '900. Rifiutano il positivismo, hanno sfiducia nella scienza Trovano un modo di
fuggire dalla realtà contemporanea (con esiti opposti: fanciullino in Pascoli-superuomo in D'Annunzio)
Entrambi utilizzano un lessico ricercato (soprattutto il D'Annunzio di Alcyone)

DIFFERENZE:

La loro vita è completamente agli opposti: quella di Pascoli è intima, raccolta, vissuta quasi "ai margini",
mentre D'Annunzio fa della sua vita un teatro, un'opera d'arte, affrontando esperienze esaltanti e
compiendo gesti eclatanti. Il loro carattere rispecchia questa condotta di vita: Pascoli, anche a causa delle
sue vicende private, è un uomo riservato e schivo, che sceglie di vivere praticamente in solitudine.
D'Annunzio al contrario è un estroverso che, con i suoi atteggiamenti, attira su di sé le attenzioni del
pubblico.
Formazione culturale.:Pascoli ha una formazione sostanzialmente classica (anche se esplora in parte le
avanguardie europee di quegli anni), mentre D'Annunzio fa riferimento quasi esclusivamente ai modelli
europei (Huysmans, Baudelaire, Wagner, Nietzsche) per il suo stile letterario

Differenze nella poetica: Pascoli dà vita ad una poesia delle piccole cose, ad un ripiegamento intimo su
sé stesso e sugli affetti familiari più stretti. La sua fuga dalla realtà si esplica nella creazione di un mondo
ideale al cui centro vi è il nido: un mondo illusorio, fatto soprattutto di ricordi, che serve a proteggerlo dal
male del mondo. La poesia di D'Annunzio è all'opposto e rispecchia la poetica del superuomo: è una
poesia elevata, ricca, preziosa, lussureggiante.

Natura :n Pascoli la natura è ostile e misteriosa, conoscibile solo attraverso gli occhi del fanciullino.
In D'Annunzio troviamo invece un'immedesimazione "panica" nella natura: una totale fusione col
paesaggio che si antropomorfizza (mentre la figura umana si "naturalizza").
Donna e eros: Le donne e l'amore, in Pascoli, sono sempre spiati o guardati da una certa distanza: il poeta
vi allude in modo ambiguo, morboso, indefinito. La figura femminile oscilla fra l'affetto familiare (la
madre, le sorelle) e un'incapacità di vivere serenamente il rapporto con la sessualità: Pascoli è un
poeta/uomo che resta fanciullo, imprigionato in un'infanzia in cui l'erotismo non riesce ad esplicitarsi se
non appunto in maniera ambigua e distorta. In D'Annunzio la donna è sempre al centro: è la femme-fatale
carica di erotismo, seducente e misteriosa. E' spesso la nemica che impedisce all'eroe di elevarsi a
superuomo, incatenandolo a sé con l'eros e la passione sfrenata.

D’annunzio

Nasce a Pescara nel 1863 e studia a Roma senza tuttavia laurearsi. Diventa in breve tempo protagonista
della vita culturale e sociale della città. Sposa una duchessa con cui ha tre figli, ma presto abbandona la
famiglia. In seguito, nelle sue numerose relazioni, ebbe altri figli, sempre vivendo nel lusso e dedicandosi
alla continua ricerca di oggetti raffinati e insoliti.

Il Vittoriale: Era convinto che l'uomo dovesse lottare con coraggio e disprezzare la troppa tranquillità. Per
questo la Prima Guerra Mondiale fu per lui il momento ideale per far conoscere il suo pensiero e
mettersi alla prova come uomo. Si arruolò nell'esercito e partecipò a numerose azioni belliche. Finita la
guerra marciò su Fiume per occuparla. In seguito salutò con favore l'avvento del fascismo di cui era
sostenitore e trascorse gli ultimi anni di vita sul Lago di Garda, nella villa chiamata il Vittoriale che
riempì di strani oggetti e opere d'arte. Morì qui nel 1938.

Esordì giovanissimo con Primo Vere, ma è fra il 1903-1904 che possiamo collocare le raccolte poetiche
maggiori: Le Laudi del mare della terra e degli eroi. Per quanto riguarda la prosa sono famosi i suoi
romanzi Il Piacere, che ha per protagonista un giovane aristocratico di nome Andrea Sperelli; L'innocente
e Il Trionfo della morte che è un romanzo psicologico in cui la trama vera e propria cede il posto
all'introspezione psicologica del protagonista. Scrisse anche alcuni testi teatrali tra cui Francesca da
Rimini, La Figlia di Iorio, La fiaccola sotto il moggio e altri.

POETICA: Rifiutava la ragione come strumento di conoscenza: per lui bisognava abbandonarsi
all'istinto e ai sensi per cogliere la vita segreta dell'uomo e della natura.

Anche la sua poesia esprimeva questa ricerca continua di armonia che credeva fosse nascosta in ogni
cosa dell'universo. In quest'ottica si inquadra bene il mito del superuomo di cui fu sostenitore: un uomo
proteso verso l'avventura e il desiderio di affermazione attraverso imprese eroiche ed eccezionali.

I temi decadenti della prosa dannunziana sono:

 La vita intesa come opera d’arte;  L’intuizione del rapporto segreto tra l’io e il mondo; 
L’estetismo e il vitalismo superomistico;  Il gusto per il primitivo, l’irrazionale e le passioni primordiali;
 L’erotismo e la sensualità sfrenata;  Il gusto per la decadenza e la corruzione;  La malattia
interiore.

PASCOLI

Non è possibile comprendere la poetica del Pascoli senza legarla ad alcuni episodi della sua vita che
influenzarono profondamente la sua sensibilità e le tematiche della sua opera.
Momenti chiave: uccisione del padre: Oltre al dolore, questa morte significò anche un abbassamento del
livello economico familiare. Poi ci furono altri lutti nella vita del Pascoli: morì la mamma, la sorella, due
fratelli...Tutto questo portò ad una disgregazione dell'unità familiare.

Pascoli potè continuare a studiare grazie all'interessamento di un professore e fu ancora, per qualche anno,
un ragazzo sereno. Il punto di svolta è sicuramente rappresentato dalla detenzione nel carcere di Bologna
dove venne rinchiuso per aver partecipato ad una manifestazione socialista (questa esperienza causò anche
il suo rifiuto pressoché totale verso l'impegno politico)

Temi dominanti: la vita agreste: Seppur Pascoli visse quasi sempre in città (Bologna, Firenze, Messina)
e in esse studiò, lavorò, etc. non vi si integrò mai realmente. Egli rimase sempre legato al mondo
dell'infanzia, alla tenuta del padre in Romagna dove nacque e crebbe felicemente nei primi anni della sua
vita. La campagna è il luogo dove risiedono i valori culturali  e morali, secondo Pascoli; è il luogo a cui ha
sempre desiderato tornare. Non bisogna però pensare che in lui ci fu una polemica fra campagna e città,
perché la città non venne mai toccata o considerata dalla sua poesia.
I lavori poetici che meglio racchiudono la poetica pascoliana sono le raccolte "Myricae" e i "Canti di
Castelvecchio" (in Toscana, dove si ritirò a vivere).

Il fanciullino La poesia per Pascoli è la capacità di stupirsi, che è tipica del mondo infantile-->ne
consegue che la poesia non scaturisce dalla ragione, ma dalla purezza, dal candore che sono tipici dei
bambini e che, inconsciamente, sopravvivono anche nell'uomo adulto, anche se non ce ne accorgiamo,
perché siamo troppo presi da altre preoccupazioni, che ci distraggono e non ci permettono più di sentire
quella voce di fanciullo che è dentro di noi. E' compito del poeta scoprire e rivelare agli uomini l'ignoto
mistero della vita--> ascoltando appunto la voce del fanciullo--> una voce intuitiva, irrazionale,
spontanea.
Concezione della storia Per Pascoli la storia non è rilevante: la poesia vive fuori dal tempo. Ciò significa
che, pur essendo la componente autobiografica molto presente nella sua opera, i riferimenti non sono mai
precisi o dettagliati, ma rimangono generali per dare un valore universale all'esperienza personale del
poeta.
Il nido La serenità familiare, gli affetti domestici,  creano quel "nido", quel luogo di protezione e
sicurezza,  che Pascoli cercò sempre di ricostruire e dove si rifugiava, attraverso la memoria e il sogno.
La morte E' il tema che permea praticamente tutta la sua poesia. , è vista come il mezzo necessario perché
la pace finalmente giunga: solo la morte potrà liberare il poeta dai tormenti e dalla sofferenza.
Il mistero della vita Pascoli rifiutava il Positivismo perché non poteva dare spiegazioni agli uomini sul
mistero della vita e, in più, tolse anche quella felicità, quella speranza che derivava dalla fede religiosa.
Il mondo, quindi, è un mistero in cui prevalgono il dolore, il male, la morte. Questo male, per Pascoli, non
proviene dalla natura (come in Leopardi, ad esempio), ma dagli uomini stessi che il poeta invita alla
fraternità.
Concezione della poesia e linguaggio La poesia del Pascoli è senza certezze e senza fede, ispira un senso
di stanchezza, di inerzia, ed è strutturalmente e formalmente frammentaria e spezzata, sfumata e indefinita
è trascrizione immediata e ricca di emozioni, di suggestioni irrazionali colte nell'ambiente circostante-->
per questo il poeta ha bisogno di un linguaggio nuovo, simbolico, che riveli ciò che è "sotto" la superficie
e l'apparenza delle cose banali e quotidiane.

Pascoli nelle sue poesie tratta di sentimenti familiari, del lavoro, della gente umile. Nel Pascoli si coglie la
contrapposizione tra il fanciullino e il mondo degli adulti, fra la campagna e la civiltà industriale, fra il
poeta e la società. Parla dell’infanzia, della campagna, della poesia, da cui si leva un appello alla fraternità,
alla solidarietà. Il bambino e' il più grande poeta in assoluto

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