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S
IL “CASO” TRIESTE
SITUAZIONE DI BILINGUISMO
Si forma in Germania
ARTHUR SCHOPENAUER
CHARLES DARWIN
Le teorie di Darwin sono per Svevo il modello per l’interpretazione dei rapporti tra
singolo e società anche attraverso la ripresa del “darwinismo sociale”. Egli fa
coincidere la lotta per la vita con la lotta per il successo individuale: da qui deriva
lo schema dei personaggi sveviani nei quali un inetto si confronta con un
antagonista. L’inetto è colui che si rivela perdente, inadatto alla vita, mentre
l’antagonista, perfettamente integrato nelle dinamiche sociali, risulta vincente.
Questo almeno fino alla fine della Coscienza di Zeno che svelerà la capacità di
adattamento dell’inetto ai mutamenti proprio in virtù del suo non essere integrato
in una forma. L’originalità di Svevo consister nel fatto che egli farà dell’inetto il
punto di vista sulla realtà e sul mondo.
INFLUENZE CULTURALI (3)
SIGMUND FREUD
Trama
Inetto come antieroe (in+aptus- inadatto) – Alfonso è inadatto alla vita, non
riesce ad adattarsi alla normalità della vita. Non sopporta la vita impiegatizia
ma quando può fare salto di qualità (con Annetta) scappa e inventa una scusa.
Non sa più cosa vuole. Vive un deficit esistenziale, aggravato dalle sue
velleità letterarie. Tutta la vita è vissuta all’insegna del segno(-), come Mattia
Pascal. Anche il suicidio di Nitti non è come nel caso di Ortis un’ultima
affermazione di sé, ma è una rinuncia. A partire dal Decadentismo e il
decadere dell’io, cadono valori che non sono sostituiti da altri.
Si udivano i piccoli gridi dei gabbiani. […] Fatti proprio per pescare e per
mangiare, — filosofeggiò Macario. — Quanto poco cervello occorre
per pigliare pesce! Il corpo è piccolo. Che cosa sarà la testa e che cosa
sarà poi il cervello? Quello ch'è la sventura del pesce che finisce in
bocca del gabbiano sono quelle ali, quegli occhi, e lo stomaco,
l'appetito formidabile per soddisfare il quale non è nulla quella caduta
così dall'alto.
Da UNA VITA, cap. VIII
La trama
Nuclei tematici
Caratteri e struttura
Il titolo
Prefazione e Preambolo
Il fumo
Il matrimonio
L’amante
Psico-analisi
Caratteri e struttura
Narratore interno
Due piani narrativi: il racconto di Zeno degli eventi della propria vita
e la cornice, ossia il rapporto col Dottor S., il narratario del romanzo.
La sua presenza, sempre costante, fa della voce di Zeno quella di un
narratore inattendibile. In narratologia l’inserzione del narratario
consente all’autore di moltiplicare il gioco delle interpretazioni
possibili del racconto, di metterne in rilievo le sottili ambiguità.
Il titolo
Coscienza morale
I tre “fratelli carnali”
L’ironia
Il punto di vista del soggetto
Una comica assurdità è colta fin dalle prime battute del romanzo
laddove il Dottor S. dice che pubblica le memorie di Zeno “per
vendetta”. Scrive anzi “le pubblico per vendetta e spero che gli
dispiaccia”. La dimensione dell’ironia induce il lettore ad un
atteggiamento di sorriso distaccato rispetto alle vicende narrate,
di limitata partecipazione emotiva.
Zeno è attratto dalla vita, vorrebbe un’interezza di vita, che la nevrosi gli svela non
essere possibile.
La vita, però, non concede interezza, è inquinata, e Zeno smette la cura perché ha
scoperto che lui è sano, il vero sano, perché ha capito che la vita degli altri è intera
perché non si preoccupa di interezza. È un’illusione.
Il sano è colui che è inadatto ma non lo sa, accetta la forma come se fosse vita, ci si
cristallizza e muore.
Per Zeno la vita è un’infinita serie di possibilità. Se ti adatti muori. L’unica speranza è
nell’essere abbozzo. “Da me la vita non fu mai privata del desiderio”.
Svevo, Freud e la psicoanalisi
da La corruzione dell’anima
Da La coscienza di Zeno, I,
Prefazione
Io sono il dottore di cui in questa novella si parla talvolta con parole poco
lusinghiere. Chi di psico-analisi s’intende, sa dove piazzare l’antipatia che il
paziente mi dedica. Di psico-analisi non parlerò perché qui entro se ne parla già
a sufficienza. Debbo scusarmi di aver indotto il mio paziente a scrivere la sua
autobiografia; gli studiosi di psico-analisi arricceranno il naso a tanta novità. Ma
egli era vecchio ed io sperai che in tale rievocazione il suo passato si rinverdisse,
che l’autobiografia fosse un buon preludio alla psico-analisi. Oggi ancora la mia
idea mi pare buona perché mi ha dato dei risultati insperati, che sarebbero stati
maggiori se il malato sul più bello non si fosse sottratto alla cura truffandomi del
frutto della mia lunga paziente analisi di queste memorie. Le pubblico per
vendetta e spero gli dispiaccia. Sappia però ch’io sono pronto di dividere con
lui i lauti onorarii che ricaverò da questa pubblicazione a patto egli riprenda la
cura. Sembrava tanto curioso di se stesso! Se sapesse quante sorprese
potrebbero risultargli dal commento delle tante verità e bugie ch’egli ha qui
accumulate!...
DOTTOR S.
La “catastrofe cosmica”
Ma l’occhialuto uomo, invece, inventa gli ordigni fuori del suo corpo e se c’è
stata salute e nobiltà in chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa. Gli
ordigni si comperano, si vendono e si rubano e l’uomo diventa sempre più
furbo e più debole. Anzi si capisce che la sua furbizia cresce in proporzione
della sua debolezza. I primi suoi ordigni parevano prolungazioni del suo
braccio e non potevano essere efficaci che per la forza dello stesso, ma,
oramai, l’ordigno non ha più alcuna relazione con l’arto. Ed è l’ordigno che
crea la malattia con l’abbandono della legge che fu su tutta la terra la
creatrice. La legge del più forte sparì e perdemmo la selezione salutare. Altro
che psico-analisi ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior
numero di ordigni pro- spereranno malattie e ammalati.
La catastrofe cosmica (3)