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Istituzione classica ed europea

Allegro ma non troppo libro di Carlo Cipolla

Le ragioni del latino, facoltativo. Letteratura europea e medioevo europeo, Curtius autore tedesco
nato in Francia.

Perché?

Perché il tempo? Perché la storia? Perché la storia lontana? Opposte illusioni, sincronia, diacronia,
comprensione, insufficienza della sola sincronia e della diacronia.

Il passato

Perso lo spessore del tempo. Libro “La fine della storia” realtà di fronte le ideologie si vendica.

Il divario di tempo di anni fa e di ora è diverso, il passato ha un suo spessore. Sofferenza della civiltà
contemporanea deriva dalla sterilizzazione del passato. La sincronia pura descrizione di sé stessi sul
presente. Per rispondere diacronicamente serve tempo. Non si può capire sé stessi solo sulla
sincronia, bisogna capire il passato. Spiegare sincronia solo con diacronia e un'illusione. Il passato da
solo non spiega la contemporaneità, bisogna combinare sincronia e diacronia. Senza diacronia non
si spiega la lingua italiana, da fero latino vengono i derivati di ferire.

Studium in latino è impegnarsi, radice che vuol dire spingere, colpire. Per cosa studiamo?

Si può studiare:

 per ottenere un risultato, per ottenere un fine


 Per capire una cosa, per comprendere l'oggetto.

Gli antichi dicevano che esistevano tre generi di vita:

 Vita operativa, in greco bios practicosa, praxis è l'azione orientata, che ha un progetto sotto.
Vita che serve ad ottenere i risultati, il commercio, la vita politica è per i romani la vita in
tribunale
 Vita intellettuale, chi si concentra per ottenere risultati intellettuali, nel mondo moderno
una vita totale intellettuale è impossibile. Prima metà del 900 Benedetto Croce poteva
anche non avere un'attività, aveva enormi possedimenti terrieri in Abruzzo, quando venne
terremoto si trovò solo. Fece esami in università per giurisprudenza. Capisce che storia e
filosofia lo attirano, come vita pratica solo due volte ministro pubblica istruzione. È l’ultimo
esempio dedito totalmente alla vita intellettuale.
 Vita mista, sia vita intellettuale e vita pratica, un esempio è Cicerone. Nel 900 esempio di
vita mista è Eliott, ha fatto per anni direttore di banca. Gran parte intellettuali moderni fa
vita mista

Fare ricerca, andare intorno a un oggetto, ricercare un oggetto, non fiondarsi. Spagnolo buscar da
bosco, ricercare qualcosa nel bosco per trovare qualcosa. Tedesco suchen etimologia da annusare,
gatto per cercare annusa.

Conoscenze precotte, nessun medievale ha mai pensato che la terra fosse piatta. Simbolo imperatori
medievali, croce con sfera. Vogliono far passare immagine ideologica che non è reale.

9-10
Le cose scontate

Considerare che il tipo di mondo che abbiamo intorno si è costruito, non nasce dal nulla. Diamo cose
per scontato ma non lo sono. Non dobbiamo dare per scontato che tutto il sapere può essere
trasmesso normalmente. Newton dedica parte della sua vita all’alchimia nonostante fosse un fisico.
Gran parte delle cose che ci circondando sono normali solo in un certo stadio della civiltà. Per
evoluzione si intende quando qualcosa di più forte subentra. Nel 600 era normale per un
intellettuale studiare ebraico, ora è raro. Nel medioevo il greco era saputo da poche persone.
Quando ricostruiamo culture lontane, non bisogna sovrapporre categorie. Alternarsi tra storia lunga
e storia breve, ovvero quando le cose cambiano.

Trasmissione della conoscenza

Trasmissione della conoscenza sono testi scritti che possono essere manuali, libri, riviste, giornali,
note e appunti. Ci sono anche canali non scritti: immagini e architettura fanno capire più di tanti
libri, ovunque andiamo abbiamo possibilità di vedere storia europea. La musica fa capire certe opere
della storia, l’oralità è un fatto 900esco, quando è stato possibile fissare l‘oralità. Si resero conto che
possibilità di riprodurre il suono della voce cambiava paesaggio culturale. Haelock stava ascoltando
discorso di Hitler alla radio e pensava quante persone al mondo lo stavano ascoltando, discorso
condivisibile come un libro, la registrazione ha permesso all’oralità di tornare nel campo della
cultura. Oralità come lezioni, conferenze, omelie, trasmissioni. 1 secolo fa oralità non esisteva. C.S.
Lewis trasmissioni radio nastri vennero riusati e riscritti.

Tutto ciò che abbiamo è ciò che ci permette di ricostruire un mondo, più indietro andiamo più le
nostre ipotesi diventano fragili. Vecchi nastri non sono più leggibili, non si ha più documentazione di
una volta perché non si hanno più gli strumenti, l'informazione non dura per sempre.

Che cosa si trasmette?

Non si può trasmettere tutto, più indietro andiamo meno cose c’erano da trasmettere e più cose si
studiavano, uomo medievale sapeva tutta la cultura. Oggi non si può né studiare né trasmettere
tutto. Si decide cosa trasmettere. Situazione di predominio dell’inglese ha fatto sì che altre lingue
straniere fossero inutili.

Da parte di molti c'è una tendenza a eliminare radicalmente il passato perché non serve

La cultura orale, ovvero quella mai scritta è affidata agli strati bassi della cultura. Barzelletta, fiaba
sono solo orali, non si scrivono, barzelletta ha instabilità. Barzellette non sono mai uguali, sono
sempre la stessa cosa ma sono sempre diverse a seconda del pubblico, si aggiungono o eliminano
ripetizioni. Non c'è una versione più giusta o sbagliata. L'idea del testo fisso nasce dopo. Prima si
trasmetteva oralmente i racconti di fondazione, ovvero quelli che raccontano come è nata la nostra
civiltà, inizio della genesi è un racconto di fondazione (Bibbia, Esiodo: all’inizio c’era il caos), tutte le
culture hanno racconto di fondazione trasmesse oralmente. Nazismo si connette a Roma e al mito
Sanscrito. Tutta la cultura era trasmessa oralmente perché era talmente piccola che ciò era possibile.

Nel 6 secolo Gregorio Magno manda missionari in Inghilterra, da Roma, loro arrivano accolti molto
bene dal re che aveva moglie cristiana. Missionari fanno processione e vanno a Cantebury, con croce
avanti cantando con voce questa supplica: noi ti preghiamo signore in tutta la tua misericordia.

Dedit ergo eis mansionem in civitate Doruvernensi, quae imperii sui totius erat metropolis, eisque, ut
promiserat, cum amministratione victus temporalis, licentiam quoque praedicandi non abstulit.
Fertur autem quia adpropinquantes civitati, more suo cum cruce sancta, et imagine magni regis
Domini nostri Iesu Christi, hanc laetaniam consona voce modularentur: «Deprecamur te, Domine, in
omni misericordia tua, ut auferatur furor tuus et ira tua a civitate ista, et de domo sancta tua,
quoniam peccavimus. Alleluia.»

Nel 9 secolo stesso testo dei missionari romani, scritta a fine del 9 secolo ma per 3 secoli è stata solo
trasmessa oralmente. Benevento nel 12 secolo, stesso testo svizzera, San Gallo. Trascrizione
moderna viene da Worchestershire. Preghiera trasmessa in tutta Europa e poi trascritta più tardi.
Quando qualcosa diventa tradizione?

Ulisse quando va dai Feaci sente raccontare la sua stessa storia (storia diventa tradizionale). La
canzone "Land of Hope e Glory" in vent’anni diventa tradizione.

Quando si raccontano le storie non si può ricordare tutto a memoria, non è possibile che uno si
ricordi i versi, le pagine, testi scritti. Tutto questo è stato capito 80 anni fa, quando uno studioso
grecista andò sui Balcani e si rese conto che i cantori locali potevano cantare l'equivalente moderno
in 10.000 versi. Il patrimonio dell’epoca antica si trasmette a memoria come noi trasmettiamo le
barzellette, sapere una storia, a ciascuna di queste vicende deve corrispondere una possibilità di
parole da combinare insieme. Cantore recitava con una via di mezzo tra cantato e parlato
aiutandosi con epiteti. Cantori si ricordavano la storia e un "pacchetto'' di possibilità. Risultato
sempre diverso dalla narrazione, per fare un cantore ci vuole 10 anni di pratica quotidiana.

Tra parlato e cantato

In tutte tradizioni antiche c'è via di mezzo che abbiamo perso. Nelle tradizioni culturali, pensa di
avere la parola decisiva e deve essere difesa, ed è la parola della poesia, liturgia. Spazio tra parlato e
cantato è perso per sempre. Combinare frammenti, su parole diverse stessa melodia che ritorna.

La “parola importante” è difesa dall’erosione dell’uso (poesia, liturgia, mito). La dimensione


ritmico/melodica e la memoria permangono anche nella poesia moderna, ma lo spazio tra parlato e
cantato è perduto per sempre.

13-10

Tutto è racconto

Quando due personaggi parlano c'è uno che risponde, parte fissa e cose variabili. Pronome, fisso,
fisso, fisso epiteto, nome (Agamennone, possente, Achille pie veloce). Cantore combina tutti i
pacchetti. Stessa cosa nel canto europeo. Abituati a testo fisso. Per gli antichi tutto è racconto, sia
leggi sia manuali. Noi abituati a leggi come prescrizioni da seguire, nel mondo antico le leggi erano
raccontate. Tutto raccontato vuol dire che tutto si può trasmettere oralmente, il fatto che tutto
venga raccontato fa sì che tutta la civiltà di un popolo finisca dentro. In tutti i libri legislativi
dell’antico testamento il profeta riceve la parola e la riferisce poi.

Manuali: se prendiamo manuale non ci aspettiamo che sia raccontato.

Proemio iliade

L'epica antica era immensa, 10 volte più ampio ma ci arriva solo Iliade e Odissea. Iliade racconta solo
gli ultimi 50 giorni a partire da litigio Agamennone e Achille (da quando). Rima parola del greco e
"menin”=ira, ma si traduce con canta.

Canta, o dea, l’ira d’Achille Pelide,


rovinosa, che infiniti dolori inflisse agli Achei,
gettò in preda all’Ade molte vite gagliarde
d’eroi, ne fece il bottino dei cani,
di tutti gli uccelli — consiglio di Zeus si compiva —
da quando prima si divisero contendendo
l’Atride signore d’eroi e Achille glorioso.
Ma chi fra gli dèi li fece lottare in contesa? I
l figlio di Zeus e Latona; egli, irato col re,
mala peste fe’ nascer nel campo, la gente moriva,
perché Crise l’Atride trattò malamente,
il sacerdote; costui venne alle navi rapide degli Achei
per liberare la figlia, con riscatto infinito,
avendo tra mano le bende d’Apollo che lungi saetta.

Esperimento

L’ira canta, o dea, di Achille, il figlio di Peleo,


ira di morte; dolori infiniti portò agli Achei,
molte vite robuste gettò dentro l’Ade,
vite di eroi, e loro rese bottino per cani
e per tutti gli uccelli

Proemio odissea

L’uomo ricco d’astuzie raccontami, o Musa, che a lungo


errò dopo ch’ebbe distrutto la rocca sacra di Troia;
di molti uomini le città vide e conobbe la mente,
molti dolori patì in cuore sul mare,
lottando per la sua vita e pel ritorno dei suoi.
Ma non li salvò, benché tanto volesse,
per loro propria follia si perdettero, pazzi!,
che mangiarono i bovi del Sole Iperione,
e il Sole distrusse il giorno del loro ritorno.

Anche a noi di’ qualcosa di queste avventure, o dea, figlia di Zeus.


Allora tutti gli altri, quanti evitarono l’abisso di morte,
erano a casa, scampati dalla guerra e dal mare;
lui solo, che sospirava il ritorno e la sposa,
la veneranda ninfa Calipso, la splendida dea, tratteneva
negli antri profondi, volendo che le fosse marito.
E quando anche l’anno arrivò, nel girare del tempo,
in cui gli filarono i numi che in patria tornasse,
in Itaca neppure là doveva sfuggire alle prove,
neppure fra i suoi. Tutti gli dèi ne avevan pietà,
ma non Poseidone; questi serbava rancore violento
contro il divino Odisseo, prima che in patria arrivasse

Ulisse, uomo ricco di astuzie, non è propriamente corretto. Quando Ulisse gira per il mare non lo fa
per vedere le cose, Ulisse di Dante va in giro perché vuole. Ulisse di Omero gira per mare perché è
perseguitato, lui vorrebbe tornare a casa. Ulisse che patisce. Ulisse rimane solo e si ritrova dalla
ninfa Calipso, figura a metà. Fate del nord sono equivalenti delle ninfe del sud. Ninfa Calipso si
ritrova Ulisse che arriva sull’isola, quando Ulisse vuole tornare a casa Poseidone non vuole che
ritorni. (Quadro di Arnold Böcklin, Ulisse e Calipso, Ulisse figura nera ninfa seduta sulla spiaggia, con
asciugamano sotto, Ulisse guarda il mare. Omero dice che era seduto)

Arriva messaggero degli dèi che ordina a Calipso di lasciar andare Ulisse e di favorire il suo viaggio,
Calipso lo aiuta. Il mare non è mai stanco perché continua a muoversi, colore del vino, vino antico
era molto denso e lo scioglievano nell’acqua. Calipso va da Ulisse e lo lascia partire, stessa scena
ripetuta nell’Eneide. Ulisse deve fare una zattera per partire. Omero attraverso racconto descrive
come si fa una zattera, è un manuale. Ulisse deve cercare legno vecchio, perché resiste di più
rispetto a tronco giovane. Manuale su come fare una zattera. Tutta la cultura era trasmessa
oralmente, lontana da noi migliaia di anni. Stessa cosa per i testi antichi della Bibbia.

La zattera di Odisseo (libro V)

Sul promontorio, seduto, lo scorse: mai gli occhi


erano asciutti di lacrime, ma consumava la vita soave
sospirando il ritorno, perché non gli piaceva la ninfa.
Certo la notte dormiva sempre, per forza,
nella cupa spelonca, nolente, vicino a lei che voleva:
ma il giorno, seduto sopra le rocce e la riva,
con lacrime gemiti e pene il cuore straziandosi,
al mare mai stanco guardava, lasciando scorrere lacrime.
Accanto gli stette e gli parlò, la dea luminosa:
«Infelice, non starmi più a piangere qui, non sciuparti
la vita: ormai di cuore ti lascio partire.
Suvvia, grossi tronchi col bronzo tagliando, connèttili
in zattera larga; poi saldo castello disponivi,
alto, che possa portarti sul mare nebbioso.
Intanto io pane, acqua, vin rosso
porterò in abbondanza, che tengan lontano la fame,
e vesti ti vestirò, ti manderò dietro il vento,
perché illeso tu arrivi alla terra dei padri,
se i numi vogliono, quelli che il cielo vasto possiedono
e hanno più forza di me per comandare e volere»

Odisseo alla corte di Alcinoo (libro VI)

Odisseo e Nausicaa

Dopo Calipso naufraga alla corte di Alcinoo, incontra Nausicaa che era alla foce del fiume per lavare i
panni, era una ragazza nobile. Ulisse le rivolge una preghiera, per gli antichi gli dèi erano sempre alti.
Inizio del discorso “sei dea o persona umana?” è modo per affrontare un confronto con una
principessa. Macarrismos è il riconoscimento della felicità. L'antico quando doveva salutare un
nobile si chinava e abbracciava le ginocchia. Manuale di come rivolgersi a una principessa

Ulisse ascolta canzone che parla di lui, si commuove e si copre per decenza, solo Alcinoo lo vide
piangere. (Feaci amano il remo) esempio della poesia del silenzio.

«Signora, io ti supplico. Sei una dea o una donna? Se appartieni agli dei che possiedono il cielo
infinito, ad Artemide io ti assomiglio, la figlia del sommo Zeus, per il tuo aspetto e l’altezza della
figura. Ma se ai mortali, che vivono sulla terra, appartieni, allora tre volte felici sono tuo padre e tua
madre, tre volte felici i fratelli: il loro cuore è sempre colmo di gioia quando vedono entrare nelle
danze questo fiore bellissimo. Ma più di tutti al mondo felice colui che, colmandoti di doni nuziali, ti
porterà nella sua casa. Io non ho visto mai, con i miei occhi, una tale bellezza, né uomo né donna. Ti
guardo, e lo stupore mi prende. A Delo un tempo, vicino all’altare di Apollo, vidi levarsi così una
giovane palma - giunsi anche a Delo infatti, e molti mi seguivano nel viaggio che doveva procurarmi
crudeli dolori.
Anche allora stupii nell’animo quando la vidi, la terra non ne produsse mai una simile. E così te io
ammiro, e stupisco, e di toccare le tue ginocchia ho molta paura; ma in cuore ho un’angoscia
terribile. Sono scampato al mare colore del vino ieri, ed era il ventesimo giorno da che le onde e le
tempeste impetuose mi trascinavano, dall’isola Ogigia; ora mi ha gettato qui un demone, perché
anche qui io soffra sventure: e non credo che sia finita, prima gli dei mi faranno ancora molto patire.
Abbi pietà, signora. A te per prima, dopo tanto dolore, io vengo supplice, non conosco nessuno di
quelli che vivono in questa città, in questa terra.
Dimmi dov’è la città, dammi un cencio per ricoprirmi, di quelli che avevi per avvolgere i panni,
quando sei venuta fin qui. E che gli dei ti concedano tutto quello che il tuo cuore desidera, una casa,
un marito, e un felice accordo tra voi: nulla è più bello e più prezioso di questo, quando moglie e
marito con un’anima sola governano la loro casa. Provano molta invidia i nemici, gioia invece gli
amici. Ed essi acquistano fama».

Il cantore alla corte di Alcinoo

E venne l’araldo, guidando il fedele cantore: molto la Musa lo amò, ma gli donò una cosa e un’altra
gli tolse, la vista gli tolse, gli donò il dolce canto. Per lui, in mezzo ai convitati, Pontonoo pose un
trono ornato d’argento appoggiandolo a un’alta colonna. Poi, ad un chiodo, l’araldo appese la cetra
sonora, sopra il suo capo, e gli insegnò come prenderla con le mani. Accanto pose un bel tavolo e un
canestro e una coppa di vino, perché bevesse quando voleva. Sui cibi pronti e imbanditi stesero tutti
le mani.
Ma quando furono sazi di cibo e bevande, la Musa ispirò l’aedo a cantare gesta di eroi, una storia la
cui fama giungeva allora al cielo infinito, la contesa fra Odisseo e il figlio di Peleo, Achille, come
avvenne che, in un sontuoso banchetto di dei, si scontrarono con aspre parole; e Agamennone,
signore di popoli, godeva nell’animo perché contendevano fra di loro i più forti di tutti gli Achei.
Così Febo Apollo gli aveva predetto a Pito sacra, quando, per consultarlo, oltrepassò la soglia di
pietra: era il principio delle sciagure che sui Troiani e sui Danai stavano per rovesciarsi, per volere
di Zeus. Questo l’aedo famoso cantava.
Ma Odisseo afferrò con le mani il gran mantello di porpora e se lo trasse sul capo, nascose il
bellissimo volto. Si vergognava di piangere davanti ai Feaci. E quando l’aedo divino smetteva il suo
canto, Odisseo si asciugava le lacrime, toglieva il mantello dal capo e, sollevata la coppa a due anse,
libava agli dei. Ma quando riprendeva a cantare l’aedo, e lo incitavano i principi che godevano
nell’udire il suo canto, ancora si copriva il capo e piangeva Odisseo. Degli altri, nessuno notava il
suo pianto, Alcinoo solo, che gli sedeva accanto, vide e osservò e lo udì singhiozzare. Subito disse
allora ai Feaci che amano il remo: «Principi e consiglieri feaci, ascoltate. Ormai l’animo è sazio del
cibo fra tutti diviso, e della cetra, che il ricco banchetto accompagna. Ora usciamo, e cimentiamoci
in tutte le gare, perché ai suoi amici l’ospite narri, al suo ritorno, come ogni altro vinciamo nella
lotta, nel pugilato, nella corsa e nel salto».

T.S. Eliott parla di un’altra scena di silenzio, in cui Enea che ha tradito la sua storia d’amore, Enea
vede la nave e si suicida.

Il mondo del nord

C'è re nella sale e c'è un cantore che canta, civiltà viene non solo dai greci, ma da Atene,
Gerusalemme e tutto diventa Europa Carolingia. Veniamo dagli ebrei, tutto si unisce.

Scena del Bewolf, testo che leggeva Tolkien. Non più sala del vino ma sala della birra.

0491 Þa wæs Geatmæcgum geador ætsomne

Fu allora ai Geati tutti assieme


0492 on beorsele benc gerymed

liberata una panca nella sala della birra,

0493 þær swiðferhþe sittan eodon

là andarono a sedere gli animosi

0494 þryðum dealle þegn nytte beheold

fieri della loro forza; serviva un seguace

0495 se þe on handa bær hroden ealowæge

che in mano reggeva una coppa decorata,

0496 scencte scir wered· scop hwilum sang

versava la bevanda lucente; il poeta a tratti cantava

0497 hador on Heorote· þær wæs hæleða dream,

chiaro in Heorot; c’era gioia d’uomini,

0498 duguð unlytel Dena ond Wedera.

compagnia non piccola di Danesi e Weder

Se anticamente nel racconto epico ci poteva stare il manuale, il racconto di fondazione, a un certo
punto, quando la cultura cresce quantitativamente, non potremmo avere un racconto orale con
tutta la nostra cultura. Si stratificano diversi strati della società. Bisogna iniziare a sperare
informazioni che non rientrano più nel racconto condiviso

Fine dell’oralità

 Nuove conoscenze non entrano più nel “pentolone”


 Nuovi racconti sono indipendenti dal deposito tradizionale
 Il “deposito tradizionale” non è più fluido
 Alcune parti dei racconti tradizionali si fissano in opere attribuite ad un autor
Fissare nella memoria ha necessità di qualcosa di più stante, massa dei racconti è talmente grande
che non basta più mescolarle nel racconto complessivo c'è bisogno di distinzione--> nasce racconto
della guerra, di una nuova civiltà

C'è un insieme di opere e un insieme di autori tutto il periodo antico ha un insieme di racconti
tradizionali. Si dice che Iliade è scritta da Omero perché aveva bisogno di dare un autore ad ogni
opera, nasce questa esigenza. Siamo abituati a comunicare senza caratteri, solo con disegni che
rappresentano la situazione. Il modo di scrivere non è l’unico modo di scrivere, quando nasce
l’esigenza di scrivere bisogna fissare le cose

Prima scrittura greca, micenea, erano rappresentazioni iconiche. Diventa un modo internazionale
per scrivere.

Genesi del testo ebraico realizza blocchi sillabici. Nel vangelo si parla di scribi e farisei perché erano
coloro che erano in grado di gestire la scrittura. Scrivere un concetto astratto vantaggio, è come
scrivere qualcosa di concreto, lo svantaggio è che sei legato a una lingua. Scrivendo con
raffigurazione iconica è semplice ma non legato a una lingua, con alfabeto ogni parola è uguale ma
sei legato a singola lingua, dipendenza della scrittura del concetto

Biplanarità quasi perfetta tra fonema e grafema

Facilità di apprendimento

Diffusione della lettura/scrittura: diffusione importante perché siccome è di facile apprensione si può
diffondere più velocemente scrittura e lettura. Numero di alfabetizzati dopo alfabeto greco è
superiore rispetto all’alfabeto ebraico.

Alfabeto greco-->alfabeto latino (con adattamenti)

Alfabeto greco--> alfabeto cirillico (con adattamenti)

Se nasce alfabeto efficiente e con causa della fine della trasmissione orale del racconto e della
nascita del concetto di opera e di autore, o meglio opera<-->autore. Corrispondenza univoca

16-10

Prima opera con autore e titolo. Nascono opere ma non ci sono autori attribuiti.

Primo autore è Esiodo. Esiodo è un autore di cui sappiamo che ha scritto opere, tra le varie opere
una è intitolata "le opere e i giorni”/ “lavoro e il tempo” comincia a entrare nuova dimensione,
quella della vita reale e vissuta. Nasce il realismo. Auerbach è stato studioso della letteratura
comparata. Ebbe vicenda comune a tanti intellettuali del suo tempo, essendo ebreo in Germania se
ne andò. Si trasferì in Turchia, Istanbul aveva grande colonia tedesca. Libro che scrisse, Mimesis
venne scritto quando era in Turchia, racconta che se fosse stato in Germania non avrebbe mai scritto
il libro. Aveva tutti testi della letteratura europea occidentale ma non aveva letteratura secondaria.
Già il suo primo libro era sul realismo.

Proemio

Μοῦσαι Πιερίηθεν ἀοιδῆισι κλείουσαι,

δεῦτε Δί᾽ ἐννέπετε, σφέτερον πατέρ᾽ ὑμνείουσαι.


ὅν τε διὰ βροτοὶ ἄνδρες ὁμῶς ἄφατοί τε φατοί τε,

ῥητοί τ᾽ ἄρρητοί τε Διὸς μεγάλοιο ἕκητι.

Muse di Pieria, che date la gloria coi canti,


Zeus qui ora cantate, al padre vostro inneggiando:
per opera sua gli uomini sono illustri e oscuri,
noti e ignoti, a piacimento di Zeus grande.
Esiodo, Il lavoro e il tempo (Le opere e i giorni)

Pittura geometrica dell’8 secolo, prevale la ricerca di forme geometriche.

Quando Esiodo scrive inizia a sviluppare il tema della concorrenza. Esiodo racconta che ci sono due
tipi di gare, una buona contesa e una cattiva contesa. Contesa buona è lavorare molto per fare
vedere che sei bravo, contesa cattiva è basata su diffamazione, impedire che l’altro lavori. La
contesa buona risveglia anche chi non ha il lavoro. Vasaio guarda altro vasaio e si impegna per
diventare migliore. Persona pigra vede chi tira su i soldi e vuole farlo anche lui. Poesia risale a 8
secolo e parla della vita medievale. Anche in Mimesis ci sono episodi della vita quotidiana Ulisse
torna a casa si nasconde. Viene riconosciuto solo da una persona, la balia riconosce che c'è una
cicatrice. Auerbach dice che è qui che inizia il realismo, Ulisse viene riconosciuto per una cicatrice.
Letteratura del lavoro è molto importante, ha aspetti che ancora devono essere studiati. Gli antichi
che mettevano le cose in parallelo mettevano Esiodo e Omero uno contro l’altro che
rappresentavano due visioni del mondo diverse. Visione mitologia e descrizione vita quotidiana.
Terribile l’inizio del realismo, contro il racconto tradizionale.

La concorrenza, il realismo I

Di Contese non c’è un solo genere, ma sulla terra


due ce ne sono: l’una chi la capisce la loda,
ma l’altra è degna di biasimo, perché hanno un’indole diversa ed opposta:
l’una infatti favorisce guerra cattiva e discordia,
crudele, nessun mortale l’ama, ma costretti,
per volontà degli dèi, rispettan la triste Contesa.
L’altra la generò per prima Notte oscura
e l’alto Cronide, che nell’etere ha la dimora, la pose
alle radici della terra, e per gli uomini è molto migliore: essa anche chi è pigro risveglia al lavoro;
perché se uno è senza lavoro e guarda ad un altro che,
ricco, si sforza ad arare e a piantare
e a far prosperare la casa, è allora che il vicino invidia il vicino
che si adopera per arricchire; e buona è questa Contesa per gli uomini;
e il vasaio è geloso del vasaio, e il fabbro del fabbro
e il mendico invidia il mendico, il cantore il cantore.
L’usignolo e lo sparviero, il realismo II

Prima favola. Usignolo dal collo screziato.

Ecco quello che lo sparviero disse all’usignolo dal collo screziato su in alto, fra le nubi portandolo
serrato nell’unghie; quello pietosamente, dagli artigli adunchi trafitto, piangeva; ma l’altro, violento,
gli fece questo discorso: “Sciagurato, perché ti lamenti? ora sei preda di chi è molto più forte;
andrai là dove io ti porterò, pur essendo tu bravo cantore; farò pasto di te, se voglio, oppure ti
lascerò. Stolto è chi vuole opporsi ai più forti: resta senza vittoria e alla vergogna aggiunge dolori”.
Così disse il veloce sparviero, l’uccello che vola con le ali distese.

Il lavoro dà dignità all’uomo, il realismo III

Genesi quando Dio manda fuori Adamo ed Eva “dovrai lavorare”. Esiodo stava parlando al fratello
piuttosto sciagurato. Lavora Perse stirpa divina. Demetra divinità dei raccolti. Antichi pensavano che
fuchi, api maschi, erano dei fannulloni. Capitalismo moderno nasce dall’idea che chi fa soldi è
simpatico a Dio. Idea che volontà propizia degli dèi la vedi se fai soldi e se diventi ricco. Lavoro non è
vergogna, ma lavoro biblico si. Tutta umanità ha colpe addosso, tra quelle una è quella di lavorare.
Non guadare gli altri, guarda quello che puoi fare tu. Nel libro di Auerbach di Esiodo si parla poco.

Ma tu ricorda sempre i miei consigli: lavora Perse, stirpe divina, perché Fame ti odî e t’ami
l’augusta Demetra dalla bella corona, e di ciò che occorre per vivere t’empia il granaio. Fame
sempre è compagna dell’uomo pigro; e uomini e dèi hanno in odio chi, inoperoso, vive ai fuchi
senz’arma somigliante nell’indole, i quali la fatica dell’api consumano in ozio, mangiando; a te sia
caro occuparti di opere adatte perché del cibo nella sua stagione raccolto ti si empia il granaio.
Grazie al lavoro gli uomini hanno grandi armenti e son ricchi, e lavorando sarai molto più caro agli
dèi e anche agli uomini, perché i pigri hanno in odio. Il lavoro non è vergogna; è l’ozio vergogna; se
tu lavori, presto ti invidierà chi è senza lavoro mentre arricchisci; perché chi è ricco ha successo e
benessere. Per te, dove t’ha posto la sorte, è meglio il lavoro. Distogli dai beni degli altri l’animo
sconsiderato e al lavoro rivolgiti, pensa ai mezzi per vivere, così come io ti consiglio.

L'autunno, il realismo IV

Fare poesia sulle stagioni dell’anno, nasce questa poesia.

Quando s’acquieta la forza del sole che brucia e della vampa che spreme il sudore, e manda le
piogge autunnali Zeus possente, allora il corpo dell’uomo a muoversi è assai più leggero; in quel
tempo la stella di Sirio per poco sopra le teste degli uomini nati alla morte si volge di giorno e
prende della notte una parte maggiore; allora meglio resiste ai tarli la legna tagliata dal ferro: le sue
fronde a terra riversa e cessano dal crescere i rami; è allora il momento di tagliarne i tronchi,
memore dei lavori che la stagione richiede. Taglia un mortaio di tre piedi e di tre braccia un pestello,
e un asse di sette piedi, così ti sarà più adatto; se invece sarà d’otto piedi anche un maglio ne puoi
ricavare; di tre palmi taglia una ruota per un carro di dieci spanne.

I lavori d’ottobre, pittura del lavoro, uomini che fanno la vendemmia.


Ottobre. Trento, Castello del Buonconsiglio

Esiodo nel tempo diventa raffigurato come un poeta gentile, aggraziato ma è molto duro. Primo
momento in cui corrispondenza autore-poeta è chiara e fissata. San Paolo difende il lavoro nel nuovo
testamento. Auerbach diventato primo intellettuale americano, ha lasciato molta scuola (Da Vienna
a Battimora, Della Terza)

Raccontare sé stessi

Esiodo non racconta avventure personali, nasce la cultura occidentali del raccontare sè stessi che dà
origini a altri generi letterari come autobiografia. Poesia lirica nasce nella zona greca, più grande è
l’isola di Lesbo. Costa della Turchia era Grecia. Nell'antichità Grecia era ovunque si parlasse greco
(Napoli, Taranto, Siracusa). Idea di nazione non c’era, era fatto culturale. Nell'isola di Lesbo si crea
tradizione letteraria che è origine della poesia che parla di sé stessi.

Vaso attico (470 a.c.) rappresentati due poeti con uno strumento, posizione sembra che stia per
suonare. Erano vere e proprie canzoni. Poesia lirica veniva cantata, erano canzoni. Saffo e Alceo
erano rappresentati sempre insieme.

470 a.c.
Saffo, Inno ad Afrodite.

Afrodite intesse le reti. Rivolgersi a Dio. Saffo chiede aiuto ad Afrodite. Carro è mosso da tutti i
piccoli uccellini. Terra nera, per Omero un aggettivo stabile per la terra è nero. Anche Carducci
nomina la terra nera in occasione della morte del figlio. Amore è una rete, una battaglia, ti può
sconvolgere la vita.

Traduzione di Salvatore Quasimodo (1940-1944)

Afrodite, trono adorno, immortale,


figlia di Zeus, che le reti intessi, ti prego:
l’animo non piegarmi, o signora,
con tormenti e affanni.
Vieni qui: come altre volte,
udendo la mia voce di lontano,
mi esaudisti; e lasciata la casa d’oro
del padre venisti,
aggiogato il carro. Belli e veloci
passeri ti conducevano, intorno alla terra nera,
con battito fitto di ali, dal cielo
attraverso l’aere.
E presto giunsero. Tu, beata,
sorridevi nel tuo volto immortale
e mi chiedevi del mio nuovo soffrire:
perché di nuovo ti invocavo:
cosa mai desideravo che avvenisse
al mio animo folle. “Chi di nuovo devo persuadere
a rispondere al tuo amore? Chi è ingiusto
verso te, Saffo?
Se ora fugge, presto ti inseguirà:
se non accetta doni, te ne offrirà:
se non ti ama, subito ti amerà
pur se non vuole.”
Vieni da me anche ora: liberami dagli affanni
angosciosi: colma tutti i desideri
dell’animo mio; e proprio tu
sii la mia alleata.

Divinità in trono (6 s. a.c.).

Poesia dice “Afrodite dal trono adorno”, nella statua i colori si sono staccati. Templi greci e statue
greche tutte colorate, con il tempo il colore si stacca. Neoclassicismo inventa rapporto scolorato,
ma è falso.

Saffo e le sue allieve

Saffo sta leggendo, ha in mano rotolo di papiro in cui sta ripassando la parte che deve cantare. Saffo
è zitta, non sta parlando, lettura silenziosa. Saffo ha allieve intorno, con una aveva attaccamento
molto profondo. Lirica di Saffo quando una sua allieva parte perché si è sposata. Marito venuto a
Lesbo e si sedeva vicino a futura moglie e la ascoltava, lingua inerte, incapacità di parlare. Erba tipica
del mediterraneo d’estate, colore malato, pallido “come erba patita scoloro”.

A me pare uguale agli dèi


chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu parli
e ridi amorosamente. Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce
si perde nella lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue nelle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.

Poesia antica arriva attraverso:

 papiri (dalla pianta di papiro si ottiene tessuto molto robusto sul quale si può scrivere), in
Egitto finivano in grandi discariche e a causa del clima secco sono rimaste in buone
condizioni
 citazioni, scrittori citano opere di altri autori. Opere che citano inizio della genesi, citazione
di Saffo si interrompe. Alcune arrivano intere, altre a pezzi arrivano anche attraverso
traduzioni.

20-10

Il genere si conquista quando non si può più raggruppare in un grande racconto tutta la
conoscenza. Gran parte del genere letterario è ridotto al romanzo, meno diffusa la raccolta di
racconti ma è difficile, o raccontano tutti la stessa storia o non hanno un legame l'uno con l’altro.
Genere è rapporto tra forma e contenuto. In Italia Benedetto Croce diceva che generi non
esistevano, perché per lui ogni atto espressivo è un unico. Ciascun atto comunicativo è irripetibile.
Abbiamo strutture comunicative che guidano, conferenza, lezione universitaria, discorso
parlamentare. Il senso è all’interno della comunicazione e non nel sistema. Il genere letterario è uno
degli strumenti per veicolare la comunicazione. Genere letterario individuato dal rapporto tra una
struttura formale e una tipologia di contenuto. La parte della cultura italiana da anni 20 a 70/80 deve
fare i conti con la negazione di genere di Croce. Mondo greco era molto più colorato, gente
tendenzialmente stava fuori

Si è perso anche aspetto musicale--> Quello che è perduto De Andre. Come cantava Saffo? E la lirica
greca? Si hanno solo i testi. Si è persa la musica, persi i suoni.

Quello che è perduto

Ricordi sbocciavan le viole


Con le nostre parole:
“Non ci lasceremo mai
Mai e poi mai”.
Vorrei dirti ora le stesse cose
Ma come fan presto amore
Ad appassir le rose
Così per noi
L’amore che strappa i capelli è perduto ormai
Non resta che qualche svogliata carezza e un po’ di tenerezza
De André, La canzone dell’amore perduto, 1966

La Grecia classica

Tutto mondo greco antico è arrivato attraverso mediazioni. Grecia era dove si parlava greco. Greco
non era lingua unitaria, era frammentato; attico, dorico, ionico. Anche in Italia diverse lingue di
greco, ma era pur sempre greco, non era nazione, ma città unite fra loro da fatto culturale. Regno di
Carlo Magno era il possesso personale del re. Al momento della necessità capacità di allearsi l’uno
con l’altro. Perché si parla sempre di Grecia classica?

Film “Invasioni barbariche” ambientato dopo torri gemelle. Analisi--> momenti di concentrazione di
intelligenza, Grecia classica (Socrate, Democrito, Aristotele, Eschilo, Sofocle...).

Le guerre persiane

Per 20 anni Grecia assediata da super potenza--> governo che è in grado di avere potere in grado di
tenere sotto controllo situazione. Prima super potenza antica era impero persiano, dominava tutto
mondo a est della Grecia. Ciò che interessava civiltà greca era a est, non ovest (mondo= parte di
interesse. Quando i Persiani cominciano a conquistare il mondo “interessante” diventano potenza.
Costa turca parte che si affacciava sul mare era grecizzata. Persiani conquistano costa turca greci si
ribellano, porta ai persiani a progettare invasione della Grecia per risolvere il problema
499-493 Rivolta ionica

492-490 Prima guerra persiana voluta da Re Dario: Battaglia di Maratona 490

490-480 Periodo di pace

480-479 Seconda guerra persiana, voluta dal re Serse, Battaglie Platea e Micale 479

Momenti in cui mondo greco rimane unito. Greci trovata forza che Persiani non si aspettavano.
Nasce concetto di libertà e autonomia. Ingegneri persiani di Serse creano canale operazione di
ingegneria. Per portare le truppe da impero persiano fino a Tracia e poi in Grecia hanno fatto un
ponte di barche. Nonostante ciò, vinsero i greci.

Il V secolo- “periodo classico” 479-431

430 c'è discorso che uomo politico Pericle fa. Pericle rappresenta un’epoca in quanto tale (Churchill,
De Gasperi). Scrittore Tucidide racconta vicende della fine del periodo classico. Pericle parla quando
Atene è in guerra contro Sparta. Sparta emblema totalitario, Atene democratico. Pericle difende
democrazia e libera scelta. Descrive caratteristiche di Atene contrapposte a quelle di Sparta. Sono
appunti/note del discorso, no discorso diretto. Hobbs traduce dal greco Tucidide. Tucidide prima si
leggeva da una traduzione inglese, fatta da traduzione francese, fatta da latino. Hobbs traduce
immediato in inglese.

Il discorso di Pericle (430) in Tucidide (I)

Noi abbiamo una forma di governo che non guarda con invidia le costituzioni dei vicini, e non solo
non imitiamo altri, ma anzi siamo noi stessi di esempio a qualcuno. Quanto al nome, essa è chiamata
democrazia, poiché è amministrata non già per il bene di poche persone, bensì di una cerchia più
vasta: di fronte alle leggi, però, tutti, nelle private controversie, godono di uguale trattamento; e
secondo la considerazione di cui uno gode, poiché in qualche campo si distingue, non tanto per il suo
partito, quanto per il suo merito, viene preferito nelle cariche pubbliche; né, d’altra parte, la povertà,
se uno è in grado di fare qualche cosa di utile alla città, gli è di impedimento per l’oscura sua
posizione sociale.

Costituzioni (forma di governo). Per le cariche pubbliche scegliamo persone di valore

Forme di governo antiche:

 Governo di uno solo:

Monarchia=mono, uno. Governo di uno.

Tirannide è una monarchia fuori controllo

 Governo dei pochi:

Aristocrazia

Oligarchia

 Governo di tutti:

Democrazia

Olocrazia=governo della folla, in grado di imporsi sopra scelte politiche

Jefferson--> forza intellettuale e morale. Non aveva figli legittimi, solo nipote. “In che traduzione
Tucidide? Leggilo in greco”. Jefferson costruisce università pubblica.

Discorso alla base degli Stati Uniti

Forme di governo moderne

Le denominazioni antiche sono tuttora in uso, a parte oclocrazia (= dominio della folla) sostituito
largamente, soprattutto di recente, con populismo. Va aggiunta anarchia: altre forme sono
periferiche rispetto al sistema politico occidentale (necrocrazia, ad es. Corea del Nord), altre
denigratorie (cleptocrazia = governo dei ladri).

Il discorso di Pericle (430) in Tucidide (II)

Noi stessi o prendiamo decisioni o esaminiamo con cura gli eventi: convinti che non sono le
discussioni che danneggiano le azioni, ma il non attingere le necessarie cognizioni per mezzo della
discussione prima di venire all’esecuzione di ciò che si deve fare.

Discutere insieme si pensa sia una bella cosa. Non è sprecare tempo dibattere. Oggi non è più
dibattito, si vuole solo sovrastare l’altro. Bisogna stare attenti a non sovrapporre. Situazione in cui
siamo oggi è democrazia molto fragile, non interessa più niente a nessuno.

Benjamin Constant si è accorto che democrazia degli antichi è diversa da democrazia dei moderni.
Confronta democrazia antica e democrazia moderna. Antichi basati su democrazia diretta, in Grecia
andavano in piazza e votavano. Piccoli numeri, votavano solo i pienamente cittadini ateniesi,
risiedere ad Atene, maschi, liberi schiavi non votavano. Libertà fondamentale è la libertà privata, per
gli antichi è fondamentale la libertà pubblica.
Constant è svizzero e in Svizzera c’è democrazia diretta. Referendum propositivi, vale anche se ci
sono pochi che votano. Si accorge che democrazia antica non è uguale a democrazia moderna.

La democrazia degli antichi e dei moderni

Benjamin Constant, De la liberté des Anciens comparée à celle des Modernes (1819) – molte
traduzioni italiane anche recenti.

• rappresentanza / democrazia diretta

• grandi numeri / piccoli numeri

• libertà privata / libertà pubblica

Cultura del quinto secolo

Filosofia e scienza

• unione originaria

• filosofi “preplatonici” --> ricerche scientifiche

• Socrate (469-399 a.C.)

• Platone e l’Accademia

Filosofo è scienziato, c'è unita di cultura che dura fino al medioevo. Scorate centralità perché è
coerente con la sua vita, accetta di morire perché vuole essere coerente con il suo insegnamento.
Socrate diventa emblema della coerenza dell’intellettuale. Sofista è negativo, perché è astratto.

L’intellettuale e la politica

• Socrate e le leggi

• I tentativi politici di Platone

• Le opere “costituzionali” di Platone

Tutta gente che si incontrava in piazza

Quando intellettuale finisce in politica non finisce bene. Platone rischia di fare cattiva fine. Cicerone.
Tone progetta costituzione, (no la repubblica), è progettazione di stato ideale che non accadrà mai. Il
filosofo entra in politica quando costretto dagli avvenimenti. Intellettuale che accetta di fare
politica sa che rischierà. Jefferson ebbe esito felice, ma tante altre esperienze no.

Il discorso di Pericle (430) in Tucidide (III)

Inoltre, a sollievo delle fatiche, abbiamo procurato allo spirito nostro moltissimi svaghi, celebrando
secondo il patrio costume giochi e feste che si susseguono per tutto l’anno e abitando case fornite di
ogni conforto, il cui godimento quotidiano scaccia da noi la tristezza.

Cerchiamo di vivere, spazi di feste e svago. Idea di stato che non garantisce felicità ma cerca di
aiutarti a vivere meglio. Non è la stessa cosa uno stato che dice io costruisco vita felice, e stato che
dice io ti dò vita felice. La risoluzione rapida non è migliore perché arriva prima ma bisogna rifletterci
sopra.

Stato etico, totalitario dice che dà la felicita NON ti aiuto a costruire la felicità.

Acropoli, Eretteo, Cariatidi

Grecia classica dura 50 anni. Greci si erano uniti per combattere contro i Persiani, città greche si
alleano e vincono. Differenze poi iniziano a emergere, mondo molto litigioso. Guerra del
Peloponneso è guerra in cui civiltà si suicida. Guerra Peloponneso mette di fronte de blocchi, dopo
25 anni si risolve in favore di Sparta e civiltà greca classica finisce. Nasce civiltà nuova. Grande
sconvolgimento che ha riguardato greci e una parte dei barbari. Tucidide politico di medio livello,
ebbe sconfitte varie ma scrive la guerra del Peloponneso.

La Guerra del Peloponneso (431-404)

I Kίνησις γὰρ αὕτη μεγίστη δὴ τοῖς Ἕλλησιν ἐγένετο καὶ μέρει τινὶ τῶν βαρβάρων, ὡς δὲ εἰπεῖν καὶ
ἐπὶ πλεῖστον ἀνθρώπων

Questo sconvolgimento è stato il più grande che abbia coinvolto i Greci e una parte dei barbari, vale
a dire la maggior parte dell’umanità (Tucidide I 1,2)

Il teatro

Teatro di Taormina sfruttava discesa naturale della collina. Edifici antichi resa acustica di livello.

In fondo al teatro c’era la scena. Agamennone viene ucciso dietro la scena. Teatro antico mai scene
cruente. Medea in Euripide non ammazza figli in scena, Seneca si. Sacerdote Dioniso stava in centro
perchè l’origine era sacra. Nietzsche aveva capito importanza del mondo antico. Orchestra sono
anche danzatori. Tutta rappresentazione cantata, abbiamo perso tutto. Si passa dal recitato al
cantato, abbiamo perso i cori.
Teatro di Taormina Teatro di Siracusa Teatro di Dioniso

schema di teatro classico

Teatro era opera d’arte totale. Espressione inventata da Wagner: aveva in mente idea di recuperare
il concetto del teatro totale “Gesamkunstwerk”. Nel teatro antico si trovava parola detta tra
cantato-parlato, solisti, coro, danza. È rimasta poca roba. Solo testi di 3 autori: Eschilo, Sofocle,
Euripide. Sofocle morto a 90 anni. 7 Eschilo, 7 Sofocle, 19 Euripide. Perché ne abbiamo così poche?
Libro scolastico decreta durata e sparizione di certe opere.

L’opera d’arte totale

Nel teatro antico si trovavano:

• parola declamata

• parola cantata (musica)

• solisti e coro

• danza

Di tutto questo a noi rimangono sono i testi di tre autori, quasi nulla della musica e quasi nulla della
scenografia e delle modalità di rappresentazione.

Tragedia: gli autori

• Eschilo (525-456)

• Sofocle (496-406)

• Euripide (485-406)

Temi del teatro


 Miti: storia di Edipo Re. Racconti e antichi prendevano miti condivisi. Antichi andavano a
teatro e sapevano gia la storia, non era una novità. Importante era come veniva narrata la
storia.
 Fatti storici: vedere la storia dal punto di vista degli sconfitti
 Temi del tempo dibattito culturale dell’epoca vive nel teatro tutta città andava a teatro. Era
festa quando si andava a teatro. Si assisteva a completo ciclo di rappresentazioni finito
teatro c’era processione verso tempio di Atene. Discussione “prevale legge scritta o
dell’uomo?” Creonte portatore del diritto dello stato, Antigone portatrice diritto dell’uomo.

Testi conservati

• Eschilo: 90 ca. attribuite, 7 giunte a noi

• Sofocle: 123 attribuite, 7 giunte a noi

• Euripide: 92 attribuite, 18 (+1) giunte a noi

I temi del teatro

• “miti” condivisi

• fatti storici (unica pervenuta: I Persiani, Eschilo, 472)

• discussione dei temi del tempo (Antigone, Sofocle, 442)

Il teatro greco nella storia della cultura

• passaggio alla tragedia romana (in gran parte perduta: importanza di Seneca)

• riprese moderne

Richard Wagner

Tentativo di rifare la totalità del teatro greco, voleva descrivere attraverso il teatro all’unità tedesca.
Va a cercare negli strati profondi nel mito dei Nibelunghi

Nietzsche influenzò Wagner. Epistolario che si scambiavano si vede venerazione. Nietzsche era
masochista. Si allontanarono. Teatro progettato da Wagner come architetto. Fossa dell’orchestra fu
invenzione di Wagner. Contrasto tra legge moderna e legge arcaica.

Sofocle, Antigone: il contrasto tra le leggi scritte e la “legge naturale” Oppure il contrasto tra la legge
moderna (= lo Stato) e la legge arcaica (= il “clan”)? Il dibattito tedesco di inizio Ottocento individua
molte delle categorie che porteranno allo “stato etico” novecentesco.

Eupolis atque Cratinus Aristophanesque poetae


atque alii, quorum comoedia prisca virorum est,
siquis erat dignus describi, quod malus ac fur,
quod moechus foret aut sicarius aut alioqui
famosus, multa cum libertate notabant.
Èupoli, Cratino e Aristofane, loro e gli altri poeti ai quali personaggi appartiene la commedia antica,
se uno meritava d’essere messo alla berlina, perché furfante e ladro, adultero o assassino, o per
qualche altra ragione malfamato, lo bollavano senza complimenti.

Orazio, Satire, I 4

Orazio che cita 3 nomi dei grandi scrittori di commedia antica.

La prosa

Momento in cui comunicazione si allontana dall’originaria dimensione unitaria di parola e musica.


Lettura che si fa come parliamo. Prosa è quando comunicazione lascia il rapporto con musica e
ritmo. Per gli antichi l’uomo politico era quello che sapeva parlare in pubblico per difendere una
causa. Ultimo genere che si sviluppa.

• ultimo allontanamento dall’originaria dimensione unitaria di parola e musica (ritmo)

• oratoria (avvocati, politici: rhetor = orator)

• scienza

• filosofia

• storia

L’accademia platonica, Pompei

Rapporto tra scrittura e discussione . La scuola filosofica che mette insieme testo scritto.

Genere letterario è rapporto stabile tra contenuto e forma.

Epica, lirica, teatro, storiografia, oratoria (di apparato= quando uno fa il discorso), narrativa,
saggistica, manualistica.

Istituzioni= struttura stabile, che dura nel tempo. Genere letterario è istituzione immateriale.
Legato a rapporto di forma e contenuto. Strutture materiali o immateriali che permettono di durare
il tempo di una struttura.

Rapporto stabile, “istituzionale”, tra un’area di contenuto e una forma espressiva.


• epica

• lirica

• teatro ▶ tragedia ▶ commedia

• storiografia • oratoria ▶ politica ▶ d’apparato (epidittica) ▶ giudiziaria

• narrativa

• saggistica

• manualistica

Alessandro Magno 356-323

Tutti grandi conquistatori si sono confrontati con lui. Viene dalla Macedonia (no Macedonia di oggi).
Macedonia considerata una zona di semibarbari, gente molto vicina al mondo greco ma non
considerati greci. Macedoni se ne approfittano della debolezza della Grecia.

Alessandro Magno riesce ad emergere. Aristotele fa da maestro ad Alessandro Magno. Magno si


interessa a conquistare il mondo dell’est, in pochissimi anni conquista tutto il mondo. Muore a 33
anni ma ha autorità enorme. Mondo ellenistico per designare mondo che mantiene contatto con
mondo greco classico. Morte di Magno tutta parte e est della Mesopotamia viene abbandonata.

27-10

Alla morte di Platone doveva essere Aristotele il successore. C'era nomina di un successore, non è
stato Aristotele e se ne andò da Atene. Diventa professore di Alessandro. Alessandro si ritrova a
essere successore del padre Filippo II. Corsa per il mondo conosciuto Battaglia di Isso.
Battaglia di Isso, Pompei Battaglia di Isso Albrecht Altdorfer

Morte di Alessandro, non si sa come sia morto a 33 anni. Lascia strascico di litigi fra i generali. Parte
estrema orientale viene abbandonata, non potevano avere la forza per controllare anche quella
parte. È un mondo nel quale la cultura greca si estende su tutto mediterraneo orientale--> mondo
ellenistico. No parola degli storici antichi ma degli storici tedeschi--> non più cultura incentrata sulla
Grecia ma viene a contatto con le culture preesistenti. Ristabilimento di poteri locali. Civiltà con la
quale poi Roma si concentra. Nasce nuova istituzione. La biblioteca di Alessandria. Si crea centro
culturale importante. Biblioteca, non solo posto con i libri ma ha una struttura. (ipotesi di
ricostruzione della biblioteca). Alloggiamenti dove si metteva la raccolta di libri.
Il papiro

Papiro è pianta con foglie aguzze papiri antichi. Papiro di Eschilo, quando papiro invecchiava e si
rovinava lo buttavano via. Nell'Egitto del sud scavi archeologici in cui si sono trovati papiri rovinati.
Sabbia calda che copre discarica ha conservato i papiri che erano stati buttati. Molte tragedie di
Eschilo. Biblioteca istituzioni culturale in cui si riunivano studenti si facevano ricerche. Uno dei
faraoni di cultura greca che stava in Egitto ha progetto culturale: manda ambasciatori e chiede di
portare una copia di tutti i libri del mondo. Manda inviati in giro. Biblioteca universale--> avere tutti
i libri del mondo. (Inizio 2005 google ebbe idea di raccogliere tutti i libri esistenti del mondo. Google
books, google scholar)

Alessandria centro di enorme importanza. Ad Alessandria vi erano i giudei alessandrini. Comunità


che aveva uso dell’ebraico per aspetti di tipo liturgico. Comunità di giudei aveva interesse per poter
leggere Bibbia in traduzione greca, fatta traduzione della Bibbia in greco “Settanta” (settanta
professori che hanno tradotto bibbia ebraica in 70 giorni) testo biblico ufficiale della chiesa di lingua
greca. Progetto culturale di grande importanza perché Bibbia in greco chiarisce dei punti importanti
in ebraico. Centro culturale di Pergamo, si trova non lontano dalla costa nord-ovest della Turchia,
zona costiera era parte dell’Europa. Centro di cultura sviluppato, biblioteca. Grande edificio, il
porticato, in greco “stoa”. Grande altare che era centro religioso della città. Altare di Pergamo a
Berlino.

Pergamo Area della biblioteca di Pergamo


Ginnasio di Cirene

Anche in Italia, Napoli aveva centro culturale. Erano istituzioni, struttura che si ripeteva in diversi
posti--> docenti, studenti, libri.

Il professore e lo studioso nel medioevo e il monaco. Il "piano” di San Gallo. Monastero è


autonomo.
In Inghilterra vengono sterminati monaci “dissolution”, terreni dei monasteri dati agli alleati dei
Tudor, inizia povertà contadini inglesi. Cosa succede dell’istituzione? Tudor e successori fanno
investimento economico per costruire college. Nel college di Oxford e Cambridge studiavano
ecclesiastici. Struttura del monastero medievale, cortile centrale, stanze dove si studia, costruzione
religiosa. Biblioteca antica--> monastero medievale--> college moderni.

Università di Virginia, college ripensato da Jefferson che non ha più nulla con edificio sacro o
semisacro. Jefferson non era cristiano. Stato nazione bisogno di classe dirigente completa da punto
di vista politico, economico e religioso.

Cosa succede a ovest?

C’erano due potenze che stavano nascendo. Popolazioni che dominavano le zone. Unità linguistica
tra Inghilterra sud e Francia. Una potenza era Cartagine che aveva esteso dominio nell’attuale
Tunisia sino alle soglie dell’Egitto. Altra potenza era Roma. All'inizio Roma era piccola città è diventa
poi potenza italiana. Dominio di Roma cresce rapidamente. Roma nasce centro Italia, inizia a
dominare Italia. Roma diventa potenza egemone del mediterraneo. Cartagine distrutta, Roma
diventa potenza che domina commerci del mediterraneo. Riesce a dominare la provincia Asia,
Grecia, Macedonia. Vangelo di San Luca--> era stato fatto censimento di tutta zona romana, cioè di
tutto il mondo. Romani hanno autopercezione di essere il mondo. Linea di confine era Reno-
Danubio, romani volevano andare fino all’Elba. Battaglia 9 d.c. di Teutoburgo, generale romano
torna a Roma sconfitto. Romani rinunciano all’idea di espandersi verso nord romani non riescono
ad andare nel regno dei Parti, impero persiano. Impero Romano era impero del mondo. Roma
supera il milione di abitanti, il calcolo più a ribasso è superiore a 500.000, altri calcolano attorno 2/3
s.d.c. di 1 milione.

Vitruvio si chiede il perché abbiano costruito tutte quelle terme--> gente si lavava, prendeva meno
malattie. Terme di Diocleziano Roma civiltà estremamente concreta. Vindolanda, accampamento
nel nord Inghilterra romano. Sono usciti dagli scavi tante lettere scritte su cortecce di albero, parola
“book” in inglese è originariamente la corteccia dell’albero. Lettera che chiede di rimandare il
coltello che ha prestato. Semplice accampamento aveva le terme, dagli scavi i soldati avevano
deviato corso di un fiume per portarla nelle terme, scaldavano acqua che scorreva sempre.

Masclus Verecundo suo sal(utem) petierunt a me


ciues · Reti · ut peterem abs te · commiatum [trium] ̀quinqué Retorum qui sub cura tua 5 sunt Litucci ·
[Vitalis] et Victoris · et de Vocontis · Augustanum · Cusium · Bellicum et rogo domine · ut iubeas reddi
· cultrum scissorium qui 10 penis · Ṭalampum (centuriae) Nobilis quia nobis necessarius est missi tibi ·
plantas ịị . per Talionem tur(ma) Peregriniana · opto te · felicem et tuos 15 (?m 2) uale Iulio
Verecundo / prefecto

Terme di Vindolanda

3-11

Inghilterra nord era zona più lontana da Roma. Vindolanda “terme”, stanza sotto il bagno per avere
acqua calda. Casa antica aveva finestre all’interno che si affacciano sui negozi. Ricchi veri avevano in
casa maestro per i figli.

Le “insulae” ricostruzione casa romana, fatta di legno che comportava a frequenti incendi. In Europa
no grandi problemi di incendi. Di notte proibito traffico dei carri per il rumore.

A Ostia diverse insulae, potevano essere anche 4/5 piani. Case dei ricchi avevano biblioteche
private. Armadi in cui si tenevano rotoli. Davanti alla Sapienza statua di Minerva buon numero di libri
in casa.
2 biblioteche pubbliche nel foro di Traiano, biblioteca greca e biblioteca romana. Newmann,
cardinale 800 scriveva in piedi. Catullo aveva bisogno dei suoi libri. Scrittura colta vuol dire che il
poeta è quasi sempre a sua volta un professore, uno studioso, è difficile trovare poeta che non
abbia altro lavoro. Ungaretti, Pascoli, Carducci. Carducci grande studioso di letteratura italiana
medievale.

Biblioteca privata Biblioteca pubblica: Biblioteca di Traiano

Tolkien, Lewis, Sanguineti. Scrittore è professionista della lettura e analisi dei testi altrui. Siepe di
Pascoli è siepe di Virgilio. Non esiste scrittore ingenuo, è sempre risultato di un rapporto con altri
testi. Testi sempre in rapporto uno con l’altro. È facile essere influenzati dalle proprie memorie
letterarie. Non esiste più il fatto di scrivere in modo ingenuo.

Harold Bloom, The Anxiety--> i classicisti schiacciano talmente tanto che poi diventi incapace a
scrivere. Il classico è cosa nefasta. “unico modo per portarmi fuori dall’aula sarà quello di portarmi
via con un sacco nero”. Catullo, Composizione del poeta è leggere gli altri. Mettere insieme
memorie letterarie che lui aveva. Con ingenuo si indica che non ha dei precedenti.

• lo scrittore è quasi sempre professore (Tolkien, Lewis, Pascoli, Sanguineti…)

• è un professionista della lettura / analisi dei testi altrui

• non esiste più l’arte “ingenua”, ma è sempre mediata e riflessa

• i testi sono in rapporto l’uno con l’altro

nam quod scriptorum non magna est copia apud me,


hoc fit quod Romae vivimus: illa domus,
illa mihi sedes, illic mea carpitur aetas;
huc una ex multis capsula me sequitur.
quod cum ita sit, nolim statuas nos mente maligna
id facere aut animo non satis ingenuo
quod tibi non utriusque petenti copia parta est:
ultro ego deferrem, copia si qua foret

Catullo 68a

… poi non ho con me una buona disponibilità di libri d’autore: e questo avviene perché io vivo a
Roma, lo sai, e lí è la casa dove abito, dove si consuma la mia vita: qui di tante casse di libri ne ho
una sola. Stando cosí le cose, non vorrei che tu pensassi ad una forma di grettezza o di falsa
amicizia, se non ti mando nessuno dei doni che mi chiedi: ti donerei anche di piú, se mi fosse
possibile.

(traduzione Mario Ramous, rivista)

The Waste Land

Eliott stesso ci dice che ha avuto in mente dei tasselli, Baudelaire, Dante. Vero poeta non imita, ruba.
Unreal city--> brown fog.

60 Unreal City,
Under the brown fog of a winter dawn,
A crowd flowed over London Bridge, so many,
I had not thought death had undone so many.
Sighs, short and infrequent, were exhaled,
And each man fixed his eyes before his feet.

Eliot, The Waste Land

60. Cf. Baudelaire: Fourmillante cité, cité pleine de rêves, Où le spectre en plein jour raccroche le
passant.

61. Cf. Dante’s Inferno, iii. 55-7: si lunga tratta di gente, ch’io non avrei mai creduto che morte tanta
n’avesse disfatta.

62. Cf. 63. Cf. Dante’s Inferno, iv. 25-27: Quivi, secondo che per ascoltare, non avea pianto, ma’ che
di sospiri, che l’aura eterna facevan tremare.

Giorgio Pasquali, Arte allusiva

Pasquali pubblica nel 1942 un saggio “Arte allusiva”. Comincia con un attacco a Croce, per
Benedetto Croce ogni testo era irripetibile. Ogni atto comunicativo umano è irripetibile ma ciò non
toglie che ci fossero rapporti tra i testi, Croce non vedeva questi rapporti. Senofonte descrive
quando all’interno delle Turchia i soldati vedono il mare e uno grida “il mare, il mare”. D'Annunzio
non aveva in mente quello ma aveva in mente Dante. Arte allusiva, non è una memoria a caso, devi
avere in mente un altro testo senno non si capisce.
Dicono: « Tu, quando spieghi i classici antichi, scrivendo e peggio a scuola, li soffochi con i confronti,
dimentico che la fonte della poesia è sempre nell'anima del poeta e mai in libri che possa aver letto.
La tua è fatica vana ».

Rispondo: Io non cerco, io non ho mai cercato le fonti di una poesia. Certo, se Terenzio dichiara in un
prologo di avere, nel ridurre una commedia di Menandro, introdotto in essa due personaggi di
un'altra, io credo a lui più che a critici moderni, per grandi che siano; e, se trovo contraddizioni e
sconvenienze evidenti nel l'azione e nei caratteri, mi chiedo se esse non dipendano da mescolanza, da
contaminazione, come dice lui. Ma questo è un caso particolarissimo: i riscontri mi servono in primo
luogo a tutt'altro fine, a intendere vocaboli e locuzioni non soltanto nel loro significato razionale, ma
nel loro valore affettivo e nel loro colore stili-stico. La parola è come acqua di rivo che riunisce in sé i
sapori della roccia dalla quale sgorga e dei terreni per i quali è passata: di questo ho già parlato. Ma
i confronti mirano anche ad altro: in poesia culta, dotta io ricerco quelle che da qualche anno in qua
non chiamo più reminiscenze ma allusioni, e volentieri direi evocazioni e in certi casi citazioni. Le
reminiscenze possono essere inconsapevoli; le imitazioni, il poeta può desiderare che sfuggano al
pubblico; le allusioni non producono l'effetto voluto se non su un lettore che si ricordi chiaramente
del testo cui si riferiscono.

Questo procedimento è anche moderno. Quando Gabriele d'Annunzio nei Pastori scrive:

O voce di colui che primamente conosce il tremolar della marina,

io non sono sicuro che si ricordi del lieto grido dei Greci di Senofonte nello scoprire il mare, ma sono
certissimo che esige che uno s'accorga come egli abbia incastonato in una poesia di timbro così
differente un verso del primo canto del Purgatorio; in altre parole,

Traduzioni sono fondamentali, la inventano i romani. Traduzione come fatto letterario è stato
inventato dai romani. Romani sanno benissimo che greci è civiltà che ha ottenuto risultati
straordinari ma romani hanno senso di valore come popolo che accettano di prendere dagli altri.
Civiltà romana non ha avuto paura di mediare da civiltà più forte. Mondo anglosassone King Alfred
traduce testi importanti, Beda scrive in latino poi tradotto in Sassone. “si sciolse le ginocchia” Livio
Andronico tradusse in “il cuore si gelo per la paura”.

 poeti-professori di lingua greca (Italia meridionale)


 traduzione in latino di testi greci
 “invenzione di una lingua”

Parallelo

King Alfred (848-899): traduzione di:

 S. Agostino
 Gregorio Magno
 Boezio
 50 Salmi
 in seguito: Beda (Historia Ecclesiastica), altre opere storiche e lessicografiche

Livio Andronico
 280-200 a.C. circa
 Andronico; da Taranto (lingua greca) a Roma dove prende il nome di Livio
 240 a.C.: prima opera teatrale a Roma.
 traduzione dal teatro
 traduzione dell’Odissea in versi tradizionali romani (saturni)

Tradurre significa trasmettere

Odissea V 297,

kái tot’ Odysséos lyto gōnata kái fílon ētor


e allora di Odisseo si sciolsero le ginocchia e il suo cuore

Traduzione di Livio Andronico: frammento 16 Morel

Igitur demum Ulixi cor frixit prae pavore


allora a Ulisse il cuore si gelò per la paura,

Nuovo tipo di traduzione

Cicerone dice che c’è bisogno della traduzione. Romani inventato traduzione letteraria. Alcune
parole sono impossibili da tradurre. Alcune traduzioni sono opere d’arte autonome. Prima carta dei
diritti umani è babilonese, non greca. Grazia alla traduzione siamo in rapporto con i greci.

Orazio, Ars poetica, 141 sgg.

dic mihi, Musa, virum, captae post tempora Troiae qui mores hominum multorum vidit et urbes.
dì a me, o Musa, l’uomo che, dopo il tempo della conquista di Troia, vide le città e i modi di vivere di
molti uomini.

 la traduzione necessaria: commercio, diplomazia


 la traduzione artistica
 riconoscimento della superiorità della cultura greca
 civiltà “europea” e concetto di “trasmissione” (tradizione)
 traduzione – tradizione

Cicerone, I discorsi di Tuscolo, I 3

Doctrinā Graeciă nos et omni litterarum genere superabat


La Grecia ci superava nel livello culturale e in qualunque campo letterario

Le difficoltà di una nuova lingua

Lucrezio I 830-832

Nunc et Anaxagorae scrutemur


quam Grai memorant nec nostra dicere lingua
concedit nobis patrii sermonis egestas
Ora esaminiamo l’homomeria di Anassagora (così si dice in greco: la povertà della nostra lingua
nazionale ci impedisce di dirlo in latino
Omogeneo, derivano dal latino, ma articolato (tedesco, spagnolo...) equilibrio di una cultura è
ricordare il passato e vivere anche il futuro.

La traduzione artistica è diversa dalla traduzione pratica (commercio ecc.) e anche dalla semplice
traduzione di servizio (es. i “traduttori” per la scuola). La traduzione artistica è spesso un’opera di
grande importanza artistica: ad es. le traduzioni di Montale (Quaderno di traduzioni), o la
traduzione di John Dryden dell’Eneide di Virgilio, o le traduzioni del Foscolo da Lucrezio. La
traduzione è un processo presente anche in altre arti: ad es. in musica la “trascrizione” da uno
strumento all’altro. Si pensi alla trascrizione per orchestra (Ravel) dei Quadri di un’esposizione di
Musorgskij.

Roma accetta la superiorità culturale greca: il successo politico e militare non impedisce ai Romani
di riconoscere appunto la propria inferiorità culturale. Per questo Roma “inventa” la cultura europea
come continuità e capacità di ricevere e rielaborare l’eredità culturale del passato. Il tema è al
centro dell’opera di Rémi Brague Europe, la voie romaine (1992), tradotta anche in italiano (Il futuro
dell’Occidente). Perché, grazie ai Romani, le culture europee non sono chiuse in sé stesse, ma
costituiscono un insieme omogeneo e articolato: costituiscono o costituivano?

Indebolimento dell’impero romano

Mantenere strutture dell’impero costava molto. Burocrazia: era enorme, burocrazia genera
burocrazia, costava molti soldi. Costi enormi per la difesa. Costo della macchina dell’impero era
notevole. Palatino, palazzi della burocrazia. Barbari entrano nell’impero, inizialmente a gruppi e presi
per lavorare. Intorno 5 secolo inizia periodo freddo che dura 500 anni. Periodo freddo= non c’erano
piu commerci facili. Autostrade delle antichità erano i fiumi. Quando viene freddo, fiume è gelato e
commercio è in difficoltà. Dopo il 900 inizia periodo caldo. Periodo freddo fa sì che fiume gelati
siano opportunità per i barbari che passano nell’impero attraverso i fiumi gelati--> invasioni
barbariche che porta crisi, impoverimento. Entravano perché era posto ricco, non per distruggere
l’impero ma questo provocò crisi. Se periodo è freddo i raccolti diventano meno buoni. Gran parte
della popolazione lavorava nell’agricoltura, freddo impedisce raccolti, gente mangia poco, si ammala
facilmente e muore. Terremoti, Impero Romano viene meno perché non regge, comincia a
frammentarsi e crollare poco per volta. Nascita mondo medievale dalla caduta dell’Impero Romano.

• l’estensione dell’Impero comportava…

• una pesante burocrazia

• spese ingenti per la burocrazia

• difesa di frontiere lontane da Roma

• costi enormi per la difesa

• lento ingresso dei ‘barbari’


Età romana classica

l’Augusto ”di Prima Porta” . Statua, segno dell’oratore che sta per
parlare.

Età tardoantica

• mondo non più “antico” ma ugualmente lontano dal “Medio Evo”

• diffusione del Cristianesimo come nuova identità culturale

• il Cristianesimo dialoga con la cultura pagana e ne riconosce la positività

• creazione di una lingua che assorbe l’elemento cristiano

Solo la testa alta 1 m 60, statua di Costantino. È


cambiato il modo di raffigurare l’essere umano.
Periodo molto lungo, furono storici dell’arte ad accorgersi che parte della tarda antichità non era
arte romana né medievale, era arte con tratti distintivi--> Spätantike.

Si crea rapporto con cultura pagana, cristianesimo assorbe cultura pagana fa sì che nasca cultura
europea moderna. Cristianesimo assorbe cultura antica. Fa sì che scrittori antichi entrino nella
cultura cristiana, a Roma e in Grecia nasce una lingua--> latino cristiano

Epoca barbarico-romana

Impero di occidentale ridotto a Italia e pezzetto di Francia. 476 imperatore ragazzo di 15 anni perché
suo padre non essendo romano non poteva diventare imperatore. Arrivano i barbari che vogliono
governare Italia. Invenzione impero d’Oriente per dire che erano l’unico impero. Barbari spodestati
dagli ostrogoti. Venivano nell’impero per stare meglio, non per distruggerlo. Teodorico era stato
educato a corte imperiale di Costantinopoli. Era chiamato re ma era tutt’altro che ignorante.
Ostrogoti governano per più di 50 anni, erano anni belli. Teodorico spingeva per il restauro e
costruzione di nuovi edifici. Fonti dell’epoca parlano bene di Teodorico perché erano fonti di
palazzo. Contrasti con la nobiltà romana. Zona magrebina dominata dai vandali. Cultura ispanica era
cultura di livello.

• data tradizionale della fine dell’Impero: 476 (Romolo Augostolo)

• Italia governata dagli Eruli (Odoacre) fino al 493

• Italia governata da Teoderico dal 493 al 526

• Questi re barbarici non distruggono le strutture romane: Teoderico era stato educato a
Costantinopoli e governava in accordo con l’Impero di Costantinopoli

• Contrasti con la nobiltà romana e con l’Impero: uccisione di Boezio (525)


Mausoleo di Teodorico Tipo di pianta che ricorda costruzione romana.

Tempio di San Vitale, Ravenna

Battistero degli ortodossi

C'erano battistero dei cattolici e degli ariani. Maggioranza dei vescovi erano ariani. Anche a Milano
due vescovi, Sant’Ambrogio. Arianesmo è negare la figura di Cristo.

Figure di romani vestiti con abiti romani, tendaggi di ornamento, in mano hanno una corona, la
corona dei martiri.
Battistero degli ariani, simile iconografia, in testa hanno luce di santità.

La corona del martirio

Felice l’uomo che affronta la prova; quando sarà stato sperimentato, riceverà la corona della vita
che Dio ha promesso a coloro che lo amano. […] Il Signore lo ha rivestito con il mantello della
gioia, e ha posto sopra il suo capo una corona di bellezza. (Dalla liturgia dei Martiri).

Quando finisce il mondo antico?

A seconda delle diverse aree dell’impero ci sono date diverse.

Italia Longobardi arrivano nel 568. Non si integrano nel mondo romano, distruggono molto. Si
aggiungono epidemie di peste che durano più di 200 anni. Buona parte dei crolli del foro romano
sono dovuti a terremoti ciclo molto freddo del clima. Figure di resistenza come Gregorio Magno,
nobile romano, lo fanno Papa perché era stato sindaco di Roma.

603 d.C. utlima seduta del Senato, non si riunisce più. Era diventato consiglio comunale. Roma si era
ridotta, da 1 milione di abitanti era diventata sotto 100 mila abitanti. Gregorio paga Longobardi
perché se ne andassero. Longobardi entrano dal Friuli conquistano città dell’est. Longobardi
dominavano nord, al centro capitali erano Spoleto e Benevento. Arcivescovo di Milano si trasferisce
a Genova perché nella zona mediterranea era zona sicura, Longobardi erano ariani.

I Longobardi

• Arrivo dei Longobardi: 568

• Distruzione di ciò che restava del mondo romano

• Epidemie di peste (dal VI all’VIII secolo)

• Alternanze di siccità, inondazioni e terremoti

• Ciclo molto freddo del clima (fino al sec. XII)

• Figure di resistenza: Gregorio Magno (Papa 590-604)

• Ultima seduta del Senato: 603 d.C.


Espansione araba prima occupa buona parte dell’Africa, poi verso ovest e occupano penisola iberica
poi vennero fermati. Henri Pirenne studioso del medioevo arabo. Arrivo degli arabi ha spaccato il
mediterraneo, un nord cristiano, un sud arabo, islamico. Nasce qui il concetto moderno di Europa.

L’espansione araba

• dal 622 al 750

• distruzione della civiltà romana (greca) in Medio Oriente e Africa settentrionale

• arretramento o eliminazione del Cristianesimo da queste aree

• fine dell’unità culturale del Mediterraneo

• l’idea di “civiltà europea” si sposta a Nord

Frammentazione linguistica, una lingua rimane la stessa ma si spezzetta

Continuità vuol dire che c'è livello di tolleranza ma la continuità può finire. C’è momento in cui la
continuità del latino smette di esserci. (Milano- Parigi). Differenza è data dalla Britannia. Giulio
Cesare due volte in Britannia ma non aveva lasciato niente. Nel primo secolo dopo cristo Claudio
conquista la Britannia. Per quasi 400 anni i romani si mescolano con i celti, popolazione inglese fatta
dai celti. Romani e celti si mescolano, arrivano soldati romani e si stabiliscono. civiltà romano-celtica
avviene cristianizzazione fino a 410. Nel 410 c'è saccheggio di Roma, regioni lasciano la Britannia
per difendere Roma. Soldati lasciano Britannia, Barbari arrivano dal Nord, in Inghilterra arrivano da
est. Distruzione civiltà romano-celtica, cristianesimo cancellato, latino sparisce in Gallia non arrivano
invasioni che costruiscono latino. Welsh è quello che rimane di lingua celtica. In Cornovaglia parlano
anche il Cornish, lingua locale di tipo celtico. Arrivo delle popolazioni con lingue di gruppi simili porta
a varietà linguistica. Sassone era una lingua. Latino che rientra in Inghilterra ritorna Gregorio Magno.
Varie lingue erano vicine, latino diventa lingua di comunicazione dotta fra i popoli inglesi. Latino
diventa lingua internazionale.

• continuità e frammentazione

• esempio: la lingua italiana – i dialetti superstiti

• esempio: la lingua inglese

• tutti convinti di parlare latino ma non si capiscono

La Britannia romano-celtica e cristiana

• dal I sec. d.C. al 410: Romani e Celti

• prima cristianizzazione dell’isola

• 410: le legioni lasciano la Britannia per difendere Roma: saccheggio visigotico di Roma

Le invasioni da Est e l’abbandono romano

• invasioni da Est: Sassoni, Juti, Angli

• distruzione della civiltà romano-celtica

• rapida cancellazione del Cristianesimo

• rapida sparizione del latino

• questa è la differenza rispetto alla “Gallia”

10-11

La nuova cristianizzazione
• missione di Gregorio Magno (595)

• ritorno del latino

La “diglossia” inglese

• varie lingue locali: ▶ Sassone (Sud) ▶ Juto ▶ Anglo (Nord e gran parte del centro)

• il latino, imparato dai libri e pronunciato com’è scritto, è la lingua della cultura, della liturgia e della
diplomazia

Ovest rimangono lingue celtiche, centro est lingue germaniche. San Patrizio e Palladio
cristianizzano l’Irlanda. Quando sono arrivati in Inghilterra i missionari portano dei libri.

Augustin gospel Canterbury. Iconografia antica di Gesù (Domenica delle Palme) miniature della
passione. Situazione di diglossia= usi latino per dire delle cose (liturgia, diplomazia) e usi anglo per
vita quotidiana. Inghilterra antica caratterizzata da diglossia.

Esempio di Wynfrith

Monaco zona meridionale Inghilterra, Wynfrith si pone il problema di andare nel continente per
battezzare gli europei. Vuole andare a battezzare i sassoni. Per andare a fare missione di questo tipo
c'è bisogno del permesso del Papa Gregorio II. Papa era un po' sospettoso, lo chiama nel 726 a
Roma, e vuole controllare la sua preparazione. La biografia racconta che Gregorio II convinto di
parlare latino non si capiscono. Papa parlava un protolatino, Wynfrith dice che si trova in difficoltà
con la lingua. Preferisce fare esame scritto. Papa apprezza il modo di scrivere e lo chiama
"Bonifacio” (colui capace di scrivere). Bonifacio va in Germania e la sua missione ha successo, poi
viene ammazzato dai Sassoni, perché ha tagliato un albero sacro

• inglese (675-754)

• missionario per i Sassoni del continente

• va a Roma da Papa Gregorio II (anno 716), romano

• chiede di essere esaminato per iscritto perché non si capiscono. Scrivono allo stesso modo, ma il
Papa (convinto di parlare latino) parla in “protoitaliano” mentre Bonifacio parla latino come è scritto.
Esempio dall’inglese: se un parlante pronunciasse “through” come è scritto e l’altro usasse la
pronuncia attuale non si capirebbero parlando, ma solo scrivendo.

Esempio: angelus - ang- angelu - anhel - annel

Si estende il modello inglese

• In Inghilterra si usava il latino, pronunciato come scritto, come lingua della cultura, della liturgia e
dei rapporti tra i vari popoli dell’Isola, che parlavano lingue differenti

• Alcuino, professore inglese, ministro di Carlo Magno, intorno al 770-800 estende il modo di leggere
il latino com’è scritto e di scriverlo con grafie chiare. Il latino diventa dunque, come scrive il linguista
inglese Roger Wright: the second language of everyone and the first language of no one

• lingua che non mette nessun popolo in condizione di superiorità (Giovanni XXIII, 1961). Si veda
anche la Costituzione del Concilio Vaticano II Sacrosanctum Concilium (1964).

Carlo Magno intelligente ma non colto. Deve esserci cultura comune. Carlo Magno fa venire a corte
personaggi colti. Alcuino che viene da York era un professore. In quel periodo era in Italia dal Papa.
Carlo Magno incontra Alcuino a Parma e invita il professore a corte, viene incaricato di
riorganizzare la cultura dell’impero. Alcuino presenta a Carlo Magno nuova edizione critica della
Bibbia. Prepara edizione curata della Bibbia senza errori, alla corte si mettono insieme dei libri che
devono diventare libri di base perché sono quelli corretti. Si crea unità culturale di tutta Europa,
tranne Spagna perché c’erano gli arabi.

Come si parla? Diffondono in Europa il modello inglese, parlare latino come era scritto. Si diffonde il
modello di lettura di latino come scritto. Latino diventa lingua dell'Europa. Latino medievale è origine
cultura Europea. Si crea lingua internazionale e diglossia diventa modello Europa medievale. San
Tommaso, laziale fa gran parte della sua carriera a Parigi, ma non ha problemi linguisti. Latino
medievale è lingua vivissima, si sviluppa con nuovi concetti dell’epoca. Oggi situazione di
bilinguismo, non diglossia. Latino non è lingua che ha spirito di nazione.

Riconoscere latino come lingua diversa permette di avere lingua internazionale. Lingua
internazionale egualitaria finisce con i nazionalismi.

Riconoscere il latino come lingua diversa da francese, italiano ecc. permette:

• di avere una lingua internazionale

• di sviluppare le singole lingue locali perché è ormai chiaro che sono altra cosa rispetto al latino.

Il latino come lingua internazionale egualitaria dura fino al sorgere dei nazionalismi (sec. XIX).
Giuramenti di Strasburgo

842 due nipoti di Carlo Magno. Uno dalla parte ovest (Francia) uno da parte est (Germania), si
mettono d’accordo di non attaccarsi l’uno con l’altro e di non fare alleanza con il fratello del sud e di
non fare alleanza contro fratello. Carlo Magno già morto da 28 anni. Patto ufficialmente redatto in
latino, il re francese legge traduzione tedesca del patto e re tedesco legge traduzione francese del
patto (esistono altre lingue). Da qui nasce la cultura europea.

Testo francese

“Pro Deo amur et pro christian poblo et nostro commun saluament, d’ist di in auant, in quant Deus
sauir et podir me dunat, si saluarai eo cist meon fradre Karlo, et in adiudha et in cadhuna cosa si
cum om per dreit son fradra saluar dist, in o quid il mi altresi fazet. Et ab Ludher nul plaid nunquam
prindrai qui meon uol cist meon fradre Karle in damno sit.”
“Per l’amore di Dio e per la salvezza del popolo cristiano e nostra comune, da oggi in avanti, in
quanto Dio sapere e potere mi concede, così salverò io questo mio fratello Carlo e col (mio) aiuto e
in ciascuna cosa, così come si deve giustamente salvare il proprio fratello, a patto ch’egli faccia
altrettanto nei miei confronti; e con Lotario non prenderò mai alcun accordo che, per mia volontà,
rechi danno a questo mio fratello Carlo.”

Testo tedesco

“In Godes minna ind in thes christiānes folches ind unsēr bēdhero gehaltnissī, fon thesemo dage
frammordes, sō fram sō mir Got gewizci indi mahd furgibit, sō haldih thesan mīnan bruodher, sōso
man mit rehtu sīnan bruodher scal, in thiu thaz er mig sō sama duo, indi mit Ludheren in nohheiniu
thing ne gegango, the mīnan willon imo ce scadhen werdhēn.”
“Per l’amore di Dio e del popolo cristiano e per la salvezza di entrambi, da oggi in poi, in quanto
Dio mi concede sapere e potere, così aiuterò io questo mio fratello, così come è giusto, per diritto,
che si aiuti il proprio fratello, a patto ch’egli faccia altrettanto nei miei confronti, e con Lotario non
prenderò mai alcun accordo che, per mia volontà, possa recargli danno (= a Ludovico).”

13-11

Corso monografico
Etimologia è la storia delle parole, storia semantica, fonetica, di cultura e civiltà.

 Etimologia diacronica (attraverso il tempo),


 Etimologia sincronica (etimologia del parlante, popolare. Come un parlante pensa una
parola). Cooperativa/comperativa.
Latino

Ombra, da latino umbra e parole derivate. Non si sa quale sia l’etimologia. La più vicina è il lituano.
Secondo due studiosi è legato a parola lituana unks-ra. Cosa vuole dire ombra? In greco aggettivo
amauros= quello che è scuro-->ombra. Se è scuro è anche nell’ombra. Forse anche il sogno=onar.
Oscurità, sogno, ombra, si individua un campo semantico.

Etimologia sincronica data da Isidoro. Grande enciclopedia che si chiama Le origines in cui fa
etimologie. Umbra si dice aria che manca di sole. Quando siamo colpiti da raggi del sole e dietro noi
si forma l’ombra. Etimologie combinando pezzi di parola.

Greco

In greco ombra si dice skia= ombra, essere senza consistenza tangibile-->fantasma. Nel mondo dei
morti Ulisse prova a dare consistenza ma non riesce. Ombra diventa apparizione.

È una parola antica, parola che troviamo nelle lingue più antiche. Parole che sono presenti in lingue
più antiche sono chiamate parole antiche. Idea del riflesso nello specchio, guardare immagine e
scambiarla per realtà--> riflesso (Narciso). In sanscrito chaya= ombra, immagine, riflesso, in persiano
saya

Da greco, skotos= buio, oscurità qualcosa che ti impedisce di vedere, non il colore nero. Eraclito
chiamato skoteinos, l’Oscuro.

In latino eb-scurus= scuro, ma anche qualcosa che è nascosto.

Oscuro<--> nero, fantasma sta al confine tra oscuro e nero.

Lingue germaniche

Inglese--> shade, shadow. In old english--> sceadu. Robusta flessione nominale, sceaduwe, da
nominativo--> shade, da accusativo--> shadow.

Gotico, lingua dei Goti, vescovo ariano Ulfila, traduce Bibbia in gotico--> skadus

Antico germanico e tedesco--> scato, Schatten in tedesco.

Umbra del latino solo con lituano. Greco e lingue germaniche sono uguali.

Celtico--> skato

Sigle:

• GOID = Goideliche / lingue gaeliche


• OIr = Old Irish

• MW = Middle Welsh

• MBret = Middle Breton

• OCo = Old Cornish

• MCo = Middle Cornish

• gl = glossa

• PIE = Proto Indo-European (ricostruito)

• OE = Old English

• Gr = Greek

Proto indoeuropeo= ricostruito. Sanscrito massimo est, antico irlandese massimo ovest, se c'è
corrispondenza di una parola la parola è molto antica. Labiovelare (suono qu). Glossa= adoperata
una lingua per spiegare un’altra lingua. Fantasma può provocare terrore--> middle cornish.

Ricerca indoeuropea

Pokorny era comparatista. Era nato sotto impero, studia a Vienna, arrivano leggi raziali e lui era di
origine ebraica. Viene licenziato dall’insegnamento, leggi raziali del 37. Pokorny non se ne va dalla
Germania. Lo accoglie la Svizzera e ci rimane per parecchi anni, muore a Zurigo. Studi sulle lingue
celtiche. Celtico lingue di tutta Europa fino centro sud. Sono in parte assorbite da latino e in parte
recuperate. Dizionario etimologico indogermanico. Parte di base skot- tradotto in inglese shadow.
Norvegese--> skodda, skadda= fog.

Root / lemma: skot-

Skot-

Meaning: shadow, darkness

Material: Gr. σκότος ‘darkness’ (m., later n.);

Old Irish (lengthened grade) scāth n. ‘shadow, protection, mirror’;

mcymr. isgaud, cy-sgawd,

cymr. cy-sgod,

acorn. scod,

neucorn. skēz,

bret. skeud ‘shadow’;

Gothic skadus m.,

Old English sceadu f., scead n.,

Old High German scato, - awes ‘shadow’,

Norwegian skodda, skadda ‘fog’.


J. Pokorny, Indogermanisches Etymologisches Wörterbuch Francke, Tübingen – Basel 1994

Pokorny: Praga 1887 – Zurigo 1970. Celtista, comparatista.

Dizionari etimologici

Sottotitolo “histore des mots” mot= stessa radice di mue, muto. In latino voleva dire borbottare.
Parole in francese per utilizzi più alti. Provideo= guardo in favore di qualcosa. Invidio= guardare
dentro. Prudente= è quello che guarda prima. Provvidenza= progettualità nell’universo. Oida= vedo
qualcosa io so qualcosa. Platone, sapere è entrare in contatto con il mondo delle idee. Historia=
quello che ho visto e lo racconto.

Fantasma

Greco

Parola greca legata a phaino--> radicale indoeuropea bhea=brillare. Dichiarare, c'è radice "chiarare”.
Fantasma--> colui che si rivela. Altra parola greca---> eidolon, idolon= qualcosa che vede la realtà.

φάντασμα / φάσμα da φαίνω (pháinō): radicale indoeuropeo bh(e)ə = «brillare», «essere luminoso»
ma anche «dichiarare» (vd italiano). Esempio: ἀποφαίνειν (apopháinein) = «far apparire» ma
appunto anche «di- chiarare». Latino infans italiano infante = colui che non parla. Vedi anche φάος /
φῶς (pháos / phos) = «luce». εἴδωλον (éidolon, ídolon = qualcosa che si vede, immagine [opposta
alla realtà])

Latino

In latino--> imago, umbra, simulacrum.

Lingue germaniche
Old english--> gast, gest= spirito. Gaestan=tormentare. Spirito santo tradizionalmente holy ghost.
Aghast= inquieto.

Old English gast, gest (forma sassone) = «spirito»; gæstan = «tormentare» ecc. Inglese ghost, to gast,
aghast.

Antico tedesco geist.

Il viaggio nell’Ade
E quando al mare fummo giunti, la nave per prima cosa spingevamo nel mare
divino, e albero e vele alzavamo sulla nave nera, poi imbarcammo le bestie e
anche noi salimmo col cuore afflitto, versando molte lacrime. Dietro la nave
dalla prora azzurra Circe dai bei capelli, la dea che parla con voce umana, ci
mandava compagno un vento propizio, un vento che gonfia le vele. Dopo aver
disposto, uno per uno, gli attrezzi sulla nave, noi stavamo seduti: la guidavano
il vento e il nocchiero. Per un giorno intero, a vele spiegate, correva sul mare.
Tramontò il sole, si velarono dall’ombra le strade, ed essa giungeva ai confini di
Oceano dalle acque profonde. Là c’era il popolo e la città dei Cimmeri, avvolti
di nuvole e nebbie; il Sole fulgente non li illumina mai coi suoi raggi nè quando
sale verso il cielo stellato nè quando dal cielo ridiscende verso la terra: una cupa
notte incombe su quella gente infelice. Giunti là , approdammo e portammo fuori
le pecore; poi, seguendo il corso di Oceano, giungemmo al luogo che Circe ci
aveva indicato.
Trattennero qui le vittime Euriloco e Perimede; io estrassi la spada affilata e
scavai una fossa lunga un cubito e larga altrettanto. Intorno ad essa versai,
per tutti i defunti, una libagione, miele mescolato con latte, vino dolcissimo e
acqua; tutto cosparsi con bianca farina. Poi supplicai le vane ombre dei morti, e
promisi, tornato a Itaca, di immolare nella mia casa una giovenca che non avesse
ancora figliato, la più bella di tutta la mandria, di riempire un rogo con splendide
offerte, di sacrificare a parte, per Tiresia soltanto, un ariete nero, il migliore
del gregge. E quando ebbi implorato con voti e suppliche le stirpi dei morti,
afferrai le bestie e le sgozzai sulla fossa, scorreva il loro sangue scuro. Fuori
dall’ Erebo si radunarono le anime dei trapassati: fanciulle, ragazzi, vecchi che
molto soffrirono, giovani donne dall’ animo nuovo al dolore; molti guerrieri caduti
in battaglia, colpiti da lance di bronzo, con le armi macchiate di sangue. Si
affollavano intorno alla fossa, da ogni parte, con grida acute: un livido terrore mi
colse. Ordinai ai compagni di scuoiare e bruciare le bestie che giacevano uccise
dal bronzo crudele e di invocare gli dei, Ade possente e la tremenda Persefone; io
intanto con la spada sguainata stavo in guardia e non permettevo che le ombre
vane dei morti si accostassero al sangue prima che avessi interrogato Tiresia.
L’ anima del mio compagno Elpenore si fece avanti per prima; non era ancora
stato sepolto sotto la terra dalle ampie strade: il suo corpo avevamo lasciato in
casa di Circe, senza sepoltura e senza compianto, incalzati da altre necessità .
Piansi, quando lo vidi, provai pena nel cuore e rivolgendogli la parola gli dissi:
“Come sei giunto, Elpenore, tra le nebbie, nell’ ombra? A piedi sei arrivato prima
di me sulla mia nave nera”.

(102) Così dissi, e lui mi rispose piangendo:


“Divino figlio di Laerte, Odisseo ricco d’ ingegno, il destino funesto e il troppo
vino mi hanno perduto. In casa di Circe mi ero steso a dormire e non pensai
di ritornare alla lunga scala per scendere: a capofitto caddi dal tetto, mi ruppi
l’ osso del collo, l’ anima discese nell’ Ade. In nome di coloro che non sono qui io
ti supplico, ora, per la tua sposa e tuo padre che ti ha allevato, per Telemaco,
unico figlio che hai lasciato nella tua casa; io so che, partendo da qui, dalla casa
di Ade, all’ isola Eea fermerai la tua nave ben costruita. Là io ti prego, signore, di
ricordarti di me. Non andartene, non partire lasciandomi senza sepoltura, senza
compianto, che io non diventi per te causa dell’ ira divina: bruciami invece, con
tutte le armi, e sulla riva del mare bianco di schiuma eleva un tumulo per questo
infelice, che sia di ricordo anche a coloro che poi verranno. Questo compi per
me, e sulla mia tomba pianta il remo con cui, quand’ ero vivo, remavo insieme ai
compagni”.
Disse così, e io gli risposi dicendo:
“Per te questo farò e compirò, infelice”.
Così scambiavamo queste tristi parole, io da una parte, con la spada tesa sul
sangue, l’ombra del mio compagno dall’altra, che molte cose diceva.
Venne poi l’anima di mia madre, Anticlea, figlia del grande Autolico, che viva
avevo lasciato partendo per Ilio sacra. Piansi quando la vidi, e provai pena nel
cuore: e tuttavia, pur soffrendo atrocemente, non lasciavo che si accostasse al
sangue prima che io interrogassi Tiresia.
Giunse infine l’ anima del tebano Tiresia: impugnava uno scettro d’ oro, mi
riconobbe e mi disse:
“Divino figlio di Laerte, Odisseo dal grande ingegno, perchè hai lasciato la luce
del sole, perchè sei venuto a vedere i morti in questo tristissimo luogo? Ma dalla
fossa allontanati, allontana la spada affilata, perchè io possa bere il sangue e
dirti la verità”.
Così parlò e io indietreggiai e riposi nel fodero la spada ornata d’argento. Dopo
che ebbe bevuto il sangue scuro, allora il nobile profeta mi disse:
“Un dolce ritorno tu cerchi, glorioso Odisseo; amaro invece te lo farà un dio.
Non credo che potrai sfuggire a Poseidone, all’ira che cova nel cuore perchè gli
accecasti suo figlio. Ma anche così, tra molte sventure, potrai arrivare se riuscirai
a frenare l’animo tuo e dei compagni quando con la solida nave approderai
all’isola Trinachia, sfuggendo al mare dai riflessi violacei: là troverete al pascolo
le vacche e le pecore fiorenti del Sole, che vede e sente ogni cosa. Se non tocchi
le bestie, se pensi al ritorno, allora, pur tra molti dolori, potrete giungere a Itaca.
Ma se fai loro del male, allora io ti dico che sarà la fine per te, per la nave e
per i tuoi uomini. E se pur riesci a scampare, tardi farai ritorno e male, su una
nave non tua, dopo aver perduto tutti i tuoi compagni. Troverai, nella tua casa,
sciagure, uomini tracotanti che ti divorano i beni, corteggiano la tua sposa divina,
(103) le offrono doni. Della loro violenza ti vendicherai, al tuo ritorno. Ma quando,
nella tua casa, avrai ucciso i Pretendenti, con l’ inganno o affrontandoli con le
armi taglienti, prendi allora il remo e rimettiti in viaggio fino a che giungerai
presso genti che non conoscono il mare, da uomini che non mangiano cibi conditi
col sale, che non conoscono navi dalle prore dipinte di rosso, nè gli agili remi che
sono ali alle navi. Ti indicherà un chiaro segno, che non potrà sfuggirti: quando
un altro viandante, incontrandoti, ti dirà che sulla spalla porti un ventilabro,
pianta allora in terra il tuo agile remo, offri al dio Poseidone sacrifici perfetti
- un montone, un toro, un verro che monta le scrofe -e fa ritorno a casa: qui
offri sacre ecatombi agli dei immortali che possiedono il cielo infinito, a tutti,
senza escludere alcuno. La morte verrà per te lontano dal mare, ti coglierà nella
vecchiaia ricca di beni, e sarà dolce. Avrai, intorno a te, un popolo felice. Questa
è la verità che ti dico”.
Così parlava e io così gli risposi:
“Tiresia, questo è il destino che mi hanno filato gli dei. Ma ora dimmi una cosa
e parlami sinceramente: vedo qui l’anima di mia madre, che è morta; vicino
al sangue siede, in silenzio, e non guarda suo figlio negli occhi, non gli rivolge
parola. Dimmi, signore, come può riconoscermi?”.
Dissi, e subito egli rispose:
“Semplice è quello che ti dirò e porrò nel tuo cuore. Se tu lasci che qualcuno
dei morti si accosti al sangue, costui dirà cose vere; se glielo impedisci, tornerà
indietro di nuovo”.
Così disse e tornò nelle case di Ade l’anima di Tiresia, dopo che ebbe dato il
responso. Ma io rimasi là finchè giunse mia madre e bevve il sangue oscuro.
Subito mi riconobbe e piangendo mi disse queste parole:
“Figlio mio, come sei giunto tra le nebbie, nell’ombra, tu, che sei vivo? Grandi
fiumi dalle impetuose correnti ci sono in mezzo, Oceano soprattutto, che non si
può attraversare senza una nave ben costruita. Vieni forse da Troia e sei giunto
qui dopo aver a lungo errato con la nave e i compagni? Non sei ancora tornato
a Itaca, non hai visto la tua casa, la sposa?”.
Così disse, e io così le risposi:
“Madre mia, nell’Ade mi ha spinto necessità di interrogare l’anima di Tiresia
tebano. Non ho neppure sfiorato l’Acaia, non sono giunto alla nostra terra, vado
sempre errando con l’ angoscia nel cuore dal giorno in cui ho seguito il divino
Agamennone a Ilio dai bei cavalli per battermi con i Troiani. Ma ora dimmi
una cosa e parlami sinceramente. Quale doloroso destino di morte ti ha colto?
Una lunga malattia o Artemide arciera con le sue dolci frecce ti ha ucciso? E di
mio padre dimmi, e del figlio che ho lasciato laggiù: il mio potere l’hanno essi
ancora o qualcun altro lo tiene, e pensano che io non faccia più ritorno? E della
mia sposa rivelami la mente, il pensiero: con il figlio rimane e tutto custodisce
com’era, oppure è già moglie del più nobile fra gli Achei?”.

(104) Così parlai e subito mi rispose mia madre:


“Con cuore paziente lei resta nella tua casa. Dolorosi le scorrono i giorni e le notti,
nel pianto. Nessuno ha il tuo potere regale: serenamente Telemaco amministra
le terre e ai pranzi comuni partecipa come conviene a chi esercita la giustizia:
tutti infatti lo invitano. Nei campi rimane tuo padre, e non scende in città : non
ha coperte nè variopinti tappeti per il suo letto: dorme, d’inverno, dove stanno
gli schiavi, nella cenere vicino al fuoco, coperto da misere vesti; quando invece
viene l’estate, e poi l’autunno fecondo, allora, nella sua vigna sul colle, dovunque
vi sono, per terra, giacigli di foglie cadute, là egli giace e soffre, e mentre piange
la tua sorte, il dolore gli cresce nell’animo: è diventato ormai vecchio. E io
così sono morta, così ho compiuto il destino: non mi ha ucciso nella mia casa
l’Arciera dall’occhio acuto cogliendomi con le sue dolci frecce; non mi ha colpito
nessuno dei mali che, consumandoti il corpo, ti privano della vita. La nostalgia
di te, glorioso Odisseo, della tua saggezza, della tua gentilezza, mi ha tolto la
vita dolcissima”.
Disse così, e io volevo, pur esitando nel cuore, stringere tra le braccia l’anima di
mia madre morta. Tre volte mi protesi in avanti, ad abbracciarla mi spingeva il
cuore, tre volte mi sfuggì dalle mani, simile a un’ombra o a un sogno. Un dolore
acuto mi penetrava nel cuore; rivolto a lei dissi queste parole:
“Madre mia, perchè mi sfuggi? io voglio abbracciarti affinchè anche nell’Ade,
stringendoci uno con l’altro, possiamo entrambi saziarci di dolore e di pianto. O
è solo un fantasma che mi ha mandato la gloriosa Persefone perchè ancora di
più io pianga e mi lamenti?”.
Così parlai e subito mi rispose mia madre:
“O figlio mio, infelice fra tutti i mortali, no, non è un inganno di Persefone, figlia
di Zeus, questa è la sorte degli uomini, quando si perde la vita: la carne, le ossa,
non sono più rette dai nervi, la violenza del fuoco ardente le annienta appena lo
spirito lascia le bianche ossa; l’anima se ne vola via come un sogno. Ma tu torna
presto alla luce: e tutto questo ricorda per dirlo poi alla sposa”.
Così noi parlavamo, e delle donne vennero intanto - le mandava la gloriosa
Persefone -, erano spose e figlie di uomini illustri. Intorno al sangue oscuro si
affollavano, ma io meditavo come interrogarle una per una. E questa mi sembrò
nell’animo la soluzione migliore. Trassi dal fianco la spada dalla punta acuta e
impedivo loro di bere, tutte insieme, il sangue nero: si avvicinavano allora, una
dopo l’altra, ciascuna diceva il suo nome e io interrogavo ciascuna.
E vidi allora per prima Tiro di nobile stirpe, che del glorioso Salmoneo diceva di
essere figlia, e sposa di Creteo figlio di Eolo. Si innamorò di un fiume, il divino
Enipeo - il più bello tra quelli che scorrono sulla terra - e spesso si recava alle
sue bellissime acque. Ma, somigliando a Enipeo, Poseidone, signore della terra,
accanto a lei si distese sulla foce del fiume impetuoso: un’onda si levò, gonfia e
ricurva, simile a una montagna, e nascose il dio e la donna mortale. Allora il dio
le infuse il sonno e i veli le sciolse; e dopo che ebbe compiuto l’atto d’amore, le
(105) prese una mano, le parlò e le disse:

“Del mio amore, donna, sii lieta; al finire dell’anno darai alla luce splendidi figli,
perchè unirsi con gli immortali non è mai vano: tu allevali e abbine cura. Ora
però torna a casa, ma taci, non pronunciare il mio nome: solo per te io sono
Poseidone, che scuote la terra”.
Disse così, e nelle onde del mare si immerse. Lei generò Pelia e Neleo, che del
grande Zeus divennero forti scudieri: Pelia, ricco di greggi, viveva nell’ampia
città di Iolco, Neleo a Pilo sabbiosa. Altri figli diede a Creteo la nobilissima
donna, Esone e Ferete e Amitaone, che combatteva col carro.
E dopo di lei vidi Antiope, figlia di Asopo, che si vantava di aver dormito fra
le braccia di Zeus; lei generò due figli, Anfione e Zeto, che fondarono Tebe
dalle sette porte e di mura la cinsero perchè non potevano vivere senza mura
nell’ampia città di Tebe, benchè fossero forti.
E vidi Alcmena, sposa di Anfitrione, che tra le braccia del grande Zeus generò
Eracle cuor di leone; e Megara, figlia di Creonte superbo, sposa del figlio di
Anfitrione, dalla forza indomabile.
Vidi la madre di Edipo, la bella Epicasta, che una grande colpa commise senza
saperlo, sposò suo figlio: e il figlio la sposò dopo aver ucciso suo padre. Ben
presto gli dei agli uomini lo resero noto. Egli tuttavia, nonostante il dolore,
regnò sui Cadmei nella bella città di Tebe, per funesto volere dei numi; lei invece,
in preda al dolore, alle travi dell’alto soffitto appese un laccio mortale e nelle
dimore di Ade discese, guardiano inflessibile. E a lui lasciò tutte le pene che
infliggono le Erinni di una madre.
E vidi Clori, meravigliosa, che Neleo sposò per la sua bellezza offrendo infiniti
doni di nozze, la più giovane figlia di Anfione figlio di Iaso, che un tempo regnava
a Orcomeno dei Minii. Lei fu regina di Pilo e diede a Neleo splendidi figli,
Nestore e Cromio e Periclimeno superbo; dopo questi partorì la bellissima Però,
meravigliosa fanciulla che tutti i vicini chiedevano in sposa. Ma Neleo voleva
darla solo a colui che riportasse da Filache le mandrie di Ificle, dall’ampia fronte e
dalle corna ricurve, impresa difficile; solo Melampo, il profeta glorioso, promise di
riportarle, ma glielo impedirono il destino crudele, le pesanti catene e i guardiani
dei buoi. Quando furono trascorsi i giorni e i mesi e si compì l’anno e le stagioni
tornarono, allora lo liberò Ificle il forte, dopo che gli ebbe dato tutti i responsi.
Si compiva così il volere di Zeus.
E vidi Leda, sposa di Tindaro, che a Tindaro diede due figli dall’animo forte,
Castore domatore di cavalli e Polluce pugile esperto. La terra feconda li copre
entrambi, ma vivi: anche sotto la terra hanno da Zeus il privilegio di essere un
giorno vivi e l’altro morti, a vicenda. Hanno gli onori riservati agli dei.
E vidi Ifimedea, di Aloeo sposa, che a Poseidone diceva di essersi unita: due
figli generò, destinati a breve vita, Oto simile a un dio ed il famoso Efialte.
Sulla terra feconda crebbero alti e bellissimi, i più belli dopo Orione glorioso.
Nove cubiti in larghezza e nove braccia di altezza misuravano, all’età di nove
(106) anni: e minacciavano gli immortali di scatenare in Olimpo una furiosa battaglia.
Volevano mettere l’Ossa sopra l’Olimpo, e sopra l’Ossa il Pelio dalle fronde
fruscianti, per poter giungere al cielo. E l’avrebbero fatto se fossero giunti al
fiore della giovinezza. Ma il figlio di Zeus e di Latona dai bei capelli li uccise
entrambi prima che sotto le tempie spuntasse loro la barba e fitta ricoprisse il
mento.
E Fedra e Procri io vidi e Arianna la bella, figlia di Minosse funesto, lei che
un giorno Teseo da Creta portò sul colle sacro di Atene, ma non potè averla,
Artemide prima l’uccise per le accuse di Dioniso, a Dia cinta dal mare.
E Maira e Climene vidi, e l’odiosa Erifile che per l’oro prezioso tradì suo marito.
Tutte non potrei dirle, non potrei nominarle, le spose e le figlie di uomini illustri
che vidi: prima si consumerebbe la notte divina. E invece è ora che io dorma o
insieme ai compagni sulla nave veloce, oppure qui. Del mio viaggio, vi occuperete
voi e gli dei».
Disse così, e tutti rimasero muti in silenzio, come presi d’incanto, nella sala piena
di ombre. Poi fra di loro Arete dalle bianche braccia prese a parlare:
«Che cosa pensate di quest’uomo, Feaci, del suo volto, del suo aspetto, della sua
mente assennata? Egli è mio ospite, ma di quest’onore avete parte voi tutti. Non
mandatelo via troppo in fretta, non privatelo dei vostri doni, poichè ha tanto
bisogno: molte ricchezze avete nelle vostre case, per volontà degli dei».
Fra di loro parlò anche il vecchio Echeneo, il più anziano di tutti i principi dei
Feaci:
«A proposito e giustamente ci parla la nostra saggia regina: ascoltatela dunque.
Ma da Alcinoo dipendono fatti e parole».
E subito Alcinoo gli rispose e gli disse:
«Sia dunque così, come è vero che io vivo e regno sui Feaci che amano il remo.
Sia paziente l’ospite, anche se brama il ritorno, e resti fino a domani, fino a che
tutti i doni io raccolga. Del viaggio si occuperanno i principi tutti, ma io più di
ogni altro, che in questo paese ho il potere».
A lui rispose l’accorto Odisseo:
«O grande Alcinoo, fra la tua gente illustre, anche se per un anno intero mi
invitaste a restare e mi preparaste il viaggio offrendomi splendidi doni, sè, io lo
vorrei e molto meglio sarebbe che io non tornassi in patria a mani vuote. Sarà
così più gradito e avrà più rispetto da tutti gli uomini che a Itaca mi vedranno
tornare».
A lui Alcinoo rispose e disse:
«Certo tu non somigli, a vederti, Odisseo, a un imbroglione, a un bugiardo, dei
tanti che prosperano sulla terra e fabbricano storie incredibili. Il tuo racconto è
bello, saggia è la tua mente, come un aedo hai narrato, con arte, la storia, le
tristi sventure di tutti gli Argivi, e le tue. Ma ora dimmi una cosa e parlami
(107) sinceramente: hai visto forse qualcuno dei tuoi divini compagni che insieme a te
vennero a Ilio e là trovarono morte? Lunga è la notte, infinita, non è tempo di
dormire ancora, in questa casa: narrami dunque le tue meravigliose avventure.
Fino alla luce dell’alba io rimarrei, se tu volessi narrarmi le tue pene».
A lui rispose l’accorto Odisseo:
«O Alcinoo potente, gloria della tua gente, c’è un tempo per i lunghi racconti,
e un tempo per dormire. Ma se vuoi ascoltare ancora, non te lo posso negare:
altre tristi sciagure ti narrerò, quelle dei miei compagni che trovarono, dopo, la
morte: scamparono alla dolorosa guerra dei Teucri, ma al ritorno morirono a
causa di una donna malvagia. Quando la dea Persefone ebbe disperso le anime
delle donne, da una parte e dall’altra, giunse l’anima afflitta di Agamennone
figlio di Atreo. E intorno gli si stringevano quelle di coloro che insieme a lui
nella dimora di Egisto incontrarono la morte e il destino. Non appena mi vide,
subito mi riconobbe: e amaramente piangeva, versando lacrime fitte, e tendeva
le braccia verso di me, voleva abbracciarmi. Ma non aveva più la forza e il vigore
di prima nelle sue agili membra. Piansi, vedendolo, provai pena nel cuore e
rivolto a lui gli dissi queste parole:
“Glorioso figlio di Atreo, Agamennone, signore di eroi, quale destino di morte
crudele ti ha vinto? Poseidone ti ha forse travolto, insieme alle navi, dopo aver
suscitato un’orrenda tempesta di venti? O a terra ti uccise gente nemica, mentre
rubavi dei buoi o greggi di pecore belle? O mentre ti battevi per una città , per
le sue donne?”.
Così dissi, e subito egli rispose:
“Divino figlio di Laerte, Odisseo ricco d’ingegno, no, non fu Poseidone a travolgermi insieme alle navi
dopo aver suscitato un’orrenda tempesta di venti, nè
sulla terra mi ha ucciso gente nemica: Egisto ha costruito il mio destino di morte,
Egisto insieme alla mia sposa malvagia, dopo avermi invitato a casa, a banchetto,
come si uccide un toro alla greppia. Questa è stata la mia tristissima morte. E
intorno a me cadevano uno dopo l’altro i compagni, come porci dalle bianche
zanne che in casa di un uomo ricco e potente vengono uccisi per una festa di
nozze, o un pranzo in comune, o un ricco banchetto. Alla strage di molti guerrieri
fosti presente, uccisi in duello o nella battaglia violenta: ma molto di più avresti
pianto vedendo quello scempio, noi che giacevamo nella sala, intorno alla grande
coppa del vino e alle tavole imbandite, e tutto il pavimento fumava di sangue.
Udii il grido straziante della figlia di Priamo, Cassandra, che sul mio corpo la
perfida Clitennestra uccideva. E io, dalla spada trafitto, morendo, colpivo la
terra con le mie mani, ma quella cagna si allontanò e mentre scendevo nell’Ade
non volle chiudermi gli occhi e la bocca. Nulla c’è di più odioso ed infame di una
donna che nella mente concepisce tali misfatti, come lei che un orrendo delitto
tramò dando la morte al suo sposo. E io pensavo che sarei ritornato a casa per la
gioia dei figli, dei servi. Ma lei, che conobbe la perfidia più grande, di vergogna
ha coperto se stessa e tutte le donne che verranno dopo, anche se oneste”.
Così disse, e io così gli risposi:

(108) “Ahimè, tremendamente Zeus, signore del tuono, ha odiato la stirpe di Atreo,
perseguitandola con trame di donne, fin dal principio. A causa di Elena siamo
morti in tanti. E a te quest’inganno ordì Clitennestra, mentre eri lontano”.
Dissi così, e subito lui mi rispose:
“E dunque anche tu non essere buono con la tua sposa, non confidarle tutto
quello che sai, dille una cosa, un’altra nascondi. Ma a te, Odisseo, non darà
morte la sposa: è molto accorta, pensieri assennati ha nell’nimo la figlia di
Icario, la saggia Penelope. Era giovane quando noi la lasciammo, partendo per
la guerra; aveva al petto un bambino che ora certo siede fra gli uomini. Giovane
fortunato! il padre lo vedrà al suo ritorno e lui potrà abbracciare suo padre,
così com’è giusto. Ma la mia sposa non ha lasciato che mi saziassi gli occhi
guardando mio figlio; prima che lo vedessi mi ha ucciso. E un’altra cosa ti voglio
dire, tu imprimila nella tua mente: la nave, falla approdare alla tua terra di
nascosto, non in modo palese: delle donne non bisogna fidarsi. Ma ora dimmi
questo, e parla sinceramente: è ancora vivo mio figlio, e dov’è, forse a Orcomeno,
o a Pilo sabbiosa o presso Menelao nella grande città di Sparta? Perchè certo
non è morto ancora, su questa terra, il divino Oreste”.
Così disse e io così gli risposi:
“Figlio di Atreo, perchè me lo domandi? Se è vivo o morto, non so; non è bene
far chiacchiere inutili”.
Così noi scambiavamo tristi parole, con l’animo afflitto, versando molte lacrime.
E venne l’anima di Achille figlio di Peleo, e quella di Patroclo e del valoroso
Antiloco e di Aiace, che nel volto e nella figura era il più bello fra tutti gli Achei
dopo il nobile figlio di Peleo. Mi riconobbe l’anima del discendente di Eaco e
sospirando mi disse queste parole:
“Divino figlio di Laerte, Odisseo dal grande ingegno, quale impresa ancora più
grande concepirai nel tuo animo audace? Come hai osato discendere all’Ade
dove dimorano, privi della parola, i fantasmi degli uomini morti?”.
Disse così, e io così gli risposi:
“O Achille, figlio di Peleo, di tutti gli Achei il più forte, per Tiresia sono venuto,
perchè mi consigli come giungere a Itaca irta di rocce; ancora non sono giunto
vicino all’Acaia, ancora non ho toccato la mia terra, ma sempre continuo a
soffrire. Di te invece, Achille, nessuno fu più felice, quando eri vivo, e ora che sei
qui, hai grande potere tra i morti: non dolerti perciò di essere morto, Achille”.
Dissi così, e lui così mi rispose:
“Della morte non parlarmi, glorioso Odisseo. Vorrei essere il servo di un padrone
povero che pochi mezzi possiede, piuttosto che regnare su tutte le ombre dei
morti. Ma del mio splendido figlio ora dimmi, se è il più valoroso in battaglia.
Dimmi se hai notizie del nobile Peleo, se ancora conserva il suo onore tra i
Mirmidoni o se invece nell’Ellade e a Ftia lo disprezzano perchè la vecchiaia
(109) gli incatena i piedi e le mani. Vorrei poterlo aiutare, alla luce del sole, così
com’ero un tempo nella vasta terra troiana, quando uccidevo i guerrieri più forti,
difendendo gli Argivi. Se fossi ancora così e potessi tornare per pochi istanti alla
casa del padre, il mio furore e le mie mani invincibili sarebbero odiose a coloro
che gli fanno violenza e lo privano del suo onore”.
Così diceva, e io così gli risposi:
“Del nobile Peleo non ho notizie; ma di tuo figlio Neottolemo tutta la verità ti
dirà, come mi chiedi. Sulla concava nave io lo condussi da Sciro tra gli Achei
dalle belle armature. E quando intorno alla città di Troia tenevamo consiglio, era
sempre il primo a parlare e mai sbagliava parole. Io solamente, e Nestore simile
a un dio, eravamo a lui superiori. E quando intorno alla città di Troia noi Achei
davamo battaglia, non rimaneva mai tra la folla, nel gruppo, ma davanti a tutti
correva e nella sua furia guerriera non era secondo a nessuno: molti guerrieri
uccideva nella lotta tremenda. Tutti non potrei dire, non potrei nominarli quelli
che uccise difendendo gli Argivi; dirò soltanto che con la lancia abbattè Eurifilo,
figlio di Telefo, e intorno a lui molti dei Cetei furono uccisi - e tutto per il
dono fatto a una donna! Fra gli eroi era il più bello che vidi, dopo il divino
Memnone. Quando poi penetrammo dentro il cavallo fabbricato da Epeo, noi,
gli Argivi più forti - e da me tutto dipendeva, quando aprire la solida trappola,
quando richiuderla -, gli altri principi e duci dei Danai si asciugavano le lacrime
e tremavano in tutto il corpo. Ma lui, non lo vidi mai coi miei occhi tergersi
una lacrima o cambiare colore nel volto; spesso invece mi domandava di uscire
dal cavallo e, impugnando la spada e la pesante lancia di bronzo, ardentemente
desiderava la rovina dei Teucri. Quando infine noi distruggemmo l’alta città di
Priamo, col suo bottino e il suo splendido dono d’onore tornò sulla nave, illeso:
nè da lontano era stato colpito dal bronzo acuto nè da vicino ferito, come spesso
avviene in battaglia: cieca è la furia di Ares”.
Dissi così, e l’anima di Achille se ne andava a lenti passi sul prato di asfodeli,
lieto perchè di suo figlio gli avevo narrato la gloria.
Le anime degli altri morti se ne stavano afflitte, ciascuna le sue pene diceva. Solo
Aiace, figlio di Telamone, rimaneva in disparte, adirato per la vittoria che io
riportai quando presso le navi andammo in giudizio per le armi di Achille: la
dea sua madre le mise in palio, giudici furono i figli dei Teucri e Pallade Atena.
Non avessi mai vinto in quella contesa! Per quelle armi un tale uomo la terra
coperse, Aiace, che per aspetto e valore era il più grande fra tutti gli Achei, dopo
il nobile figlio di Peleo. A lui mi rivolsi con parole di affetto:
“Figlio del nobile Telamone, Aiace, neanche da morto hai potuto scordare l’ira
per quelle armi funeste? Furono la sciagura che gli dei inflissero ai Danai, perchè
moristi tu, il loro baluardo; e, morto, noi ti piangiamo sempre, come piangiamo
Achille, il figlio di Peleo. Ma nessuno è colpevole, soltanto Zeus che odiava
ferocemente l’armata dei Danai guerrieri e per te stabilì questa sorte. Vieni ora,
signore, ascolta le mie parole, vinci l’ira ed il cuore orgoglioso”.
Così parlai, ma egli non mi rispose e verso l’Erebo andò tra le anime degli altri
(110)
morti. E tuttavia, benchè pieno d’ira, avrebbe potuto parlarmi, ed io a lui. Ma
desideravo nel cuore vedere le anime di altri defunti.
Vidi Minosse, splendido figlio di Zeus, che, stando seduto, con in mano lo scettro
d’oro, faceva giustizia tra i morti: ed essi giustizia chiedevano al re, stando in
piedi o seduti, nella dimora di Ade dalle ampie porte.
Dopo di lui vidi Orione, il gigante, che sul prato degli asfodeli andava a caccia di
fiere, le fiere che un tempo uccise lui stesso sui monti deserti con la sua mazza
tutta di bronzo, indistruttibile.
E vidi Tizio, figlio di Gaia gloriosa, che giaceva a terra coprendo una lunghezza
di nove iugeri: da una parte e dall’altra due avvoltoi gli rodevano il fegato
penetrando fino nei visceri, e non poteva difendersi. Usò violenza a Latona,
gloriosa compagna di Zeus, che attraversava la grande città di Panopeo per
raggiungere Pito.
E vidi Tantalo che soffriva pene tremende, fermo in mezzo a uno stagno, con
l’acqua che gli sfiorava il mento. Aveva una sete continua, ma non poteva
prenderne e bere: tutte le volte che si curvava, avido, l’acqua spariva, inghiottita
- un dio la prosciugava - e intorno ai suoi piedi appariva, nera, la terra. Alberi
dalle altissime chiome lasciavano pendere i loro frutti dall’alto, peri, melograni,
splendidi meli, fichi dolcissimi, olivi fiorenti. Ma tutte le volte che il vecchio
tendeva le mani a toccarli, il vento li lanciava fino alle nuvole oscure.
Ed anche Sisifo vidi, che dure pene soffriva: un masso enorme reggeva con
entrambe le braccia e, puntando i piedi e le mani, lo spingeva in alto, verso
la cima di un colle. Ma quando stava per superare la vetta, allora una forza
violenta lo precipitava all’indietro: rotolava di nuovo a terra quel masso dannato.
Ancora una volta spingeva, con il corpo teso, dalle membra scorreva il sudore,
dal capo saliva la polvere. (Albert Camus)
E dopo di lui vidi il fortissimo Eracle, ma era la sua ombra soltanto: tra gli dei
immortali egli siede felice a banchetto insieme con Ebe dalle belle caviglie, figlia
del sommo Zeus e di Era dai sandali d’oro. Intorno a lui i morti fuggivano da
ogni parte atterriti, stridendo come uccelli: lui, simile a notte cupa, impugnava
l’arco nudo, la freccia incoccata sul nervo e girando intorno lo sguardo tremendo,
sembrava sempre sul punto di colpire. Aveva sul petto, a tracolla, un balteo
d’oro, stupendo, dov’erano incise scene meravigliose: orsi, cinghiali selvatici,
leoni dagli occhi di fuoco e mischie e battaglie e stragi di eroi. Neppure colui che
con la sua arte incise quel balteo, con la sua arte potrebbe rifarne uno eguale.
Appena mi vide, subito mi riconobbe e lamentandosi disse queste parole:
“Divino figlio di Laerte, Odisseo ricco d’ingegno, misera sorte è la tua, come
fu la mia sotto la luce del sole: ed ero figlio di Zeus Cronide, ma senza tregua
dovetti soffrire. Fui servo di un uomo a me inferiore, che mi ordinò crudeli
fatiche. Un giorno mi mandò qui a prendere Cerbero, il Cane dell’Ade: pensava
che nessun’ altra impresa sarebbe stata per me più dura di questa. Ma io glielo
riportai, lo ricondussi dall’Ade: mi guidavano Hermes e Atena dagli occhi lucenti”.
(111) Disse così, e ritornò nelle dimore di Ade. Ma io restavo là , per vedere se giungeva
ancora qualcuno dei guerrieri morti in passato. Ed avrei visto gli antichi eroi
che volevo vedere, Teseo, Piritoo, gloriosi figli di dei, ma innumerevoli schiere di
morti si radunarono, con grida paurose: allora mi prese il terrore che la gloriosa
Persefone mi mandasse dall’Ade la testa della Gorgone, orrenda, mostruosa.
Rapido feci ritorno alla nave e ai compagni ordinai di imbarcarsi e levare gli
ormeggi. Subito essi salirono e si sedettero ai banchi.
Sull’onda del fiume Oceano correva la nave, prima a forza di remi, poi con il
vento propizio.

Ulisse si ritrova alla corte dei Feaci, incontra Nausicaa che lo accompagna a corte. Sente il racconto
del cantore che racconta le sue stesse storie. Deve andare nel mondo dei morti per parlare con
Tiresia. Circe dà a Ulisse indicazione di dove andare, vuole sapere da Tiresia se riesce a tornare a
casa o no.

Prima operazione è far bere il sangue di una vittima, bere qualcosa che li metta in contatto con i vivi.
Sacrificio--> bestie in una fossa con sangue. Primo con cui parla è Elpenore (morto non sepolto).

Nebbia legata all’ombra. Funerale dell’eroe nordico--> posto sulla nave con armi e mandato a largo.
Norvegese rapporto di parola tra nebbia e ombra. Morto nel mondo tardo ebraico. Madre ha
memoria ma non sa le cose avvenute dopo la sua morte. Cerca di abbracciare la madre ma non
riesce perché non ha consistenza. Greci bruciavano corpi morti.

Cataloghi sono traccia di antichità (vidi).

Alcinoo lo reputa un uomo sincero. Morte non ha nulla di bello, vita passata a distruggere viene
punita, vita bella si sviluppa vita bella anche dopo la morte. Incontra un morto che non gli parla
(Aiace), avevano avuto scontro per le armi. Virgilio 6 libro Eneide, discesa mondo dei morti di Enea,
sarà modello per Dante. Nessuno leggeva Odissea. Solo pochi sapevano il greco. Una delle figlie in
sposa a Costantinopoli, chiede a maestro di insegnarle il greco. San Tommaso leggeva Aristotele
attraverso traduzioni. 11 libro Odissea=6 libro Eneide. Rapporto con mondo greco non è diretto, è
mediato dai romani. Si leggeva greco attraverso traduzioni latine.

What is a classic?

1944 Eliot pronuncia conferenza, città distrutte dalla guerra. Era presidente di una società “Virgil
society”. Pronuncia discorso. Sostiene che unico vero classico europeo è Virgilio. Per essere un vero
classico deve essere: maturo di vedere la realtà è momento della civiltà in cui si raggiunge unità.
Inglese non ha veri classici, forse solo Pope. Se Virgilio è classico universale non è per dire che
letteratura greca è la superiore. Pensare che ciò che antico è classico non è vero.

Dante è l’unico che secondo lui può diventare classico, ma la lingua non ha una maturità.

Enea nel mondo dei morti, incontra il padre Anchise che fa profezia della grandezza di Roma, che è
destinata a diventare la potenza del mondo. Incontra Didone.

Enea scappa da Troia, perde la moglie, carica il padre e ha vicino il figlio. Inizia lungo viaggio prima di
arrivare sulle coste italiane arriva in Africa in città in costruzione: Cartagine. C'è regina che sta
costruendo la città. Incontro tra Enea e Didone e incontro tra vedovi, Enea senza moglie, Didone
lascia Fenicia per andare a fondare Cartagine. I due mentre conversano arriva temporale. Si rifugiano
in una grotta. Pensano di sposarsi e fare famiglia. Arriva Mercurio che ricorda ad Enea che ha il
compito di andare a mettere le condizioni per fondare Roma. Enea parte per obbedienza degli dèi,
Didone non obbedisce e si ammazza. 6 libro Didone nel mondo dei morti. Chiesa ortodossa ha 8
peccati capitali, tra cui uno è parlare a vuoto. Modello greco è incontro con Aiace, Enea stesso non si
perdona.

Saggio Eneide vitale. Misero in latino è colui che è solo e abbandonato.

20-11
Incontro di Enea con mondo dei morti. Prima di entrare nel mondo dei morti incontra somnia vana,
sogni privo di contenuto. Enea terrorizzato dai mostri. La docta comes, la Sibilla aveva detto che
sono essere viventi leggeri senza il corpo. Forme viventi che svolazzano con una raffigurazione vuota
(cavi). Avrebbe Enea inutilmente spaccato in due le ombre, ma non è servito a nulla

Traduzione Dryden Libro 6 Eneide

Full in the midst of this infernal road, An elm displays her dusky arms abroad: The God of Sleep
there hides his heavy head, And empty dreams on ev’ry leaf are spread. Of various forms unnumber’d
specters more, Centaurs, and double shapes, besiege the door. Before the passage, horrid Hydra
stands, And Briareus with all his hundred hands; Gorgons, Geryon with his triple frame; And vain
Chimaera vomits empty flame. The chief unsheath’d his shining steel prepar’d, Tho’ seiz’d with
sudden fear, to force the guard, Off’ring his brandish’d weapon at their face; Had not the Sibyl
stopp’d his eager pace, And told him what those empty phantoms were: Forms without bodies, and
impassive air.

Enea già pronto ad usare il suo "ferro brillante”. Virgilio parla di forme cave. Lucrezio racconta la
questione fondamentale per lui, la morte e di ciò che accade. Si riferisce a Ennio poeta latino vissuto
1 secolo e mezzo prima di Lucrezio, poeta dell’ Italia meridionale. Raccontava di essere
reincarnazione di Omero, dice che esistono i templi (zona separata) dell’Acheronte, zone
dell’Acheronte in cui non rimangono né le anime né i nostri corpi ma rimangono una specie di
immagini pallide. Simulacri diventano immagini pallide. Qui fantasma prende colore pallido.
Lucrezio lo chiama il primo dei poeti latini perché Ennio scrive per primo poemi epici ed eroici
seguendo esempio di Omero, era pitagorico. Anima di Omero era nel suo corpo. Non si trattava di
anime ma fantasmi e spettri. Siamo nel 1714, un secolo dopo nasce romanzo gotico. Quando siamo
addormentati o malati--> visioni.

Dante inferno VI 34

Incontro con Ciacco, VI canto dell’inferno

Le piante sono le piante dei piedi, calpestano. Ciacco viene raffigurato come vanità, come un vuoto
che sembra persona ma in realtà è vuoto. Invenzione dell’oltre mondo si arricchisce via via la stesura
dell’opera.

Noi passavam su per l’ombre che adona


la greve pioggia, e ponavam le piante
sovra lor vanità che par persona.
Elle giacean per terra tutte quante,
fuor d’una ch’a seder si levò, ratto
ch’ella ci vide passarsi davante.
“O tu che se’ per questo ’nferno tratto”,
mi disse, “riconoscimi, se sai:
tu fosti, prima ch’io disfatto, fatto”.

Dante Purgatorio II 79
Incontro di Dante con i poeti, Virgilio, Stazio. Anime fortunate. Gente si dirige al messaggero che
porta l’ulivo e nessuno si ritrae di fronte all’accalcarsi. Ombre vane--> ars poetica di Orazio. Anime
di Dante hanno aspetto umano ma sono vuote.

Dianzi venimmo, innanzi a voi un poco,


per altra via, che fu sì aspra e forte,
che lo salire omai ne parrà gioco”.
L’anime, che si fuor di me accorte,
per lo spirare, ch’i’ era ancor vivo,
maravigliando diventaro smorte.
E come a messagger che porta ulivo
tragge la gente per udir novelle,
e di calcar nessun si mostra schivo,
così al viso mio s’affisar quelle
anime fortunate tutte quante,
quasi oblïando d’ire a farsi belle.
Io vidi una di lor trarresi avante
per abbracciarmi, con sì grande affetto,
che mosse me a far lo somigliante.
Ohi ombre vane, fuor che ne l’aspetto!
tre volte dietro a lei le mani avvinsi,
e tante mi tornai con esse al petto.
Di maraviglia, credo, mi dipinsi;
per che l’ombra sorrise e si ritrasse,
e io, seguendo lei, oltre mi pinsi.
Soavemente disse ch’io posasse;
allor conobbi chi era, e pregai
che, per parlarmi, un poco s’arrestasse.

Dante incontra anime, aggettivo che ritorna è vanità, vanità in italiano vuol dire colui che si vanta a
vuoto. Adona=appesantisce. Tutto deriva dall’Eneide in cui ci sono anime vuote che svolazzano
attorno. Vanus, vuoto--> le ombre sono vuote.

I Persiani, tragedia

Più antica tragedia greca arrivata a noi, fonti antiche dicono che Eschilo si è ispirato ad altro autore
greco. C'è un fantasma. Scena è al palazzo dei re di Persia e coro si interroga come è andata a finire
la spedizione di Serse. Entra la regina che dice che Serse è andato a combattere contro i greci, Dario
viene sconfitto, Serse ci riprova e anche lui viene sconfitto. Arriva messaggero che dice che Serse è
stato sconfitto. I personaggi vogliono interrogare il fantasma di Dario che compare dopo aver
versato il sacrificio che serve al fantasma per poter parlare. Dario parla con il coro, poi appare Serse
che fa compianto sopra la triste fine dei suoi soldati e viene rimproverato dal coro. Fantasma
interviene. Regina ha avuto visione appaiono i sogni. Vede due donne nel sogno--> cugine delle fate
alte. Ne “la consolazione della filosofia” filosofia è molto alta--> divinità più alta del normale. Regina
capisce che sogno è tra Greci e Barbari e che Barbari vengono sconfitti. Ha visione di aquila che
sfugge dall’altare degli dèi e sparviero che uccide aquila, aquila è molto più grande (Grecia più
piccola di impero persiano che distrugge i Persiani). Coro risponde dicendo che bisogna versare
offerte a terra e ai defunti. Regina riprende il discorso e appare Dario. Immagine di Dario che si
rivolge al coro. Anche qui il primo fantasma è fantasma non informato di ciò che succede. Anche
madre di Ulisse non sa cosa è successo. Dario dice di parlare rapidamente. Il coro ha paura di parlare
di fronte a Dario. Visto che il coro non parla Dario si rivolge alla regina. Beato= felice. Quando Solone
va a trovare Creso, re della Libia si offende perché non gli dice “oh re sei il più felice del mondo”, era
il modo per rivolgersi al re. Dialoghi tipici del teatro antico (domanda-risposta). Fantasma gli spiega
che la colpa di Serse è stata la superbia rispetto agli dèi. La regina fa elenco dei grandi re. Coro
chiede a Dario a cosa servono le sue parole. Fantasma dice che non combatteranno più contro i
Greci. Serse ha agito male e il risultato è questo. Serse ha disprezzato volere degli dèi ed è stato
punito, pecca di hybris (non sapere il proprio posto nel mondo), Dario esce dalla scena. Fantasma
che ha messaggio della tragedia--> persiani apprendono che non devono più provare ad andare
contro i greci, fantasma che rimane conscio della sua autorevolezza. Lui fa la lezione ai persiani.
Penultime scene sono quelle di Serse che parla con coro e regina. Ingresso del fantasma è colui che
veicola il senso della tragedia.

24-11

Ars poetica di Orazio

Uno dei testi che non smettono di essere letti, non sempre si è letto tutto. Nel 700 Dante non veniva
letto con lo stesso interesse di oggi. Ars poetica viene letto senza interruzioni. Orazio scrive per
dichiarare come si scrive poesia, è un testo di poetica. Orazio è poeta di corte. Augusto lavora sui
mas media: monete (sua faccia e dea della pace), teatro. Gente comune andava a teatro, tentativo
di Augusto era fare teatro che sosteneva idea dell’impero. Definito da Gramsci “intellettuale
organico”. Nascono dall’ars poetica concetti che durano nei secoli: unità dell’opera d’arte (testo
imbre vane, parole, poesia ii) Pisoni= famiglia romana alla quale Orazio era collegato per amicizia.
Quadro se è cozzaglia di elementi non dice nulla. Se in un libro combini dei pezzi, non viene fuori
nulla. I sogni del malato non hanno consistenza.

Se ad un pittore venisse talento di congiungere a una testa umana un collo equino, e a membra
accozzate da cento parti inserir piume variopinte, facendo sì che una donna, bella in viso, terminasse
sconciamente in un sozzo pesce, ammessi a contemplare il quadro, sapreste, amici miei, trattener le
risa? Ebbene, o Pisoni assai simile a questo dipinto sarà il libro, ove ricorrano, come incubi di un
febbricitante, vane immagini, in modo che né il principio, né la fine si possano ricomporre in un sol
tutto.

Vanae species. Kenos (greco), Vanus quando si fa riferimento a parole che non hanno referenzialità
diretta. Se una parola è vuota vuol dire che non si sta parlando di niente. Ci sono parole vuote e
nella poetica si creano immagini vuote, che hanno illusione ma non creano nulla. Velut aegri
somnia--> sogno, fantasma sono tutte immagini vuote. Nell'aldilà si entra attraverso la porta dei
sogni. Idea che ci sia qualcosa di unitario non è limitata al racconto di fantasmi. Metafora può
diventare un problema. Metafora della luna--> del padellon del ciel una frittata. Metafora può
diventare talmente spinta da non essere comprensibile, soprattutto quando si tratta di filosofia o
scienza. Parola diventa vuota, vana, non funziona più e perde in referenzialità. Linguisti antichi
avevano sviluppato il pieno-vuoto nelle parole. Linguaggio vanus= non si riferisce a verità di fatti.
Antichi avevano virtù del linguaggio che chiamavano referenzialità.

Vanus si trova anche nella teoria della conoscenza ci sono teorie sulla descrizione del mondo che
non hanno riferimento. C'è un punto di arrivo del ragionamento che è sicuro come punto di
partenza--> problema che si pone Aristotele, deve essere punto sicuro di partenza, non
dimostrabile senno il ragionamento è vanus.

Lucrezio si rivolge al suo ascoltatore, nella testa abbiamo un finto pieno, testa piena di rumore.
Abbiamo in testa molte immagini false che non sono referenziali. Ci avviliamo di fantasmi che non
sono la realtà, quindi viviamo male. Epicurei erano fortemente missionari. Idea di Lucrezio è che di
fronte al dolore della vita reagisci accumulando. Per vivere bene bisogna avere un pectus vacuum,
un petto libero--> liberare il finto pieno, fare un vuoto per attendere di essere riempito. Gestione
della vita deve essere unitaria. Immaginarsi cose non porta alla realtà e fa vivere male. Cura epicurea
è non cercare cose che non si avranno mai. Epicurei avevano in parte il progetto della vita il punto di
partenza è quello di avere un progetto, non vivere a caso. Carpe diem, prendi il giorno così com’è,
non è epicureo. Idea di Aristotele e Epicuro era quella di Orazio per la poetica: costruisci qualcosa di
unitario. Una vita liscia. Idea di unitarietà. Viviamo mondo di frammentazione. Idea di Aristotele e
Epicuro è che puoi progettare la tua vita. Avere il necessario per vivere. Realismo= non si può
controllare tutto ma possiamo avere progetto nella vita.

Ratzinger rapporto con cultura laica, si può avere punto di incontro. Fede religiosa non è contro
ragione ma allarga la ragione

Buon senso del cardinale Siri---> per trovare bello e buono della vita devi passare anche attraverso
cose brutte. San Paolo “se Cristo non è risorto stiamo parlando di niente”. (=Epicuro) ci deve essere
punto sicuro su cui appoggiarsi senza il quale parliamo di vuoto.

1766 Kant pubblica "Sogni di un visionario”. Commenta opere di uno svedese. --> epigrafe Orazio

Castello di Otranto esce anonimo-> epigrafe Orazio, ma testo è sbagliato perché Orazio dice il
contrario.

Simulacri in Lucrezio

Nella visione dell’epicureismo mondo fatto di atomi è vuoto. Unità minime di materia che non
hanno qualità, dal mettersi insieme si determinano gli oggetti. Epicuro spiega che deve esserci anche
il vuoto. Tempo sconfinato permette agli atomi di aggregarsi. Idea che nell’universo ci sia traccia di
progettazione oppure che universo si sia aggregato in maniera casuale (Epicuro). Per Aristotele il
vuoto non esisteva. Tutto esiste quindi non c'è il vuoto. Come conosciamo le cose in un mondo di
atomi e vuoto? Siamo in grado di costruire una complessità. Da un oggetto davanti a me si staccano
atomi che vanno ad impressionare gli organi di senso.

Simulacri in Lucrezio - conoscenza, spiriti, fantasmi

Esistono quelli che noi chiamiamo “simulacri dei corpi” (rerum simulacra, ‘éidōla’). Questi, come
membrane strappate dalla superficie delle cose, volano qua e là per l’aria, e ancor essi atterriscono
gli animi apparendoci nella veglia e nel sonno, quando spesso scorgiamo figure prodigiose e
fantasmi di estinti, che più volte ci destarono in paura assopiti: non ci avvenga mentre languivamo
fuggano credere che le anime d’Acheronte per caso di o che tra i vivi aleggino le ombre, né che parte
di noi possa esistere oltre la morte, quando il corpo e la natura dell’anima insieme distrutti si sono
disgregati nei loro diversi elementi. Dico dunque che immagini e tenui figure dei corpi emanano
dalle cose, dal sommo della loro scorza; di qui potrà intenderlo pur chi abbia ottusa la mente.

Immagine, similitudine, analogia: II 105-124 i

Gli altri atomi, che vagano (vagantur) anch’essi per il grande vuoto, in piccolo numero saltano
lontano e lontano rimbalzano a grandi intervalli: questi ci donano l’aria sottile e gli splendidi raggi
del sole; ma oltre a questi molti altri vagano (vagantur) per il vuoto immenso, che sono stati esclusi
dagli aggregati dei corpi e in nessun luogo ancora hanno potuto essere accolti e armonizzare i loro
moti. Di questa realtà, come dico, una parvenza e un’immagine davanti ai nostri occhi sempre si
aggira e incalza.

Immagine, similitudine, analogia: II 105-124 ii

Tu guarda attento, ogni volta che raggi filtranti infondono la luce del sole nel buio delle stanze:
vedrai sospesi nel vuoto molti corpi minuti mischiarsi in mille modi proprio nella luce dei raggi, e
come in guerra eterna muovere assalti e battaglie scontrandosi a torme senza conceder mai tregua,
scompigliati da rapidi congiungimenti e dissidi. Di qui puoi intendere quale sia l’eterno agitarsi
(iactari) dei primi elementi nell’immenso vuoto, per quanto una piccola cosa può dare una immagine
di grandi fatti e una traccia di lor conoscenza.

Immagine, similitudine, analogia: II 105-124 iii

II 112 Cuius, uti memoro, rei simulacrum et imago ante oculos semper nobis versatur et instat

Eidola--> rapporto tra simulacro, eidola. Ulisse incontra eidola.

Lucrezio insiste sull’immagine, vuol far capire al lettore che il mistero della conoscenza ci prende.
Combinazione degli atomi forma colore, peso, forma. Vedere una cosa non è diverso da sentire un
odore. Per epicurei il tatto è il più importante. Ponte mentale di Lucrezio è che usa stessa parola
simulacro. Epicurei convinti di convertire gli altri perché gli altri possano vivere meglio epicureismo
forte carica di conversione. Lucrezio parla dei fantasmi usando parola eidon nelle tavole ritrovate di
diogene oenoanda. Eidolon diventa eidolon della vista e eidolon del morto.

L’immagine che si distacca dal corpo i Lucrezio II 63 sgg.

Se tutto questo avviene, anche una tenue immagine deve emanare dalle cose, staccandosi dalla
superficie dei corpi. Infatti, perché cadano e si stacchino dagli oggetti quelle membrane piuttosto che
le altre sottili, non è possibile dire; specialmente che si trovano alla superficie delle cose molti corpi
minuti, capaci di lanciarsi in quell’ordine in cui erano conservando l’esterna figura, tanto più
celermente quanto meno li attardano ostacoli, essendo così pochi e schierati in prima linea. E in
verità vediamo molti oggetti lanciare e diffondere numerosi corpi, non solo dall’interno profondo,
come ho già detto, ma anche dalla superficie, e sovente il loro stesso colore.

L’immagine che si distacca dal corpo ii

Ciò fanno comunemente i velari gialli e rossi e di colore ferrigno, quando, tesi su grandi teatri,
fluttuano vibrando spiegati fra pali e travature. Sotto di sé colorano la folla delle gradinate, lo sfarzo
della scena e l’accolta dignitosa dei senatori, e li costringono a oscillare nell’onda del proprio
colore. E quanto più sono strette intorno le pareti del teatro, tanto più le cose che son dentro,
irradiate di gaiezza, sorridono per la luce del giorno prigioniera. Dunque, se le tele spandono dalla
superficie il colore, anche i singoli oggetti devono emettere immagini tenui, perché le une e gli altri
saettano dal sommo del corpo. Ci sono, dunque, tracce sicure di forme, che svolazzano ovunque
fornite di esile trama, né si possono scorgere divise una per una. Anche ogni odore, fumo, vampa e
altri simili effluvi per questo traboccano dalle cose e si disperdono…

Lucrezio passa da teoria della visione a teoria dell’innamoramento, fisicità dell’amore descritto in
maniera esplicita non è fine a sé stesso. Lucrezio lo descrive in modo netto. Vuoi appropriartene del
simulacrum, unione fisica del sesso e che vuoi incorporarti l’altra persona. Amore diventa
ossessivo. Amore felice diventa ossessivo. Per epicureismo le esigenze fondamentali della vita sono
facili da soddisfare. Simulacra--> ossessione delle parole di Lucrezio. Bisogna “martellare” su
“immagine”.

Amore, illusione, tormento - i Lucrezio IV 1057 sgg

Questo è l’amore per noi, da qui venne il nome d’amore, da qui stillò prima nel cuore la goccia della
dolcezza amorosa, e le successe gelido affanno, Se è lontano chi ami, è presente però la sua
immagine (simulacra), e il suo nome insiste dolce all’orecchio. Meglio fuggire quei simulacri
(simulacra), allontanare da sé ogni alimento d’amore, e volgere ad altro oggetto la mente; e l’umore
raccolto gettarlo in ogni corpo che capita…

Amore, illusione, tormento - ii

È facile sanare la voglia di liquidi e di vivande. Ma di un volto umano e d’un colore leggiadro nulla
penetra nel corpo, di cui si possa godere, se non esili immagini (simulacra): delirante speranza che
spesso è rapita dal vento. Come in sogno l’assetato vuol bere, e non gli è data bevanda a spegnere
l’arsura delle viscere, ma si protende a simulacri (simulacra) d’acque e invano s’affanna, e soffre
sete bevendo in mezzo a un fiume impetuoso, così in amore Venere con simulacri (simulacra)
schernisce gli amanti: né possono saziarsi di guardare da vicino quel corpo, né con le mani possono
spiccar nulla dalle tenere membra, mentre errano incerti per tutto il corpo.

Per gli occhi: Giacomo da Lentini

Amore ha origine nel cuore--> luogo dei sentimenti. Fisiologia è che dentro gli occhi passa immagine
che scende al cuore il quale la sviluppa ulteriormente (Lucrezio). Bocca parla quando abbiamo
eccedenza. Eccesso-->cuore ha qualcosa di troppo e da lì nasce l’amore. Ci si innamora anche a
distanza--> innamoramento provenzale. Altro amore che stringe con furore. Amore costruisce a sua
volta un simulacro e genera desiderio--> spes di Lucrezio, l’attesa. Amore che domina la gente e
l’amore che fa diventare pazzi, amore che diventa dominatore delle persone. Mette insieme teoria
gnoseologica a codice letterario

Amor è un[o] desio che ven da core,


per abondanza di gran piacimento;
e li occhi in prima genera[n] l’amore
e lo core li dà nutricamento. 4

Ben è alcuna fiata om amatore


senza vedere so ’namoramento,
ma quell’amor che stringe con furore
da la vista de li occhi à nas[ci]mento. 8

Che li occhi rapresenta[n] a lo core


d’onni cosa che veden bono e rio,
com’è formata natural[e]mente; 11

e lo cor, che di zo è concepitore,


imagina, e piace quel desio:
e questo amore regna fra la gente. 14

Per gli occhi: Dante

Gentile e onesta= nobile.

Miracol mostrar= rivela qualcosa che eccede l’abbondanza, amore che eccede della possibilità di
amore anche di Giacomo da Lentini. Sonetto si apre con apparizione e si chiude con apparizione se si
resta nella meraviglia e incanto.

Tanto gentile e tanto onesta pare


la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta
e li occhi no l’ardiscon di guardare.

Ella si va, sentendosi laudare,


benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ’ntender no la può chi no la prova:

e par che de la sua labbia si mova


uno spirto soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.

4-12
Simulacri sono atomi che si muovono. Lucrezio e Dante sono poeti visivi, Petrarca no. Lucrezio dice
che una volta che ci si libera dalle ossessioni allora si può costruire una vita serena. Abitudine di
stare insieme permette di trovare amore corrisposto.

Le città fantasma

Piranesi, incisore della civiltà che riscopre le rovine, emerge idea arte antica come tutta bianca. Villa
Adriana. Imperatore Adriano costruito immensa residenza di Campania. Arco di Settimio Severo-->
idea di città fantasma, Settimio era imperatore che nel 3 s. diede scossa imperiale a Roma. Tra 700 e
800 l’arco emergeva dalla tomba. Foro romano veniva chiamato foro vaccino, era luogo di pascolo
per le mucche. Arco è fantasma che emerge dalla sua stessa tomba. Raffigurazione di Canaletto.
Roma periodo di forti terremoti e costruzioni romane sono crollate.

Piranesi, Villa Adriana Piranesi, Arco di Settimio Severo

Canaletto, Arco di Settimio Severo Arco di Settimio Severo

Idea delle città nascoste si trova nel testo di Properzio. Properzio è poeta importante di 1 s.ac., è
morto giovane. Properzio è un artista che in pochi anni è riuscito a comporre grande quantità di
lavori, 90 composizioni, elegie di carattere diverso, da poesia di amore a storia e significato della
storia. Era di Assisi. Visitatore che viene a visitare Roma e un romano gli fa vedere il centro di Roma e
gli ricorda la città della memoria, è un fantasma della città che emerge dalla memoria collettiva.

Traduzione di Giardina

Tutto ciò che vedi, straniero, dove è ora la potente Roma, prima della venuta del Troiano Enea erano
colli e praterie; e dove ora si erge il Palatino sacro a Apollo Navale, si coricavano le mandrie
dell’esule Evandro. Questi templi aurei furono prima eretti in onore di dei d’argilla, e non
consideravano una vergogna abitare in una capanna senz’arte; e Giove Tarpeo tuonava da una nuda
roccia e lo straniero Tevere era spoglio di rostri di navi. Dove ora si innalza sui gradini questo
tempio di Quirino, una volta un unico focolare era il grandissimo regno dei due fratelli. La curia, che
si apre, spaziosa, al senato vestito di pretesta, allora ospitava i Padri vestiti di pelle, gente rusticana.
Il corno chiamava alla guerra i primitivi Quiriti. Spesso cento di loro su una prateria formavano il
senato. E non erano sospesi sui concavi teatri grandi veli e le scene non profumavano di rituale
croco. Non si preoccupavano di cercare dei stranieri, quando la folla, piena di fede nel rito patrio,
fremeva per celebrare con fuochi di fieno la festa annuale di Pales, come ora si rinnovano le
purificazioni con la mutilazione del cavallo vincitore a ottobre. L’ancor povera Vesta si compiaceva
di asinelli coperti di ghirlande e magri bovini aprivano un modesto corteo rituale. Boville, certo, era
anche meno di un sobborgo quando Roma era piccola e Gabii, che ora è niente, era una città
popolosa, e si ergeva potente Alba, nata dall’auspicio di una scrofa bianca, e in quel tempo andare a
Fidene era un viaggio lungo. Il Romano discendente di quegli avi non conserva nulla di tale origine
avita se non il nome: non prova alcuna vergogna al pensiero che la nutrice di quel suo sangue era
una lupa.

Straniero--> ospes, ospite. Ciò che c’era prima di Enea era campagna. Apollo era uno degli dèi a cui
Roma era più devota. Evandro è uno dei personaggi della preistoria romana che fa il pastore.
Ricorda immaginandosi la città che anticamente prima di avere templi di marmo erano fatti di
argilla. Anche le statue erano fatte di argilla. Giove abitava sopra una semplice roccia. Straniero
Tevere--> erano ancora abbastanza lontani dal Tevere. Romolo e Remo avevano come unico regno
una casa. Pretesta era la toga rossa dei senatori. Antichi abitanti di Roma erano vestiti di pelle di
animali. Colore passa attraverso i veli del teatro. A Roma teatri coperti da veli colorati, veli che
lasciano passare il colore. Raffigurazione di città che è fantasma nella mente, immaginazione
mentale. Elenco di città fantasma: Boville. Cittadina importante per punto di incrocio per vie di
spostamento. Anche Albalonga era molto importante. Lupanare--> prostituta. Antiromani
scherzavano sul fatto che la lupa di Romolo e Remo non fosse una lupa ma fosse una prostituta.
Distacco da immagine di città soltanto nella memoria.

In latino. Dialogo che non ha introduzione. Casa in latino è la capanna. Il senato anticamente era un
insieme di signori vestiti di pelle che stavano in un prato a discutere

Testo epigrafe

Testo fantasma

Iscrizione in onore di qualcuno a Parma. Copiato il verso di Properzio (haec, quaecum..). Dalla
letteratura antica sono arrivati pochi prodotti. Arriva ogni tanto qualche traccia, ma poi tutto
perduto.

NEParmense 00002 = SupIt-11-P, 00002 = AE 1953, 00098 = AE 1993, 00713 = AE 2000, 00583
Haec quaecumque uides hospes uicinia fontis [Ante]hac foeda palus tardaque lympha fuit [Quas
coluit] Magnus litis rixasque perossus [Aruaque laeta parans per]fugiumque sibi 5 […]te canorqu[e]

Croce scritto un saggio “Perché non possiamo non dirci cristiani?”

Molti aspetti ereditati anche dal nord Europa, categorie mentali come quello dell’onore, idea dei
cavalieri, idea di consacrazione, sono tutte categorie che deriviamo dal nord Europa. Tolkien in
grado di unire il nord, il cristianesimo e il mondo classico.

Elegie anglosassoni

Nella produzione anglosassone ci sono le elegie--> composizioni chiamate così nell’800. Sono pochi
testi arrivati dalla più antica letteratura anglosassone. Erano testi copiati una sola volta e se si
perdeva il manoscritto si perdeva tutto. Composizioni anglosassoni di Caedmon. Caedmon era laico
che viveva nel monastero di Whitby, non era molto colto, si occupava del gregge. Ascoltava letture
della Bibbia e le rielaborava dal latino al sassone.

Primo testo di poesia in inglese è inno di Caedmon. Manoscritto Exter Book. Diversi manoscritti a
Vercelli. Exter è libro di poesia, scrittura minuscola insulare, lettere che scendono molto verticali. È
libro di poesia ma non va a capo, specialisti si sono accorti che sono versi allitterativi. Testi antichi,
antemedievali. Manoscritto Exter è 10 secolo.

Traduzione dell’elegia “L’errante”. The wanderer, personaggio che si trova ad andare fuori da casa
sua, racconto delle sue sofferenze.

Dio è colui che ti misura. Mare fatto di gelo. Uno che è in giro per qualche disgrazia. È senza sala,
cerca uno spartitore.. Quando guerrieri vincevano il capo della battaglia distribuiva l’oro. Uomo
solitario che ha perso i suoi punti di riferimento. Primo ricordo che diventa ricordo della città
morta. Immagine che arriva nella memoria del re morto e nel sonno. Ignoto poeta non copia Omero
o Virgilio ma è fatto umano le apparizioni durante il sonno, il sogno. Ha visione del suo signore, e di
quando metteva la mano sul ginocchio. Navigante che è da solo e è stanco, ma non può
addormentarsi sennò muore. Città abbandonata “deve capire, il prudente come sarà orrendo...”.

Sale del vino. Seguaci sono personaggi che facevano parte di gerarchia feudale, i cortigiani.

Memoria della antica Inghilterra romana, antiche città erano diventate opere di giganti. Ultimi 4 versi
è voce ecclesiastica.

Tra le otto “elegie anglosassoni”:

• The Wanderer” – datazione incerta (altomedievale)

• manoscritto unico: Exeter Book (X³ sec.)

• 119 versi allitterativi

• The Seafarer – datazione come sopra

• stesso manoscritto

• 124 versi allitterativi

The wanderer
Sempre il solitario trova favore,

conforto da dio, sebbene afflitto nel cuore


abbia dovuto a lungo per le vie del mare
0
0
smuovere con la mano le gelide acque, battere
0
4
orme d’esilio – inesorabile è il fato.
Così disse l’errante, memore d’affanni,
di eccidi feroci, morte di congiunti:
“Spesso ho dovuto solo, al far dell’alba,
lamentare la mia pena. Non c’è ora vivo
alcuno cui osi far manifesto
il mio animo. Io so per vero
che in uomo è nobile costume
forte serrare il cinto della mente, chiudere
L’animo affranto non può opporsi al fato,
né il cuore turbato porgere soccorso.
Chi brama gloria, perciò, spesso
nel petto rinserra l’angoscia.
Così io, spesso misero e afflitto,
senza patria, lontano da parenti,
ho dovuto la mente stringere in lacci,
da quando in anni lontani il mio signore
la terra coprì con il buio, e derelitto
di là andai sul rimescolio delle onde,
cercai, senza sala, uno spartitore di ori,
dove, vicino o lontano, potessi trovare
chi nella sala dell’idromele di me sapesse,
o volesse confortare uno senza amici, nella gioia
intrattenerlo. Chi ne ha fatto prova sa
che crudele compagno è il dolore
per colui che ha pochi amici diletti.
Sue sono orme d’esilio, non oro attorto,
gelido petto, non lo splendore della terra.
Ricorda i guerrieri nella sala e i doni ricevuti,
come da giovane lo intrattenne a banchetto
il signore – perì del tutto la gioia.
Perciò sa, chi deve a lungo privarsi
dei consigli del suo amico e signore,
che quando sovente affanno e sonno
assieme avvincono il misero solitario,
nell’animo gli sembra di abbracciare
e baciare il signore, sul ginocchio posargli
le mani e il capo, come quando a volte
un tempo godeva del seggio dei doni.
Poi si ridesta l’uomo senza amici –
vede davanti a sé le fosche onde,
bagnarsi gli uccelli marini, allargare le penne,
cadere gelo e neve misti a grandine.
Più grevi sono allora le ferite del cuore,
rimpianto dell’amato. Si rinnova l’affanno
quando la mente ripercorre il ricordo dei parenti;
saluta con segni di gioia, bramoso osserva
i compagni degli uomini; sempre nuotano via –
espressioni familiari non porta
lo spirito dei natanti. Si rinnova la pena
a chi deve più e più volte mandare
la mente accasciata sul rimescolio del mare.
A questo mondo perciò non so pensare
perché al tutto non s’ottenebri la mia mente,
quando ripenso alla vita dei guerrieri,
come d’improvviso lasciarono la sala,
i coraggiosi seguaci. Così ogni giorno
questa terra perisce e decade. Saggi, perciò,
non si diventa, se prima non si hanno
molti anni al mondo. Il saggio deve esser paziente –
non troppo passionale né troppo avventato nel parlare,
né guerriero troppo fiacco né troppo temerario,
né troppo pavido né troppo esultante, né troppo avido
né mai troppo bramoso di vanti prima che chiaro sappia.
Deve aspettare, quando pronuncia impegno,
di conoscer chiaro, il valoroso, dove
vogliano volgersi i pensieri del cuore.
Deve capire, il prudente, come sarà orrendo
quando del tutto periranno i beni della terra,
così come ora stanno qua e là per il mondo
mura spazzate dal vento, coperte dal gelo,
edifici nella tormenta.
Rovinano le sale del vino; giacciono i signori
privati di gioia, i seguaci tutti perirono,
superbi presso il muro. Alcuni li prese la guerra,
li spinse per via: chi un uccello portò
sopra il mare profondo; chi il grigio lupo
spartì con la morte; chi, ancora, triste
un guerriero nascose in un antro di terra.
Così rovinò questo abitato il creatore degli uomini,
finché ormai vuota di voci di festa
rimase deserta l’antica opera di giganti.
Chi su questa struttura ha saggiamente riflettuto
e mediti a fondo su questa oscura vita,
esperto nell’animo, lontani spesso rammenta
i molti eccidi, e così dice:
‘Dov’è il destriero? Dove il giovane guerriero? Il donatore d’ori?
Dove i seggi dei banchetti? Dove sono le gioie della sala?
Ah, la coppa splendente! Ah, il guerriero in armi!
Ah, la gloria del signore! Come è passato quel tempo,
scomparso nel buio della notte, come se mai fosse stato!
Resta ora a vestigia dell’amata schiera il muro
di mirabile altezza, serpiforme nei fregi.
Gli uomini se li presero stuoli di lance,
armi avide di strage, il fato famoso,
e le tempeste battono queste pareti rocciose,
la neve che cade serra la terra,
furia d’inverno, quando buia viene,
s’oscura l’ombra della notte, da nord manda
grandinate feroci in astio agli uomini.
Tutto travagliato è il regno della terra,
l’opera del fato muta il mondo sotto il cielo.
Qui non dura la ricchezza, non dura l’amico,
qui non dura l’uomo, non dura il parente –
deserta diventa la struttura della terra.’”

Così disse fra sé il saggio, sedendo assorto in disparte.

Buono è chi serba lealtà, e mai dal suo petto


manifesta l’affanno, se prima non sappia con forza
apportarvi rimedio. Bene a chi cerca favore,
conforto dal padre nei cieli, là è per noi sicurezza.
15-12

Ombra dell’antico testamento

Ombra ha valore carico antropologicamente. A mezzogiorno ombra viene "mangiata” e diavolo


potrebbe portarla via. Ombra nel mondo pagano come fantasma, dell’aldila, della minaccia. Ma
nell’aldila c’è anche ombra come protezione, ombra mette mano sulla testa e ti protegge la vita.
Immagine non parallela al mondo pagano che è sempre legata alla morte. Salmo della resurrezione:
“tu hai posto la tua mano su di me”.

Salmo 17

Mi proteggerai sotto l’ombra delle tue ali.

Salmo 36

In tegmine=in protezione. In umbra= in protezione. Sotto ombra delle tue ali. Sperabunt e piu
l’aspettativa.

• in senso letterale (ebraico şēl greco σκιά, skiá): dell’albero, del monte ecc.

• la protezione di Dio:

• Salmi 17, 8: custodi me, ut pupillam oculi, sub umbra alarum tuarum proteges me
Custodiscimi come pupilla degli occhi, all’ombra delle tue ali nascondimi

• Salmi 36, 8: filii autem hominum in tegmine alarum tuarum sperabunt in umbra alarum
tuarum sperabunt Quanto è prezioso il tuo amore, o Dio! Si rifugiano gli uomini all’ombra delle tue
ali

Ombra può essere anche ombra della morte. Ombra non diventa mai anima del fantasma. Cronache
libri che nella Bibbia arrivano dopo libri dei re. Cantici antico testamento modelli a cui si è ispirato
san Luca. Non c’è durevolezza. Mora= non c'è qualcosa che si può prolungare.

• l’ombra della morte:

• 1 Cronache 29, 15: Noi siamo forestieri davanti a te e ospiti come tutti i nostri padri. Come
un’ombra sono i nostri giorni sulla terra e non c’è speranza. For we are strangers before thee, and
sojourners, as were all our fathers: our days on the earth are as a shadow, and there is none abiding.
ὡς σκιὰ αἱ ἡμέραι ἡμῶν ἐπὶ γῆς καὶ οὐκ ἔστιν ὑπομονή dies nostri quasi umbra super terram et nulla
est mora

Dall'ombra ci si può liberare. Quelli che abitavano nel paese di ombra di morte. C'è l’ombra. Altro
mondo rispetto a quello pagano. Ombra di morte diventa un fatto cosmico è l’universo. Non è solo
la vita individuale che si trasforma in ombra. Nel mondo biblico immortalità individuale non
interessa sul singolo ma sul popolo di Israele.

• la liberazione dall’ombra

• Isaia 9, 1: Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che
abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. populus qui ambulabat in tenebris vidit lucem magnam
habitantibus in regione umbrae mortis lux orta est eis

Ombra nel Nuovo Testamento

Matteo sviluppa interpretazione messianica. I 4 vangeli hanno destinatari non coincidenti. Scrittura
di Matteo orientata verso mondo ebraico. Il grande lessico del nuovo testamento, libro.
Interpretazione messianica colpiva principalmente i lettori ebrei, per questo c'è solo in Matteo.
Nuovo testamento riempie l’annuncio dell’antico testamento. Idea del compimento, liberazione
dall’ombra si compie grazie a Gesù. Liberazione dall’ombra è intervento di Dio in una persona
concreta--> Gesù.

• interpretazione messianica: Matteo 4, 13-16 (solo in Matteo): Gesù […] si ritirò nella Galilea, lasciò
Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14
perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: (cita 9, 1)

• ombra e pienezza reale: Nessuno dunque vi condanni in fatto di cibo o di bevanda, o per feste,
noviluni e sabati: 17queste cose sono ombra di quelle future, ma la realtà è di Cristo. (Colossesi 2,
16-17) … quae sunt umbra futurorum corpus autem Christi ἅ ἐστιν σκιὰ τῶν μελλόντων, τὸ δὲ σῶμα
τοῦ Χριστοῦ.

Numero dei versetti aggiunti dal filosofo Etienne. Colossesi e lettera di San Paolo. San Paolo se la
prende con i giudeizzanti. Inizio cristianesimo ci fu sorte di contrasto tra giudeizzanti, cristianesimo
da mondo ebraico e coloro che erano cristiani ma non venivano dall’ebraismo. In questo contrasto
San Paolo dice che chi viene al cristianesimo non deve preoccuparsi di seguire prescrizioni--> sono
ombra di quelle future. Ombra diventa qualcosa che ha tenuto coperto, messo in ombra la
rivelazione vera di Dio. Ombra non rende la realtà completamente visibile. Idea dell’ombra che è
protezione, male che copre universo ma è ciò che ha tenuto nascosta la pienezza della rivoluzione.
Corpo di Cristo, non la realtà di Cristo. Incrocio del paganesimo e cristianesimo ha avuto effetti buoni
ma anche negativo, di astratizzare il cristianesimo. Corporeità ci è stato dato da Dio, non bisogna
dire che siamo solo anima. Mondo protestante ha visto sempre male la corporeità.

Vedere la realtà è sempre vedere mediato. Vediamo attraverso uno specchio, non come in uno
specchio. Si entra in uno specchio per entrare in una realtà.

• dunque realtà celeste / ombra terrena Confronta I Corinzi 13, 12: Adesso noi vediamo in modo
confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo
imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. (Videmus nunc per
speculum in aenigmate)
Luca

Dopo ressurezione ci sono discepoli delusi. I due camminano, con loro altro personaggio con cui
parlano. Corporeità, toccate mani e piedi (tracce della crocifissione). Testo latino--> pensavano di
aver visto uno spirito. Apparizione concreta di una persona, novità del nuovo testamento è la
concretezza.

Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”.
37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: “Perché siete
turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono
proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho”.
40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed
erano pieni di stupore, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. 42Gli offrirono una porzione
di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. 7 Conturbati vero et conterriti,
existimabant se spiritum videre – ἐδόκουν πνεῦμα θεωρεῖν (pnéuma theoréin: pneuma = spirito)

Properzio

Storia d’amore con una ragazza, Cinzia (?), ma non si sa chi fosse. I Mani sono dei dei morti. Attacco
fulminante, violento. Romani civiltà che bruciava il cadavere. Appare Cinzia. Estremo coinvolgimento
sessuale. Quando si vedevano di nascosto scaturiva un amore coinvolgente. In latino il fantasma se
ne va “fischiando” mecum eris, et mixtis ossibus ossa teram. Le tue ossa consumeranno le mie.

I Mani esistono: la morte non è la fine di tutto, e la pallida ombra sfugge al rogo innalzato. Infatti, ho
sognato che Cinzia si chinava sul mio letto, lei da poco sepolta alla pietra miliare della Via Estrema,
quando il mio sonno amaro era reso incerto dalle sue esequie, e mi lamentavo del legno gelido del
mio letto. Lei portava con sé gli stessi capelli con cui era stata condotta alla tomba, gli stessi occhi:
la veste era bruciacchiata su un fianco, e il fuoco aveva eroso il berillo puro al suo dito, e l’acqua del
Lete aveva consumato l’orlo della sua bocca. Tuttavia non mi accanisco contro di te, anche se lo
meriteresti: il mio regno nei tuoi libri di poesie è durato a lungo. […] E tutti i versi che hai scritto su
di me, bruciali: smetti di attribuirti una gloria che spetta solo a me. […] Quando fa giorno la nostra
legge c’impone di ritornare alla laguna del Lete: noi veniamo di nuovo traghettate, e il barcaiolo
controlla il carico da trasportare. Ora altre donne ti possiedano pure, ben presto ti avrò io sola:
sarai accanto a me, e nell’incontro con le mie ossa toccherò le tue’. Dopo che alla luce tremula
dell’alba ebbe terminato di dire queste parole insieme con me, la sua ombra svanì, sfuggendo al mio
abbraccio.

19-12

Testo che finisce con richiamo interno alla propria tradizione letteraria.

Sguardi: ancora parole

Spiritus in gotico si dice ahma. C'era gia la parola winds, ahma è apparentemente lontano, radice
ah= qualsiasi essere che pensa. Sant’ Attanasio era rimasto fedele alla ortodossia e doveva
nascondersi perché volevano tagliarli la testa. Spesso nella Bibbia Spirito viene adoperato per il
vento. Ulfilo non usa wind perché nel mondo del Nord, era la civiltà del grande bosco, grande
foresta europea. Anche le fiabe dei fratelli Grimm sono ambientate nel bosco, ereditano antichi
racconti tradizionali. Per gente che sta nella foresta la volontà degli dèi si manifesta con elementi
naturali (tuono e vento). Spirito di Dio era un wind voleva dire che spirito di Dio era come il wind
degli dèi. Ulfilo traduce con ahma, l’essere pensante. Spirito Santo è insieme lo Spirito che insegna
ma anche colui che pensa, il logos/verbum. Ulfila l’ha tradotto come logos. Spirito è quello che ti dà
ispirazione. Di molte parole non si sa l’etimologia.
Gotico (lingua, non ‘font’): ahma Traduce spiritus, quindi il greco πνεύμα (pnéyma, pnéuma). In
realtà in gotico c’era winds (“vento”), che sarebbe andato bene, mentre ahma è apparentemente
lontano (e aha = “essere pensante”). Ma winds era inutilizzabile perché era riferito al vento come
elemento della foresta primordiale (religione degli alberi ecc.) Parola misteriosa:

Garcia Marquez (1970/80)

“100 anni di solitudine” è romanzo di sogno, fantasmi e immagini che si sovrappongono. Fantasma
vivi e fantasma morti. Realismo magico, si combinano aspetti del realismo descrittivo e realismo
magico. Fantasma diurno fantasmi viventi e fantasmi morti.

Celava la tristezza di una casa che nonostante la luce sulle begonie, nonostante l’afa delle due dei
pomeriggio, nonostante le frequenti raffiche di festa che arrivavano dalla strada, somigliava sempre
di riti alla magione coloniale dei suoi padri. Fernanda vagava sola tra tre fantasmi vivi e il fantasma
morto di José Arcadio Buenda, che a volte veniva a sedersi con un’applicazione inquisitiva nella
penombra del salotto, mentre lei sonava il clavicordo. Il colonnello Aureliano Buendía era un’ombra.
Dall’ultima volta che era uscito in strada per proporre una guerra senza avvenire al colonnello
Gerineldo Márquez, lasciava il laboratorio soltanto per andare a orinare sotto il castagno. Non
riceveva altre visite che quelle del barbiere ogni tre settimane.

Alejo Carpentier

Dichiarato cubano ma nato in Svizzera, Losanna. Molto legato a Cuba dove la famiglia aveva abitato
mentre lui era piccolo. Eccellente musicologo, lavori sulla musica cubana. Concerto barocco in cui
parla di una riunione tra massimi musicisti del 700 e origine dei contatti tra musica barocca e del
centro sud-America.

“L’arpe e l’ombra” è opera recente, fine anni 70, opera visionaria. Divisa in tre parti. Nell'800 Pio IX
veniva da famiglia nobile decaduta, decide di farsi prete, studia lo spagnolo e quando il papa del
tempo decide che deve mandare una missione in sud-america Pio viene mandato per fare la
missione del Vaticano. A causa delle grandi distanze e problemi politici molte chiese in America
erano autocefale, non dovevano chiedere l’approvazione dei nuovi vescovi a Roma. L’ idea era di
ristabilire rapporto sistematico con Roma, Pio parte e si rende conto che i santi sono santi locali,
dicono poco al resto del mondo. Gli viene in mente che ci vorrebbe un santo che interessi sia il
mondo americano sia il resto del mondo cattolico. Decide di far santo Cristoforo Colombo, è stato
quello che ha portato cristianesimo in diversi paesi. Missione non finisce bene a causa di alcuni colpi
di stato. Torna a Roma e con il passare degli anni lo fanno papa--> Pio IX il Papa. Dopo qualche anno
dalle elezioni arrivano richieste per santificare Colombo, avvia le pratiche ma non fu semplice. Dopo
Pio IX viene Leone XIII che respinse la causa.

Nella prima parte si legge la santificazione mancata di Colombo. Seconda parte c’è il racconto
dell’estrema unzione a Cristoforo Colombo. Terza parte c’è concilio dei fantasmi. Era importante
per Carpentier tenere conto dei tentativi di santificare Colombo. Colombo si incontra davanti al
colonnato di San Pietro con un altro fantasma. Amerigo ha dato nome all’America. Storiografia
francese al tempo di Carpentier era di tipo documentario. Andrea Doria fissato con il Nettuno in
Garcia non si distingue vivo e fantasma qui e mondo di trasparenza, di invisibile. Colombo aveva letto
la descrizione degli Argonauti, ne era ossessionato, si identifica con Tifis, timoniere degli argonauti.
Carpentier si è documentato bene sulle teorie del viaggio di Colombo. Fantasma che alla fine si
dissolve.

D’un tratto, un nuovo Invisibile s’affianca al precedente – a lui visibile – a torso nudo, con un
tridente come Poseidone, proprio come appare, per la posterità, in un famosissimo ritratto del
Bronzino. Sicché, il Grande Ammiraglio di Isabella e Ferdinando incontra, per la prima volta, il
conterraneo e quasi contemporaneo – anno più, anno meno – Andrea Doria, il Grande Ammiraglio di
Venezia e di Genova. Ammiragli entrambi e genovesi entrambi, si parlano cordialmente nel loro
peculiare dialetto. «Mi annoiavo nel mio sepolcro della chiesa di San Marco, e sono venuto a
prendere il fresco in questa piazza», dice Andrea: «Passando mi sono procurato un po’ di tabacco da
masticare. Ne vuoi? No?… Strano, visto che sei non poco responsabile del fatto che tanta gente fiuti
tabacco, fumi la pipa e accenda sigari, nel nostro paese. Senza di te, non avremmo saputo cos’è il
tabacco». «Ne sareste stati informati comunque da Amerigo Vespucci», disse Cristoforo, amaro: «E
come sei venuto da Genova?». «In treno. Con l’espresso da Ventimiglia». «E ti hanno fatto salire in
carrozza così, così, mezzo nudo, come un Nettuno da allegoria mitologica?». «Non dimenticare che
tu e io apparteniamo alla categoria degli Invisibili. Siamo i Trasparenti. E come noi ce ne sono molti
che, per la loro fama, perché si continua a parlarne, non si perdono nell’infinito della propria
trasparenza allontanandosi da questo mondo coglione dove alzano loro statue e gli storici della
nuova leva si accaniscono a mettere a nudo i più riposti angoli della loro vita privata». […] E
l’Invisibile ricordò Seneca, la cui Medea era stata per lungo tempo il suo libro prediletto, essendosi
identificato con Tifis, timoniere degli Argonauti, nelle strofe arcinote, che ora si coloravano a poco a
poco d’un senso premonitore: «Tifis ebbe l’audacia di spiegar le vele sul vasto mare / dettando nuove
leggi ai venti… / Oggi, vinte le acque, sottomesse alla legge di tutti, / lo scafo più fragile può
oltrepassare i suoi orizzonti / e furono violati i confini conosciuti / e le mura di nuove città sono
edificate / su terre da poco scoperte. / Nulla è rimasto come prima / in un universo accessibile nella
sua totalità…». E mentre cominciavano a suonar chiare campane in quel mezzogiorno romano, recitò
di nuovo i versi che parevano alludere al suo destino: «Tifis che aveva domato le onde / dovette
lasciar la sbarra a un pilota di minore esperienza / che, lontano dal predio paterno, / non ricevendo
altro che un’umile sepoltura, / scese nel regno delle ombre oscure…». E, nello stesso punto della
piazza da dove, guardando verso i peristili circolari, quattro colonne sembrano una sola, l’Invisibile
si dissolse nell’aria, che lo avvolgeva e lo trapassava, diventando tutt’uno con la trasparenza
dell’etere.

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