Sei sulla pagina 1di 5

 LA LINGUA SALVATA.

La lingua salvata racconta anche del potere della lingua nel costituirsi dell’identità. A volte, è più
difficile raccontare la propria vita quando si ha qualcosa da pubblicare, che significa vendere,
mettersi in vetrina. A volte, la lingua madre è troppo vicina al trauma, soprattutto in biografie
molto dolorose. Un’altra lingua mi dà una possibilità di dire cose che nella mia lingua non avrei la
libertà di dire. Nella letteratura contemporanea della migrazione, per la prima volta in maniera
consapevole, questo punto viene portato alla ribalta da Canetti. Si tratta della coscienza della
propria lingua e di quella della presenza di lingue e culture, accanto, diverse. In questo modo, si
impara a vivere nella maniera dell’altro, a vedere la propria prospettiva e quella dell’altro.
 Primo capitolo: Die gerettete Zunge. Sta saltando l’inizio traumatico che riguarda il titolo (Die
gerettete Zunge, la lingua come parte del corpo e lingua come franta). Canetti è in vacanza e scopre
che la bambinaia, invece di badare a lui, vede di nascosto il fidanzato. Questi minacciano di
tagliargli la lingua= la sua lingua è salvata perché non ha parlato. Il trauma principale di uno
scrittore è il non poter parlare. Lui aggira la minaccia di morte e di castrazione attraverso lo strano
escamotage di usare e raccontare in un’altra lingua, che non è la lingua in cui è avvenuta la
minaccia.
 Secondo capitolo: Orgoglio di famiglia. Il bambino ha la capacità di assorbire un effetto senza
rendersene conto (pp.14-15). Vi è la descrizione in cui vivono molte persone di origine diversa.
Rutschuck è un porto, dove c’è una circolazione di popolazioni che commerciavano. Sicuramente
c’erano anche tensioni= ognuno viveva nel suo quartiere e viveva nel suo mondo, spesso anche in
conflitto con gli altri. Questa tensione si ricomponeva comunque in un microcosmo vivace. Tutto
questo viene raccontato attraverso la visione del bambino, che percepisce gli effetti della
molteplicità. Il bambino, come una spugna, assorbe stimoli contrastanti. Assorbe idiomi consapevoli
e molte cose, come le lingue, le dimentica, ma sa che gli sono state raccontate in una determinata
lingua. A pag. 45, si parla della famiglia e si dice che ognuno in casa enumerava le lingue che
conosceva. Con la conoscenza delle lingue si poteva salvare la propria esistenza e quella degli altri=
il nonno racconta di quando aveva sentito parlare dei greci che volevano fare una rapina e, poiché
capiva il greco, riesce ad avvertire tutti e a sventare un attentato. In famiglia, si raccontava questo.
Tali storie venivano tramandate dai vecchi ai bambini, che percepiscono determinati effetti= le
lingue salvano la vita.
 Lui, che è a Sud- Est, si riferisce all’Europa come ‘’laggiù’’= questa è una prospettiva del bambino=
Per lui, il centro del mondo è la Bulgaria. Quando qualcuno risale il Danubio fino a Vienna, si diceva
che andava in Europa. L’Europa cominciava là dove un tempo finiva l’impero ottomano= tale
indicazione storica ci dice che questo bambino sa già bene cos’è l’impero ottomano e cos’è l’Europa
perché è parte della sua esperienza familiare, determinata dalla nascita, crescita e decadenza di
questi grandi imperi.
 Metamorfosi interiore della lingua e sua portata simbolica e relazionale (pp.15-22-23) = ha un
ricordo traumatico delle bambinaie bulgare. Questo elemento psicolinguistico è rifunzionalizzato in
senso narrativo mito-biografico da parte di Canetti= la lingua madre, cioè le lingue che lui parlava
nell’infanzia, sono legate a un trauma. In bulgaro gli sono state raccontate storie paurose= lui le
racconta in tedesco perché le rimuove nella sua lingua madre. La relazione traumatica avvenuta in
una certa lingua e che significa in qualche modo morte può essere superata in una relazione (con
una lingua) altra= la traduzione è una strategia di salvezza dalla morte intesa come trauma; le
lingue salvano la vita.
08\05
 Siamo in presenza di un microcosmo di etnie presenti nell’Europa centro-orientale che va dalla
mescolanza di lingue e popoli dell’impero asburgico, dalla variegata realtà dell’impero zarista (non
è ancora scoppiata la rivoluzione di ottobre), a un conglomerato multietnico è l’impero ottomano.
La Bulgaria è il lembo di terra attraversato dal Danubio che viene dall’Europa occidentale,
attraversa le montagne, Vienna e le grandi capitali dell’est (Belgrado ecc.) per gettarsi nel mar nero.
 Danubio come trasportatore di lingue e culture. Questo piccolo luogo è un microcosmo perché ci
sono tracce di presenza stanziale di diverse comunità o del loro passaggio attraverso gli scambi per
lavoro, per commercio (zingari, turchi, greci). C’è elemento dinamico del passaggio, dei commerci di
ciò che sta intorno. All’interno della città, c’è una precisa suddivisione topografica che creava
un’identità nei quartieri in cui vivevano le singole comunità (un salad-bowl e non un melting-pot= a
New York ci sono entrambe le situazioni. Però i vari quartieri indicano le varie identità=> questo
fenomeno è anche molto contemporaneo). Italiani= melting tra popoli italici, germanici. Al Sud, c’è
un melting con gli svevi, angioini, spagnoli. Non c’erano quartieri separati= Medioevo, tratto
dell’antichità. Le nostre lingue sono frutto di queste differenze. Il salad bowl nasce con gli Stati
nazionali, che sono una reazione tardiva. La canonizzazione e il mito degli stati nazionali è
ottocentesco. Solo in quel momento emerge in maniera chiara tale differenziazione. Siamo nei
primi del ‘900, nel pieno della nuova disposizione di identità che tengono molto al delimitarsi in
uno spazio urbano, topografico, geografico e sociale. Tutti tengono alla propria identità nazionale e
a tutti stava stretto il grande calderone dei grandi imperi, figli di un antico regime e sul punto di
esplodere con la prima guerra. Tali elementi ci danno il senso lungo della storia.
 In un romanzo abbiamo storie individuali e casi che ci portano alla storia, che è la grande storia del
mondo. Abbiamo un segno storicamente determinato tra ‘800 e ‘900= momento in cui va in auge
identità nazionale. Gli ebrei sono nuovamente in mezzo. Molti di loro, soprattutto di alta
estrazione, come i Canetti, tendono a volersi distinguere ed isolare. Se sono nelle grandi città,
cercano di germanizzarsi e assimilarsi all’alta borghesia; se sono in una piccola cittadina, cercano di
mantenere la loro posizione di privilegio perché non c’è una cultura del luogo= vale la capacità di
commercio, organizzazione. Ciò che importa è il proprio rango sociale. I nonni tengono alla propria
identità di forestieri che sostiene anche la superiorità di lingua spagnola (contaminata dall’ebraico)
rispetto ad altri ebrei che parlavano jiddish, più poveri, provenienti dagli shtetl.
 P. 16= ashkenazita= ebreo tedesco orientale parlante jiddish= è l’ebreo straccione contro il quale
l’ebreo ricco che rivendica la sua origine spagnola diretta ha un atteggiamento simile ai West Juden
contro gli Ost Juden (Ebrei erranti). L’idea di Oriente e Occidente è sempre relativa. Lo spazio
dell’origine geografico è diventato uno spazio linguistico. La parola ‘’todesco’’ veniva pronunciata
con intonazione sprezzante e stava a significare un ebreo tedesco ashkenazita= nessuna solidarietà
nemmeno tra gli ebrei. C’è una differenziazione. Poi parla della madre e della famiglia materna.
 Vediamo ancora una mentalità costituita dall’elemento dell’origine, in questo caso ebraica, che
appare molto più complessa. Gli spagnoli guardano dall’alto in basso gli askenaziti perché loro
sentono di non aver tradito la loro origine, hanno continuato a parlare la lingua parlata nella loro
terra d’origine. La terra d’origine dalla quale sono stati scacciati nel sesto secolo, nel 1492, gli ebrei
di Spagna= molti erano lì dal primo secolo d.C.. Dopo il 70 d.C. viene distrutto nuovamente il
tempio di Gerusalemme da parte dei Romani (Tito) e gli ebrei si distribuiscono nel Mediterraneo,
quindi stanno lì da più di mille anni e si sentono in patria pur restando in uno strato ancora più
profondo della loro identità fedeli alla sacra scrittura che non viene mai tradotta. La Torah è quella
di riferimento in cui la lingua ebraica, da lingua di comunicazione, diventa lingua sacra. Si sentono
depositari di un sapere essoterico, condiviso. Esso diventa sempre più esoterico (meno condiviso).
La situazione di chi viene dalla spagna parla la sua lingua e nello stesso tempo mantiene un
rapporto con la lingua sacra è una visione aristocratica= pochi detengono le chiavi del sapere e gli
altri seguono. Tale visione piramidale si riflette anche nella visione sociale. Dentro la comunità
spagnola, al vertice della piramide ci sono gli uomini di religione che sono anche uomini di legge e
gli aristocratici. L’intera comunità spagnola rispetto agli Askenaziti che si sono mischiati coi tedeschi
e che parlano una lingua bastarda che non tiene conto dell’origine considera essi inferiori. Non c’è
un senso di solidarietà nemmeno nella comunità degli ebrei. Canetti lo osserva e tale osservazione
è fatta dalla voce narrante del Canetti adulto, non bambino, che non può dire che sua madre aveva
fatto della letteratura delle lingue europee il contenuto della propria esistenza né che il contenuto
della letteratura europea fosse la religione dell’umanità. Tale idea di universalità incarnata dai
grandi autori europei e che è la vera fede di sua madre è in contraddizione col pensiero
aristocratico, esclusivo ed oscurantista, in quanto dà solo ad alcuni la facoltà di sapere ed essere
responsabili della propria vita= Il Canetti adulto ragiona sulla personalità della madre.
 Una testa senza mondo= il protagonista ha una vita fatta di tutte le lingue che conosce e che vive di
letteratura, è un uomo di carta. Canetti sente queste sue caratteristiche come problema e nella
personalità della madre è presente l’elemento del vivere solo una vita di carta, di letteratura. Tale
visione di vivere con le migliori intenzioni portano a comportamenti di manipolazioni, di potere e
violenti. Chi non ha un vero contatto con la vita, è prigioniero delle formule, della astrazione.
Abbiamo un punto di contatto con un personaggio disegnato da Canetti 40 anni prima e che
riemerge. Ci sono tratti di analisi di situazioni personali o politiche nelle opere precedenti di Canetti
che hanno a che fare con il microcosmo della sua famiglia, dalla quale ricava atteggiamenti sul
macrocosmo. La madre non si rendeva conto di essere in contraddizione.
 Viene disegnato anche il personaggio del nonno Arditti, il padre della madre.
 Ha parti di ragionamento e commento ristrette in questo caso e parti in cui assistiamo direttamente
a scene di vita che in queste prime parti sono preponderanti rispetto al ragionamento. La situazione
si inverte un po’ nella seconda parte dell’opera.
 Evidente è l’uso della lingua con inserimenti della lingua spagnola affinché il lettore possa toccare
con mano tale lingua. Non c’è una citazione in bulgaro, perché il Canetti non se la ricorda= c’è una
doppia focalizzazione, quella del narratore anziano e quella interna e diretta, nella quale è stata
cancellata la memoria del bulgaro. C’è solo un ricordo mediato. Lo spagnolo se lo ricorda perché
lingua madre, il tedesco è lingua acquisita=> substrato linguistico vivo. Sottile violenza che viene
operata coscientemente e ironicamente dal nonno; si tratterebbe di un ricatto affettivo. Il peso
della decisione ed adesione affettiva viene scaricato qui quasi per gioco sull’elemento più debole,
cioè il bambino, che è quasi costretto a mentire; lui viene quasi educato a mentire e all’ipocrisia. Il
nonno gli risponde bonariamente ‘’falsu falsu’’ ponendo la situazione tipica di una relazione sociale
basata sui rapporti di potere. Qui viene rappresentato un adulto come colui che esercita un potere
sugli affetti attraverso una lingua che non comunica davvero e che è un archetipo che si riprodurrà
in modo violento quando a Elias verrà insegnato il tedesco dalla madre. Tale situazione ci dice ex
negativo che non solo il piccolo Elias, ma tutti, grandi e piccini, erano innamorati dell’altro nonno,
Canetti, che rappresenta l’altra anima di questa famiglia ebraica.
 Il mondo orientale (di Armeni e Turchi) per il piccolo Canetti è affascinante anche se non riesce a
capirne tutti i significati; sono gli odori, i colori delle tappezzerie (del salotto della nonna per es.), i
suoni ecc. che torneranno nel terzo libro della sua autobiografia (le voci di Marrakech= Canetti fa
questo viaggio e lo inserisce nella sua autobiografia. Marrakech, che è in occidente, ha la stessa
funzione di un viaggio in Oriente, parlante la lingua araba). È come se avesse allenato la sua
capacità di percezione al piacere di non capire tutto e di abbandonarsi alle sensazioni. La prima
cosa che gli sembra meravigliosa e che ritornerà quando lui, da preadolescente, va in Inghilterra.
Canetti si affascina prima al significante che al significato.
 P. 31= si parla della nonna Oro Canetti, che viene rappresentata come una grande madre
dell’Anatolia= epitome di identità turca per antonomasia. Raffigura la mescolanza tra identità
ebraica e identità che assunto in sé tutti gli elementi di fascinazione del luogo in cui sono approdati.
C’è una sorta di rilassamento. I Canetti sono lavoratori, commercianti, severi, classisti, al contrario.
Oro riprende l’idea di Laura e della luce, dell’Oriente (dal lat. orior, oriri= sorgere). La prima
canzone infantile è un ricordo in spagnolo, lingua materna. Lo colpisce il nome della città, Stanbol
(Istanbul)= è una porta sulla fantasia di un luogo, ne genera l’immagine. La grande città viene
percepita dal bambino attraverso dei racconti e quindi attraverso la lingua=> si tratta di un mondo
di narrazione orale. Lui sente i racconti e li personalizza nei corpi dei turchi.
 P. 38= il nonno Canetti (mentre legge dell’Esodo dalla schiavitù in Egitto) crea l’atmosfera di una
narrazione antichissima in cui ciascuna cosa trova il suo posto. Abbiamo visto il fascino orientale
emanato dalla nonna stesa sull’ottomana. Si tratta di nonni turchi che vengono dalla Spagna e che,
a loro volta, venivano dalla Palestina= i personaggi dei romanzi rendono eterne relazioni tra culture,
che vanno al di là della morte=> è questo ciò che fa Canetti: cerca di costruire storie che vanno oltre
l’oblio, la morte e la guerra.
 Edirne= sillaba parole in turco, che sono sintomo del sillabare della propria identità.
 Il nonno è un grande cantastorie di storie bibliche; la nonna dà una sensazione di pace nella sua
quiete. Il nonno dà sicurezza perché narra un racconto ampissimo in cui ciascuna cosa trova il
proprio posto= metafora del puzzle= pezzi sparsi che trovano il loro posto. L’esigenza di Canetti alla
fine della sua storia sarà di trovare un posto ad ogni cosa, persona ed evento. Per questo c’è
bisogno di una doppia focalizzazione con flash che sembrano non collegati e che sono collegati da
una cornice invisibile che nella narrazione colloca ogni cosa al suo posto. Ci sono due famiglie così
diverse che mettono in campo alcune istanze come la violenza, la manipolazione nei rapporti
parentali, la differenziazione sociale ed antisemitismo interno (Roth), la complessità della diaspora
ebraica che dà luogo a tipologie sociali, psicologiche e culturali diverse. Nella famiglia c’è
l’elemento degli ebrei ottomani e degli ebrei ricchi.
 Le lingue= il tedesco è comparso solo come todesco in senso dispregiativo e come sinonimo di
jiddish. La madre vive fondamentalmente di letteratura tedesca classica. Il tedesco compare come
lingua segreta dell’amore coniugale tra i due genitori, che avevano studiato a Vienna (pp. 39-40). Il
loro amore nasce dopo l’incontro e la frequentazione degli stessi luoghi a Vienna (dove i ricchi
andavano a studiare). La loro lingua è quindi il tedesco dei drammi di Schiller e di Goethe e dei
drammi shakespeariani tradotti da Tieck e da Schlegel, validi come degli originali in tedesco.
 Wahrnehmen è la percezione del bambino. Col senno di poi, il vecchio Canetti mette al posto giusto
certe percezioni spontanee irriflesse del bambino, che sente i genitori parlare una lingua segreta e
vede che gli si illumina il volto. Collega i suoni della lingua tedesca a una magia di trasformazione e
quindi all’amore. Questa lingua era però un tabù= lui non poteva conoscere nulla di questa lingua
ed era già tanto che gli concedessero la parola Wien= capta nomi di città e ci costruisce sopra una
sensazione positiva. Lui ascoltava e captava frasi e le ripronunciava da solo= c’è un segreto dei
genitori e una lingua segreta come specchio deformato e percettivo da parte del bambino. La lingua
segreta dei genitori diventa un oggetto del desiderio. Questa lingua è uno spazio in cui i genitori
vivono l’Eros. Lo spazio di tabù tra due genitori equivale ad uno spazio linguistico. Lo spazio
dell’Eros è quello della trasformazione in vita. È questo lo spazio linguistico al quale si potrebbe
accedere alla dimensione della vita.
 P. 43= la famiglia si trasferisce poi in Inghilterra per gli affari del padre. Qui il padre muore.
 Il padre ha dei punti in comune col nonno, che trasmette a Elias la passione per l’ascolto delle storie
orali. Il padre lo inizia alla vera e propria lettura: i caratteri tipografici del giornale acquisiscono una
valenza emotiva. La scrittura sarà un modo di entrare in contatto col padre e di superarne la morte.
Ogni giorno, egli legge la neue freie Presse, che racconta le novità dell’impero asburgico e in
Germania= la lingua tedesca è la lingua dell’amore e della nostalgia per un mondo nel quale il padre
si identifica. Per leggere, egli muove la testa a destra e a sinistra. Il bambino lo osserva e lo imita
mettendosi dietro le sue spalle.
 P.45= l’ultima mattina, il padre legge della dichiarazione di guerra del Montenegro alla Turchia= è la
guerra che distrugge sia l’impero asburgico in cui culturalmente si identificava la famiglia e il mondo
di Adrianopoli dell’impero ottomano, il mondo dei nonni. Il mondo dell’autore scoppia e lui sta in
Inghilterra. Al padre viene un colpo, Elias assiste all’infarto del padre (probabilmente, tra l’altro, la
madre lo tradiva) = il padre che tutti i giorni leggeva un giornale e che aveva il figlio che recuperava
la tradizione e la performatività della lettura (percepisce la lettura col corpo prima che con la
ragione. La percepisce con i sensi). La morte del padre è provocata dalla lettura di una notizia, che
riguarda la fine del mondo al centro del quale era nato. Questo è il primo momento vero della
deterritorializzazione del Canetti.
 Ogni volta che scoppia una guerra, muore di nuovo suo padre.
 Si ripresenta il vecchio Canetti che commenta lo sgomento del bambino. Ogni fatto personale è un
fatto universale e anche un fatto universale come una guerra lo colpisce come un fatto personale,
poiché la guerra uccide non solo sul campo di battaglia.
 Il soggiorno in Inghilterra viene occupato dalla figura del padre. Verranno descritti vari spazi interni:
la stanza del piccolo Elias aveva una carta da parati con forme strane. Il piccolo Elias ha elementi di
Peter Kien, di uno che ama stare nella sua stanza e ama inventarsi compagni segreti nella
tappezzeria. Vive come figlio unico e si rapporta solo con se stesso.
 Lui parla col padre della storia di Ulisse e di tutte le storie dei personaggi proposti dal padre.
Nonostante la madre viva di letteratura, chi gli trasmette tale passione è il padre.
 Inglese, lingua sconosciuta per lui, come lingua magica nel suono dei nomi. Il carattere e la
pronuncia della lingua inglese è irresistibile. Le parole dell’inglese come Captain, Meddle, che si
rifanno alla terribile tragedia del Titanic vengono ripetute per combattere l’angoscia, come mantra.
Usa la lingua come scongiuro, antidoto contro l’angoscia e contro la morte.
 P. 69= collegamento con la narrazione mette ogni cosa al suo posto. La narrazione rimette ogni
paese accanto all’altro senza distruzione, nonostante lo scoppio della guerra. Lo scrittore rimette
ogni fatto casuale in una sua costruzione narrativa.
 I Canetti, dopo la morte del padre, vanno a Zurigo in cerca di protezione contro la guerra e la
morte. Il bambino viene manipolato dall’amatissima ma terribile madre, che lo sostituisce al marito
e ne fa il suo partner emotivo, parlandogli in tedesco. Entra nello spazio del tedesco in modo
incredibile: viene sottoposto ad una tortura. La madre gli impone di parlare in tedesco. La sua
acquisizione della lingua tedesca ha a che fare, quindi, con la costrizione, manipolazione e dolore.
 La lingua tedesca, che nasce da uno spazio d’amore, diventa uno spazio di violenza.

Potrebbero piacerti anche