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“è quella onorevole arte che esige dal suo culture soprattutto una cosa, trarsi da parte,
lasciarsi tempo, divenire silenzioso, divenire lento, essendo un’arte e una perizia di orafi
della parola, che deve compiere un finissi attento lavoro e non raggiunge nulla se non lo
raggiunge lento. Per una tale arte non è tanto facile sbrigare una qualsiasi cosa, essa
insegna a leggere bene, cioè a leggere lentamente, in profondità, guardandosi avanti e
indietro, non senza secondi fini lasciando porte aperte, con dita e occhi delicati.“
(Nietzsche, prefazione ad Aurora, 1886)
La filologia è una scienza, la scienza del testo ed è sottoposta a un metodo scientifico con
delle dimostrazioni. È una materia diacronica cioè viaggia nel tempo e nello spazio. Il
germanico innanzitutto, come l’indoeuropeo ma anche le lingue germaniche antiche ormai
sono lingue estinte perciò per capire come funzionavano queste lingue si andavano a
vedere i testi antichi che riportavano queste lingue.
Filologia significa essere anche orafi della parola, la parola è l’elemento chiave del lavoro
del filologo dal punto di vista linguistico e anche culturale ma anche ecdotico (= scienza
della ricostruzione testuale) infatti il lavoro del filologo è preparare anche edizioni. Gli
antichi scrivevano a mano su supporti scrittori come il papiro, le tavolette, la pietra, la
pergamena e il vello (questi ultimi due derivano dalla pelle di animale). Ma copiare a mano
richiedeva mesi, anni e i copisti non erano tanti per cui non si producevano molti esemplari
di questi testi, i quali erano anche soggetti ad errori ed interpretazioni da parte dei copisti. Il
lavoro del filologo dal punto di vista ecdotico è quindi quello di cercare di ricavare il
presunto originale da tutte le varie versioni presenti.
LA FILOLOGIA GERMANICA
È la scienza che si occupa dello studio delle lingue germaniche antiche e delle loro
attestazioni scritte. Le lingue coinvolte in questo campo di indagine sono inglese, tedesco,
olandese, frìsone, danese, svedese, norvegese, islandese (lingue scandinàve), il
gotico e longobardo (queste ultime ormai estinte). Ma nonostante siano estinte hanno
comunque degli strascichi che si riflettono nelle lingue contemporanee.
Dato che le fasi più antiche di queste lingue non sono più produttive (non ci sono più
parlanti nativi), il filologo germanico si deve basare sulle fonti scritte pervenuteci dai periodi
antichi. La filologia germanica è quindi una scienza dei testi, che studia le manifestazioni
letterarie delle lingue (e quindi delle culture) considerate. È da questi testi che noi riusciamo
a ricavare il patrimonio culturale, religioso (popolazioni pagane inizialmente) di queste
popolazioni germaniche. A partire dal testo, il filologo studia la lingua e la cultura delle
popolazioni germaniche.
Il primo a riferirsi ai Germani fu Giulio Cesare nei suoi Commentarii de bello gallico,
resoconto della sua campagna di conquista del Nord Europa continentale. Nonostante
questo titolo, Cesare si riferisce tanto ai Galli ma anche ai Germani e questo testo è molto
importante poiché è il primo che dà, per quanto riguarda la letteratura latina, una
presentazione dei Germani dove descrive l’aspetto culturale, sociale e religioso. Quindi è
grazie a Cesare che siamo riusciti a carpire qualche informazione sui Germani che hanno
lasciato la loro posizione iniziale (cerchia nordica) e hanno cominciato la loro migrazione
verso il sud, anche se l’intento di Cesare non era di divulgare gli usi e costumi delle
popolazioni con cui si scontrava ma solo uno scopo propagandistico per esaltare la forza
gallica. Un’altra fonte molto importante è De origine et situ Germaniae (Germania) di Publio
Cornelio Tacito che è la prima descrizione dettagliata dei Germani, della loro struttura
sociale, della loro cultura e della loro religione. Il motivo che ha spinto Tacito è più culturale
ed ideologico; Tacito tendeva a criticare la società romana di un tempo perciò decide di
scrivere la Germania per fornire un’idea di come anche la società romana possa a volte
ritornare a uno stato selvaggio.
Quest’idea dell’uomo germanico grande e grosso si è riverberata nel tempo che ha portato
a delle interpretazioni che sono molto discutibili. In tempi molto più recenti il concetto
germanico ha avuto delle ripercussioni culturali, umanitarie, politiche e militari importanti. I
Germani sono stati resi oggetti di ricostruzioni pseudo-storiografiche e mitiche volte a
consolidare l’ideale nazionalista che nasce nell’800 con il Romanticismo tedesco.
Lo stesso Adolf Hitler fece ampio uso di elementi culturali germanici per la costruzione
ideologica e simbolica del regime nazista. Hitler stesso amava molto la musica di Richard
Wagner, che fece largo uso di materiali leggendari germanici nella propria opera.
Mentre gli storici e gli intellettuali romantici furono molto netti nella definizione dei Germani
come un’entità etnica e culturale ben distinta e identificabile, gli studiosi moderni hanno
molte meno certezze a riguardo e parlano di un gruppo eterogeneo che hanno in comune
alcun tratti culturali come la religione ma anche la lingua ma non si può per parlare di
nazione germanica perché gli studiosi ci spiegano che si tratta di gruppi che hanno delle
differenze sostanziali gli uni dagli altri. Lo stesso Cesare ci informa dell’esistenza di
numerosissime tribù che vivevano ad est del Reno e che egli definisce generalmente
Germani cosi da creare (come era stato con i Galli) una demarcazione etnica e culturale
con i “barbari”.
“Il concetto di cultura germanica resta dunque un valore largamente fittizio che copre una
molteplicità di manifestazioni limitate alla condivisione di singoli elementi. In termini
generali, i Germani sono associabili a una serie di società etnicamente disomogenee
disseminate sul territorio centro-settentrionale europeo, che, dalla seconda metà del primo
millennio, concorsero a formare agglomerati fluidi, interagendo in misura non accertabile
con i Celti e, più tardi, con i Romani” p. 25
Battaglia afferma che nonostante quello che era stato teorizzato dai romantici, che non
erano solo artisti, pittori ma anche scienziati linguisti che andavano alla ricerca di un a
matrice comune e se mettere insieme le varie lingue e culture germaniche in vista di una
legittimazione da un punto di vista etnico e nazionalistico dell’ideale germanico.
La posizione degli studiosi si è ammorbidita da questo punto di vista, non si considera più
una matrice comune unitaria eccetto l’aspetto linguistico. Si può parlare di germanico dal
punto di vista della lingua; si pensava che le popolazioni germaniche in tempi ancora più
antichi alle attestazioni fossero accumunati da una lingua.
DA DOVE PROVENIVANO?
In questa ricostruzione ipotetica (poiché non esistono prove documentali che accertino che
le popolazioni germaniche abbiano migrato) dobbiamo affidarci ad un approccio
interdisciplinare e questo si compone di due elementi fondamentali:
1. Evidenza archeologica
2. Evidenza linguistica: l’elemento linguistico ancora oggi è importante perché nelle
lingue che vengono parlate nelle zone in cui si crede fossero passate queste
popolazioni ci sono ancora dei residui che visti da un punto di vista linguistico-storico
permettono di tracciare una panoramica storica dei passaggi di queste popolazioni
nel corso della storia.
FONTI ARCHEOLOGICHE
Il Romanticismo mirava alla riscoperta delle radici popolari delle culture europee, in
particolare il romanticismo andava a contrapporsi al Classicismo, ovvero la riscoperta dei
valori che appartenevano all’antichità classica che facevano riferimento alla Grecia e
Roma. Questa riscoperta della matrice germanica avviene anche dal punto di vista
linguistico. Contemporaneamente ci sono stati degli studiosi che hanno iniziato a studiare le
origini delle lingue, individuando una forma primigenia da cui quasi tutte le lingue dall’India
all’Europa sarebbero derivate: INDOEUROPEO.
I Germani avevano una forma di scrittura che non è mai stata utilizzata in modo estensivo
(narrazione di cronache, storie) ma riguardano singole parole o preghiere, formule
magiche. Queste parole sono così poche che non ci permettono di delineare una lingua e le
sue caratteristiche specifiche perciò i linguisti hanno dovuto ricorrere ad altri sistemi come il
metodo ricostruttivo.
È importante specificare che il germanico comune è solo un’ipotesi di lavoro. Non siamo
in grado di sapere se sia effettivamente esistita una fase della lingua che fosse comune a
tutte le popolazioni germaniche, ma postulare anche solo a livello teorico tale lingua è utile
agli studiosi per comprendere in modo più preciso le relazioni tra le varie lingue del ceppo
germanico. Tuttavia ci sono delle correnti di pensiero che sembrano essere più giustificabili
rispetto alle altre.
ESEMPIO:
ie. PISK
ing FISH ted FISCH sved FISK norv FISK < germ * FISK -AZ
Tutte quelle lingue che presentano per la parola “pesce” una forma che inizia per “P” si
possono mettere nel gruppo indoeuropeo; tuttavia non funziona sempre così perché ci sono
delle mutazioni nella lingua: in inglese fish, in tedesco fisch. Se dovessimo mettere insieme
queste lingue e teorizzare una lingua madre come il latino per le lingue romanze la
caratteristica principale non sarà più la “P” ma la “F”. Si può dedurre quindi che il germanico
avesse come forma madre FISK (forma ricostruita).
ESERCIZIO
La ricostruzione linguistica si rivela essere molto utile a chi studia le lingue straniere del
ceppo germanico perché solo in questo modo si comprendono determinati fenomeni che
vengono tradizionalmente etichettati come eccezioni o irregolarità.
Il proto-indoeuropeo fornisce la base di tutte le lingue parlate nel continente e poi ci sono
tutte le sue diramazioni. Per quanto riguarda l’ambito germanico, gli studiosi ipotizzano
delle fasi linguistiche precedenti alle lingue attestate: germanico del nord da cui deriva il
norreno (old norse) e il germanico occidentale.
LE LINGUE GERMANICHE
La linguistica germanica si occupa sia dello studio delle lingue moderne, sia delle lingue
antiche e del loro sviluppo storico. Noi privilegeremo l’aspetto legato alle fasi antiche, in
quanto più risaliamo nel tempo, più si scoprono le somiglianze tra lingue geneticamente
imparentate, risalendo quindi ai fenomeni linguistici condivisi che testimoniano l’origine
comune.
Le lingue germaniche antiche e moderne appartengono alla faiglia delle lingue germaniche,
che vede il germanico come lingua ricostruita e non attestata; a questa lingua, che
costituisce un’ipotesi di lavoro e di cui non abbiamo alcuna prova della sua effettiva
esistenza, si risale attraverso la comparazione linguistica.
Andando a ritroso nel tempo e ampliando il campo di osservazione, la famiglia delle lingue
germaniche rientra nella più grande famiglia delle lingue indoeuropee che ha
l’indoeuropeo come lingua ricostruita e non attestata.
La ricostruzione del germanico deve passare attraverso lo studio delle attestazioni più
antiche delle lingue germaniche. È utile quindi fornire una panoramica delle lingue
germaniche antiche, fornendo anche un quadro cronologico delle loro evoluzioni a partire
dal germanico. Ci sono 2 fasi che riguardano la formazione del germanico:
1. LA PRIMA MUTAZIONE CONSONANTICA (V-III sec a.C.): il primo fenomeno che gli
studiosi hanno individuato e contraddistingue il germanico dall’indoeuropeo.
2. VOCALISMO (II-I sec a.C.)
Quindi, il germanico si colloca tra il V sec a.C. e l’inizio dell’era volgare. Successivamente il
germanico si frammenta nelle lingue germaniche antiche, che possono essere suddivise in
3 gruppi:
GERMANICO ORIENTALE
Si parla di germanico orientale quando si vuole dare un ordine di tipo temporale, diacronico.
Gotico: è la prima lingua germanica attestata. Nel IV sec d.C. il vescovo visigoto Wulfila
(piccolo lupo, lupacchiotto: wulf + ila diminutivo degli unni) traduce la Bibbia dal greco.
Dal punto di vista linguistico riporta dei concetti tipici della religione cristiana in una lingua
che non prevedeva questi concetti perché la religione germanica non aveva queste
concezioni; dal punto di vista culturale, il greco per quanto riguarda la chiesa d’oriente e il
latino per quanto riguarda la chiesa d’occidente erano le due lingue sacre con cui era scritta
la Bibbia e traducendola in gotico si tende a far combaciare queste lingue sacre con la
propria.
Wulfila deciderà di inventarsi un alfabeto suo (per non tradurre la Bibbia in alfabeto runico)
che poi verrà chiamato alfabeto runico che conterrà moltissimi elementi grafici greci e
anche qualche runa quando l’alfabeto greco non aveva un carattere adatto per esprimere
dei suoni germanici e non greci.
GERMANICO SETTENTRIONALE
Antico nordico: l’unica lingua attestata nella fine antica. Le testimonianze sono comunque
molto tarde (XII-XIII sec.), anche se fanno riferimento a testi molto più antichi tramandati
fino a quel momento per via orale. Esistono anche delle testimonianze molto più antiche,
scritte in caratteri runici, prodotte dal V sec d.C., molto importanti per ricostruire la fonetica
e la morfologia delle fasi più antiche delle lingue germaniche.
GERMANICO OCCIDENTALE
Si evince che le lingue germaniche sono collegate tra di loro geneticamente e quindi,
attraverso il metodo comparativo, si può giungere a ricostruire le forme del germanico, che,
come detto, è una lingua ricostruita e non attestata.
LE LEGGI FONETICHE
Fin dalle prime indagini, si è scoperto che è l’aspetto fonetico ad essere il più rilevante nella
comparazione tra indoeuropeo e germanico, e tra germanico e le lingue germaniche. Si è
perciò giunti a formulare una serie di leggi fonetiche che avrebbero regolato l’evoluzione
delle lingue nel corso della storia.
Affinché la comparazione linguistica sia efficace, è necessario che il confronto avvenga tra
termini corrispondenti tanto in termini di significato, quanto in termini di radice.
GOTICO ANTICO ISLAND. ANTICO INGL ANTICO ALTOTED. GERMANICO
N.B. la radice è quell’elemento indivisibile che esprime il significato di una parola.
1. confronto della prima consonante: f- per tutte le lingue > germ. *f-
Possiamo concludere che il germanico, pur essendo una lingua indoeuropea, sviluppa a
livello fonetico delle caratteristiche proprie, che lo distinguono dalle altre lingue.
Nonostante la loro rigidità, queste leggi sono tuttora utilizzate per spiegare i fenomeni
fonetici delle varie lingue e hanno funto da base per approfondimenti o correzioni. Per il
germ., ad es., KARL VERNER ha formulato una legge che spiega alcuni esiti della I
mutazione consonantica che inizialmente parevano costituire eccezioni o irregolarità.
Sulla base di questi ultimi due approcci, ormai si tende ad adottare una prospettiva che
vede il germanico non più come una lingua unitaria e indifferenziata da cui si sarebbero
distinte le lingue germaniche antiche, ma come un insieme di varietà dialettali. I
fenomeni comuni sarebbero da attribuire a un periodo in cui le varie popolazioni vissero
in stretto contatto nella cerchia nordica.
IL CONSONANTISMO GERMANICO
Il
germanico comune e il protogermanico sono due termini simili per il significato ma non
uguali perché si parla di fase protogermanica nel momento in cui il germanico era
caratterizzato da un accento mobile e musicale cioè l’accento cade in varie parti della
parola (senza una regola precisa) e la variata posizione dell’accento può determinare il
significato di una parola (ex. Italiano, indoeuropeo). Gli studiosi teorizzano che anche il
germanico nella sua forma più primitiva fosse caratterizzato da questa caratteristica.
Tra il IV e il II sec. a.C., nel germanico avviene una mutazione fondamentale, che prende il
nome di Prima mutazione consonantica (Erste Lautverschiebung) o Prima Legge di
Grimm dal suo codificatore, Jacob Grimm.
Jacob Grimm, famoso linguista e filologo che insieme al fratello ha raccolto un patrimonio di
tipo folklorico appartenente all’ambito tedesco e insieme al fratello lo ha codificato in storie,
fiabe…
1. I ISOGLOSSA:
ie. occlusive sorde > germ. fricative sorde
ESEMPIO
ie. PISK- > germ. *fisk-az 🡪 ‘pesce’
2. II ISOGLOSSA:
ie. occl. sonore aspirate > 1) germ. occlusive sonore (posizione iniziale; dopo nasale)
2) germ. fricative sonore (altre posizioni)
ESEMPIO
• l’occlusiva sonora aspirata (bh) diventa occlusiva sonora (b) perché in posizione iniziale
• l’occlusiva sorda (t) diventa fricativa dentale sorda (þ) (I isoglossa)
3. III ISOGLOSSA:
ie. occlusive sonore > germ. occlusive sorde
ESEMPIO
ie. DUO- 🡪 germ. *twa- ‘due’
• L’occlusiva dentale sonora dell’indoeuropeo diventa in germanico occlusiva sorda dentale
sorda
• L’occlusiva dentale sonora dell’indoeuropeo si conserva in lat. duo e poi in it. due.
ESEMPIO
Complementare alla I mutazione consonantica, questa legge (Karl Verner 1877) postula
che:
Questo fenomeno doveva quindi essere avvenuto quando l’accento era ancora mobile e
non rizotonico (periodo ‘protogermanico’).
ESEMPIO
Quando abbiamo l’indoeuropeo e il germanico abbiamo a che fare con lingue ricostruite
quindi ricaviamo le caratteristiche di queste lingue a partire dalle attestazioni.
LA SOCIETÀ GERMANICA
Data la scarsità di indizi archeologici e la mancanza di fonti scritte dirette, non è possibile
fornire un quadro preciso delle caratteristiche della società germanica. Tra le fonti principali
abbiamo il De Bello Gallico scritto da Giulio Cesare e il Germania di Tacito:
● il primo, il De Bello Gallico, è un racconto delle imprese militari di Cesare nella
sua conquista della Gallia. L’obiettivo di questo testo non era quello di
catalogazione oggettiva, ma piuttosto di presentazione di un grande nemico
dal punto di vista militare, così da rendere la sua vittoria ancora più grande.
● Il Germania di Tacito presenta invece un prototipo, attraverso i Germani, del
mito del buon selvaggio, cioè descrivere una società (in questo caso i
Germani) come meno civilizzata della propria, ma come più pura nella loro
primitività sotto il punto di vista culturale. Descrive cioè gli usi e costumi di
questo popolo (o questi popoli) come barbari (in fondo lui era romano e
riconosceva la propria come la società più avanzata), ma come incarnazioni di
purezza che ai romani mancava a causa di svariate ragioni.
In entrambi i casi abbiamo dei Germani dipinti non con oggettività, ma con chiari intenti
ideologici, i quali portano persino a contraddizioni.
Però non abbiamo fonti archeologiche o fonti scritte dirette (se non per il sistema runico,
usato per testi brevi di scopo religioso o per singoli nomi) e quindi non siamo in grado di
formare un preciso quadro delle caratteristiche della società germanica.
Dalle fonti indirette che abbiamo sappiamo che il sistema sociale germanico presentava un
sistema interno di organizzazioni, organizzato (o meglio, suddiviso) in clan tribali (cioè
gruppi divisi all’interno dei germani), spesso in lotta tra loro ma talvolta soggetti a conquista
o assorbimento da parte di altri. Cesare ci fornisce una descrizione dei Germani (o parte di
essi) che avrebbe influenzato la visione romantica di fine 800.
DE BELLO GALLICO, 4.1 🡪 ci presenta una società basata sul militarismo con esercito
formato da soldati a rotazione, cioè ogni anno metà dei guerrieri vanno in battaglia, mentre
l’altra metà rimane a casa per l’agricoltura (un elemento inconsistente con quanto
sappiamo sui Germani, popolo nomade), mentre l’anno dopo le due metà si scambiano.
Non hanno un concetto di proprietà privata, ma ciascuno coltivava un po’ di terra per un
periodo limitato di tempo. La loro libertà e la loro volontà di fare ciò che vogliono porta il loro
fisico ad essere molto sviluppato, così la loro sopportazione per il freddo (infatti indossano
niente di più delle piccole pellicce che prendono dalla caccia) e si nutrivano di carne bovina
tipica della società nomade.
Gli storici fanno riferimento a una figura che loro chiamano Rex, figura non codificata nel
modo germanico, trasposizione di un istituto sociale giuridico tipico nella romanità al mondo
germanico. A loro appare come un capo ma sembra essere più un condottiero che un
leader politico, amministratore (effettivo ruolo del Rex). Cesare definisce il suo nemico
Ariovisto come rex Germanorum (De bello gallico, 1.31)
Sembra essere più un generale (figura fondante della mitologia di queste popolazioni legata
all’idea della coppia di fratelli condottieri) piuttosto che un amministratore, capo del
governo.
● Hengest e Horsa per gli Anglosassoni, questi sarebbero stati i primi capi a
dare vita alla società anglosassone
● Ibor e Agio per i Longobardi, non abbiamo molte attestazioni scritte ma molti
testi latini dove vengono introdotti termini longobardi
● Raos e Raptos per i Vandali (la migrazione verso l’Africa fu guidata da
Gunderico e Genserico)
C’è un fattore comune a tutti questi nomi: sono tutti formati da ALLITERAZIONE 🡪
ripetizioni di suoni nella prima parte della parola e metro fondamentale ed esclusivi per la
poesia germanica. In questo caso denota la parentela tra i nomi di fratelli o tra padre e
figlio.
In Cesare e Tacito leggiamo che non esistono stratificazioni sociali marcate. Non vi erano
élite ricche né esisteva la proprietà terriera, essendo tribù fondamentalmente nomadi.
Sembra vigesse una sorta di distinzione tra potere politico e militare, che dà vita ad una
diarchia di tipo elettivo. C’è la possibilità che ci fossero delle figure elette con potere
politico. Ciò dimostrerebbe che non era presente l’idea della genetica del potere. Il capo
militare veniva eletto per le sue gesta (non con elezione, ma piuttosto tra i più coraggiosi
del clan o tribù. La giustizia veniva amministrata dai sacerdoti (legislatori, figure preposte
alla amministrazione della giustizia e non druidi come nei romani), non secondo un sistema
legislativo codificato ma per consuetudini o per ispirazione divina (Tacito, Germania, 7).
Tuttavia, altrove (Germania, 13) Tacito fa riferimento al lignaggio, stirpe come elemento a
favore della progressiva formazione di una forma di potere ereditaria.
Tacito riporta la distinzione tra re e generali, ma solo parzialmente. Specifica che il potere
dei re non è illimitato e ci presenta come tecnicamente la stirpe fosse un elemento
importante per la propria fama, cioè l’oligarchia esiste ancora, ma non basata sulla
ricchezza (infatti le persone non hanno alcun bene materiale), ma piuttosto sul valore
militare dei propri antenati. È sempre Tacito a citare la stirpe come elemento fondamentale
per la struttura oligarchica militare.
LA SIPPE
Il valore del vincolo famigliare si rivela anche nell’istituto della faida (Tacito, Germania, 21),
cioè la vendetta di sangue. Non prevede un combattimento ma l’uccisione a sangue freddo.
Se una persona di una famiglia uccide un altro o altra, la famiglia della persona uccisa deve
uccidere o la persona che ha ucciso la prima o un membro della sua famiglia (e così via
dalla famiglia del 2 ucciso).
Questo che diventerà un vero e proprio istituto giuridico sarà successivamente modificato
tra le popolazioni germaniche attraverso la pratica del guidrigildo < wer-geld = ‘il valore
monetario di un uomo’🡪 Compensazione a livello monetario, di beni che una famiglia
elargisce nei confronti della famiglia offesa, della persona uccisa.
Un ruolo molto importante nella società germanica è giocato dalla donna, esortano i
combattenti nella battaglia. Queste vengono descritte come guaritrici, cioè coloro che si
occupano delle ferite Una storia dice che, durante una battaglia praticamente persa, le
donne mostrarono i loro petti agli uomini, ricordando loro cosa sarebbe potuto succedere se
avessero perso. Questo permise agli uomini di vincere la battaglia. L’idea delle donne
ostaggio però non si fermava alla cattura dopo una sconfitta. Era pratica che, quando si
formava un’alleanza o patto, ci si scambiasse degli ostaggi come pegno. Se in questi casi
veniva scambiata una donna, questa era tenuta in più alta considerazione. (Tacito,
Germania, 7; 8).
IL CONSIGLIO
Questo consiglio, formato dalle figure di spicco del gruppo sociale, sarà mantenuto anche
tra le popolazioni scandinave con l’istituto del Thing.
IL COMITATUS
Sempre Tacito (Germania, 13-14) ci racconta di un altro istituto, di tipo militare, che egli
stesso definisce comitatus. Formato da un gruppo di guerrieri guidati da un comandante
scelto per i suoi valori militari che deve essere seguito qualsiasi scelta lui prenda, in quanto
è l’esponente più valoroso tra di loro. Questo è fatto con l’obiettivo di guadagnarsi la gloria
sul campo di battaglia.
C’è un rapporto stretto tra il comandante e i guerrieri: non esiste che un guerriero
sopravviva senza il comandante e un comandante deve impedire che i suoi guerrieri non
muoiano a costo della sua vita. Per conquistarsi la fiducia dei suoi guerrieri, il comandante
elargisce doni. Si tratta di una struttura di tipo clientelare, dove un soldato entra al servizio
di un capo (rinomato per coraggio e valore militare) e da esso riceve premi e ricompense a
seconda del suo comportamento sul campo di battaglia.
La generosità del capo è un elemento che ricorre frequentemente nella letteratura (epica o
celebrativa) germanica. Hrothgar, re dei Danesi che Beowulf libererà da Grendel, è spesso
definito beahgiva ‘donatore di anelli’. soprattutto del bottino dei combattimenti. L’idea del re
o comandante che elargisce grossi doni sarà sempre presente nella letteratura germanica
(partendo addirittura da Beowulf).
Secondo recenti studi però questo istituto è successivo alla nascita delle popolazioni
germaniche e quindi questo proverebbe come non fossero immediatamente delle società
bellicose, ma piuttosto che lo sono diventate (inizialmente erano nomadi e allevatori).
Questo è oltretutto dimostrato da un cambiamento nell’aspetto religioso, con un passaggio
di venerazione per divinità non più legate alla pastorizia, ma ad elementi militari.
L’ACCENTO
It. meta vs. metà 🡪 il loro significato si distingue per la posizione dell’accento
Nella sua fase più antica (chiamata ‘protogermanico’) il germanico conservava ancora una
posizione variabile, come visto con la cosiddetta ‘legge di Verner’.
N.B.: la fissazione dell’accento sulla sillaba radicale non significa che l’accento si
trovi sempre nella prima sillaba di una parola:
L’ACCENTO: CONSEGUENZE
● Livello fonetico: modificazioni della pronuncia delle vocali in sillaba tonica e atona;
● Livello morfologico: progressiva scomparsa dei suffissi. Ciò comporta la
trasformazione a vari livelli delle lingue germaniche da lingue sintetiche (= casi),
come latino, a lingue analitiche.
⮚ Differenza tra lingua sintetica e analitica: la lingua sintetica ha i casi perciò la
parola all’interno di una frase ha un ruolo ben preciso grazie alla morfologia;
con le lingue analitiche non abbiamo più i casi che ci dicono i ruoli delle
parole all’interno della frase e perciò usiamo le preposizioni.
● Livello stilistico: la poesia germanica è caratterizzata dall’allitterazione dovuta alla
rizotonia (= ripetizione di un suono, tanto consonantico quanto vocalico, in posizione
iniziale di parola, sulla radice della parola dove si fonda la forza espiratoria della
pronuncia della parola, all’interno di un verso).
IL VOCALISMO
ESEMPIO
Per quanto riguarda il vocalismo lungo è un fenomeno che gli studiosi non si sapevano
spiegare quindi hanno trovato una soluzione molto teorica che sembra funzionare in questa
ricostruzione linguistica.
ESEMPIO
ie. DHĒ- > it. dare
got. (ga)dēths
ags. dæd
aat. tāt
MA
> got. hēr, ags./ as. hēr, aat. hiar, aisl. Hér
ESERCIZIO 1
Data la forma indoeuropea, identificare la vocale radicale corrispondente in germanico:
ESERCIZIO 2
Date le forme nelle lingue germaniche, identificare la vocale radicale corrispondente in
germanico:
ESERCIZIO 3
1. Quale esito dà in germanico ie. Ē? *ē1
2. Cosa avviene nel sistema fonologico germanico a causa della presenza simultanea
di *ē1 ed *ē2? Tendenza a differenziare i due fonemi
ESERCIZIO 4
Tenendo conto degli esiti di *ē1 nelle varie lingue germaniche, completare le seguenti
forme:
LEZIONE PROF. SANTORO
Dopo la lettura di quella che è una presunta realtà protogermanico si cominciano a profilare
delle realtà storiche diverse tra loro. Quando si disintegra questa realtà, ritenuta unitaria, si
dà vita alla diaspora del germanico dove poi queste popolazioni provenienti dalla cerchia
nordica cominciano a mettersi in movimento dando vita poi successivamente a lingue
germaniche diverse che quindi avrebbero portato ad una minore comprensione.
L’inter-comprensione orale è la possibilità che una persona nella propria lingua possa
comunicare con un’altra senza cambiare la propria lingua, ma in cui tutti i partecipanti alla
conversazione (noi parliamo di inter-comprensione orale, ma esiste anche quella scritta)
possono sia usare la loro lingua scelta (diversa dagli altri) che capirsi a vicenda. Doveva
costituire un momento centrale della comunicazione orale in alcuni fondamentali snodi delle
relazioni tra parlanti lingue germaniche nel medioevo. È giusto anche specificare un altro
elemento dell’inter-comprensione: per poter funzionare, le lingue prese in considerazione
devono essere inter-generi, cioè avere almeno una qualche base di somiglianza.
Abbiamo anche una chiara modifica del termine e di come è trattato su una base
ideologica. Secondo alcuni studiosi, entro una certa e vaga misura, i germani erano in
grado di comprendersi tra di loro ancora durante il medioevo (in particolare questi studiosi
fanno riferimento ad una mutua intelligibilità tra parlanti inglesi e scandinavi), mentre per
altri l’evoluzione di queste lingue era talmente rapida che non solo parlanti di lingue diverse
non si sarebbero riusciti a comprendere, ma addirittura parlanti della stessa lingua
mancavano di questa capacità, soprattutto dovuto alla nascita ed evoluzione di dialetti.
Ovviamente, il fatto che questo tema esista solo in menzioni brevi e non profonde è a
causa di problemi molto pesanti per la conferma o meno dell’esistenza di questa possibilità.
Ci porta cioè a confrontarci con la comprensione non basata solo su elementi scritti (unici
elementi che rimangono ad oggi). Un elemento fondamentale per una comprensione orale
sono i movimenti del corpo, della faccia, degli occhi o anche delle mani. Tutti questi
elementi, non registrabili in una forma scritta, possono aiutare moltissimo a rielaborare o
modificare il proprio discorso. Sono questi elementi, probabilmente, quelli davvero
fondamentali alla inter-comprensione e sono sempre questi quelli che sono scomparsi e
non sono registrabili. Posto questo, non sorprende la volontà degli studiosi di cautelarsi con
idee vaghe, così come non sorprende il fatto che ci siano pochi studi riguardo questo
argomento.
L’unico studio completo che possiamo definire come breve saggio è quello di Moulton,
l’unico di cui abbiamo conoscenza. Si basa su un approccio che prova a cercare un
rapporto tra i sistemi linguistici, soprattutto sul sistema fonologico, e l’inter-comprensione.
Questo sistema è stato l’unico vero tentativo di dare un sistema a questo argomento. Il
problema del comparare solo l’aspetto fonetico delle lingue germaniche, ma come di tutte
quelle che condividono una qualche discendenza, è che l’aspetto fonetico è solo uno dei
tanti elementi che dovevano essere necessari per la inter-comprensione e probabilmente
nemmeno il più importante.
Abbiamo però, nonostante queste limitazioni, uno spazio stretto per comprendere
un'indagine di questo elemento, basandoci di fonti che dimostrino, ad un certo livello, una
inter-comprensione.
Prima di vedere queste certe, iniziamo da fonti meno sicure, ma che provano una comune
appartenenza delle lingue germaniche e dell’esistenza di un collegamento tra lingue e
popolazioni. A questo uniamo delle fonti che sembrano sotto intendere la
inter-comprensione.
Il primo testimone di ciò è Pauli Diaconi, una fonte fondamentale per la storia dei
Longobardi (slide 9). Questa testimonianza ci è utile in quanto è presente una attenzione
alla comunicazione molto superiore rispetto ad altre. Ci riporta la testimonianza dello
sviluppo di diversi canti eroici e di come si sviluppassero in varie popolazioni (noi
credevamo che queste non avessero una lingua in comune) che parlavano la stessa lingua.
questo quindi è quantomeno una prova della comune appartenenza della cultura di diverse
società germaniche. Questa comune appartenenza si espande di molto, arrivando
addirittura fino ai territori anglosassoni e alle popolazioni nordiche
Presenta poi un fatto, cioè che tra popolazioni diverse ci si potesse capire in quanto queste
in origine parlavano la stessa lingua. abbiamo poi una ripetizione di questo fatto ad opera di
Procopio di Cesarea, che quindi conferma che questa idea si è mantenuta attraverso varie
età, arrivando addirittura a quella carolingia.
(extra: Manca una testimonianza che abbiamo dagli slavi: cronaca del 1250 circa che
presenta una inter-comprensione di tutte le lingue slave (diversamente da quelle
germaniche). Non è che siano la stessa lingua, ma le diverse lingue sono tutte ugualmente
comprensibili. (manca una testimonianza così nel mondo germanico, anche perché le
lingue slave sono tardive nel differenziarsi))
Queste due testimonianze dell’origine comune di popoli e lingue non sono una
dimostrazione di inter-comprensione, ma è un elemento fondamentale che ha portato a
pensare alla possibilità dell’inter-comprensione. Questo è oltretutto rinforzato da un’idea:
queste popolazioni non sapevano di avere una origine comune, ma hanno notato che, tra
diversi popoli, potevano comunicare efficacemente, anche se non condividevano la lingua.
Questo ha portato a sviluppare l’idea della origine comune di tutte le lingue. Abbiamo poi
altre testimonianze, basate sulla prosa o poesia, che sotto intendono una naturale
inter-comprensione.
Queste possono essere per esempio le varie saghe che ci descrivono contatti e
collegamenti tra inglesi e “vichinghi”. In questi contatti però non abbiamo mai menzioni di
difficoltà linguistiche, nonostante le chiare differenze delle lingue che dovevano essere
presenti. Questo fatto in isolamento non presenta davvero una prova, ma assume maggior
valore se notiamo che è presente un chiaro interesse a sottolineare le barriere linguistiche
quando presenti. Troviamo per esempio menzione di predicatori cristiani in viaggio che
hanno dovuto assumere traduttori franchi mentre si trovavano in quelle zone. Troviamo
anche come sia necessario quindi dover confrontare episodi riportati per avere prove, non
solo studiarli in maniera isolata.
Allo stesso modo, nelle fonti di autori anglosassoni, abbiamo molto spesso la menzione di
traduttori richiesti per superare un blocco linguistico tra lingue non congenere (il che
significa che, quando servivano, venivano menzionati). Queste menzioni però non le
abbiamo, solo per fare un esempio, nei contatti tra inglesi e vichinghi. Un autore, Elfric, si
dimostra ben cosciente dei problemi di comunicazione quando hanno senso,
menzionandoli. Questa menzione però non è presente, per esempio, in contatti tra l’inglese
e il norreno. È quindi ragionevole concludere che gli interpreti non erano richiesti in questi
casi, senno sarebbero stati citati. Anche Gregorio di Tours è una buona fonte per le stesse
ragioni dei sopracitati.
1. Beda, storico del tempo, ci riporta la storia ecclesiastica di un Agostino che visita una
zona barbara (cioè germanica) ritenuta pericolosa, in particolare per coloro che non
sono in grado di parlare la lingua. Gregorio Magno quindi, papa al tempo di
Agostino, lo fa accompagnare (e i suoi compagni monaci) da una stirpe franca, non
la stirpe del luogo d’origine. Non sappiamo perché scelse questa compagnia, forse
perché gli sembrò la stessa lingua. ciononostante, da quanto riporta Beda, questo
gruppo di traduttori non si basava su un bilinguismo per comunicare, ma piuttosto su
una inter-comprensione. Questo significa che parlavano con due lingue diverse, ma
nonostante ciò si capivano. Abbiamo poi una saga che narra di un concetto simile,
ma in una situazione diversa: un vescovo, forse di origine sassone, ricorse per la sua
predicazione in Islanda all’aiuto di Torbal, un altro vescovo. In questo caso però è
specificato da Beda che Torbal conosceva sia l’islandese che il sassone, cioè lui si
basava sul bilinguismo per poter comunicare con due popoli diversi, non
sull’inter-comprensione.
Prima però di prendere per vero quanto appena detto, cioè basare l’intera esistenza
dell’inter-comprensione su una singola fonte, dobbiamo confrontarne altre, per vedere se
questo concetto davvero funziona.
LA RELIGIONE
È bene operare una distinzione tra le notizie che risalgono agli autori e storici antichi (latini,
greci come Tacito e Cesare) e la codificazione, interpretazione della religione germanica a
posteriori (poesia etica ad esempio) che è stata proposta dagli autori scandinavi, che
scrissero molti secoli dopo.
Mercurio divinità principale. Questo capitolo ci fa capire che non avevano templi, non
raffiguravano gli dei con ritratti ma erano rappresentati attraverso dei simboli, elementi
simbolici e sembra che queste divinità siano espressione di un’unica grande divinità che
pervade il Creato.
Qui non abbiamo un tempio dove questa dea viene venerata ma viene portata in modo
nomade da una tribù all’altra. Quando passa la dea i Germani non fanno la guerra. I
germani non avevano un Pantheon definito secondo quanto riportato da Tacito.
Già Tacito (Germania, 2, 9, 40) ci fornisce alcune informazioni interessanti, dei parallelismi
di cui abbiamo qualche riscontro anche nell’attualità come i giorni della settimana nella
lingua inglese ma anche in tutte le altre lingue germaniche:
martedì < lat. Martis dies 🡪 Tuesday < ags. *Tiwas dæg (Tiw = Tyr giorno di Tyr)
mercoledì < lat. Mercurii dies 🡪 Wednesday < ags. Wodens dæg (il giorno di Odino)
giovedì < lat. Iovis dies 🡪 Thursday < ags. Thors dæg (il giorno di Thor)
venerdì < lat. Veneris dies 🡪 Friday < ags. *Friggs dæg (il giorno di Frigg)
(si saltano il lunedì perché non fa riferimento a nessuna divinità, sabato perché fa
riferimento a Saturno che è una divinità romana e non germanica e domenica)
Le principali e più recenti fonti per la religione delle popolazioni germaniche sono: (relative
alla letteratura scandinava)
● Adamo da Brema, Gesta Hammaburgensis Ecclesiae Pontificum (1070) testo
storico scritto in latino
● Saxo Grammaticus, Gesta Danorum (1185) testo storico scritto in latino
● Edda poetica, raccolta di poesie di vario contenuto che raccoglie elementi di tipo
mitologico
● Snorri Sturluson, Edda in prosa (1220) e Ynglinga Saga (1225) raccolta di poesie
in prosa, un trattato sulla poetica di corte nell’area scandinava. La Ynglinga Saga fa
riferimento alle origini delle popolazioni scandinave, di alcune famiglie.
● Formule magiche in varie lingue germaniche, molto più antiche, non fanno
riferimento solamente all’antico nordico ma a tutte le lingue germaniche
Sotto ci sono gli inferi ed è il luogo dove generalmente ci sono i morti, in particolare c’è Hel
che sarà la custode del mondo dei morti, figlia di Loki. Il Bifrost è il ponte che collega il
mondo terreno al mondo degli dei e Miðgarðr è circondato da un enorme serpente cosmico
che fa da guardia chiamato Jormingard.
● Asi: Odino, Frigg, Thor, Tyr, Heimdall, Loki (accolto tra gli Asi), etc. Vivono in Ásgarð
e sono associati alla guerra e alla sovranità. Fanno riferimento a una società
nomade bellicosa.
● Vani: Njörðr, Freyr, Freyja, etc. Vivono in Vanaheim e sono associati alla magia e
alla fecondità, più antichi rispetto agli Asi. Fanno riferimento a una fase della società
più legata all'agricoltura.
ODINO
E’ considerato il padre degli dèi e di tutta l’umanità (chiamato anche Allafaðir, padre di
tutti). Signore della magia e della conoscenza, si è autosacrificato impiccandosi su
Yggdrasil (frassino) per tre giorni per acquisire la capacità magica e la conoscenza delle
rune. Ha ottenuto una grande saggezza dopo aver bevuto un sorso dalla fonte custodita dal
gigante Mimir, custode della conoscenza in cambio di un occhio. Poiché ha sottratto dai
giganti il sacro idromele che rende poeta chi lo beve, parla sempre in versi.
La tradizione lo vuole vestito di un manto con cappuccio e con una folta barba; si aggira tra
l’umanità come un viandante misterioso che dispensa saggezza.
Dato che accoglie i guerrieri morti nella Valhalla, Odino è anche chiamato Valföðr («padre
dei morti in battaglia»). La sua connessione con l’aspetto militare è evidente anche nel suo
rapporto con lupi e corvi. Sarà divorato dal lupo Fenrir nel Ragnarök.
FRIGG
Sposa di Odino, condivide con lui la regalità sugli dèi e sugli umani. Di lei non si sa molto,
ma assai nota è la sua costante infedeltà al marito.
isl. Friggjarstjarna (stella di Frigg), pianeta Venere, Friday= giorno di Venere, in accordo con
la interpretatio romana.
THOR
E’ uno degli dèi più amati e venerati nel pantheon germanico, tanto che agli inizi fu lui ad
essere opposto tenacemente al «bianco Cristo», Gesù. E’ il principe degli Asi e per questo
è anche chiamato Ásaþórr.
Figlio di Odino, possiede il martello Mjöllnir, simbolo usato per rappresentare il Dio Thor
prodotto dai Nani; per usarlo deve indossare dei guanti di ferro. Ha anche una cintura della
forza, che raddoppia la sua potenza divina. E’ il dio del tuono, come è chiaro anche dalla
interpretatio romana. Thor è l’arcinemico di Loki, che punisce e imprigiona in nome degli
dèi. Thor si riscontra ancora nelle lingue germaniche:
TYR
Secondo l’interpretatio romana equivale a un Dio romano ovvero Marte; Dies Martis nelle
lingue germaniche equivale a Tuesday, il giorno di Tyr. Figlio di Odino, è il dio che presiede
all’assemblea. Sul vallo di Adriano, terrapieno che serviva a delimitare la zona occupata dai
romani rispetto alla zona settentrionale dei Britannici (Inghilterra) sono state trovate due
iscrizioni dedicate a Mars Thingsus (‘dio dell’assemblea’). Il parlamento islandese si chiama
Thing e va a identificare un’assemblea di uomini liberi, appartenenti alla pseudo classe
sociale più alta cioè sacerdoti, legislatori e guerrieri che prendevano decisioni all’interno di
un contesto sociale germanico.
Oltre a Thing abbiamo altri riscontri lessicali che ci riportano a questa caratteristica:
Questo Dio aveva un’altra funzione ovvero riesce ad incatenare con l’astuzia il lupo Fenrir
(uno dei figli di Loki) che devastava il mondo, ma a costo della sua mano destra. Alla fine
del mondo riuscirà a liberarsi e farà fare a Odino una brutta fine. Quindi la funzione di Tyr
fino alla fine del mondo ha un’importanza alta perché non permetterà al lupo fino al giorno
del giudizio di distruggere il mondo.
HEIMDALL
Figlio di Odino, è il guardiano degli dèi e di Ásgarð. Ha una vista ed un udito finissimi. Abita
nei pressi dell’arcobaleno Bifröst, il ponte che collega il mondo terreno a quello divino.
Conosce con esattezza il momento in cui avrà inizio la fine del mondo. Solo allora soffierà
nel corno Gjallarhorn, il cui suono si sente in tutti i mondi.
LOKI
Sebbene appartenga agli Asi, Loki è una figura controversa e ambivalente. Figlio adottivo
di Odino quindi non appartiene effettivamente alla dinastia degli Asi ma fonti mitologiche
fanno riferimento a una sua origine gigante, giganti del ghiaccio che vengono visti come
delle creature malvagie. Quindi questa origine malvagia di nascita ma divina d’adozione
porta a questa sua natura mista. Soccorre gli dèi in momenti di pericolo ma è anche il
nemico dell’ordine cosmico. Sarà lui a guidare le forze del male alla fine del mondo. Per la
sua natura, Loki non risulta oggetto di culto.
Ha quattro figli:
1. Hel, la custode del mondo infero; i morti in battaglia vanno nella Valhalla quindi qui
troviamo tutti gli altri
2. Fenrir, il lupo cosmico che viene imprigionato da Tyr e che ucciderà Odino alla fine
del mondo;
3. il serpente che avvolge Miðgarð;
4. Sleipnir, il destriero di Odino.
NIÖRÐR
Dio di spicco della famiglia dei Vani. Dopo la battaglia con gli Asi, fu mandato in ostaggio
(prigionieri di un certo rilievo che vengono trattati molto bene) presso di loro. Secondo
alcune leggende toccherà a lui succedere al trono di Odino dopo la morte di quest’ultimo.
Padre di Freyr e Freyja, è la divinità dei mari. Tuttavia, Tacito sembra riferirsi proprio a lui
quando accenna alla venerazione della dea Nerthus, patrona della fecondità.
FREYR
Dio della fecondità, governa la pioggia, lo splendore del sole e la ricchezza della terra. Era
un dio molto venerato. Adamo di Brema riferisce di un tempio ad Uppsala dove Freyr
(chiamato Fricco) veniva adorato insieme a Odino e Thor.
FREYJA
Secondo la leggenda, fu accolta tra gli Asi perché fu la prima a insegnare loro la magia. La
sua propensione alla magia è evidenziata anche dal carro su cui viaggia, trainato da gatti
(gli animali magici per antonomasia). A lei spetta la metà dei caduti in battaglia (l’altra metà,
invece, è di Odino). Condivide con Odino la Valhalla.
RAGNAROK
I romantici e soprattutto Wagner riportano la traduzione come “crepuscolo degli dei”, che
oggi crediamo essere una interpretazione parzialmente corretta. Oggi gli studiosi sono
molto più tendenti verso una traduzione come fato/destino ultimo degli dei, questa idea
infatti sarebbe più corretta per capire davvero cos’è questo ragnarok.
Il Ragnarok non è la fine di tutto, ma è solo il concludersi di una storia, infatti alla fine c’è
proprio scritto che nel mondo le persone rinasceranno e torneranno a popolare la terra e
che ci saranno nuovi dei, ma anche nuove forze del male. Poi, così come è avvenuto una
volta, il ragnarok tornerà.
TESTO RAGNAROK MOODLE
Dopo la fine del mondo ci sarà una nuova era, dove la terra ritornerà al suo prestigio. Gli
dei sopravvissuti si raduneranno dove era Asgard. Abbiamo anche fatto riferimento ad una
versione di Adamo ed Eva che avrebbe ripopolato la terra, Lift e LIfthrasir. (il sole anche
rinascerà, ma sia prima che dopo sarebbe stata una dea femminile per una ragione legata
alla latitudine, oltre che grammaticale: la patria germanica è la zona nordica, dove abbiamo
le giornate che durano poco e con poco calore prodotto, mentre la luna è molto più visibile
e più forte, quindi per questo è stato assegnato questo ruolo femminile e maschile, secondo
antropologi). Nel nuovo mondo è già presente una minaccia di fine. Potremmo interpretare
che questo è il primo ciclo. Odino viene anche visto come guerriero, dato solamente alla
fine nella battaglia finale. Era sempre visto come viandante che dispensa saggezza.
LE RUNE
Le rune sono una forma di scrittura pseudo-alfabetica (perché le scritture alfabetiche danno
un valore fonetico-fonologico e tematico ai caratteri ovvero ogni carattere esprime un
suono), di tipo prevalentemente epigrafico (scrittura su pietra, ossa, tavolette di legno),
usata per redigere testi molto brevi:
● preghiere, invocazioni
● note di proprietà (o di produzione) di oggetti
● antroponimi (nomi di persona)
Il loro uso scomparirà con l’introduzione del Cristianesimo tranne in Scandinavia, dove
sopravvivrà fino al XIII sec che è stata molto più resistente alla conversione al
Cristianesimo.
Non sono in forma alfabetica e non viene chiamato alfabeto ma prende il nome dalle prime
6 rune presenti in questo pseudo alfabeto FUTHARK. Questo pseudo alfabeto subisce dei
cambiamenti quando i germani si dividono dalla cerchia nordica e cominciano a sviluppare
delle lingue vere e proprie con delle caratteristiche che vengono rappresentate in queste
rune.
Abbiamo dei segni che esprimono un aspetto fonetico fonologico quanto un aspetto
simbolico, ogni runa ha un significato: l’usanza di collegare dei significati a un disegno
grafico è una cosa comune nell’umanità.
La ‘F’ è associata alla ricchezza FEHU; la THORN (spina in inglese) ha vari significati da
come è espressa dal punto di vista grafico; la ‘A’ ANSUZ indica la divinità, gli Asi. Le rune
presentano elementi prevalentemente spigolosi perché nel momento dell’incisione è difficile
produrre degli elementi arrotondati.
Gli studiosi hanno ipotizzato delle influenze molto forti nelle scritture latine e greche.
Il carattere di sacralità delle rune è comprovato da alcuni importanti fattori, tra cui:
1) etimologia: run, runa è un termine presente in tutte le lingue germaniche che
significa «segreto, mistero, sussurro», utilizzato specialmente in un ambito
rituale-religioso
2) sono elementi preesistenti a Odino e di cui lui è il più grande conoscitore
3) il loro contesto d’uso (invocazioni)
IL CORNO DI GALLEHUS
Corno d’oro, risalente al 400 circa è una dei primi reperti archeologici recanti un’iscrizione
runica e fa parte di una fase che noi collochiamo nel germanico. Rinvenuto nel 1734, nel
1802 fu trafugato e fuso per recuperare il metallo prezioso. Fortunatamente ci restano varie
riproduzioni, che registrano la presenza di un’iscrizione runica.
Una delle funzioni dei corni era quello di strumento musicale di battaglia ma in realtà il
corno era chiuso impedendo la fuoriuscita dell’aria e veniva usato come bicchiere da cui
bere nelle occasioni più importanti come rituali da sacerdoti, guerrieri e venivano chiamati
POTORI (=da cui si beve.
Nella parte più alta ci sono guerrieri, animali, il sole mentre sopra c’è una scrittura che è
una delle prime attestazioni di scrittura runica:
Scriptio Continua: il significato delle frasi non veniva attribuito dalla spaziatura delle parole
(anche in latino) e questo veniva effettuato per risparmiare spazio sulla pietra, ossa. Veniva
utilizzato anche nel Medioevo quando il materiale scrittorio era molto costoso come la
pergamena e i copisti tendevano a scrivere senza spaziature e con abbreviazioni delle
parole.
La runa per «s» è indicata con <R> per un fenomeno fonetico tipico del germanico
settentrionale conosciuto come ROTACISMO, in ambito sonoro, abbiamo una sibilante che
tende a trasformarsi in R
LE RUNE ANGLOSASSONI
Le rune anglosassoni sono meno rispetto alle rune antiche. Alcuni caratteri vengono
cambiati e il nome di questa serie alfabetica non è più FUTHARK poiché per il fenomeno
dell’OSCURAMENTO la A diventa O e alla fine non abbiamo più una velare K ma una
affricata CHE quindi FUTARCH.
IL COFANETTO FRANKS (VIII SEC.)
CESARE VS ARIOSTO
9 agosto del 378 è lo spartiacque tra Germani e Romani. Questo rapporto tra queste due
popolazioni è molto lungo e caratterizzato da vicende alterne. Approfittando del declino
dell’egemonia celtica nell’Europa continentale, gruppi eterogenei a guida germanica
cercarono di impossessarsi dei territori che erano sotto il controllo dell’Impero Romano. Ma
cercarono anche di instaurare dei rapporti pacifici con i Romani ai quali andava bene in
cambio di soldati (data la fisionomia dei Germani) e agricoltori e in cambio civiltà da parte
dei Romani. Quindi questo periodo non era caratterizzato solo da guerre ma anche da pace
e accordi.
Maraboduus, rex dei Marcomanni (uomini del confine), cresciuto come ostaggio a Roma e
cittadino romano, guida un esercito intertribale contro l’impero, senza successo.
Arminio, principe cherusco e ufficiale romano, tradisce Roma e nel 9 d.C. organizza un
agguato alle legioni di stanza in Germania (guidate da Varo, console) nella foresta di
Teutoburgo. Fu il peggiore disastro militare della storia dell’Impero Romano (Tacito,
Annales, 2.88).
Il legame sempre più stretto tra Roma e le popolazioni germaniche fece sì che quest’ultime
entrassero gradualmente nel sistema economico e militare dell’impero, soprattutto sotto
Marco Aurelio e Commodo (II sec.).
L’impero ormai era divenuto un’attrattiva di benessere e di una vita più facile. Sempre di più
le popolazioni germaniche sembrano voler entrare all’interno dell’impero germanico. Non
sono solo i Germani a spingere per entrare ma anche dall’est cominciano a spingere
popolazioni come gli Unni, ma tra i Romani e gli Unni che vengono dalle steppe dell’Asia in
mezzo si trovano i Germani, che avendo rinunciato alla vita da soldati e sempre di più
abituati al comfort dell’Impero vedono queste popolazioni come una minaccia. Quindi
spingono per entrare nell’impero pacificamente (soprattutto i Goti), ma Roma essendo
molto organizzata non può farli entrare tutti.
L’avanzata degli Unni guidati da Attila alla fine del III sec. spinse le tribù gotiche (Ostrogoti
e Visigoti) verso il limes romano.
Come visto, nei primi secoli a.C., gruppi distinti di popoli germanici si spostarono dalla
‘cerchia nordica’ verso sud, occupando la parte occidentale dell’odierna Germania.
Altri fenomeni intervenuti in epoche successive al protogermanico che caratterizzano
praticamente tutte le lingue germaniche derivano da mutazioni interne al germanico e sono
perlopiù di tipo combinatorio: si realizzano cioè in determinate condizione fonetiche.
Contrariamente alla legge di Verner, questi mutamenti sono intervenuti dopo il fissarsi
dell’accento sulla sillaba radicale; le sillabe che si trovano alla fine della parola si
indeboliscono e spariscono progressivamente, ma lasciano una traccia della loro esistenza
nella struttura fonetica della parola nella sua realizzazione nelle lingue germaniche.
Le teorie viste in precedenza (l’albero genealogico, la teoria delle isoglosse e del sostrato)
contribuiscono a creare un’ipotesi di ricostruzione dell’evoluzione della lingua germanica a
partire della protolingua comune.
Alcuni insiemi raggruppano determinate lingue e ne escludono altre. C’è un’isoglossa che
accumuna l’antico nordico con il gotico e un ‘altra con l’antico alto tedesco con il gotico; è
una codificazione grafica dei rapporti di parentela tra le varie lingue germaniche che gli
studiosi sono riusciti a identificare.
il triangolo vocalico:
INNALZAMENTO VOCALICO
Interessa la vocale palatale /e/ in sillaba radicale, che dà esito /i/ se è seguita da nasale +
consonante o da vocale o semivocale palatale alta /i, j/ nella sillaba successiva.
ie. SENGWH-
germ. *sengw- (> *singw-) > ags. singan, aat. singan ‘cantare’
ABBASSAMENTO VOCALICO
ie. DHUKTER
germ. *duhtar > (>*dohtar) > ags. dohtor, aat. tohter ‘sorella’
ie. TEUTA ̄ ́
germ. *þeuđa > (>* þiođa) ags. þeod (germ *eu > ags. /eo/ sempre), aat. diot (la dentale
sonora è esito della II mutazione consonantica) ‘popolo’
ALLUNGAMENTO VOCALICO
Se una vocale breve è seguita da nasale /n/+fricativa sorda velare /x/, la nasale cade e la
vocale si allunga.
ESEMPIO
ie. TONG-
germ. *þankiðon (dove <k> esprime fricat. vel. sorda) (inf. *þankjanan) > ags. þohte, aat.
Dahta ‘pensai’
Questo fenomento si può rintracciare nel passato di alcuni verbi moderni. Considerando
l’esempio sopra, ingl. think > thought e ted. denken > dachte. Ciò non avviene negli altri
tempi verbali (infinito, presente) perché questi ultimi sono caratterizzati da una vocale
radicale lunga, la quale, se seguita da nasale+velare, non si allunga ulteriormente.
• metafonia palatale
• frattura (frangimento)
• palatalizzazione delle velari
METAFONIA PALATALE
Per ‘metafonia’ intendiamo un fenomeno fonetico di tipo combinatorio per cui la vocale
radicale assume alcuni tratti caratteristici della vocale che si trova nella sillaba successiva.
Anche la metafonia è effetto dell’indebolimento progressivo delle sillabe non accentate, che
però lasciano effetti su quella radicale.
A seguito della metafonia palatale le vocali posteriori /u, o, a/ sia brevi che lunghe e alcuni
dittonghi in sillaba radicale hanno modificato la pronuncia assumendo il tratto palatale di /i,
j/ presenti nella sillaba seguente. In pratica, le vocali si avvicinano alla pronuncia della
vocale palatale corrispondente nel triangolo vocalico.
FRATTURA (FRANGIMENTO)
Questa isoglossa interessa solamente l’anglosassone e l’antico islandese, peraltro con esiti
diversi.
Questo fenomeno comporta una ‘rottura’ dell’articolazione della vocale radicale per effetto
di suoni vocalici o consonantici presenti nella sillaba seguente.
Le vocali palatali /æ (< germ. *ē1), e, i/ subiscono frattura se seguono liquida /l,
r/+consonante o la fricativa velare sorda /x/. Il risultato è una sorta di dittongazione.
Le occlusive velari /k/ e /g/ si palatalizzano dando esito, rispettivamente, /t∫/ e /j/ se si
trovano davanti (e più raramente dopo) vocale palatale /e, i/ o dopo semivocale palatale /j/.
Questo fenomeno coinvolge anche il nesso /sk/.
Questa è un’isoglossa che caratterizza unicamente l’antico alto-tedesco (parlato nella zona
meridionale dell’attuale Germania). Differentemente dagli altri fenomeni, non è un
fenomeno di fonetica combinatoria, quindi, non occorre in determinate situazioni ma
sempre perché è una legge fonetica.
Questo fenomeno giustifica la differenza a livello fonetico che sussiste tutt’oggi tra inglese e
tedesco:
I ISOGLOSSA
Gli studiosi non sono molto concordi sulla distinzione delle isoglosse. È meglio parlare di
due isoglosse invece che 3:
germ. occlusive sorde > fricative sorde se all’interno di parola o alla fine dopo vocale
*/p/ /f/
*/t/ /s/ <z> o <z>
*/k/ /x/ <h> o <ch>
ESEMPIO
I ISOGLOSSA (B)
(B) perché ha una realizzazione diversa dato un contesto diverso e riguardante la posizione
de fonemi all’interno della parola; non è fonetica combinatoria perché non riguarda la
presenza di altri elementi.
germ. occlusive sorde > affricate se in posizione iniziale o dopo consonante, o quando geminate
*/p/ /pf/
II ISOGLOSSA
germ. occlusive sonore > occlusive sorde
*/b/ /p/
*/d/ /t/
Come visto, nei primi secoli a.C., gruppi distinti di popoli germanici si spostarono dalla
‘cerchia nordica’ verso sud, occupando la parte occidentale dell’odierna Germania.
Secondo la tassonomia tradizionale, le popolazioni germaniche vengono distinte in 3 gruppi
principali: i Germani orientali, i Germani settentrionali e i Germani occidentali.
● Burgundi
● Vandali 🡪 il loro spostamento si è esteso fino alla Spagna e al sud fino all’Africa
settentrionale
● Gepidi
● Goti (Visigoti e Ostrogoti) 🡪 GOTICO lingua di cui si hanno le attestazioni più
antiche poiché hanno sviluppato una forma scrittoria che ci ha permesso di capire la
loro lingua.
GERMANI SETTTENTRIONALI
● Norvegesi
● Danesi
● Svedesi
GERMANI OCCIDENTALI
Queste popolazioni sono scese a compromessi con Roma infatti certe volte queste
popolazioni germaniche si sono stabilite in territori dell’Impero romano d’Occidente grazie
all’appoggio di Roma e della Chiesa che stava cominciando ad avere un ruolo importante
nella religione cristiana.
ovvero imparare l’alfabeto latino che servirà alla propagazione della parola di Cristo,
redigere leggi e alla messa per iscritto del patrimonio germanico.
La Chiesa (depositaria della parola di Cristo come trasmessa dalla Bibbia) detiene il
monopolio del sapere e si propone come canale preferenziale per la diffusione del sapere
nell’Europa altomedievale (cristiana, romana, greca). È grazie alla Chiesa e all’opera di
trasmissione testuale portata avanti dai monaci che buona parte della conoscenza classica
sono arrivati fino a noi. Il Medioevo è un’epoca di grande cambiamento, non oscura.
● Regni vandalici e gotici 🡪 l’eredità culturale di Roma è molto forte: erano i regni
principali che fanno capo ai Germani orientali e hanno un rapporto diretto con la
Chiesa di Roma.
● Regni settentrionali 🡪 la cultura viene importata dalle missioni monastiche: c’è un
riferimento anche al regno anglosassone, dove la cultura romana attraverso la
mediazione della chiesa non viene importata attraverso dei contatti ma attraverso le
missioni monastiche. Nel medioevo il vescovo della cristianità, ovvero il papa,
mandava nelle varie zone i missionari per fare opera di conversione e importare
cultura.
● Diretto
● Indiretto attraverso le missioni monastiche
Generi preferiti non prettamente religiosi che vengono trasmessi sono anche:
● Documentazione amministrativa e legislativa (codice legislativo che viene assorbito
dalle popolazioni germaniche)
● Origo gentis (origine delle genti): testi etnografici che mischiano l’aspetto storico e
l’aspetto mitologico, leggendario. Tipologia testuale che fa riferimento alla nascita di
una popolazione.
● testi agiografici (per favorire la conversione al Cristianesimo): vite dei santi utili per la
conversione al cristianesimo perché fornivano un esempio, utilizzate per cercare di
convincere a convertirsi.
● trattatistica su modello classico: importata nei monasteri e poi trascritta
successivamente.
ITALIA
Questi regni romano-germanici cominceranno a produrre figure intellettuali importanti:
Regno ostrogoto 🡪
● BOEZIO (VI sec.), console alla corte di Teoderico (re degli ostrogoti), scrive la De
consolatione Philosophiae quando era imprigionato in cattività, alla corte di
Teodorico. Diventerà uno dei testi cardine del medioevo europeo occidentale.
● CASSIODORO (VI sec.), ministro di quattro re gotici, è autore di numerosissime
epistole che diverranno modello di eloquenza.
Regno longobardo 🡪
● Papa Gregorio Magno (VII sec.), scrive la Regula (o Cura) pastoralis, un altro testo
cardine che è un manuale di portamento per tutti coloro che vogliono intraprendere
una carriera ecclesiastica.
SPAGNA VISIGOTICA
● Isidoro di Siviglia (VII sec.), autore delle Etymologiae (sintesi enciclopedica del
sapere del tempo), consigliere del re Sisebut, con cui collabora all’opera di
evangelizzazione del regno. Scrive anche una storia dei re goti, vandali e suebi.
FRANCIA MEROVINGIA (STIRPE)
● Venanzio Fortunato (VII sec.), vescovo di Poitiers, gode della protezione della
regina Radegunda, moglie di Clotario I e scrive numerose opere erudite.
● Gregorio di Tours (VI sec.), scrive una storia dei Franchi (Historiarum Libri X)
Queste storiografie mettono insieme elementi mitici o leggendari insieme ad elementi storici
realmente accaduti.
INGHILTERRA
Uno dei territori in cui la scrittura e la cultura di stampo romano sono arrivate attraverso i
missionari.
● Aldhelm (VIII sec.), scrive il Carmen de virginitate, opera in versi, educativa che
doveva essere trasmessa alle donne che volevano intraprendere la via monastica,
più opere di metrica e vari enigmi
● Wynfrith / Bonifacio (VIII sec.), evangelizzatore della Germania e fondatore di
conventi (tra cui Fulda), fu un proficuo autore di trattati, tra cui una Ars grammatica,
trattato sulla grammatica latina.
● Beda il venerabile (VIII sec.), citato anche da Dante nel Paradiso, fu un autore
prolifico. La sua opera maggiore è la Historia ecclesiastica gentis Anglorum,
storiografia da Giulio Cesare all’anno 731 della Britannia.
I GOTI: ETNOGENESI
I Goti, sotto il comando del re Berig, si spostano dalla Scandinavia alle coste baltiche della
Pomerania (tra le attuali Germania e Polonia) e poi, con il re Filimer, verso la Scizia
(odierna Ucraina). Da lì cacciano le streghe Haliurunnae, le quali, fuggite nelle steppe
orientali e accoppiatesi con spiriti malvagi, dato origine agli Unni. Quindi c’è una sorta di
ossessione nel bene e nel male dei Goti nei confronti degli Unni ed è proprio a causa di
questa cacciata degli Unni da parte dei Goti il motivo per cui gli unni si sarebbero rivoltati
per cacciarli dalle terre che appartenevano alle streghe inizialmente.
Iordanes narra di canti eroici e panegirici (composizione di tipo celebrativo) che celebrano
le gesta degli Amali, nobile stirpe da cui discenderà re Teoderico. Questa vanta legami con
gli A(n)ses (= Asi?).
I Goti lasciano le coste baltiche alla fine del II sec. d.C. dirigendosi verso sud-est fino al Mar
Nero.Da qui i Goti si sarebbero suddivisi in Ostrogoti (= Goti dell’Est, parte Balcanica e
Italia) e Visigoti (= Goti dell’Ovest verso l’Iberia).
I VISIGOTI
IV-VIII sec.
Quando le popolazioni gotiche prima erano stanziate nel loro territorio ad est nel territorio
dei Goti Minores (Visigoti stanziati nell’attuale Bulgaria) inizia la conversione a
Cristianesimo ariano (forma di cristianesimo che non accettava la natura di Gesù in quanto
figlio di Dio e Dio egli stesso). Il vescovo Wulfila promuove per la prima volta in assoluto la
traduzione della Bibbia in gotico.
Nel tentativo di scendere in Africa, Alarico muore in Calabria. I Visigoti risalgono la penisola
italiana. e una parte si ferma nella Gallia meridionale (regno di Tolosa, annientato dai
Franchi nel 507) e una parte scende in Iberia (regno di Toledo, sconfitto dagli Arabi nel
711).
GLI OSTROGOTI
IV-V sec.
Sotto re Ermanarico occupano l’attuale Ucraina e le coste del Mar Nero e subiscono le
incursioni unne che portano ad instaurare dei rapporti. Gli Amali intrattengono rapporti
alterni con Attila e gli imperatori bizantini.
Fine del V sec.: l’imperatore d’Oriente invia gli Ostrogoti in Italia settentrionale a combattere
contro Odoacre, re degli Eruli, che si nomina come re d’Italia. Teoderico l’Amalo sconfigge
Odoacre e nel 493 si insedia a Ravenna e diviene a sua volta re d’Italia. Il regno ostrogoto
durerà 60 anni e avrà fine con l’intervento dell’imperatore d’Oriente Giustiniano e le guerre
greco-gotiche (535-553). I rapporti con la Chiesa romana non saranno mai buoni anche
perché gli Ostrogoti erano ariani.
ESERCIZIO
I TESTI IN GOTICO
La copia principale della Bibbia gotica è il CODEX ARGENTEUS, codice che è stato
trascritto utilizzando un inchiostro d’argento e d’oro e le pagine sono intinte in porpora che
ai tempi aveva un cost:o altissimo. Si trova in Svezia.
I LONGOBARDI: ETNOGENESI
Dalla Origo Gentis Langobardorum (testo di cui non conosciamo l’autore e che compare
come prologo dell’editto di Rotari, ovvero una raccolta di leggi che sono l’elemento fondativi
di un popolo) e Paolo Diacono, Historia Langobardorum (789 d.C.)
MITO: Il popolo dei Winnili (Longobardi), guidato da Ibor e Agio e dalla madre, la
sacerdotessa Gambara, giunse nell’isola di Scadanan (Scandinavia?). I due re dei Vandali,
Ambri e Assi, pretendono la riscossione di tributi, ma gli arrivati rispondono con le armi. I
Vandali si affidano a Odino (Godan nelle fonti), che proclama di dare la vittoria al primo
esercito che vedrà all’alba. Gambara allora si rivolge a Frigg (Frea), che le consiglia uno
stratagemma: le donne del suo popolo avrebbero dovuto disporsi davanti ai propri uomini
così da coprire il viso dei guerrieri con i loro capelli. All’alba del mattino dopo Odino nota
Ibor e Agio e chiede a Frigg chi siano quegli uomini dalle lunghe barbe. La moglie risponde
che, così come aveva forgiato un nuovo nome per i Winnili, ora avrebbe dovuto concedere
loro la vittoria. Ecco l’origine mitica dell’etnonimo «Longobardi».
I LONGOBARDI IN ITALIA
L’EDITTO DI ROTARI
XLV De plagas et conpositiones plagarum, que inter homines liberos evenint, per hoc
tinorem, sicut subter constitutum est, conponatur cesante [???] id est inimicitia.
● FAIDA
Cap. 45 🡪 capitolo che fa riferimento alla regolamentazione delle lotte
“De plagas et conpositionis plagarum, que inter homines liberos evenint, per hoc tinorem,
sicut subter constitutum est, conponatur ce[s]santem faida, id est inimicitia.”
[Per quanto riguarda il risarcimento di lesioni o ferite che si verifichino tra uomini liberi, si
risarcisca secondo le misure indicate di seguito, ponendo fine alla faida, cioè l’inimicizia] 🡪
spiegazione perché probabilmente i fruitori di questa legge non erano tutti longobardi e
quindi le leggi longobarde venivano imposte a tutta la popolazione e non solo ai longobardi.
● WERGILD (GUIDRIGILDO)
Cap. 11
“De consilio mortis. Si hominis liberi inter se in morte alterius consiliaverint sine regis
consilio et ipso tractato mortuus non fuerit, conponat unusquisque [...] solidos viginti; et si
ex ipso consilio mortuus fuerit, tunc ille, qui homicida est, conponat ipsum mortuum sicut
adpraetiatus fuerit, id est wergild.”
[Della cospirazione per uccidere. Se degli uomini liberi tramano fra loro per uccidere un
altro senza il consenso del re e la vittima non rimane uccisa in seguito al complotto,
ciascuno dei cospiratori paghi una sanzione di 20 solidi; ma se la vittima rimane uccisa in
seguito alla cospirazione, allora l’omicida paghi una sanzione per il morto secondo quanto è
valutato, cioè il guidrigildo]
● FARA
Cap. 177
“De homine libero, ut liceat eum migrare. Si quis liber homo, potestatem habeat intra
dominum regni nostri cum fara sua megrare ubi voluerit, sic tamen si ei a rege data fuerit
licentia, et si aliquas res ei dux aut quicumque liber homo donavit et cum eo noluerit
permanere vel cum heredes ipsius; res ad donatorem vel heredes eius revertantur.”
[Dell’uomo libero, affinché gli sia consentito di spostarsi. Se un uomo è libero, abbia la
facoltà di migrare con la sua fara dove vuole all’interno del dominio del nostro regno,
purché gli venga concesso il permesso dal re; e se un duca o un qualsiasi uomo libero gli
ha donato qualche bene ed egli non vuole rimanere con lui e con i suoi eredi, il bene
ritornino al donatore o ai suoi eredi]