Sei sulla pagina 1di 48

LA FILOLOGIA

“è quella onorevole arte che esige dal suo culture soprattutto una cosa, trarsi da parte,
lasciarsi tempo, divenire silenzioso, divenire lento, essendo un’arte e una perizia di orafi
della parola, che deve compiere un finissi attento lavoro e non raggiunge nulla se non lo
raggiunge lento. Per una tale arte non è tanto facile sbrigare una qualsiasi cosa, essa
insegna a leggere bene, cioè a leggere lentamente, in profondità, guardandosi avanti e
indietro, non senza secondi fini lasciando porte aperte, con dita e occhi delicati.“
(Nietzsche, prefazione ad Aurora, 1886)

La filologia è una scienza, la scienza del testo ed è sottoposta a un metodo scientifico con
delle dimostrazioni. È una materia diacronica cioè viaggia nel tempo e nello spazio. Il
germanico innanzitutto, come l’indoeuropeo ma anche le lingue germaniche antiche ormai
sono lingue estinte perciò per capire come funzionavano queste lingue si andavano a
vedere i testi antichi che riportavano queste lingue.

Filologia significa essere anche orafi della parola, la parola è l’elemento chiave del lavoro
del filologo dal punto di vista linguistico e anche culturale ma anche ecdotico (= scienza
della ricostruzione testuale) infatti il lavoro del filologo è preparare anche edizioni. Gli
antichi scrivevano a mano su supporti scrittori come il papiro, le tavolette, la pietra, la
pergamena e il vello (questi ultimi due derivano dalla pelle di animale). Ma copiare a mano
richiedeva mesi, anni e i copisti non erano tanti per cui non si producevano molti esemplari
di questi testi, i quali erano anche soggetti ad errori ed interpretazioni da parte dei copisti. Il
lavoro del filologo dal punto di vista ecdotico è quindi quello di cercare di ricavare il
presunto originale da tutte le varie versioni presenti.

LA FILOLOGIA GERMANICA

È la scienza che si occupa dello studio delle lingue germaniche antiche e delle loro
attestazioni scritte. Le lingue coinvolte in questo campo di indagine sono inglese, tedesco,
olandese, frìsone, danese, svedese, norvegese, islandese (lingue scandinàve), il
gotico e longobardo (queste ultime ormai estinte). Ma nonostante siano estinte hanno
comunque degli strascichi che si riflettono nelle lingue contemporanee.

Dato che le fasi più antiche di queste lingue non sono più produttive (non ci sono più
parlanti nativi), il filologo germanico si deve basare sulle fonti scritte pervenuteci dai periodi
antichi. La filologia germanica è quindi una scienza dei testi, che studia le manifestazioni
letterarie delle lingue (e quindi delle culture) considerate. È da questi testi che noi riusciamo
a ricavare il patrimonio culturale, religioso (popolazioni pagane inizialmente) di queste
popolazioni germaniche. A partire dal testo, il filologo studia la lingua e la cultura delle
popolazioni germaniche.

Per “Germani” si intende un insieme di popolazioni (non si ha la certezza di poter parlare di


un’unica popolazione) parlanti lingue che derivano da una radice comune, ovvero il
germanico. Assieme ai Celti (Galli), i Germani sono stati per secoli in contatto con l’impero
romano, per il quale, alternamente, costituivano una minaccia ai confini settentrionali
perché premevano contro i confini e una risorsa nei tempi di pace poiché erano dei bravi
soldati, infatti molti facevano carriera come Arminio. Alcuni imperatori addirittura erano di
origine germaniche.

Il primo a riferirsi ai Germani fu Giulio Cesare nei suoi Commentarii de bello gallico,
resoconto della sua campagna di conquista del Nord Europa continentale. Nonostante
questo titolo, Cesare si riferisce tanto ai Galli ma anche ai Germani e questo testo è molto
importante poiché è il primo che dà, per quanto riguarda la letteratura latina, una
presentazione dei Germani dove descrive l’aspetto culturale, sociale e religioso. Quindi è
grazie a Cesare che siamo riusciti a carpire qualche informazione sui Germani che hanno
lasciato la loro posizione iniziale (cerchia nordica) e hanno cominciato la loro migrazione
verso il sud, anche se l’intento di Cesare non era di divulgare gli usi e costumi delle
popolazioni con cui si scontrava ma solo uno scopo propagandistico per esaltare la forza
gallica. Un’altra fonte molto importante è De origine et situ Germaniae (Germania) di Publio
Cornelio Tacito che è la prima descrizione dettagliata dei Germani, della loro struttura
sociale, della loro cultura e della loro religione. Il motivo che ha spinto Tacito è più culturale
ed ideologico; Tacito tendeva a criticare la società romana di un tempo perciò decide di
scrivere la Germania per fornire un’idea di come anche la società romana possa a volte
ritornare a uno stato selvaggio.

Quest’idea dell’uomo germanico grande e grosso si è riverberata nel tempo che ha portato
a delle interpretazioni che sono molto discutibili. In tempi molto più recenti il concetto
germanico ha avuto delle ripercussioni culturali, umanitarie, politiche e militari importanti. I
Germani sono stati resi oggetti di ricostruzioni pseudo-storiografiche e mitiche volte a
consolidare l’ideale nazionalista che nasce nell’800 con il Romanticismo tedesco.

Il Romanticismo è un movimento letterario alla riscoperta di valori fondanti delle nazioni; è


nato in Germania e i tedeschi alla fine dell’800 andavano alla ricerca di un fondamento per
la loro nazione che hanno trovato nei grandi miti che si sono trasmessi dal Medioevo
(mitologia germanica) e nell’uomo germanico.

Lo stesso Adolf Hitler fece ampio uso di elementi culturali germanici per la costruzione
ideologica e simbolica del regime nazista. Hitler stesso amava molto la musica di Richard
Wagner, che fece largo uso di materiali leggendari germanici nella propria opera.

Il simbolo dello Schutzstaffel (squadre di protezione) deriva dalla doppia runa


(Sig= vittoria). L’ideale dell’uomo ariano deriva le caratteristiche fisiche descritte
da Cesare e Tacito riguardo ai guerrieri germanici.

Mentre gli storici e gli intellettuali romantici furono molto netti nella definizione dei Germani
come un’entità etnica e culturale ben distinta e identificabile, gli studiosi moderni hanno
molte meno certezze a riguardo e parlano di un gruppo eterogeneo che hanno in comune
alcun tratti culturali come la religione ma anche la lingua ma non si può per parlare di
nazione germanica perché gli studiosi ci spiegano che si tratta di gruppi che hanno delle
differenze sostanziali gli uni dagli altri. Lo stesso Cesare ci informa dell’esistenza di
numerosissime tribù che vivevano ad est del Reno e che egli definisce generalmente
Germani cosi da creare (come era stato con i Galli) una demarcazione etnica e culturale
con i “barbari”.

“Il concetto di cultura germanica resta dunque un valore largamente fittizio che copre una
molteplicità di manifestazioni limitate alla condivisione di singoli elementi. In termini
generali, i Germani sono associabili a una serie di società etnicamente disomogenee
disseminate sul territorio centro-settentrionale europeo, che, dalla seconda metà del primo
millennio, concorsero a formare agglomerati fluidi, interagendo in misura non accertabile
con i Celti e, più tardi, con i Romani” p. 25

Battaglia afferma che nonostante quello che era stato teorizzato dai romantici, che non
erano solo artisti, pittori ma anche scienziati linguisti che andavano alla ricerca di un a
matrice comune e se mettere insieme le varie lingue e culture germaniche in vista di una
legittimazione da un punto di vista etnico e nazionalistico dell’ideale germanico.

La posizione degli studiosi si è ammorbidita da questo punto di vista, non si considera più
una matrice comune unitaria eccetto l’aspetto linguistico. Si può parlare di germanico dal
punto di vista della lingua; si pensava che le popolazioni germaniche in tempi ancora più
antichi alle attestazioni fossero accumunati da una lingua.

DA DOVE PROVENIVANO?

Il punto di origine delle popolazioni germaniche è identificato nella cerchia nordica,


un’area corrispondente alla zona costiera del Mare del Nord, la Danimarca e nella parte
meridionale della penisola scandinava. Da quest’area, nei secoli a ridosso dell’era volgare,
avrebbe avuto inizio la migrazione di v ari gruppi che avrebbero dato vita alle popolazioni
germaniche.

In questa ricostruzione ipotetica (poiché non esistono prove documentali che accertino che
le popolazioni germaniche abbiano migrato) dobbiamo affidarci ad un approccio
interdisciplinare e questo si compone di due elementi fondamentali:

1. Evidenza archeologica
2. Evidenza linguistica: l’elemento linguistico ancora oggi è importante perché nelle
lingue che vengono parlate nelle zone in cui si crede fossero passate queste
popolazioni ci sono ancora dei residui che visti da un punto di vista linguistico-storico
permettono di tracciare una panoramica storica dei passaggi di queste popolazioni
nel corso della storia.

FONTI ARCHEOLOGICHE

● Siti archeologici che testimoniano il passaggio di determinati gruppi etnici in un


determinato territorio o fenomeni di contatto (commerciale o bellico) tra le varie
popolazioni.
● Manufatti recanti iscrizioni (pietre, oggetti). Sono molto numerosi e testimoniano l’uso
da parte dei Germani della scrittura runica del II secolo d.C. fino al XIII secolo.
LO STUDIO DEL GERMANICO

Il Romanticismo mirava alla riscoperta delle radici popolari delle culture europee, in
particolare il romanticismo andava a contrapporsi al Classicismo, ovvero la riscoperta dei
valori che appartenevano all’antichità classica che facevano riferimento alla Grecia e
Roma. Questa riscoperta della matrice germanica avviene anche dal punto di vista
linguistico. Contemporaneamente ci sono stati degli studiosi che hanno iniziato a studiare le
origini delle lingue, individuando una forma primigenia da cui quasi tutte le lingue dall’India
all’Europa sarebbero derivate: INDOEUROPEO.

IL GERMANICO: UNA LINGUA RICOSTRUITA

I Germani avevano una forma di scrittura che non è mai stata utilizzata in modo estensivo
(narrazione di cronache, storie) ma riguardano singole parole o preghiere, formule
magiche. Queste parole sono così poche che non ci permettono di delineare una lingua e le
sue caratteristiche specifiche perciò i linguisti hanno dovuto ricorrere ad altri sistemi come il
metodo ricostruttivo.

Studiando le lingue germaniche a ritroso, analizzando cioè le loro caratteristiche tornando


indietro nel tempo, si può notare che sembrano convergere più verso un antenato comune.
Più si risale nel tempo, più evidenti si manifestano caratteristiche comuni alle varie lingue
germaniche, che spingono gli studiosi a identificarle come tratti propri della lingua madre, il
germanico. Questa lingua, che esiste solo a livello teorico, è denominata germanico
comune ed è sempre segnalata con un *.

È importante specificare che il germanico comune è solo un’ipotesi di lavoro. Non siamo
in grado di sapere se sia effettivamente esistita una fase della lingua che fosse comune a
tutte le popolazioni germaniche, ma postulare anche solo a livello teorico tale lingua è utile
agli studiosi per comprendere in modo più preciso le relazioni tra le varie lingue del ceppo
germanico. Tuttavia ci sono delle correnti di pensiero che sembrano essere più giustificabili
rispetto alle altre.

ESEMPIO:
ie. PISK

lat PISCIS > it PESCE fr POISSON sp PESCADO

ing FISH ted FISCH sved FISK norv FISK < germ * FISK -AZ

! Facendo una comparazione tra il latino (lingua attestata) e altre lingue


antiche attestate di matrice indoeuropea, possiamo teorizzare l’esistenza in
indoeuropeo di una radice che volesse dire PESCE che equivale a PISK.

Tutte quelle lingue che presentano per la parola “pesce” una forma che inizia per “P” si
possono mettere nel gruppo indoeuropeo; tuttavia non funziona sempre così perché ci sono
delle mutazioni nella lingua: in inglese fish, in tedesco fisch. Se dovessimo mettere insieme
queste lingue e teorizzare una lingua madre come il latino per le lingue romanze la
caratteristica principale non sarà più la “P” ma la “F”. Si può dedurre quindi che il germanico
avesse come forma madre FISK (forma ricostruita).

ESERCIZIO
La ricostruzione linguistica si rivela essere molto utile a chi studia le lingue straniere del
ceppo germanico perché solo in questo modo si comprendono determinati fenomeni che
vengono tradizionalmente etichettati come eccezioni o irregolarità.

● Ing mouse > pl mice vs *mouses


● Ing foot > pl feet vs *foots
● Ing child > pl children vs *childs
● Ing see – saw – seen; write – wrote – written

L’INDOEUROPEO E LA SUA FAMIGLIA

Il proto-indoeuropeo fornisce la base di tutte le lingue parlate nel continente e poi ci sono
tutte le sue diramazioni. Per quanto riguarda l’ambito germanico, gli studiosi ipotizzano
delle fasi linguistiche precedenti alle lingue attestate: germanico del nord da cui deriva il
norreno (old norse) e il germanico occidentale.

LE LINGUE GERMANICHE

La linguistica germanica si occupa sia dello studio delle lingue moderne, sia delle lingue
antiche e del loro sviluppo storico. Noi privilegeremo l’aspetto legato alle fasi antiche, in
quanto più risaliamo nel tempo, più si scoprono le somiglianze tra lingue geneticamente
imparentate, risalendo quindi ai fenomeni linguistici condivisi che testimoniano l’origine
comune.

Le lingue germaniche antiche e moderne appartengono alla faiglia delle lingue germaniche,
che vede il germanico come lingua ricostruita e non attestata; a questa lingua, che
costituisce un’ipotesi di lavoro e di cui non abbiamo alcuna prova della sua effettiva
esistenza, si risale attraverso la comparazione linguistica.

Andando a ritroso nel tempo e ampliando il campo di osservazione, la famiglia delle lingue
germaniche rientra nella più grande famiglia delle lingue indoeuropee che ha
l’indoeuropeo come lingua ricostruita e non attestata.

N.B. non tutte le lingue “sorelle” del germanico sono


note (o ipotizzate) attraverso la ricostruzione
linguistica. Ad esempio, il latino si pone sullo stesso
livello del germanico rispetto all’indoeuropeo, ma le
sue attestazioni sono numerosissime. Lo stesso
dicasi del greco. Altre lingue invece, come ad es. il
celtico, vengono ricostruite alla pari del germanico.
(nessuna attestazione).

LA RICOSTRUZIONE DEL GERMANICO: LE LINGUE GERMANICHE ANTICHE

La ricostruzione del germanico deve passare attraverso lo studio delle attestazioni più
antiche delle lingue germaniche. È utile quindi fornire una panoramica delle lingue
germaniche antiche, fornendo anche un quadro cronologico delle loro evoluzioni a partire
dal germanico. Ci sono 2 fasi che riguardano la formazione del germanico:

1. LA PRIMA MUTAZIONE CONSONANTICA (V-III sec a.C.): il primo fenomeno che gli
studiosi hanno individuato e contraddistingue il germanico dall’indoeuropeo.
2. VOCALISMO (II-I sec a.C.)

Quindi, il germanico si colloca tra il V sec a.C. e l’inizio dell’era volgare. Successivamente il
germanico si frammenta nelle lingue germaniche antiche, che possono essere suddivise in
3 gruppi:

● Germanico orientale (gotico)


● Germanico settentrionale (antico islandese)
● Germanico occidentale (antico inglese, antico alto-tedesco, a. sassone e a. frisone)

GERMANICO ORIENTALE
Si parla di germanico orientale quando si vuole dare un ordine di tipo temporale, diacronico.
Gotico: è la prima lingua germanica attestata. Nel IV sec d.C. il vescovo visigoto Wulfila
(piccolo lupo, lupacchiotto: wulf + ila diminutivo degli unni) traduce la Bibbia dal greco.
Dal punto di vista linguistico riporta dei concetti tipici della religione cristiana in una lingua
che non prevedeva questi concetti perché la religione germanica non aveva queste
concezioni; dal punto di vista culturale, il greco per quanto riguarda la chiesa d’oriente e il
latino per quanto riguarda la chiesa d’occidente erano le due lingue sacre con cui era scritta
la Bibbia e traducendola in gotico si tende a far combaciare queste lingue sacre con la
propria.
Wulfila deciderà di inventarsi un alfabeto suo (per non tradurre la Bibbia in alfabeto runico)
che poi verrà chiamato alfabeto runico che conterrà moltissimi elementi grafici greci e
anche qualche runa quando l’alfabeto greco non aveva un carattere adatto per esprimere
dei suoni germanici e non greci.

GERMANICO SETTENTRIONALE
Antico nordico: l’unica lingua attestata nella fine antica. Le testimonianze sono comunque
molto tarde (XII-XIII sec.), anche se fanno riferimento a testi molto più antichi tramandati
fino a quel momento per via orale. Esistono anche delle testimonianze molto più antiche,
scritte in caratteri runici, prodotte dal V sec d.C., molto importanti per ricostruire la fonetica
e la morfologia delle fasi più antiche delle lingue germaniche.

GERMANICO OCCIDENTALE

● Antico inglese: attestato dal VIII sec d.C.


● antico alto-tedesco: VIII sec d.C. (Entrambe le lingue si differenziano in vari dialetti)
● Antico sassone: IX sec d.C.

LA RICOSTRUZIONE DEL GERMANICO: COME FUNZIONA?

Confrontando termini di due lingue germaniche moderne come l’inglese e il tedesco,


notiamo somiglianze evidenti.

Le somiglianze si evidenziano a livello lessicale, ma anche fonetico-fonologico e


morfologico. D’altra parte, vi sono anche alcune piccole differenze che ci fanno capire che
non siamo di fronte alla stessa lingua.

Si evince che le lingue germaniche sono collegate tra di loro geneticamente e quindi,
attraverso il metodo comparativo, si può giungere a ricostruire le forme del germanico, che,
come detto, è una lingua ricostruita e non attestata.

LE LEGGI FONETICHE

Fin dalle prime indagini, si è scoperto che è l’aspetto fonetico ad essere il più rilevante nella
comparazione tra indoeuropeo e germanico, e tra germanico e le lingue germaniche. Si è
perciò giunti a formulare una serie di leggi fonetiche che avrebbero regolato l’evoluzione
delle lingue nel corso della storia.

Una legge fonetica è la descrizione e la formalizzazione a posteriori di una serie


regolare di corrispondenze a livello fonetico.

Affinché la comparazione linguistica sia efficace, è necessario che il confronto avvenga tra
termini corrispondenti tanto in termini di significato, quanto in termini di radice.
GOTICO ANTICO ISLAND. ANTICO INGL ANTICO ALTOTED. GERMANICO
N.B. la radice è quell’elemento indivisibile che esprime il significato di una parola.

1. confronto della prima consonante: f- per tutte le lingue > germ. *f-

2. confronto della vocale radicale:


a. solo ags. presenta un esito particolare in ae > germ *a
b. solo aat. presenta un esito particolare in uo > germ *ō

Secondo la legge della maggioranza si ricostruisce il fonema attestato più frequentemente.


Gli esiti particolari sono da ricondurre a fenomeni tipici di quella determinata lingua, che
verranno studiati singolarmente.

3. Confronto della seconda consonante:


a. Gli esiti sono differenti nelle varie lingue; studi più approfonditi ipotizzano
germ. *ꝺ corrispondente al got. (la grafia qui è fuorviante) e aisl.
b. Solo aat. presenta un esito particolare in z > germ *t

1. Confronto della prima consonante:


mentre gr. e lat. condividono p (ricostruibile in indoeuropeo per la legge della
maggioranza), germ. ha *f.
2. Confronto della seconda consonante:
mentre gr. e lat. condividono t (e perciò ricostruibile in indoeuropeo), germ. ha * ꝺ.

Possiamo concludere che il germanico, pur essendo una lingua indoeuropea, sviluppa a
livello fonetico delle caratteristiche proprie, che lo distinguono dalle altre lingue.

ALCUNI ACCENNI TEORICI

Le prime teorie linguistiche comparative si fanno risalire al XIX sec.

1. AUGUST SCHLEICHER, introduce la teoria dell’albero genealogico, approccio


“genetico”, le lingue di una stessa famiglia sono fatte risalire ad un antenato comune.
2. NEOGRAMMATICI: a Schleicher si accostano le teorie dei neogrammatici che
hanno formalizzato ulteriormente i rapporti genealogici tra le varie lingue e sono
giunti a determinare una serie di leggi.
● JACOB GRIMM ha formalizzato la I MUTAZIONE CONSONANTICA e la II
MUTAZIONE CONSONANTICA.

Nonostante la loro rigidità, queste leggi sono tuttora utilizzate per spiegare i fenomeni
fonetici delle varie lingue e hanno funto da base per approfondimenti o correzioni. Per il
germ., ad es., KARL VERNER ha formulato una legge che spiega alcuni esiti della I
mutazione consonantica che inizialmente parevano costituire eccezioni o irregolarità.

3. JOHANN SCHMIDT ha proposto la teoria delle onde, che prende in considerazione


lo sviluppo e il diffondersi dei fenomeni linguistici nello spazio attraversi fenomeni di
contatto. Ci sono caratteristiche di una determinata lingua germanica che vengono
condivise da altre lingue germaniche. Alcuni elementi sono tipici di un gruppo di
lingue piuttosto che di un altro: ISOGLOSSE.

4. La teoria del sostrato postula l’influenza di lingue preesistenti su quella dominante,


parlata dalle popolazioni che si sono insediate in un dato territorio.

Sulla base di questi ultimi due approcci, ormai si tende ad adottare una prospettiva che
vede il germanico non più come una lingua unitaria e indifferenziata da cui si sarebbero
distinte le lingue germaniche antiche, ma come un insieme di varietà dialettali. I
fenomeni comuni sarebbero da attribuire a un periodo in cui le varie popolazioni vissero
in stretto contatto nella cerchia nordica.

IL CONSONANTISMO GERMANICO
Il

germanico comune e il protogermanico sono due termini simili per il significato ma non
uguali perché si parla di fase protogermanica nel momento in cui il germanico era
caratterizzato da un accento mobile e musicale cioè l’accento cade in varie parti della
parola (senza una regola precisa) e la variata posizione dell’accento può determinare il
significato di una parola (ex. Italiano, indoeuropeo). Gli studiosi teorizzano che anche il
germanico nella sua forma più primitiva fosse caratterizzato da questa caratteristica.

Ad un certo punto però, il germanico cambia e da una accentuazione mobile si è passata a


una accentuazione fissa sulla sillaba radicale determinando la rizotonia, fissazione
dell’accento sulla vocale della sillaba radicale. Perciò si va a determinare una situazione in
cui l’accento è sempre fisso. Questa fase del germanico si chiama germanico comune.

Prendiamo in considerazione 3 serie di consonanti:

Tra il IV e il II sec. a.C., nel germanico avviene una mutazione fondamentale, che prende il
nome di Prima mutazione consonantica (Erste Lautverschiebung) o Prima Legge di
Grimm dal suo codificatore, Jacob Grimm.

Jacob Grimm, famoso linguista e filologo che insieme al fratello ha raccolto un patrimonio di
tipo folklorico appartenente all’ambito tedesco e insieme al fratello lo ha codificato in storie,
fiabe…

PRIMA MUTAZIONE CONSONANTICA

Le occlusive ie. si trasformano in germ. mutando il modo di articolazione, ma mantenendo il


luogo di articolazione. La prima mutazione consonantica si divide in 3 isoglosse e in questo
caso si possono intendere come 3 regole.

1. I ISOGLOSSA:
ie. occlusive sorde > germ. fricative sorde
ESEMPIO
ie. PISK- > germ. *fisk-az 🡪 ‘pesce’

! (PISK- quando abbiamo questa forma seguita da un trattino


significa che stiamo parlando della radice di una parola)

• L’occlusiva labiale sorda (p) dell’indoeuropeo diventa in germ.


fricativa labiale sorda (f)
• L’occlusiva labiale sorda dell’indeuropeo si conserva in lat.
piscis e poi in it. pesce
• In germanico il nesso SK non subisce mutazione perché il
suono K è preceduto dalla sibilante S che impedisce la
mutazione.

2. II ISOGLOSSA:
ie. occl. sonore aspirate > 1) germ. occlusive sonore (posizione iniziale; dopo nasale)
2) germ. fricative sonore (altre posizioni)

ESEMPIO

Es.: ie. BHRATER < germ. *broþar

• l’occlusiva sonora aspirata (bh) diventa occlusiva sonora (b) perché in posizione iniziale
• l’occlusiva sorda (t) diventa fricativa dentale sorda (þ) (I isoglossa)

3. III ISOGLOSSA:
ie. occlusive sonore > germ. occlusive sorde

ESEMPIO
ie. DUO- 🡪 germ. *twa- ‘due’
• L’occlusiva dentale sonora dell’indoeuropeo diventa in germanico occlusiva sorda dentale
sorda
• L’occlusiva dentale sonora dell’indoeuropeo si conserva in lat. duo e poi in it. due.

ESEMPIO

germ. *twa- 🡪 ags. twegen (che continua nell’ingl. two).


In aat., invece, l’occlusiva dentale sorda subisce la seconda mutazione consonantica con
esito zwene (che continua nel ted. zwei)
Cfr. it. dieci ingl. ten it. dente ingl. tooth it. domare ingl. Tame

Ad un’analisi complessiva, si può notare come questi fenomeni portino ad un


riaggiustamento del sistema consonantico: alcuni fonemi, mutati per motivi sconosciuti,
determinano la trasformazione di altri per ristabilire l’equilibrio.
La III isoglossa si verifica per riequilibrare un sistema che aveva perso temporaneamente le
occlusive sorde (I isoglossa), mentre i cambiamenti determinati dalla II isoglossa servono
ad eliminare la serie di aspirate sonore (non più produttivo) introducendo fricative sonore e
ristabilendo la serie di occlusive sonore persa nella III isoglossa.
Questa dinamica di riaggiustamento è stata individuata da André Martinet nel secolo
scorso. Per questo il fenomeno è anche detto rotazione consonantica, che rende in modo
più efficace il ted. Lautverschiebung.
LEGGE DI VERNER

Complementare alla I mutazione consonantica, questa legge (Karl Verner 1877) postula
che:

le occlusive sorde dell’indoeuropeo (P, T, K) e la sibilante S danno esito in


germanico di fricative sonore (no fricative sorde), se si trovano all’interno di
parola, in contesto sonoro (seguite o precedute da vocale) e se l’accento
originario non cadeva sulla sillaba precedente.

Questo fenomeno doveva quindi essere avvenuto quando l’accento era ancora mobile e
non rizotonico (periodo ‘protogermanico’).

ESEMPIO

Quando abbiamo l’indoeuropeo e il germanico abbiamo a che fare con lingue ricostruite
quindi ricaviamo le caratteristiche di queste lingue a partire dalle attestazioni.

PRIMA MUTAZIONE CONSONANTICA E LEGGE DI VERNER


ESERCIZIO

LA SOCIETÀ GERMANICA
Data la scarsità di indizi archeologici e la mancanza di fonti scritte dirette, non è possibile
fornire un quadro preciso delle caratteristiche della società germanica. Tra le fonti principali
abbiamo il De Bello Gallico scritto da Giulio Cesare e il Germania di Tacito:
● il primo, il De Bello Gallico, è un racconto delle imprese militari di Cesare nella
sua conquista della Gallia. L’obiettivo di questo testo non era quello di
catalogazione oggettiva, ma piuttosto di presentazione di un grande nemico
dal punto di vista militare, così da rendere la sua vittoria ancora più grande.
● Il Germania di Tacito presenta invece un prototipo, attraverso i Germani, del
mito del buon selvaggio, cioè descrivere una società (in questo caso i
Germani) come meno civilizzata della propria, ma come più pura nella loro
primitività sotto il punto di vista culturale. Descrive cioè gli usi e costumi di
questo popolo (o questi popoli) come barbari (in fondo lui era romano e
riconosceva la propria come la società più avanzata), ma come incarnazioni di
purezza che ai romani mancava a causa di svariate ragioni.
In entrambi i casi abbiamo dei Germani dipinti non con oggettività, ma con chiari intenti
ideologici, i quali portano persino a contraddizioni.
Però non abbiamo fonti archeologiche o fonti scritte dirette (se non per il sistema runico,
usato per testi brevi di scopo religioso o per singoli nomi) e quindi non siamo in grado di
formare un preciso quadro delle caratteristiche della società germanica.
Dalle fonti indirette che abbiamo sappiamo che il sistema sociale germanico presentava un
sistema interno di organizzazioni, organizzato (o meglio, suddiviso) in clan tribali (cioè
gruppi divisi all’interno dei germani), spesso in lotta tra loro ma talvolta soggetti a conquista
o assorbimento da parte di altri. Cesare ci fornisce una descrizione dei Germani (o parte di
essi) che avrebbe influenzato la visione romantica di fine 800.
DE BELLO GALLICO, 4.1 🡪 ci presenta una società basata sul militarismo con esercito
formato da soldati a rotazione, cioè ogni anno metà dei guerrieri vanno in battaglia, mentre
l’altra metà rimane a casa per l’agricoltura (un elemento inconsistente con quanto
sappiamo sui Germani, popolo nomade), mentre l’anno dopo le due metà si scambiano.
Non hanno un concetto di proprietà privata, ma ciascuno coltivava un po’ di terra per un
periodo limitato di tempo. La loro libertà e la loro volontà di fare ciò che vogliono porta il loro
fisico ad essere molto sviluppato, così la loro sopportazione per il freddo (infatti indossano
niente di più delle piccole pellicce che prendono dalla caccia) e si nutrivano di carne bovina
tipica della società nomade.

Gli storici fanno riferimento a una figura che loro chiamano Rex, figura non codificata nel
modo germanico, trasposizione di un istituto sociale giuridico tipico nella romanità al mondo
germanico. A loro appare come un capo ma sembra essere più un condottiero che un
leader politico, amministratore (effettivo ruolo del Rex). Cesare definisce il suo nemico
Ariovisto come rex Germanorum (De bello gallico, 1.31)

Sembra essere più un generale (figura fondante della mitologia di queste popolazioni legata
all’idea della coppia di fratelli condottieri) piuttosto che un amministratore, capo del
governo.

I miti di fondazione di popoli o di insediamento germanici fanno sovente riferimento ad una


mitica coppia (probabilmente un tòpos di origine indoeuropea):

● Hengest e Horsa per gli Anglosassoni, questi sarebbero stati i primi capi a
dare vita alla società anglosassone
● Ibor e Agio per i Longobardi, non abbiamo molte attestazioni scritte ma molti
testi latini dove vengono introdotti termini longobardi
● Raos e Raptos per i Vandali (la migrazione verso l’Africa fu guidata da
Gunderico e Genserico)

C’è un fattore comune a tutti questi nomi: sono tutti formati da ALLITERAZIONE 🡪
ripetizioni di suoni nella prima parte della parola e metro fondamentale ed esclusivi per la
poesia germanica. In questo caso denota la parentela tra i nomi di fratelli o tra padre e
figlio.

In Cesare e Tacito leggiamo che non esistono stratificazioni sociali marcate. Non vi erano
élite ricche né esisteva la proprietà terriera, essendo tribù fondamentalmente nomadi.
Sembra vigesse una sorta di distinzione tra potere politico e militare, che dà vita ad una
diarchia di tipo elettivo. C’è la possibilità che ci fossero delle figure elette con potere
politico. Ciò dimostrerebbe che non era presente l’idea della genetica del potere. Il capo
militare veniva eletto per le sue gesta (non con elezione, ma piuttosto tra i più coraggiosi
del clan o tribù. La giustizia veniva amministrata dai sacerdoti (legislatori, figure preposte
alla amministrazione della giustizia e non druidi come nei romani), non secondo un sistema
legislativo codificato ma per consuetudini o per ispirazione divina (Tacito, Germania, 7).

Tuttavia, altrove (Germania, 13) Tacito fa riferimento al lignaggio, stirpe come elemento a
favore della progressiva formazione di una forma di potere ereditaria.

Tacito riporta la distinzione tra re e generali, ma solo parzialmente. Specifica che il potere
dei re non è illimitato e ci presenta come tecnicamente la stirpe fosse un elemento
importante per la propria fama, cioè l’oligarchia esiste ancora, ma non basata sulla
ricchezza (infatti le persone non hanno alcun bene materiale), ma piuttosto sul valore
militare dei propri antenati. È sempre Tacito a citare la stirpe come elemento fondamentale
per la struttura oligarchica militare.

LA SIPPE

Ci sono vari pilastri sulla quale la società germanica si basa:


SIPPE 🡪 Un istituto fondamentale della società germanica è costituito dalla famiglia o,
usando una terminologia specifica nel campo della filologia germanica. Questi clan
famigliari costituiscono i nuclei originari dei gruppi germanici; stava a rappresentare un
sinonimo di ‘parente, parentela’. Si tratta di un sostantivo germanico che esprime
consanguineità.

🡪 > ags. sibb ‘rapporto (di parentela)’, aat. sipp(e), ‘consanguineità’

La dea Sif, moglie di Thor, è la protettrice della famiglia.

Su questo istituto si basano anche molti comportamenti della popolazione germanica. Il


legame famigliare è un concetto centrale nella società germanica. Tacito (Germania, 1, 2)
fa riferimento al mito di origine dei Germani, i quali (secondo lui) vantano una discendenza
divina comune, generalmente Odino.

Il valore del vincolo famigliare si rivela anche nell’istituto della faida (Tacito, Germania, 21),
cioè la vendetta di sangue. Non prevede un combattimento ma l’uccisione a sangue freddo.
Se una persona di una famiglia uccide un altro o altra, la famiglia della persona uccisa deve
uccidere o la persona che ha ucciso la prima o un membro della sua famiglia (e così via
dalla famiglia del 2 ucciso).

Questo che diventerà un vero e proprio istituto giuridico sarà successivamente modificato
tra le popolazioni germaniche attraverso la pratica del guidrigildo < wer-geld = ‘il valore
monetario di un uomo’🡪 Compensazione a livello monetario, di beni che una famiglia
elargisce nei confronti della famiglia offesa, della persona uccisa.

Un ruolo molto importante nella società germanica è giocato dalla donna, esortano i
combattenti nella battaglia. Queste vengono descritte come guaritrici, cioè coloro che si
occupano delle ferite Una storia dice che, durante una battaglia praticamente persa, le
donne mostrarono i loro petti agli uomini, ricordando loro cosa sarebbe potuto succedere se
avessero perso. Questo permise agli uomini di vincere la battaglia. L’idea delle donne
ostaggio però non si fermava alla cattura dopo una sconfitta. Era pratica che, quando si
formava un’alleanza o patto, ci si scambiasse degli ostaggi come pegno. Se in questi casi
veniva scambiata una donna, questa era tenuta in più alta considerazione. (Tacito,
Germania, 7; 8).

IL CONSIGLIO

Tacito (Germania, 11-12) ci parla di un’istituzione assembleare di tipo oligarchico (formato


dalle figure di spicco della tribù come uomini guerrieri e sacerdoti e che non prende in
considerazione le donne e gli uomini più deboli per funzione sociale all’interno della tribù) e
sembra richiamare il senatus già citato in Cesare.

Questo consiglio, formato dalle figure di spicco del gruppo sociale, sarà mantenuto anche
tra le popolazioni scandinave con l’istituto del Thing.

IL COMITATUS

Sempre Tacito (Germania, 13-14) ci racconta di un altro istituto, di tipo militare, che egli
stesso definisce comitatus. Formato da un gruppo di guerrieri guidati da un comandante
scelto per i suoi valori militari che deve essere seguito qualsiasi scelta lui prenda, in quanto
è l’esponente più valoroso tra di loro. Questo è fatto con l’obiettivo di guadagnarsi la gloria
sul campo di battaglia.

C’è un rapporto stretto tra il comandante e i guerrieri: non esiste che un guerriero
sopravviva senza il comandante e un comandante deve impedire che i suoi guerrieri non
muoiano a costo della sua vita. Per conquistarsi la fiducia dei suoi guerrieri, il comandante
elargisce doni. Si tratta di una struttura di tipo clientelare, dove un soldato entra al servizio
di un capo (rinomato per coraggio e valore militare) e da esso riceve premi e ricompense a
seconda del suo comportamento sul campo di battaglia.

La generosità del capo è un elemento che ricorre frequentemente nella letteratura (epica o
celebrativa) germanica. Hrothgar, re dei Danesi che Beowulf libererà da Grendel, è spesso
definito beahgiva ‘donatore di anelli’. soprattutto del bottino dei combattimenti. L’idea del re
o comandante che elargisce grossi doni sarà sempre presente nella letteratura germanica
(partendo addirittura da Beowulf).

Secondo recenti studi però questo istituto è successivo alla nascita delle popolazioni
germaniche e quindi questo proverebbe come non fossero immediatamente delle società
bellicose, ma piuttosto che lo sono diventate (inizialmente erano nomadi e allevatori).
Questo è oltretutto dimostrato da un cambiamento nell’aspetto religioso, con un passaggio
di venerazione per divinità non più legate alla pastorizia, ma ad elementi militari.

L’ACCENTO

Mentre il consonantismo si configura come un elemento più conservativo rispetto al


vocalismo, in realtà non dobbiamo trascurare il vocalismo. Una delle differenze
fondamentali tra cambiamento consonantico e cambiamento vocalico nella ricostruzione
linguistico è che il cambiamento consonantico si configura con la legge fonetica, fenomeni
che accadono sempre. Non accade ciò durante la trasformazione vocalica perché le vocali
sono più passibili di cambiamenti vari che non possono essere ricondotte a delle vere e
proprie leggi.

In indoeuropeo l’accento era prevalentemente musicale e la sua posizione era variabile,


con funzione distintiva a livello morfologico e lessicale.

It. meta vs. metà 🡪 il loro significato si distingue per la posizione dell’accento

It. leggera vs. leggerà

It. àncora vs. ancóra

Nella sua fase più antica (chiamata ‘protogermanico’) il germanico conservava ancora una
posizione variabile, come visto con la cosiddetta ‘legge di Verner’.

In un periodo successivo, definito ‘germanico comune’, l’accento si fissa sulla sillaba


radicale e diviene di tipo espiratorio (accento forte) e intensivo. Questo fenomeno,
chiamato rizotonia, è caratteristico delle lingue germaniche moderne (tedesco).

N.B.: la fissazione dell’accento sulla sillaba radicale non significa che l’accento si
trovi sempre nella prima sillaba di una parola:

ingl. gìve, for-gìve, for-gìve-ness

L’ACCENTO: CONSEGUENZE

La rizotonia causa la progressiva perdita di forza articolatoria nelle sillabe successive.


Essendo un accento di tipo espirativi, si mette la forza quando si pronuncia una parola sulla
sillaba radicale facendo perdere forza al resto delle sillabe che danno una funzione,
significato morfologica alla radice della parola.

● Livello fonetico: modificazioni della pronuncia delle vocali in sillaba tonica e atona;
● Livello morfologico: progressiva scomparsa dei suffissi. Ciò comporta la
trasformazione a vari livelli delle lingue germaniche da lingue sintetiche (= casi),
come latino, a lingue analitiche.
⮚ Differenza tra lingua sintetica e analitica: la lingua sintetica ha i casi perciò la
parola all’interno di una frase ha un ruolo ben preciso grazie alla morfologia;
con le lingue analitiche non abbiamo più i casi che ci dicono i ruoli delle
parole all’interno della frase e perciò usiamo le preposizioni.
● Livello stilistico: la poesia germanica è caratterizzata dall’allitterazione dovuta alla
rizotonia (= ripetizione di un suono, tanto consonantico quanto vocalico, in posizione
iniziale di parola, sulla radice della parola dove si fonda la forza espiratoria della
pronuncia della parola, all’interno di un verso).

IL VOCALISMO

Teniamo presente il triangolo vocalico:


Alcune di queste vocali, se sono lunghe o brevi, cambiano il timbro a causa di questa
rizotonia. Quando parliamo di cambiamento vocalico ci soffermiamo unicamente sui
cambiamenti che intervengono in sillaba tonica (accentata), in radice.
VOCALISMO IN SILLABA TONICA (=ACCENTATA)

⮚ TRIANGOLO VOCALICO INDOEUROPEO:

⮚ TRIANGOLO VOCALICO GERMANICO (I-II sec a.C.)


Gli studiosi hanno ipotizzato che le vocali in germanico si sono evolute
dall’indoeuropeo nel seguente modo:
● per le vocali brevi sembra che la O indoeuropea scompaia perché si
abbassa diventando infine A. Secondo i linguisti storici il triangolo
vocalico germanico, per quanto riguarda le vocali brevi, in sillaba
accentata non prevede la presenza di O, ma della A. (le due vocali si
inglobano).
● Per le vocali lunghe invece, gli studiosi hanno ipotizzato un passaggio
inverso cioè la A in indoeuropeo si ingloba alla O perdendosi.

Perciò il vocalismo germanico è caratterizzato da un processo di perdita.


N.B. 🡪 quando parliamo di vocalismo dobbiamo fare alla distinzione tra le vocali brevi da
quelle lunghe a seconda della lunghezza di espirazione che è caratteristica della vocale
stessa. Cambia la lunghezza ma il timbro è uguale, cioè le vocali sono le stesse.

ESEMPIO

N.B.: a sinistra vocalismo breve; a destra vocalismo lungo.

Per quanto riguarda il vocalismo lungo è un fenomeno che gli studiosi non si sapevano
spiegare quindi hanno trovato una soluzione molto teorica che sembra funzionare in questa
ricostruzione linguistica.

ESEMPIO
ie. DHĒ- > it. dare

Nelle lingue germaniche occidentali e settentrionali ē ha un esito più aperto, ma mantiene il


timbro originario in gotico:

got. (ga)dēths

ags. dæd

aat. tāt

asved. dåd (“azione”)

< germ. *dā1 –

MA

ie. KĒIR (“qui”) > germ.*hēr

> got. hēr, ags./ as. hēr, aat. hiar, aisl. Hér

🡪 Gli studiosi ipotizzano la presenza di un’altra ē,


che verrà definita ē2. La prima ē è quella in KĒIR
che viene mantenuta in tutte le lingue germaniche,
la seconda ē ha un altro esito (e lungo 2). Per cui si
prevedono due forme di ma non perché siano
veramente esistite ma perché è un artificio teorico
per giustificare questa situazione che non si potrebbe spiegare in un altro modo.

ESERCIZIO 1
Data la forma indoeuropea, identificare la vocale radicale corrispondente in germanico:

ESERCIZIO 2
Date le forme nelle lingue germaniche, identificare la vocale radicale corrispondente in
germanico:

ESERCIZIO 3
1. Quale esito dà in germanico ie. Ē? *ē1
2. Cosa avviene nel sistema fonologico germanico a causa della presenza simultanea
di *ē1 ed *ē2? Tendenza a differenziare i due fonemi

ESERCIZIO 4
Tenendo conto degli esiti di *ē1 nelle varie lingue germaniche, completare le seguenti
forme:
LEZIONE PROF. SANTORO

L’INTERCOMPRENSIONE ORALE TRA PARLANTI LINGUE GERMANICHE NEL MEDIOEVO


Nella biografia di re Alfredo scritta sul finire del IX secolo troviamo questo episodio dove
abbiamo un incontro tra la regina anglosassone (che sta scappando dal suo regno in
quanto accusata di aver avvelenato il re) e Carlo Magno. Carlo domanda alla regina se lei
preferisse sposare lui o suo figlio, la quale rispose suo figlio in quanto giovane. A questa
risposta Carlo Magno la caccia dal suo regno in quanto si è dimostrata irrispettosa. In tutto
ciò abbiamo un problema che interessa a noi: la regina anglosassone, che quindi parlava
un antenato dell’inglese, e Carlo Magno, imperatore dei franchi (e che quindi
presumibilmente parlava franco), riuscivano a comunicare senza problemi. Questa è una
tra le tante situazioni di tipo linguistico comune nelle fonti antiche e germaniche e che non
riguarda solo la regina, esempi del genere dove si realizza una rimozione delle barriere
linguistiche sono comuni nelle fonti.

Dopo la lettura di quella che è una presunta realtà protogermanico si cominciano a profilare
delle realtà storiche diverse tra loro. Quando si disintegra questa realtà, ritenuta unitaria, si
dà vita alla diaspora del germanico dove poi queste popolazioni provenienti dalla cerchia
nordica cominciano a mettersi in movimento dando vita poi successivamente a lingue
germaniche diverse che quindi avrebbero portato ad una minore comprensione.

L’inter-comprensione orale è la possibilità che una persona nella propria lingua possa
comunicare con un’altra senza cambiare la propria lingua, ma in cui tutti i partecipanti alla
conversazione (noi parliamo di inter-comprensione orale, ma esiste anche quella scritta)
possono sia usare la loro lingua scelta (diversa dagli altri) che capirsi a vicenda. Doveva
costituire un momento centrale della comunicazione orale in alcuni fondamentali snodi delle
relazioni tra parlanti lingue germaniche nel medioevo. È giusto anche specificare un altro
elemento dell’inter-comprensione: per poter funzionare, le lingue prese in considerazione
devono essere inter-generi, cioè avere almeno una qualche base di somiglianza.

Il tema dell’inter-comprensione è molto importante ma anche molto trascurato; non abbiamo


moltissimi studi riguardo questo argomento e quei pochi che abbiamo non toccano mai il
problema molto in fondo (in alcuni casi l’argomento, pur presentandosi in vaste trattazioni
storico letterarie, viene evitato completamente). A seconda del carattere e dell’argomento di
alcuni esempi, la questione della inter-comprensione è sfiorata in diversi periodi del
medioevo e fa riferimento a specifici e diversi ambiti storico linguistici dell’area
germanofona con una prevalenza nell’ambito inglese e nordico. In generale sembra
prevalere l’opinione che i parlanti lingue germaniche nel medioevo si comprendessero.

Abbiamo anche una chiara modifica del termine e di come è trattato su una base
ideologica. Secondo alcuni studiosi, entro una certa e vaga misura, i germani erano in
grado di comprendersi tra di loro ancora durante il medioevo (in particolare questi studiosi
fanno riferimento ad una mutua intelligibilità tra parlanti inglesi e scandinavi), mentre per
altri l’evoluzione di queste lingue era talmente rapida che non solo parlanti di lingue diverse
non si sarebbero riusciti a comprendere, ma addirittura parlanti della stessa lingua
mancavano di questa capacità, soprattutto dovuto alla nascita ed evoluzione di dialetti.

È comunque interessante andare ad analizzare questi interventi in quanto presentano


comunque dei concetti essenziali della inter-comprensione. Il primo tra questi studiosi è
Jespersen, il quale sembra propendere verso una mutua intelligibilità tra inglesi e
scandinavi, ritenendo molto più importante un bagaglio linguistico comune e mettendo
invece in secondo spazio le diversità morfologiche, che sembrerebbero portare a meno
errori di incomprensione o a errori meno gravi rispetto alla mancanza di un bagaglio
linguistico. Tutto ciò, è giusto ricordarlo, si basa solo su cenni e non su studi completi.

Ovviamente, il fatto che questo tema esista solo in menzioni brevi e non profonde è a
causa di problemi molto pesanti per la conferma o meno dell’esistenza di questa possibilità.
Ci porta cioè a confrontarci con la comprensione non basata solo su elementi scritti (unici
elementi che rimangono ad oggi). Un elemento fondamentale per una comprensione orale
sono i movimenti del corpo, della faccia, degli occhi o anche delle mani. Tutti questi
elementi, non registrabili in una forma scritta, possono aiutare moltissimo a rielaborare o
modificare il proprio discorso. Sono questi elementi, probabilmente, quelli davvero
fondamentali alla inter-comprensione e sono sempre questi quelli che sono scomparsi e
non sono registrabili. Posto questo, non sorprende la volontà degli studiosi di cautelarsi con
idee vaghe, così come non sorprende il fatto che ci siano pochi studi riguardo questo
argomento.

L’unico studio completo che possiamo definire come breve saggio è quello di Moulton,
l’unico di cui abbiamo conoscenza. Si basa su un approccio che prova a cercare un
rapporto tra i sistemi linguistici, soprattutto sul sistema fonologico, e l’inter-comprensione.
Questo sistema è stato l’unico vero tentativo di dare un sistema a questo argomento. Il
problema del comparare solo l’aspetto fonetico delle lingue germaniche, ma come di tutte
quelle che condividono una qualche discendenza, è che l’aspetto fonetico è solo uno dei
tanti elementi che dovevano essere necessari per la inter-comprensione e probabilmente
nemmeno il più importante.

Anche potessimo perfettamente codificare differenze e somiglianze dei sistemi fonetici, la


comprensione delle lingue è ancora un elemento troppo soggettivo per essere misurato. La
comprensione delle lingue può dipendere sia dalla comunità che dal singolo, nella sua
capacità e allenamento dell’ascolto, della sua preparazione culturale e di altri elementi che,
ribadiamo, sono assolutamente soggettivi.

A peggiorare la situazione abbiamo anche l'asimmetria dell’incomprensione, ovvero il fatto


provabile (anche se senza spiegazione) che alcuni parlanti di lingue sono in grado di
comprenderne altre senza problemi, ma questi ultimi non sono in grado di capire i primi.

Abbiamo però, nonostante queste limitazioni, uno spazio stretto per comprendere
un'indagine di questo elemento, basandoci di fonti che dimostrino, ad un certo livello, una
inter-comprensione.

Prima di vedere queste certe, iniziamo da fonti meno sicure, ma che provano una comune
appartenenza delle lingue germaniche e dell’esistenza di un collegamento tra lingue e
popolazioni. A questo uniamo delle fonti che sembrano sotto intendere la
inter-comprensione.

Il primo testimone di ciò è Pauli Diaconi, una fonte fondamentale per la storia dei
Longobardi (slide 9). Questa testimonianza ci è utile in quanto è presente una attenzione
alla comunicazione molto superiore rispetto ad altre. Ci riporta la testimonianza dello
sviluppo di diversi canti eroici e di come si sviluppassero in varie popolazioni (noi
credevamo che queste non avessero una lingua in comune) che parlavano la stessa lingua.
questo quindi è quantomeno una prova della comune appartenenza della cultura di diverse
società germaniche. Questa comune appartenenza si espande di molto, arrivando
addirittura fino ai territori anglosassoni e alle popolazioni nordiche

Presenta poi un fatto, cioè che tra popolazioni diverse ci si potesse capire in quanto queste
in origine parlavano la stessa lingua. abbiamo poi una ripetizione di questo fatto ad opera di
Procopio di Cesarea, che quindi conferma che questa idea si è mantenuta attraverso varie
età, arrivando addirittura a quella carolingia.

(extra: Manca una testimonianza che abbiamo dagli slavi: cronaca del 1250 circa che
presenta una inter-comprensione di tutte le lingue slave (diversamente da quelle
germaniche). Non è che siano la stessa lingua, ma le diverse lingue sono tutte ugualmente
comprensibili. (manca una testimonianza così nel mondo germanico, anche perché le
lingue slave sono tardive nel differenziarsi))

Queste due testimonianze dell’origine comune di popoli e lingue non sono una
dimostrazione di inter-comprensione, ma è un elemento fondamentale che ha portato a
pensare alla possibilità dell’inter-comprensione. Questo è oltretutto rinforzato da un’idea:
queste popolazioni non sapevano di avere una origine comune, ma hanno notato che, tra
diversi popoli, potevano comunicare efficacemente, anche se non condividevano la lingua.
Questo ha portato a sviluppare l’idea della origine comune di tutte le lingue. Abbiamo poi
altre testimonianze, basate sulla prosa o poesia, che sotto intendono una naturale
inter-comprensione.

Queste possono essere per esempio le varie saghe che ci descrivono contatti e
collegamenti tra inglesi e “vichinghi”. In questi contatti però non abbiamo mai menzioni di
difficoltà linguistiche, nonostante le chiare differenze delle lingue che dovevano essere
presenti. Questo fatto in isolamento non presenta davvero una prova, ma assume maggior
valore se notiamo che è presente un chiaro interesse a sottolineare le barriere linguistiche
quando presenti. Troviamo per esempio menzione di predicatori cristiani in viaggio che
hanno dovuto assumere traduttori franchi mentre si trovavano in quelle zone. Troviamo
anche come sia necessario quindi dover confrontare episodi riportati per avere prove, non
solo studiarli in maniera isolata.

Allo stesso modo, nelle fonti di autori anglosassoni, abbiamo molto spesso la menzione di
traduttori richiesti per superare un blocco linguistico tra lingue non congenere (il che
significa che, quando servivano, venivano menzionati). Queste menzioni però non le
abbiamo, solo per fare un esempio, nei contatti tra inglesi e vichinghi. Un autore, Elfric, si
dimostra ben cosciente dei problemi di comunicazione quando hanno senso,
menzionandoli. Questa menzione però non è presente, per esempio, in contatti tra l’inglese
e il norreno. È quindi ragionevole concludere che gli interpreti non erano richiesti in questi
casi, senno sarebbero stati citati. Anche Gregorio di Tours è una buona fonte per le stesse
ragioni dei sopracitati.

Abbiamo comunque tre esempi indiscutibili di inter-comunicazioni e inter-comunicanti:

1. Beda, storico del tempo, ci riporta la storia ecclesiastica di un Agostino che visita una
zona barbara (cioè germanica) ritenuta pericolosa, in particolare per coloro che non
sono in grado di parlare la lingua. Gregorio Magno quindi, papa al tempo di
Agostino, lo fa accompagnare (e i suoi compagni monaci) da una stirpe franca, non
la stirpe del luogo d’origine. Non sappiamo perché scelse questa compagnia, forse
perché gli sembrò la stessa lingua. ciononostante, da quanto riporta Beda, questo
gruppo di traduttori non si basava su un bilinguismo per comunicare, ma piuttosto su
una inter-comprensione. Questo significa che parlavano con due lingue diverse, ma
nonostante ciò si capivano. Abbiamo poi una saga che narra di un concetto simile,
ma in una situazione diversa: un vescovo, forse di origine sassone, ricorse per la sua
predicazione in Islanda all’aiuto di Torbal, un altro vescovo. In questo caso però è
specificato da Beda che Torbal conosceva sia l’islandese che il sassone, cioè lui si
basava sul bilinguismo per poter comunicare con due popoli diversi, non
sull’inter-comprensione.

Prima però di prendere per vero quanto appena detto, cioè basare l’intera esistenza
dell’inter-comprensione su una singola fonte, dobbiamo confrontarne altre, per vedere se
questo concetto davvero funziona.

2. Per la seconda prova abbiamo la storia di Agilbert, sempre riportata da Bega. Da


quanto riusciamo a estrapolare dal testo, questo Agilbert parlava una forma del
franco, visse per un periodo in Inghilterra fino a quando il re lo allontanò (da quanto
sappiamo fu per motivi politici). Sappiamo anche che Agilbert partecipò anni dopo ad
un famoso incontro per risolvere le divergenze sulla data della pasqua tra chiesa
irlandese e romana. Nonostante gli fu chiesto di parlare, lui chiese ad un suo
discepolo di spiegare la sua idea, in quanto avrebbe potuto spiegare tutto ciò che
voleva dire molto più chiaramente. A quanto sembra questa testimonianza è
incoerente con quanto vogliamo provare noi, cioè Agilbert non è riuscito a
comunicare con una lingua che, apparentemente, veniva da un ceppo simile. Ci
sono però due cose da notare: è giusto analizzare il fatto che Agilbert comunque
ricevette un invito a parlare, prova del fatto che, non conoscendo la lingua, si
sarebbe potuto far capire ugualmente ed è doveroso evidenziare che, da come ne
parla Bega, i dati per comprendere la data della pasqua erano incredibilmente
precisi ed enormemente tecnici. Questo episodio quindi potrebbe essere meglio
rappresentate dei limiti dell’inter-comprensione. Era probabilmente più usata per una
comunicazione semplice e non complicata ed estremamente tecnica.

3. Abbiamo infine l’esempio di Dudone di San Quintino. Questo è un resoconto di un


incontro tra varie figure importanti del mondo Germanico e non (comprendeva per
esempio Ottone I di Sassonia e Luigi IV di Francia). Questo era stato un incontro
convocato per risolvere un conflitto che aveva a che fare soprattutto con Luigi IV.
Dudone presta grande attenzione alle limitazioni dovute alle ovvie barriere
linguistiche presenti a questo incontro. Stupisce quindi leggere che Guglielmo I di
Normandia fu in grado di comprendere le frasi beffarde dette dalle varie figure in
sassone. Guglielmo fu in grado di comprenderle grazie alla sua conoscenza del
danese e quindi, ancora una volta, un esempio di intercomprensione tra lingue
germaniche.

È comunque importante ricordare come l’Inter-comprensione non sia mai da generalizzare,


ma sempre da affrontare con attenzione. Non era basata su elementi dimostrabili come
suoni od origini simili tra le varie lingue germaniche, ma è più probabile fosse una
possibilità spontanea o presenti in momenti separati tra di loro. La spontaneità (come
possono essere movimenti corporei o rallentamento della pronuncia) fondamentale di
questo modo di comunicare non può essere recuperata attraverso le fonti scritte. Va anche
sottolineato che la comunicazione si aggiusta in maniere non misurabili da situazione a
situazione.

LA RELIGIONE
È bene operare una distinzione tra le notizie che risalgono agli autori e storici antichi (latini,
greci come Tacito e Cesare) e la codificazione, interpretazione della religione germanica a
posteriori (poesia etica ad esempio) che è stata proposta dagli autori scandinavi, che
scrissero molti secoli dopo.

Mercurio divinità principale. Questo capitolo ci fa capire che non avevano templi, non
raffiguravano gli dei con ritratti ma erano rappresentati attraverso dei simboli, elementi
simbolici e sembra che queste divinità siano espressione di un’unica grande divinità che
pervade il Creato.

Qui non abbiamo un tempio dove questa dea viene venerata ma viene portata in modo
nomade da una tribù all’altra. Quando passa la dea i Germani non fanno la guerra. I
germani non avevano un Pantheon definito secondo quanto riportato da Tacito.

Già Tacito (Germania, 2, 9, 40) ci fornisce alcune informazioni interessanti, dei parallelismi
di cui abbiamo qualche riscontro anche nell’attualità come i giorni della settimana nella
lingua inglese ma anche in tutte le altre lingue germaniche:
martedì < lat. Martis dies 🡪 Tuesday < ags. *Tiwas dæg (Tiw = Tyr giorno di Tyr)

mercoledì < lat. Mercurii dies 🡪 Wednesday < ags. Wodens dæg (il giorno di Odino)

giovedì < lat. Iovis dies 🡪 Thursday < ags. Thors dæg (il giorno di Thor)

venerdì < lat. Veneris dies 🡪 Friday < ags. *Friggs dæg (il giorno di Frigg)

(si saltano il lunedì perché non fa riferimento a nessuna divinità, sabato perché fa
riferimento a Saturno che è una divinità romana e non germanica e domenica)

Le principali e più recenti fonti per la religione delle popolazioni germaniche sono: (relative
alla letteratura scandinava)
● Adamo da Brema, Gesta Hammaburgensis Ecclesiae Pontificum (1070) testo
storico scritto in latino
● Saxo Grammaticus, Gesta Danorum (1185) testo storico scritto in latino
● Edda poetica, raccolta di poesie di vario contenuto che raccoglie elementi di tipo
mitologico
● Snorri Sturluson, Edda in prosa (1220) e Ynglinga Saga (1225) raccolta di poesie
in prosa, un trattato sulla poetica di corte nell’area scandinava. La Ynglinga Saga fa
riferimento alle origini delle popolazioni scandinave, di alcune famiglie.
● Formule magiche in varie lingue germaniche, molto più antiche, non fanno
riferimento solamente all’antico nordico ma a tutte le lingue germaniche

LA COSMOLOGIA (SECONDO I MITI NORDICI) ! IMPORTANTE

Secondo la mitologia nordica, il mondo si crea dal


nulla cosmico (Ginnungagap) e la materia si
concentra in punto che poi si sdoppia in Niflheimr
(terra del freddo, a nord) e Muspellsheimr (terra
del fuoco, a sud). L’incontro tra freddo e caldo
genera il gigante Ymir e la mucca Auðumla. Dal
ghiaccio salato di cui si nutre Auðumla nasce Buri
(un’entità) che genera a sua volta Borr.
Quest’ultimo si unisce con la gigantessa Bestla e
genera 3 fratelli: Odino, Vili e Vé. I tre fratelli
uccidono Ymir e le varie parti del suo corpo
formano il mondo. Dalle sue sopracciglia nasce
Miðgarðr, la ‘terra di mezzo’ (abitata dagli umani)
che si trova tra Ásgarðr (terra degli dei) e
Niflheimr. L’universo è retto dal frassino Yggdrásill.

Sotto ci sono gli inferi ed è il luogo dove generalmente ci sono i morti, in particolare c’è Hel
che sarà la custode del mondo dei morti, figlia di Loki. Il Bifrost è il ponte che collega il
mondo terreno al mondo degli dei e Miðgarðr è circondato da un enorme serpente cosmico
che fa da guardia chiamato Jormingard.

Asgard è divisa principalmente in 3 parti:

1. Il regno degli Asi, Asgard


2. Parte abitata dai Vani, Vanaheim
3. Il regno degli elfi, Alfheim
LE DIVINITÀ
Gli dèi del pantheon germanico:

● Asi: Odino, Frigg, Thor, Tyr, Heimdall, Loki (accolto tra gli Asi), etc. Vivono in Ásgarð
e sono associati alla guerra e alla sovranità. Fanno riferimento a una società
nomade bellicosa.
● Vani: Njörðr, Freyr, Freyja, etc. Vivono in Vanaheim e sono associati alla magia e
alla fecondità, più antichi rispetto agli Asi. Fanno riferimento a una fase della società
più legata all'agricoltura.

ODINO
E’ considerato il padre degli dèi e di tutta l’umanità (chiamato anche Allafaðir, padre di
tutti). Signore della magia e della conoscenza, si è autosacrificato impiccandosi su
Yggdrasil (frassino) per tre giorni per acquisire la capacità magica e la conoscenza delle
rune. Ha ottenuto una grande saggezza dopo aver bevuto un sorso dalla fonte custodita dal
gigante Mimir, custode della conoscenza in cambio di un occhio. Poiché ha sottratto dai
giganti il sacro idromele che rende poeta chi lo beve, parla sempre in versi.

La tradizione lo vuole vestito di un manto con cappuccio e con una folta barba; si aggira tra
l’umanità come un viandante misterioso che dispensa saggezza.

Dato che accoglie i guerrieri morti nella Valhalla, Odino è anche chiamato Valföðr («padre
dei morti in battaglia»). La sua connessione con l’aspetto militare è evidente anche nel suo
rapporto con lupi e corvi. Sarà divorato dal lupo Fenrir nel Ragnarök.

FRIGG
Sposa di Odino, condivide con lui la regalità sugli dèi e sugli umani. Di lei non si sa molto,
ma assai nota è la sua costante infedeltà al marito.

isl. Friggjarstjarna (stella di Frigg), pianeta Venere, Friday= giorno di Venere, in accordo con
la interpretatio romana.

THOR
E’ uno degli dèi più amati e venerati nel pantheon germanico, tanto che agli inizi fu lui ad
essere opposto tenacemente al «bianco Cristo», Gesù. E’ il principe degli Asi e per questo
è anche chiamato Ásaþórr.

Figlio di Odino, possiede il martello Mjöllnir, simbolo usato per rappresentare il Dio Thor
prodotto dai Nani; per usarlo deve indossare dei guanti di ferro. Ha anche una cintura della
forza, che raddoppia la sua potenza divina. E’ il dio del tuono, come è chiaro anche dalla
interpretatio romana. Thor è l’arcinemico di Loki, che punisce e imprigiona in nome degli
dèi. Thor si riscontra ancora nelle lingue germaniche:

sved. thoråk (‘Thor va sul carro’), 🡪 «tuono»

norv. toredønn (‘fracasso di Thor’), 🡪 «tuono»

Thor è l’arcinemico di Loki, che punisce e imprigiona in nome degli dèi.

TYR
Secondo l’interpretatio romana equivale a un Dio romano ovvero Marte; Dies Martis nelle
lingue germaniche equivale a Tuesday, il giorno di Tyr. Figlio di Odino, è il dio che presiede
all’assemblea. Sul vallo di Adriano, terrapieno che serviva a delimitare la zona occupata dai
romani rispetto alla zona settentrionale dei Britannici (Inghilterra) sono state trovate due
iscrizioni dedicate a Mars Thingsus (‘dio dell’assemblea’). Il parlamento islandese si chiama
Thing e va a identificare un’assemblea di uomini liberi, appartenenti alla pseudo classe
sociale più alta cioè sacerdoti, legislatori e guerrieri che prendevano decisioni all’interno di
un contesto sociale germanico.

● nord. þing, ‘assemblea’

Oltre a Thing abbiamo altri riscontri lessicali che ci riportano a questa caratteristica:

● dan. Tislund, ‘bosco di Tyr’, luogo dove si teneva l’assemblea

Questo Dio aveva un’altra funzione ovvero riesce ad incatenare con l’astuzia il lupo Fenrir
(uno dei figli di Loki) che devastava il mondo, ma a costo della sua mano destra. Alla fine
del mondo riuscirà a liberarsi e farà fare a Odino una brutta fine. Quindi la funzione di Tyr
fino alla fine del mondo ha un’importanza alta perché non permetterà al lupo fino al giorno
del giudizio di distruggere il mondo.

HEIMDALL
Figlio di Odino, è il guardiano degli dèi e di Ásgarð. Ha una vista ed un udito finissimi. Abita
nei pressi dell’arcobaleno Bifröst, il ponte che collega il mondo terreno a quello divino.

Conosce con esattezza il momento in cui avrà inizio la fine del mondo. Solo allora soffierà
nel corno Gjallarhorn, il cui suono si sente in tutti i mondi.

LOKI
Sebbene appartenga agli Asi, Loki è una figura controversa e ambivalente. Figlio adottivo
di Odino quindi non appartiene effettivamente alla dinastia degli Asi ma fonti mitologiche
fanno riferimento a una sua origine gigante, giganti del ghiaccio che vengono visti come
delle creature malvagie. Quindi questa origine malvagia di nascita ma divina d’adozione
porta a questa sua natura mista. Soccorre gli dèi in momenti di pericolo ma è anche il
nemico dell’ordine cosmico. Sarà lui a guidare le forze del male alla fine del mondo. Per la
sua natura, Loki non risulta oggetto di culto.

Ha quattro figli:

1. Hel, la custode del mondo infero; i morti in battaglia vanno nella Valhalla quindi qui
troviamo tutti gli altri
2. Fenrir, il lupo cosmico che viene imprigionato da Tyr e che ucciderà Odino alla fine
del mondo;
3. il serpente che avvolge Miðgarð;
4. Sleipnir, il destriero di Odino.

NIÖRÐR
Dio di spicco della famiglia dei Vani. Dopo la battaglia con gli Asi, fu mandato in ostaggio
(prigionieri di un certo rilievo che vengono trattati molto bene) presso di loro. Secondo
alcune leggende toccherà a lui succedere al trono di Odino dopo la morte di quest’ultimo.
Padre di Freyr e Freyja, è la divinità dei mari. Tuttavia, Tacito sembra riferirsi proprio a lui
quando accenna alla venerazione della dea Nerthus, patrona della fecondità.

FREYR
Dio della fecondità, governa la pioggia, lo splendore del sole e la ricchezza della terra. Era
un dio molto venerato. Adamo di Brema riferisce di un tempio ad Uppsala dove Freyr
(chiamato Fricco) veniva adorato insieme a Odino e Thor.

FREYJA

Secondo la leggenda, fu accolta tra gli Asi perché fu la prima a insegnare loro la magia. La
sua propensione alla magia è evidenziata anche dal carro su cui viaggia, trainato da gatti
(gli animali magici per antonomasia). A lei spetta la metà dei caduti in battaglia (l’altra metà,
invece, è di Odino). Condivide con Odino la Valhalla.

Molto venerata, è patrona della fertilità e dell’amore carnale.

RAGNAROK
I romantici e soprattutto Wagner riportano la traduzione come “crepuscolo degli dei”, che
oggi crediamo essere una interpretazione parzialmente corretta. Oggi gli studiosi sono
molto più tendenti verso una traduzione come fato/destino ultimo degli dei, questa idea
infatti sarebbe più corretta per capire davvero cos’è questo ragnarok.

Il Ragnarok non è la fine di tutto, ma è solo il concludersi di una storia, infatti alla fine c’è
proprio scritto che nel mondo le persone rinasceranno e torneranno a popolare la terra e
che ci saranno nuovi dei, ma anche nuove forze del male. Poi, così come è avvenuto una
volta, il ragnarok tornerà.
TESTO RAGNAROK MOODLE

Questo racconto è il risultato di un riassunto di tutte le fonti prese in considerazione, dove il


maggiore è “la profezia della veggente”. Abbiamo moltissimi simboli di sventura, anche
basate su eventi naturali (come le eclissi). Vediamo, forse per interpretatio cristiana, una
separazione tra giusti/buoni e cattivi.

Dopo la fine del mondo ci sarà una nuova era, dove la terra ritornerà al suo prestigio. Gli
dei sopravvissuti si raduneranno dove era Asgard. Abbiamo anche fatto riferimento ad una
versione di Adamo ed Eva che avrebbe ripopolato la terra, Lift e LIfthrasir. (il sole anche
rinascerà, ma sia prima che dopo sarebbe stata una dea femminile per una ragione legata
alla latitudine, oltre che grammaticale: la patria germanica è la zona nordica, dove abbiamo
le giornate che durano poco e con poco calore prodotto, mentre la luna è molto più visibile
e più forte, quindi per questo è stato assegnato questo ruolo femminile e maschile, secondo
antropologi). Nel nuovo mondo è già presente una minaccia di fine. Potremmo interpretare
che questo è il primo ciclo. Odino viene anche visto come guerriero, dato solamente alla
fine nella battaglia finale. Era sempre visto come viandante che dispensa saggezza.

LE RUNE
Le rune sono una forma di scrittura pseudo-alfabetica (perché le scritture alfabetiche danno
un valore fonetico-fonologico e tematico ai caratteri ovvero ogni carattere esprime un
suono), di tipo prevalentemente epigrafico (scrittura su pietra, ossa, tavolette di legno),
usata per redigere testi molto brevi:
● preghiere, invocazioni
● note di proprietà (o di produzione) di oggetti
● antroponimi (nomi di persona)
Il loro uso scomparirà con l’introduzione del Cristianesimo tranne in Scandinavia, dove
sopravvivrà fino al XIII sec che è stata molto più resistente alla conversione al
Cristianesimo.

Non sono in forma alfabetica e non viene chiamato alfabeto ma prende il nome dalle prime
6 rune presenti in questo pseudo alfabeto FUTHARK. Questo pseudo alfabeto subisce dei
cambiamenti quando i germani si dividono dalla cerchia nordica e cominciano a sviluppare
delle lingue vere e proprie con delle caratteristiche che vengono rappresentate in queste
rune.
Abbiamo dei segni che esprimono un aspetto fonetico fonologico quanto un aspetto
simbolico, ogni runa ha un significato: l’usanza di collegare dei significati a un disegno
grafico è una cosa comune nell’umanità.
La ‘F’ è associata alla ricchezza FEHU; la THORN (spina in inglese) ha vari significati da
come è espressa dal punto di vista grafico; la ‘A’ ANSUZ indica la divinità, gli Asi. Le rune
presentano elementi prevalentemente spigolosi perché nel momento dell’incisione è difficile
produrre degli elementi arrotondati.
Gli studiosi hanno ipotizzato delle influenze molto forti nelle scritture latine e greche.
Il carattere di sacralità delle rune è comprovato da alcuni importanti fattori, tra cui:
1) etimologia: run, runa è un termine presente in tutte le lingue germaniche che
significa «segreto, mistero, sussurro», utilizzato specialmente in un ambito
rituale-religioso
2) sono elementi preesistenti a Odino e di cui lui è il più grande conoscitore
3) il loro contesto d’uso (invocazioni)
IL CORNO DI GALLEHUS

Corno d’oro, risalente al 400 circa è una dei primi reperti archeologici recanti un’iscrizione
runica e fa parte di una fase che noi collochiamo nel germanico. Rinvenuto nel 1734, nel
1802 fu trafugato e fuso per recuperare il metallo prezioso. Fortunatamente ci restano varie
riproduzioni, che registrano la presenza di un’iscrizione runica.
Una delle funzioni dei corni era quello di strumento musicale di battaglia ma in realtà il
corno era chiuso impedendo la fuoriuscita dell’aria e veniva usato come bicchiere da cui
bere nelle occasioni più importanti come rituali da sacerdoti, guerrieri e venivano chiamati
POTORI (=da cui si beve.
Nella parte più alta ci sono guerrieri, animali, il sole mentre sopra c’è una scrittura che è
una delle prime attestazioni di scrittura runica:

Ek HlewagastiR HoltijaR horna tawido


«Io Hlewagastir di Holti feci il corno»

Scriptio Continua: il significato delle frasi non veniva attribuito dalla spaziatura delle parole
(anche in latino) e questo veniva effettuato per risparmiare spazio sulla pietra, ossa. Veniva
utilizzato anche nel Medioevo quando il materiale scrittorio era molto costoso come la
pergamena e i copisti tendevano a scrivere senza spaziature e con abbreviazioni delle
parole.

La runa per «s» è indicata con <R> per un fenomeno fonetico tipico del germanico
settentrionale conosciuto come ROTACISMO, in ambito sonoro, abbiamo una sibilante che
tende a trasformarsi in R

LE RUNE ANGLOSASSONI
Le rune anglosassoni sono meno rispetto alle rune antiche. Alcuni caratteri vengono
cambiati e il nome di questa serie alfabetica non è più FUTHARK poiché per il fenomeno
dell’OSCURAMENTO la A diventa O e alla fine non abbiamo più una velare K ma una
affricata CHE quindi FUTARCH.
IL COFANETTO FRANKS (VIII SEC.)

È una delle testimonianze


più interessanti ed è un
manufatto che è più tardo di
4 secoli del corno. È stato
ritrovato in una cittadina
francese Auzon e questo
testimonia che in quegli
anni ci fosse un grande
movimento di persone,
culture e cose tra
anglosassoni e Franchi. Il
corpo del manufatto è conservato al British Museum e il coperchio è conservato a Firenze;
si tratta di un cofanetto con incisioni di tipo runico e pittorico. La parte iconografica è
suddivisa in 2: la parte a destra ha a che fare con un tema cristiano ovvero i Magi in visita a
Gesù, a sinistra invece la storia del fabbro Weland (presente nella letteratura anglosassone
– Beowulf e Dehor – e in quella islandese – Völsunga Saga). Al servizio del re Niðhad,
quest’ultimo lo fa imprigionare per averlo con sé per sempre. Weland Si vendica uccidendo
i due figli maschi del re e, fabbricate due coppe con i loro teschi, facendo bere Niðad da
essi. Oltre a ciò, violenta la figlia di quest’ultimo. Fugge dalla sua prigione fabbricando ali di
uccello che gli permettono di volare.

Questo manufatto è molto importante perché testimonia la persistenza di determinati


contenuti che fanno riferimento a eventi pagani in un periodo totalmente cristiano ma che
devono essere messi insieme a elementi cristiano per non finire all’inferno. Abbiamo un
senso di lettura che segue la cornice del cofanetto
1. ᚠᛁᛋᚳᚠᛚᚩᛞᚢᚪᚻᚩᚠᚩᚾᚠᛖᚱᚷ (alto) (i due punti servono a distinguere due parole)
2. ᛖᚾᛒᛖᚱᛁᚷ (destra)
3. ᚹᚪᚱᚦᚷᚪ᛬ᛋᚱᛁᚳᚷᚱᚩᚱᚾᚦᚫᚱᚻᛖᚩᚾᚷᚱᛖᚢᛏᚷᛁᛋᚹᚩᛗ (basso)
4. ᚻᚱᚩᚾᚫᛋᛒᚪᚾ (sinistra)

1. FISC FLODU AHOF ON FERG (alto)


Fish flood (il pesce a causa della marea) ahof sbattere, on preposizione, ferg alti
(scogli)
2. ENBERIG (destra)
Scogli
3. WARÞ GA:SRIC GRORN ÞÆR HE ON GREUT GISWOM (basso)
Divenne GASRIC il mostro, afflitto GRORN, ON GREUT greto di un fiume, spiaggia
GISWOM nuotò.
Il mostro divenne afflitto non appena egli nuotò fino alla spiaggia
4. HRONÆSBAN (sinistra)
Parola composta: HRONE ESBAN 🡪 BAN: OSSO DI HRONE: BALENA 🡪 OSSO DI
BALENA

Fisc flodu ahof on fergenberig

ALLITTERAZIONE: la ripetizione dello stesso suono consonantico o vocalico a inizio


parola. La comparsa della allitterazione è strettamente legata alla rizotonia che causa una
scomparsa della rima, per cui l’artificio metrico utilizzato è proprio quello dell’allitterazione
cioè spostarsi verso l’inizio della parola (non è un artificio usato esclusivamente dalle
popolazioni germaniche). Se un elemento allittera come questo runico ᚠ (che vuol dire
ricchezza) avrà un significato importante.

warþ gasric grorn, þær he on greut giswom

ᚷ(g): vuol dire dono, regalo.

Da un punto di vista simbolico interpretando l’artificio dell’allitterazione le rune ci danno un


senso di questo artefatto ovvero che viene dato in regalo e che contiene ricchezze.

I RAPPORTI TRA GERMANI E ROMA

CESARE VS ARIOSTO
9 agosto del 378 è lo spartiacque tra Germani e Romani. Questo rapporto tra queste due
popolazioni è molto lungo e caratterizzato da vicende alterne. Approfittando del declino
dell’egemonia celtica nell’Europa continentale, gruppi eterogenei a guida germanica
cercarono di impossessarsi dei territori che erano sotto il controllo dell’Impero Romano. Ma
cercarono anche di instaurare dei rapporti pacifici con i Romani ai quali andava bene in
cambio di soldati (data la fisionomia dei Germani) e agricoltori e in cambio civiltà da parte
dei Romani. Quindi questo periodo non era caratterizzato solo da guerre ma anche da pace
e accordi.

Ariovisto, capo militare di una compagine mista germano-celtica, intorno al 70 a.C.


conquista parte della Gallia.
Giulio Cesare, proconsole delle Gallie, interviene militarmente. Nel 58 a.C.sconfigge
l’esercito di Ariovisto e massacra guerrieri e famiglie. Ariovisto, ferito gravemente, fugge e
sparisce dalla storia.

Spedizioni successive a guida imperiale sottomisero le varie tribù germaniche, essendo


nomadi e guerriere davano problemi, (Batavi, Frisi, Cheruschi, Bructeri, Semnoni,
Longobardi, ecc.) al controllo romano. Alcuni capi germanici furono inseriti nel tessuto
sociale, culturale e politico romano al fine di attuare una forma di controllo indiretta sulle
popolazioni ai confini, ma talvolta la cosa non fu efficace.

Maraboduus, rex dei Marcomanni (uomini del confine), cresciuto come ostaggio a Roma e
cittadino romano, guida un esercito intertribale contro l’impero, senza successo.

Arminio, principe cherusco e ufficiale romano, tradisce Roma e nel 9 d.C. organizza un
agguato alle legioni di stanza in Germania (guidate da Varo, console) nella foresta di
Teutoburgo. Fu il peggiore disastro militare della storia dell’Impero Romano (Tacito,
Annales, 2.88).

Il legame sempre più stretto tra Roma e le popolazioni germaniche fece sì che quest’ultime
entrassero gradualmente nel sistema economico e militare dell’impero, soprattutto sotto
Marco Aurelio e Commodo (II sec.).

● Scambi commerciali, manodopera per i grandi latifondisti


● Soldati per l’esercito

L’impero ormai era divenuto un’attrattiva di benessere e di una vita più facile. Sempre di più
le popolazioni germaniche sembrano voler entrare all’interno dell’impero germanico. Non
sono solo i Germani a spingere per entrare ma anche dall’est cominciano a spingere
popolazioni come gli Unni, ma tra i Romani e gli Unni che vengono dalle steppe dell’Asia in
mezzo si trovano i Germani, che avendo rinunciato alla vita da soldati e sempre di più
abituati al comfort dell’Impero vedono queste popolazioni come una minaccia. Quindi
spingono per entrare nell’impero pacificamente (soprattutto i Goti), ma Roma essendo
molto organizzata non può farli entrare tutti.

Le varie etnie germaniche si coalizzano in gruppi più ampi, che si consolidano e


formeranno la base delle popolazioni che conosciamo (Longobardi, Goti, Franchi, Angli,
Sassoni, ecc.).

L’avanzata degli Unni guidati da Attila alla fine del III sec. spinse le tribù gotiche (Ostrogoti
e Visigoti) verso il limes romano.

● 9 agosto 378, Battaglia di Adrianopoli: i Visigoti, capeggiati da Fritigerno,


sconfiggono le legioni romane. Lo stesso imperatore Valente muore nello scontro.
● 24 agosto 410, Sacco di Roma: i Visigoti di Alarico, in contrasto con Stilicone
(tutore vandalo di Onorio per l’impero d’Occidente), entra in Roma per rivendicare i
diritti del suo popolo.

DAL GERMANICO ALLE LINGUE GERMANICHE

Come visto, nei primi secoli a.C., gruppi distinti di popoli germanici si spostarono dalla
‘cerchia nordica’ verso sud, occupando la parte occidentale dell’odierna Germania.
Altri fenomeni intervenuti in epoche successive al protogermanico che caratterizzano
praticamente tutte le lingue germaniche derivano da mutazioni interne al germanico e sono
perlopiù di tipo combinatorio: si realizzano cioè in determinate condizione fonetiche.

Contrariamente alla legge di Verner, questi mutamenti sono intervenuti dopo il fissarsi
dell’accento sulla sillaba radicale; le sillabe che si trovano alla fine della parola si
indeboliscono e spariscono progressivamente, ma lasciano una traccia della loro esistenza
nella struttura fonetica della parola nella sua realizzazione nelle lingue germaniche.

Le teorie viste in precedenza (l’albero genealogico, la teoria delle isoglosse e del sostrato)
contribuiscono a creare un’ipotesi di ricostruzione dell’evoluzione della lingua germanica a
partire della protolingua comune.

La teoria dell’albero genealogico di Schleicher ha il vantaggio di essere molto lineare e


chiara, ma non riesce a spiegare questi tratti comuni, che sono spiegabili attraverso
fenomeni di contatto tra le popolazioni parlanti queste varietà in vari stadi della loro
evoluzione linguistica.

LE ISOGLOSSE DELLE LINGUE GERMANICHE

Alcuni insiemi raggruppano determinate lingue e ne escludono altre. C’è un’isoglossa che
accumuna l’antico nordico con il gotico e un ‘altra con l’antico alto tedesco con il gotico; è
una codificazione grafica dei rapporti di parentela tra le varie lingue germaniche che gli
studiosi sono riusciti a identificare.

● Isoglosse goto-nordiche: rappresenterebbero tratti fonetici e morfologici che


risalgono ad un’epoca in cui i Goti erano in contatto linguistico con le popolazioni
nordiche, prima di migrare verso l’Europa orientale.
● Isoglosse gotico – antico alto-tedesche: in periodo successivo all’isoglossa
goto-nordica si suppone che i Goti siano entrati in contatto con le popolazioni che
parlavano un germanico che si sarebbe perfezionato nell’antico alto tedesco
● Isoglosse del germanico settentrionale e occidentale
● Isoglosse del germanico occidentale
● Isoglosse del Mare del Nord o ‘ingevoni’: sono quelle più rilevanti nel nostro caso
poiché riguardano l’inglese antico.
IL VOCALISMO

il triangolo vocalico:

INNALZAMENTO VOCALICO

Interessa la vocale palatale /e/ in sillaba radicale, che dà esito /i/ se è seguita da nasale +
consonante o da vocale o semivocale palatale alta /i, j/ nella sillaba successiva.

Fonetica combinatoria: data dall’influenza degli elementi fonetici-fonologici che compaiono


dopo la sillaba radicale che contiene l’accento e che comporta cambiamenti nella pronuncia
(come nel caso dell’innalzamento vocalico)
ESEMPIO

ie. SENGWH-
germ. *sengw- (> *singw-) > ags. singan, aat. singan ‘cantare’

ie. EST lat. est


germ. *est(i) > (> *ist(i)) > ags. is, aat. ist ‘è’

ie. SED- lat. sedere


germ. *setjan(an) (> germ. *sitjan(an)) > ags. sittan, aat. sizzen (la fricativa sorda è esito
della IImutazione consonantica) ‘sedere’

ABBASSAMENTO VOCALICO

Le vocali alte /i, u/ ed il dittongo /eu/ subiscono l’abbassamento vocalico (rispettivamente,


/e, o, io/) se nella sillaba seguente vi è una vocale bassa o media /a, o/, a patto che non sia
in corrispondenza di un nesso nasale + consonante (condizione per l’innalzamento).
ESEMPIO

ie UIROS lat. vir


germ. *wiraz > (>*weraz) > ags. wer, aat. wer ‘uomo’

ie. DHUKTER
germ. *duhtar > (>*dohtar) > ags. dohtor, aat. tohter ‘sorella’

ie. TEUTA ̄ ́
germ. *þeuđa > (>* þiođa) ags. þeod (germ *eu > ags. /eo/ sempre), aat. diot (la dentale
sonora è esito della II mutazione consonantica) ‘popolo’
ALLUNGAMENTO VOCALICO

Se una vocale breve è seguita da nasale /n/+fricativa sorda velare /x/, la nasale cade e la
vocale si allunga.
ESEMPIO

ie. TONG-
germ. *þankiðon (dove <k> esprime fricat. vel. sorda) (inf. *þankjanan) > ags. þohte, aat.
Dahta ‘pensai’
Questo fenomento si può rintracciare nel passato di alcuni verbi moderni. Considerando
l’esempio sopra, ingl. think > thought e ted. denken > dachte. Ciò non avviene negli altri
tempi verbali (infinito, presente) perché questi ultimi sono caratterizzati da una vocale
radicale lunga, la quale, se seguita da nasale+velare, non si allunga ulteriormente.

I FENOMENI FONETICI NELLE LINGUE GERMANICHE

La migrazione dei Germani dalla ‘cerchia nordica’ comporta, con il tempo, un


allontanamento
della lingua comune, con il conseguente sviluppo di tratti linguistici propri per ciascuna delle
varietà.
Ricordiamo che la teoria delle onde di Schleicher postula l’esistenza di contatti tra le lingue
germaniche durante la diaspora; probabilmente è per questo motivo che le isoglosse che
sono comuni solo ad alcune delle lingue germaniche e non a tutte.
Considereremo i fenomeni più rilevanti nello sviluppo della lingua inglese:

• metafonia palatale
• frattura (frangimento)
• palatalizzazione delle velari

Più quello caratterizzante la lingua tedesca:


• II mutazione consonantica

METAFONIA PALATALE

Per ‘metafonia’ intendiamo un fenomeno fonetico di tipo combinatorio per cui la vocale
radicale assume alcuni tratti caratteristici della vocale che si trova nella sillaba successiva.
Anche la metafonia è effetto dell’indebolimento progressivo delle sillabe non accentate, che
però lasciano effetti su quella radicale.

A seguito della metafonia palatale le vocali posteriori /u, o, a/ sia brevi che lunghe e alcuni
dittonghi in sillaba radicale hanno modificato la pronuncia assumendo il tratto palatale di /i,
j/ presenti nella sillaba seguente. In pratica, le vocali si avvicinano alla pronuncia della
vocale palatale corrispondente nel triangolo vocalico.

Questo fenomeno è particolarmente interessante perché trova la sua piena realizzazione


nell’anglosassone e ha ricadute anche sull’inglese moderno. Gli esiti principali sono:

● /a/ > /e/

germ. *þankjan(an) > ags. þencean, aat. denken ‘pensare’


● /o:/ > /e:/

germ. *fōt > ags. fōt > ingl. foot ‘piede’


ma germ. *fōt-iz > ags. fēt > ingl. feet ‘piedi’

● /u/ > /y/ > /i/

germ. *mus > ags. mus > ingl. mouse ‘topo’


ma germ *mus-iz > ags. mys > ingl. mice ‘topi’

FRATTURA (FRANGIMENTO)

Questa isoglossa interessa solamente l’anglosassone e l’antico islandese, peraltro con esiti
diversi.

Questo fenomeno comporta una ‘rottura’ dell’articolazione della vocale radicale per effetto
di suoni vocalici o consonantici presenti nella sillaba seguente.

Le vocali palatali /æ (< germ. *ē1), e, i/ subiscono frattura se seguono liquida /l,
r/+consonante o la fricativa velare sorda /x/. Il risultato è una sorta di dittongazione.

● /æ/ > <ea>


germ. *naht- > ags. neaht vs. aat. Nacht (non avviene la frattura nell’aat)

● /e/ > <eo> (1)


germ. *sterno > ags. steorra vs. aa. Sterno

● /e/ > <eo> (2)


germ. *fehu > ags. feoh [< ie. PEKU- > lat. pecunia]

PALATALIZZAZIONE DELLE VELARI

È un’isoglossa che caratterizza l’anglosassone e l’antico frisone. Noi ci concentreremo


sull’anglosassone. In seguito a questo fenomeno nasce una serie di palatali che non sono
presenti nelle altre lingue germaniche.

Le occlusive velari /k/ e /g/ si palatalizzano dando esito, rispettivamente, /t∫/ e /j/ se si
trovano davanti (e più raramente dopo) vocale palatale /e, i/ o dopo semivocale palatale /j/.
Questo fenomeno coinvolge anche il nesso /sk/.

● /k/ > /t∫/


gr. kyrikón > ags. Cirice

● /g/ > /j/


germ. *dagiz > ags. dæg > ingl. Day

● /g:/ > /dʒ/


germ. *agjo > ags. ecg > ingl. Edge

● /sk/ > /∫/


germ *skip- > ags. scip > ingl. Ship
II MUTAZIONE CONSONANTICA

Questa è un’isoglossa che caratterizza unicamente l’antico alto-tedesco (parlato nella zona
meridionale dell’attuale Germania). Differentemente dagli altri fenomeni, non è un
fenomeno di fonetica combinatoria, quindi, non occorre in determinate situazioni ma
sempre perché è una legge fonetica.

Questo fenomeno giustifica la differenza a livello fonetico che sussiste tutt’oggi tra inglese e
tedesco:

ingl. water ted. Wasser


ingl. daughter ted. Tochter
ingl. apple ted. Apfel
Secondo la critica tradizionale questo
fenomeno si sarebbe attestato intorno
al VII-VIII sec., ma Theo Vennemann
ha recentemente cercato di confutare
questa posizione (teoria della
biforcazione).

La linea di Benrath divide


trasversalmente la Germania dove
non vengono più utilizzate tutte
queste isoglosse distingue
l’alto-tedesco (sud) dove la II
mutazione consonantica ha avuto più
effetto dal basso-tedesco (nord) dove
la II mutazione consonantica è stata un po’ persa ma non scomparsa.

La zona alto-tedesca contiene il ‘tedesco superiore’ (alemanno e bavarese) dove tutte le


isoglosse della II MUT.CONS. si sono realizzati rispetto ai dialetti centrali (francone).

I ISOGLOSSA
Gli studiosi non sono molto concordi sulla distinzione delle isoglosse. È meglio parlare di
due isoglosse invece che 3:

germ. occlusive sorde > fricative sorde se all’interno di parola o alla fine dopo vocale

*/p/ /f/
*/t/ /s/ <z> o <z>
*/k/ /x/ <h> o <ch>
ESEMPIO
I ISOGLOSSA (B)
(B) perché ha una realizzazione diversa dato un contesto diverso e riguardante la posizione
de fonemi all’interno della parola; non è fonetica combinatoria perché non riguarda la
presenza di altri elementi.
germ. occlusive sorde > affricate se in posizione iniziale o dopo consonante, o quando geminate

*/p/ /pf/

*/t/ /ts/ <z> o <tz>

*/k/ /kx/ <ch> o <cch>


ESEMPIO

ags. æppel aat. apful ‘mela’


germ. *tehun > ags. tien > ingl. ten aat. zehan > ted. zehn ‘dieci’
germ. *hert- > ags. heorte > ingl. heart aat. herza > ted. Hertz ‘cuore’

II ISOGLOSSA
germ. occlusive sonore > occlusive sorde

*/b/ /p/

*/d/ /t/

*/g/ /k/ <k>, <c> o <ck>


ESEMPIO
germ. *dohtor > ags. dohtor > ingl. daughter aat. tohter > ted. Tochter ‘figlia’
germ. *fadar > ags. fæder > ing. father aat. fatar > ted. Vater ‘padre’

DAI “GERMANI” ALLE POPOLAZIONI GERMANICHE

Come visto, nei primi secoli a.C., gruppi distinti di popoli germanici si spostarono dalla
‘cerchia nordica’ verso sud, occupando la parte occidentale dell’odierna Germania.
Secondo la tassonomia tradizionale, le popolazioni germaniche vengono distinte in 3 gruppi
principali: i Germani orientali, i Germani settentrionali e i Germani occidentali.

Le maggiori fonti per la conoscenza delle popolazioni germaniche sono:


● Jordanes (Giordane), Storia dei Goti (Getica) (VI sec. d.C.)
● Paolo Diacono, Storia dei Longobardi (VIII sec. d.C.)
● Beda, Historia ecclesiastica gentis Anglorum (VIII sec. d.C.)
● Gregorio di Tours, Storia dei Franchi (VI sec. d.C.)

Ne esistono anche altre, inserite in storiografie miscellanee.


GERMANI ORIENTALI

● Burgundi
● Vandali 🡪 il loro spostamento si è esteso fino alla Spagna e al sud fino all’Africa
settentrionale
● Gepidi
● Goti (Visigoti e Ostrogoti) 🡪 GOTICO lingua di cui si hanno le attestazioni più
antiche poiché hanno sviluppato una forma scrittoria che ci ha permesso di capire la
loro lingua.
GERMANI SETTTENTRIONALI

● Norvegesi
● Danesi
● Svedesi
GERMANI OCCIDENTALI

● Franchi (‘Germani del Reno-Weser’)


● Frisoni, Angli, Sassoni, Iuti, Sassoni (‘Germani del Mare del Nord’)
🡪 Anglosassoni (Angli, Sassoni, Iuti)
● Alamanni, Bavaresi, Longobardi (‘Germani dell’Elba’)
I REGNI ROMANO-GERMANICI (VI SEC.)

Queste popolazioni sono scese a compromessi con Roma infatti certe volte queste
popolazioni germaniche si sono stabilite in territori dell’Impero romano d’Occidente grazie
all’appoggio di Roma e della Chiesa che stava cominciando ad avere un ruolo importante
nella religione cristiana.

Queste entità politiche costituiscono


l’ambrione di quelli che diventeranno i
grandi regni europei del Medioevo. In
quest’epoca il rapporto con l’Impero
Romano (d’Oriente) era ancora
strettissimo ma piuttosto controverso,
tanto che non mancarono gli scontri
armati.

ESEMPIO: le guerre greco -gotiche

Le cosiddette «invasioni barbariche» non hanno determinato la cancellazione del


patrimonio classico. Al contrario, nei regni germanici fiorirono programmi culturali volti a far
proprio il sapere degli antichi, con la mediazione della Chiesa. Questa
identità culturale tramandata dalla Chiesa di Roma consiste:

● Imitazione del sistema burocratico e legislativo imperiale per l’amministrazione del


regno
● Conversione al Cristianesimo, importante da un punto di vista culturale perché si
configura come la “religione del libro”, si basa sulla Bibbia, bisogna avere qualcuno
che sappia scrivere e leggere e tradurre la Bibbia per poter essere cristiano 🡪
alfabetizzazione dei popoli germanici

L’EREDITÀ CULTURALE DI ROMA

Le cosiddette «invasioni barbariche» non hanno determinato la cancellazione del


patrimonio classico. Al contrario, nei regni germanici fiorirono programmi culturali volti a far
proprio il sapere degli antichi, con la mediazione della Chiesa.

● Imitazione del sistema burocratico e legislativo imperiale per l’amministrazione del


regno
● Conversione al Cristianesimo, la «religione del libro»

Alfabetizzazione dei popoli germanici:

ovvero imparare l’alfabeto latino che servirà alla propagazione della parola di Cristo,
redigere leggi e alla messa per iscritto del patrimonio germanico.

La Chiesa (depositaria della parola di Cristo come trasmessa dalla Bibbia) detiene il
monopolio del sapere e si propone come canale preferenziale per la diffusione del sapere
nell’Europa altomedievale (cristiana, romana, greca). È grazie alla Chiesa e all’opera di
trasmissione testuale portata avanti dai monaci che buona parte della conoscenza classica
sono arrivati fino a noi. Il Medioevo è un’epoca di grande cambiamento, non oscura.

L’eredità culturale di Roma si sviluppa tra le popolazioni germaniche in modi diversi a


seconda dei rapporti che queste popolazioni avevano con la Chiesa di Roma:

● Regni vandalici e gotici 🡪 l’eredità culturale di Roma è molto forte: erano i regni
principali che fanno capo ai Germani orientali e hanno un rapporto diretto con la
Chiesa di Roma.
● Regni settentrionali 🡪 la cultura viene importata dalle missioni monastiche: c’è un
riferimento anche al regno anglosassone, dove la cultura romana attraverso la
mediazione della chiesa non viene importata attraverso dei contatti ma attraverso le
missioni monastiche. Nel medioevo il vescovo della cristianità, ovvero il papa,
mandava nelle varie zone i missionari per fare opera di conversione e importare
cultura.

Quindi i regni germanici hanno contatti con Roma in due modi:

● Diretto
● Indiretto attraverso le missioni monastiche

Generi preferiti non prettamente religiosi che vengono trasmessi sono anche:
● Documentazione amministrativa e legislativa (codice legislativo che viene assorbito
dalle popolazioni germaniche)
● Origo gentis (origine delle genti): testi etnografici che mischiano l’aspetto storico e
l’aspetto mitologico, leggendario. Tipologia testuale che fa riferimento alla nascita di
una popolazione.
● testi agiografici (per favorire la conversione al Cristianesimo): vite dei santi utili per la
conversione al cristianesimo perché fornivano un esempio, utilizzate per cercare di
convincere a convertirsi.
● trattatistica su modello classico: importata nei monasteri e poi trascritta
successivamente.

ITALIA
Questi regni romano-germanici cominceranno a produrre figure intellettuali importanti:
Regno ostrogoto 🡪
● BOEZIO (VI sec.), console alla corte di Teoderico (re degli ostrogoti), scrive la De
consolatione Philosophiae quando era imprigionato in cattività, alla corte di
Teodorico. Diventerà uno dei testi cardine del medioevo europeo occidentale.
● CASSIODORO (VI sec.), ministro di quattro re gotici, è autore di numerosissime
epistole che diverranno modello di eloquenza.

Regno longobardo 🡪

● Papa Gregorio Magno (VII sec.), scrive la Regula (o Cura) pastoralis, un altro testo
cardine che è un manuale di portamento per tutti coloro che vogliono intraprendere
una carriera ecclesiastica.
SPAGNA VISIGOTICA

● Isidoro di Siviglia (VII sec.), autore delle Etymologiae (sintesi enciclopedica del
sapere del tempo), consigliere del re Sisebut, con cui collabora all’opera di
evangelizzazione del regno. Scrive anche una storia dei re goti, vandali e suebi.
FRANCIA MEROVINGIA (STIRPE)

● Venanzio Fortunato (VII sec.), vescovo di Poitiers, gode della protezione della
regina Radegunda, moglie di Clotario I e scrive numerose opere erudite.
● Gregorio di Tours (VI sec.), scrive una storia dei Franchi (Historiarum Libri X)

Queste storiografie mettono insieme elementi mitici o leggendari insieme ad elementi storici
realmente accaduti.
INGHILTERRA

Uno dei territori in cui la scrittura e la cultura di stampo romano sono arrivate attraverso i
missionari.

● Aldhelm (VIII sec.), scrive il Carmen de virginitate, opera in versi, educativa che
doveva essere trasmessa alle donne che volevano intraprendere la via monastica,
più opere di metrica e vari enigmi
● Wynfrith / Bonifacio (VIII sec.), evangelizzatore della Germania e fondatore di
conventi (tra cui Fulda), fu un proficuo autore di trattati, tra cui una Ars grammatica,
trattato sulla grammatica latina.
● Beda il venerabile (VIII sec.), citato anche da Dante nel Paradiso, fu un autore
prolifico. La sua opera maggiore è la Historia ecclesiastica gentis Anglorum,
storiografia da Giulio Cesare all’anno 731 della Britannia.

I GOTI: ETNOGENESI

Da Iordanes, De origine actibusque Getarum (551 d.C.):

I Goti, sotto il comando del re Berig, si spostano dalla Scandinavia alle coste baltiche della
Pomerania (tra le attuali Germania e Polonia) e poi, con il re Filimer, verso la Scizia
(odierna Ucraina). Da lì cacciano le streghe Haliurunnae, le quali, fuggite nelle steppe
orientali e accoppiatesi con spiriti malvagi, dato origine agli Unni. Quindi c’è una sorta di
ossessione nel bene e nel male dei Goti nei confronti degli Unni ed è proprio a causa di
questa cacciata degli Unni da parte dei Goti il motivo per cui gli unni si sarebbero rivoltati
per cacciarli dalle terre che appartenevano alle streghe inizialmente.

Iordanes narra di canti eroici e panegirici (composizione di tipo celebrativo) che celebrano
le gesta degli Amali, nobile stirpe da cui discenderà re Teoderico. Questa vanta legami con
gli A(n)ses (= Asi?).

I GOTI: ORIGINI E STANZIAMENTO

I Goti lasciano le coste baltiche alla fine del II sec. d.C. dirigendosi verso sud-est fino al Mar
Nero.Da qui i Goti si sarebbero suddivisi in Ostrogoti (= Goti dell’Est, parte Balcanica e
Italia) e Visigoti (= Goti dell’Ovest verso l’Iberia).

I VISIGOTI

IV-VIII sec.

● 378: battaglia di Adrianopoli sancisce l’entrata dei Visigoti in Italia;

Quando le popolazioni gotiche prima erano stanziate nel loro territorio ad est nel territorio
dei Goti Minores (Visigoti stanziati nell’attuale Bulgaria) inizia la conversione a
Cristianesimo ariano (forma di cristianesimo che non accettava la natura di Gesù in quanto
figlio di Dio e Dio egli stesso). Il vescovo Wulfila promuove per la prima volta in assoluto la
traduzione della Bibbia in gotico.

● 410: sacco di Roma per mano di Alarico (l’imperatore d’occidente Onorio,


supportato da Stilicone (vandalo), risiedeva a Ravenna).

Nel tentativo di scendere in Africa, Alarico muore in Calabria. I Visigoti risalgono la penisola
italiana. e una parte si ferma nella Gallia meridionale (regno di Tolosa, annientato dai
Franchi nel 507) e una parte scende in Iberia (regno di Toledo, sconfitto dagli Arabi nel
711).

GLI OSTROGOTI

IV-V sec.

Sotto re Ermanarico occupano l’attuale Ucraina e le coste del Mar Nero e subiscono le
incursioni unne che portano ad instaurare dei rapporti. Gli Amali intrattengono rapporti
alterni con Attila e gli imperatori bizantini.
Fine del V sec.: l’imperatore d’Oriente invia gli Ostrogoti in Italia settentrionale a combattere
contro Odoacre, re degli Eruli, che si nomina come re d’Italia. Teoderico l’Amalo sconfigge
Odoacre e nel 493 si insedia a Ravenna e diviene a sua volta re d’Italia. Il regno ostrogoto
durerà 60 anni e avrà fine con l’intervento dell’imperatore d’Oriente Giustiniano e le guerre
greco-gotiche (535-553). I rapporti con la Chiesa romana non saranno mai buoni anche
perché gli Ostrogoti erano ariani.

VULFILA E LA SCRITTURA GOTICA

Questo tipo di scrittura è legato alla


figura di Vulfila (311-383 circa) è
tradizionalmente considerato
l’inventore della forma alfabetica
gotica, che avrebbe creato per
tradurre la Bibbia dal greco. Non tutti
i suoni della lingua germanica
potevano essere espressi con
caratteri greci o latini per questo
wulfila si è “inventato” un tipo di
scrittura. In realtà ci sono altri
documenti trasmessi con questo tipo
di scrittura oltre alla Bibbia.

ESERCIZIO

I TESTI IN GOTICO

La documentazione pervenuta è costituita quasi totalmente da testi religiosi ed è


conservata da testi provenienti dall’Italia settentrionale, centro culturale promosso da
Teoderico (IV-V sec.). Molti manoscritti sono poi diventati palinsesti (codici erasi e poi
riscritti).

● Bibbia di Vulfila (incompleta)


● Skeireins (skirins), commento al Vangelo di Giovanni (proveniente dal monastero
di Bobbio, provincia di Piacenza, ora conservato all’Ambrosiana di Milano)

La copia principale della Bibbia gotica è il CODEX ARGENTEUS, codice che è stato
trascritto utilizzando un inchiostro d’argento e d’oro e le pagine sono intinte in porpora che
ai tempi aveva un cost:o altissimo. Si trova in Svezia.
I LONGOBARDI: ETNOGENESI

Dalla Origo Gentis Langobardorum (testo di cui non conosciamo l’autore e che compare
come prologo dell’editto di Rotari, ovvero una raccolta di leggi che sono l’elemento fondativi
di un popolo) e Paolo Diacono, Historia Langobardorum (789 d.C.)

MITO: Il popolo dei Winnili (Longobardi), guidato da Ibor e Agio e dalla madre, la
sacerdotessa Gambara, giunse nell’isola di Scadanan (Scandinavia?). I due re dei Vandali,
Ambri e Assi, pretendono la riscossione di tributi, ma gli arrivati rispondono con le armi. I
Vandali si affidano a Odino (Godan nelle fonti), che proclama di dare la vittoria al primo
esercito che vedrà all’alba. Gambara allora si rivolge a Frigg (Frea), che le consiglia uno
stratagemma: le donne del suo popolo avrebbero dovuto disporsi davanti ai propri uomini
così da coprire il viso dei guerrieri con i loro capelli. All’alba del mattino dopo Odino nota
Ibor e Agio e chiede a Frigg chi siano quegli uomini dalle lunghe barbe. La moglie risponde
che, così come aveva forgiato un nuovo nome per i Winnili, ora avrebbe dovuto concedere
loro la vittoria. Ecco l’origine mitica dell’etnonimo «Longobardi».

I LONGOBARDI: ORIGINI E SPOSTAMENTI

Fanno parte di un raggruppamento di tribù chiamata «Germani dell’Elba» (fiume in


Germania), nei quali si contano anche gli Alamanni e i Bavari (o Bavaresi). Prendono il
nome dal fiume, presso le cui sponde decidono di stanziarsi inizialmente; i Longobardi, poi,
scenderanno verso la Pannonia (attuale Ungheria) e infine, guidati dal re Alboino, nel 568
arrivano in Italia, dove il regno ostrogoto era ormai terminato da qualche anno.

I LONGOBARDI IN ITALIA

L’occupazione longobarda dell’Italia non sarà totale: tutto


il nord Italia sarà conquistato e buona parte del centro
-sud con i ducati di Spoleto e Benevento. Il Lazio e la
Romagna rimarranno bizantine. La capitale è Pavia e
rimarrà tale fino all’arrivo dei Franchi di Carlo Magno, che
la conquisteranno (774). Solo il ducato di Benevento avrà
vita più lunga, ma perderà presto i suoi tratti di
germanicità, conformandosi alla lingua e alla cultura
romanze.

L’EDITTO DI ROTARI

Composto nel 643, è un codice di leggi composto sul modello


delle grandi raccolte imperiali (come il Corpus iuris civilis di
Giustiniano). Molto interessante per noi è la presenza di
numerosissimi termini longobardi, che ci dicono molto sulla
lingua, ma anche sugli usi tipicamente germanici dei
Longobardi.
ESEMPIO

XLV De plagas et conpositiones plagarum, que inter homines liberos evenint, per hoc
tinorem, sicut subter constitutum est, conponatur cesante [???] id est inimicitia.

● FAIDA
Cap. 45 🡪 capitolo che fa riferimento alla regolamentazione delle lotte
“De plagas et conpositionis plagarum, que inter homines liberos evenint, per hoc tinorem,
sicut subter constitutum est, conponatur ce[s]santem faida, id est inimicitia.”

[Per quanto riguarda il risarcimento di lesioni o ferite che si verifichino tra uomini liberi, si
risarcisca secondo le misure indicate di seguito, ponendo fine alla faida, cioè l’inimicizia] 🡪
spiegazione perché probabilmente i fruitori di questa legge non erano tutti longobardi e
quindi le leggi longobarde venivano imposte a tutta la popolazione e non solo ai longobardi.

● WERGILD (GUIDRIGILDO)
Cap. 11

“De consilio mortis. Si hominis liberi inter se in morte alterius consiliaverint sine regis
consilio et ipso tractato mortuus non fuerit, conponat unusquisque [...] solidos viginti; et si
ex ipso consilio mortuus fuerit, tunc ille, qui homicida est, conponat ipsum mortuum sicut
adpraetiatus fuerit, id est wergild.”

[Della cospirazione per uccidere. Se degli uomini liberi tramano fra loro per uccidere un
altro senza il consenso del re e la vittima non rimane uccisa in seguito al complotto,
ciascuno dei cospiratori paghi una sanzione di 20 solidi; ma se la vittima rimane uccisa in
seguito alla cospirazione, allora l’omicida paghi una sanzione per il morto secondo quanto è
valutato, cioè il guidrigildo]

● FARA
Cap. 177

“De homine libero, ut liceat eum migrare. Si quis liber homo, potestatem habeat intra
dominum regni nostri cum fara sua megrare ubi voluerit, sic tamen si ei a rege data fuerit
licentia, et si aliquas res ei dux aut quicumque liber homo donavit et cum eo noluerit
permanere vel cum heredes ipsius; res ad donatorem vel heredes eius revertantur.”

[Dell’uomo libero, affinché gli sia consentito di spostarsi. Se un uomo è libero, abbia la
facoltà di migrare con la sua fara dove vuole all’interno del dominio del nostro regno,
purché gli venga concesso il permesso dal re; e se un duca o un qualsiasi uomo libero gli
ha donato qualche bene ed egli non vuole rimanere con lui e con i suoi eredi, il bene
ritornino al donatore o ai suoi eredi]

Potrebbero piacerti anche