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INDICE.
Le origini, il Medioevo e la Riforma.
Le origini: il limes quale destino tedesco.
Letteratura pagana e cristiana.
L'età cortese.
I mistici.
Umanesimo e Riforma.
Il Barocco.
Pietismo e Illuminismo.
L'età di Goethe.
I romantici.
L'Ottocento.
Il Novecento.
Il primo Novecento in Germania.
La letteratura austriaca del fin-de-siècle e del primo Novecento.
Praga.
La letteratura tedesca dopo il '45.
La letteratura della DDR.
La letteratura austriaca del secondo Novecento.
L'ETÀ CÓRTESE
I MISTICI
sche e per i suoi sermoni è Johannes Tauler, che visse tra il 1300 circa
e il 1361, segnalandosi per l'intensità oratoria e per la coerenza nella
rigorosa scelta monastica vissuta in antitesi con la dimensione natura-
le del mondo e dell'esistenza. Si racconta che Taulero, anche lui mo-
naco domenicano, si coprisse gli occhi col cappuccio per non lasciarsi
distrarre nelle sue preghiere dalla rigogliosa natura primaverile: un
atteggiamento fortemente in contrasto con la nuova spiritualità fran-
cescana, che già presagiva l'umanesimo.
UMANESIMO E RIFORMA
I L BAROCCO 19
IL n Barocco
ILBAROCCO 21
IL BAROCCO 23
l'autore compone anche liriche dettate dalla nostalgia per la casa lon-
tana, creando in tal modo quella peculiare dialettica tra awentura eso-
tica e struggente desiderio di tornare in patria. L'ideale di completez-
za della personalità per Fleming comprendeva, oltre alla sfera poli-
tisch, anche quella della più squisita introspezione, come dimostrano
la poesiaAn Sich (A sé) e numerose altre liriche (soprattutto in forma
di sonetti, che nel Seicento incontrano una cospicua fortuna), dando
prova di una freschezza e di una spigliatezza linguistiche, addestrate
dai Volkslieder.
Anche in campo cattolico ci si era posto il problema di come arric-
chire le funzioni liturgiche con una liederistica ecclesiale in grado, se
non di competere con quella luterana, almeno di tenerle degnamente
testa. Un prolifico autore di cantate sacre è stato il padre gesuita
Friedrich Spee von Langenfeld (1591-1635), impegnato nella lotta
contro la feroce prassi persecutoria negli sbrigativi processi alle stre-
ghe. Spee prese posizione pubblica con il coraggioso trattato Cautio
Criminalis seu De Processibus contra Sagas Liber del 1631 (tradotto in
tedesco nel 1649), per cui si buscò una grave ferita in un attentato.
Durante la lunga convalescenza si rivelò la sua inclinazione poetica,
culminata nella raccolta - edita postuma nel 1649 - Trutz NachtigaU
(L'anti-usignolo), che è da intendersi non come la negazione della
poesia, emblematizzata dalla tradizionale allegoria dell'uccello cano-
ro, bensì come una lirica così riuscita da far impallidire il ricordo della
precedente. Inoltre essendo di argomento sacro, la poesia di Spee a-
vrebbe sostituito quella profana. Siamo all'interno del retaggio, anco-
ra sostanzioso, della corrente lirica che ha nel biblico Cantico dei Can-
hci la sua suprema e originaria fonte d'ispirazione e che riscatta da
ogni scolasticismo la «maniera» secentesca di lirica religiosa.
Nella ricca gara di emulazione - questa, sì, foriera di commoventi
prove devote - di canti sacri un posto autorevole spetta alla produzio-
ne di Kirchenlieder di Paul Gerhard (1607-1676), uno dei pochi poeti,
la cui fama valicò i confini della Germania, come pure i limiti della
sua epoca. Per i romantici Gerhard è il fautore di un canto individua-
le, di una stupenda effusione del sentimento religioso del singolo. La
sua raccolta più cospicua fu pubblicata nel 1667 col titolo Geistliche
Andachten (Devozioni spirituali). Ancor oggi colpisce la levità espres-
siva, la semplicità dell'immagine che non ha perso la sua originaria
freschezza, mentre il discorso lirico è incastonato in una rigorosa cor-
nice sacra, che non umilia la poesia, ma anzi l'innalza verso i vertici
metafisici dell'esperienza umana.
Accanto alla lirica sacra, al teatro pedagogico gesuitico o a quello
edificante di Gryphius e Lohenstein, la cultura letteraria tedesca del
Seicento riserva un ampio spazio al romanzo, a lungo occupato dalle
traduzioni dei modelli inglesi, spagnoli, francesi. I generi più amati
24 STORIA DELLA LET rERATuRA TEDESCA
IL BAROCCO 25
re. La vita di Gunther offre già elementi tipici dello scrittore bohé-
mien, sradicato, in rotta con la famiglia e la società, angustiato da un
sentimento d'indigenza, che si tramuta in un senso di inadeguatezza e
insufficienza, che ispira una poesia malinconica e ironica.
Recentemente la sua lirica è stata letta in collegamento con la cultu-
ra della sua età: la questione religiosa preoccupò profondamente il
poeta, ponendo cospicui limiti alla sua apertura all'Illuminismo. La
sua tragicità sconfina dalle vicende di un dramma umano per elevarsi
a cifra emblematica di un dissidio religioso che sigilla la cultura se-
centesca, mentre i suoi dubbi sulla validità della ragione preannun-
ciano la stessa crisi finale dell'Illuminismo.
PIE~SMOEILLUMINISMO 27
PlEllSMO E ILLUM~NISMO 29
orante e laboriosa: gli stessi naufraghi risultano essere degli eleffi per
volontà superiore.
La lontana patria australe tiene a battesimo un linguaggio letterario
semplice, trasparente, che scorre lievemente con effeffi gradevoli nella
raffigurazione credibile di una comunità di uomini nuovi: la Germa-
nia e l'Europa sono - come nel Simplicissimus - il mondo alla rove-
scia, vecchio e decrepito, corrotto. E in questa critica gli illuministi
trovano punti di contatto con i pietisti.
Colui che aveva spianato la strada al wolfflsmo - inteso quale va-
riante accademica e «autorizzata» dell'Illuminismo leibniziano - nel-
la civiltà letteraria tedesca è stato Johann Christian Gottsched (1700
1766). Grande erudito, infaticabile organizzatore di cultura, curatore
di riviste, contribuì in maniera decisiva a riformare la poetica, purifi-
candola dalla ridondanza secentesca e omologandola ai criteri del Clas-
si~noancese, mutuato da Boileau e da Fénélon. L'attività di Gott-
sched,~eceptor Germaniae, si ampliò verso il teatro, ancora appan-
naggio del mecenatismo di corte o legato alle istituzioni ecclesiasti-
che. Era oggettivamente difficile riformare o fondare un teatro senza
un pubblico, senza una società letteraria che si riconoscesse nel-
l'esperienza teatrale. Gottsched s'impegna in questa impresa appog-
giandosi completamente all'esempio francese, invocando anche per
la Germania una drammaturgia simile a quella francese. In ciò venne
insistentemente criticato, come pure fu disapprovata da Lessing l'espul-
sione dalle scene di quei personaggi popolareschi che pur ravvivava-
no l'azione teatrale, radicandola nella realtà sociale tedesca. Abbia-
mo avvicinato alcune delle questioni più assiduamente discusse per
tutto il secolo: l'istaurazione di un teatro tedesco, di cui si occuparono
gli scrittori illuministi e il problema dell'imitazione dei francesi, che
all'interno del dibattito culturale tedesco suscitava violente polemi-
che. Francesi erano le maniere affettate dei cortigiani, francese era il
modello dell'assolutismo. La Francia era ammirata, ma anche guar-
data con diffidenza dai circoli luterani e da quelli radicali, né si di-
menticava che francesi erano le truppe che avevano occupato territo-
ri dell'impero. La reazione fu suggerita da argomenti che sconfinava-
no dall'ambito meramente letterario. Quando si parlava della priori-
tà dei modelli francesi o di quelli inglesi non s'intendeva riferirsi solo
a gusti o atteggiamenti estetici: orientarsi verso Parigi o Londra era
una scelta di campo anche politica. I più feroci awersari della «ma-
niera» e della moda francesi sono stati gli Sturmer, che, adoravano
Rousseau e tenevano in gran conto Diderot.
Gottsched fu l'animatore di un movimento letterario che rapidamen-
te lo sorpassò e che prese l'abitudine di criticarlo aspramente e inge-
nerosamente. La polemica contro la supremazia francese si allargò
anche alla rivalutazione dei modelli inglesi e soprattutto di Shakespea-
30 STORLDELLA LETTERATURA TEDESCA
Plr~lsMo E ILLuMlNlSMO 31
PIETISMO E ILLUMINISMO 33
krmò quale intellettuale vivace e acuto, che pose al centro della sua
riflessione il nodo cruciale dell'interazione tra immagine, sentimen-
to, raffigurazione e storia. La critica letteraria si arricchì di contributi
mutuati dalla filosofia del linguaggio, nonché dalla filosofia della sto-
ria, la cui intuizione - sollecitata dallo studio di Vico - è stata il più si-
gnificativo esito culturale di Herder. Il linguaggio, come pure la cul-
tura sono processi che non possono essere spiegati con proposizioni
teologiche o metafisiche. Lo stesso materialismo di certi ambienti il-
luministici era solo la rigida trasposizione di una spiegazione meta-
storica dell'universo linguistico e culturale. I saggi, scrini in uno stile
antiaccademico, suggestivo ed entusiastico, sulla storia e suU'origine
del linguaggio sono i capisaldi intellettuali del rifiuto deUe spiegazio-
ni iUuministiche, astratte, distaccate dalla concretezza individuale, chiu-
se aUa comprensione del reale accadimento storico culturale. Per Her-
der l'individualità, storicamente data, è subordinata all'attività lingui-
stica che crea l'anima, nominandola. Una siffatta prospettiva recupe-
ra ed esalta la soggettività quale luogo privilegiato e misterioso deUa
creatività attraverso l'interpretazione della genialità deU'uomo. Riva-
luta inoltre le origini popolari di una cultura con una attenzione sco
nosciuta agli illuministi che vedevano nella tradizione - religiosa o
letteraria - solo gli oscuri esordi di una consapevolezza intellettuale.
Per lo scrittore sono i momenti aurorali della cultura, come pure del-
le manifestazioni etniche e nazionali, quelli maggiormente rivelatori
deU' originalità geniale e creativa. L'autenticità si coglie neUo stadio
primitivo di un evento. Ciò comporta una rivalutazione dei canti po-
polari, deUe favole, delle leggende, dei primi poemi, tra cui un posto
privilegiato è riservato alla Sacra Scrittura, considerata il più anbco
documento poetico dell'umanità. Fu Herder il pensatore che mise in
crisi definitivamente il wolffismo accademico, seducendo la nuova ge-
nerazione, cui additava la dignità del genio germanico, testimoniato
daU'arte medievale, nonché la missione di riedificare la cultura tede-
sca, depurandola dagli inquinamenti francesi (con le grandiose ecce-
zioni di Rousseau e Diderot).
Un episodio biografico rappresentò il corto circuito di queUa «rivo-
luzione letteraria tedesca» che fu, secondo una celebre definizione di
Goethe, lo Sturm und Drang (Tempesta e impeto). Per un fastidioso
disturbo agli occhi che lo costrinse all'immobilità e aU'oscurità Her-
der trascorse un lungo periodo a Strasburgo nei mesi in cui un giova-
ne francofortese concludeva i suoi studi accademici di diritto, benché
fosse così interessato alla poesia da frequentare, dall'aprile aU'agosto
1770, con entusiasmo Herder convalescente. Il giovane studente era
JohannWolli ang Goethe (28-8-1749/22-3-1832), il piÙ grande e i l più
rappresentativo poeta tedesco di tutti i tempi. Per Goethe fu il risve-
glio definitivo deUa sua vocazione poetica. Aveva già dato considere-
L'ETÀDIGOETHE 37
L'ETÀ Dl GOETHE 43
L'EIÀDIGOETHE 45
L'ETÀ DIGOETHE 47
v. I romantici
I ROMANTICI
gel è il teorico del movimento che mette in moto una rivisitazione del-
le prospettive culturali illuministiche, operando un rovesciamento del-
la precedente impostazione critica. Il suo romanzo Lucinde del 1799
è una prosa che si apre intenzionalmente alla riflessione mitologica
che Schlegel affronta in tutta la sua opera con l'impegno e la consape-
volezza di scoprire nuovi orizzonti critici. Il paradosso della sua peri-
pezia intellettuale è racchiuso nella serrata polemica antilluministica.
In nome di quella battaglia approdò sorprendentemente al cattolice-
simo, maturando un'opzione politica decisamente reazionaria, apprez-
zata da Mettemich, che lo volle suo consigliere a Vienna.
Il più produttivo tra i romantici fu Ludwig Tieck, che nella sua lunga
esistenza ebbe l'occasione di aderire a modalità letterarie e a espe-
rienze poetiche disparate. Dagli esordi ancora illuministici la sua ori-
ginalità si manifestò nella prima stagione romantica. I suoi racconti e
romanzi: Der blonde Eckbert (Il biondo Eckbert) del 1797, Franz Stern-
balds Wanderungen (Peregrinazioni di Franz Sternbald) del 1798 e
DerRunenberg (Il monte delle rune) del 1804 sono le testimonianze di
una letteratura sprofondata nel mistero, nel gusto gotico e magico, in
una percezione della precarietà, della disintegrazione del senso soli-
do del mondo che viene travolto dagli inquietanti percorsi del sogno,
del presagio, del segreto che awolge ogni vita. In queste opere Tieck
affronta il problema interiore della giustificazione e origine dell'arte.
Segni astrologici, premonizioni, agnizioni, incontri fatali sono gli in-
gredienti di queste trame del destino. E il destino è il riconoscimento
che l'uomo è un essere più profondo e perturbato e perturbante di
quanto si creda e di quanto lui stesso creda di sé. La rassicurazione il-
luministica è corrosa da questa genealogia tragica. Gradatamente
Tieck si distaccò dalla scrittura e dalla concezione del mondo roman-
tiche, evitando di indugiare nei moduli stereotipati, in cui stava de-
gradando quella esperienza poetica. La tarda produzione di Tieck ap-
proda già a una attenta e precisa raffigurazione stilistica che annun-
cia la sensibilità realistica. Della sua vastissima opera la traccia più fa-
mosa è rappresentata dalla delicata e ambigua rivisitazione di favole
celebri quali RitterBlaubart (Cavaliere Barbablù) e Dergestiefelte Ka-
ter (Il gatto con gli stivali), in cui l'ingenuità perduta si alterna ai regi-
stri ironici romantici in un gioco artistico raffinato.
L'intensità teoretica e utopica del Romanticismo di Jena - o primo
Romanticismo - dovrebbe suggerire un'estrema cautela nell'uso di
categorie letterarie: proprio l'ironia romantica sollecita di parlare,
piuttosto che di un movimento unitario, di un insieme di testi e di scrit-
tori che in certi anni della loro attività si identificano con una tempe-
rie poetica romantica. Questa prudenza è utile anche per introdurre
il cosiddetto secondo Romanticismo, o Romaticismo di Heidelberg-
dalla città universitaria in cui per un breve periodo vissero e collabora-
I ROMANTICI 53
I ROMANTICI 55
VL L'Ottocento
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L'Ol~)CENIo 59
L'OTTOCENTO 61
L'OlTOCENTO 63
fondendo loro la sostanza culturale classica, per lui ancora viva. Nei
drammi traspare - più evidente in quelli storici- la convinzione di Grill-
parzer che solo l'immobilismo, il non intervento, siano l'unica salvez-
za per la Mitteleuropa, mentre l'attivismo imperialistico avrebbe se-
gnato la fine dello stato sovrannazionale. Questa impostazione stori-
co-politica si riflette nei suoi drammi, che, pervasi da questo coinvol-
gimento profondo, non sono una scialba rivisitazione antiquaria né
una rassegna in costumi di cartapesta. La storia è interpretata, con
pessimismo nella circolazione di problemi e interrogativi, che non tra-
montano (e l'attuale crisi della Mitteleuropa ce lo conferma). Grill-
parzer è stato autore di uno stupendo racconto, Der arme Spielmann
(Il povero suonatore), scritto nel fatidico 1848, ispirato da una tensio-
ne metafisica che percorre la novella attraverso una analisi psicologi-
ca, che sconfina nel grottesco, nel patetico per elevarsi alla trascen-
denza.
Adalbert Stifter (1805-1868) è l'altro grande scrittore austriaco che
trasformò tutta la sua straordinaria prosa in una raffigurazione dell'im-
mobilità, o almeno della tensione verso la stasi quale unica difesa dal
demoniaco e quale estrema fedeltà alla tradizione e alla religiosità,
nonché ai ritmi immutabili e cosmici della natura. Nelle sue numero-
se novelle e nei suoi due romanzi, Stifter sperimenta una scrittura,
fondata sulla reiterazione (che torna a connotare la narrativa austria-
ca di Thomas Bernhard), nel tentativo di arrestare il tempo, di dare
scacco alla storia, di rallentarne la corsa distruttiva verso il nichilismo.
La natura alpina, la foresta, i ghiacciai, ma perfino il deserto (nell'eso-
tica novella «ebraica» Abdias) sono i silenziosi protagonisti di una
prosa composta, raffrenata, percorsa da fremiti repressi, da passioni
rimosse, da violenze soffocate, dall'angoscia metafisica per l'irrever-
sibile avanzata disintegratrice del caos che avrebbe travolto con l'im-
pero ogni traccia di Humanitat e compromesso irreparabilmente gli
equilibri naturali.
A Vienna visse in quegli anni anche Friedrich Hebbel (1813-1863),
d'origine settentrionale, che trovò nella capitale austriaca le condizioni
favorevoli per il suo lavoro drammaturgico. A differenza degli scritto-
ri «asburgici» - Grillparzer e Stifter-, Hebbel raffigura la tragica gran-
dezza dell'individuo che contrasta il corso della storia, restandone di-
strutto, ma non vinto, né rassegnato o conciliato. La tragicità hebbe-
liana si celebra dunque non in un esito positivo della situazione dram-
matica, bensì nella sublimità del linguaggio. Hebbel si distingue dal
Realismo della letteratura del suo tempo, cui contrappone la sua vi~
sione tragica dell'universo, raffigurata in drammi mitologici che tema-
tizzano il transito dal mito alla storia. Prima di morire, nel 1862 Heb-
bel riscosse un enorme successo con la rappresentazione della trilo-
gia Die Nibelungen (I nibelunghi). Contemporaneo di Wagner, anch`e
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LOTTOCENTO 65
IL NOVECENTO . 67
Vll. Il Novecento
ILNOVECENTO 69
ILNOVECENTO 71
IL NOVECENTO 73
ILNOVECENTO 75
re in qualche caso più eorrettamente della «ditta Brecht» che del solo
autore -, resta tuttavia un'unità di stile e di ideologia inconfondibile
che rende originale questa esperienza drammaturgiea. Tra le due guer-
re i drammi più riuseiti sono Im Dichcht der Stadte (Nella giungla del-
le città) del 1923 e poi riscritta nel 1927, sullo squallore del dopoguer-
ra infestato dalla miseria e da lotte intestine e soprattutto Dreigro-
schenoper (L'opera da tre soldi) del 1928 eon le musiche di Kurt Weill
(1900-1950), che è un abilissimo remake della settecentesca Beggar's
Opera di John Gay, con alcuni dei songs più famosi della sua intera
produzione e che indica come Brecht sia uno straordinario adattato-
re di precedenti drammi, filtrati nella sensibilità culturale contempo-
ranea e ai quali conferiva una curvatura unitaria, una carica provoca-
toria e dissacratoria che sapeva trasformare generi teatrali disparati
come la rivista, la mascherata, il cabaret in una suggestiva fantasma-
goria scenica. Il progetto brechtiano di un teatro didattico, critico e non
«culinario», paradossalmente naufraga di fronte alla eccezionale bra-
vura del drammaturgo, che crea situazioni teatrali coinvolgenti.
L'aggravarsi della crisi sociale e politica nella Repubblica di Weimar
(1918-1933), il tracollo dei partiti di sinistra, ferocemente divisi, l'asce-
sa di Hitler, l'awento del Terzo Reich (1933-1945), l'esilio in Ameri-
ca, raggiunta via Mosca (dove si guardò bene di restare) maturarono
il suo teatro dapprima con la fase dei Lehrstucke, dei drammi didatti-
ci, quali esempi scenici dello sfruttamento e della possibile resistenza,
e infine con i grandi drammi storici: Mutter Courage und ihre Kinder
(Madre Coraggio e i suoi figli), scritto nel 1939, rappresentata nel 1941,
e con le musiche di P. Dessau (1894-1979) nel 1946, Das Leben des
Galilei (La vita di Galilei), messo in scena nel 1943 e in una nuova ver-
sione nel 1957. Il primo dramma, mutuato dagli scritti «simpliciani»
di Grimmelshausen, è un'invettiva contro la guerra e i suoi orrori raf-
figurata dalla parte di chi crede ingenuamente di trarne profitto; il se-
condo è il dissidio tra la scienza e la consapevolezza materialista di vi-
vere una sola vita e di godersela. Un altro suo lavoro che ha ottenuto
il riconoscimento universale è la parabola «cinese» Dergute Mensch
von Sezuan (L'anima buona di Sezuan), scritto tra il 1938 e 1941, mes-
so in scena con le musiche di Dessau nel 1948. La metafora cinese è
una delle più poetiche nella produzione anche lirica e saggistica di
Brecht, che è autore di numerose poesie, tra le più toccanti della lirica
tedesca novecentesca. La sua è una scrittura poetica diretta, con il
tono della semplice annotazione immediata, della confessione di un
intellettuale in un'età di atroci crudeltà. Brecht è anche un efficace
diarista e un saggista più aperto al confronto ideologico di quanto non
lo sia stato come drammaturgo. Nel secondo dopoguerra scelse di
trasferirsi nella DDR, nella Repubblica Democratica Tedesca (1949-
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1989) a dirigere il «Berliner Ensemble», che con lui è diventato una del-
le più affermate compagnie teatrali.
Gli esordi di Brecht sono awenuti mentre la scena tedesca era do-
minata dall'Espressionismo, che è stata la più nota avanguardia tede-
sca. Partendo dalle esperienze pittoriche del gruppo «Die Brucke» di
Dresda, questo movimento si estende anche alla letteratura con ca -
ratteristiche di rottura con la cultura ufficiale, accusata di accademi-
smo. Siamo nel clima dissacratorio della contestazione globale del
primo Novecento verso il mondo già awertito come tramontato, ana-
cronistico. I bersagli preferiti sono la tradizione, le teorie materiali-
ste, il Naturalismo, le strutture del potere, l'autoritarismo statale e
quello dell'opposizione socialdemocratica e sindacale. La ribellione
sconfina dall'ambito artistico per invadere territori completamente
nuovi: espressionistica è la tematizzazione letteraria della rivolta dei
figli contro i padri, gridata con un patetismo adolescenziale, brutale e
insieme disarmante. Con l'Espressionismo si assiste all'irruzione del-
la psicoanalisi - nella prima vulgata fortemente positivista - in lette-
ratura, come pure del pensiero utopico, anarchico, pacifista e insieme
rivoluzionario. Nella rivolta espressionista si configura anche il rifiu-
to della massificazione capitalista, dell'omologazione della civiltà in-
dustriale in nome di una liberazione nietzschiana dell'individuo o di
una palingenesi mistica. L'Espressionismo è un movimento iconocla -
sta della nuova generazione, i suoi esponenti sono giovani che esibi-
scono atteggiamenti radicali e arrabbiati, ostili allo sfruttamento e al
militarismo. Le vie d'uscita dal ristagno culturale, denunciato dagli
espressionisti, sono la protesta conclamata e gridata o il ripiegamento
mistico in uno spiritualismo cosmico.
L'Espressionismo è un movimento che caratterizza l'atmosfera arti -
stica tedesca dal 1910 al 1920 circa e che viene profondamente prova-
to dall'esperienza bellica, che ne radicalizza le componenti protesta-
tarie. A livello di scrittura è la ricerca di un'espressione che non sia
manieristica e non riproduca la realtà o l'impressione soggettiva, ma
che sia invece alternativa alla effettualità naturalistica, in sintonia con
la lingua dell'anima, con l'urlo dell'interiorità martoriata e mutilata
dall'ingiustizia sociale e familiare e dal sistema di produzione indu-
striale. Nell'Espressionismo affiora una nostalgia di rigenerazione, di
rousseauiana bontà primigenia dell'uomo, di destrutturazione dell'im-
ponente gabbia di acciaio della cultura. Gli espressionisti più coerenti
e militanti si riconobbero in alcuni locali di Berlino e di Monaco, non-
ché in riviste come DieAktion, Der Sturm (La tempesta, con chiaro ri-
ferimento alla prima avanguardia tedesca: lo Sturm und Drang), Die
weissen Blatter (I fogli bianchi), come pure in antologie, tra le quali la
più famosa, Menschheitsdammerung (Tramonto dell'umanità), edita
da Kurt Pinthus nel 1919, in cui già nel titolo è presente uno dei mo-
IL NOVECENIo 77
ILNOVECENTO 79
alla diaristica Junger è autore di uno dei più raffinati romanzi simbo-
lici del secolo:Aufden Marrnorklippen (Sulle scogliere di marmo) del
1939, un racconto criptico di guerra con le forze scatenate del totalita-
rismo. L'unica salvezza è nell'emigrazione, che si presta a varie inter-
pretazioni, tra cui il ritorno alla vera patria, battendo il sentiero tede-
sco dell'interiorità.
Gli scritti più originali sono quelli degli anni Venti e Trenta quando
con le memorie di guerra e le prospettive per la civiltà futura tratteg-
giate nel saggio DerArbeiter (L'operaio) del 1932 Junger aveva con-
tribuito all'affermazione di una corrente letteraria antiespressionisti-
ca con la Neue Sachlichkeit, la nuova oggettività, che rivalutava il Rea-
lismo, l'oggettivismo, il funzionalismo nelle arti - si pensi all'architet-
tura e al design delBauhaus a Dresda di Walter Gropius ( 1883-1970).
È un movimento che tende perfino a emarginare, o comunque a ri-
durre al minimo l'intervento dell'autore, considerato quale costrutto-
re di storie di vita, quale reporter di cronache reali. L'opera principa-
leè BerlinAlexanderplatz del 1929 diAlfredDoblin (1878-1957). Èun
romanzo che nella sua complessità e originalità travalica la mera ap-
partenenza a una determinata corrente, anche se certe tecniche uti-
lizzate come il collage da articoli di giornali, listino in borsa ecc. ren-
dono bene la nuova svolta impersonale, cronachistica.
In questo clima letterario la Germania viene sommersa da una ma-
rea di memorialistica di reduci e di romanzi di guerra, che si pongono
come obiettivi rapporti dal fronte. Il più famoso - accanto ai libri di
guerra di Junger, che esaltavano il conflitto tra uomo e materiali - è
Im Westen nichts Neues (Nulla di nuovo sul fronte occidentale) del
1928 di Erich Maria Remarque (pseudonimo di Erich Paul Remark,
1898-1970), che è stato uno dei romanzi più noti con la sua appassio-
nata denuncia della guerra espressa pateticamente da un esponente
di quei giovani che, abbandonati i banchi di liceo per arruolarsi vo-
lontari nell'agosto '14, scoprirono l'atroce realtà della guerra, delle
mutilazioni, della morte.
Il reportage sulla miseria negli anni della crisi economica è la sostan-
za di un altro best-seller tedesco del tempo Kleiner Mann, was nrm ?
(E adesso, pover'uomo?) del 1932, di Hans Fallada (pseudonimo di
Rudolf Ditzen, 1893-1947), che narra in uno stile solo apparentemen-
te distaccato, ma in realtà intriso di sentimentalismo piccolo-borghe-
se, le tristi vicissitudini di un disoccupato negli anni della grande de-
pressione economica.
L'atteggiamento di rassegnazione e di mortificazione sostanzial-
mente impolitica culminò durante il nazismo nella Innere Emigration,
nella Emigrazione Interna, quale letteratura del riflusso, del rifugio
nella propria intimità, quale escapismo nella novella storica o quale
rifiuto della massificazione che si era già annunciato alla fine degli
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anni Venti quando alcuni scrittori - tra cui Gunter Eich (190 7-1972),
Peter Huchel (1903-1981), Wolfgang Koeppen (1906) - si radunaro-
no intorno al periodicoDieKolonne di Dresda per prendere le distan-
ze dall'omologazione totalitaria. Per essi, che ebbero un ruolo deter-
minante nella letteratura del secondo Novecento, la poesia era l'al-
trove, l'alternativa interiore, l'altra parte della modernità.
Ben diversa fu l'impostazione letteraria di chi con l'ascesa di Hitler
al potere prese la via dell'esilio. Il 1933 segna per l'intera comunità te-
desca una nuova spaccatura epocale d'incalcolabile, tragica portata,
che pose fine a quella straordinaria occasione storica di riacquisire
l'egemonia artistico-intellettuale (come era awenuto alla fme del Set-
tecento) per mezzo di un nuovo rinascimento, fondato sulla simbiosi
spirituale ebraico-tedesca, vanificata dalla sciagurata politica antise-
mita nazista. L'Exilliteratur, la letteratura dell'esilio è diventato un ca-
pitolo della letteratura tedesca del Novecento cui parteciparono mi-
gliaia di scrittori e saggisti, tra cui - oltre ai ricordati - Walter Benja-
min (1892-1940), Kurt Tucholsly (1890-1935), Ernst Weiss (1884-
1940), Stefan Zweig (1881-1942) e Ernst Toller, che si suicidarono
nel timore della vittoria nazista.
Le opere scritte nell'esilio tematizzano la protesta, il dolore, la di-
sperazione e la speranza, le vicissitudini, le miserie quotidiane, il pro-
blema ebraico e il comportamento passivo, acquiescente o la resisten-
za al regime. Tra questi autori si segnala Lion Feuchhvanger (1884-
1958), che con Die Geschwister Oppenheim (I fratelli Oppenheim) del
· 1933 fornisce il primo romanzo sul nazismo. Klaus Mann (1906-1949)
- il figlio di Thomas Mann - scrive il primo romanzo organico sull'emi-
grazione conDer Vulkan. Roman unterEmigranten (Ilvulcano. Roman-
zo tra emigranti) del 1939, che è una fosca rappresentazione pessimi-
stica delle lotte e delle faziosità tra i fuorusciti.
Un romanzo sulle vicende quotidiane dei profughi in attesa del mi-
tico visto per gli USA è Transit (Visto di transito) del 1944 di Anna Se-
ghers, che ha composto anche un coinvolgente racconto sul clima di
diffusa ostilità e resistenza passiva al regime nazista all'interno della
Germania con Das siebte Kreuz (La settima croce) del 1942, in cui si
narra la solidarietà su cui può contare un evaso da un lager nazista.
Verso la fine del secolo intorno allo scrittore e critico Hermann Bahr
(1863-1934) - che da iniziale esaltatore del Naturalismo ne divenne
un awersario accanito in nome di una tendenza neoromantica -, nel
caffè viennese Griensteidl si riunì un circolo di scrittori detto dello
Jung-Wien (Giovane Vienna), che era la principale espressione lette-
raria dell'Impressionismo floreale, delloJungendstiL I viennesi, mae-
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ca, la sua nostalgia per quel mondo di ieri nelle opere di alcuni intel-
lettuali ebrei, che si trovano uniti nella malinconica rammemorazio-
ne di una civiltà regolata dalla tolleranza: si tratta di Stefan Zweig,
autore di memorie storiche di grande successo e di splendide novelle,
fondate su una straordinaria analisi introspettiva dei personaggi, non-
ché di un toccante libro di ricordi, che è diventato il simbolo di un'età,
Die Welt von gestern (Il mondo di ieri). Ebreo della Galizia asburgica
è Joseph Roth (1884-1939), autore di romanzi asburgici dall'affasci-
nante impianto tradizionale, velati di struggente nostalgia per un pas-
sato più umano, ironicamente rievocato. Un altro grande intellettua-
le che ha dominato la scena letteraria viennese è stato Karl Kraus
(1874-1936), anche lui di origine ebraica, strenuo difensore della lin-
gua tedesca quale estremo baluardo di uno stile e di una tradizione
che nel rispetto della forma trovava la sua legittimazione e maturazione
interiore.
Chi traspose la questione della crisi di un mondo con ironia brillante
e sarcastica, nel tentativo titanico di venirne a capo con la scrittura, è
Robert Musil (1880-1942), autore di uno dei più riusciti romanzi sul-
l'adolescenza, la repressione scolastica, la violenza giovanile Die
Verwirrungen des Zoglings Torless (I turbamenti del giovane Torless)
del 1906; è il racconto di una crisi esistenziale profonda. Il giovane
vive un sisma intellettuale ed emotivo di immensa vastità da cui esce
con la prospettiva, l'unica ancora possibile, di trovare il proprio sé. E
su questa possibilità Musil scrisse per tutto il resto della vita in Der
Mann ohne Eigenschaften (L'uomo senza qualità), un poderoso fram-
mento, una gigantesca ricerca al bivio tra saggismo efiction, tra rifles-
sione e narrativa (tra l'anima e l'esattezza, per usare l'espressione di
Musil), che rappresenta la summa del pensiero e della sensibilità cul-
turale e psicologica del primo Novecento.
E un altro romanzo viennese sulla crisi dell'epoca e sulla possibilità
precaria di uscirne è Die Blendung (Auto da fè, 1935) di Elias Canetti
(1905-1994). L'autore, ebreo sefardita, ma viennese d'elezione e di
cultura, narra del rogo finale di una biblioteca e del suo maniacale pro-
prietario: una parabola grottesca dell'ultima fase della crisi della cul-
tura umanistica che non sapeva affrontare i demoni scatenati che sta-
vano per incendiare l'Europa; scegliendo il registro del sarcasmo e
della parodia, il racconto co!pisce al fondo della sensibilità, smasche-
L rando ogni ipocrisia e patebsmo.
L'intuizione austriaca di questa disfatta viene confermata nelle o pe-
re di Hermann Broch (1886-1951), industriale di origine ebraica, assi-
duo studioso del pensiero scientifico e mistico, convinto assertore con
Musil della nuova forma del romanzo quale mediazione tra fantasia e
meditazione filosofica e mistica. Il suo capolavoro è il romanzo Der
Tod des Vergil (La morte di Virgilio) del 1945, in cui Broch descrive le
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Boll (1917-1985), l'autore tedesco più popolare, che nel 1972 ricevet-
te il premio Nobel come simbolo di riconciliazione con la letteratu-
ra tedesca. Boll era un cattolico intransigente, antimilitarista, pacifi-
sta, radicalmente democratico. Tutta la sua narrativa è incentrata sui
temi civili della denuncia, della protesta e della liberazione, della
lotta contro il nuovo sistema tedesco-occidentale, che sotto la fac-
ciata-i~berale nascondeva, secondo l'autore, una vocazione autori-
taria, come dimostra Billiard um halbzehn (Biliardo alle 9 e mezzo) il
suo romanzo più impegnativo. Boll è uno scrittore che, appresa da-
gli americani la tecnica della short story, la domina perfettamente per
fissare in poche sequenze narrative episodi drammatici di guerra o
della restaurazione adenaueriana.
La polemica contro la restaurazione dell'antico ordine sotto nuove
spoglie, più accettabili al consorzio internazionale, è il tema della nar-
rativa di Martin Walser (1927), che utilizza la dissociazione dei mate-
riali epici per cogliere la frantumazione della società consumistica te-
desco-occidentale, rievocata, dal 1960 al 1973, nella trilogia intorno
al protagonista Anselm Kristlein: Halbzeit (Dopo l'intervallo), Das Ein-
horn (L'unicorno) e Der Sturz (La caduta), che è un affresco dell'ipo-
crisia piccolo-borghese, nella cedevolezza ai compromessi da parte
dei nuovi tedeschi occidentali. Negli ultimi anni Walser si è awicinato
a un neopatriottismo, con Uber Deutschland reden (Parlare sulla Ger-
mania), del 1988 che ha scatenato una vivace polemica da sinistra.
Un altro grande scrittore, critico inesorabile della compromissorietà
tedesco-occidentale, è Hans Magnus Enzensberger (1929). La sua poe-
sia è una delle voci più ascoltate della nuova lirica sperimentale, for-
temente legata a un messaggio ideologico, da cui solo negli ultimi
anni si è distaccata per recuperare un libero spazio di liricità, senza
mai abbandonare i temi dell'analisi civile, che si è confrontata con Die
gro,~e Wanderung (La grande migrazione) del 1992 col drammatico
problema degli emigranti e del furore xenofobo, nonché nel 1993 con
il degrado delle metropoli in balia alla brutalità e alla violenza con il
saggioAnsichten aufden Burgerkrieg (Prospettive sulla guerra civile).
L'altro grande scrittore-ideologo, impegnato politicamente al punto
da concentrarsi vieppiù nella politica, è Gunter Grass (1927), che nel
1959 con Die Blechtrommel (Il tamburo di latta) ha scritto il romanzo
più esemplare della nuova letteratura, riattualizzando la narrazione
barocca e picaresca, facendo saltare tutti gli snodi della narrativa rea-
listica, riconquistando alla prosa i territori fecondi della sperimenta-
zione fantastica e inseguendo sempre coerentemente una intenziona-
lità puntata contro il militarismo tedesco, rievocato con una immagi-
nifica ridondanza, che trapassa dal grottesco alla parodia, attingendo
effetti narrativi di sorprendente novità.
Il problema del rapporto col passato nazista è dominante in un altro
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