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TEDESCO ANTICO

“Tedesco antico” è una definizione d’insieme di tutti i dialetti germanici dell’area


continentale, che abbraccia un periodo di tempo che va dal 700 circa al 1000 circa e
che include, oltre a varie aree dell’Europa centrale, parte del territorio dell’attuale
Germania. Tale periodo antico della storia della lingua tedesca è inaugurato dalla
realizzazione della Seconda Mutazione Consonantica, nota anche come Mutazione
Consonantica alto tedesca antica.

Testi di un certo rilievo sono documentati a partire dal IX secolo, soprattutto nella
Germania centro-meridionale, ma già nel secolo precedente (VIII) sono frequenti le
glosse in manoscritti latini di varia provenienza sia come citazione di denominazioni
germaniche relative a oggetti e usi caratteristici (testi giuridici ad esempio, che le
varie tradizioni germaniche esprimono in latino sulla scia della grande tradizione
giuridica latina) sia come aiuto per la comprensione e traduzione del testo latino. tali
glosse rappresentano anche la documentazione relativa a popolazioni germaniche
che non risiedevano nell’area dell’odierna Germania: i Longobardi in Italia, i Franchi
in Gallia, popoli che per le loro caratteristiche fonologiche possiamo definire
“tedeschi”.

Fulda 744. Dalla Germania centrale, già riorganizzata completamente, partì la


penetrazione politica e religiosa verso la Sassonia settentrionale, che sarà portata a
termine solo con Carlo Magno: i Capitolari imposero pene severe a chi si rifiutava di
praticare il nuovo culto e di abbandonare gli usi pagani.

Carlo Magno: politica civile, anche se autoritaria, per il risveglio culturale


dell’Europa; restaurazione dell’idea di Impero – l’orientamento degli studi e di tutta
la vita artistica e letteraria promossa da Carlo Magno sono legati alla valorizzazione
del modo classico (romano-cristiano e bizantino), per sottolineare i legami del nuovo
impero franco-cristiano con la tradizione imperiale.

Accademia: dotti con Alcuino di York (735, nel 781 presso Carlo Magno): Carlo
Magno preparò un programma di rinnovamento culturale finalizzato alla
restaurazione ed alla divulgazione della tradizione latino-cristiana: raccolta e studio
dei testi antichi trasmessi in manoscritti ritenuti originali o molto vicini agli originali;
si ottennero da Roma una copia della collezione dei Canoni e un manuale liturgico
corretto; si raccolsero gli scritti di Gregorio Magno e dei Padri della Chiesa e testi
grammaticali ed omiletici.
Nascita della cultura scritta in lingua tedesca
Fu attuata una rivalutazione del volgare per garantire una migliore comprensione e
diffusione dei testi liturgici.

Admonitio generalis (789) e Sinodo di Francoforte (794): esortazioni a tradurre in


tedesco antico testi fondamentali della fede cristiana (Padre Nostro, Credo, Salmi,
Regola, Formula Battesimale).

Carlo Magno allargò la sua attenzione alla tradizione germanica negli ultimi anni del
suo regno, sostenendo la costituzione di raccolte di testi giuridici e di carmi eroici
germanici e sostenendo il progetto di redazione di una grammatica del francone –
tali testi non ci sono pervenuti.

Dopo la morte di Carlo Magno e con la suddivisione dell’Impero, continua la


divulgazione dottrinaria attraverso il volgare.

Direttamente in sassone e secondo moduli stilistici della poesia germanica viene


composto a Fulda lo Hēliand; nella Germania meridionale, nella prima metà del IX
secolo, vengono composti il poemetto mutilo Muspilli (in versi allitteranti, sul
Giudizio Universale) ed il poema in rima sulla vita di Cristo di Otfrid di Weissenburg.

La rinascita ottoniana
Dopo la decadenza dei Carolingi, il potere effettivo in Germania è nelle mani dell’alta
nobiltà. Mentre si formavano i grandi ducati (Baviera, Svevia, Franconia, Sassonia)
come entità politiche sostanzialmente indipendenti, si consolidava intorno ai re
divenuti elettivi un’idea di unità nazionale che nasceva sia dal rispetto per l’ideale
della sacralità di un’autorità regale sia da un’esigenza pratica di coesione contro le
minacce di invasione da parte degli Ungari e degli Slavi.

919, re Enrico di Sassonia assume la corona, non del “Regno dei Franchi orientali”
(come si diceva fino ad allora), ma del “Regno dei Teutoni”, che diventerà il nucleo
del nuovo Sacro Romano Impero, restaurato dal figlio di Enrico, Ottone I.

La politica della casa di Sassonia (919-1024): restaurazione dell’idea imperiale;


invadenza nelle vicende d’Italia e della Roma dei Papi – la casa di Sassonia legò il
mondo tedesco alla tradizione ed al culto della romanità e del mondo classico – tale
operazione si riflette anche nelle realizzazioni artistiche e culturali dell’epoca.
Il poema Waltharius (metà del X secolo circa) esprime in esametri latini e con
spirito nuovo una materia di matrice germanica.

Seconda metà del X secolo: apertura dell’orizzonte culturale, ma fino alla seconda
metà del XI secolo la poesia si esprime quasi esclusivamente in latino, mentre il
tedesco è utilizzato soprattutto per fini di carattere didattico. La poesia latina di
questo periodo è comunque molto varia – Carmina Cantabrigensia – più tardi
porterà all’affermazione degli ideali cortesi nel poema che narra in forma
novellistica le imprese del cavaliere Ruotlieb.

Alla vivacità di interessi culturali corrisponde un ampio uso del tedesco a fini
didattici: l’impiego della lingua volgare non è più limitato allo scopo di divulgare testi
di carattere dottrinario, ma si estende, con la vasta opera di Notker III di San Gallo
(950-1022), alla traduzione delle complesse opere teologiche e filosofiche che
costituivano il patrimonio culturale basilare del mondo medievale:

 “De consolatione Philosophiae” di Boezio;


 “Categoriae” e “De interpretatione” di Aristotele;
 “De nuptiis Philologiae et Mercurii” di Marziano Capella;
 La traduzione integrale dei Salmi.

A Notker si deve la riflessione accurata sulla lingua. L’apporto innovativo di Notker


allo sviluppo della prosa tedesca nasce dall’intento didattico del suo lavoro: nelle
sue opere traduzione ed esegesi si confondono nell’unico scopo di chiarire il testo e
di renderlo più immediatamente accessibile ad allievi e lettori. Il tedesco diventa una
strumento dalle possibilità molto varie, ma ancora da forgiare ed arricchire. In
Notker, la traduzione è frutto di una riflessione filosofica ed esegetica e la creazione
di un nuovo termine (anche della nuova accezione di un termine preesistente) non si
risolve sempre con l’acquisizione di un nuovo termine, ma in un ampliamento
produttivo delle possibilità espressive della lingua. Da scrupoli dottrinari e linguistici:
Notker è cauto e preciso nell’introdurre innovazioni lessicali; nel tradurre concetti
teologici difficili come “persona, sostanza, divinità, virtù” egli propone la sua
traduzione con accanto la forma latina e lo fa solo se riesce a rendere il significato
con precisione ed in un modo immediatamente accessibile al lettore (persona,
substantia, gotheit, tugend). La compresenza di latino e tedesco in Notker è prova
del grado di compenetrazione delle due culture e della portata del contributo del
latino per la trasformazione del tedesco in lingua letteraria.
Seconda metà dell’XI secolo: la vita culturale e letteraria si espande anche al di fuori
delle mura dei conventi contemporaneamente all’inizio del rinnovamento
economico e sociale che coincide con il rifiorire della vita agricola ed urbana, con
l’intensificarsi dei contatti con il mondo orientale e con una più elevata circolazione
di beni nella classe nobile.

I destinatari della cultura aumentano; la vita letteraria comincia a dare spazio a


interessi, non più solo dottrinari e teologici, ma umani ed individuali, anche se
sempre in una visione teologica della vita e della storia.

La lingua volgare assume sempre più spazio nella cultura scritta ed assume anche le
funzioni che un tempo erano solo del latino.

Tradizione scritta
Le testimonianze scritte più antiche in area tedesca sono rappresentate da iscrizioni
runiche del VI-VIII secolo, che mostrano caratteri arcaici (runico continentale o
proto-ata); tra le iscrizioni più importanti vi sono:

- L’iscrizione sulla lancia di Wurmlingen;


- L’iscrizione sulla fibbia di Nordendorf;
- L’iscrizione sulla fibbia di Freilaubersheim, un’iscrizione in francone della
seconda metà del VI secolo Boso wraet runa, Þ[i]k dalena golida (in ata.
*Buoso reiz runa, thih Ta[d]lina guolita, cioè “Boso ha inciso le rune, egli ha
salutato te, Dalena, [con il regalo]”).

Poesia in versi allitteranti


L’unico testo di area tedesca che si ricollega alla tradizione germanica antica per
contenuto e per modelli espressivi è il poemetto eroico “Carme di Ildebrando
(Hildebrandslied)” in versi allitteranti, tramandato mutilo e scritto sui fogli di
guardia di un codice teologico di Fulda datato 820/830 (manoscritto Kassel
Landesbibliothek, Codex theol. 54). Il carme fu trascritto agli inizi del IX secolo, ma
lo stile e lo spirito fanno pensare a un originale più antico, forse del VII secolo. La
lingua mostra elementi sia del tedesco superiore che del basso tedesco:

 Elementi del tedesco superiore: esiti della SMC (folch, pist, burc);
conservazione dei dittonghi germanici ai e au (staimbort, bauga); mancata
monottongazione in ō di au>ao (laosa, aodīhho);
 Elementi del basso tedesco: mancata attuazione della SMC (dat, wēt); caduta
della nasale davanti a spirante con conseguente allungamento della vocale
precedente (guōhamun, ūsere); il nominativo plurale helidos; il pronome di
terza persona plurale maschile ha la forma her, tipica del francone; il dativo
singolare del pronome ih presenta la forma alto-tedesca mir e quella basso-
tedesca mi.

La poesia allitterativa sopravvive ancora in due testi poetici bavaresi di argomento


religioso, la ”Preghiera di Wessobrunn” e il “Muspilli” – due testi pervenutici in
manoscritti dei primi decenni del IX secolo.

 La “Preghiera di Wessobrunn (Wessobrunner Gebet)” (manoscritto


München, Bayerische Staatsbibliothek, clm. 22053), in bavarese, proviene
dal monastero di Wessobrunn, nella Baviera superiore. Contiene l’inizio di un
poema sulla Creazione o sul Creatore, stilsticamente analogo alle Genesi di
tradizione anglosassone; tale frammento fu scritto prima dell’anno 814 (come
risulta dalla annotazione posta sull’ultimo foglio del codice) in uno scriptorium
della diocesi di Augsburg (Augusta), molto probabilmente nel monastero di
Staffelsee; l’influenza anglosassone è visibile nell’uso della nota uronaina 7
per la congiunzione enti e della runa stern (“X” con tratto verticale); ɲ per il
prefisso ga.
o La preghiera è costituita essenzialmente da due patri: una in versi
allitteranti, che risale alla fine dell’VIII secolo; l’altra in prosa ritmica con
allitterazione, più recente. È interessante la notevole somiglianza della
prima parte del testo con la terza strofa del componimento poetico
“Völuspá” (vara sandr né saer/né svalorunnir;/jörðfannzaeva/né
upphininn “non vi era spiaggia, né mare, né fredde onde; non vi era
ancora la terra, né il cielo alto”).
o Il testo mostra forme e formule precristiane, tipiche della poesia
tradizionale germanica; è indubbio, tuttavia, che i versi siano di
ispirazione cristiana.
o Lingua: la parte in prosa è in bavarese; la parte in versi mostra tracce di
basso tedesco (o di inglese antico).
 Il “Muspilli” (manoscritto München, Bayerische Staatsbibliothek, clm.
14098), proveniente probabilmente dallo scriptorium di Salisburgo – in origine
fu un dono prezioso di Adalram, arcivescovo di Salisburgo (821-836), a
Lodovico il Germanico, che era diventato duca di Baviera a 21 anni nell’825; è
in bavarese.
o Il titolo “Muspilli” (Scmeller): la parola “muspille”, al v.57, è di
etimologia e significato incerti, ma sono state formualte due ipotesi in
merito:
 Formazione pagano-germanica per cui muspilli, cfr. sass.a.
mūtspelli/mūdspelli “distruzione, fine del mondo”, composto da
spelli (isl.a. spilla, ata. spilden “distruggere”) e mud che potrebbe
stare per mund (lat. mundus “mondo”);
 Origine cristiana per cui muspilli sarebbe un nomen actionis da
ata. spēl “parola, discorso” e lat. mundus o gm. *munÞa “bocca”,
da cui “discorso sulla fine del mondo” o “giudizio, sentenza” –
questa seconda ipotesi è considerata meno credibile.
o Si tratta di una trasposizione in versi allitteranti di motivi omiletici
concernenti il destino dell’uomo dopo la morte, la fine del mondo e il
Giudizio Universale. Nella prima parte (vv. 1-30) viene narrata la lotta
tra angeli e diavoli per la conquista dell’anima; la seconda parte (vv. 31-
36 e 63-103) è dedicata al Giudizio Universale (nei vv. 37-62 viene
descritta la lotta tar Elia e l’Anticristo).

Allo stesso periodo risale l’unico esempio di poesia di vasta portata in versi
allitteranti (circa 6000 versi) pervenutoci dall’alto medioevo tedesco: Hēliand, un
poema sulla venuta di Cristo in sassone antico.

 La materia del Vangelo è resa con moduli metrici e stilistici germanici,


secondo l’esempio degli analoghi poemi religiosi anglosassoni.
 Grafia, lessico e morfologia rivelano l’influsso della tradizione alto tedesca
(francone), ben consolidata per quel ce riguarda l’uso scritto rispetto alla
tradizione orale della letteratura pagana sassone.
 Ms London, British Library, Cotton Caligula A. VII [C], seconda metà del X
secolo, è uno dei due testimoni che conservano lo Heliand quasi intero (vv.
1-5968); fu copiato, probabilmente, a Winchester;
 Ms Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. Lat. 1447, [V]
metà del IX secolo; ai frammenti 27r e 32v contiene il frammento relativo ai
vv. 1279-1358;
 Ms Berlin, Deutsches historiches Museum (Museum für deutsche
Geschichte), R 56/2537 (precedentemente conservato a Praga), [P] prima
metà del IX secolo, contiene i vv. 958b-1006a;
 Tre manoscritti attestano l’uso di ð sia per la sorda sia per la sonora:
o Ms München, Bayerische Staatsbibliothek, Cgm. 25 (fino al 1804
presso la Dombibliothek di Bamberga), [M] prima metà del IX secolo, è
il testimone più autorevole del poema, è molto lacunoso a partire dal
v.85;
o Ms München, Bayerische Staatsbibliothek, Cgm. 8840, [S] metà del IX
secolo, molto frammentario;
o Nuovo frammento dello Heliand rinvenuto a Lipsia, tardo X secolo.

Oggi si posseggono solo tre frammenti di un secondo poema sassone, Genesi; il


primo di tali frammenti appare integralmente tradotto in un brano della Genesi B
anglosassone, fornendoci la prova dei legami recenti e diretti con la cultura inglese –
a parte le affinità di origine e la comune conservazione della tradizione germanica
antica. Tali frammenti del poema Genesis, tramandati in codex unicus nel ms
Vaticano dello Heliand, ff. 1r, 2rv, 10v, appartengono alla fase iniziale della
cristianizzazione dei Sassoni.

 Uno dei frammenti, costituito di circa 25 versi allitteranti, corrisponde


fedelmente ai vv. 791-817a della Genesi B anglosassone, nota come “Later
Genesis” (ms Oxford, Bodleian Library, Junius II, fine X-inizio XI secolo):
questa corrispondenza getta nuova luce sui rapporti tra Inghilterra e
continente nel X secolo, rapporti ben documentati dalla copiatura e dalla
conservazione dello Heliand in area anglosassone

Altri esempi di poesia allitterante nelle formule magiche e nelle benedizioni, in cui il
contenuto pagano subisce progressivamente una superficiale cristianizzazione. Nelle
due Formule di Merseburgo (Merseburger Zaubersprüche) si chiamano in aiuto le
divinità germaniche Idisi, nella prima formula invocate per liberarsi dai legami; nella
seconda, Wōdan recita per guarire i cavalli dalle slogature. (Le Idisi erano le valchirie
divine, divise in tre gruppi: quelle del primo gruppo legano i prigionieri nemici;
quelle del secondo gruppo si pongono contro l’esercito nemico; quelle del terzo
gruppo sciolgono i lacci dei prigionieri che godono della protezione divina.) In
seguito, invece, gli dei pagani vengono sostituiti, nello svolgimento della stessa
funzione magica, da Cristo e dai Santi (la Benedizione di Vienna, l’Incantesimo di
Treviri

Treviri, Contro l’epilessia da un codice di St. Emmeram). Il caso ha permesso la


conservazione dei “Merseburger Zaubersprüche”. Queste due formule magiche, o
incantesimi, sono trascritte in una minuscola carolina del X secolo sull’ultimo foglio
(f. 85r) originariamente bianco di un sacramentario del IX secolo, proveniente, forse,
da Fulda ed attualmente conservato a Merseburg – ms Merseburg,
Domstiftsbibliothek, cod. 136 – dove fu ritrovato (il codice trasmette anche il rituale
battesimale franco “Fränkisches Taufgelöbnis”).

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