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La Cina delle ingiustizie e della povertà nelle novelle di Yan

Lianke
Non c’è una Cina opulenta qui, ricca, la Cina del miracolo economico che ha investito
qualunque settore esistente, monopolizzando il mercato mondiale. Non sono rappresentati
qui gli audaci grattacieli di Shanghai e di Pechino, né le efficientissime università,
sempre più nutrite di studenti occidentali alle prese con l’apprendimento di una lingua
adesso essenziale, né ci sono quei treni super veloci che sfrecciano unendo le
innumerevoli metropoli del suo immenso territorio.

La Cina di Yan Lianke è quella arretrata, tenuta debitamente nascosta o stigmatizzata,


non attraversata né dai turisti, né dai businessman, la Cina delle campagne, dei contadini,
di una società rurale marginalizzata ed esclusa.

Ne Il podestà Liu e altre novelle, Yan Lianke usa uno stile unico.

In un primo momento sembra voler distogliere il lettore dal suo proposito, ovvero quello di
raccontare le effettive condizioni dei contadini di una Cina ai margini. I toni viaggiano
sul grottesco, sul carnascialesco e sull’assurdo. Uno stile che lo stesso Yan Lianke
definisce pararealismo, ovvero un procedimento che consiste nell’inserire in una data
narrazione, che conserva comunque un registro realistico, circostanze ed eventi
inverosimili, improbabili o, in buona parte, esagerati, con lo scopo di vincere, con una
valenza metaforica di elementi incongrui, la realtà convenzionale e far emergere la verità
nascosta. Con questo stile, Yan Lianke mette in luce le ingiustizie e le sofferenze
dell’odierna Cina, un paese che vanta davanti al mondo la sua modernità.

I toni delle novelle hanno questo sapore tragicomico, a tratti ilare e caustico, irridente e
beffardo perché stilisticamente rappresenta il miglior modo con cui Yan Lianke incarna le
storture del potere, le diseguaglianze sociali, le contraddizioni e quanto, a volte, la
psiche delle persone sia talmente assuefatta alla logica di un potere malato da non
scorgere alcuna aberrazione nel gesto di offrirsi per scontare la pena al posto di un
potente, come nella novella Setola bianca, setola nera.

Questa novella tratta una storia di emarginazione ma lo fa con una narrazione dalle


sfumature assurde e surreali. Il protagonista è Liu Genbao, un giovane adolescente che
non riesce a prendere moglie, fatto percepito nella familistica società cinese come un
fallimento. Il motivo per cui il ragazzo non prende moglie non è solo dipeso dal fatto che
fosse ritenuto dalla comunità un “calabraghe”,  ma anche perché Liu Genbao appartiene
a una famiglia povera senza alcun vincolo di clan. L’unico modo che ha avuto il ragazzo
per riscattare la sua condizione di emarginazione era andare in galera al posto del capo
del borgo e assicurarsi una donna in moglie. Chiaramente non sarà il solo ad avere la
speranza di uscire da quella condizione di emarginazione, si candideranno allora altri al
ruolo di capro espiatorio. Assurdo e divertente apparirà l’allestimento di una lotteria per
stabilire chi si accaparrerà il privilegio di andare in carcere per conto del capo del borgo. 

Uno scrittore, Yan Lianke, che, per certi versi, non può non ricordare Italo Calvino.
ANALISI
Mancanza di riferimenti ideologici, culturali ed estetici in cui testi sono
avviluppatidifficile lettura.

Yan Lianke per dar vita al suo mondo letterario sembra creare un cinese tutto suo:
da un lato “dialettale”, che imita le parlate locali dello Henan per dare forza
mimetica alla sua narrazione realista, e dall’altro “modernista”, un cinese
sperimentale consapevole della propria artificialità, che altera i codici della lingua al
fine di creare effetti bizzarri e grotteschi.

Nella maggior parte dei suoi romanzi, Yan Lianke cerca di rappresentare soprattutto
gli effetti (per lo più nefasti) della modernizzazione sulla vita e sulla psicologia della
popolazione rurale. La Cina dagli anni ’80 ha intrapreso la via del cosiddetto
“socialismo con le caratteristiche cinesi” che ha condotto, dagli anni ’90, alla
“costruzione dell’economia socialista di mercato”. Ciò ha innescato una prodigiosa
crescita economica, grazie alla quale la Cina è diventata una potenza. Ma mentre le
città e buona parte dei loro residenti hanno enormemente beneficiato delle riforme
economiche e dell’espansione dirompente del mercato, le campagne e i loro
abitanti hanno spesso subito le conseguenze negative della modernizzazione sulla
propria pelle. Yan Lianke è uno scrittore di origine contadina, nato in un distretto
rurale dello Henan nel 1958, l’anno in cui Mao lanciava il Grande Balzo in Avanti.
Questo avrebbe causato, l’anno successivo, una grave carestia destinata a mietere
milioni di vittime, molte delle quali proprio nello Henan. Fin da piccolo ha perciò
sviluppato una forte sensibilità nei confronti delle discriminazioni subite in Cina dalla
classe dei contadini, e, una volta divenuto scrittore, si è fatto carico di dargli voce.

Avidità, rapacità ed indifferenza sembrano essere la cifra della Cina rurale così
come essa appare agli occhi dell’autore.

Nei romanzi si trovano spesso allegorie della modernità cinese, dei tentativi, spesso
illusori, fallimentari e tragici, di intraprendere la via dello sviluppo da parte della
Cina rurale.

Di solito le imprese modernizzatrici sono scatenate dall’alto, per ambizione dei


leader ambiziosi quanto vanagloriosi, che mobilitano le comunità di contadini
costringendoli a prendere parte alle loro assurde utopie. Il risultato è che, spesso,
questi finiscono per essere cannibalizzati. Descrivendo questi processi, Yan Lianke
mostra come opera la psicologia del potere della Cina di oggi, sia a livello politico sia
a livello interpersonale.

Altro tema ricorrente è la corruzione della natura umana, o più precisamente la


degenerazione culturale e morale che la smania dell’arricchimento avrebbe
provocato nella psiche dei contadini. Avidità, rapacità e indifferenza sembrano
essere la cifra della Cina rurale così come essa appare agli occhi dell’autore.

I protagonisti

Nei racconti Yan Lianke si focalizza soprattutto sul destino personale di coloro che,
nella lotta per la sopravvivenza del mondo rurale dominato dal potere e dalla
cupidigia, rimangono sopraffatti o emarginati.

Censura

Essendo un autore critico, che tocca spesso temi sensibili, Yan Lianke è stato spesso
censurato.

Analogie con il realismo magico

Il realismo magico è stato, sin dalla metà degli anni ’80, una grande fonte di
ispirazione per molti scrittori cinesi (fra cui Mo Yan e Han Shagong). In esso, hanno
trovato un modo di scrivere nuovo che gli ha permesso da un lato di riagganciarsi
alle tendenze della letteratura mondiali, dall’altro di rielaborare schemi narrativi e
modalità di rappresentazione attinti dalla propria tradizione. Tale stile ha permesso
agli scrittori cinesi di diventare globali e locali allo stesso tempo, aiutandoli a trovare
una via d’uscita alle strettoie del realismo, un modo di espressione alternativo che li
ha aiutati ad articolare un’identità più riconoscibilmente cinese. Tuttavia, Yan
Lianke, pur ammettendo il suo debito con il realismo magico, preferisce parlare, per
definire il suo stile, di “pararealismo” (definito da alcuni “mitorealismo”). Il
“pararealismo” consisterebbe nell’inserire, all’interno di intrecci narrativi che
rimangono in buona parte realistici, degli elementi di improbabilità, esagerazione
o distorsione, allo scopo di esprimere gli aspetti più incongrui ed assurdi della
realtà sociale. Lo scopo non è tanto quello di affermare la presenza nella realtà di
una logica fantastica, per così dire “paranormale”; semmai, consiste nel criticare più
efficacemente, attraverso i significati che si celano dietro le distorsioni, le
aberrazioni della Cina di oggi.

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