Petrolio
Tesi di laurea in Filologia moderna
di Chiara Distefano
MARZO 2012
Mi sono caduti per caso gli occhi sulla parola petrolio in un articoletto credo de LUnit, e
solo per aver pensato la parola petrolio come il titolo di un libro mi ha spinto poi a pensare
alla trama di tale libro. In nemmeno unora questa traccia era pensata e scritta. 1
Petrolio, romanzo incompiuto al quale Pasolini stava ancora lavorando quando fu ucciso,
apparve postumo in prima edizione nel 1992 a cura di Maria Careri e Graziella Chiarcossi,
con la supervisione di Aurelio Roncaglia, autore di una Nota filologica imponente
essenziale per la lettura del testo, il quale si presenta come uno scartafaccio di fogli
manocritti e dattiloscritti solo parzialmente numerati, con cassature, aggiunte e correzioni
spesso in contrasto tra di loro. Numerose segnature, cerchiature e segni manoscritti ci
mettono di fronte a una condizione testuale profondamente magmatica e frammentaria.
1
Appunto di Pasolini posto in calce ad un foglio dello scartafaccio del romanzo risalente allestate del 1972.
Sono pervenute a noi in tutto 522 pagine di cui 492 dattiloscritte. In realt la stesura,
secondo lautore stesso era arrivata a 600 pagine, cos come ci ricorda Roncaglia nella
sua Nota. Il critico sottolinea anche la valida prova filologica interna in merito al capitolo
scomparso Lampi sullEni, che si trova nellAppunto 22a :
ne ho gi fatto cenno nel paragrafo intitolato Lampi sullEni, e ad esso
rimando chi volesse rinfrescarsi la memoria.
Lautografo conservato presso lArchivio Contemporaneo Alessandro Bonsanti del
Gabinetto Vieusseux di Firenze, assieme ad una copia V non autografa che consta, oltre
dei vari scritti degli anni 70, di tutto il materiale giornalistico utilizzato dallautore nella
stesura del romanzo. E ad arricchire ulteriormente le fonti di Pasolini contribuiscono i
discorsi tenuti dallo stesso presidente Cefis e la risorsa per eccellenza: la fotocopia del
libro di Giorgio Steimetz Questo Cefis. Laltra faccia dellonorato presidente (Armi,
Milano 1972). Allinterno della stessa cartella figura limportantissima lettera inedita dello
psicanalista Elvio Fachinelli del settembre 1974, la quale testimonia che lo stesso medico
forn a Pasolini sia loriginale del discorsi di Cefis tenuto a Modena che la fotocopia del
libro di Steimetz.
Di Petrolio, monumentale Satyricon dei nostri tempi, esistono quattro o cinque manoscritti
a tratti discordanti, per cui la ricostruzione fa fede al confronto tra di essi. Un ruolo
chiarificatore hanno le illustrazioni, opere grafiche di stimato livello probabilmente opera
dellautore stesso. Contribuiscono a colmare i vuoti del romanzo gli innumerevoli
documenti storici attinenti con la cronaca.
I frammenti del romanzo, denominati da Pasolini stesso Appunti, sono in numerazione
progressiva e intitolati (ma non tutti). Le numerazioni giungono fino al n. 133, ma
considerando i numeri bis, ter, ecc., i numerosi contrassegni alfabetici (a, b, c, ecc.), i fogli
tra un Appunto e laltro e la lettera a Moravia, giungiamo a una stima finale di circa 200
unit. Chiaro il nesso tra i frammenti in successione, pi ostico quello tra i vari gruppi di
Appunti. Con ci rifiutiamo facilmente la nozione di associazione mentale di stampo
psicanalitico: siamo in presenza di una schizofrenia fluviale che non risponde a nessuna
logica. A tal proposito lo stesso Pasolini a chiarire il concetto:
il carattere frammentario dellinsieme del libro fa s che certi pezzi narrativi siano in s
perfetti, ma non si possa capire, per esempio, se si tratta di fatti reali, di sogni di
congetture fatte da qualche personaggio.2
Il brogliaccio incompiuto di Pasolini ambientato nellItalia del boom economico,
quellItalia lacerata da giochi di potere invisibili, da stragi sotterrate col silenzio e da un
trasformismo politico che mette sullo stesso piano fascismo e antifascismo.
Nellambito delle ente petrolifero pubblico italiano (Eni) nasce la doppia storia di Carlo
Valletti, ingegnere petrolchimico e protagonista scisso del romanzo.
Carlo primo, chiamato Carlo di Polis, viaggia in Oriente alla ricerca del petrolio ricalcando il
mitico viaggio degli Argonauti. E un cattolico moderato dellarea di sinistra, colto
imprenditore davanguardia tutto immerso nelle trame torbide che governano lelitario
mondo petrolifero. Correo dellassassinio di Mattei e della scalata di Cefis, Carlo
lemblema dellambigua fase storica della Resistenza, quella legata al connubio fra i
contrari, ovvero ai binomi indissolubili delle lobby: laici/cattolici, fascisti/antifascisti,
pubblico/privato, politica/crimine.
Carlo secondo, chiamato Carlo di Tetis si muove invece tra Roma, Torino e la Calabria
ossessionato da perversioni erotiche e incestuose che culmineranno con la sua
2
trasformazione in una donna. Ma in realt questa la sorte di Carlo primo, vittima come
Carlo secondo di un processo di lacerazione dellidentit e di dissociazione ossessiva che
rende questo scartafaccio un modello esemplare di antiromanzo.
Ultimo protagonista del romanzo Pasolini stesso, che muore nel mare di Calabria
rinascendo nellacqua fetale, primigenia e fortemente esoterica.
Stragi, legami e complotti di Stato costituiscono lo sfondo di un antiromanzo di formazione,
che si crea e si distrugge allo stesso tempo.
La struttura segreta delle societ brulicanti da forma al testo conferendogli le sue stesse
caratteristiche e generando un romanzo parallelo di stampo economico-sociale accanto
quello romanzesco-narrativo. I modelli sociali di Pasolini sembrano dunque Lukcs e
Goldmann, rivisitati in chiave postmoderna dentro un testo proliferante scisso tra storia e
mito, tra arcaico e contemporaneo.
Dallintervista di Enzo Biagi, ne I grandi autori autori italiani del 900, Rai Educational, Einaudi, Tascabili.
inconscia della gretta cultura capitalistica. Il Neorealismo artistico e letterario diventa cos
un retaggio del passato e la storia stessa tende a massificarsi assieme alla cultura.
La storia si autoconsuma, prosegue imperterrita verso lautoannullamento. Equesta forza
che mette gli individui su di uno stesso piano, che nega lindividualismo, che rifiuta la
specificit del singolo. Pasolini in questo senso si fa paladino di un neo-soggettivismo
contrapposto fermamente al processo di nullificazione delluomo.
Questa fase storica e di cambiamento sociale inaugura dunque una poetica nuova per
lautore, fungendo da specchio di un popolo mediocre e governato dalla peggiore politica.
Dal 1973 Pasolini parteciper attivamente allo smascheramento di questa
contemporaneit scrivendo articoli incandescenti sul Corriere della Sera, alimentando
continuamente questo fuoco con autentiche invettive e denunce feroci. E questo fervore
incontrollabile gli coster la vita quella notte allidroscalo di Ostia tra l1 e il 2 novembre
1975.
Petrolio, romanzo edificante, nel suo messaggio non pi diretto al proletariato come
classe viva. La borgata, amata visceralmente e irrimediabilmente perduta, subisce un
processo di mitizzazione lasciando la figura del destinatario alla spietata fiera borghese.
Parte prima
La Prima Rosa dellEstate e lIntroduzione al tema metafisico
Ai bianchi Antefatti, preambolo perfetto di un antiromanzo che non comincia, segue
lAppunto 2, grigio nella descrizione della palazzina ai Parioli nella quale vive in affitto
Carlo Valletti.
Siamo nel maggio 1960 e la decadenza architettonica del quartiere romano il riflesso
narrativo della condizione esistenziale di un trentenne nevrotico oppresso dalla solitudine
e dallangoscia, irrimediabilmente alienato nei continui fallimenti della sua vita di tecnico.
E mattino e Carlo si trova nel terrazzino di casa, scialbo e anonimo nel suo degrado come
la visuale di una Roma che da l sembra Beirut, o Atene forse:
Correvano nel cielo nuvole calde, covando in terra, lumido della pioggia che poco prima
vi avevano tristemente scaricato. Pareva che la vita nella citt si fosse interrotta. Carlo,
come sempre, era oppresso dallangoscia; il non aver niente da fare se non loccuparsi
della casa con la certezza che in queste cose hanno gli uomini sui trentanni lo
obbligava a stare solo con se stesso, come unombra; e quindi a recitare quella scena di
solitudine di fronte al panorama di Roma (che da l sembrava una citt come Atene o
Beirut).
E qui che, ad un tratto, vede il proprio corpo cadere ritrovandolo ai suoi piedi supino e
privo di sensi. Lucido e accorto lo scrittore corsaro nella descrizione di quel corpo
accasciato, obbediente e passivo nella sua paralisi:
() ecco il suo viso pallido, quasi bianco o giallastro di adenoideo, la fronte di persona
intelligente e ostinata sotto i capelli lisci e incolori, che, nella sgradevole circostanza, si
erano un po scomposti in modo ridicolo, ecco gli occhi tondi e cerchiati, che, non protetti
dagli occhiali () parevano denudati e troppo espressivi; la pelle tirata del viso lungo e
liscio, come quello di un bambino, intorno al naso leggermente in su; la bocca, con le
labbra arricciate, a culo di gallina, semiaperta a causa dei denti fortemente sporgenti,
lunghi e gialli, o forse anche a causa del naso, che era, evidentemente, uno di quei nasi
eternamente tappati che costringono a tenere, appunto, la bocca semiaperta per
respirare; ed ecco il corpo, lungo e magro, di persona debole ma curata, coperto da un
vestito grigio non nuovissimo, e da una camicia bianca con la cravatta (di un colore cos
discreto da non essere notato).
Quel corpo disteso per terra non era altro che la conseguenza naturale dellanonima vita di
un piccolo borghese, latto finale di una vita moderata e conformista.
Carlo vede arrivare due entit che si fermano in prossimit di quellessere spettrale
supino: uno Polis, angelico e pacato; laltro Tetis, miserabile e infernale. I due esseri
cominciano a parlare una lingua meravigliosa, melodica, chiara, squisitamente onirica.
Tuttavia Carlo consapevole della natura effimera e visionaria di quel linguaggio mistico e
assiste inebriato alla disputa su chi dei due sia il detentore effettivo di quel corpo, che per
Polis di un buono, di un obbediente che ha amato il padre e la madre, mentre per Tetis
un involucro, la forma del Peso che si porta dentro quello dellaccettazione del
compromesso per lascesa politico-sociale e che lo ha consegnato al demonio.Ogni
elogio da parte di Polis di quel corpo di uomo borghese vanificato dallostinata
convinzione di Tetis: il Peso che porta dentro quel corpo suo.
Polis non resiste alla determinazione demoniaca di Tetis, consapevole della sua
inferiorit apollinea:
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Polis sta per un po in silenzio, guardando a terra. Pensa certo che potrebbe dire altre
mille frasi come quelle che ha detto; ma poich sono tutte analoghe, come i grani di un
rosario, nessuna di esse potrebbe ottenere effetti diversi da quelle gi profferite.
Polis un angelo, dunque riconoscendo limpossibilit di dialogo viene a patti con
lInconciliabile, quasi incantato da quel fascino demoniaco:
Tu prenditi ci che tuo, e io mi prendo ci che mio () tu ti prendi il tuo Corpo. E io
mi prendo laltro Corpo che c dentro.
Polis accetta, sorridente. Pacato e composto, osserva Tetis squartare il ventre di Carlo ed
estrarne un feto, che cresce in maniera smisurata fino ad assumere i tratti di Carlo, che a
sua volta lo guarda e lo riconosce. Il corpo sventrato a terra comincia a rianimarsi: Carlo si
rialza e si avvicina a Polis, lentit dal quale dipende.
Carlo di Tetis e Carlo di Polis sono identici, si avvicinano, si fissano, sembra che si bacino.
Poi si allontanano, chiacchierando e tenendosi a braccetto, come due amici che
condividono la vita.
In queste prime pagine del romanzo si delinea la scissione-frantumazione del personaggio
Carlo, dovuta esclusivamente alla stipula di un patto col diavolo, identificato
irrimediabilmente nella figura dello Stato.
Prefazione posticipata
NellAppunto 3a lautore chiarisce il ruolo che la luce, nella sua fissit, ha allinterno del
romanzo. Non luce mitica svincolata dalle stagioni, luce estiva, normale, quotidiana.
Torner pi volte nel romanzo, soprattutto negli Appunti in cui Carlo secondo cerca la
realizzazione sessuale attraverso le esperienze pi turpi, trovandola poi, solo nella
trasformazione del suo corpo in quello di una donna.
E in questa esplosione dazzurro che lAngelo e il Diavolo passeggiano, dirigendosi verso
una piazzetta anonima e animata da diversi passanti nonostante lafa del meriggio.
NellAppunto successivo lautore cita Leopardi e il suo interesse verso le visite degli Dei
sulla Terra, e dei Demoni in particolare nelle ore pomeridiane. Si tratta di un espediente
narrativo se cos possiamo definirlo ricorrente soprattutto nella prima parte del
romanzo e dallevidente funzione dispersiva per il lettore.
E un meriggio afoso di fine anni 50 e i due angeli delle tenebre si recano in Piazza xxx,
colma di studenti liceali e universitari, genuini e fortunatamente ancora lontani dalle falsit
piccolo borghesi dellera sessantottina.
Discostandosi improvvisamente da questo tema, nella Prefazione posticipata (III) Pasolini
annuncia listituzione di uno schema di viaggio, allegorico e demoniaco, quale nodo
essenziale della sua (non) intenzione narrativa:
Poich non ho intenzione di scrivere un romanzo storico, ma soltanto di fare una forma,
sono inevitabilmente costretto a istituire le regole di tale forma. E non posso che istituirle
in corpore vili, cio nella forma stessa.
Nel corso del romanzo parecchi interventi diretti di Pasolini aiutano il lettore a
comprenderne la poetica. Tuttavia lillogicit, lirrazionalismo, la dissociazione ossessiva
dellio esasperano la scrittura stessa, che risulta ostica sia nei contenuti che
nellelaborazione della forma stessa.
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Proprio per questo motivo non cercher una sistematicit accademica nellanalisi anche
perch impossibile attenendomi esclusivamente a seguire passo per passo il percorso
di uno scartafaccio svincolato da qualsiasi logica oltre che dal pi elementare principio di
causa-effetto.
Dunque Tetis si dirige in autobus verso la parte opposta di Roma, va a cercare qualcuno.
Risponde alla porta una donna senza et che, dimessa e mite, comunica al diavolo che la
persona da lui cercata non in casa, ma che si trova a Siracusa. Ecco allora che Tetis,
osservando lo squallore di certi paesaggi romani, sale su un altro autobus dirigendosi
verso la stazione. Nella descrizione del viaggio in treno verso la Sicilia, Pasolini non
rinuncia a quel crudo realismo tipico della poetica dei Ragazzi di vita:
Laria era greve di un fetore inafferrabile: merda, gas, cloache, ma anche terra concimata
di orti, limoni, zolfo, e qualcosa di perduto, soffocante, xxx che non era altro che la polvere
della povert.
E lalba e Tetis arriva a Siracusa. Vede case gialle, qualche palazzo signorile e chiese
barocche che testimoniavano una lunga storia del dominio assoluto del potere e di
miseria. Ragazzi seminudi e sensuali animano gi le strade, e quella luce mattutina delle
cinque quasi fosse una protagonista del romanzo - talmente accecante che sembra
gi meriggio.
Tetis si reca verso la pensione senza per trovare la donna, che lo costringer ad
aspettare fino a sera. Improvvisamente arriva con un compagno, nella sua bellezza senza
tempo e con lo sguardo felino di sempre. E passionale ma umana, tempestosa ma docile:
Gli occhi erano azzurri, come quelli di certi gatti, e obliqui, ora pacifici fin troppo ora
fiammeggianti ma instabilmente, di unaggressivit nevrotica e intellettuale.
Tetis ha un importante segreto da confidarle, ma la donna, che sappiamo essere la
scrittrice Elsa Morante per via di alcuni tratti caratteristici, evita qualsiasi tipo di
confessione da parte di quellessere demoniaco. Tornano a Roma con lo stesso treno, ma
il segreto rimane ibernato:
Era molto probabile che quella persona che Tetis aveva scelto come sua confidente
cio come depositaria di un segreto che non poteva che essere di enorme valore
pubblico, una volta rivelato avrebbe avuto il coraggio, anzi la estremistica temerariet, di
farne buon uso: ma essa evidentemente non lo voleva. Passarono quindici anni, e Tetis le
stette sempre vicino. Essa per, per partito preso, o, come si usa dire nel nostro orribile
linguaggio, per scelta ideologica, aveva deciso di non ascoltarlo.
Lo scrittore corsaro sembra condannare la Morante alla mancata presa di posizione
intellettuale nellera del trasformismo democristiano. Sono gli anni delle stragi di Stato e
troppi intellettuali rimangono in silenzio anche di fronte levidenza:
E poich quella persona inutilmente cercata e pregata da Tetis era uno scrittore, se ne
deduce facilmente come nei libri di quello scrittore, per quanto pieni e completi in se stessi
fossero, mancava in realt qualcosa: e ci li destinava, di conseguenza, a una fatale
ambiguit.
Questo tema del silenzio degli scrittori contemporanei di Pasolini ricorre soprattutto ne La
Divina Mimesis, altra sorta di scartafaccio costruito sul nesso Dante-modernit, quasi un
remake della Commedia trasposta allera in cui vive lo scrittore.
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presiederebbe lonest del vecchio mondo (per coincidenza cattolico) e avverrebbe non
solo nel dominio della coscienza, ma per la stessa volont della coscienza.
LAppunto 5 dedicato a Carlo primo, nato a Torino nel marzo del 1932 e diventato
ingegnere a Bologna nel 56, come Carlo secondo. Neolaureato, conferma
immediatamente la sua indole di buono, di cattolico moderato, di pragmatico. Lavora per
lEni e cresce nella Bologna comunista di fine anni 50, dove conosce la sociologia
americana, la psicanalisi e le nuove correnti di cattolicesimo sociale. Qui trova terreno
fertile per le sue idee e si converte in un cattolico di sinistra, ma la sua ascesa allinterno
dellente petrolifero nazionale gli mette davanti anche laltra faccia della medaglia: quella
del gioco del potere.
Ogni volta che Carlo si trova di fronte la propria coscienza su questioni morali, entra in
scena la resistenza alla dissociazione, espressa soprattutto attraverso la sfera sessuale.
Nel corso della lettura il Carlo dissociato e allucinato dal sesso verr chiamato Carlo II,
Karl, Tetis o semplicemente Carlo. Il lettore si accorge della dissociazione inconsciamente;
tutto ci che far Carlo II allinterno del romanzo, trascende letteralmente i limiti della
sopportazione borghese, che alla fine la nostra stessa sopportazione.
Carlo primo invece viaggia per lavoro, vede il mondo e conosce le realt degli emirati
arabi. Ci, intellettualmente, lo allontana da un modello italiano profondamente
contraddittorio e ormai smascherato, allontanamento che provoca la dissociazione, e che
dunque accettazione al contempo:
Nel momento stesso in cui Carlo si staccava dalItalia, riconoscendone le caratteristiche
come antiche e poetiche, egli si specializzava in quella particolare scienza italianistica che
la partecipazione al potere. Egli era perfettamente libero di desiderare il potere: sia pure
un potere non detto, non nominato, definito solo empiricamente; sia pure senza vanit, e
quasi quasi, verrebbe voglia di dire, senza ambizione e con ascetismo.
Carlo primo superiore a Carlo secondo per questioni sociali, ma non riesce a gestirne
linferiorit:
Il secondo Carlo, come tutti gli umili, privi di autorit sociale, - un po come i cani
buono. Inferiorit sociale e bont coincidono. Tuttavia in Karl che si concentrano i
caratteri cattivi di Carlo; mentre in Carlo che si concentrano i caratteri buoni di Karl.
Carlo il padrone di Karl, ma come ogni dialettica servo-padrone, egli non libero. La
libert appartiene invece a Carlo secondo, ed anomala e non classificabile in quanto
vive al di fuori del conformismo della ragione. Proprio in virt di questa condizione,ogni
azione volgare eseguita dal servo lecita, poich svincolata dal sociale e quindi dal
perbenismo borghese:
Ci che lo protegge il non possedere niente e il non appartenere a niente.
La determinazione apportata dalla sfera professionale non viene recepita da Karl. La
cosiddetta lotta di classe che tormenta lanima di Carlo procurandogli conflitti e dilemmi
esistenziali non ha nessun riscontro su Carlo secondo, entit avulsa dal dramma del suo
padrone; padrone a sua volta profondamente dipendente dal suo servo in quanto unica
valvola di vita.
NellAppunto 6b il lettore viene avvisato dellirragionevolezza che impera allinterno del
testo, un testo che non rimanda a una realt definita, ma solo e solo a se stesso. Dunque
la logica interna del romanzo si crea da s e non risponde a nessuna regola narrativa,
determinandosi col puro e semplice accumularsi della materia.
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Parte seconda
Carlo a Torino: lesasperazione del sesso
Con lAppunto 7 Pasolini comincia a mettere alla prova il lettore. Il livello di crudezza e la
libert cos radicale nella rappresentazione narrativa della perversione sessuale rendono
queste tra le pagine pi turpi e sovversive della nostra letteratura.
Limpatto forte, il realismo inquietante, il registro estremo. Niente potrebbe
scomporre maggiormente il lettore, soprattutto per limprevedibilit stilistica della scrittura.
LAppunto 19, chiamato Consuntivo, una summa dellesperienza di Carlo a Torino
secondo gli occhi rozzi di Pasquale:
Tutto questo stato da me riferito, con molta difficolt, come visto da Pasquale, e cio
attraverso il suo verbale. Ora Pasquale aveva finito il suo compito. E noi possiamo
liberarci di lui e della sua restrizione linguistica. Perch, sia subito chiaro, Carlo avrebbe
continuato per tutti i seguenti anni e decenni a comportarsi come si era comportato in quel
ritorno alla sua citt natale: e ancora peggio.
Carlo ha rapporti sessuali completi con tutte le donne di Villa Valletti: la madre, le sorelle,
la nonna, lamica della nonna, con la serva e la figlia quattordicenne, con ventiquattro
minorenni, con una dozzina di donne cinquantenni dalto borgo. Fanatico della
masturbazione, ossessionato dalle esibizioni in pubblico e in privato.
LAppunto 7 distoglie per un attimo lattenzione del lettorei con i versi del Tot Merumeni di
Gozzano nellincipit (ripresi anche nellAppunto successivo), autore citato spesso in
Petrolio (risale a quegli anni la recensione ledizione delle sue poesie curata da
Sanguineti). Nello stesso incipit dellAppunto in questione troviamo anche alcuni versi della
Signorina Felicita, supporto alla descrizione della villa nel Canavese appartenente alla
famiglia Valletti, che apparentemente aulica nel ricordo, viene bruscamente interrotta dal
drastico cambiamento di registro linguistico, dora in poi violento e carnale come mai nella
storia della nostra letteratura.
Emma, la madre di Carlo, viene dipinta in tutta la sua sensualit di donna cinquantenne e
ancora piacente; mentre questa vacca dai fianchi enormi si prepara per recarsi a una
festa, il nostro viscido protagonista trentacinquenne la sorprende da dietro, costringendola
al rapporto incestuoso:
Emma si concentra sul trucco, e si passa della cipria sul viso: Carlo si china sul suo collo
e le d un altro bacio; non solo, ma le lecca la schiena. Emma dice: Ma cosa fai?, come
una qualsiasi ragazza o puttana. Carlo le risponde ( il colmo): Sta zitta, mamma. Lei
sta zitta e ricomincia con la sua cipria. Naturalmente non sta succedendo niente. Gli occhi,
per, non li comanda lei, ed essi si abbassano di nuovo sullo specchio e vedono, senza
possibilit di equivoci: il pene di Carlo, dritto fuori dai calzoni, teso, duro, puntato verso di
lei. Emma allora si spaventa, e fa per alzarsi dallo sgabello su cui sta seduta e discinta.
Carlo non si oppone, ma quando lei in piedi, la prende sotto le ascelle e la spinge verso
il letto. () Carlo riesce a buttarla sul letto e a montarle sopra, dopo averle strappato le
mutande.
Non sar lunica esperienza sessuale con la madre; Carlo tiene questo atteggiamento ogni
volta che si reca a Torino, ambiguo nido familiare che gli permette di ritrovare se stesso.
NellAppunto 8, Pasolini cerca di chiarire ci che succeder dora in poi:
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Dopo un simile esordio, tutto quello che Carlo destinato a fare in quella villa del
Canavese e nella vicina Torino non potr che impallidire al confronto.
E il turno della nuova cameriera, rozza nei modi e con un fare elefantesco tipico da
massaia. Mentre la donna gli serve il pranzo, Carlo si sbottona i calzoni e afferra il fallo
con violenza: pronto per una delle molteplici esibizioni sessuali. E mentre si masturba
fissandola e costringendola a rispondere a domande su figli e famiglia, Carlo si concentra
sul pensiero di Viola, la figlia quattordicenne della serva, raggiungendo rapidamente
leiaculazione. Sporco del suo seme, si alza dalla tavola per dirigersi in stanza.
Lossessione per il sesso e la sua visione distorta e perversa di esso non lo abbandonano
mai durante il soggiorno nel Canavese:
Lunica sua preoccupazione era quella tremendamente piacevole di soddisfare il sesso:
quello che stringeva nel pugno, e tutto il resto.
Vuoto e stanco, Carlo si riaddormenta. Ma lossessione morbosa per il sesso lo tormenta,
e sentendo delle voci provenire dalla finestra, si sveglia e si reca a guardare:
Sempre stringendosi il membro Carlo si alz, sentendo fuori delle voci () A parlare,
vociando, erano le tre sorelle di Carlo, Chiara, Natalia e Emilia. Con loro cera una
bambina di tredici quattordici anni, che esse chiamavano Viola: era quindi la figlia della
serva. Carlo, guardando tutte quelle donne, si strinse ancora pi forte il sesso tra i
pantaloni slacciati, preso dallangoscia.
A un certo punto il giardino si svuota e Carlo, agonizzante nella sua condizione, si rimette
a letto riprendendo la masturbazione grazie al pensiero eccitante della madre. Incapace di
non pensare alla sua fissazione morbosa e ossessiva, cerca di distrarsi pensando
allimmenso patrimonio familiare:
Disturbato da quei pensieri che non lo riguardavano, Carlo si abbotton i calzoni, e senza
cambiarsi n lavarsi usc.
Alla sera, nei cessi di casa Oddone, in occasione di unulteriore festa mondana, Carlo e
la madre consumano lennesimo rapporto. La foga con cui Carlo penetra la madre
assolutamente innaturale:
L dentro la puzza di urina femminile era veramente acuta. Cosa vuoi disse Emma. Era
una donna avanzata, conosceva Freud attraverso i libri di divulgazione degli psicanalisti
italiani: ma ci che le capitava era fuori dai limiti. Certamente pensava che suo figlio era
pazzo a fare quelle cose che a lui, invece, parevano tanto naturali. Taci, puttana egli le
rispose.
Chiara Valletti invece la sorella pi giovane, nonch quella che accende pi di tutte le
perversioni sessuali di Carlo. Le tre sorelle erano grossolane e umili nei modi, quasi
appartenessero a unaltra famiglia o, ancor peggio, avessero riconosciuto il degrado di
certa borghesia:
Finirono collevitare i luoghi mondani frequentati dalla madre. In principio per istintiva
timidezza, sentendosi appunto non cos lavorate dalla condizione sociale come le loro
amiche, che con quella condizione sociale si erano identificate. Poi perch finirono col
sentirsene escluse e indegne. Si risarcirono assumendo appunto un modo di fare
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cena. Carlo, vincente nel suo piano diabolicamente perverso, pervaso da un sentimento
di pace assoluta:
Ormai era proprio notte; la luce era scomparsa, lasciando il posto a un buio innaturale.
Non cera alcuna illuminazione pubblica, intorno, per molti chilometri, e non si era ancora
alzata la luna. Restavano le stelle. Le stupende stelle della giovinezza, ch poi non si
guardano quasi pi, mentre esse continuano a splendere, con la loro luce granulosa e
inquieta, pur nella suprema calma. Il loro tremolio insistente era come un linguaggio. E ad
esso si aggiunge di colpo il linguaggio, fraterno, del concerto dei grilli, vicino e
infinitamente lontano. Tutti due quei linguaggi parevano voler ripetere senza sosta un
concetto solo, ma inesauribile: sarebbe stato troppo facile pensare chesso alludesse alla
tristezza e alla morte; era qualcosa di ben di pi: era un sapere puro, un pensiero
estremamente significativo, ma senza oggetto. Carlo non se ne fece un problema; fu solo
felice di godere per qualche istante quel fitto incombere del firmamento su di lui. Non
gliene importava niente; non era che contorno, sublime contorno.
E luce relativa, trascendentale. Non c mito n simbolismo, tutto ridotto alla realt
sessuale del protagonista.
Viola stata portata via dal casale da suo padre e la nonna Emilia e Carlo si ritrovano
ubriachi davanti un Barolo di collezione privata.
La donna, nellubriachezza, dimostra le chiari origini volgari di proprietaria terriera rozza
come i suoi braccianti. Parla di Shakespeare, nientaltro se non una maniera banale di
nascondere la sua provenienza:
Bifolca o accademica dotata del miglior tipo di sapere, umanistico e filologico, proprio
quello del buon tempo antico, la nonna era contemporaneamente anche una terza cosa:
era una piccola borghese, una qualsiasi Bovary soddisfatta. Ed era quello il peggior
ostacolo al disegno di Carlo. Ma per fortuna era ormai completamente ubriaca.
Stavolta tutto pi semplice, nessun tipo di angoscia tormenta il protagonista nel
compimento del suo piano. Tutto si svolge con assoluta libert e impudicizia: Carlo si
sbottona, si masturba ed eiacula sulla donna, macchiando quel suo bel vestito bianco di
vecchia.
Una volta lasciata la tenuta di Emilia, il nipote si dirige verso casa Valletti. E soddisfatto e
pronto per lennesima masturbazione che culminer nel solito sonno profondo e
improvviso.
NellAppunto 17 Pasolini ci racconta un sogno del protagonista non verbalizzato da
Pasquale. Carlo legato nudo a una Ruota enorme sospesa nel vuoto cosmico, la quale
gira portandolo sempre allo stesso punto, un punto non percettibile nello spazio
inconsistente della materia onirica. Nel perno della Ruota vede un groviglio di due
serpenti. Al giro successivo, Carlo vede i due serpenti separarsi e giacere nel suolo (un
suolo anche questo di non-materia) come senza vita. Al loro posto vede una donna
dallaspetto selvaggio, come se si trovasse allo stato brado. Dal suo ventre piccolo pende
un fallo molle, mentre un uomo dalle dimensioni incredibilmente piccole (forse un nano) le
sta accanto, nudo e con il membro scoperto. Allaltezza inguinale un solco profondo, una
ferita scura e decisa. E una vulva. Al giro successivo tutti i personaggi scompaiono:
rimane Carlo, ma morto e il suo corpo si indurito fino a pietrificarsi. Un coro avverte
Carlo che quella era la gioia per eccellenza. Un altro giro e quel corpo marmoreo si
trasforma in un fallo gigante, affiancato da un vecchio santo con la barba bianca e gli occhi
da buono. Lennesimo giro e sul perno della Ruota compare un ragazzo in riva al mare
spinto da quelluomo su di una barca che partir e andr lontano da l. Il coro dice a Carlo
che egli nato per la seconda volta.
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Ancora un altro giro e sul perno c il padre di Carlo accompagnato da un uomo senza
volto ma con un sesso scuro e imponente.
Da questo momento il sogno non pi ambientato nel cosmo vuoto, ma in un deserto nel
quale sta per sorgere il sole: due uomini arrivano da due parti opposte e si incontrano:
diffidano luno dallaltro ma poi si stringono la mano. Ed ecco arrivare altri giovani uomini
nudi e col fallo scoperto, grande e imponente. Bevono vino e il coro avvisa Carlo che sono
tutti fratelli e orfani, provocandogli un dolore lancinante e indescrivibile. E la fine del
sogno:
In quel momento egli si svegli. Ma per un attimo il sogno continu anche nella veglia:
lattimo necessario perch egli avesse coscienza (una coscienza suggerita, da lontananze
ormai indescrivibili, dal coro) che tra quei fratelli stava sopravvenendo un nuovo
personaggio, qualcosa come un Diavolo, uno Spirito del Male, fornito addirittura da un
nome, Polis o qualcosa di simile ().
Il giorno seguente, a tavola, la famiglia al completo assieme al padre. Carlo lo fissa e
ricorda un altro spezzone del sogno nel quale il coro lo avvisa che egli ritorner in quel
punto del Giro, che non il punto di prima bens la parte bassa, quella dellabisso
cosmico. Ed qui che Carlo riceve lilluminazione: prima o poi avrebbe dovuto subire, da
parte di individui del suo stesso sesso, la stessa brutalit corporale che aveva inflitto alle
sue vittime.
Limpero dei Troya
Siamo a Roma, di nuovo. Sotto il sole accecante della fiera di Porta Portese e un certo
letterato veneto dal cognome in -on si muove tra la folla delle bancarelle. Viene attratto
da una valigetta piena di libri, gli stessi di quella rubata nel treno che portava Carlo a
Torino. E l cera anche il verbale di Pasquale:
Lintellettuale cominci a scorrerlo un po divertito, mentre l sotto, accucciati accanto alla
loro roba, i tre napoletani silenziosi, nella loro eccitata beatitudine, lo sbirciavano
aspettando le sue decisioni ()
A questo misterioso inciso segue lAppunto 20, decisivo per la separazione dei due
protagonisti. Il focus si sposta infatti sulla carriera di Carlo primo e sui misfatti dellEni,
provocando cos lennesimo cambio di registro, sia linguistico che tematico.
Entrano in scena Guido Casalegno, compagno di liceo del protagonista e segretario di
Enrico Bonocore, presidente dellente petrolifero (stiamo parlando di Enrico Mattei), e
soprattutto Aldo Troya, personaggio chiave del romanzo facilmente assimilabile alla figura
di Eugenio Cefis, colui che, alla vicepresidenza dellEni, verr identificato come il
mandante dellomicidio del presidente Mattei, uomo onesto e disposto a cambiare le
regole del gioco capitalistico delloro nero, tratto peculiare che gli coster la vita.
Guido Casalegno, coetaneo di Carlo e uomo intraprendente anche se fondamentalmente
onesto, un tuttofare nel senso letterale del termine
() era quindi il Casalegno () a firmare il corriere ordinario per Enrico Bonocore:
siglando per esteso, con ammirevole imitazione della firma originale del Capo. In
conseguenza di tale sua sconfinata pazienza manuale, Guido Casalegno, occupava
presentemente la carica che abbiamo detto: oltre a essere Dirigente Amministrativo della
Snam, e direttore della divisione Segisa, controllando cos amministrativamente e
16
finanziariamente il Giorno: ed era entrato a fare parte della piccola fluttuante oligarchia
del cosiddetto impero dei Troya.
Ecco che allora Carlo e Guido si dirigono assieme verso il salotto della Sig.ra F., la cui
identit viene svelata dallautore nellAppunto 22f. Si tratta di una borghese appartenente
allelite romana, la quale
investiva la sua intraprendenza in imprese culturali. Non soltanto organizzava quasi
settimanalmente dei Ricevimenti (come lattuale) in cui si incontravano letterati, giornalisti,
scienziati e uomini politici, ma si dava anche a una certa attivit pi specifica: una piccola
scuola e laboratorio teatrale, un centro di ricerche audiovisive. Per questo la F. aveva
bisogno di finanziamenti, sia pur minimi: qualche milioncino: diciamo una ventina di milioni
in tutto lanno.
I soldi di cui ho appena accennato erano garantiti in via amichevole dallEni (si trattava di
fondi abbastanza corposi), il cui entourage era formato da uomini di sinistra insospettabili
perch attivi durante la fase della Resistenza: erano i nuovi fascisti, alcuni membri del
governo, altri no.
Ma torniamo allAppunto 20, che in qualche modo rappresenta linizio di quellagonia che
porter Pasolini alla morte. Comincia qui la sequela infinita di nomi, societ e giornali, tutti
protagonisti di una trama talmente torbida che non trova chiarezza neppure oggi, a
distanza di trentanni.
LEni il topos del potere e la stampa diventa il mezzo primario della disinformazione:
Cera stato in quegli anni () un oscuro spostarsi di pedine in un settore importante per
un organismo di potere, statale e insieme non statale, comera lEni: il settore della
stampa. Per esempio, edito dalla Nuova Editoriale Italiana Spa, usciva a Milano nuovo
Avvenire, nato dalla fusione tra il quotidiano cattolico bolognese e lomonimo quotidiano
lombardo. LEni aveva una particolare predilezione per questo giornale, che non si
limitava a privilegi pubblicitari. Gli stipendi dei redattori e dei collaboratori vennero
talmente aumentati da suscitare linvidia del Corriere della sera () Il presidente della
Nuova Editoriale Italiana Spa diventa uno dei massimi dirigenti dellEni, Ettore Zolla: costui
, soprattutto, uomo di fiducia di Troya.
Guido Casalegno viene nominato vicepresidente della Nuova Editoriale Italiana Spa,
diventando cos uno dei personaggi principali dellimpero dei Troya.
La potenza dellamico suscita in Carlo ammirazione e disprezzo al contempo, sentimenti
necessari per linizio di una scalata sociale. Egli si finalmente liberato di Karl (o almeno
crede), ovvero di quellalter ego che gli impediva di crescere socialmente, confinandolo a
una vita parallela alla sua in grado di trascendere il concetto stesso di libert. Scisso
consapevolmente una volta per tutte, Carlo pu cominciare la sua ascesa.
Eccoci cos al rinomatissimo Appunto 21, Lampi sullEni, scritto e scomparso
misteriosamente dopo la morte dello scrittore. La prova filologica dellesistenza di questa
preziosa parte del romanzo ci viene data da Pasolini stesso nellAppunto 22a, riferendosi
esplicitamente alle vicende di Cefis:
ne ho gi fatto cenno nel paragrafo intitolato Lampi sullEni, e ad esso
rimando chi volesse rinfrescarsi la memoria.
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nel I Blocco incoscientemente ( in un abnorme rapporto fra lIo e lEs) diventando membro
attivo del complotto
nel II Blocco allucinatoriamente (facendo esplodere la bomba appunto visionaria alla
stazione di Torino)
(16 ott. 1974)
A questo inciso enigmatico segue direttamente lAppunto 31, con il quale lautore ci
avverte esplicitamente di non provare in alcun modo a dare un quadro psicologico dei
personaggi:
In questo mio racconto su ci devo essere brutalmente esplicito la psicologia
sostituita di peso dallideologia. Il lettore dunque non si illuda: egli non si imbatter mai in
quei personaggi che misteriosamente si svolgono e si evolvono,rivelandosi agli altri
protagonisti, e al lettore, man mano che gli avvenimenti di cui sono causa o da cui sono
giocati li costringono a una drammatica coerenza.
E chiaro lintento demolitore dellauctor Pasolini: il personaggio unentit incontrollabile
che ha perso la coerenza psicologica di cui godeva nella letteratura precedente. E e non
allo stesso tempo, ha perso i contorni che lo caratterizzano abbandonando le dinamiche
spazio-temporali della realt.
Non c corpo e quindi non ci pu essere anima:
Cos questanimo umano? E una presenza; una realt; ecco tutto. Esso incombe
attraverso lindividuo cui appartiene, e su lui, come un suo doppio monumentale e nel
tempo stesso inafferrabile.
Due gruppi di personaggi immaginari percorrono questa parte di romanzo: quelli
appartenenti ai salotti e quelli che spiano la vita di Carlo. Analogie, differenze e rapporti tra
i due verranno chiariti nel corso della lettura. O forse no.
Appunto 32: finalmente giungiamo al ricevimento che vedr lassunzione di Carlo
allinterno dellente petrolifero nazionale e lincarico burocratico assegnatogli che implica
un viaggio in Oriente (viaggio reale e mistico, come vedremo pi avanti).
In quellequivoca dimora borghese tra i Parioli e Villa Glori, si muovono i nostri personaggi
immaginari, longevi detentori del potere circondati da menti giovani pronte per essere
addestrate e introdotte nelloblio del potere (statale e non):
Mi commuove quella certa ingenuit in cui cose del genere erano vissute da uomini
giovani come Carlo. E mi commuove anche lingenuit pervicace, incallita, mostruosa con
cui le vivevano dei vecchi gi allora cadenti e ora decrepiti; oppure uomini e donne
soltanto anziani, ma nel pieno dellattivit professionale, al culmine del potere sociale.
Segnati profondamente nei lardi, o tirati da infauste magrezze, essi tutti ci credevano. Ci
credevano come ci credevano dei morti.
E sconcertante lattualit dellultima scrittura pasoliniana: quei personaggi immaginari
sono gli stessi di quelli che potrei immaginare io adesso, nel 2012.
Torna la luce, la cui funzione narrativa non mai definita: torna per illuminare quei morti
coi sorrisi incollati sulle labbra:
Lo sfavillare della luce, come di una nave ancorata in un porto buio ma in festa, si
mecolava alla luce di quella verit cos profondamente e sinceramente vissuta: e il rosso
di certi velluti o carte da parati, il verde del vestito pi audace di qualche signora, il
20
luccichio degli ori e delle perle: tutto resta l, in quellangolo vivente di un mondo di
defunti.
E la prima volta che Carlo entra in contatto con questa dimensione parallela. Con lui ci
sono altri intellettuali, anche quello dal cognome contadino in on, figura creata su
quella reale di Ferdinando Camon, gi incontrato precedentemente alla fiera di Porta
Portese; un intellettuale inquieto (chiaro il richiamo ad Alberto Moravia) e un altro
aggressivo, quasi un alter ego dellautore stesso; un membro del Comitato centrale del Pci
(sicuramente Antonello Trombadori) e un politico la cui descrizione non genera alcun
dubbio, si tratta di Giulio Andreotti:
Cera anche un uomo politico era ministro da dieci anni e poi lo sarebbe stato per altri
quindici seduto su una poltroncina rossa, con un viso tondo di gatto ritratto tra le spalle,
come non avesse collo o fosse un po rachitico: la fronte grossa di intellettuale era in
contrasto col suo sorriso furbo, che aveva qualcosa di indecente: voleva cio manifestare,
con furberia e degradazione, la coscienza della propria furberia e degradazione.
Tra questi personaggi immaginari c anche il perno dirigenziale dellEni, affiancato da
coloro i quali avevano posto tutte le loro attenzioni su Carlo, che si trovava l, con
quellaria provinciale e disorientata di chi non conosce:
Carlo era l, presente-assente, deferente, autorevole. La prova per lassunzione di un
grande Ente come lEni, che, come abbiamo visto, era tuttaltro che una semplice azienda,
sia pure di Stato, era quasi puramente formale: si trattava di un incarico, di carattere
burocratico, che prevedeva un viaggio in Oriente.
LAppunto 34 bis, Prima fiaba sul Potere (dal Progetto), inserito tra la parte dedicata
agli incontri nei salotti della Sig.ra F. e lAppunto 34 ter, intitolato Fine del ricevimento e
costituito solo da una nota che analizzeremo tra poco ma che non venne mai elaborata
dallautore.
Proprio per la posizione dellAppunto e per il cambiamento improvviso del punto di vista
del narratore, si suppone che laffabulatore, incaricato di raccontare la storia di un
intellettuale di cui non vuole svelare lidentit, sia uno degli ospiti della signorotta dei
Parioli.
Lintellettuale in questione un trentacinquenne provinciale, tondo e giallastro. La sua
descrizione fisica mette in difficolt il lettore, che cerca invano di dargli un volto a causa
dellabitudine a una lettura logica e sistematica. Petrolio tutto fuorch questo, dunque
perch porci interrogativi del genere?
Di questuomo, lunica notizia funzionale al racconto la sua nevrosi (degenerata in
ordinaria pazzia) e lobiettivo che lha condotto a questa, il Potere:
Non essendo ancora una persona in vista, nessuno se ne accorgeva: ma in realt egli
era un repellente mostro di passionale servilismo. Sarebbe stato capace delle azioni pi
abbiette pur di ottenere il favore di una persona. Nel tempo stesso, coltivava anche il mito
della propria innocenza. Il fatto che il suo desiderio di affermarsi e di avanzare
apparteneva allordine dei desideri clinicamente ansiosi: ed era dunque la malattia che
provvedeva a preservare linnocenza, come primitiva condizione di grazia, giustificando
contemporaneamente tutte le povere infrazioni ad essa.
La nevrosi cronica gli provoca una visione durante la fase di dormiveglia: il Diavolo,
pronto ad aiutarlo nella conquista del Potere, unico scopo della sua anonima vita. Tra i
tanti mezzi a disposizione per raggiungere lobiettivo, lIntellettuale sceglie la via della
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Gli Argonauti
Il ciclo degli Argonauti costituisce certamente la parte pi ostica del romanzo, che
addirittura lautore avrebbe voluto scrivere in greco (o neo-greco) per attenersi alla follia
stilistica dellopera, ovvero quella di costruire una forma durante la scrittura stessa:
Ebbene, queste pagine stampate ma illeggibili vogliono proclamare in modo estremo
ma che si pone come simbolico anche per tutto il resto del libro la mia decisione: che
quella non di scrivere una storia, ma di costruire una forma (come risulter meglio pi
avanti): forma consistente semplicemente in qualcosa di scritto. Non nego che
certamente la cosa migliore sarebbe stata inventare addirittura un alfabeto, magari di
carattere ideografico o geroglifico, e stampare lintero libro cos. Del resto lha fatto
recentemente xxx Michaux (?), disegnandosi lintero libro, riga per riga, in una paziente e
infinita invenzione di segni non alfabetici. Ma la mia formazione culturale e il mio carattere
mi hanno impedito di costruire la mia forma attraverso simili metodi, estremistici, si, ma
anche estremamente noiosi. Ecco perch ho scelto di adoperare, per la mia costruzione
autosufficiente e inutile, dei materiali apparentemente significativi.
Lalfabeto a cui fa riferimento lautore quello di Henri Michaux nelle due opere Alphabet
(1927) e Exorcismes (1943), con le quali lartista belga (la cui opera si pone in relazione
con la corrente surrealista nonostante egli non abbia mai fatto parte del movimento) si
spinse verso la creazione di un alfabeto totalmente reinventato.
Pasolini si limita dunque a riportare il mito nella lingua originaria, compito che non port
mai a termine e di squisita natura neosperimentalista, lasciando un vuoto incolmabile nella
nostra letteratura.
Ma torniamo agli Argonauti, figure della mitologia greca che, al fine di conquistare il vello
doro (il prezioso mantello dorato di pelle dariete in grado di conferire la capacit di volare)
partirono sulla nave Argo, guidati da Giasone.
Sappiamo che il mito sembrerebbe rifarsi ai primi viaggi dei mercanti-marinai proto-greci
alla ricerca doro, secondo la leggenda tramandata da Apollonio Rodio nelle Argonautiche.
Questo viaggio mitico in Oriente diventa per Pasolini metafora perfetta per il viaggio di
Carlo alla ricerca delloro nero, nella fase della sua ascesa allinterno dellEni:
Serie di visioni rifatte sul Mito del Viaggio come iniziazione ecc., miste a visioni
realistiche di viaggi veri (senza nomi o precisazioni, come nei sogni ecc.) - - - scriverlo
tutto in greco (con la traduzione riassunta telegraficamente ma esaurientemente nei titoli
dei paragrafi) - - - Inteso come iniziazione, fondamento del viaggio secondo ma anche
come passaggio di tempo per la maturazione di un tempo politico: larrestarsi della
situazione per la sostituzione di Troya al Presidente dellEni e quindi dellassassinio di
questultimo. Larrivo di Carlo da un sognato viaggio in Oriente lo mette come sognante
automa nelle mani dei sicari.
Gli Appunti 36 36n sono interamente scritti come bozze di un libro a s stante mai
elaborato. Lidea per chiara: lopera, trascritta in greco, avrebbe congiunto dimensione
onirica e dimensione reale, personaggi mitici e politici, linguaggio aulico e turpiloquio.
A mio modesto parere, se questa bozza fosse stata portata a compimento, avrebbe
costituito un capolavoro di letteratura sperimentale senza pari.
Riporto lAppunto 36e, al fine di renderne lidea:
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Queste parole sanciscono la fine della prima parte del romanzo, ma anche qui si tratta di
una decisione stilistica in itinere; il lettore viene colto di sorpresa da un auctor che non ha
alcuna intenzione narrativa e che vive il suo poema in forma progressiva e magmatica.
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Sforzarsi nellanalisi non si addice alla poetica del nostro antiromanzo, ma lintento
allegorico evidente, soprattutto se si pensa alla continua denuncia di Pasolini al fascismo
di sinistra e ai valori costruiti ad hoc dalla nuova e ambigua classe dirigente rossa, figlia
della Resistenza e incline al pi bieco trasformismo.
LAppunto 43 narra di Sardar e dellepidemia che caus a Patna e in altri luoghi del Bihar.
E il preludio alle stragi visionarie dei capitoli successivi, il cui nesso poco chiaro se non
inesistente, com giusto che sia.
Ecco che si ripetono gli Appunti 41 e 42, diversi dai precedenti per i contenuti e preceduti
da unannotazione che lascia intuire il tema centrale, quello tanto atteso che vede la
trasformazione di Carlo in una donna:
*Lamore di Carlo il mite per i giovani del popolo comunisti che lo trasforma in donna, lo
fa loro succube si rovescia in odio in Carlo del Potere, il quale partecipa
(inconsciamente in modo per psicoanaliticamente anomalo) alla strage in funzione
anticomunista.
Carlo il mite e Carlo di Tetis. E non si tratta affatto di una svista dellautore, n di un
controsenso; siamo di fronte un Es frantumato, irriconoscibile nel saper vestire tutti i ruoli,
apollinei o dionisiaci che siano. Carlo primo Carlo secondo, Polis Tetis, la scissione
dellidentit ha lasciato il posto alla sua disintegrazione.
Precisazione il titolo del secondo Appunto 42, lume allinterno delloscurit testuale del
meta romanzo:
Questo poema non un poema sulla dissociazione, contrariamente allapparenza. La
dissociazione altro non che un motivo convenzionale (). Al contrario , questo poema
il poema dellossessione dellidentit e, insieme, della sua frantumazione.
La dissociazione ordine. Lossessione dellidentit e la sua frantumazione il disordine.
Il motivo della dissociazione altro dunque non che la regola narrativa che assicura
limitatezza e leggibilit a questo poema; il quale, a causa dellaltro motivo, pi vero,
dellossessione dellidentit e della sua frantumazione, sarebbe per sua natura illimitato e
illeggibile.
Ma vero anche il contrario: cio sul primo motivo (quello della dissociazione) che
fondandosi lordine del romanzo si anche fondata lidea simbolico-allegorica in cui il
romanzo consiste; e che dunque lo rende, in pratica, illeggibile. Mentre dal secondo
motivo (quello dellossessione dellidentit e della sua frantumazione) che nascono quelle
folate di vita e quella concretezza, sia pur folle e aberrante ()
Appunto xxx, Gli incontri serali: non c numerazione, si inserisce tra il 43 e il 43a
costituendo lennesimo intervento diretto dellautore.
Ogni notte, alla stessa ora, Carlo primo e Carlo secondo si incontrano per confrontare le
loro esperienze. Ma il loro non un rapporto equo ed Carlo secondo che, con orgoglio
superiore, detta le regole della conversazione. E lui che parla, perch Carlo primo colui
che ha rinunciato al piacere; ogni volta che Polis tenta di raccontare il suo rapporto con la
societ, Tetis sbadiglia annoiato, volutamente disattento per non cadere nel tunnel
dellangoscia.
Lanarchia sessuale di Carlo secondo richiama analogie e differenze col male assoluto di
Dostoevskij, il diavolo per eccellenza Stavrogin de I demoni:
Attraverso i suoi peccati, Stavrogin, aveva, della propria societ, la stessa idea che ne
avevano coloro che laccettavano e partivano alla sua conquista. Guadagnato o perduto,
un valore sempre un valore. Anche il nostro Carlo secondo non era privo della piccola
dose di demoniaco necessaria a spianargli la via della degradazione. Ma poich il valore
26
che in tal modo egli perdeva era modesto, anche il suo perdersi era modesto. () Carlo
secondo non avrebbe mai lasciato una delle sue minorenni impiccarsi in uno sgabuzzino,
stando a osservare un ragnetto rosso.
Non il primo n lultimo riferimento che Pasolini far allopera di Dostoevskij; spesso
troveremo annotazioni con rimandi a I demoni. Poco dopo, infatti, paragoner limpero di
Troya a quello degli Spigulin, i ricchissimi proprietari di una fabbrica allinterno della quale
scoppia unepidemia.
Carlo secondo dunque, dopo lincontro col suo primo, sistematicamente si recava presso
larido mondo della prostituzione per tentare di soddisfare il suo piacere, che in realt
coincideva con lansia-angoscia provocata dallattesa del piacere stesso.
Affascinante il binomio povert-corpo nella descrizione del sesso mercificato, meccanico
ma necessario:
Inoltre il tutto era a sua volta legato a miserabili patteggiamenti di denaro, a un mondo
economico reso pericoloso e sfuggente dalla povert. Allora Carlo non aveva capito quale
legame intimo e supremo ci fosse tra povert e corpo: e come il corpo ne fosse
avvantaggiato, preservato comera, cos, nella sua pasta popolare, che era salute,
innocenza, barbarie, delinquenza: tutto fuori che senso di colpa, banalit e volgarit.
Questo Carlo lavrebbe scoperto in seguito.
da notare linciso dellautore sulluso dellimperfetto incoativo, sostituito al presente
indicativo con lintento di evidenziare la continuit e il ripetersi sistematico delle azioni di
Carlo. C in gioco una volont determinata, ovvero quella di concepire la storia nella sua
consistenza, nella sua materia:
Posso concedermi il passato remoto, vero: che un presente, per pura finzione mitica,
allontanato indietro nel tempo. Ma sia il presente che un simile passato remoto stanno a
testimoniare potentemente una volont: quella di concepire la storia come unica e
unilineare, in cui le azioni e i personaggi si allineino come in una galleria o in una serie di
nicchie o di altari. Limperfetto incoativo, alludendo al passare del tempo e della vita,
denuncia invece lo spessore della storia: lo presenta come un vasto e profondo fronte
lavico, anzi, come un illimitato fiume senza fondo, che scorre, in quellimperfetto, che, di
tale scorrere sceglie e indica un particolare che si ripete, o appunto, unabitudine, ma
come puro schema ()
LAppunto 50, inserendosi con irriverenza tra la solitudine di Carlo e la sua ricerca
ossessiva del sesso nei pressi della stazione Termini, ci descrive un corteo di fine
novembre del 1969. uno sciame confusionario di studenti, di lavoratori, di proletari;
lincarnazione di una nuova forza politica, misteriosa, controversa, intrisa di rosso e di
borghesia. Lallusione alle profonde ambiguit sessantottine sempre presente nellultimo
Pasolini e in Petrolio:
..vestivano di poveri abiti da lavoro, ma di una foggia nuova; i calzoni erano pi stretti dei
soliti; e molti indossavano giubbotti e casacche grigio-verdi, americane. Tutti avevano un
fazzoletto rosso al collo. Tutti lo avevano annodato allo stesso modo elegante e allegro,
da ragazzetti sensuali e spavaldi.
Alla parentesi provocatoria su quella borghesizzazione della classe proletaria che tanto
amareggi lo scrittore corsaro, segue lAppunto 51, vero e proprio fulcro dello scartafaccio
nel quale il corpo di Carlo assume sembianze femminili.
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A questo punto, mio lettore, questo poema decolla. Ti pregherei di lasciarti trasportare
senza opporre troppa resistenza. Comincia intanto col non sorridere allaccenno al cosmo,
fatto con seriet forse un po inopportuna, anche se, vorrai ammetterlo, non veramente
eccessiva. Il fatto che non desidero n sorridere n scherzare sulla mia materia. Il
sorridere e lo scherzare, distanziandomene, mi sarebbero in realt di grande aiuto, vista la
scabrosit di tale materia o meglio, la sua enormit. Ma il cuore di Carlo era puro, pur
nella tensione dei suoi nervi: tensione dovuta peraltro a un desiderio sessuale cos forte e
esclusivo da essere in conclusione tragico.
Senza perderci in dettagli: Carlo consuma un rapporto orale con una ventina di ragazzini,
Sandro, Sergio, Claudio, Gianfranco, Fausto, Augusto, Gustarello, Erminio, Carmelo e
cos via (Carmelo torner nellAppunto 60, in qualit di cameriere durante una cena di
potenti e come incarnazione del Dio-Sesso). Terminer concedendosi integralmente,
sublimando cos le pulsioni sessuali in estasi mistica, che lo acceca e che rende quei
ragazzi di borgata veri e propri Dei degli Inferi:
() poveri Dei, che se ne andavano in giro lasciando dietro a s il loro odore di cani,
astuti e rozzi, sinistri e camerateschi, usciti dai loro simulacri di tufo ()
Si tratta delle pagine pi crude di tutta la nostra letteratura. I particolari sono di un realismo
estremo, turpe, abominevole al punto di indurre il lettore alla nausea. Daltronde lauctor
Pasolini ci aveva avvisati. E ci aveva implorato di non opporre resistenza.
Senza giustificazioni n smorzamenti di tono, lautore torna al Progetto con il ritorno di
Carlo dal secondo viaggio in Oriente.
Si parla della morte di Feltrinelli, militante comunista membro del GAP morto in
circostanze mai chiarite nel 1972. Eugenio Scalfari parl di assassinio da parte della CIA,
ipotesi che Pasolini sembra approvare:
Ma il giorno del ritorno di Carlo dalla Siria, ancora non si sapeva nulla dei particolari della
morte di Feltrinelli: si sapeva solo che il morto era lui. E cera stato il precipitoso
comunicato firmato da un gruppo di intellettuali in cui si dichiarava che egli era stato
assassinato dai fascisti o meglio, probabilmente, da unorganizzazione non italiana, cio
la Cia per creare un ambiente favorevole alla destra nelle imminenti elezioni.
Ma Carlo non appartiene a quelle frange estreme, ricordiamolo, un moderato di sinistra,
e come tale certamente abbracciava lipotesi secondo la quale leditore militante mor
mentre preparava un ordigno per un attentato:
Carlo aveva interpretato subito in cuor suo che Feltrinelli si era ammazzato da solo,
facendo il guerrigliero.
Eppure Carlo, non essendo un fascista, sentiva che qualcosa stava cambiando nel
panorama italiano. Avvertiva, in cuor suo, quelloffuscarsi dei valori per colpa del
progresso, quel senso di angoscia sancito dallavvento di unera in cui verit e menzogna
camminavano a braccetto, divertite nel nascondersi dietro maschere democristiane:
Anche la sera, quella sera del diciotto marzo 1972, non dava altro al cuore di Carlo che
terribili, insopportabili fitte di dolore. Possibile che a un uomo come Carlo importasse tanto
del cambiamento del mondo? Non aveva contribuito lui stesso a tale cambiamento? O,
nel caso in cui il suo contributo a tale cambiamento, fosse stato casuale o insincero, non
aveva lottato per il possesso di quel mondo, comunque esso fosse? Anzi tale
cambiamento, non gli garantiva lavoro e successo?
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Invece, il fatto che le cose non fossero pi solo come dieci anni prima, gli si presentava
come una tragedia.
Carlo ossessionato dalla sua accettazione delle regole del potere, e nel momento in cui
si trova costretto a fronteggiare la sfera etica e morale che fa di tutto per evitare, trova una
e una sola via duscita: Carlo secondo:
Era gi notte. Bench stanco, gli sorrideva almeno unidea: avrebbe incontrato Karl,
lavrebbe incaricato, come il solito, di andarsene fuori, nella notte, per lui, a godere almeno
tutta la solitudine possibile.
Negli Appunti successivi si racconta della scomparsa di Karl e del profondo dolore che
Carlo prova per questa mancanza. Tuttavia ci era inevitabile per via dellascesa sociale di
Carlo allinterno dellEni, anche se in realt Karl aveva fatto la sua comparsa nella vita
dellingegnere proprio a causa della sua entrata nel gioco del potere. Dunque come si
spiega la sua fuga? Se il lettore non vuole entrare in crisi deve accontentarsi di una sola
spiegazione: la nevrosi.
Nel tentativo di rimpiazzare la presenza di Karl, Carlo decide di ripercorrere i suoi itinerari
notturni, quelli delle borgate romane colme di prostitute e delinquenti, con lintenzione di
caricare una donnaccia in macchina:
La fitta lancinante di dolore che per tutta la giornata gli aveva trapassato le viscere, si
fece se possibile, ancora pi dolorosa; e comunque si trasform in un senso di nausea,
che costrinse Carlo ad accelerare verso un angolo un po in ombra sotto il muraglione,
dove, fingendo di pisciare cosa che era contro tutti i suoi principi, anzi, era la prima volta
in vita sua che lo faceva vomit; o meglio ebbe dei conati di vomito, senza vomitare
nulla. Certamente egli non era fatto per rimpiazzare un uomo di unaltra natura, o almeno
costretto a unaltra esperienza. La sua vita privata per lui doveva indubbiamente
considerarsi finita. Non gli restava che scegliere di essere soltanto pubblico, e quindi
santo.
Alla separazione tra Carlo e Karl, che in fondo non altro che limmaginazione di una
separazione ai fini del raggiungimento della santit di Carlo, seguono cene, incontri,
visioni, accettazioni di compromessi.
Il nuovo fascismo culturale e politico si impone con forza nel panorama italiano e
lingegnere dallidentit frantumata comincia a inglobarne una parte; i responsabili della
morte di Feltrinelli sono gli stessi della strage di Piazza Fontana e delle altre duecento
bombe che stragi non ne avevano fatte, ma facevano parte dello stesso programma .
Carlo sa e ne complice, anche se inconsciamente:
Malgrado che Carlo, come tutti i piccolo-borghesi intellettuali sapesse questo sapere
dovuto al buon senso e avesse pronunciato la sua condanna, non banalmente contro gli
opposti estremismi con cui i vecchi imbroglioni della politica italiana cercavano di
aureolarsi dellaureola della popolarit, ma disperatamente contro tutti tuttavia aveva
dentro di s qualcosa che obbediva, come anguilla in un branco di anguille, che sa trovare
dal fondo delloceano la strada che la fa ritornare alla piccola sorgente del torrente alpino,
a un profondo richiamo che io non oso nemmeno nominare.
Una cena decreta lingresso di Carlo nel tempio della santit, che altro non che la sede
della corruzione pi fine e segreta dello Stato, quella che comprende fascisti, uomini
falsamente di sinistra, democristiani e cattolici:
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Mai cena fu pi ontologica. Si mangi della polenta con lo stracotto, un po allalpina, con
del buonissimo vino trentino, perch lonorevole da cui la cena si svolse, era di quelle
parti; mentre, eccettuato Carlo, degli altri invitati, due erano romani, quattro meridionali (un
siciliano). xxx xxx
Cos lo spostamento a destra di Carlo fu oggettivato. Egli non lo disse, non lo ammise,
non lo seppe mai pubblicamente; lo disse, lo ammise e lo seppe in privato, ma come fatto
puramente momentaneo, diplomatico, tattico, machiavellico.
Il riferimento alla presenza di deputati mafiosi siciliani genera il dubbio circa lidentit di
questi deputati: vengono citati Andreotti e Franco Restivo, esponente di spicco della Dc
siciliana. Non stiamo qui a cercarne unidentit, visto che lo stesso autore a comunicarci
la sua totale inesperienza su certe cene e certi incontri. I riferimenti a personaggi politici
derivano da indizi, sospetti, orme, ma mai prove oggettive:
Questa descrizione consiste in uno o due timidi accenni (una certa pietanza, una certa
marca di vino). Il minimo chiesto da un racconto che non voglia essere campato del tutto
in aria. In realt io non so niente di cene simili; e gli accenni non sono che supposizioni.
Dopo quel maledetto incontro, Carlo ha una visione nel suo giardino: si tratta di suo padre,
vecchio e seduto accanto una presenza vestita di una tunica romanica: la Previdenza,
seduta davanti quattro piccoli Dei.
Ecco che torna la luce, tanto osannata nella sua funzione allinizio del romanzo e poi
tralasciata fino a questo momento estatico, in cui si fa universale nella sua provenienza
dal cosmo.
Vicino questi Dei (uno dei quali tiene una falce) Grazia e Parsimonia, e ancora indietro
Pazienza, Rassegnazione, Piet, Volont, Salute, Disobbedienza, Spavalderia, Crudelt,
Rabbia, Violenza, Malattia. Il giardino colmo, sarebbe impossibile elencarli tutti. Alcuni di
essi sono legati ai polsi, altri nudi e senza sesso. Spicca Follia, che gratta la testa di
Potere, divinit di bassa statura rispetto al resto.
Queste pagine, quasi meta-allegoriche direi, anticipano la figura di Salvatore
Dulcimascolo, figura onirica e simbolo della passivit sessuale come atto supremo di
realizzazione. Questa sorta di Dio maschio, incarnando il desiderio supremo, superiore
agli altri Dei:
In altre parole, il Dio Salvatore Dulcimascolo economicamente nelle mani degli Dei, che
lhanno assunto tra loro, ma nel tempo stesso anchegli ha nelle sue mani gli Dei: infatti li
potrebbe sempre, in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione, ricattare.
In quel corpo addormentato, scuro, meridionale, Carlo trova la sublimazione del Sesso,
realizzazione onirica del Mistero pasoliniano.
Ladesione inconscia al fascismo corrisponde al Secondo momento basilare del poema
(Appunto 58), che vede per la seconda volta Carlo riflesso in un corpo femminile.
Accettazione delle regole del potere e accettazione della trasformazione del sesso si
fondono:
Gli Dei e gli altri Celesti, guardando verso la strada e il cancello immobili e frontali ora
voltavano le spalle alla casa, nel cui interno Carlo si stava spogliando, con le mani che gli
tremavano. Il cuore, risucchiato dallubriachezza in un oscuro fondo melmoso, era
sconvolto da un sentimento sconosciuto e, bench abbietto e forse proprio per questo
esaltante, meraviglioso. Nel Fascismo c un fascino che nessuno ha mai avuto il
coraggio di spiegare.
31
come in trance: non disse nulla, non dimostr nulla: lobbedienza doveva essere cieca,
totale.
I giorni seguenti furono tra i pi felici della vita della giovane vergine Carlo. Innamoratosi di
quellatto violento che era solito consumare con Carmelo, si convinse che questultimo
fosse lincarnazione di Salvatore Dulcimascolo, dunque di una sorta di Dio. Ma poche sere
dopo, quel ristorante statale avr sostituito il giovane cameriere meridionale con una
scialba donnetta nordica; niente dolore, niente disperazione, Carlo finalmente libero
dalla sua ossessione.
La critica
Dalla sua pubblicazione nel 1992 ad oggi, la critica a Petrolio ha sofferto di uneccessiva
povert di contenuti e di poco interesse da parte della miglior critica. Ci che abbiamo a
disposizione non altro che una raccolta di articoli giornalistici e recensioni che, tuttavia,
non riescono ad abbracciare limmensa vastit di valori dei quali il meta romanzo si fa
portavoce.
Tutta la critica al romanzo incentrata sulla frammentariet del testo e sul relativismo
letterario come chiave unica per la sua comprensione.
Secondo Enrico Gatta lincompiutezza dellopera si manifesta a livello quantitativo e
qualitativo, dunque lunica chiave di lettura possibile sta nel rifiuto del definitivo e del
compiuto.6
Per G. Ferretti lopera costituisce il punto darrivo di una produzione letteraria e
cinematografica complessa e articolata, impregnata di miti, passioni, contraddizioni vitali e
cruda modernit. E sono le rubriche giornalistiche della seconda met degli anni 60 che
6
33
fungono da incipit per quella lunga requisitoria sulle violentazioni e adulterazioni di uno
sviluppo senza progresso, tema essenziale della stagione corsara degli anni 70. 7
Secondo Permoli la riflessione dellultimo Pasolini acre e impietosa come non mai. Negli
anni di Sal e degli Scritti Corsari la protesta morale e politica dellautore raggiunge lacme
e in Petrolio il senso del definitivo, la problematicit e la molteplicit delle prospettive
creano una scrittura quasi barocca nel suo caos. 8
G. Marchetti crea un parallelismo tra il petrolio, nutrimento dogni infamia e di ogni
speranza e il mare di Omero e Ulisse, ovvero lelemento connettivo di storie diverse riunite
dal simbolo e dalla metafora. Pasolini discende agli inferi per noi tutti, mettendo in
quellinferno di sesso bestiale e maniacale una carica di distruzione e di contestazione
sociale inauditi.
Petrolio unopera incompiuta, dunque la sospensione del giudizio necessaria. Tutta
lopera di Pasolini nella sua totalit , come lautore stesso la defin, una melassa
plurilinguistica o matassa monolitica, in una narrativit dal chiaro senso sospeso.
Franco Fortini, in Attraverso Pasolini elogia il grande progetto dellautore, sottolineando la
sua severissima e straordinaria attenzione ai fatti politici che hanno macchiato lItalia dal
1960 al 1980. Dal punto di vista esclusivamente letterario, limmensit dellopera
incompiuta e il delirio nel quale essa affonda, giustificano il non-stile che lautore stesso
dichiarava nella lettera a Moravia.9
Enzo Siciliano ha parlato di un testo tormentato da pentimenti, rotture e da vuoti che
restano tali a causa del silenzio politico e mediatico imperante in Italia.
La crisi che Pasolini trasforma in scrittura sia politica che culturale. E la denuncia
costante del sistema genera una rabbia nuova, misteriosa come lessenza del romanzo. 10
Gli articoli apparsi sui giornali saranno un centinaio, ma raramente si discusso del
romanzo in termini di critica letteraria.
Carla De Benedetti e Maria Antonietta Grignani hanno pubblicato nel 1995 una raccolta di
saggi di autori diversi intitolata A partire da Petrolio. Pasolini interroga la letteratura,
mentre Enrico Capodaglio, con il Mulino, ha dato vita a Congetture sugli Appunti di
Petrolio. Nonostante questa non sia la sede opportuna, mi piacerebbe denunciare
lintrovabilit di questi testi, i quali avrebbero senzaltro costituito un valido aiuto per la mia
dissertazione.
La ricezione del romanzo
Aurelio Roncaglia, illustre autore della Nota filologica in appendice al romanzo, ha
felicemente notato come lincompleta elaborazione formale dellopera abbia provocato una
fondamentale alterazione nella ricezione da parte del pubblico.
Effettivamente, lincompiutezza ha focalizzato lattenzione del lettore soprattutto nelle
pagine pi estremistica crudezza, quelle in cui la libert di rappresentazione di gesti e atti
sessuali sfinisce un pubblico poco incline a un certo tipo di linguaggio, scabroso e violento
fino allinverosimile. Ne consegue, cos, una ricezione quasi inesistente e un
allontanamento irrimediabile da quella che era lintenzione dellautore, impercettibile se si
commette lerrore imperdonabile di soffermarsi sullesasperazione della sfera sessuale.
10
34
Gli Appunti, strappati forzatamente dal corpus dellopera, hanno generato non solo un
giudizio di valore sterile e riduttivo nei confronti dellultimo Pasolini, ma ne hanno fornito
unimmagine rude, imperfetta, estrema. Bisogna quindi allontanarsi da questa visione
distorta e analitica e cercare di studiare i frammenti pasoliniani allinterno dello stesso
magma letterario di cui tanto parla lautore. Al fine di comprendere la totalit del suo
pensiero, bruscamente interrotta dalla morte, utile avvicinarsi a La Divina Mimesis, altra
opera incompleta di cui possediamo solo alcuni canti e appunti per altri canti, pubblicata
nel 1975. Qui il progetto letterario di Petrolio trova dei chiarimenti; lincompletezza del
reale cos come appare ai nostri sensi, irrimediabilmente riflessa in una nuova letteratura
ormai svincolata dal canone, dalla forma stessa.
visibile l'interesse di Pasolini per Dante non solo sul piano della critica alla societ, ma
anche su quello dell'autobiografia. La Commedia narrata in prima persona e Dante fa
riferimento a s, in tal senso operando in parte entro il genere autobiografico; e l'ansia
dell'influenza di Pasolini lo porta a staccarsi da Dante accentuando il discorso
autobiografico.
Ne La Divina mimesis, c' una tendenza laica, lontana dalla religiosit di Dante; il
percorso teologico del poeta trecentesco viene sostituito da un cammino nuovo, simbolico
e psicologico.
Qui le allegorie dantesche diventano simboli, si esplicitano non lasciando al lettore alcun
margine di interpretazione. Le pene dei dannati qui non sono spettacolari come nella
Commedia: non c niente di pi punitivo che lesserci, per Pasolini. Al contrappasso si
sostituisce dunque la contemplazione dellesistenza.
Ne La Divina mimesis, pronunciata una severa critica anche all'assenza di impegno
degli intellettuali: i letterati sono all'Inferno, con ununica colpa da espiare: quella di non
essersi ribellati. E in questo contesto, larte ha il compito (laico) di redimere chi vive tra le
pene del presente.
Appendice
A seguire, propongo delle fonti indiscutibili e fondamentali per la comprensione del testo:
- lepistola che Pasolini scrisse ad Alberto Moravia riguardo le intenzioni stilisticonarrative del romanzo;
- la Lettera luterana a Italo Calvino dellottobre 1975, illuminante sui temi del nuovo
fascismo e sulla degradazione regressiva della nuova generazione;
- larticolo apparso sul Corriere della Sera il 14 novembre del 1974 intitolato Che
cos questo golpe?, successivamente pubblicato con il titolo Il romanzo delle
stragi nella raccolta Scritti corsari;
- larticolo del febbraio del 1974 apparso sempre sul Corriere della sera intitolato
Larticolo delle lucciole, poi pubblicato come Il vuoto del potere sempre nella
raccolta pubblicata postuma la morte dellautore;
- larticolo di Franco Fortini Pasolini e le ultime illusioni, apparso sul Corriere della
Sera nel 1977;
- larticolo di Pasolini del 18 ottobre 1975 (lo scrittore verr assassinato dodici giorni
dopo) per il Corriere, espressione del suo dissenso per il modus operandi
democristiano, intitolato Aboliamo la tv e la scuola dellobbligo;
- lomaggio di Enzo Siciliano allo scrittore corsaro nellarticolo scritto per il Corriere
della Sera intitolato Il mio corpo nella lotta, risalente allottobre del 1992.
36
intatta alle spalle, rivelando come vere realt quelle cose che erano sembrate
semplicemente naturali?
.
Vorrei che tu tenessi conto, nel consigliarmi, che il protagonista di questo romanzo
quello che , a parte le analogie della sua storia con la mia, o con la nostra - analogie
ambientali o psicologiche che sono puri involucri esistenziali, utili a dare concretezza a ci
che accade nel loro interno - esso mi ripugnante: ho passato un lungo periodo della mia
vita in sua compagnia, e mi riuscirebbe molto faticoso ricominciare da capo per un periodo
che sarebbe presumibilmente ancora pi lungo.
Certo lo farei, ma dovrebbe essere assolutamente necessario. Questo romanzo non serve
pi molto alla miavita (come sono i romanzi o le poesie che si scrivono da giovani), non
un proclama, ehi, uomini! io esisto, ma il preambolo di un testamento, la testimonianza di
quel poco di sapere che uno ha accumulato, ed completamente diverso da quello che
egli aspettava | immaginava | !
Tuo
Pier Paolo
Luccisione di Rosaria Lopez stata molto probabilmente preterintenzionale (cosa che non
considero affatto unattenuante): tutte le sere, infatti, quelle centinaia di batterie implicano
un rozzo cerimoniale sadico.
Limpunit di tutti questi anni per i delinquenti borghesi e in specie neofascisti non ha
niente da invidiare allimpunit dei criminali di borgata. (I fratelli Carlino, di Torpignattara,
godevano della stessa libert condizionale dei pariolini.) Impunit miracolosamente
conclusasi in parte con il 15 giugno.
Cosa dedurre da tutto questo? Che la "cancrena" non si diffonde da alcuni strati della
borghesia (romana) (neofascista) contagiando il paese e quindi il popolo. Ma che c una
fonte di corruzione ben pi lontana e totale. Ed eccomi alla ripetizione della litania.
cambiato il "modo di produzione" (enorme quantit, beni superflui, funzione edonistica).
Ma la produzione non produce solo merce, produce insieme rapporti sociali, umanit. Il
"nuovo modo di produzione" ha prodotto quindi una nuova umanit, ossia una "nuova
cultura" modificando antropologicamente luomo (nella fattispecie litaliano). Tale "nuova
cultura ha distrutto cinicamente (genocidio) le culture precedenti: da quella tradizionale
borghese, alle varie culture particolaristiche e pluralistiche popolari. Ai modelli e ai valori
distrutti essa sostituisce modelli e valori propri (non ancora definiti e nominati): che sono
quelli di una nuova specie di borghesia. I figli della borghesia sono dunque privilegiati nel
realizzarli, e, realizzandoli (con incertezza e quindi con aggressivit), si pongono come
esempi a coloro che economicamente sono impotenti a farlo, e vengono ridotti appunto a
larvali e feroci imitatori. Di qui la loro natura sicaria, da SS. Il fenomeno riguarda cos
lintero paese. E i perch sono ben chiari. Chiarezza che certo, lo ammetto, non risulta da
questa tabella che ho qui stilato come un telegramma. Ma tu sai bene come documentarti,
se vuoi rispondermi, discutere, replicare. Cosa che finalmente pretendo che tu faccia.
NB. I politici sono difficilmente recuperabili a una tale operazione. La loro una lotta per la
pura sopravvivenza. Devono trovare ogni giorno un aggancio per restare attaccati e inseriti
l dove lottano (per s o per gli altri, non importa). La stampa rispecchia fedelmente la
quotidianit, il vortice in cui sono presi e travolti. E rispecchia anche fedelmente le parole
magiche, o i puri verbalismi, cui sono attaccati riducendovi le prospettive politiche reali
("morotei", "dorotei", "alternativa", "compromesso", "giungla retributiva"). I giornalisti autori
di tale rispecchiamento sembrano essere complici di tale pura quotidianit, mitizzata
(come sempre la "pratica") in quanto "seria". Manovre, congiure, intrighi, intrallazzi di
Palazzo passano per avvenimenti seri. Mentre per uno sguardo appena un po
disinteressato non sono che contorcimenti tragicomici e, naturalmente, furbeschi e
indegni.
I sindacalisti non possono essere di maggiore aiuto. Lama, sotto cui tutti i facitori di
opinione hanno preso labitudine di accucciarsi come cagnette in fregola sotto il cane, non
saprebbe dirci nulla. Egli uguale e contrario, ossia contrario e uguale a Moro, con cui
tratta. La realt e le prospettive sono verbali: ci che conta un oggi arrangiato. Non
importa se Lama costretto a questo, mentre i democristiani vivono di questo. Oggi pare
che solo platonici intellettuali (aggiungo: marxisti) - magari privi di informazione, ma certo
privi di interesse e di complicit - abbiano qualche probabilit di intuire il senso di ci che
sta veramente succedendo: naturalmente per a patto che tale loro intuire venga tradotto letteralmente tradotto - da scienziati anchessi platonici, nei termini dellunica scienza la cui
realt oggettivamente certa come quella della Natura, cio lEconomia politica.
40
politica]. Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli
indizi.
Ora il problema questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente
degli indizi, non fanno i nomi. A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a
chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non compromesso nella pratica col
potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cio un intellettuale.
Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha
n prove n indizi. Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti
pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui fatto - dalla
possibilit di avere prove ed indizi.
Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei
entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere),
compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta
probabilit, prove ed indizi.
Ma a tale obiezione io risponderei che ci non possibile, perch proprio la ripugnanza
ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio
intellettuale a dire la verit: cio a fare i nomi.
Il coraggio intellettuale della verit e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.
All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realt servile: quello di dibattere i
problemi morali e ideologici.
Se egli vien meno a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida
subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici". Gridare al
"tradimento dei chierici" un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere.
Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere.
In Italia questa opposizione cos vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi
riferisco naturalmente al Partito comunista italiano. certo che in questo momento la
presenza di un grande partito all'opposizione come il Partito comunista italiano la
salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.
Il Partito comunista italiano un paese pulito in un paese sporco, un paese onesto in un
paese disonesto, un paese intelligente in un paese idiota, un paese colto in un paese
ignorante, un paese umanistico in un paese consumistico.
In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario
- in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si aperto un
baratro: per cui il Partito comunista italiano divenuto appunto un "paese separato",
un'isola. Ed proprio per questo che esso pu oggi avere rapporti stretti come non mai col
potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da
nazione a nazione. In realt le due morali sono incommensurabili, intese nella loro
concretezza, nella loro totalit.
possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse
salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe per in realt una
"alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro.
Ma proprio tutto ci che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce
anche il momento relativamente negativo.
La divisione del paese in due paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella
degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non pu essere una ragione di pace e
di costruttivit.
Inoltre, concepita cos come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, cio come un
Paese nel Paese, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia sempre
potere.
Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi
anch'essi come uomini di potere.
42
Nel caso specifico, che in questo momento cos drammaticamente ci riguarda, anch'essi
hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno
a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che , con somma
soddisfazione di tutti, un traditore.
Ora, perch neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente
hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cio politici, dei
comici golpes e delle spaventose stragi di questi anni? semplice: essi non li fanno nella
misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verit politica da
pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi
l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com' del resto normale, data
l'oggettiva situazione di fatto.
L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo
dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento.
Lo so bene che non il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare
pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non diplomatico,
non opportuno.
Ma queste categorie della politica, non della verit politica: quella che - quando pu e
come pu - l'impotente intellettuale tenuto a servire.
Ebbene, proprio perch io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di
Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso non pronunciare la mia debole
e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana.
E lo faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia,
credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica
che quella di un comunista.
Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo
quando un uomo politico - non per opportunit, cio non perch sia venuto il momento, ma
piuttosto per creare la possibilit di tale momento - decider di fare i nomi dei responsabili
dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non pu non avere
prove, o almeno indizi.
Probabilmente - se il potere americano lo consentir - magari decidendo
"diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ci che la democrazia americana
si concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli
saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro
maggiori responsabili (e non detto, come nel caso americano, che siano migliori).
Questo sarebbe in definitiva il vero colpo di Stato..
Il confronto reale tra "fascismi" non pu essere dunque "cronologicamente", tra il fascismo
fascista e il fascismo democristiano: ma tra il fascismo fascista e il fascismo radicalmente,
totalmente, imprevedibilmente nuovo che nato da quel "qualcosa" che successo una
decina di anni fa.
Poich sono uno scrittore, e scrivo in polemica, o almeno discuto, con altri scrittori, mi si
lasci dare una definizione di carattere poetico-letterario di quel fenomeno che successo
in Italia una decina di anni fa. Ci servir a semplificare e ad abbreviare il nostro discorso
(e probabilmente a capirlo anche meglio).
Nei primi anni sessanta, a causa dell'inquinamento dell'aria, e, soprattutto, in campagna, a
causa dell'inquinamento dell'acqua (gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono
cominciate a scomparire le lucciole. Il fenomeno stato fulmineo e folgorante. Dopo pochi
anni le lucciole non c'erano pi. (Sono ora un ricordo, abbastanza straziante, del passato:
e un uomo anziano che abbia un tale ricordo, non pu riconoscere nei nuovi giovani se
stesso giovane, e dunque non pu pi avere i bei rimpianti di una volta).
Quel "qualcosa" che accaduto una decina di anni fa lo chiamer dunque "scomparsa
delle lucciole".
Il regime democristiano ha avuto due fasi assolutamente distinte, che non solo non si
possono confrontare tra loro, implicandone una certa continuit, ma sono diventate
addirittura storicamente incommensurabili. La prima fase di tale regime (come
giustamente hanno sempre insistito a chiamarlo i radicali) quella che va dalla fine della
guerra alla scomparsa delle lucciole, la seconda fase quella che va dalla scomparsa
delle lucciole a oggi. Osserviamole una alla volta.
Prima della scomparsa delle lucciole
La continuit tra fascismo fascista e fascismo democristiano completa e assoluta. Taccio
su ci, che a questo proposito, si diceva anche allora, magari appunto nel "Politecnico": la
mancata epurazione, la continuit dei codici, la violenza poliziesca, il disprezzo per la
Costituzione. E mi soffermo su ci che ha poi contato in una coscienza storica
retrospettiva. La democrazia che gli antifascisti democristiani opponevano alla dittatura
fascista, era spudoratamente formale.
Si fondava su una maggioranza assoluta ottenuta attraverso i voti di enormi strati di ceti
medi e di enormi masse contadine, gestiti dal Vaticano. Tale gestione del Vaticano era
possibile solo se fondata su un regime totalmente repressivo. In tale universo i "valori" che
contavano erano gli stessi che per il fascismo: la Chiesa, la Patria, la famiglia,
l'obbedienza, la disciplina, l'ordine, il risparmio, la moralit. Tali "valori" (come del resto
durante il fascismo) erano "anche reali": appartenevano cio alle culture particolari e
concrete che costituivano l'Italia arcaicamente agricola e paleoindustriale. Ma nel
momento in cui venivano assunti a "valori" nazionali non potevano che perdere ogni realt,
e divenire atroce, stupido, repressivo conformismo di Stato: il conformismo del potere
fascista e democristiano. Provincialit, rozzezza e ignoranza sia delle "lites" che, a livello
diverso, delle masse, erano uguali sia durante il fascismo sia durante la prima fase del
regime democristiano. Paradigmi di questa ignoranza erano il pragmatismo e il formalismo
vaticani.
Tutto ci che risulta chiaro e inequivocabilmente oggi, perch allora si nutrivano, da parte
degli intellettuali e degli oppositori, insensate speranze. Si sperava che tutto ci non fosse
completamente vero, e che la democrazia formale contasse in fondo qualcosa. Ora, prima
di passare alla seconda fase, dovr dedicare qualche riga al momento di transizione.
Durante la scomparsa delle lucciole
In questo periodo la distinzione tra fascismo e fascismo operata sul "Politecnico" poteva
anche funzionare. Infatti sia il grande paese che si stava formando dentro il paese - cio la
massa operaia e contadina organizzata dal PCI - sia gli intellettuali anche pi avanzati e
critici, non si erano accorti che "le lucciole stavano scomparendo". Essi erano informati
44
abbastanza bene dalla sociologia (che in quegli anni aveva messo in crisi il metodo
dell'analisi marxista): ma erano informazioni ancora non vissute, in sostanza formalistiche.
Nessuno poteva sospettare la realt storica che sarebbe stato l'immediato futuro; n
identificare quello che allora si chiamava "benessere" con lo "sviluppo" che avrebbe
dovuto realizzare in Italia per la prima volta pienamente il "genocidio" di cui nel "Manifesto"
parlava Marx.
Dopo la scomparsa delle lucciole
I "valori" nazionalizzati e quindi falsificati del vecchio universo agricolo e paleocapitalistico,
di colpo non contano pi. Chiesa, patria, famiglia, obbedienza, ordine, risparmio, moralit
non contano pi. E non servono neanche pi in quanto falsi. Essi sopravvivono nel clericofascismo emarginato (anche il MSI in sostanza li ripudia). A sostituirli sono i "valori" di un
nuovo tipo di civilt, totalmente "altra" rispetto alla civilt contadina e paleoindustriale.
Questa esperienza stata fatta gi da altri Stati. Ma in Italia essa del tutto particolare,
perch si tratta della prima "unificazione" reale subita dal nostro paese; mentre negli altri
paesi essa si sovrappone con una certa logica alla unificazione monarchica e alla ulteriore
unificazione della rivoluzione borghese e industriale. Il trauma italiano del contatto tra
l'"arcaicit" pluralistica e il livellamento industriale ha forse un solo precedente: la
Germania prima di Hitler. Anche qui i valori delle diverse culture particolaristiche sono stati
distrutti dalla violenta omologazione dell'industrializzazione: con la conseguente
formazione di quelle enormi masse, non pi antiche (contadine, artigiane) e non ancor
moderne (borghesi), che hanno costituito il selvaggio, aberrante, imponderabile corpo
delle truppe naziste.
In Italia sta succedendo qualcosa di simile: e con ancora maggiore violenza, poich
l'industrializzazione degli anni Settanta costituisce una "mutazione" decisiva anche rispetto
a quella tedesca di cinquant'anni fa. Non siamo pi di fronte, come tutti ormai sanno, a
"tempi nuovi", ma a una nuova epoca della storia umana, di quella storia umana le cui
scadenze sono millenaristiche. Era impossibile che gli italiani reagissero peggio di cos a
tale trauma storico. Essi sono diventati in pochi anni (specie nel centro-sud) un popolo
degenerato, ridicolo, mostruoso, criminale. Basta soltanto uscire per strada per capirlo.
Ma, naturalmente, per capire i cambiamenti della gente, bisogna amarla. Io, purtroppo,
questa gente italiana, l'avevo amata: sia al di fuori degli schemi del potere (anzi, in
opposizione disperata a essi), sia al di fuori degli schemi populisti e umanitari. Si trattava
di un amore reale, radicato nel mio modo di essere. Ho visto dunque "coi miei sensi" il
comportamento coatto del potere dei consumi ricreare e deformare la coscienza del
popolo italiani, fino a una irreversibile degradazione. Cosa che non era accaduta durante il
fascismo fascista, periodo in cui il comportamento era completamente dissociato dalla
coscienza. Vanamente il potere "totalitario" iterava e reiterava le sue imposizioni
comportamentistiche: la coscienza non ne era implicata. I "modelli" fascisti non erano che
maschere, da mettere e levare. Quando il fascismo fascista caduto, tutto tornato come
prima. Lo si visto anche in Portogallo: dopo quarant'anni di fascismo, il popolo
portoghese ha celebrato il primo maggio come se l'ultimo lo avesse celebrato l'anno prima.
ridicolo dunque che Fortini retrodati la distinzione tra fascismo e fascismo al primo
dopoguerra: la distinzione tra il fascismo fascista e il fascismo di questa seconda fase del
potere democristiano non solo non ha confronti nella nostra storia, ma probabilmente
nell'intera storia.
Io tuttavia non scrivo il presente articolo solo per polemizzare su questo punto, bench
esso mi stia molto a cuore. Scrivo il presente articolo in realt per una ragione molto
diversa. Eccola.
Tutti i miei lettori si saranno certamente accorti del cambiamento dei potenti democristiani:
in pochi mesi, essi sono diventati delle maschere funebri. vero: essi continuano a
sfoderare radiosi sorrisi, di una sincerit incredibile. Nelle loro pupille si raggruma della
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vera, beata luce di buon umore. Quando non si tratti dell'ammiccante luce dell'arguzia e
della furberia. Cosa che agli elettori piace, pare, quanto la piena felicit. Inoltre, i nostri
potenti continuano imperterriti i loro sproloqui incomprensibili; in cui galleggiano i "flatus
vocis" delle solite promesse stereotipe. In realt essi sono appunto delle maschere. Son
certo che, a sollevare quelle maschere, non si troverebbe nemmeno un mucchio d'ossa o
di cenere: ci sarebbe il nulla, il vuoto. La spiegazione semplice: oggi in realt in Italia c'
un drammatico vuoto di potere. Ma questo il punto: non un vuoto di potere legislativo o
esecutivo, non un vuoto di potere dirigenziale, n, infine, un vuoto di potere politico in un
qualsiasi senso tradizionale. Ma un vuoto di potere in s.
Come siamo giunti, a questo vuoto? O, meglio, "come ci sono giunti gli uomini di potere?".
La spiegazione, ancora, semplice: gli uomini di potere democristiani sono passati dalla
"fase delle lucciole" alla "fase della scomparsa delle lucciole" senza accorgersene. Per
quanto ci possa sembrare prossimo alla criminalit la loro inconsapevolezza su questo
punto stata assoluta; non hanno sospettato minimamente che il potere, che essi
detenevano e gestivano, non stava semplicemente subendo una "normale" evoluzione,
ma sta cambiando radicalmente natura.
Essi si sono illusi che nel loro regime tutto sostanzialmente sarebbe stato uguale: che, per
esempio, avrebbero potuto contare in eterno sul Vaticano: senza accorgersi che il potere,
che essi stessi continuavano a detenere e a gestire, non sapeva pi che farsene del
Vaticano quale centro di vita contadina, retrograda, povera. Essi si erano illusi di poter
contare in eterno su un esercito nazionalista (come appunto i loro predecessori fascisti): e
non vedevano che il potere, che essi stessi continuavano a detenere e a gestire, gi
manovrava per gettare la base di eserciti nuovi in quanto transnazionali, quasi polizie
tecnocratiche. E lo stesso si dica per la famiglia, costretta, senza soluzione di continuit
dai tempi del fascismo, al risparmio, alla moralit: ora il potere dei consumi imponeva a
essa cambiamenti radicali nel senso della modernit, fino ad accettare il divorzio, e ormai,
potenzialmente, tutto il resto, senza pi limiti (o almeno fino ai limiti consentiti dalla
permissivit del nuovo potere, peggio che totalitario in quanto violentemente totalizzante).
Gli uomini del potere democristiani hanno subito tutto questo, credendo di amministrarselo
e soprattutto di manipolarselo. Non si sono accorti che esso era "altro": incommensurabile
non solo a loro ma a tutta una forma di civilt. Come sempre (cfr. Gramsci) solo nella
lingua si sono avuti dei sintomi. Nella fase di transizione - ossia "durante" la scomparsa
delle lucciole - gli uomini di potere democristiani hanno quasi bruscamente cambiato il loro
modo di esprimersi, adottando un linguaggio completamente nuovo (del resto
incomprensibile come il latino): specialmente Aldo Moro: cio (per una enigmatica
correlazione) colui che appare come il meno implicato di tutti nelle cose orribili che sono
state, organizzate dal '69 ad oggi, nel tentativo, finora formalmente riuscito, di conservare
comunque il potere.
Dico formalmente perch, ripeto, nella realt, i potenti democristiani coprono con la loro
manovra da automi e i loro sorrisi, il vuoto. Il potere reale procede senza di loro: ed essi
non hanno pi nelle mani che quegli inutili apparati che, di essi, rendono reale nient'altro
che il luttuoso doppiopetto.
Tuttavia nella storia il "vuoto" non pu sussistere: esso pu essere predicato solo in
astratto e per assurdo. probabile che in effetti il "vuoto" di cui parlo stia gi riempiendosi,
attraverso una crisi e un riassestamento che non pu non sconvolgere l'intera nazione. Ne
un indice ad esempio l'attesa "morbosa" del colpo di Stato. Quasi che si trattasse
soltanto di "sostituire" il gruppo di uomini che ci ha tanto spaventosamente governati per
trenta anni, portando l'Italia al disastro economico, ecologico, urbanistico, antropologico.
In realt la falsa sostituzione di queste "teste di legno" (non meno, anzi pi funereamente
carnevalesche), attuata attraverso l'artificiale rinforzamento dei vecchi apparati del potere
fascista, non servirebbe a niente (e sia chiaro che, in tal caso, la "truppa" sarebbe, gi per
sua costituzione, nazista). Il potere reale che da una decina di anni le "teste di legno"
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hanno servito senza accorgersi della sua realt: ecco qualcosa che potrebbe aver gi
riempito il "vuoto" (vanificando anche la possibile partecipazione al governo del grande
paese comunista che nato nello sfacelo dell'Italia: perch non si tratta di "governare"). Di
tale "potere reale" noi abbiamo immagini astratte e in fondo apocalittiche: non sappiamo
raffigurarci quali "forme" esso assumerebbe sostituendosi direttamente ai servi che l'hanno
preso per una semplice "modernizzazione" di tecniche. Ad ogni modo, quanto a me (se ci
ha qualche interesse per il lettore) sia chiaro: io, ancorch multinazionale, darei l'intera
Montedison per una lucciola.
delle Ceneri fosse entrato negli anni Sessanta con una incomparabile vitalit ma con un
bagaglio ideologico-politico piuttosto leggero; che era poi quello di "Officina". E questo pu
spiegare tanto l'impeto dei suoi interessi linguistici e semiologici degli anni successivi, con
cui ritrovava gli studi e i maestri di vent'anni prima, quanto l'incomprensione degli anni
1967-70, fisso come rimase ad una immagine mitica del Nord industriale e contadino
(Teorema) e alla irritata, e irretita, di una Roma popolata da studenti neoborghesi.
Credo che queste pagine scritte in difesa di un ottimismo che di giorno in giorno si allenta
e corrompe saranno molto utili non tanto a chi voglia conoscere qualcosa di ignorato sulla
persona poetica di Pasolini quanto a chi voglia comprendere il decennio che va dalle
rivolte in Polonia e Ungheria a quelle della giovent europea. Un ottimismo e una illusione
che gli ultimi tempi hanno distrutto, distruggendo quindi anche Pasolini. Si contempla oggi
stupefatti la somma delle menzogne 'democratiche' che ormai dalla quasi totalit
dell'orizzonte le parti politiche ci vengono raccontando e che zelanti intellettuali vanno
ripetendo. Chi, come me, persuaso che continuando per la via presente l''ordine' porter,
nel giro di qualche anno, alla pratica generalizzazione della tortura sul territorio nazionale,
anche in pagine come queste si interroga sul punto sociale e politico che proprio in quegli
anni, fra il 1960 e il 1965, avrebbe indotto, in Italia e nel mondo, l'accelerazione del
secondo quinquennio, e poi il contraccolpo di una reazione durissima. Questa ha
immobilizzato e medusato tutta una generazione europea, ha ucciso i pi sensibili e
generosi, ha travolto nella destabilizzazione ideologica anche i maggiori centri di attivit
intellettuali, ha restituito milioni di giovani all'angoscia personale e lasciato le redini della
societ europea a politici senza speranza.
sette giovani della periferia romana). Questi delinquenti "popolari" - e per ora mi riferisco,
con precisione documentata, ai soli fratelli Carlino - godevano della stessa identica libert
condizionale che i delinquenti dei Parioli; godevano cio della stessa impunit. E' assurdo
dunque accusare i giudici che hanno mandato in giro "a piede libero" i neofascisti se non
si accusano nello stesso tempo e con la stessa fermezza i giudici che hanno mandato in
giro "a piede libero" i fratelli Carlino (e altre migliaia di giovani delinquenti delle borgate
romane).
La realt la seguente: i casi estremi di criminalit derivano da un ambiente criminaloide
di massa. Occorrono migliaia di casi come quelli della festicciola sadica del Circeo o di
aggressivit brutale per ragioni di traffico, perch si realizzino casi come quelli dei sadici
pariolini o dei sadici di Torpignattara. Quanto a me, lo dico ormai da qualche anno che
l'universo popolare romano universo "odioso". Lo dico con scandalo dei benpensanti; e
soprattutto con scandalo dei benpensanti che non credono di esserlo. E ne ho anche
indicato le ragioni (perdita da parte di giovani del popolo dei propri valori morali, cio della
propria cultura particolaristica, coi suoi schemi di comportamento eccetera). E a proposito,
poi, di un universo criminaloide come quello popolare romano bisogner dire che non
valgono le consuete attenuanti populistiche: necessario munirsi della stessa rigidit
puritana e punitiva che siamo soliti sfoggiare contro le manifestazioni criminaloide
dell'infima borghesia neofascista. Infatti i giovani proletari e sottoproletari romani
appartengono ormai totalmente all'universo piccolo borghese: il modello piccolo borghese
stato loro definitivamente imposto, una volta per sempre. E i loro modelli concreti sono
proprio quei piccoli borghesi idioti e feroci che essi, ai bei tempi, hanno tanto e cos
spiritosamente disprezzato come ridicole e ripugnanti nullit. Non per niente i seviziatori
sottoproletari della ragazza di Cinecitt, usando di lei come di una "cosa", le dicevano:
"Bada che ti facciamo quello che hanno fatto a Rosaria Lopez". La mia esperienza privata,
quotidiana, esistenziale - che oppongo ancora una volta all'offensiva astrattezza e
approssimazione dei giornalisti e dei politici che non vivono queste cose - m'insegna che
non c' pi alcuna differenza vera nell'atteggiamento verso il reale e nel conseguente
comportamento tra i borghesi dei Parioli e i sottoproletari delle borgate. La stessa
enigmatica faccia sorridente e livida indica la loro imponderabilit morale (il loro essere
sospesi tra la perdita di vecchi valori e la mancata acquisizione di nuovi: la totale
mancanza di ogni opinione sulla propria "funzione").
Un'altra cosa che l'esperienza diretta m'insegna che questo un fenomeno totalmente
italiano. Fa parte del conformismo, peraltro antiquato, dell'informazione italiana il
consolarsi col fatto che anche negli altri Paesi esiste il problema della criminalit: esso
esiste, vero: ma si pone in un mondo dove le istituzioni borghesi restano solide ed
efficienti, e continuano a offrire dunque una contropartita.
Che cos' che ha trasformato i proletari e i sottoproletari italiani, sostanzialmente, in
piccolo borghesi, divorati, per di pi, dall'ansia economica di esserlo? Che cos' che ha
trasformato le "masse" dei giovani in "masse" di criminaloidi? L'ho detto e ripetuto ormai
decine di volte: una "seconda" rivoluzione industriale che in realt in Italia la "prima": il
consumismo che ha distrutto cinicamente un mondo "reale", trasformandolo in una totale
irrealt, dove non c' pi scelta possibile tra male e bene. Donde l'ambiguit che
caratterizza i criminali: e la loro ferocia, prodotta dall'assoluta mancanza di ogni
tradizionale conflitto interiore. Non c' stata in loro scelta tra male e bene: ma una scelta
tuttavia c' stata: la scelta dell'impietrimento, della mancanza di ogni piet.
Si lamenta in Italia la mancanza di una moderna efficienza poliziesca contro la
delinquenza. Cio che io soprattutto lamenterei la mancanza di una coscienza informata
di tutto questo, e la sopravvivenza di una retorica progressista che non ha pi nulla a che
fare con la realt. Bisogna oggi essere progressisti in un altro mondo; inventare una nuova
maniera di essere liberi, soprattutto nel giudicare, appunto, che ha scelto la fine della
piet. Bisogna ammettere una volta per sempre il fallimento della tolleranza. Che stata,
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s'intende, una falsa tolleranza, ed stata una delle cause pi rilevanti nella degenerazione
della masse dei giovani. Bisogna insomma comportarsi, nel giudicare, di conseguenza e
non a priori (l'a priori progressista valido fino a una decina d'anni fa).
Quali sono le mie due modeste proposte per eliminare la criminalit? Sono due proposte
swiftiane, come la loro definizione umoristica non si cura minimamente di nascondere.
1) Abolire immediatamente la scuola media dell'obbligo.
2) Abolire immediatamente la televisione. Quanto agli insegnanti e agli impiegati della
televisione possono anche non essere mangiati, come suggerirebbe Swift: ma
semplicemente possono essere messi sotto cassa integrazione.
La scuola d'obbligo una scuola di iniziazione alla qualit di vita piccolo borghese: vi si
insegnano delle cose inutili, stupide, false, moralistiche, anche nei casi migliori (cio
quando si invita adulatoriamente ad applicare la falsa democraticit dell'autogestione, del
decentramento ecc.: tutto un imbroglio). Inoltre una nozione dinamica solo se include la
propria espansione e approfondimento: imparare un po' di storia ha senso solo se si
proietta nel futuro la possibilit di una reale cultura storica. Altrimenti, le nozioni
marciscono: nascono morte, non avendo futuro, e la loro funzione dunque altro non che
creare, col loro insieme, un piccolo borghese schiavo al posto di un proletario o di un
sottoproletario libero (cio appartenente a un'altra cultura, che lo lascia vergine a capire
eventualmente nuove cose reali, mentre ben chiaro che chi ha fatto la scuola d'obbligo
prigioniero del proprio infimo cerchio di sapere, e si scandalizza di fronte ad ogni novit).
Una buona quinta elementare basta oggi in Italia a un operaio e a suo figlio. Illuderlo di un
avanzamento che una degradazione delittuoso: perch lo rende: primo, presuntuoso
(a causa di quelle due miserabili cose che ha imparato); secondo (e spesso
contemporaneamente), angosciamente frustrato, perch quelle due cose che ha imparato
altro non gli procurano che la coscienza della propria ignoranza. Certo arrivare fino
all'ottava classe anzich alla quinta, o meglio, arrivare alla quindicesima classe, sarebbe,
per me, come per tutti, l'optimum, suppongo. Ma poich oggi in Italia la scuola d'obbligo
esattamente come io l'ho descritta (e mi angoscia letteralmente l'idea che vi venga
aggiunta una "educazione sessuale", magari cos come la intende lo stesso "Paese
Sera"), meglio abolirla in attesa di tempi migliori: cio di un altro sviluppo. (E' questo il
nodo della questione).
Quanto alla televisione non voglio spendere ulteriori parole: cio che ho detto a proposito
della scuola d'obbligo va moltiplicato all'infinito, dato che si tratta non di un insegnamento,
ma di un "esempio": i "modelli" cio, attraverso la televisione, non vengono parlati, ma
rappresentati. E se i modelli son quelli, come si pu pretendere che la giovent pi
esposta e indifesa non sia criminaloide o criminale? E' stata la televisione che ha,
praticamente (essa non che un mezzo), concluso l'era della piet, e iniziato l'era
dell'edon. Era in cui dei giovani insieme presuntuosi e frustrati a causa della stupidit e
insieme dell'irraggiungibilit dei modelli proposti loro dalla scuola e dalla televisione,
tendono inarrestabilmente ad essere o aggressivi fino alla delinquenza o passivi fino alla
infelicit (che non una colpa minore).
Ora, ogni apertura a sinistra sia della scuola che della televisione non servita a nulla: la
scuola e il video sono autoritari perch statali, e lo Stato la nuova produzione
(produzione di umanit). Se dunque i progressisti hanno veramente a cuore la condizione
antropologica di un popolo, si uniscano intrepidamente a pretendere l'immediata
cessazione delle lezioni alla scuola d'obbligo e delle trasmissioni televisive. Non sarebbe
nulla, ma sarebbe anche molto: un Quarticciolo senza abominevoli scuolette e
abbandonato alle sue sere e alle sue notti, forse sarebbe aiutato a ritrovare un proprio
modello di vita. Posteriore a quello di una volta, e anteriore rispetto a quello presente.
Altrimenti tutto ci che si dice sul decentramento scioccamente aprioristico o in pura
malafede. Quanto ai collegamenti informativi del Quarticciolo - come di qualsiasi altro
"luogo culturale" - col resto del mondo, sarebbero sufficienti a garantirgli i giornali murali e
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Francia, al settimanale "Lui", Pasolini aveva detto: "Io divoro la mia esistenza con un
appetito insaziabile. Come finir tutto ci? Lo ignoro. (...) Sono scandaloso. Lo sono nella
misura in cui tendo una corda, anzi un cordone ombelicale, tra il sacro e il profano". Credo
che "Petrolio" rappresentasse per lui la chance estrema per lo scandalo. Aveva chiesto,
sulla met dell'ottobre 1975, a Dino Pedriali che lo fotografasse nudo, da fuori la vetrata
della sua stanza da letto alla Torre di Chia. Gli disse che le foto avrebbero dovuto illustrare
il romanzo cui stava lavorando. Negli scatti di Pedriali pare notte all'esterno: dentro la
stanza c' una cruda luce elettrica. In quella luce, una muscolatura da calciatore, il corpo
asciutto semisdraiato sulla coperta bianca del letto, o in piedi vicino al cassettone, il sesso
esibito, Pasolini sfoglia un libro. Nella sua fisicit non c' scandalo. Assorbito nella lettura,
mostra indifferenza all'atto, una forma di pudicizia sostanziale che sventa qualsiasi
illazione. In quell'immagine la metafora visibile del suo essere tragicamente teso fra il
sacro e il profano. Lo scandalo di "Petrolio", casomai, sta altrove: sta nell'accanimento con
cui Pasolini, un kamikaze, si lancia contro la parete vischiosa della nostra societ, nel
modo lucido in cui ne analizza la dissoluzione o la perversa tenacia autoassolutoria. Lo
scandalo sta in pagine come questa: "Degli uomini colti non vi fu uno che avesse il
coraggio di alzare la voce per protestare. Il rischio dell'impopolarit' faceva pi paura del
vecchio rischio della verit . "Del resto anche la cultura specializzata era degna del suo
tempo: ormai la sua organizzazione interna era definitivamente pragmatica: i prodotti
intellettuali erano prodotti del loro esserci, come cose o fatti: scommesse perse o vinte. La
malafede era ideologizzata come elemento del modo d'essere colti o addirittura poeti. "Dei
"gruppi" (...) facevano del "potere letterario" il loro fine dichiarato o diretto, non solo senza
pudore, ma addirittura gestendo contemporaneamente una funzione moralistica,
terroristica e ricattatrice, desunta, con inaudita sfacciataggine, dal gauchismo
pateticamente sconfitto. "L'unica realt che pulsava col ritmo e l'affanno della verit era
quella - spiegata - della produzione, della difesa della moneta, della manutenzione delle
istituzioni essenziali al nuovo potere, e non erano certamente le scuole, n gli ospedali...".
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Bibliografia
Saggi critici
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Su Petrolio
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