Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Moravia rappresenta una delle figure centrali della cultura italiana del 900. Nasce a Roma, la sua vita sarà piena di viaggi
che lo porteranno a esplorare continente paesi lontani come gli Stati Uniti, la fica e la Cina, e pure tutta la sua infanzia è
segnata da una tubercolosi ossea che lo costringe a trascorrere lunghi periodi a letto, in casa o in ospedale, e a causa della
cattiva salute, Moravia passa molto tempo a leggere libri e si forma da autodidatta, una cultura molto ampie disordinata.
Viene ricoverato in un sanatorio dove scrive il suo primo romanzo, gli indifferenti. Il libro ottiene un successo immediato e
negli anni 30 e uno scrittore già celebre. Ma la sua celebrità si incrina definitivamente a causa del romanzo la mascherata.
Che viene letto come una satira del governo di Mussolini ed è per questo che gli viene impedito di scrivere sui giornali se
non sotto uno pseudonimo, e solo con la fine della guerra egli riprende a collaborar è con mi viste giornali importanti.
la carriera di Moravia si può dividere in tre momenti:
● il primo momento rappresenta gli anni degli indifferenti e di Agostino. Gli indifferenti sono uno studio di un
ambiente borghese, un mondo ipocrita che finisce per attirare a sé La famiglia Ardengo, E spegnere il loro anche la
più piccola scintilla di realismo facendoli diventare indifferente a tutto ciò che va al di là del loro personale
interesse. L’opera Agostino è un romanzo di formazione tratta della vacanza del 13 anni Agostino che impara
conoscere se stesso e l’universo degli adulti, egli scopre in vacanza che lui borghese non può trovare vera e piena
amicizia nella banda di ragazzi del popolo che incontra nel luogo di vacanza
● il secondo periodo, rappresenta la fase in cui Moravia si avvicina al neorealismo, e nei suoi libri rievoca l’epoca
fascista e la guerra.
● L’ultimo periodo è caratterizzato da romanzi cupi e pessimisti e il sesso e loro tema più ricorrente.
La sua opera maggiore, gli indifferenti, ritrae una famiglia della borghesia romana, gli Ardengo, Formata dalla vedova
Mariagrazia che vive con i suoi due figli, Michele Carla, e che ha una relazione con Leo, che più Sì a lei sembra tenere ha i
pochi soldi che le sono rimasti. A questo quartetto si unisce Lisa, amica di Maria Grazia e vecchia amante di Leo. Lo
sviluppo del romanzo coincide con l’evoluzione dei rapporti tra questi cinque personaggi. Mariagrazia è gelosa di Lisa, che
però incapace di rassegnarsi all’invecchiamento, mira alle giovani Michele. Simmetricamente Nonostante continui a tenere
in piedi la sua relazione con Mariagrazia per interesse, mira a sedurre Carla. Michele, l’unico personaggio che sembra dotato
Di giudizio, comprende che Leo, sfruttando la debolezza di sua madre di sua sorella, stadi struggendo quello che resta della
famiglia Ardengo, e decide di affrontarlo. Una sera si presenta a casa di Leo con una pistola, nell’appartamento, nascosta
nella stanza da letto, c’è anche Carla. Michele tenta di uccidere Leo, ma la pistola non spara. Leo sposerà Carla. nel finale,
Carlo e la madre partecipano un ballo in maschera ed è una chiara metafora della mascherata, del camuffamento a cui
ciascuno dei personaggi del romanzo si assoggetta per poter continuare a vivere.
gli indifferenti è un romanzo di interni. Quasi tutta la vicenda si svolge nella casa degli Ardengo o in altri ambienti chiusi, E
questo trasmette al lettore un senso di chiusure di oppressione, come se i personaggi fossero prigionieri degli spazi che
abitano. Il titolo gli indifferenti, deriva dal fatto che nessuno dei personaggi può dirsi veramente positivo, nonna la debole
Mariagrazia che consuma gli ultimi beni della famiglia, non Leo che è un cacciatore di dote, il prototipo dei tanti uomini
schiavi del sesso e del denaro, e neppure Michele che abbastanza intelligente per far cambiare le cose ma vinto
dall’insicurezza non lo fa. Ed E questa incapacità di modificare il proprio destino che si riassume il senso dell’indifferenza
che contagia tutti i personaggi del romanzo.
T.1 Incipit.
Una volta arrivato nella città di Gagliano (ispirata a quella di Aliano) per motivi legati alla sua militanza antifascista nel
movimento GL (Giustizia e Libertà), Levi nota subito le sostanziai differenze che separano le società borghesi
industrializzate, in cui ha vissuto fino a quel momento, e i paesi del mezzogiorno. A Gagliano la Storia non è mai arrivata,
così come il tempo che per loro assume solamente un valore simbolico, essi non scrivono la storia, la subiscono e basta.
Attraverso la frase “Non siamo cristiani, Cristo si è fermato a Eboli” i paesani locali riassumono l’atteggiamento che il
progresso e le innovazioni hanno avuto nei loro confronti: queste sono state centralizzate unicamente nei paesi del
centro-nord Italia, senza mai dare spazio anche alle società meridionali; e così ha fatto anche lo stato.
Gli abitanti di queste ultime non vengono nemmeno trattati come uomini, ma come schiavi, come sottoposti, subordinati ai
latifondisti, ai borghesi e agli aristocratici delle società modernizzate. Nessuno, se non conquistatori o visitatori di passaggio,
ha mai varcato i confini dei paesi del mezzogiorno, paesi dove è possibile sperimentare sulla propria pelle cosa sia il dolore,
inteso non come un fenomeno morale, ma come un vero e proprio dolore fisico, dove è possibile conoscere la fame e vedere
come i cittadini vivano in condizioni che, nei paesi industrializzati, non si vedono da decenni.Durante il periodo fascista,
Carlo Levi fu assoggettato al confino, una misura restrittiva riservata a coloro che si erano opposti al regime. Levi trascorse
il periodo di confino in un paesino della Lucania, dove ebbe l’opportunità di conoscere le vere condizioni in cui vivevano gli
abitanti di quella zona. La prima cosa che Levi notò appena raggiunse il paesino era lo stato di estrema miseria in cui
versavano i suoi abitanti: non solo miseria materiale, come la mancanza di cibo e le malattie, (in particolare la malaria), ma
anche morale. L’autore, infatti, descrive minuziosamente la mentalità di quegli italiani, rinchiusi nel loro mondo, senza
avere contatti con l’esterno e con il resto dell’Italia. Il modo di vita degli abitanti della zona si basava esclusivamente sulla
magia; quella zona del meridione non aveva, infatti, subito le trasformazioni dell’illuminismo, il pensiero filosofico che è
improntato sulla ragione. Come i nativi delle antiche civiltà, gli abitanti facevano riti magici per ottenere ciò di cui avevano
bisogno, nella convinzione che la magia potesse davvero esaudire i loro desideri e risolvere i loro problemi. Carlo Levi
guarda quest’umanità con tristezza e tenerezza; le case, i muri e l’ambiente trasmettevano un senso di sconforto, dovuto
all’estrema povertà, fisica e psicologica, delle persone. Il titolo “Cristo si è fermato a Eboli” significa, in sintesi, che le
persone di quelle zone non vivevano da cristiani, perché le loro condizioni si avvicinavano più a quelle dei selvaggi che
all’uomo moderno. Per tutto questo Levi dà la colpa alla borghesia del luogo, che definisce “degenerata moralmente e
fisicamente” perché, pur potendo aiutare queste persone in difficoltà, si rivela indifferente alla sofferenza umana.
T1.Autunno.
Poesia basata sull’identificazione uomo-natura: come l’autunno preannuncia il freddo dell’inverno, analogamente l’uomo si
avvia inesorabilmente verso il grigiore della vecchiaia. Cardarelli ritrova nella natura e nel paesaggio tracce della condizione
umana.Cardarelli descrive l’arrivo dell’autunno, di cui il vento di agosto e le piogge settembrine ne hanno dato l’annuncio.
L'autunno avanza lentamente verso l’inverno e si lascia alle spalle la stagione più bella. Analogamente la giovinezza
dell’uomo avanza verso la maturità e poi la vecchiaia in un inesorabile procedere verso la fine dell’esistenza. La poesia può
essere divisa in due parti:
● la prima di sette versi è descrittiva: il paesaggio autunnale è raccontato attraverso la sua personificazione (le
piogge sono piangenti, la terra rabbrividisce, il sole è smarrito, ecc.).
● la seconda di cinque versi è riflessiva: l’uomo è accomunato alla natura, uniti da uno stesso destino in un parallelo
tra le stagioni e le epoche della vita umana. L’avanzare lento delle stagioni diventa metafora dell’avanzare delle età
della vita dell’uomo.
Il tema è quello ricorrente nelle poesie di Cardarelli dello scorrere del tempo, del trascorrere della vita.
Il passare delle stagioni scandisce e dà il senso al passare del tempo che conduce l’uomo verso la fine della sua esistenza e
così come l’autunno si annuncia, arriva, passa e se ne va, lo stesso avviene per il tempo della vita.