I crepuscolari
La definizione di poeti crepuscolari risale ad una recensione del 1900 sul
quotidiano La Stampa, di Giuseppe Borghese, il quale parlò di una voce
crepuscolare , la voce di una gloriosa poesia che si spegne. Questi poeti
rappresentano infatti l’esaurirsi di un’intera tradizione.
Corazzini e Moretti
Il crepuscolarismo di Corazzini, che adotta il verso libero e si mostra
sensibile alla lezione simbolista ha un forte valore di proposta esistenziale; si
presenta come un fanciullo malato, fino a negare, il significato di poesia alla sua
povera scrittura dell’anima.
Alla voluta banalità dei contenuti corrisponde un linguaggio che assume una
cadenza tutta dimessa e prosaica, al punto che si è potuto parlare di un “grado
zero” della scrittura morettiana. La poesia tende a mimetizzarsi nei modi della
comunicazione del piccolo borghese.
Guido Gozzano
“Invernale”
1. La cornice: si inquadra la vicenda in una cornice sportiva, mondana di una
pista di pattinaggio, dove si incontrava la gioventù elegante torinese ai primi del
Novecento. All’improvviso lo scricchiolio della superficie ghiacciata induce tutti,
per prevenire il pericolo della rottura, a raggiungere la riva.
Italo Svevo
Terminati gli studi Svevo inizia a lavorare in banca, in una filiale della banca
di Vienna, dove resterà per vent'anni a causa del fallimento della ditta di famiglia.
Tutte le sue conoscenze letterarie sono frutto di studi personali eseguiti da
autodidatta nel tempo libero, egli approfondisce i classici italiani, soprattutto
Carducci, legge i testi dei naturalisti francesi e analizza molte tragedie di Smiller e
dei romantici tedeschi. Inizia a comporre per diletto, non pubblicando però niente
fino al 1892, anno in cui da alle stampe “Una Vita”, romanzo che però fu totale
fallimento sia a livello di critica che di pubblico.
Nel 1896 si sposa, abbandona la banca e nel 1899 inizia a lavorare nella
ditta del suocero, dove fa tantissima esperienza commerciale. Nel 1898 scrive
“Senilità”, che però si rivela un altro flop.
Le opere: Tutte le sue opere hanno uno stile molto simile: vedono la
presenza di due figure contrapposte: una sveglia, attiva, l'altra inetta, incapace di
vivere. L’inetto, però, subirà un’evoluzione nel corso dei libri, arrivando alla sua
espressione più completa solo con “La Coscienza di Zeno”.
2. I sensi di colpa: ma la rivalità virile col padre implica impulsi aggressivi nei suoi
confronti che si ritorcono in sensi di colpa e i quali a loro volta si concentrano
intorno all’oggetto simbolico del fumo. Il senso di colpa prende forma nel
divieto che Zeno vuole imporsi e nella “doppia personalità” della persona che
comanda e l’altra che è schiava.
4. Smettere di fumare vorrebbe dire non solo essere innocente da ogni colpa ma
soprattutto non essere dipendente dal fantasma introiettato del padre dato che
questa è una dipendenza infantile e ha radici molto più vecchie.
Guido Gozzano
“Invernale”