Sei sulla pagina 1di 3

ALBERTO MORAVIA

Esordisce all’età di 21 anni;


Alberto Pincherle (Moravia era il cognome della madre) nacque a Roma nel 1907 da un’agiata
famiglia borghese, si ammalò a nove anni di tubercolosi ossea che lo costrinse a letto per ben
cinque anni. La malattia e i lunghi soggiorni gli impedirono di compiere studi regolari, ma gli
consentirono di sviluppare interessi letterari attraverso le ampie letture di autori italiani e
stranieri. Dal 1925 cominciò a scrivere Gli indifferenti, che in seguito alla sua pubblicato suscitò
numerose critiche di immoralità e sospetti di antifascismo. Il successo del libro gli consentì di
continuare la sua attività di scrittore e giornalista. Nel 1941 si sposò con la scrittrice Elsa Morante.
Dopo la guerra divenne una figura centrale nella cultura letteraria italiana, tanto che collaborò al
‘Corriere della Sera’ e all’ ‘Espresso’, fondò la rivista ‘Nuovi argomenti’ e fu autore di numerosi
saggi e libri di viaggi. Si separò con Elsa Morante nel 1962 e andò a vivere con la giovane scrittrice
Dacia Maraini. Morì a Roma nel 1990.

PRIMO PERIODO: 1929-1945 con i romanzi (Gli Indifferenti, Agostino) -> fase del realismo
borghese, fusione di elementi realistici, esistenzialistici e surreali.
SECONDO PERIODO: 1947-1957 La romana, La ciociara 1957 -> fase del neorealismo: qui appaiono
personaggi popolari che rappresentano un’alternativa positiva rispetto al mondo borghese.
TERZO PERIODO: dal 1960 alla morte ‘’La noia’’ -> accentuato pessimismo ed esistenzialismo.
Moravia è il continuatore del romanzo borghese di cui l’iniziatore era stato Italo Svevo.

METODO NARRATIVO
Ogni suo testo si esaurisce per lui nel momento in cui viene concluso e pubblicato. Non concepisce
concezioni, variazioni e riscrizioni. Per lui la parola vale nel momento in cui si crea, non torna mai
su quello che ha già scritto, accumula continuamente nuovi testi e nuove opere. Essenziale nella
sua produzione è l’introspezione psicologica. La vita dei suoi personaggi è caratterizzata da scelte
tortuose, turbamenti interiori e difficili rapporti con gli altri. Evidente è il senso di estraneità verso
la realtà. Egli semplifica e a volte banalizza le forme della realtà e della cultura, ma questa
banalizzazione provoca una tragica inquietudine.

MORALISMO DI MORAVIA
Moravia si è appropriato del termine ‘moralista’ definendosi tale. Fa di personaggi e situazioni
l’incarnazione di categorie morali e già questo si può vedere dai titoli delle sue opere:
‘disubbidienza’, ‘noia’, ‘attenzione’.

INTELLETTUALE IMPEGNATO
Moravia era sempre pronto a dare il suo giudizio sulla realtà politica e sociale, tra atteggiamenti
antiborghesi e momenti invece di condiscendenza. Fornisce la sintesi delle ideologie e dei
comportamenti della borghesia intellettuale italiana dagli anni del fascismo alla fine del ‘900.
Moravia è anche un grande ‘artigiano’ della narrativa per la sua capacità unica di inventare
personaggi e situazioni partendo da categorie morali astratte.

Svevo: ‘Sono indifferente a tutto tranne la sigaretta’’;


CHIAROVEGGENZA GOZZANO VS INDIFFERENZA MONTALE.
GLI INDIFFERENTI: Si svolge in 24 ore, esempi Joyce, Virginia Woolf, Italo Svevo.
Emerge la decadenza morale della classe borghese; le scene si svolgono in spazi chiusi dove i
personaggi sono incapaci di incidere un segno nella realtà. Ciò che importa nella società borghese
è il sesso e il denaro.
4 personaggi borghesi: Leo: affarista libertino e senza scrupoli, sprofondato in una vita ridotta ad
una serie di imbrogli economici ed erotici in cui contano solo il sesso e il denaro. Michele è diverso
da Leo, è incapace di agire e distaccato dalla vita. A questa coppia maschile si oppone una coppia
femminile: Mariagrazia è amante di Leo, madre di Michele, donna vana, corrotta e gelosa; Carla è
figlia di Mariagrazia che vive nella noia e nel disgusto delle abitudini.

Gli indifferenti è il primo romanzo di Moravia pubblicato nel 1929. Emerge una realtà
completamente vuota, con gesti privi di valori, personaggi che agiscono solo in base a un cupo
egoismo, con interessi volgari, però INDIFFERENTI. Moravia qui mette a fuoco gli ambienti
borghesi, con i loro classici intrecci familiari, ambienti marci e corrotti. La vicenda avviene
all’interno della famiglia Ardengo. Leo Merumeci vuole appropriarsi della vita attraverso una
relazione con la vedova Mariagrazia, madre di Carla e Michele. Mariagrazia è gelosa di Lisa, una
vecchia amante di Leo, ma in realtà l’uomo aspira a sedurre Carla, la figlia della vedova borghese,
approfittando del risentimento che ha la figlia nei confronti della madre. Michele sarà maltrattato
da Leo e ogni tentativo di ribellione risulta vano. Alla fine Leo sposerà Carla; la madre e Michele si
adatteranno e quest’ultimo diventerà l’ ‘indifferente’ amante di Lisa. Tutti e cinque i personaggi
sono legati da una serie di rapporti reciproci, incastrati tra loro.

INCIPIT GLI INDIFFERENTI


‘Entrò Carla’ si tratta di un esordio che però è già dentro all’azione, in medias res. Qui Moravia
presenta i suoi personaggi, in particolare Leo, che dopo aver sedotto la madre tenta di sedurre la
figlia Carla, vittima insieme al fratello Michele, di INDIFFERENZA (motivo presente anche in Svevo
nel Diario).
Gli stessi corpi sono ridotti a insiemi disarmonici di volumi, spesso vengono inquadrati i dettagli
che però sono inanimati, come ad esempio le gambe di Carla e le ginocchia di Leo, mere concavità
e convessità, senza neppure una traccia di umanità. Emerge una sorta di personaggio – manichino,
la sua sensualità è vissuta con freddezza e indifferenza.

LA NOIA
Moravia nel 1960 pubblica ‘La noia’. Ritorna alla vita borghese e il protagonista è Dino, un
intellettuale borghese romano, che svolge in prima persona un’analisi morale e psicologica sulla
noia. Questa parola riprende il motivo dell’indifferenza, dell’estraneità che l’individuo vive, un
individuo che però era proiettato nel contesto dell’Italia del neocapitalismo. Dino sente questo
senso di estraneità nei confronti della realtà perché essa non riesce a persuaderlo della sua
‘effettiva esistenza’. (Tema dell’alienazione)
In questo mondo borghese e intellettuale degli anni ’50, l’unica comprensione della realtà è data
dall’esperienza erotica.

AGOSTINO
Agostino è un romanzo breve di Moravia che viene composto nel 1941 e pubblicato nel 1944,
precedentemente ostacolato dalla censura fascista. Può essere considerato un romanzo di
formazione che racconta il passaggio dall’età infantile alla turbolenta fase adolescenziale,
attraverso la scoperta della sessualità come rito d’iniziazione. Il protagonista è un ragazzino di
appena 13 anni di nome Agostino, orfano di padre, che trascorre le vacanze estive in Toscana con
la madre. ra il ragazzo e la madre, ancora giovane e attraente, corre un legame molto profondo
che, al tradizionale amore tra genitori e figli, aggiunge la "sintonia profonda" tra i due nelle lunghe
giornate d’estate. Esemplificative di questa affinità sono le descrizioni del momento del bagno al
mare, che diventa quotidiana occasione di gioco e di intima spensieratezza. L’idillio viene però
spezzato dall’entrata in scena di Renzo, un bel giovanotto locale, che si unisce al nostro duo nel
rituale del bagno rompendo così l’intimità del gioco tra madre e figlio. Così la giovane vedova e il
baldanzoso Renzo approfondiscono la loro conoscenza, ed Agostino viene lasciato in disparte
sempre più spesso, e inizia a provare gelosia nei confronti della madre. Un giorno Agostino
incontra Berto, un ragazzotto plebeo del posto che lo apre alla conoscenza di una banda di
coetanei locali, dalla provenienza sociale e dai modi molto distanti da quelli del protagonista. Dopo
aver rubato alla madre delle sigarette per i suoi nuovi amici, Agostino viene finalmente accettato
nel gruppo, da cui è molto affascinato. Qui scopre con enorme stupore che questi ragazzi
guardano a sua madre come a una donna libertina e di facili costumi. Il ragazzo resta
profondamente colpito da questa presa di coscienza, e inizia a considerare la madre con occhi
diversi: non più semplicemente come una genitrice e una compagna di gioco, ma come una donna,
dotata quindi di una propria carica erotica. Grazie alla frequentazione di questi ragazzi più umili e
semplici di lui, ma con maggior conoscenza delle cose del mondo, Agostino scopre l’esistenza del
sesso, in maniera molto diretta e brutale. Il ragazzino viene infatti importunato da Saro, il bagnino
omosessuale che si accompagna all’esotico Homs, e attraverso Tortima, uno dei membri della
banda, scopre l’esistenza delle “case di tolleranza”. Agostino, in preda agli istinti adolescenziali,
cerca di accedervi, ma viene fermato per la giovane età, mentre Berto, suo compagno d'avventura,
viene fatto entrare. Il racconto si conclude con il ritorno a Pisa di Agostino e della madre, e con la
richiesta (ovviamente infruttuosa) di essere trattato da uomo, poiché dopo quell’estate non
proverà mai più l’innocenza dell’infanzia. Il sesso dunque ha segnato il passaggio dall’infanzia
all’adolescenza del nostro protagonista, ma anche in questo caso Agostino si rivela un personaggio
alienato e frustrato, tipico della letteratura moraviana. Come Michele de Gli indifferenti, non porta
a compimento il passaggio da una condizione infantile a una più matura, non riuscendo a
raggiungere la condizione virile e a sperimentare direttamente l’esperienza del sesso. Inoltre il
ragazzo borghese subisce anche un’alienazione di tipo sociale: la scoperta di una classe sociale
inferiore e da lui "diversa" da un lato lo affascina, ma dall'altro lo inquieta profondamente.

Potrebbero piacerti anche