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ITALO SVEVO (Ettore Schmitz)

E’ uno pseudonimo, scelto in relazione alla duplice cultura, italiana e tedesca. Nasce a Trieste
(città di confine, risente della cultura austriaca), compie studi commerciali, studia in Baviera, dove
impara perfettamente il tedesco. Lavora come impiegato in una banca di Trieste; in questo periodo
scrive il primo romanzo: “UNA VITA” (coltiva interessi letterari in antitesi col lavoro che fa),
romanzo che non fu molto diffuso, anche perché lo pubblica a proprie spese. Sposa una cugina, il cui
padre ha un’importante impresa che produce vernici per sottomarini. Si impiega in questa ditta, si
inserisce nell’alta borghesia triestina, ma al contempo continua a coltivare i propri interessi letterari.
Pubblica il secondo romanzo, “SENILITA’”.

Fino ai primi anni del secolo non incontra fama. Nel 1906/1907 per motivi di lavoro deve
imparare l’inglese. Prende lezioni private da un giovane irlandese, lo scrittore James Joyce, che
diventa suo amico e ne comprende le potenzialità come scrittore, e lo fa conoscere ad amici letterati.

La notorietà di Svevo inizia negli anni ’20, dopo la pubblicazione del terzo romanzo,
“LACOSCIENZA DI ZENO”, del 1921, quando in un articolo di giornale Montale parla di lui.

La notorietà dura ben poco, in quanto Svevo muore in un incidente automobilistico.

Oltre ai romanzi, che comunque rimangono la sua opera più importante, ha scritto anche una
serie di novelle e commedie.

UNA VITA

Il protagonista è un impiegato con ambizioni letterarie (alter-ego di Svevo, anche se non si


possono sovrapporre), di nome Alfonso Nitti. Il protagonista si sente inadatto al proprio lavoro, sente
di avere una superiorità intellettuale rispetto ai colleghi (che ritiene maschere).

Riesce ad essere invitato a casa del direttore della banca, dove conosce Annetta. Un
fidanzamento dei due potrebbe significare un riscatto sociale per Alfonso, ma quando la cosa sembra
potersi concretizzare deve tornare al Paese, dove la madre malata sta morendo. Ha una grave crisi,
torna alla città dove non riesce a ricreare un legame con Annetta, e si suicida.

E’ la tipica figura dell’inetto, una persona che non sa cosa vuole e non riesce a prendere
decisioni.

SENILITA’

Il protagonista è Emilio Brentani, è un piccolo borghese con ambizioni letterarie, ma non è un


professionista (come quello di “una vita”).

Inizia una relazione con una popolana, Angiolina, di ceto inferiore al suo, che, rispetto a lui
che ha pienamente accettato le regole della borghesia, è una persona fuori dagli schemi, che vive le
sue passioni in modo diretto e non ha regole morali, vive seguendo i propri impulsi, anche volgari; è
proprio la sua vitalità ad attrarre Emilio, che invece è combattuto tra due poli: il principio del piacere
(come Angiolina), e il principio di realtà (rispetto delle regole, comportarsi come gli altri si aspettano
che ci si comporti, all’interno della realtà sociale).

Ha una sorella, Amalia, zitella, votata interamente a lui (non esce mai di casa, ecc., il contrario
di Angiolina). Amalia è segretamente innamorata di un amico di Emilio, il pittore Balli (suo opposto,
come Angiolina), un pittore di scarso valore ma molto apprezzato per le sue avventure, si disinteressa
di tutti.

Balli diventa amante di Angiolina (sono simili), Emilio lo scopre e chiude i rapporti con lui,
e con la fidanzata. Vieta a Balli di frequentare la sua casa, ma sua sorella si ammala perché non può
più vedere l’uomo che ama.

Emilio Amalia

Balli Angiolina

diversi

simili

ama

Alla fine Emilio resta solo; la sorella muore dal dolore, ha perso l’amico e la fidanzata. Come
Alfonso Nitti anche Emilio è un inetto, una persona che non ha il coraggio di essere fino in fondo se
stesso, è attratto da ciò che è diverso, ma non riesce ad esserlo anche lui, è una vittima della sua
incapacità di scegliere (similitudine con i personaggi di Pirandello, perché non hanno ideali, non
hanno lo scopo di costruire se stessi come protagonisti, ma si lasciano vivere e lasciano che le cose
prendano il sopravvento su di loro; nel secolo nuovo non si ha più la fiducia del positivismo, nel
progresso; è un mondo dove non esiste una verità unica, oggettiva, ma solo tante verità individuali).

LA COSCIENZA DI ZENO

Pubblicato nel ’23, è molto diverso dai precedenti, nella composizione e nella struttura interna.
Nei primi due c’è un narratore esterno, che focalizza la sua attenzione su un personaggio e di volta in
volta assume il suo punto di vista.

Nella “Coscienza di Zeno” il narratore è il protagonista stesso (Romanzo interiore): il


protagonista lascia fluire le sue emozioni e i suoi pensieri senza seguire un filo narrativo rigoroso, ma
occupandosi del suo inconscio lasciato libero di emergere (è una tecnica nuova, usata in tutta la
narrativa del ‘900 e comune a Joyce → lo “stream of consciousness”, il flusso di consapevolezza;
l’attenzione non è più posta sull’intreccio degli eventi, ma sull’interiorità.

La struttura narrativa non rispetta le regole del romanzo dell’800, che ha una sua coerenza, ad
esempio di carattere cronologico; qui infatti c’è una rottura del carattere cronologico.

La struttura è aperta e la storia si svolge attraverso nuclei tematici, legati ai diversi momenti
della vita del protagonista, Zeno Cosini, ritenuti significativi (la morte del padre, il vizio del fumo,
rapporto con la moglie, relazione con l’amante, la società commerciale che apre col cognato Guido,
e la sua rivalità con questo); ad ogni momento è dedicato un capitolo (struttura frantumata).
Dal romanzo si nota una forte influenza intellettuale che Svevo aveva ricevuto (conosceva
Freud): la Psicanalisi. Il fratello di sua moglie, Bruno Veneziani, era in cura da Freud, ma non fu
curato.

PSICANALISI

Studio della struttura dell’inconscio, delle nevrosi che non sono necessariamente malattie
mentali, per arrivare a capire il perché dei comportamenti nevrotici, e per rimuovere quello che ci
porta ad assumere questi comportamenti. La conoscenza di sé può risolvere il problema, attraverso lo
studio dell’inconscio (che si esprime con i sogni).

La psicanalisi individua dei “comportamenti-tipo”, che si ripetono e sono simili in tutti gli
esseri umani; per esprimere questi comportamenti uno dei modelli era la mitologia greca: alla nascita
si è nella fase edipica (attrazione per il genitore del sesso opposto), che è una fase naturale
dell’evoluzione. Qualora questa fase non si svolga in maniera serena, si manifestino dei problemi, ci
possono essere delle conseguenze preoccupanti (es. nevrosi).

Un altro tema è quello dei “tabù”, dei comportamenti rifiutati ed emarginati dalla gente (es.
l’incesto). Solo nel momento in cui si prende consapevolezza di ciò che abbiamo nell’inconscio (che
magari abbiamo rimosso) possiamo tentare di affrontare il problema e risolverlo.

Il limite della teoria di Freud è che ha dato un risalto eccessivo ai problemi di natura sessuale.

Nel romanzo, Svevo parte proprio dalla psicanalisi di Freud. Ritiene però che ci sia una
spaccatura: da una parte capisce la portata di queste nuove teorie, ma ritiene la psicanalisi solo utile
a definire delle categorie di personaggi letterari, non la ritiene una terapia utile.

Ne “La coscienza di Zeno” l’autore immagina che Zeno abbia scritto un memoriale della
propria vita, su consiglio del proprio psicanalista (il dottor S.); si sono fatte molte ipotesi sul fatto che
il dottor S. costituisce un richiamo a Sigmund Freud.

Zeno, in cura dal dottor S., viene da lui invitato a scrivere il memoriale della propria vita. Ma
Zeno non porta a termine il suo compito e non riprende la terapia; Svevo immagina che, per
vendicarsi, lo psicanalista pubblichi il memoriale (c’è un’incongruenza, in quanto nessuno
psicanalista lo farebbe).

Il dottor S. rappresenta il particolare tipo di rapporto che si instaura tra paziente e psicanalista
durante la terapia: il TRANSFERT. E’ un processo di identificazione che il paziente opera con il suo
psicanalista; si può trasformare in un sentimento di amore o ammirazione (perché il paziente si mette
nelle mani dello psicanalista), oppure il rapporto può divenire conflittuale, perché lo psicanalista cerca
di tirare fuori i ricordi più brutti e viene visto come un nemico.

Dopo aver letto e analizzato il memoriale, il dottor S. sostiene che è un insieme di verità e di
bugie. Questo è importante, perché mentre si legge il romanzo non si sa se ciò che è scritto corrisponde
a verità o bugia. Il romanzo non può essere letto con occhio oggettivo (non ci si può fidare di ciò che
Zeno racconta), perché lui tenta di dare la migliore interpretazione possibile alla propria vita, e quindi
mente a se stesso.
Nuclei fondamentali
Il rapporto col padre
Zeno ha un rapporto molto difficile col padre, che non lo stima, pensa che sia un inetto, un
incapace, che non sa assumersi le proprie responsabilità.

Il momento culminante è quando il padre si ammala, e Zeno decide di stargli vicino (sembra
che si assuma le sue responsabilità). Questo rapporto ha un momento di tensione particolarmente
drammatica quando il padre muore: Zeno si trova con lui, e il padre proprio prima di morire fa un
gesto, che non si capisce se è uno schiaffo al figlio, o un movimento inconsueto fatto da un
moribondo.

Nel memoriale, però, Zeno non chiarisce questo “mistero”, e afferma che il rapporto col padre
si è risolto prima della sua morte (ma può essere un bugia).

Matrimonio, rapporto con la moglie


Augusta, la moglie di Zeno, aveva delle sorelle, che inizialmente Zeno corteggia (una in
particolare), ma viene respinto. Deve sposare Augusta perché frequentava abitualmente la sua casa
ed era conosciuto dai genitori: la madre di lei, infatti, la voleva fa sposare perché non era più giovane
e bella, e fa un discorso a Zeno che lo obbliga a sposare sua figlia. Zeno non fa una scelta, lascia gli
altri scelgano per lui.

Comunque alla fine, Augusta si rivela una moglie adatta, perché è una donna semplice, non è
tormentata come Zeno, è il contrario di lui. Zeno però ha un’amante: Carla, che è povera e molto
bella, ed è molto diversa dalla moglie. All’inizio ha un atteggiamento paternalistico nei suoi confronti
(la vuole aiutare), ma poi hanno un incontro intimo. La ragazza approfitta degli aiuti di Zeno. Zeno
prova sentimenti complessi per lei: affetto, tenerezza, ma è anche molto possessivo e geloso.

Zeno sa che il rapporto con Carla, se fosse continuato, avrebbe portato alla fine il suo
matrimonio. Ma non è lui a lasciarla; sono le circostanze: le viene proposta una carriera come
cantante, che lei accetta, e che la allontana da Zeno; è stato Zeno, però, a darle i mezzi per
intraprendere questa carriera, gli stessi mezzi che l’hanno allontanata da lui.

Zeno desidera una cosa ma al contempo il suo contrario; è felice per la fine della relazione,
ma è anche triste; il giudizio morale di questo personaggio non è positivo, anche se Zeno è il perfetto
borghese che si può incontrare.

Svevo fa di tutto per mettere in risalto le contraddizioni di questo modo di vivere, se stesso e
la sua classe di appartenenza, la classe borghese.

Infatti Zeno si assolve continuamente per la sua fragilità, ma l’autore ci fa sempre notare la
sua doppiezza, la sua contraddizione: non lo assolve mai completamente, fa sempre in modo che si
possa dubitare di lui

LA VITA E’ INQUINATA ALLE RADICI

Siamo all’inizio del ‘900 e Svevo si pone dei problemi, oggi molto attuali: anticipa infatti il
problema dell’ambiente.
Svevo sostiene che gli uomini sono obbligati, per il tipo di vita che fanno, ad essere nevrotici,
e che la salute mentale completa non è possibile, a meno che non si sia completamente ottusi (pensare
solo al benessere fisico e non porsi mai problemi “superiori” o dubbi).

Il discorso di Svevo riprende le teorie Darwiniane della seconda metà dell’800: gli animali e
l’uomo hanno fatto un lavoro di adattamento all’ambiente, e quelli che non ci sono riuscito sono
scomparsi.

Ma l’uomo, con la sua intelligenza (per Svevo “furbizia”), ha fatto in modo di sottrarsi alle
elementari leggi della natura, alle quali devono sottoporsi gli animali: l’uomo ha inventato degli
“ordigni” che gli hanno preso la mano, che hanno bisogno della sua intelligenza, non della sua forza
fisica. Si creano squilibri; Svevo immagina che si arriverà ad un punto in cui chi ha più “ordigni”
prevarrà sugli altri. In sostanza anticipa quello che succederà poi.

Svevo ha una visione negativa e pessimistica del mondo; ci libereremo dalla malattia quando
qualcosa farà esplodere la terra e moriremo tutti senza accorgercene. Svevo è un anticipatore anche
in questo caso.

Svevo sostiene che si è sempre più legati alla forma e sempre meno ai valori. Questo ci impone
di essere vincenti, razionali, produttivi, e fa si che ci troviamo di fronte ad una contraddizione:
dobbiamo essere qualcosa che non siamo.

Chi ha consapevolezza di questo, e si trova al di fuori, non può che vedere la contraddizione
e i rischi verso cui va l’umanità: ci sarà un dissolvimento, un’esplosione, l’umanità si distruggerà
dall’interno, perché è sempre più legata all’apparire che ai valori.

Anche Zeno, con le sue nevrosi, le sue contraddizioni, dimostra ciò; non riesce ad affrontare
in modo diretto i suoi problemi, e quindi a risolverli; su di lui prevale la sicurezza economica della
classe borghese. Sembra un uomo di successo ma è un fallito, non è capace di sentimenti profondi.

Se l’uomo non tornerà ad essere padrone di se stesso, l’ingranaggio che ci stritola sempre di
più arriverà ad una pulizia totale della Terra. Zeno sostiene di non aver più bisogno del memoriale
solo quando cede definitivamente alla malattia; la società in cui lui vive, infatti è tutta malata, quindi
lui al suo interno è sano, funzionale a quel sistema, a quel meccanismo.

L’ideologia che emerge dalla Coscienza di Zeno è di totale mancanza di fiducia nel genere
umano.

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