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LA COSCIENZA DI ZENO

RELAZIONE
Il libro “La coscienza di Zeno” venne pubblicato per la prima volta nel 1923 da Italo Svevo,
pseudonimo del nome Ettore Schmitz, il quale fu uno degli autori più importanti della letteratura
italiana ed europea del Novecento. Egli nacque a Trieste il 19 dicembre 1861 in una benestante
famiglia ebraica, da madre friulana e padre tedesco. Tra le sue opere più importanti, oltre a “La
coscienza di Zeno” abbiamo “Senilità” pubblicato nel 1898. La sua appartenenza a una cultura non
solo triestina ma anche tedesca gli consentì una grande apertura di orizzonti nel resto d’Europa,
difatti egli trovò al quanto affascinante lo studio della letteratura francese e russa dell’Ottocento,
inoltre la sua amicizia col noto autore irlandese James Joyce e l’avvicinamento alle dottrine di
Freud durante i suoi numerosi viaggi lo portarono ancor di più ad espandere le sue vedute sul
mondo. D’altro canto l’appartenere ad una cultura non italiana lo portò a non beneficiare dei
riconoscimenti dei suoi concittadini italiani che per nazionalismo difendevano strenuamente opere
puramente italiane sia nella lingua che nella tradizione. Svevo morì sventuratamente a seguito di
un incidente d’auto nel 1928.
L’opera di Svevo è un perfetto esempio di romanzo psicoanalitico dove infatti prevale il monologo
interiore che viene adoperato per esprimere il malessere provato dal protagonista-narratore con
lo scopo di alleviarlo e che poi lo porterà ad esprimere un’aspra critica ai metodi adoperati dalla
psicoanalisi stessa alla fine del romanzo stesso. Nonostante a un primo sguardo superficiale possa
sembrare un’autobiografia proprio a causa della richiesta del medico che spinge Zeno a scrivere la
propria autobiografia come cura alla propria malattia, essa è tutt’altro che il racconto della vita
dell’uomo. Il libro infatti non ha lo scopo di narrare il percorso di vita del protagonista bensì quello
della sua malattia ed è proprio questo il tema del libro: una malattia che altro non è che la
caratteristica principale del protagonista ossia l’inettitudine. Questa inettitudine tuttavia non
implica l’umiliante inferiorità nei confronti dei propri compiti, bensì l’incapacità di vivere la propria
vita manifestando una sensazione di costante insoddisfazione, angoscia e inadeguatezza. Altro
tema fondamentale in questo romanzo è senza alcun dubbio quello dell’utilizzo della psicoanalisi
di Freud che Svevo ebbe l’opportunità di studiare e approfondire durante i suoi numerosi viaggi.
La psicoanalisi infatti si occupa proprio di trattare la psiche umana e secondo l’idea freudiana la
mente di ogni essere umano è governata non solo dai processi mentali consci ma anche quelli
inconsci e quindi si adopera ad analizzare tali processi inconsci che portano poi alla soddisfazione
di alcune esigenze istintive. Lo studio di queste azioni inconsce parte dalla ricerca dei traumi
infantili che hanno segnato la psiche dell’individuo ed è per questo che lo psicanalista di Zeno, il
dottor S., lo spinge a scrivere la propria autobiografia e questo lavoro di analisi servirà molto
all’autore per capire a pieno tutti i meccanismi che regolano i comportamenti umani.
La narrazione si suddivide in otto capitoli. Nel primo capitolo ossia la “prefazione” scritta dal dottor
S., Ossia lo psicanalista che avuto in cura il protagonista Zeno, troviamo la spiegazione che ha
spinto il dottore a divulgare gli scritti e le memorie del già citato protagonista. Nel secondo
capitolo chiamato “preambolo” la narrazione si sposta dal punto di vista del protagonista-
narratore. Questo capitolo presenta l’introduzione di Zeno il quale viene spinto dal proprio
psicanalista scrivere la sua autobiografia per poter capire quale evento della propria vita lo abbia
inconsciamente portato allo sviluppare il vizio del fumo e L’inettitudine alla vita che come già detto
si manifesta in angoscia e grande insoddisfazione. Nel terzo capitolo intitolato “il fumo” Zeno inizia
il proprio diario parlando proprio del vizio del fumo e della rabbia nei confronti di sé stesso poiché
incapace di fumare la cosiddetta ultima sigaretta. Egli poi parla della sua vita e in particolar modo
afferma di appartenere a una famiglia benestante e che fin da giovane sempre sognato di studiare
e di sistemarsi. In questo capitolo emergono i veri tratti del protagonista e ciò che più lo
caratterizza ossia l’inettitudine e l’autoironia che saranno pilastri portanti per tutto il resto del
romanzo. Nel quarto capitolo “la morte del padre” egli affronta il rapporto particolarmente
conflittuale con il padre e in particolar modo si sofferma sugli ultimi giorni della vita del padre dove
poco prima di morire a causa di un’incomprensione colpisce il figlio con uno schiaffo mettendo
così un punto definitivo al già ormai rovinato rapporto padre figlio, un rapporto completamente
dilaniato da numerosi fraintendimenti e che porterà in Zeno un profondo odio nei confronti del
proprio genitore. Nel quinto capitolo chiamato “la storia del mio matrimonio” Zeno affronta il
tema del proprio rapporto con il genere femminile ehi si definisce come un donnaiolo che tuttavia
notiamo già nei capitoli precedenti ha sempre desiderato poter sistemarsi e sposarsi. Qui parla Del
proprio rapporto con le tre sorelle Malfrenti e in particolar modo del suo amore nei confronti della
primogenita Ada, Un amore unico e irripetibile ma sfortunatamente non corrisposto poiché ella è
interessata a un giovane di nome Guido Speier e ciò lo porterà a dichiararsi alla seconda le tre
sorelle Alberta la quale rifiuterà anche la il nostro protagonista il quale poi ti spiegherà la sua
scelta sull’ultima delle tre sorelle Augusta una donna devota e timorosa che crede fortemente
nell’autorità politica religiosa e familiare, il è l’incarnazione ideale di un Ottocento ordinato e
borghese contrariamente a Zeno che l’archetipo della nevrosi e della dissociazione Novecentesca.
Qui possiamo ben vedere l’idea di amore che Zeno ha, Egli infatti a me la donna non in carne ossa
ma come un amore salutare che potrebbe salvarlo, Per noi l’amore infatti non si ferma unicamente
a una mera soddisfazione del piacere visivo ma anche e soprattutto un amore che abbraccia il
carattere e l’intelligenza della donna stessa. Nel sesto capitolo chiamato “La moglie e l’amante” si
parla dell’amante di Zeno di nome Carla greco la quale è una ragazza povera ma che tuttavia gli
rimarrà sempre fedele durante il periodo della loro relazione nonostante egli, come in tutto ciò
che lo riguarda nella propria vita, non dimostri particolare trasporto e non è in alcun modo
coinvolto da questa donna tanto chi arrivati un determinato punto Carla si stanca e abbandona
Zeno decidendo di sposare il proprio insegnante di canto. Il settimo capitolo “storia di
un’associazione commerciale” parla dell’impresa commerciale che Zeno intraprende con il marito
della donna da lui un tempo amata ossia Ada e in particolar modo si sofferma sul rapporto
conflittuale con il cognato a causa dei loro differenti caratteri. Guido infatti è una persona che
brilla di intelligenza ma superficiale mentre Zeno è una persona come abbiamo già visto insicura e
inconcludente e a causa dei continui disguidi impresa va in completa rovina. A causa di ciò Guido
simula un suicidio per cercare di ricevere un sussidio monetario da parte della famiglia e della
moglie tuttavia egli commette un errore e muore per davvero e quindi Zeno vedendosi
completamente travolto dalle numerose pratiche dell’azienda inizia a riavvicinarsi e a legare ancor
di più con Ada tanto che sembra Che fra loro possa nascere finalmente un qualcosa ma
ovviamente a causa dell’inettitudine e dell’inconcludenza di Zeno non si arriverà a nulla.
Nell’ultimo capitolo intitolato “Psicoanalisi” Zeno è ormai sospeso la terapia e rifiuta tramite una
grande critica la psicoanalisi poiché egli afferma di non aver ricevuto alcun beneficio da essa
tuttavia egli si autoproclama guarito e afferma che la propria guarigione è dovuta più ai successi
legati alla propria azienda che all’effettiva terapia che il proprio psicoanalista gli ha fatto seguire.
Egli poi conclude il romanzo affermando che la situazione di malattia che lo affligge è comune a
tutti gli uomini ma la consapevolezza di avere questa malattia lo avvantaggia rispetto agli altri.
Zeno così si rende conto che il male, il morbo e la malattia siano ormai parte integrante di ogni
essere umano e si chiede si si possa espellere questo male e in che modo. La conclusione a cui
arriva nell’ultima pagina del romanzo e che un uomo un po’ più malato degli altri costruirà un
ordigno tanto distruttivo da far estinguere il mondo e con essa il morbo che affligge gli esseri
umani. Egli infatti raggiunge la consapevolezza che la concezione di salute dell’anima non può
esistere è infatti come la malattia stessa una semplice convinzione che ogni uomo ha in
momentanei stati di equilibrio poiché al primo ostacolo si riavrà di nuovo la sensazione di
squilibrio e di malattia e proprio per questo la condizione di salute non può verificarsi a patto che
non si manifesti la catastrofe trattata nell’ultima pagina del romanzo.
Il personaggio centrale del romanzo non è il protagonista in sé bensì la sua coscienza la quale
viene analizzata nell’ottica della psicoanalisi è una coscienza come abbiamo già visto problematica
e alquanto contraddittoria e in profondo contrasto questo contrasto lo porterà a una grande
insoddisfazione e tale sentimento verrà ancor di più è aumentato dall’incapacità del protagonista
di concludere un qualsiasi a fare della propria vita sia a livello lavorativo che in ambito personale.
Egli è la perfetta definizione dell’uomo del novecento inizio alla vita e difatti Zeno trascorre la
propria vita all’insegna di un’autoanalisi ironica che lo porterà a distruggere ogni rapporto
interpersonale e con la realtà stessa.
Lo stile utilizzato dall’autore è piuttosto semplice e vicino alla comune lingua parlata alternando,
tuttavia, espressioni metaforiche e similitudine che arricchiscono il linguaggio e non lo lasciano
cadere nella banalità. Un aspetto ricorrente è la componente ironica che vivacizza l’analisi
interiore del personaggio e alleggerisce i temi trattati.
Di questo libro non si può dire altro se non che nonostante la considerevole quantità di pagine è
un tipo di romanzo che si lascia leggere tutto di un fiato, ogni pagina ti porta a voler leggere la
successiva fino a quando non ti ritrovi immerso nell’interiorità del protagonista e inizi a
comprendere i suoi tormenti e a paragonarli con i propri arrivando a comprendere che il pensiero
di Zeno sul morbo che affligge l’intera umanità è una realtà effettiva e non una realtà limitata al
contenuto del libro stesso.

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