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RECENSIONE LA COSCIENZA DI ZENO

Recensione de “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo. Edizione a cura della casa editrice
Giunti Editori.

“La coscienza di Zeno” si presenta al lettore, senza ombra di dubbio, come un romanzo
figlio della sua epoca, intriso di Psicoanalisi e scienza, descrittivo e confusionario.
Il romanzo narra la vita di Zeno Cosini, un ormai anziano signore che, ammalato di un male
materialmente inesistente, ma pericolosissimo, sceglie, dopo aver scoperto la moderna
psicoanalisi, di affidarsi alle cure di un certo Dottor S. , psicoanalista. La cura somministrata
consiste nella stesura di una biografia scritta a getto da Zeno e che è, appunto, quello che noi
leggiamo.
Il luogo della vicenda è Trieste, una città mitteleuropea e che, per tale sua caratteristica, si
presenta come un incrocio tra il mondo italiano e quello svevo, un intruglio che spicca nella
scorretta compitazione di alcune parole e nella struttura dei periodi, ma anche esplicitamente
in alcuni frammenti di romanzo, come quello in cui Zeno sente una certa inferiorità nei
confronti di Guido perché non sa parlare correttamente toscano o quando, al rovescio, aiuta
l’amante Carla a tradurre il libro di teoria musicale in triestino.
Concentrandosi sul tempo delle vicende, invece, ci si accorge che la stesura è molto
complessa. Oltre al flashback introduttivo, tipico dei racconti autobiografici con
focalizzazione interna, assistiamo ad una narrazione confusionaria, che segue i flussi e i
balzi di pensiero di Zeno anziano che narra le vicende. A fungere da ancora è la suddivisione
in capitoli che, disposti a livello tematico, permettono al lettore di non essere
completamente perso in mezzo al flusso di pensiero del narratore. I temi trattati sono quelli
del fumo, della moglie, dell’amante e del lavoro, ognuno dei quali si sviluppa sempre sulla
stessa linea temporale, con continui rimandi ai capitoli precedenti che non sono passato, ma
presente.
Il personaggio di Zeno Cosini, che rappresenta a pieno la figura dell’inetto, cioè dell’uomo
schiavo della vita e che si lascia da essa vincere, viene minuziosamente sviscerata attraverso
il pretesto del diario “Psicoanalitico”, che si manifesterà essere il rivelatore della malattia di
Zeno non solo per i lettori, ma anche per il Cosini stesso che, spaventato dalle rivelazioni da
lui scritte su di Egli, deciderà di abbandonare la cura. Difatti, dal romanzo il protagonista ne
esce sconfitto, mostrando la sua infermità, la sua impotenza nei confronti del fumo, della
moglie, del padre e di tutto ciò che lo circonda; ne saranno dimostrazione l’episodio della
proposta di matrimonio o il continuo rimando dell’ultima sigaretta.
Gli altri protagonisti, del quale Zeno si circonda, risaltano, per confronto, delle persone
completamente sane, Augusta (la moglie), come il padre, sarà rinchiusa nella sua bolla di
pace e questo renderà la figura del protagonista ancora più drammatica, quasi come se ,
nella sua infermità, sia l’unico ad aver intuito il proprio male e , quindi, l’unico sano.
Certamente il romanzo non presenta una facile lettura, sarà per la maniera in cui è scritto o
sarà per i temi psicoanalitici trattati , ma è giusto affermare che, se diluito nel tempo, non si
dimostra essere impossibile. Una seconda lettura, sicuramente, renderà più chiara la
comprensione del romanzo.
A livello di concetto, però, si rivela entusiasmante e lo stesso avviene anche a livello di
messaggio. In effetti ci fa mettere in dubbio su quanto siamo realmente sani e ci permette di
svolgere all’interno di noi una profonda analisi introspettiva; però, come accade tra Zeno e
l’amico con la gamba di legno, il rischio è quello di farci ammalare.
Non consiglierei di certo a chiunque una lettura simile, anche perché è molto specifica
sull’argomento della psiche e, a chi ricerca solo un po' di svago, non tornerebbe sicuramente
utile.

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