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I Quaderni del Teatro

in coproduzione con
diretto da Antonio Calenda
Compagnia Mario Chiocchio Srl
I Quaderni del Teatro
volume n. 74
a cura di Stefano Curti
e Ilaria Lucari
Re Lear
di William Shakespeare

diretto da Antonio Calenda


Gabriele Ferzetti, Daniela Giovanetti
Prefazione a “Re Lear” di Agostino Lombardo

La grande fortuna scenica che il Re Lear ha così approfondito e arricchito le proprie specifi- 5

avuto in Europa e nel mondo negli ultimi decen- che risorse e qualità da aver bisogno, come mai
ni costituisce la più evidente e decisa smentita prima, del proprio elemento naturale, il teatro.
del giudizio romantico e post-romantico sulla Ha detto Strehler in una intervista, a proposito
“irrappresentabilità” dell’opera. Alcune espressio- del suo Lear del 1972: «È una tragedia che si
ni di tale giudizio sono note: da quella di Charles “inteatra”. Tutte le cose del testo che ho capito, le
Lamb che, nel 1811, dichiarava che «è fonda- ho capite giorno per giorno, sulla scena»; e parole
mentalmente impossibile rappresentare Lear sulla non dissimili aveva usato Peter Brook commen-
scena» a quella di Henry James che nel 1883, in tando il suo spettacolo del 1962. Ed era giusto
occasione di uno spettacolo di Tommaso Salvini, che i due registi usassero questi termini, perché
scriveva che «Re Lear non è un dramma da reci- nel Re Lear la parola, pur caricandosi di eccezio-
tare… è un grande e terribile poema – il più nale intensità (basti pensare alla risonanza che vi
sublime, forse, di tutti i poemi drammatici ma hanno certi monosillabi) è più che in ogni altra
non un dramma», fino a quello di A.C. Bradley, opera shakespeariana legata all’azione scenica (si
fondatore della moderna critica shakespeariana, provi, del resto, ad “antologizzarla”, e si vedrà
per il quale Re Lear è «il massimo risultato di che si potrebbe ribaltare il giudizio e parlare
Shakespeare ma non il suo miglior dramma». Ma non di “irrappresentabilità” ma di “illeggibilità”
evidentemente non era così se abbiamo visto e della tragedia). La parola, cioè, pur altissima, e
vediamo quest’opera penetrare profondamente, suggestiva, e “poetica”, è più che mai elemento
proprio in quanto “teatro”, proprio attraverso il di quel più vasto tessuto, fatto di parole e azione,
“teatro”, nella nostra cultura e, in effetti, nella movimenti scenici e recitazione che è l’immagine
nostra vita. E in realtà, lungi dall’essere poco tea- teatrale – il solo luogo in cui tutti i significati del-
trale, Re Lear può ben dirsi l’opera più teatrale l’opera trovano la loro forma compiuta. Sempre,
di Shakespeare, e ciò nel senso che in essa il lin- certo, la parola di Shakespeare (e invero ogni
guaggio del drammaturgo raggiunge la più alta, parola teatrale) non è parola che si possa soltanto
e specifica, intensità ed espressività. Né pote- leggere: va recitata, detta da un attore con certi
va essere diversamente. Nel dramma, composto toni e gesti, in una precisa situazione dramma-
intorno al 1605 (poco dopo l’Otello e pressoché tica, in un particolare momento dell’azione; ed è
contemporaneamente al Macbeth) e dunque nel poi parola che non è solo battuta di un dialogo
momento in cui più profonda era la sua riflessio- ma strumento che agisce, evoca, crea una sceno-
ne sull’uomo e sulla sua condizione, Shakespeare grafia, stabilisce rapporti interni, intesse relazioni
crea un linguaggio la cui “teatralità” è suprema segrete tra gli uomini e le cose, intensifica i signi-
perché suprema è la funzione che ad esso viene ficati dell’azione, li commenta, li amplia, li appro-
affidata; un linguaggio che, volendo esplorare e fondisce; rappresenta il reale e insieme ne mostra
conoscere il movimento e le ragioni della vita, ha la polivalenza, la ambiguità; crea una situazione
6 e la rende simbolica. Ma tutto questo ancora di ma dei personaggi s’intreccia quello del dramma-
più avviene nel Re Lear, in cui Shakespeare crea turgo che, in un periodo di crisi quale è quello tra
veramente un linguaggio teatrale il cui segno pre- Cinque e Seicento, s’interroga sulla validità stessa
cipuo è quello, vorrei dire, di una totalità espres- delle parole che usa, percependo e analizzando e
siva ottenuta appunto attraverso il contempora- tentando di sanare la frattura verificatasi tra la
neo agire di tutti gli elementi che compongono il parola e la cosa, nel Re Lear tale dramma rag-
discorso teatrale e che sono sottoposti alla mas- giunge una delle tappe decisive del suo percorso
sima tensione. Non c’è momento, non c’è parola e il problema del linguaggio diventa componente
del Re Lear che possono essere avulsi da questa centrale dell’opera.
totalità – non c’è parola che non si “inteatri”, che «Noi dobbiamo accettare il peso / di questo tempo
non pretenda, pur nel pieno della sua intrinseca triste. / Dire ciò che sentiamo e non / ciò che con-
forza verbale, di essere calata nella realtà scenica viene dire», afferma Edgar alla fine della trage-
– e si pensi, come ai massimi esempi di quel che dia. Ma per giungere a questa consapevolezza, a
peraltro avviene continuamente, alle scene della questa distinzione tra la parola “falsa” e la parola
tempesta nel terzo atto; o a quelle della finta fol- “vera”, occorreva passare attraverso la violenza
lia di Edgar, o della follia effettiva di Lear. Scene e il dolore, la follia e la morte. Un tragico per-
tutte, che vivono proprio in quanto “teatro” e non corso, scandito da quello della parola, e ciò fin
letteratura. dall’inizio, che, infatti, con il discorso di Lear, è il
Si può già comprendere perché il Novecento, e tangibile segno della divaricazione. Nel momento
cioè un secolo le cui espressioni artistiche (grazie in cui Lear separa il nome di re dalla sostanza
alle avanguardie letterarie e pittoriche, al cinema, in cui esso si invera, egli commette la colpa che
alla televisione) sono tutte lontane da un’idea di determina la sua caduta. Il linguaggio, invece di
imitazione e verosimiglianza, abbia percepito le illuminarlo, lo fa cieco, copre di opachi veli la
qualità non naturalistiche e simboliche del lin- realtà. L’incapacità a distinguere rende possibile
guaggio shakespeariano assai più chiaramente l’inganno crudele che su di lui esercitano le figlie
del Settecento e dello stesso Ottocento, cui pur Regan e Goneril – così come, nell’intreccio secon-
si deve la riscoperta di Shakespeare, calando gli dario in cui la vicenda di Lear specularmene si
stessi straordinari personaggi, lo stesso immenso riflette, Gloucester si fa ingannare dalle parole
Lear, nella totalità espressiva di quel teatro e di Edmund, dalla falsa lettera che egli crede vera
riscoprendo così la “rappresentabilità” dell’opera. (e la sua cecità fisica sarà il simbolo della cecità
Ma ancor più, nel caso del Re Lear, tale conge- morale, e linguistica, di Gloucester ma anche di
nialità è spiegabile se si pensa che, come in tante Lear). E vanamente quanti stanno accanto al
opere del Novecento, il linguaggio, qui, non è solo vecchio Re tentano di restituirgli la luce, di fargli
strumento ma oggetto di rappresentazione. Se in “leggere” il significato del mondo, fargli intendere
tutto il teatro shakespeariano, in effetti, al dram- le parole che davanti a lui vengono pronunciate.
Non ci riesce Cordelia, che alla parola falsa delle il reale, quasi nemmeno lo sfiorano: esso rimane 7

sorelle contrappone un “niente” che ha la forza, immutato, intoccato – la tempesta dilaga e contro
la trasparenza della parola vera. Non Kent, che lo di essa le grandiloquenti parole di Lear nulla pos-
avverte a proprio rischio dell’errore fatale che sta sono, rimangono meri, inconsulti suoni, preludio
commettendo, del fatale equivoco, del complotto della follia da cui, come dalla tempesta, presto
verbale che lo sta soffocando come aveva soffoca- sarà aggredita. E le scene della follia, appunto,
to Otello. E nemmeno il Matto, il prodigioso fool sono anzitutto una rappresentazione della distru-
di questo dramma, la cui azione è un’azione tutta zione della parola, e tanto più che la deflagra-
linguistica, tesa a far recuperare al Re (con la zione del linguaggio di Lear è accompagnata dai
dissacrazione, l’ironia, la beffa, i giochi verbali) il discorsi del Matto e di Edgar, che la mimano,
senso vero della parola – a strappargli il velo dagli echeggiano, espandono, quasi a voler portare il
occhi, a rendere limpida la sua visione, a colmare gesto distruttivo al suo finale compimento. Prima
il divario che la sua illusione ha creato. Otello, ancora della morte della mente è la morte della
Macbeth non hanno questo sostegno – il loro è parola (e ci si trova di fronte a un esempio quasi
un conflitto solitario, e la solitudine è il dato più indicibile di arte teatrale, che solo Beckett forse
struggente della loro condizione. Lear non è solo saprà evocare) ad essere qui messa in scena, così
ma lo diventa: malgrado i colpi che la realtà gli come avviene nell’Otello e nel Macbeth. Ma con
impartisce, rimane ciecamente fedele alla propria una più vasta, davvero cosmica ampiezza, una
illusione, si chiude nel proprio linguaggio come risonanza che la presenza degli altri personaggi
Macbeth nel suo castello e ad esso consegna la rende più complessa e universale, sì che il fran-
sua sfida agli uomini, alla natura, agli dei. Una tumarsi di ogni disegno, di ogni progetto verbale,
sfida cosmica la cui eccezionale qualità poetica, diventa un ritorno al magma originario (così
la cui tutta moderna tragicità, stanno proprio nel come Edgar, denudandosi, era tornato alla condi-
suo dar corpo alla tragedia della parola. Come zione adamitica) che non coinvolge soltanto Lear
Otello, come Macbeth, Lear assume il linguaggio e i suoi compagni ma l’umanità tutta. E se la
dell’eroe tragico, e anzi lo porta alla massima ten- parola-fenice rinasce delle sue ceneri, se l’emer-
sione, e a dimensioni gigantesche, titaniche – ma gere di Lear dalla follia, alla conclusione dell’ope-
proprio queste dimensioni rendono la sua “cadu- ra, è anche il suo riacquistare la parola vera, il
ta” più clamorosa, più memorabile, creando uno suo imparare a leggere l’alfabeto del mondo, e
scarto persino ridicolo tra lui e la realtà, rivelando comprendere il silenzio – e dunque il linguaggio
che egli come Don Chisciotte, è un eroe soltanto interiore, l’amore non detto – di Cordelia, questa
all’interno del suo linguaggio, della sua illusione. comprensione coincide con la sua morte. Lear
Non di forza i suoi discorsi impetuosi e ruggenti non potrà più valersi di tale conoscenza: non
sono espressione ma di impotenza, inadeguatezza, potrà, come vorrebbe, parlare con Cordelia («così
fragilità. E di fatto le sue parole non modificano vivremo / e pregheremo e canteremo e ci raccon-
8 teremo / antiche storie, e rideremo delle farfalle / società. Ciò che è ancora più vero nel tema della
dorate, e ascolteremo poveri malviventi / parlare violenza: in un secolo come il nostro, che ha visto
delle novità della corte»). Cordelia è morta, ucci- le più grandi tragedie collettive della storia, come
sa dalla parola – da quella di Edmund, che ha non riconoscere le insidie che ancor oggi ci minac-
inviato l’ordine fatale, ma prima ancora da quella ciano nei simboli di violenza che scandiscono il Re
di Lear. Il quale allora non può che morire a sua Lear? Non c’è tortura, qui, anche la più atroce,
volta. La grande divaricazione, la grande frattura che non sia riprodotta, ingigantita, a Buchenwald
non può ricomporsi nel presente ma solo nel futu- come nel Vietnam; non c’è sangue di innocenti in
ro, nel “mondo nuovo” di Edgar. cui non sia dato di vedere quello che ha coperto
Ma un’altra ragione, oltre che la centralità del e ancora copre il mondo; non c’è inganno che
problema del linguaggio, spinge la cultura del non sia stato praticato in misura ben più vasta. E
Novecento – la cultura di anni travagliati e ansio- ciò è vero del tema che ha quello della violenza è
si, crudeli e incerti – a rappresentare il Re Lear strettamente collegato: il tema del potere. Come
con tanta frequenza e con tanto impegno, ed è meravigliarsi se tanto spesso il Re Lear, come
il riconoscimento di situazioni e problemi affini altre opere shakespeariane, è stato interpretato in
a quelli del nostro tempo. Ciò accadde sempre, termini di lotta – feroce, senza esclusione di colpi,
naturalmente, di fronte alle grandi opere d’arte, sanguinosa – per la conquista e il mantenimento
specie quando i loro protagonisti sono diven- del potere, se questa lotta, all’interno degli stati e
tati miti, come Edipo, come Amleto o appunto del mondo, è la cifra stessa del nostro tempo, che
Lear. E tanto più accadde di fronte ad opere che ha visto e vede da un lato il susseguirsi impla-
appartengono, come Re Lear, a momenti storico- cabile di dittature e dall’altro la spartizione del
culturali in cui l’affinità non è generica – e certo mondo del mondo tra le grandi potenze?
gli anni, all’inizio del Seicento, che coincidono Ma se la violenza e il potere sono i più evidenti tra
in Inghilterra col regno di Giacomo I, rivelano i temi del Re Lear in cui sembrano rispecchiarsi le
un travaglio che Re Lear esprime con situazioni situazioni storiche e politiche del Novecento (un
sceniche in cui paiono annunciati alcuni nodi cru- rispecchiamento che trova nel Lear di Edward
ciali della nostra storia o della nostra quotidiana Bond la sua estrema manifestazione), non c’è
vicenda. Forse il tema della ingratitudine filiale invero momento o aspetto dell’opera che non si
ci colpisce meno di quanto avvenisse nel Sette o presti ad una “lettura” in chiave di sentimenti,
Ottocento (che ne ha anzi fatto una sorta di gab- stati d’animo, situazioni morali propri della nostra
bia psicologica che ha ridotto l’enorme ricchezza storia. L’angoscia e la solitudine, la disperazione e
dell’opera) ma se ne individuiamo l’espresso e la follia, il senso del vuoto, dell’illusorietà, della
implicito problema generazionale, il rapporto precarietà della vita: tutto ciò che lacera la nostra
tra padri e figli, ecco che possiamo scorgervi una coscienza, tutti i segni delle nostre contraddizioni
tensione particolarmente operante nella nostra e nevrosi e terrori, tutti i lineamenti di quella che
Auden definiva l’”età dell’ansia”, trovano nel Re usare le sue parole, penetrandone ogni aspet- 9

Lear – e si pensi alla tempesta o ai dialoghi tra to (verbale e gestuale, scenico e visivo, reale e
il Re e il Matto – una drammatica, lancinante simbolico) e in tal modo cogliendone la totalità
prefigurazione, tanto più efficace e dolorosa in espressiva, Strehler ha pienamente compreso che
quanto espressa in un linguaggio molto più vicino se in Re Lear c’è una discesa all’inferno c’è anche
a quello della drammaturgia contemporanea (che una faticosa risalita verso la luce, verso un desti-
di esso certamente si è avvalsa): un linguaggio no che, come Strehler scrive, «l’uomo non può
che riproduce, con la sua stessa continua mesco- non dominare, dovesse anch’egli passare ancor
lanza di tragico e comico, quelle contraddizioni più addentro per il dolore, fisico e morale, subire
e ironie della realtà che hanno dato origine al il trauma della pazzia…». Se c’è una desolazio-
teatro dell’assurdo. Sì che non meraviglia che ne e un’angoscia in cui l’uomo in assoluto può
Ian Kott abbia interpretato il Re Lear in chiave riconoscere la propria, e l’uomo del nostro tempo
beckettiana, genialmente suggerendo un’affinità (l’uomo del primo Eliot, o di Beckett, o del Lear
con Finale di Partita. Né che lo stesso Beckett e di Bond) un’immaggine della propria condizione,
altri drammaturghi del Novecento abbiano tro- c’è anche il riconoscimento di alcuni fondamenta-
vato nel dramma le “fonti” di molte loro situazio- li valori che possono dare un senso, e una ragio-
ni, o che molti registi vedano in Shakespeare lo ne, alla vita. «Esser maturi è tutto», dice Edgar,
Shakespeare nostro contemporaneo che campeg- e la maturità, la ripeness che Lear e Gloucester,
gia nel libro famoso di Kott. Edgar e Kent e Albany faticosamente conseguo-
E tuttavia, notato tutto ciò, io non credo che no è appunto la capacità di viver e morire con la
Shakespeare sia nostro “contemporaneo” in que- consapevolezza che l’esistenza non è, malgrado
sto senso specifico (ché, in un senso più genera- tutto, il gioco capriccioso degli dei di cui dice
le, tutta l’arte è sempre contemporanea) e che Gloucester, e nemmeno il «grande palcoscenico
il suo mondo si possa identificare con quello di dei pazzi» evocato da Lear, ma un arduo, lento,
Beckett o di altri autori novecenteschi. Credo, doloroso e fin crudele cammino verso una verità
anzi, che noi possiamo veramente capire il Re che tutto (e in primo luogo la parola) contribuisce
Lear, e renderlo quindi veramente parte della a oscurare e allontanare ma che pure esiste e può
nostra esperienza, solo rendendoci conto delle essere conquistata – come l’hanno conquistata il
ragioni per cui esso è, appunto, profondamente Matto e Cordelia. Nel Re Lear, di fatto, è ancora
diverso. Pensando, così, al Lear di Strehler, esso possibile la tragedia proprio perché al mondo
è ammirevole proprio perché, mentre ha colto dell’inesistente si può contrapporre quello, reale,
tutte le affinità col nostro tempo di cui si è detto, della verità, e all’assenza di valori della “terra
ha individuato la vera natura dell’opera, e cioè desolata” un criterio in base al quale giudicare
la visione dell’uomo che la sottende e sostanzia. il giusto e l’ingiusto, il bene e il male, la verità e
Calandosi nel testo e tutto ”esplorandolo”, per l’apparenza.
10 Ed è qui che il consenso all’interpretazione di Kott tutto il male e tutto il dolore del mondo – ridise-
viene meno. Egli scrive: «Il tema del Re Lear è il gna una fisionomia dell’uomo, ritrova un ordine
disfacimento e il crollo del mondo. Come le cro- in base al quale vivere, e in base al quale costrui-
nache, Re Lear comincia dalla divisione del regno re una tragedia. E il Re Lear è, a mio avviso, la
e dall’abdicazione del re e, come le cronache, prima, e la massima, tragedia moderna, perché
finisce con la proclamazione del nuovo sovrano. quest’ordine non è fuori o al di sopra dell’uomo;
Tra il prologo e l’epilogo si svolge la guerra civile. non è un ordine trascendente che è dato acquista-
Ma… il mondo non torna a risorgere. Nel Re Lear re, come nel dramma medievale (o nella tragedia
non c’è un giovane Fortebraccio che non conosce classica) attraverso un intervento soprannatura-
dubbi e che sale sul trono di Danimarca». E prima le. Malgrado l’uso frequente di immagini attinte
aveva detto: «Questo nuovo Libro di Giobbe e all’esperienza religiosa, quest’ordine è laico, è
questo nuovo Inferno dantesco sono stati scritti umano, e l’uomo lo cerca nella propria coscienza
sul finire del Rinascimento. Nel Re Lear shake- e umanità; è la verità fatta dai valori che alcu-
speariano non solo non c’è il Cielo cristiano, ma ni personaggi del Re Lear scoprono e incarnano
non c’è neanche quel cielo che predicavano e in per sé e per gli altri: la solidarietà , la giustizia,
cui credevano gli umanisti… Nel Re Lear crollano l’amore, la pietà. Certo, è un ordine fondato sul
entrambi i sistemi di valori: quello medioevale dubbio che già Amleto scopriva come essenza del
e quello rinascimentale. Quando questa gigan- vivere; precario, fragile, da rinnovare e verificare
tesca pantomima finisce, non resta che la terra giorno per giorno: sul paesaggio che l’opera ci
deserta e insanguinata». E certo un mondo crol- consegna è passata la tempesta, lasciando rovine
la, qui: quello medioevale, e insieme il sistema e sangue. Ma quei valori si scorgono, e vivono, tra
ad esso legato con cui l’età elisabettiana si era le rovine, e alcuni personaggi li hanno riconosciuti
sostenuta per decenni. Tale mondo, in effetti, era e fatti propri, attraverso le proprie stesse colpe ed
già crollato nelle opere – Giulio Cesare, Amleto, errori. Collocati in una struttura da morality play
Troilo e Cressida – in cui Shakespeare aveva preso medioevale essi sono uomini moderni che hanno
coscienza della crisi provocata dall’avvento della dovuto conquistare con le loro forze, senza media-
nuova scienza e dell’umanesimo, dalla Riforma, zioni trascendenti, il senso del bene e del male, del
dalla scoperta di nuovi mondi, dall’emergere di vero e del falso. Il palcoscenico, alla fine, è coper-
nuove forze economiche, politiche e sociali. Ma to di cadaveri ma non c’è bisogno di Fortebraccio:
nel Re Lear, mentre quel crollo di cui la vicenda Edgar resta sulla scena, accettando il proprio
di Lear è simbolo trova la sua espressione più destino, la propria condizione di uomo moderno.
angosciosa e fin intollerabile, anche si crea il ter- Perché Edgar (come Malcom nel Macbeth), este-
reno su cui Shakespeare – attraverso una terribile nuato dall’esperienza patita eppure fortificato da
lacerazione e disperazione, veramente mettendo a essa, è appunto l’uomo moderno, consapevole dei
nudo l’anima umana, veramente rappresentando propri limiti e della propria fragilità ma anche
della possibilità di affrontare la realtà e di agire E lo conferma un ultimo aspetto del dramma 11

su di essa. È il nuovo principe che, reso maturo che occorre porre in rilievo, e cioè il fatto che
dal dolore, e della stessa degradazione, potrà dare tra i “valori” qui riacquistati, o salvati, e con-
un qualche precario equilibrio al «mondo fuor di segnati al futuro c’è lo stesso teatro. La fiducia
sesto». nel teatro era stata l’ultima a venir meno, tra le
A me sembra, insomma, che rinunciando a vedere certezze crollate negli ultimi anni del Cinquecento
Re Lear soltanto con gli occhi di Beckett e leg- e i primi del Seicento: se essa resisteva ancora
gendolo invece con gli occhi di un poeta che, ai nel Giulio Cesare e in Amleto, le “commedie
primi del Seicento, indaga sul significato della oscure” (Troilo e Cressida, Tutto è bene, Misura
vita, e dell’uomo, noi non soltanto collochiamo per Misura), con la loro rappresentazione di un
l’opera nella sua giusta prospettiva ma possiamo mondo dominato e distrutto dall’inganno e dalla
percepirne la straordinaria qualità: che sta nel- finzione, implicitamente esprimevano il dub-
l’essere, a un tempo, testimonianza della nascita bio del drammaturgo di fronte alle potenzialità
dell’uomo moderno e metafora assoluta, univer- negative del proprio mezzo espressivo. Finchè
sale della condizione umana. Fare del Re Lear nell’Otello il dubbio diventava esplicito, e dietro
un’opera “contemporanea” significa invero non Iago, il grande ingannatore e mistificatore, colui
solo deformarla ma ridurla, attenuarne, come che come Satana immette il male nella società
sempre avviene quando si elimina la “storicità” con la sola forza di una fantasia teatrale capace
di un’opera d’arte, la portata universale. E tanto di inventare una realtà prima inesistente, si può
più, poi, che questa “contemporaneità” è pur ben scorgere (come faranno i Puritani chiudendo
sempre settoriale, limitata, ridotta oltre che ridut- i teatri) il volto dell’artista drammatico. Anche
tiva. L’immagine dell’uomo che essa propone è nel Re Lear, certo, l’inganno teatrale agisce, e il
parziale; quest’uomo non è l’uomo del Novecento, male penetra nel mondo attraverso la “recita”,
ma è il borghese quale lo rappresenta il deca- la “finzione” di Regan, di Goneril, di Edmund;
dentismo. Con tutto il sangue e la violenza e la quest’ultimo anzi è un piccolo Iago che usa gli
morte che caratterizzano il nostro tempo come il stessi mezzi del suo predecessore, a sua volta
Re Lear, c’è pur sempre, nel Novecento, un uomo creando dal nulla la situazione che determina la
che da quel sangue e da quella violenza emerge condanna e l’esilio di Edgar. Ma proprio Edgar
così come Edgar emerge dalle rovine del mondo. dimostra che alla finzione, al “travestimento” che
Ed è semmai questa immagine dell’uomo come inganna si può contrapporre una maschera che è
essere capace di superare la sofferenza, di per- verità, al teatro che è morte un teatro che crea ed
venire alla consapevolezza, di crearsi un destino, è la vita. Di qui l’importanza estrema della scena
di non essere soltanto vittima della storia ma di mirabile (IV, vi) in cui Edgar inventa per il padre
modificarla e di crearla, che è più vicina a quella che vuole uccidersi il paesaggio abissale delle sco-
disegnata dal Re Lear. gliere di Dover. La straordinaria bellezza di que-
12 sto momento (che non potrebbe essere altro che
“teatrale”) non sta solo nella creazione, davanti
alla mente di Gloucester, e alla nostra, di una vita
immaginaria che ha la stessa concretezza della
vita reale, ma sta anche, e soprattutto, nel fatto
che proprio questa “finzione” induce Gloucester,
dopo la finta caduta nel finto abisso, ad accettare
il destino di vivere: «D’ora in avanti / sopporterò
l’afflizione finchè essa stessa non gridi / “basta!
basta!”, e muoia». A questo punto il teatro, attra-
verso quel dramma della parola di cui si sono
indicati i salienti, ha riacquistato per Shakespeare
la sua verità e la sua grandezza: non è soltanto il
possibile strumento del male; e nemmeno soltanto
il mezzo con cui tramandare ai posteri imprese
memorabili (come nel Giulio Cesare) o soltanto la
“cronaca del tempo” e lo “specchio della natura”
(come nell’Amleto). È tutto questo, ma anche di
più: è strumento per opporsi alla morte, per sop-
portare il destino; ed è strumento per conoscere
la realtà e viverla, per ritrovare valori scomparsi
o crearne dei nuovi. L’espressione famosa, «tutta
la vita è un palcoscenico», acquista – in questo
momento di suprema crisi – un significato che
non aveva mai avuto, così intenso, così ricco.

tratto da William Shakespeare, RE LEAR traduzio-


ne di Agostino Lombardo, © Garzanti, 2002
Identità e regalità in Re Lear

di Giuseppina Restivo
I ‘pericoli della figlia’ nel contesto della suc- dà tutto ma per chiedere tutto. Mentre le sorelle
cessione regale paterna hanno occupato ampio Regan e Goneril, con machiavellico calcolo, ricor-
spazio nella mitologia come nella letteratura. rono alla finzione retorica per soddisfare le richie-
L’ansia per il genero ha turbato non pochi padri ste del padre e ottenere il potere, Cordelia si rifiu-
sovrani: dal caso di Enomao, re di Olimpia, che ta di imitare le sorelle come di accettare il ricatto
sfida gli aspiranti mariti della figlia Ippodamia a “to love my father all” (I,1,103), di amare solo
vincerlo in una gara di carri da corsa, finché non suo padre. Contraddetto, Lear imperversa con
viene ucciso da Pelope, aiutato da Ippodamia e improvvisa ira distruttiva, commina bandi ed esili
succedutogli sul trono (istituendo poi le famose proprio a chi più si cura di lui. Quando Cordelia
Olimpiadi), alla vicenda (resa celebre da Euripide si sottrae al suo gioco di onnipotenza – non a
ed Eschilo) di Agamennone, che ‘deve’ sacrificare caso rivendicando il diritto di amare il futuro
la figlia Ifigenia alla dea Artemide, per salpare marito – Lear non solo rinnega la figlia preferi-
con la flotta greca verso Troia. Il matrimonio di ta, ma, disconoscendo ogni suo diritto di auto-
lei potrebbe portare, in sua assenza, a un’indesi- nomia, cerca di annientarla. Revoca la dote già
derata successione per via femminile nel regno di promessa per il suo matrimonio, per spingere gli
Argo, che avverrà comunque, ma tramite la stessa aspiranti generi alla rinuncia, privare Cordelia di
moglie Clitennestra, unitasi a Egisto. Di qui la ogni sostentamento e condizione sociale, mostrare
preferenza storica per la successione patrilineare, che lei non conta in sè. La reazione del duca di
più direttamente controllabile, ad una matrilinea- Borgogna, pronto a rinunciare a lei, conferma il
re, che comportava per il re-padre i rischi della calcolo distruttivo di Lear. Ma l’intento del despo-
sfida di un genero giovane e ambizioso. ta viene frustrato dal re di Francia, pronto non
Il Lear shakespeariano, avendo tre figlie e nes- solo a sposare Cordelia senza dote, ma a esplici-
sun maschio, decide di predisporre anzitempo la tare l’ideologia della sua scelta, gettando luce sui
propria successione e di assicurarsi, attraverso la valori in discussione: sceglie Cordelia per quello
gara d’amore per lui o love test imposto alle figlie, che è in sè, per le sue doti personali disconosciute
il controllo su di loro. La pubblica dimostrazione dal padre. Di quale amore parlava dunque Lear
di tale assoluto vincolo affettivo e l’iperbole ver- esigendone il tributo dalle figlie?
bale che essa richiede non sono funzionali alla Il peggio nasce dall’imitazione del desiderio di
spartizione del territorio che le accompagna, poi- potenza di Lear da parte di Regan e Goneril che,
ché il regno è stato già suddiviso in parti rigoro- ottenuto tutto il regno, presto sottraggono al padre
samente uguali. Devono piuttosto fugare le paure ogni diritto e autonomia, inizialmente alleandosi
della successione di Lear e soddisfare, con un’ap- tra loro, ma più tardi pronte a rivaleggiare. Lear
parente transazione d’amore, il suo desiderio di sperimenta ora una totale dipendenza, simile a
potenza nel momento stesso in cui cede il suo quella da lui pretesa dalle figlie. Negandogli quel
potere: Lear esige la totale dedizione delle figlie, seguito di cento cavalieri senza altra funzione che
simboleggiare il suo onore regale, per lui necessa- tristi panni di Tom of Bedlam”). Le due vicende 15

rio come segno irrinunciabile della sua identità e che si intrecciano nel dramma non sono combi-
autonomia, Regan e Goneril operano di fatto una nate tra loro perchè accomunate da ingratitudine.
ritorsione, riversano su di lui quell’azzeramento Questa è assente nella vicenda di Gloucester, che
sociale che lui aveva inteso infliggere a Cordelia. perseguita il figlio legittimo, ingannato da quello
Gli si impone allora la lezione della follia, la can- illegittimo, ansioso di eliminare il rivale con la
cellazione del suo sistema di valori. La fuga nella sua machiavellica abilità, per ereditare al suo
tempesta senza miglior rifugio di una capanna posto. Ad accomunare le due trame sono invece
contadina, con l’aiuto del suo lucido fool ma nella l’errore dei due padri nei confronti dei figli in età
più totale indigenza, avvia un percorso tragico, in di successione (complementarmente maschi in un
cui l’esito consolatorio del ritorno di Lear tra le caso e femmine nell’altro), e i torti che due figlie
braccia di Cordelia risolverà il senso del testo, ma o un padre infliggono rispettivamente a un padre
non eviterà un finale di morte. o a un figlio. Parallelismo e chiasmo congiungono
Unica delle tre figlie che ha respinto la lezione i due intrecci, che così si potenziano a vicenda,
paterna di onnipotenza regale, Cordelia agisce rivelando l’intento che Edgar, con icastica for-
rovesciando il simbolismo totalitario di Lear: mulazione, bene sintetizza nel confrontarsi con
ricambia la sua arroganza distruttiva con un Lear: “he is childed as I fathered”, ovvero ai colpi
amore protettivo. Spesso letta come tragedia del- inferti da certe figlie corrispondono quelli inferti
l’ingratitudine, l’opera è piuttosto anzitutto tra- da certi padri. Più che l’ingratitudine, è centrale
gedia di un delirio di potenza, che costa l’esilio e il rapporto intergenerazionale, con i possibili reci-
poi la vita anche al duca di Kent, invano deciso a proci torti, di cui esplorare l’intima natura.
correggere le stolte pretese del re. Al tempo stesso Alla ‘facile’ lettura incentrata sull’ingratitudine,
è anche tragedia degli spazi apertisi al machiavel- che evitava di mettere in discussione il dominio
lismo. del re-padre e i valori di Lear, è poi subentrata la
Che il Re Lear non sia nato come tragedia dell’in- più raffinata lettura nichilista, tesa a scorgere nel
gratitudine è dimostrabile dalla sua struttura a dramma quell’antiumanesimo su cui una recente
due trame parallele (o ‘double plot’) e dal suo cor- fase della cultura ha cercato conferme. Nel suo
rispondente pieno titolo (solitamente trascurato): Hamlet versus Lear Reginald Foakes 1 ritiene
“Chronicle Historie of the Life and Death of King che dopo il 1960 il ruolo dell’Amleto come ‘top
Lear and his three daughters. With the unfor- play’, o prima opera del canone shakespearia-
tunate life of Edgar, sonne and heir to the Earle no, sia divenuto meno ovvio, perché il Re Lear è
of Gloster, and his sullen and assumed humor of man mano apparso più consono al nichilismo del
Tom of Bedlam” (“Storia della vita e morte di Re dopo-Artaud e dopo-Beckett, quindi più leggibile
Lear e delle sue tre figlie. Con la sfortunata vita in chiave di assurdo: basti pensare in tal senso
di Edgar, figlio ed erede del Conte di Gloster, nei alla lettura di Ian Kott e di Peter Brook. Kott
16 addirittura accosta il Re Lear a Finale di partita di follia, Lear si riconosce uomo e non più re, ed
di Beckett. Ma il problema interpretativo, al di è divenuto capace di accettare la sua vecchiaia.
là dei regimi emotivo-culturali dominanti, non Parallelamente anche Edgar rieduca il proprio
può ignorare le intuizioni psico-antropologiche padre, il duca di Gloucester. Caduto nel tranello
shakespeariane, che infatti non sono sfuggite ad di una superstizione astrologica che lo espone
esempio agli scrittori contemporanei che hanno all’intrigo ordito dal figlio bastardo Edmund,
ripensato il testo: come nel caso di Edward Bond Gloucester paga il suo errore perdendo quegli
nel suo Lear (non più King Lear), del 1971. occhi che si sono rivelati ciechi alla realtà dei rap-
Nella sua riscrittura o reappraisal attualizzante porti con i figli, e, appresa la verità, cede quindi
Bond registra lo scontro di sistemi di valori nel alla tentazione del suicidio. A salvarlo e rieducar-
dramma e il gioco educativo che vi si innesta, lo alla vita provvede proprio Edgar, il figlio cui
ma ‘contesta’ la possibilità che una delle tre figlie ha fatto torto, parallelo maschile di Cordelia. Due
di Lear non erediti la logica del padre. Ipotizza figli rieducano dunque i padri, e insieme scelgo-
al contrario per le figlie del re un inevitabile no la via dell’azione per correggerne gli errori:
influsso dell’ambiente in cui sono cresciute. Nel Cordelia conduce un esercito dalla Francia per
suo Lear – che Antonio Calenda ha realizzato aiutare Lear, come Edgar aiuta il padre, si allea
per il Teatro Stabile dell’Aquila nel 1977, con al duca di Albany e infine sfida a duello Edmund.
Giampiero Fortebraccio, Claudia Giannotti, e Ma vanno incontro a diversa fortuna. Cordelia
scenografia di Mario Ceroli – il re ha solo due – che per agire deve usare le forze francesi del
figlie, Bodice e Fontanelle, equivalenti a Regan e marito, minacciando quindi un’occupazione stra-
Goneril, mentre compare una Cordelia diversa da niera – è sconfitta e muore. Edgar può invece
loro, ma che non è più figlia di Lear. La differen- restaurare l’ordine, in certo senso sostituire quel
za della soluzione narrativa di Bond consente di figlio maschio, senza ‘rischi matrimoniali’, che
‘modernizzare’ l’intreccio shakespeariano, intro- mancava a Lear. Pur eroina positiva, Cordelia in
ducendo esperienze storiche quali una rivoluzione ultima analisi paradossalmente conferma ‘i peri-
di tipo sovietico e il successivo stalinismo, con la coli della figlia’, che può superare solo con la pro-
sua costrittività. Ma ciò che qui più conta è che, pria morte per amore del padre. Se non morisse,
al tempo stesso, Bond evidenzia, nelle metamor- creerebbe un imbarazzante problema dinastico,
fosi con cui interviene, le implicazioni ideologiche coinvolgendo i rapporti tra Inghilterra e Francia,
dell’originale shakespeariano, i cui elementi ven- un problema che all’epoca di Shakespeare non
gono ‘tradotti’ o trasferiti con lucida percezione sarebbe sfuggito a nessuno e sarebbe apparso a
delle loro implicazioni. tutti nevralgico. È Edgar a raccogliere la logica
Nel King Lear shakespeariano Cordelia, conte- e l’etica di Cordelia, a riprenderne i valori, non
stando le errate pretese del padre, ne rieduca la a caso chiudendo la vicenda con la battuta “[we
psiche: al risveglio tra le sue braccia dopo la fase must] speak what we feeel, not what we ought to
say”, “[dobbiamo] dire ciò che sentiamo e non ciò ragioni naturali che determinino il comportamen- 17

che conviene dire”. to umano, immaginando un’autopsia del corpo


Alla duplice analogia nel testo shakespeariano tra di Regan per controllarne la regione del cuore:
i figli ‘rieducatori’ Edgar e Cordelia, e tra i padri “Then let them anatomize Regan: see what bree-
Lear e Gloucester, parimenti in errore, corrispon- ds about her heart. Is there any cause in nature
de nel Lear di Bond una diversa iterazione, che that makes these hard hearts?” (“E allora si fac-
non riguarda più il rapporto padri/figli. Lear è cia l’autopsia a Regan; vediamo che cosa le cresce
un despota anche in Bond, ma non è dominato da intorno al cuore. C’è una qualche causa naturale
possessività, bensì da ansie paranoiche. Teme gli che renda i cuori così duri?”: III, 6,74-6).
attacchi al suo regno dei signori dei territori vici- In Bond questo momento di ‘processo alla creatu-
ni, a lungo combattuti e contro i quali ha eretto ra’, di sospetto di un’inclinazione naturale al male
un muro difensivo, per mantenere il quale impo- o villainy, viene ‘corretto’, sottolineando invece
ne tirannia e autarchia. Per contrastarlo, le figlie la bellezza del corpo umano e dei suoi organi, e
si sposano con i suoi nemici e abbattono il muro, spostando il processo dalla creatura alla storia. In
ma provocano una rivolta popolare, che sbocca una scena di autopsia del corpo di Fontanelle cui
nell’esperienza staliniana capeggiata da Cordelia Lear prigioniero assiste, l’animale umano appare
(qui una contadina con un dolente passato), con in tutta la sua intima perfezione anatomica, in
relativa cortina di ferro difensiva. Il Lear di Bond, contrasto con l’umiliazione shakespeariana del
compresi i suoi errori, cerca invano di convincere corpo nudo e indifeso del ‘poor Tom’, o pazzo del
Cordelia ad abbattere quel muro che lui aveva villaggio, tormentato da sofferenze attribuite a
voluto e Cordelia ha ricostruito: ma può solo diavoli persecutori, realisticamente impersonato
morire opponendosi alla logica che ne impone da Edgar per non farsi riconoscere da chi falsa-
l’esistenza. L’iterazione degli errori dei padri è mente lo accusa.
divenuta iterazione della maledizione della logica L’ipoteca della stora si è sostituita infatti in Bond
di stato. al dubbio sulla creatura. Animata da ansia per il
La continua rispondenza comparativa tra i due bene e la giustizia, la Cordelia di Bond ha finito
drammi, pur così diversi, rivela la tensione inter- suo malgrado col trasformare la legge in crimi-
pretativa di Bond nei confronti dell’originale. ne di stato e l’etica in violenza. Non da lei viene
Significativo in tal senso è il rilievo che il testo di dunque rieducato il Lear di Bond, ma da un
Bond dà, ampliandola, alla scena shakespeariana nuovo personaggio, anzi dal suo fantasma: quel-
in cui Lear, rifugiatosi in preda alla follia nella lo del giovane che aveva sposato Cordelia ed era
capanna durante la tempesta, fantastica di istitui- vissuto con lei in una capanna contadina, in una
re un processo alle due figlie che lo hanno ingan- dimensione utopica, spazzata via dall’irruzione
nato per impadronirsi di tutto. della guerra. Ucciso, il giovane è divenuto un
Il Lear di Shakespeare si interroga su possibili fantasma, o memoria antropologica del desiderio
18 utopico, e come tale guida Lear accecato (come lo delle trame del machiavellismo, con il più ampio
shakespeariano Edgar fa con il padre Gloucester dispiegamento di saggezza, capacità di educare
cieco), aiutandolo nel suo intimo processo di auto- (di cui è orgoglioso) e di autoeducazione (ricono-
revisione etica. scendo anche i propri errori) e soprattutto di con-
Innestata nel suo Lear una polemica sul marxi- trollo della pulsione di potenza. Prospero spezza
smo-leninismo mostratosi insufficiente, Edward volontariamente la bacchetta dei suoi poteri magi-
Bond riscrive il sostrato ideologico del testo shake- ci nel momento stesso in cui consente che la figlia
speariano per affacciarsi su un radicalismo anar- Miranda ami Ferdinando, anche contro la sua
co-pacifista. Ma, come in Shakespeare, il suo Lear apparente volontà, e si sposi. La potenziale rivali-
va rieducato, anche se non da Cordelia. La stol- tà con il genero, gestita con un momento di rituale
tezza del re aveva del resto tanto irritato Tolstoj, ostilità, diviene accettazione anche del tempo e
ai cui occhi Lear rendeva la tragedia di cui è pro- del pensiero della morte (ogni tre suoi pensieri,
tagonista peggiore della modesta fonte cui il testo dichiara Prospero alla fine, uno sarà di morte),
aveva attinto. La riscrittura di Bond, che impone parallelo al superamento dell’ansia di vendetta.
una revisione della logica di Lear, rende omaggio Qui il principe-filosofo di Shakespeare realizza
al tempo stesso a Tolstoj e a modelli checoviani,2 il più straordinario equilibrio tra gli orrori della
ma evoca condizioni storiche estranee al dramma storia, le antitetiche pulsioni antropologiche e il
d’origine. riconoscimento di un’universale tensione all’au-
Nel Lear shakespeariano identità e regalità coin- tonomia e alla libertà: il grido della libertà pro-
cidono a tal punto che rieducare l’una equivale a rompe infatti dai più diversi personaggi, da Ariel
ripensare l’altra. Questa coassialità del pubblico come da Calibano e dai sogni utopici (nutriti dai
e del privato, della psiche e della concezione del saggi di Montaigne) di Gonzalo, uomo di stato e
principe caratterizza Shakespeare, in cui politica e proiezione politica euristica dello stesso Prospero,
soggettività si rimandano di continuo. Non a caso che non a caso lo definisce ‘santo’.
il Lear folle, costretto a ripensare la sua identità e
i suoi affetti, è anche pronto a ripensare il senso NOTE
della ‘giustizia ingiusta’ esercitata dai potenti, nel 1 Reginald Foakes, Hamlet versus Lear. Cultural
celebre passo in IV, 6, 149-170. politics and Shakespeare’s art, Cambridge
Ma a raccogliere tutto il significato della ‘lezio- University Press 1993.
ne’ di Cordelia alla regalità del padre è in 2 Cfr. Giuseppina Restivo, La nuova scena inglese:
Shakespeare, ben più tardi, il principe-mago pro- Edward Bond, Einaudi, Torino 1977, pp.71-76.
tagonista della sua ultima opera, La tempesta,
quasi un ‘doppio’ del Re Lear. Rovesciando Lear,
Prospero risolve insieme i ‘pericoli della figlia’,
della successione, dei nodi psichici della regalità e
Re Lear sulla scena
19

di Paolo Quazzolo
20 Jan Kott, nel suo illuminante saggio Shakespeare che seguono, non vi sono notizie di rappresenta-
nostro contemporaneo, analizzando Re Lear, zioni di Re Lear, almeno fino agli anni Sessanta,
sostiene che questa tragedia, pur essendo stata quando - tra il 1662 e il 1665 – l’opera venne
oggetto di studi in ogni epoca, tuttavia «fa l’effetto posta in repertorio a Londra al Lincoln’s Inn Field
di un’immensa montagna che tutti ammirano, ma Theatre, nell’interpretazione del maggiore attore
che nessuno ha voglia di scalare troppo spesso». dell’epoca, Thomas Betterton. Un’altra rappre-
Ed effettivamente, dopo il debutto avvenuto nel sentazione sarebbe stata infine proposta verso il
1606, poche sono le rappresentazioni che l’opera 1675. Dopo quella data, non vi sono più notizie
può contare nella storia dello spettacolo. Lungi di allestimenti di Re Lear in territorio inglese per
dal poter offrire in questa sede una cronologia quasi un secolo, se si fa eccezione per una versione
completa degli allestimenti (peraltro impossibile riveduta e corretta da Nahum Tale, apparsa nel
da realizzarsi, vista la difficoltà nel reperire docu- 1681, in cui la vicenda si concludeva in modo
mentazioni, soprattutto per le epoche più lonta- positivo, veniva eliminata la figura del Fool e si
ne), la storia del teatro shakespeariano evidenzia poneva al centro una sorta di romanzo d’amore
immediatamente, a fronte di un capolavoro asso- tra Cordelia e Edgar. E anche in altri Paesi euro-
luto qual è Re Lear, una esiguità di allestimenti pei, ove Shakespeare era contrastato dalle forme
e una sorta di timore, da parte degli interpreti, a della tragedia classicistica, non si conobbero mes-
cimentarsi con questo lavoro. sinscena del dramma.
La prima rappresentazione, a opera della compa- Le motivazioni di un così sorprendente ostraci-
gnia di Shakespeare, avvenne - come documen- smo nei confronti di Re Lear vanno cercate da
ta il frontespizio del primo in-quarto - la notte più parti: dall’obiettiva difficoltà che presenta il
di Santo Stefano a Whitehall, alla presenza di ruolo principale, alla struttura particolarmente
Giacomo I. Non sappiamo tuttavia quante volte, complessa del lavoro, dalla tematica spigolosa del
dopo la rappresentazione d’esordio, la compagnia declino e del disfacimento, sino alla stupefacen-
abbia replicato il dramma per un pubblico norma- te modernità del lavoro, che solo gli uomini del
le. Immediatamente stampata (la prima edizione, primo Ottocento iniziarono ad apprezzare e com-
ampiamente scorretta a livello testuale, risale al prendere appieno.
1608), la tragedia venne in seguito ripresa un’uni- Le prime rivalutazioni e la necessità del recupera-
ca volta, prima che le leggi del 1642 decretassero re la versione originale del Re Lear, si hanno verso
la chiusura dei teatri e la fine dell’età elisabettia- la metà del Settecento quando David Garrick,
na: nel 1610 l’attore Christopher Simpson la pose nel 1756 ne trascrisse una versione che, tuttavia,
in repertorio per un ciclo di recite in provincia. mescolava ancora tra loro Shakespeare e Tale,
Di queste, l’unica documentata è quella che si mantenendo il lieto fine. E alla stesura di Tale
tenne nel febbraio di quell’anno a Nidderdale, si rifecero anche John Philip Kemble nel 1788 e
nel castello di sir John York. Nei cinquant’anni Junius Brutus Booth nel 1820. Ma fu nel 1823
che Edmund Kean tentò di recuperare l’originale tacolare, che non una rappresentazione altamente 21

shakespeariano proponendo al pubblico inglese umana e dolorosa.


– probabilmente per la prima volta dopo il 1610 Si devono attendere i primi anni del Novecento,
– il quinto atto del dramma e il finale tragico. per avere una sorta di “ritorno all’ordine” nella
Effettivamente, si deve proprio all’età roman- messinscena elisabettiana e una visione più vici-
tica una generale rivalutazione del teatro di na agli intendimenti di Shakespeare. In que-
Shakespeare e, in particolare del Re Lear, che sto senso, la prima messinscena che riabilitò Re
divenne una delle opere più amate dagli interpreti Lear fu quella firmata a Stratford dal regista
del tempo. Tempeste, lande deserte, luoghi orridi, russo Fëdor Komissarzevskij, nel 1928. Guidato
edifici cupi e in rovina, misere capanne abbando- da una poetica fondata sul rispetto dell’autore,
nate, erano destinati a colpire la fantasia del pub- Komissarzevskij presentava un notevole ecletti-
blico romantico, che in questa tragedia trovava smo, che lo conduceva ad accostare periodi sto-
una sorta di tripudio dei propri gusti. Di più, Re rici e stili tra i più disparati, spesso facendo uso
Lear sembrava adattarsi perfettamente ai canoni di forti metafore visive. E così le tempeste che i
della recitazione primo ottocentesca, basata su naturalisti tanto si erano sforzati di rappresentare
una gestualità magniloquente e spesso esagerata, in modo credibile, lasciarono il posto al concetto
su monologhi pieni di grida e di violenza, sullo - molto più shakespeariano - di tempesta dell’ani-
scontro impari tra l’uomo e le forze della natura, mo e della mente.
spesso rappresentate con un forte senso d’orrore. Con l’edizione curata nel 1928 da Ernest Milton,
La definitiva restaurazione dell’originale shake- Re Lear venne completamente riabilitato agli occhi
speariano avvenne nel 1838, a opera dell’attore della critica e del pubblico e, pur senza conoscere
William Charles Macready, il quale reintrodusse il un numero eccessivo di allestimenti, entrò stabil-
Fool ed espunse la vicenda d’amore tra Cordelia e mente nei repertori, rimanendovi incontrastato
Edgar. sino ai nostri giorni. Nel corso del Novecento molti
Dopo i fasti romantici, quelli del Naturalismo, che fra i grandi attori hanno voluto cimentarsi con la
impose al teatro shakespeariano una interpreta- figura del vecchio re spodestato, spesso trovan-
zione fortemente realistica e, quindi, ampiamente do nel tema della pazzia uno degli elementi di
lontana dai canoni estetici elisabettiani: il gusto maggiore fascino e modernità. Nonostante tutto,
archeologico, condusse i primi registi a ideare poche sono le regie di Re Lear firmate negli ulti-
un’ambientazione scenografica di gusto celtico, mi decenni sia all’estero, sia in Italia. Tra queste
nella quale il vecchio re Lear assumeva sempre devono essere ricordate, per lo meno, quella di
più l’aspetto di un sovrano druido. La perfezione Peter Brook del 1962, quella di Giorgio Strehler
raggiunta, al tempo, dalle macchine sceniche nel del 1972 e quella di Luca Ronconi del 1995.
simulare la pioggia, il vento e le tempeste, fece Nominato alla direzione della Royal Shakespeare
della tragedia shakespeariana più un evento spet- Company nel 1962, Peter Brook esordì quel-
22 l’anno proprio con la messinscena di Re Lear, una vicenda che, nella visione strehleriana era
che assieme al successivo Sogno di una notte metafora della vita dell’uomo, un cammino pieno
di mezza estate (1970) resta una delle migliori di sofferenze che conduce dall’ottusità e dalla
regie shakespeariane del teatro contemporaneo. prepotenza, verso una rinascita alla saggezza e
Il lavoro, che più tardi Brook trasformerà in un alla comprensione umana, una sorta di cammino
film, vide quale protagonista un ancor giovane iniziatico che si snoda lungo un percorso di soffe-
Paul Scofield. La chiave interpretativa si rifece renza e dolore.
all’inedito accostamento che, in quegli stessi anni, Tra gli allestimenti più vicini a noi, quello cura-
Jan Kott andava elaborando tra Re Lear e Finale to da Luca Ronconi per il Teatro di Roma nella
di partita di Samuel Beckett, suffragato dalla stagione 1994/95. Nella sua interpretazione, il
comunanza dell’elemento grottesco che lo studio- regista scelse di puntare più sulla coralità della
so polacco vedeva nei due autori. Ne venne fuori vicenda che non sulla centralità di Lear, spesso
una messinscena estremamente scarna, giocata sottolineando le vicende minori e i personaggi di
su un paesaggio desolato e nebbioso, in cui domi- contorno. In ciò venne assecondato dal protago-
nava il senso del freddo e della primordialità. In nista Massimo De Francovich, anche lui molto
questo contesto, acquistava valore la fisicità del- lontano dall’età richiesta dal personaggio e forse
l’attore e la solitudine del protagonista, costretto per questo incline a evitare di concentrare su
a gridare il suo dolore non più in mezzo a una di sé tutta l’attenzione dello spettatore. Il senso
tempesta ululante, ma contro un silenzio atroce- di declino e soprattutto di instabilità voluto da
mente significativo. In tale senso, la prodigiosa Ronconi, venne accentuato dalla scenografia di
potenza vocale di Scofield, riusciva a mascherare Gae Aulenti, caratterizzata da contorni incerti
l’età ancora giovane dell’attore, del tutto lontana e da innumerevoli porte che si aprivano e chiu-
dall’ottuagenario Re Lear. devano modificando costantemente la spazialità
A dieci anni di distanza si colloca l’altrettanto degli ambienti. In un contesto scenografico essen-
celebre messinscena che Giorgio Strehler curò ziale, acquistava importanza anche la dimensione
per il Piccolo Teatro di Milano, protagonista un sonora dove vento, tuoni e latrati finivano per
indimenticato Tino Carraro. Lo spettacolo, accol- fare parte del paesaggio.
to con grande entusiasmo da pubblico e critica, Nell’estate 2004 ha debuttato a Verona la più
segnò il ritorno del regista triestino al Piccolo, recente messinscena italiana di Re Lear, con la
dopo un periodo di assenza. L’interpretazione compagnia del Teatro Stabile del Friuli-Venezia
di Strehler proponeva una scenografia assoluta- Giulia, per l’interpretazione registica di Antonio
mente scarna, che trasformava il palcoscenico in Calenda. Sulla scena, nel ruolo principale, quello
una sorta di pista da circo, chiusa da un pano- che è forse oggi il maggiore interprete drammati-
rama circolare, che ne richiamava il tendone. In co italiano: Roberto Herlitzka.
questo spazio avveniva la rappresentazione di
Note di regia

di Antonio Calenda
Immagini del primo giorno di prove
al Politeama Rossetti di Trieste

24
«Noi dobbiamo accettare il peso di que- tare uno scudo efficace. 25

sto tempo triste. Dire ciò che sentiamo e Un mondo che a Lear appare come “un grande
non ciò che conviene dire (…)» palcoscenico di pazzi” e che proprio attraverso il
palcoscenico continua a parlarci e a muoverci alla
riflessione.
Risuona con tale forza e senso nelle coscienze Ho affrontato quest’opera, che considero una
contemporanee il monito racchiuso nella bellis- vetta assoluta della coscienza civile e poetica
sima battuta con cui Edgar conclude il Re Lear, dell’occidente, con grande emozione e senso di
che questo suo appello potrebbe essere sufficiente responsabilità forte dell’apporto intellettuale,
a sintetizzare le ragioni che ci inducono oggi ad oltre che artistico, di una compagnia d’interpreti
affrontare l’opera. di notevole prestigio, a partire dal protagonista,
In un mondo come il nostro, in cui sempre più Roberto Herlitzka a cui mi lega un lungo e frut-
spesso dimentichi della realtà vera, dei valori più tuoso rapporto di collaborazione che ci ha portati
profondi, sembriamo inclini a giustificare qual- mettere in scena assieme testi importamti come
siasi cosa – la guerra, la violenza, la disonestà il Prometeo, l’Edipo a Colono, recentemente La
– attraverso una ridda di parole vuote, di asser- Mostra di Claudio Magris e a ritrovarci spesso al
zioni prive di senso, Re Lear si rivela un testo for- Festival Shakespeariano di Verona che ha fatto
temente allusivo alla contemporaneità, capace di da cornice anche all’esordio di questo Re Lear (un
testimoniare con sorprendente intensità l’aporia ricordo particolarmente bello conservo del Sogno
che tuttora viviamo fra significante e significato, d’una notte di mezza estate, nel cui cast figurava-
fra parola e sentimento, fra ciò che dichiariamo no anche Mario Scaccia ed Eros Pagni).
per convenienza e quanto invece si agita nel- Con gli attori e i collaboratori ho condiviso l’idea
l’oscurità del nostro animo. di mettere al servizio di quest’opera tutte le nostre
Nella figura poetica di Lear si intuisce il protago- precedenti esperienze, tutte le nostre potenziali-
nista d’una vicenda di dolenti contraddizioni, di tà e tensioni, concependo veramente il mestiere
virtù punite, di saggezza che sgorga dalla follia e del teatro – che spesso, davanti alla durezza del
dalla sofferenza, di cecità fisiche e morali che ren- nostro presente, ci sembra quasi inadeguato e fru-
dono impossibile addirittura ai padri leggere nei strante – in senso di grande profondità morale, e
cuori dei figli… Un uomo dunque posto al centro affidandogli non solo il compito di rappresentare
di un universo di solitudine e illusione, in cui ogni le dilacerazioni della realtà, il disagio esistenziale
certezza è precaria e in cui – con straordinaria ma di farsi anche testimone di valori che debbono
precisione – si riflettono le angosce del tempo di sopravvivere.
Shakespeare e del nostro. Si tratta dei valori positivi incarnati da Cordelia
Angosce, sofferenze contro le quali a volte solo la – tutta protesa a non sottoporre le parole a defor-
follia – mimata o reale – sembra poter rappresen- mazioni di comodo, a dare a ogni verbo il valore e
26
il senso che le viene dal cuore – e da Edgar, la cui delle cose umane che appartengono a ogni esi- 27

fiduciosa consapevolezza illumina la conclusione stenza e che trovano nella celeberrima scena della
del testo. tempesta – con Lear privato del suo regno e del
Nell’accingerci alla messinscena, abbiamo cercato suo seguito, dell’amore delle figlie e in balia della
di realizzare un’utopia: quella di non scegliere fin furia dei venti – la rappresentazione più forte,
dall’inizio una via univoca d’interpretazione che vera e dolente.
elida tutte le altre, ma di rispettare il più possibile
la polisemia del testo, esprimendo la ricchezza
immensa di piani di lettura, di prospettive, di
nuovi orizzonti che continuamente l’opera schiu-
de ai nostri occhi.
Ho chiesto agli interpreti di indagare a fondo nelle
scene, nelle battute, poiché ognuna – appartenga
essa agli altissimi monologhi di Lear o ai giochi
verbali del Matto, all’adamantina autenticità di
Cordelia o al partecipe contrappunto delle figure
minori – ha una propria profonda necessità, cela
qualcosa di misterioso.
È stato dunque naturale, nel passaggio dal testo
alla scena, non guardare alla stretta verosimi-
glianza, al realismo minuto, ma puntare sul-
l’astrazione dei personaggi, sulla dimensione
metaforica della storia. Naturale, ancora, puntare
su riferimenti iconografici che – sia a livello di
scenografia che di costume – non rimandassero a
un preciso periodo storico, ma alludessero piutto-
sto a una “stratificazione” di tempi e di inquie-
tudini: elementi che nel corso dello spettacolo, a
partire dal primo monologo di Edmund, diven-
gono oggetto di una sorta di spoliazione, quasi si
volesse destituire questo mondo delle sue icone,
della sua ritualità.
Un teatro dunque che non intende restituire una
facile imitazione della vita, ma il senso della sua
ambiguità, di quell’imprevedibilità e incoerenza
“Re Lear”
le fotografie
di Tommaso Le Pera
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in coproduzione con
Compagnia Mario Chiocchio Srl

diretto da Antonio Calenda

Re Lear
31

di William Shakespeare traduzione di Agostino Lombardo


scene di Bruno Buonincontri musiche di Germano Mazzocchetti
luci di Nino Napoletano maestro d’armi Jerry Ferlan
regia di Antonio Calenda
personaggi interpreti
Lear, re di Bretannia Roberto Herlitzka
Cordelia, figlia di Lear Daniela Giovanetti
Gonerilla, figlia di Lear Rossana Mortara
Regana, figlia di Lear Arianna Ninchi
Re di Francia Sebastiano Colla
Duca di Borgogna Adriano Braidotti
Duca di Cornovaglia, marito di Regana Marco Casazza
Duca di Albany, marito di Gonerilla Stefano Alessandroni
Conte di Kent Osvaldo Ruggeri
Conte di Gloucester Giorgio Lanza
Edgar, figlio di Gloucester Luca Lazzareschi
Edmund, figlio bastardo di Gloucester Alessandro Preziosi
Oswald, maggiordomo di Gonerilla Francesco Benedetto
Un giovane Adriano Braidotti
Matto Claudio Tombini
Ufficiale, al servizio di Edmund Sebastiano Colla
Gentiluomo, al servizio di Cordelia Sebastiano Colla
Cavaliere, al servizio di Lear Luciano Pasini
Uffficiali Christian Cerne, Luciano Pasini
Messaggeri Luciano Pasini, Adriano Braidotti
Servi Christian Cerne, Luciano Pasini
aiuto regista Luciano Pasini, Roberta Torcello
assistente alla regia Paola Rossetto suggeritore Guido Penne
assistente ai costumi Elena Caucci assistente alla scenografia Carmen Rotunno
direttore degli allestimenti Paolo Giovanazzi addetto alla produzione Giampaolo Andreutti
direttore di palcoscenico Mauro Tognali amministratore Aldo Allegrini
capo macchinista Christian Cerne macchinista Stefano Visintin capo elettricista Claudio Schmid
fonico Umberto Fiore sarta Marina Arcion
elettricisti Massimo Carli, Antonio Di Giuseppe, Roberto Starec, Borut Vidau
macchinisti di allestimento Massimo Tatarella, Giorgio Zardini, Radivoi Zobin
elettricisti d’allestimento Massimo Carli, Roberto Starec, Antonio Di Giuseppe, Alessandro Macorig, Borut Vidau
attrezzista d’allestimento Flavio Dogani sarta d’allestimento Benedetta Schepis

realizzazione scene Spazio Scenico, Roma


sartoria Arte e Costume, Roma calzature Pompei, Roma trasporti Globo Trasporti srl, Roma - Alfa, Trieste

prima rappresentazione Verona, Teatro Romano, 7 luglio 2004


Claudio Tombini
33

Roberto Herlitzka
Arianna Ninchi, Marco Casazza
Rossana Mortara
Stefano
Alessandroni
Arianna Ninchi
Marco Casazza

Osvaldo Ruggieri, Sebastiano Colla


Rossana
Mortara
36

Adriano Braidotti
Sebastiano Colla
Luciano Pasini
37
Luca Lazzareschi
Alessandro Preziosi
Osvaldo
Ruggieri
Giorgio Lanza
Alessandro
Preziosi
Stefano
Alessandroni
Rossana Mortara
Arianna Ninchi
Marco Casazza
Francesco Benedetto
Roberto Herlitzka
Osvaldo Ruggieri
Claudio Tombini
Marco Casazza
Giorgio Lanza
53
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
73
74
75
76
77

Roberto
Herlitzka
Daniela
Giovanetti
78
79
80
81
82
83
84
85
86
Re Lear

di William Shakespeare
traduzione di Agostino Lombardo
Daniela Giovanetti

88 PERSONAGGI

LEAR, re di Britannia
RE DI FRANCIA
DUCA DI BORGOGNA
DUCA DI CORNOVAGLIA, marito di Regan
DUCA DI ALBANY, marito di Goneril
CONTE DI KENT
CONTE DI GLOUCESTER
EDGAR, figlio di Gloucester
EDMUND, figlio bastardo di Gloucester
CURAN, cortigiano
OSWALD, maggiordomo di Goneril
VECCHIO, fittavolo di Gloucester
DOTTORE
MATTO
UFFICIALE, al servizio di Edmund
GENTILUOMO, al servizio di Cordelia
ARALDO
SERVI DI CORNOVAGLIA

}
GONERIL
REGAN figlie di Lear
CORDELIA

Cavalieri al seguito di Lear, ufficiali, messaggeri,


soldati, e servi

Scena: Britannia
Re Lear di William Shakespeare
traduzione di Agostino Lombardo

ATTO I GONERIL 89

SCENA I (Sala nel palazzo di Re Lear) Signore, io vi amo più di quanto


la parola possa dire, più caro voi mi siete
Squilli di tromba. Entra un cortigiano che porta della vista degli occhi, di spazio e di libertà;
una corona. Entrano poi Re Lear, Cornovaglia, vi amo tanto quanto mai figlio
Albany, Goneril, Regan, Cordelia e il seguito. amò o padre scoprì: un amore
che rende povero il fiato e la lingua
LEAR incapace.Oltre ogni misura
Gloucester, intrattieni i Signori di Francia e di io, padre, vi amo.
Borgogna. CORDELIA (a parte)
Sappiate che il nostro regno noi lo abbiamo Che dirà Cordelia? Ama, e taci.
diviso in tre – ed è nostro fermo intento LEAR

scrollare tutte le incombenze e le cure Di tutte queste terre, da questa linea a


dai nostri vecchi anni per affidarle a forze quest’altra,
più giovani, mentre noi, leggeri, ricche di foreste ombrose e di campagne,
strisciamo verso la morte. Tu, di fiumi abbondanti e prati vasti,
nostro figlio di Cornovaglia, e tu, rendiamo te signora. Ai discendenti tuoi
non meno amato figlio di Albany, e di Albany rimarranno in perpetuo.
è nostra salda volontà in quest’ora Che cosa dice la nostra seconda figlia,
di render pubbliche le diverse doti l’amatissima Regan, sposa di Cornovaglia?
delle nostre figlie, sì da prevenire REGAN

ogni disputa futura. I principi Nel mio cuore sincero


di Francia e di Borgogna, grandi rivali Trovo che lei definisce il mio stesso
nell’amore della nostra figlia più giovane, Amore, ma con troppa parsimonia.
a lungo nella nostra corte hanno protratto Io mi dichiaro nemica di ogni gioia
il loro soggiorno d’amore e qui procurata dai sensi nella loro più fine armonia e
debbono avere una risposta. Ditemi, scopro
figlie mie (poiché noi ora ci spogliamo che trovo felicità soltanto nell’amore
del potere, d’ogni interesse dell’amata Altezza Vostra.
di territorio, delle cure dello stato), CORDELIA (a parte)
quale di voi diremo che ci ama di più, Povera Cordelia, allora. Eppure no,
sì che la nostra maggior munificenza sono certa che il mio amore pesa più della mia
vada dove la natura col merito gareggia? lingua.
Goneril, primogenita nostra, parla tu per LEAR

prima. A te e ai tuoi eredi rimanga per sempre


90 quest’ampio terzo del nostro splendido regno, il signore la cui mano avrà il mio pegno
non inferiore per spazio, valore e bellezza prenderà con sé metà del mio amore,
a quello assegnato a Goneril. E ora, metà delle mie cure e del dovere;
nostra gioia, sebbene l’ultima e la più piccola, certo non mi sposerò, come le mie sorelle,
per il possesso del cui giovane amore sono in per amare soltanto mio padre.
lizza LEAR

le vigne di Francia e il latte di Borgogna: Ma c’è il tuo cuore in questo?


cosa sai dire per guadagnarti un terzo CORDELIA

più opulento di quello delle tue sorelle? Sì, mio buon signore.
Parla. LEAR

CORDELIA Così giovane e così impietosa?


Niente, mio signore. CORDELIA

LEAR Così giovane, mio signore, e così sincera.


Niente? LEAR

CORDELIA E così sia! La tua sincerità sia dunque


Niente. la tua dote: e infatti, per i sacri raggi
LEAR del sole, per i misteri di Ecate e della notte,
Dal niente nasce il niente: parla ancora. per tutti gli influssi delle sfere
CORDELIA per cui esistiamo e cessiamo di esistere,
Infelice che sono, non riesco qui io ripudio ogni mia cura paterna,
a sollevare il mio cuore fino alla bocca. affinità e legame di sangue, e d’ora in poi
Amo Vostra Maestà secondo il mio dovere: ti avrò per sempre straniera al mio cuore e a
né più né meno. me.
LEAR KENT

Suvvia, Cordelia! Correggi un po’ il tuo Mio buon sovrano -


discorso LEAR

se non vuoi guastare le tue fortune. Taci, Kent!


CORDELIA Non ti mettere fra il drago e la sua ira.
Mio buon signore, voi mi avete generata, Più di tutte la amavo, e alla sua cura affettuosa
nutrita, amata. Io vi corrispondo pensavo di affidare ciò che resta dei miei giorni.
secondo il dovuto, vi obbedisco, vi amo Via! Va’ lontano dalla mia vista!
e al di sopra di tutto vi onoro. Perché le mie La tomba sia la mia pace come è vero
sorelle che qui le tolgo il cuore di padre.
hanno un marito, se dicono di amare Chiamate il Francia! Chi si muove?
soltanto voi? Se mai mi sposerò, Chiamate il Borgogna! Cornovaglia e Albany,
aggiungete la terza alle doti delle mie due figlie. KENT 91

Se la sposi l’orgoglio, che le chiama sincerità! La mia vita l’ho sempre ritenuta una posta
Io investo congiuntamente voi del mio potere, Da giocare contro i tuoi nemici: di perderla
della dignità e dei grandi onori non temo, se il motivo è la tua salvezza.
che scortano la maestà. Noi ogni mese LEAR

con diritto a cento cavalieri che voi Via dalla mia vista!
dovrete mantenere, dimoreremo a turno KENT

presso di voi. Del Re conserveremo Vedi meglio, Lear, e lascia ch’io rimanga
soltanto il nome e le prerogative; il bianco veritiero del tuo occhio.
il potere, le rendite, il governo saranno, LEAR

amati figli, vostri: e a conferma, Ora, per Apollo.


dividete tra voi questa corona. KENT

KENT Ora, per Apollo, i tuoi Dei, Re,


Regale Lear, da me come mio Re li bestemmi invano.
sempre onorato, amato come mio padre, LEAR

seguito come mio signore, ed esaltato Vassallo miscredente! (mettendo mano alla
come mio grande patrono nelle mie preghiere. spada)
LEAR ALBANY E CORNOVAGLIA

Curvato è l’arco, la corda tesa: evita la freccia. Amato sire, calmatevi.


KENT KENT

Cada, piuttosto, seppur dovesse Revoca il tuo dono


la punta forcuta invadere la regione o altrimenti, finchè un grido mi esce dalla gola
del mio cuore. Sia Kent villano, ti dirò che fai male.
se Lear è pazzo. Che vuoi fare, vecchio? LEAR

Credi che il dovere abbia paura di parlare Ascolta, rinnegato! Per l’obbedienza che mi
quando il potere si piega all’adulazione? devi,
L’onore è tenuto alla franchezza quando ascolta! Poiché hai cercato di farci
la maestà cede alla follia. Conserva rompere il nostro voto, il che mai
il tuo potere, riacquista il controllo e frena finora osammo, e di frapporti
questa furia inumana. Risponda la mia vita con orgoglio protervo tra la nostra sentenza
del giudizio che esprimo: la tua figlia più e il nostro potere, eccoti, con ribadita autorità,
giovane la ricompensa.
non ti ama di meno. Cinque giorni ti concediamo per rifornirti
LEAR di ciò che ti difenda dalle minacce del mondo,
Kent, sulla tua vita, basta! mentre al sesto dovrai volgere la tua schiena
92 odiata ha offerto Vostra altezza, la quale non vorrà
al nostro regno: se al decimo giorno offrire di meno.
troveremo nei nostri domini la tua LEAR

carcassa esiliata, quel momento Nobilissimo Borgogna,


sarà la tua morte. Via! Per Giove, quando lei ci era cara, tanto valeva:
quest’ordine non sarà revocato. ma ora il suo prezzo è calato. Signore,
KENT eccola là: se c’è qualcosa in quella piccola
Addio, Re: se vuoi mostrarti così, vacua sostanza, o tutto, con l’aggiunta
non c’è libertà ma solo esilio, qui. del nostro sfavore e nulla più
(A Cordelia) possa piacere a Vostra Grazia, eccola, è vostra.
Gli Dei ti accolgano, fanciulla, nel loro Senza amici, con in dote la nostra maledizione,
sacro santuario, tu che pensi con giustizia la volete prendere o lasciare?
e giustamente hai parlato BORGOGNA

(A Goneril e Regan) Perdonate, regale signore,


E possano le vostre azioni confermare in queste condizioni non c’è scelta.
i vostri discorsi grandiosi, e le parole d’amore LEAR

produrre buoni effetti. Così, Principi, E allora lasciatela, signore;


Kent dice a tutti addio: in una terra nuova (Al Francia) In quanto a voi, grande Re,
seguirà la strada antica. non vorrei demeritare del vostro affetto al
(Esce) punto
da accoppiarvi a chi odio; perciò vi prego
Trombe. Rientra Gloucester, con Francia, di indirizzare il vostro favore ad un oggetto
Borgogna e seguito. più degno di una sciagurata che la Natura
quasi ha vergogna a riconoscere propria.
GLOUCESTER FRANCIA

Ecco Francia e Borgogna, mio nobile signore. È strano che colei che appena ora
LEAR era il tema delle vostre lodi, il balsamo
Mio signore di Borgogna, a voi per primo della vostra vecchiaia, la migliore,
ci indirizziamo, rivale di questo re abbia commesso un’offesa così innaturale
per nostra figlia. Qual è il minimo da farne un mostro.
che richiedete, con lei, come dote CORDELIA

immediata per non rinunciare alla proposta Supplico Vostra Maestà


d’amore? (poiché mi manca l’arte loquace e untuosa
BORGOGNA di dire senza intendere di fare, dato
Regale Maestà, non chiedo più di quanto che ciò intendo lo faccio prima
di dirlo), vi supplico di render noto tu vai in un altrove migliore. 93

che non è stata macchia odiosa, delitto LEAR

o turpitudine, azione impura o passo Prendila, Francia; sia tua perché noi
disonorevole a privarmi della grazia vostra non abbiamo una simile figlia né mai
e del vostro favore, ma proprio la mancanza rivedremo il suo viso.Va’ dunque,
di quello che mi fa più ricca: senza la nostra grazia, il nostro amore,
un occhio che seduce e una lingua che sono la nostra benedizione! Venite, nobile Borgogna!
felice di non avere, anche se il non averla
mi ha perduto nel vostro favore. Trombe. Escono Lear, Borgogna, Cornovaglia,
LEAR Albany, Gloucester e il seguito.
Meglio se tu non fossi nata che non avermi meglio
compiaciuto. FRANCIA

BORGOGNA Congedatevi dalle vostre sorelle.


Regale Lear, datele quella parte CORDELIA

da voi stesso offerta, e io qui prendo per mano Gioielli di nostro padre, con occhi
Cordelia, Duchessa di Borgogna. lavati Cordelia vi lascia. Io so
LEAR che cosa siete e, da sorella,
Niente! Ho giurato. Non mi sposto. mi ripugna chiamare col loro nome
BORGOGNA le vostre colpe. Amate vostro padre!
Mi dispiace che, perduto un padre, Lo affido ai cuori che gli avete promesso.
dobbiate perdere anche un marito. Ma ahimè, se io fossi nelle sue grazie,
CORDELIA vorrei che avesse un posto migliore.
Il Duca di Borgogna vada in pace. Addio ad entrambe, allora.
Poiché reputazione e fortune sono tutt’uno REGAN

col suo amore, io non sarò sua moglie. Non prescriverci il nostro dovere.
FRANCIA GONERIL

Bellissima Cordelia, tanto più ricca Preoccupati di accontentare il tuo signore


essendo povera; più scelta perché ripudiata; che ti ha preso come un’elemosina della
e più amata perché disprezzata! Di te Fortuna.
e delle tue virtù io prendo qui possesso. CORDELIA

O Re, la figlia tua gettata senza dote Il tempo rivelerà ciò che l’astuzia
al mio destino, è ora Regina nasconde nelle sue pieghe;
di noi, dei nostri, e della bella Francia. alla fine deride e svergogna chi copre le colpe.
Salutali, Cordelia, pur se sono scortesi. Perdente Possiate prosperare!
qui,
94 FRANCIA dell’abitudine e consentire alle convenzioni del
Venite, mia bella Cordelia. mondo
escono Francia e Cordelia di impoverirmi solo perché ho
dodici o quattordici lune meno
GONERIL Sorella, credo che nostro padre se ne d’un fratello? Perché bastardo? Perché
andrà da qui, stasera. basso? Quando le mie proporzioni
REGAN Certo, e con te, il mese prossimo sono altrettanto perfette, la mia mente
starà da noi. altrettanto generosa e la mia forma
GONERIL Vedi com’è capricciosa la sua genuina come il prodotto d’una donna onesta?
vecchiaia. Ha sempre amato nostra sorella Perché ci marchiano con “basso”?
più di tutte; e ora con che scarso giudizio l’ha Con “bassezza”? “Bastardaggine”? Basso,
ripudiata. basso!
REGAN È la malattia della sua età. Noi che dalla passione clandestina della natura
Comunque ha sempre conosciuto poco se stesso. riceviamo più vigore e qualità più fiera
GONERIL Anche quand’era al suo meglio, è di quelli che in uno stanco,monotono letto
stato sempre impulsivo. stantio servono a creare un’intera
REGAN È probabile che avremo da lui tribù di babbei generati tra un sonno
accessi improvvisi come questo della messa al e una veglia? Ebbene, allora, legittimo
bando di Kent. Edgar, io debbo avere la tua terra.
GONERIL Se nostro padre esercita l’autorità in Nostro padre ama il bastardo Edmund
questo modo, la sua recente rinuncia finirà col quanto il legittimo (bella parola!).
danneggiarci. Ebbene, mio “legittimo”, se questa lettera
REGAN Ci penseremo sopra. va a segno e la mia trama agisce,
GONERIL Dobbiamo fare. Edmund il basso soverchierà il legittimo.
Io cresco. Io prospero. Avanti, Dei, schieratevi
coi bastardi!.
SCENA II entra Gloucester
(Castello del Conte di Gloucester)
GLOUCESTER

entra Edmund con una lettera. Kent bandito così! E il Francia


partito in collera! E il re andato via
EDMUND stanotte! E ha rinunciato al suo potere!
Sei tu, Natura, la mia dea: S’è ridotto a un vitalizio! E tutto questo
i miei servigi sono legati alla tua legge. in un batter d’occhio! – Che succede, Edmund?
Perché dovrei accettare la peste Che novità?
EDMUND Se non dispiace a Vostra Signoria, essere io a svegliarlo... tu godresti per sempre 95

nessuna. (Nascondendo la lettera) di metà delle sue rendite”. Mio figlio Edgar! Ha
GLOUCESTER Perché tanti sforzi per nascondere avuto mano a scrivere questo? Cuore e mente
quella lettera? per concepirlo? Quando l’hai ricevuta? Chi l’ha
EDMUND Non so di nessuna novità, signore. portata?
GLOUCESTER Che foglio stavi leggendo? EDMUND Non mi è stata portata, signore. Qui
EDMUND Niente, signore. è l’astuzia. È stata gettata nella mia stanza
GLOUCESTER Niente? E allora perché questa dalla finestra.
terribile fretta di ficcartelo in tasca? Il niente GLOUCESTER La calligrafia la riconosci per quella
non ha tutta questa necessità di nascondersi. di tuo fratello?
EDMUND Vi supplico signore, perdonatemi. È EDMUND Se si trattasse di cosa buona, signore,
una lettera di mio fratello che non ho nemmeno oserei giurare che è la sua; ma in questo caso
letto tutta; e da quel tanto che ne ho scorso non preferirei pensare di no.
mi sembra adatta al vostro sguardo. GLOUCESTER È la sua?
GLOUCESTER Datemi la lettera, signore. EDMUND È la sua mano, signore; ma spero
EDMUND Faccio male sia a trattenerla sia a che nel contenuto non ci sia il suo cuore.
darla. Il contenuto, a quel che in parte arguisco, GLOUCESTER Ti ha mai sondato su questa
è da condannare. faccenda, prima?
GLOUCESTER Vediamo, vediamo! EDMUND Mai, signore. Ma gli ho spesso sentito
EDMUND Spero, a giustificazione di mio dire che quando i figli hanno raggiunto la piena
fratello, che l’abbia scritta solo per sondare o maturità e i padri sono in declino, sarebbe
mettere alla prova la mia virtù. giusto che il padre venisse messo sotto la tutela
GLOUCESTER (legge) Questa pratica di riverire la del figlio e il figlio amministrasse i suoi beni.
vecchiaia ci rende il mondo amaro nell’età GLOUCESTER Ah, canaglia, canaglia! È l’opinione
migliore; tiene le ricchezze lontane da noi fino espressa nella lettera! Delinquente odioso!
a quando la nostra decrepitezza ci impedisce Delinquente snaturato, detestabile, bestiale!
di gustarle. Comincio a sentire come un legame Peggio che bestiale! Tu va’ a cercarlo: lo farò
inutile e sciocco questa opprimente tirannia arrestare. Delinquente abominevole! Dov’è?
della vecchiaia, che domina non in quanto ha il EDMUND Di preciso non lo so, signore. Ma
potere ma in quanto noi la subiamo. Passa da mi giocherei la vita che ha scritto questo per
me: ti dirò di più su questo. Se nostro padre si saggiare la mia devozione a Vostro Onore senza
addormentasse e dovessi essere io a svegliarlo, nessun altro fine delittuoso.
tu godresti per sempre di metà delle sue rendite, GLOUCESTER Lo credi?
e vivresti amato da tuo fratello Edgar.- Uh! EDMUND S e Vo s t ro O n o re l o g i u d i c a
Cospirazione!.... si addormentasse e dovessi opportuno, vi farò mettere dove potrete sentirci
96 parlare di questo e aver così soddisfazione in Magnifica trovata dell’uomo puttaniere, quella
base a una testimonianza auricolare; e ciò non di mettere i suoi istinti da caprone a carico
più tardi di questa stessa sera. d’una stella. Mio padre si accoppiò con mia
GLOUCESTER Non può essere un tale mostro..... madre sotto la coda del Drago e la mia natività
EDMUND E certo non lo è. ebbe luogo sotto la Ursa maior: ne consegue
GLOUCESTER ...verso suo padre, che lo ama in che io sono sensuale e lascivo. Cristo! Sarei
modo così tenero e totale. Cielo e terra! Scovalo, stato quello che sono anche se a far l’occhiolino
Edmund! Penetra per me dentro di lui, ti prego: alla mia bastardaggine fosse stata la stella più
vedi tu come è meglio fare. Mi priverei del mio virginale del firmamento. Edgar –
rango pur di avere una qualche certezza.
EDMUND Lo cerco subito, signore. Porterò Entra Edgar
avanti la cosa a seconda dei mezzi che avrò e vi
terrò informato. eccolo che viene, puntuale come la catastrofe
GLOUCESTER Queste recenti eclissi di sole e della nella commedia antica. Il mio ruolo è quello
luna non ci promettono niente di buono. del furfante malinconico, con un sospiro da
L’amore si raffredda, l’amicizia si interrompe, i manicomio alla Tom di Bedlam. Oh! queste
fratelli si dividono. Nelle città, sommosse; nelle eclissi annunciano discordanze. Fa, sol, la, mi.
nazioni, discordia; nei palazzi, tradimento; e EDGAR Ehi, fratello Edmund! In quale
si spezza il vincolo tra figlio e padre. Questo profonda contemplazione sei immerso?
mio malfattore rientra nella predizione: il figlio EDMUND Sto pensando, fratello, a una
contro il padre. Il Re abbandona la traiettoria predizione che ho letto l’altro giorno su ciò che
naturale: e abbiamo il padre contro il figlio. dovrebbe seguire a queste eclissi.
Scova questa canaglia, Edmund! Non ci EDGAR Ti occupi di queste cose?
perderai niente. Fallo con prudenza. E il nobile EDMUND Credimi, gli effetti previsti sono
e fedele Kent bandito! Il suo delitto? L’onestà, tremendi: odio innaturale tra il figlio e il padre;
È strano. (esce) morte, carestia, rottura di antiche amicizie,
EDMUND Ecco la mirabile stupidità del mondo: divisioni nello stato.
quando le nostre fortune decadono rendiamo Quand’è che hai visto nostro padre l’ultima volta?
colpevoli dei nostri disastri il sole, la lune e le EDGAR Ieri sera.
stelle, come se fossimo delinquenti per necessità, EDMUND Gli hai parlato?
sciocchi per coercizione celeste, furfanti, EDGAR Sì, per due ore di seguito.
ladri e traditori per il movimento delle sfere, EDMUND Vi siete lasciati in buona armonia?
ubriaconi, bugiardi e adulteri per obbedienza Hai notato qualche segno di risentimento nelle
forzata all’influsso dei pianeti – e tutto il male sue parole o nei suoi modi?
che facciamo è dovuto all’imperativo divino. EDGAR Nessuno.
EDMUND Pensa in che cosa puoi averlo offeso SCENA III 97

e, ti prego, sta’ lontano da lui finchè non passi (Sala nel Palazzo del Duca di Albany)
un po’ di tempo e si attenuti così il fuoco della
sua irritazione, che in questo momento infuria Entrano Goneril e Oswald, suo maggiordomo.
a tal punto, in lui, che nemmeno aggredendoti
riuscirebbe a calmarsi. GONERIL E dunqure mio padre ha picchiato
EDGAR È l’opera di qualche canaglia. uno del mio seguito perché aveva sgridato il suo
EDMUND È ciò che temo. Ti prego, sopporta Matto?
con pazienza finchè la corsa della sua ira non OSWALD Sì, signora.
rallenti. Poi vieni nel mio alloggio, da dove GONERIL

troverò il modo di farti ascoltare le parole di Mi perseguita giorno e notte,


Sua Signoria. Ora va’, ti prego. Ecco la chiave. non c’è ora in cui non compia azioni dissennate
Se esci, gira armato. che ci mettono tutti in difficoltà. Non lo
EDGAR Armato, fratello? sopporto!
EDMUND Fratello, ti consiglio per il meglio. I suoi cavalieri si fanno rissosi
Che io non sia un uomo onesto se nei tuoi E lui stesso ci sgrida per ogni sciocchezza.
confronti spirano intenzioni buone. Ti ho detto
ciò che ho visto e sentito; ma è niente rispetto OSWALD

l’orrore della cosa. Ti prego, va. Sta arrivando, signora: lo sento.


EDGAR Ti farai sentire presto? Corni all’interno
EDMUND

Sono al tuo servizio, in questa storia. GONERIL

Esce Edgar Assumete tutta l’aria negligente che volete,


Un padre credulo e un nobile fratello tu e i tuoi colleghi. Bisogna
la cui natura è così lontana arrivare al punto. Se non gli piace,
dal fare il male, che nemmeno sospetta. se ne vada da mia sorella.
Sulla sua sciocca onestà cavalcano con agio Vecchio rimbambito che vorrebbe
le mie trame! Vedo la cosa. esercitare ancora il potere al quale
Se non per nascita, avrò le terre ha rinunciato! Ora, per la mia vita,
grazie alla fantasia: per me va bene tutto i vecchi sciocchi ridiventano bambini
purchè ai miei fini sappia renderlo adatto. e vanno trattati non solo con le carezze
Esce ma coi rimproveri, quando appaiono viziati.
Ricorda quel che ho detto.
OSWALD

Bene, signora.
98 GONERIL LEAR Che cosa sei?
E che i suoi cavalieri trovino tra voi KENT Uno dal cuore molto onesto e povero
sguardi più freddi. Quel che ne seguirà, come il Re.
non ha importanza. LEAR Allora sei povero abbastanza. Che
Scrivo subito a mia sorella vuoi?
di seguire la mia linea. Preparate il pranzo. KENT Servire.
escono LEAR E che vuoi servire?
KENT Voi.
LEAR Mi conosci, amico?
SCENA IV KENT No, signore, ma avete qualcosa
(Salone nello stesso Palazzo) nell’aspetto per cui volentieri vi chiamerei
padrone.
Entra Kent, travestito. LEAR Che cos’è?
KENT L’autorità.
KENT LEAR Seguimi: mi servirai. Se dopo pranzo
Se riesco a indossare accenti con i quali non mi piacerai di meno non mi separerò da te.
travestire il mio linguaggio, forse potrò Ehi, il pranzo! Il pranzo! Dov’è il mio furfante?
realizzare pienamente il buon intento Il mio Matto? Ehi, tu, va’ a chiamare il mio
per cui ho scancellato la mia fisionomia. Matto. (esce un servo – entra Oswald) Ehi, tu,
Ora, esliato Kent, se riesci dov’è mia figlia?
a servire dove sei stato condannato, può darsi OSWALD Se non vi dispiace (esce)
che il signore che tu ami s’accorga dei tuoi LEAR Che dice quello? Richiamate quella
sforzi. testa di rapa. (esce un cavaliere) Dov’è il mio
Matto? L’universo mondo è addormentato!
(Corni all’interno) (rientra un cavaliere). Ehi! Dov’è quel cane
Entrano Lear, Cavalieri e seguito bastardo?
CAVALIERE Dice, signore, che vostra figlia non
LEAR Non fatemi aspettare il pranzo sta bene.
nemmeno un secondo! Avanti, andate a LEAR E perché quello zotico non è tornato
prepararlo. (Esce un servo) E tu chi sei? indietro quando l’ho chiamato?
KENT Un uomo, signore. CAVALIERE Signore, mi ha risposto senza
LEAR Che professi? Che vuoi da noi? cerimonie che non ne aveva voglia.
KENT Professo di non essere nulla di meno LEAR Non ne aveva voglia!
di quel che sembro: di servire fedelmente chi CAVALIERE Mio signore, io non so che cosa stia
avrà fiducia in me, di amare chi è onesto. succedendo ma a mio parere Vostra Altezza non
viene trattata con la devozione rispettosa cui pure. Ma vattene, vattene via! Non ce l’hai un 99

eravate abituato. po’ di buon senso? (esce Oswald) Bravo.


LEAR Ultimamente ho osservato una LEAR Amico mio furfante, ti ringrazio.
certa trascuratezza, ma l’ho attribuita alla mia Ecco un anticipo per i tuoi servizi.
eccessiva permalosità piuttosto che ad una (dà del denaro a Kent)
vera e propria intenzione di essere scortesi.
Approfondirò la cosa. Ma dov’è il mio Matto? Entra il Matto
Sono due giorni che non lo vedo.
CAVALIERE Da quando la mia giovane signora MATTO Lasciate che lo assuma anch’io. Ecco
Cordelia è andata in Francia, Maestà, il Matto è il mio berretto. (offre a Kent il suo berretto)
molto in pena. LEAR Oh, furfante mio grazioso, come
LEAR Basta così, l’ho notato. Va’ a dire a stai?
mia figlia che voglio parlare con lei. (esce un MATTO Ehi, amico, faresti meglio a
servo) chiama il mio Matto.(esce un servo) prendertelo tu il mio berretto.
KENT Perché, Matto?
Rientra Oswald MATTO Perché? Per aver preso la parti di
uno che è in disgrazia. Se non sai sorridere
Ehi, voi, signore, voi! Venite qui, signore. Chi secondo il vento che tira ti acchiappi subito un
sono io, signore? bel raffreddore! Su, prenditi il mio berretto.
OSWALD Il padre della mia signora. Costui ha messo al bando due delle sue figlie e
LEAR “Il padre della mia signora”, tu alla terza ha dato una benedizione contro la sua
furfante del mio signore! Figlio di puttana, volontà! Se segui lui, devi per forza metterti il
zotico, cane bastardo! mio berretto.
OSWALD Io non sono nessuna di queste cose, LEAR Attento alla frusta, briccone.
signore. Vogliate perdonarmi. MATTO La verità è un cane che deve stare
LEAR Mi ribatti i colpi, mascalzone? nel canile. Lui dev’essere cacciato di casa con la
(lo colpisce) frusta mentre la Levriera Adulazione se ne può
OSWALD Non mi farò picchiare, signore. stare accanto al fuoco e puzzare.
KENT E nemmeno sgambettare, volgare LEAR Che veleno per me!
giocatore di pallone. (lo sgambetta) MATTO Ehi, ti insegno un discorso.
LEAR Ti ringrazio, amico; tu mi servi e io LEAR Avanti.
ti avrò caro. MATTO Attento Zietto:
KENT Avanti, alzati e vattene. Ti insegnerò Abbi più di quel che mostri,
io le differenze. Via, via! Se vuoi misurare di parla di men di quel che sai,
nuovo la lunghezza della tua carcassa, fermati presta men di ciò che devi,
100 impara più di quel che credi, Ti prego, Zietto, assumi un maestro di scuola
punta men di quel che vinci, che sappia insegnare al tuo Matto a mentire.
Così avrai più di due dieci Imparare a mentire mi piacerebbe proprio.
per ogni ventina. LEAR Se menti, canaglia, ti faremo
LEAR Questo è niente, Matto. frustare.
MATTO Sai far uso di niente, Zietto? MATTO Mi domando che razza di parenti
LEAR Eh, no ragazzo mio. Da niente non siete, tu e le tue figlie. Loro mi vogliono far
nasce niente. frustare perché dico la verità, tu perché mento:
MATTO (A Kent) Lui a un Matto non ci e certe volte vengo frustato perché sto zitto.
crede. Preferirei essere qualsiasi cosa piuttosto che un
LEAR Un Matto amaro! Matto. Eppure non vorrei essere te, Zietto. Tu ti
MATTO Ragazzo mio, conosci la differenza sei rasato il cervello da tutte due le parti e non
tra un Matto amaro e uno dolce? hai lasciato niente in mezzo. Ecco che viene una
LEAR No, ragazzo, insegnamela. delle tue rasature.

MATTO Il signore che ti ha consigliato Entra Goneril


di dar via la tua terra,
mettilo qui accanto a me LEAR Ebbene, figlia? Perché quella fronte
e tu mettiti al posto suo. aggrottata? Ultimamente sei troppo spesso di
Il Matto dolce e quello amaro questo umore.
Subito appariranno: MATTO Tu eri un bel tipo quando non
uno ha il vestito a colori, avevi nessun bisogno di preoccuparti per i suoi
l’altro si trova – lì. aggrottamenti. Ora sei uno zero senza cifre
LEAR Mi dai del Matto, ragazzo? davanti. Sono meglio io di te, ora; io sono un
MATTO Tutti gli altri tuoi titoli li hai dati via. Matto: tu non sei niente. (A Goneril) Sì, sì, terrò
Con quello ci sei nato. la lingua a posto. Me lo comanda la tua faccia,
KENT Costui non è del tutto matto, mio anche se tu non dici niente.
signore. GONERIL

MATTO Zietto, hai fatto delle tue figlie le tue Non solo, signore, questo vostro Matto
madri; perché quando hai dato loro la verga e ti patentato, ma altri del vostro seguito insolente
sei calato le brache, ogni ora si lagnano e litigano, provocando
Loro piangevano per la contentezza tumulti che non si possono tollerare.
e io cantavo per la tristezza Comincio a temere
che un simile re a mosca cieca giocasse, c h e v o i p ro t e g g i a t e q u e s t o a n d a z z o ,
e in mezzo ai matti se ne andasse. incoraggiandolo
col vostro consenso. Se così fosse, la colpa così rissosi, debosciati e tracotanti 101

non sfuggirebbe alla censura, né la punizione che questa nostra corte, infettata
dormirebbe. dalle loro maniere, somiglia a una locanda
LEAR malfamata. E dunque fatevi persuadere
Siete nostra figlia? da colei che altrimenti
GONERIL si prenderà ciò che chiede, a ridurre un poco
Su, signore, vorrei che usaste il vostro seguito, e a far sì che coloro
il buonsenso di cui vi so provvisto e rinunciaste che resteranno con voi siano uomini
a questi timori che ultimamente adatti alla vostra vecchiaia e tali
vi trasportano lontano da ciò che siete. da conoscere se stessi e voi.
LEAR LEAR

C’è qualcuno che mi conosce? Questo Sellate i miei cavalli; radunate il mio seguito!
non è Lear. Cammina Lear così, parla così? Bastarda degenere, non ti disturbo più:
Dove sono i suoi occhi? ma ho ancora un’altra figlia.
Forse il suo cervello è indebolito, la sua ragione GONERIL

in letargo. Oh! È sveglio. Non è vero. Voi picchiate la mia gente, e la vostra
Chi può dirmi chi sono? Marmaglia rissosa tratta da servo
MATTO Chi le è superiore.
L’ombra di Lear.
LEAR Vorrei saperlo. Perché i segni Entra Albany.
della sovranità, la conoscenza e la ragione,
vorrebbero a torto persuadermi che avevo delle LEAR

figlie. Guai a chi si pente troppo tardi. – Signore,


MATTO siete venuto? Sono ordini vostri? Parlate,
Che faranno di te un padre obbediente. signore. Ingratitudine,
LEAR demonio dal cuore di marmo, più odioso,
Il vostro nome, bella signora? quando appari in un figlio, del mostro marino.
GONERIL ALBANY

Questo vaneggiamento, signore, sa molto Vi prego, signore, abbiate pazienza.


della altre vostre recenti bizzarrie. LEAR (A Goneril)
Vi scongiuro di intendere al giusto i miei Nibbio maledetto, tu menti! Il mio seguito
propositi: è fatto di uomini scelti a dalle doti
Poiché siete vecchio e venerando dovreste più rare, che conoscono ogni aspetto del dovere
essere savio. Voi tenete qui e col massimo scrupolo sostengono l’onore
cento cavalieri e scudieri, uomini del loro nome. O colpa minuscola,
102 come mi apparisti brutta in Cordelia, GONERIL

sì da svellere, come una macchina da guerra, Non curatevi di saperne di più


la struttura del mio essere dal suo luogo fisso, ma lasciate che il suo umore abbia lo sfogo
sostituendovi il fiele. O Lear, Lear, Lear! che gli offre il rimbambimento.
Bussa alla porta che ha fatto entrare
(battendosi il capo) Rientra Lear
la tua follia, e uscire il tuo senno prezioso!
Andiamo, andiamo, gente mia. LEAR

(Escono Kent e i Cavalieri) Come! Cinquanta dei miei uomini in un colpo?


ALBANY Entro due settimane?
Mio signore, sono tanto incolpevole ALBANY

quanto ignorante di ciò che vi ha turbato. Di che si tratta, signore?


LEAR LEAR

Può darsi, signore. Ascolta, Natura, Ve lo dirò. (A Goneril) Mi vergogno


ascolta! Ascolta, amata dea! che tu abbia il potere di scuotere così
Sospendi il tuo proposito se mai intendevi la mia virilità, che queste lacrime cocenti
rendere questa creatura feconda! Versa che sgorgano a forza da me ti rendano
la sterilità nel suo ventre, dissecca in lei degna di loro. Bufere e nebbie
gli organi della generazione, e dal suo corpo su di te! Vecchi, stupidi occhi,
degradato piangete ancora per questo, e io
mai non venga un bimbo ad onorarla! vi strapperò gettandovi con l’acqua che versate
Se deve generare, fa’ che suo figlio a temperare la calce. Ah! Siamo a questo?
sia fatto di bile, sì che viva E sia così. Ho un’altra figlia,
solo per esserle tormento crudele la quale, ne son certo, è buona e premurosa.
e snaturato! Stampi rughe sulla sua Quando saprà di questo, con le unghie
giovane fronte, scavi con le lacrime lacererà il tuo viso di lupa. Scoprirai
canali nelle sue guance, e tutte le sue pene che saprò riprendere la forma che tu credi
e gioie di madre le volga in riso abbia gettato per sempre via.
e disprezzo, sì che senta (Escono Lear, Kent e seguito)
quant’è più aspro del dente del serpente
avere un figlio ingrato! Via, via! GONERIL

(Esce) Avete visto?


ALBANY ALBANY

Per gli Dei che adoriamo, da dove viene tutto Non posso essere così parziale, Goneril,
questo? verso il grande amore che vi porto.
GONERIL SCENA V 103

Tacete, vi prego. Ehi, Oswald! (Cortile davanti al Palazzo di Albany)


(al Matto) E tu, più canaglia che matto, segui il
tuo padrone! Entrano Lear, Kent e Matto.
MATTO Zietto Lear, Zietto Lear, aspetta, e
prendi il Matto con te. LEAR Precedimi da Gloucester con questa
(Esce) lettera. A mia figlia comunica, di quel che sai,
GONERIL solo ciò che nascerà dalle sue domande, dopo
Cento cavalieri! Vi pare politico e sicuro che l’avrà letta. Se non ti affretti sarò lì prima
che tenga pronti cento cavalieri? di te.
Sì, perché ad ogni sogno, ogni sussurro, KENT Non dormirò, signore, finchè non
capriccio, lamento, antipatia possa avrò consegnato la vostra lettera.
difendere con la loro forza la sua demenza (Esce)
e mettere alla sua mercè le nostre vite! MATTO Se un uomo avesse il cervello nei
Oswald, dico! calcagni, non rischierebbe che gli venissero i
ALBANY geloni?
Mah, forse temete troppo. LEAR Si, ragazzo.
GONERIL MATTO Allora sta’ allegro, per piacere. Il tuo
È più sicuro che essere troppo fiduciosi. non andrà in ciabatte.
LEAR Ah, ah, ah!
Rientra Oswald MATTO Vedrai come ti tratterà bene l’altra
figlia; Sai dirmi perchè il naso sta in mezzo alla
Oswald! Hai scritto quella lettera a mia sorella? faccia?
LEAR No.
OSWALD MATTO È per tenere gli occhi da tutt’e due le
Sì, signora. parti del Naso, così che quello che non si odora
GONERIL si può vedere.
Via a cavallo. LEAR Le ho fatto torto
Informala esattamente del mio particolare MATTO E sai dire in che modo l’ostrica fa il
timore guscio?
e a ciò aggiungi di tuo le ragioni LEAR No.
che possono meglio ribadirlo. Va’, MATTO Nemmeno io. Ma so perchè la
e torna in fretta. lumaca ha la casa.
(Escono) LEAR Perchè?
MATTO Ma per metterci dentro la testa. Per
104 non darla alle sue figlie e lasciare le corna allo
scoperto.
LEAR Un padre così buono! Sono pronti i
miei cavalli?
MATTO Sono andati a prenderli i tuoi
somari. La ragione per cui le sette stelle non
sono più di sette è una ragione sottile.
LEAR Perchè non sono otto?
MATTO Giusto! Faresti il Matto molto bene.
LEAR Mostro di ingratitudine!
MATTO Se tu fossi il mio Matto, Zietto, ti
farei picchiare perché sei vecchio prima del
tempo.
LEAR Che vuoi dire?
MATTO Prima di diventare vecchio avresti
dovuto aspettare d’essere savio.
LEAR Non farmi diventare pazzo, pazzo,
dolce Cielo! Fammi conservare la ragione: non
voglio essere pazzo.
ATTO II (si ferisce al braccio) 105

che ho lottato fieramente.


SCENA I Padre, padre! Ferma, ferma! Aiuto!
(Cortile nel Castello del Conte di Gloucester)
Entrano Gloucester e servi con torce.
EDMUND Ho saputo che il duca di Cornovaglia
e Regan Saranno qui da mio padre stasera. E GLOUCESTER

ho sentito di probabili scontri tra i Duchi di Allora, Edmund, dov’è quel criminale?
Cornovaglia e Albany. Cornovaglia qui stasera! EDMUND

Bene! Benissimo! Stava nel buio, con la spada sguainata,


Ciò s’innesta perfettamente nella trama. biascicando incantesimi infernali e invocando
Mio padre ha ordinato di catturare mio fratello il favore della luna.
e io ho qualcosa di scabroso GLOUCESTER

da porre in atto. Rapidità e Fortuna, Ma dov’è?


si mettono all’opera. Fratello, una parola! EDMUND

Guardate, signore, sanguino!


Entra Edgar GLOUCESTER

Dov’è il criminale, Edmund?


Mio padre è all’erta. Fuggi, fratello, EDMUND

da questo posto; il tuo nascondiglio è stato È fuggito da questa parte, signore,


scoperto. dopo che non è riuscito in nessun modo.
Ora hai il buon vantaggio della notte. GLOUCESTER

Per caso hai parlato contro il Duca di Inseguitelo! Dietro!


Cornovaglia? (Escono alcuni servi)
Sta venendo qui, di notte, in tutta fretta. Continua. “In nessun modo” a che?
EDGAR EDMUND

Ne sono certo, nemmeno una parola. A persuadermi ad assassinare Vostra Signoria.


EDMUND Ma, vedendo con quanto sdegno mi opponevo
Sento venire mio padre. Perdonami – al suo proposito contro natura,
debbo far finta di sguainare la spada con fiera mossa, la spada già pronta,
contro di te. Avanti! Fingi di difenderti. assale il mio corpo impreparato e mi ferisce
Bene, così. Arrenditi! Presentati a mio padre! al braccio. Ma quando vide
Ehi, luce! Qui! Fuggi, fratello ! che il mio spirito reso audace
Torce, torce! E dunque addio. (Esce Edgar) dalla bontà della causa si ergeva
Un po’ di sangue darà l’impressione ad affrontarlo, oppure spaventato dal rumore
106 che facevo, all’improvviso fuggì. Entrano Cornovaglia, Regan e seguito.
GLOUCESTER

Fugga quanto vuole, in questa terra CORNOVAGLIA


non rimarrà in libertà; e una volta trovato, E dunque, mio nobile amico ho sentito notizie
a morte. strane.
EDMUND GLOUCESTER

Nel tentativo di dissuaderlo dal suo proposito e Il mio vecchio cuore s’è rotto, rotto!
trovandolo REGAN

deciso a realizzarlo, con parole dure E dunque il figlioccio di mio padre attentava
minacciai di denunciarlo. Così rispose: alla vostra vita? Lui al quale mio padre
“Tu bastardo spiantato, credi diede il nome? Il vostro Edgar?
che se io parlassi contro di te, basterebbero GLOUCESTER

fiducia, merito, virtù a rendere Oh signora, signora, la vergogna vorrebbe


le tue parole degne di fede? No, tenerlo nascosto.
quel che io negassi – e lo farei anche REGAN

se tu producessi parole scritte da me – non frequentava quei cavalieri rissosi


lo userei come prova delle tue istigazioni, al seguito di mio padre?
delle tue trame e azioni maledette. E certo GLOUCESTER

dovresti prendere il mondo per idiota Non so, signora. È troppo, è troppo.
se non pensasse che la mia morte ti darebbe EDMUND

profitto, Sì, signora, era di quella banda.


diventando un potenziale, grande movente REGAN

per fartela cercare” Su di loro


GLOUCESTER proprio stasera ho avuto da mia sorella
Delinquente incallito e mostruoso! Dice precise informazioni, e con avvertimenti tali
che negherebbe la lettera? Non l’ho mai che se vengono a stabilirsi a casa mia
generato. io non ci sarò.
Il nobile Duca di Cornovaglia, degno patrono e CORNOVAGLIA
protettore, sarà qui stasera. Con la sua autrità E nemmeno io, Regan, te lo assicuro.
farò proclamare che chiunque lo trovi meriterà Edmund, so che hai mostrato a tuo padre
il nostro grazie se ci aiuterà a portare al patibolo una devozione filiale.
quel vigliacoo assassino, e per chi lo nasconde, EDMUND

morte. E della mia terra, figlio leale e naturale, Era mio dovere, signore.
troverò il modo di rendere te l’erede. GLOUCESTER

Ha scoperto le sue trame e cercando di catturarlo


ha ricevuto la ferita che vedete. SCENA III 107

CORNOVAGLIA (Un bosco)


Lo stanno inseguendo?
GLOUCESTER Entra Edgar
Sì, mio buon signore.
CORNOVAGLIA EDGAR

Se verrà preso non ci sarà mai più pericolo Ho sentito il bando e grazie alla propizia
che faccia del male. Disponete del mio potere cavità d’un albero sono sfuggito alla caccia.
a vostro piacimento. In quanto a te, Edmund, Nessun porto è libero, non c’è luogo
la cui virtù e obbedienza in questa circostanza in cui guardie e una eccezionale vigilanza
tanto si raccomanda, tu sarai nostro. non siano pronte alla mia cattura.
Avremo grande bisogno di nature dotate Finchè posso fuggire sono in salvo.
d’una lealtà così profonda: prendiamo te per E ho pensato di assumere la forma
primo. più bassa e miserevole con cui la povertà,
EDMUND in dispregio dell’uomo, mai lo abbia
Vi servirò signore, almeno con fedeltà. portato più vicino alla bestia. Insozzerò
GLOUCESTER il mio viso di sudiciume. Intorno ai fianchi
Per lui sono riconoscente a Vostra Grazia. metterò stracci, mi arrufferò, come gli elfi, i
CORNOVAGLIA capelli,
Voi non sapete perché siamo venuti a farvi e affronterò, con scoperta nudità, i venti
visita e le persecuzioni del cielo.
GLOUCESTER Sarò come i mendicanti di Bedlam,
No i poveri pazzi, che con voce ruggente
REGAN si conficcano nelle braccia nude, insensibili
Ci ha scritto nostro padre, e così nostra sorella, e smunte, spilli, scaglie di legno,
di divergenze alle quali ho creduto opportuno chiodi, rametti di rosmarino, con questo
rispondere lontano dalla nostra casa. aspetto orrendo per squallide fattorie,
O vecchio e buon amico nostro, villaggi fatiscenti, a volte
riconfortate il cuore e offrite il vostro con preghiere, chiedono la carità:
necessario consiglio ai nostri problemi. Povero Tom!” Questo è ancora qualcosa; io,
GLOUCESTER Edgar,
Al vostro servizio, signora. Le Vostre grazie non so niente.
sono benvenute. (Esce)
(Trombe. Escono)
108 SCENA IV KENT

(Davanti al castello di Gloucester. Kent in ceppi) Colui e colei: vostro genero e vostra figlia.
LEAR

KENT No
Ahime, Punito in questo modo! KENT

Buon Re, questo conferma il detto Sì


che se esci dalla benedizione del cielo LEAR

trovi il sole che scotta. Avvicinati, No, dico.


tu, faro di questo globo inferiore, KENT

in modo che coi tuoi raggi confortanti io possa E io dico sì.


scorrere questa lettera. Ormai nessuno LEAR

vede più miracoli tranne gli infelici. No, no, non lo farebbero.
So che viene da Cordelia, che per somma KENT

fortuna Sì, l’hanno fatto.


è stata informata del mio travestimento LEAR

e troverà il tempo, in questa grande crisi, Per Giove, giuro di no.


di dare alle perdite i loro rimedi. KENT

Stanchi e da troppo insonni, approfittate, Per Giunone, giuro di sì.


occhi miei pesanti, per non guardare LEAR

questa dimora di vergogna. Buona notte, Non oserebbero farlo; non potrebbero,
fortuna. né vorrebbero. È peggio di un assassinio
Sorridi un’altra volta. Gira la tua ruota. oltraggiare il rispetto con tanta violenza.
(Si addormenta) In poche parole, dimmi in che modo
hai potuto meritare questo trattamento
o perché, venendo tu da parte mia,
te l’hanno inflitto.
LEAR KENT

Ehi! Fai di questa infamia un passatempo? Mio signore, mentre nella loro casa
MATTO Ah! Ah! Guardate, porta giarrettiere consegnavo la lettera di Vostra Altezza,
pesanti. I cavalli si legano per la testa, i cani e prima che mi rialzassi dal luogo in cui
gli orsi per il collo, le scimmie per i fianchi e gli m’ero debitamente inginocchiato, ecco che
uomini per le gambe. arriva un messaggero sudato
KENT Salute a voi, nobile padrone. per la corsa, quasi sfiatato, che rantola
LEAR Chi è colui che ha tanto frainteso la saluti da parte di Goneril, la sua
tua posizione da metterti in ceppi. signora: e, senza curarsi di interrompere me,
consegna lettere, che loro leggono questa domanda, te lo saresti meritato. 109

senza indugio. E dopo averle lette KENT Perché, Matto?


chiamano i servi, inforcano i cavalli,
ordinano a me, guardandomi freddamente, Rientra Lear, con Gloucester.
di seguirli e di aspettare la loro risposta.
Qui, nella casa di Gloucester, LEAR

ho incontrato l’altro messaggero Rifiutare di parlarmi! Stanno male! Sono


di Goneril, Oswald, il cui arrivo aveva stanchi!
avvelenato il mio, Hanno viaggiato tutta la notte!
e che era lo stesso individuo che ultimamente Procurami una risposta migliore.
era stato così insolente con Vostra altezza. GLOUCESTER

Avendo in me più coraggio che cervello Mio caro signore, voi conoscete
ho sguainato la spada; lui da vigliacco l’indole irascibile del Duca, e sapete come sia
sveglia la casa con urla laceranti. irremovibile e fermo quando ha preso la sua
Vostro genero e vostra figlia strada.
hanno giudicato questa azione LEAR

degna della vergogna che essa ora subisce. Vendetta, peste, morte, distruzione!
MATTO La fortuna, maledetta puttana, Irascibile? Quale indole? Ah, Gloucester,
ai poveri non apre mai la tana. Gloucester,
Ma dalle tue figlie avrai tanti dollari di dolori voglio parlare al Duca di Cornovaglia e a sua
quanti potrai contarne in un anno. moglie.
LEAR GLOUCESTER

Ah, come questo mal della madre si gonfia Mio buon signore, li ho informati.
verso il cuore! Giù, histerica passio, LEAR

dolore che monti! Il tuo elemento è in basso. Li hai informati! Ma tu mi capisci, uomo?
Dov’è questa figlia? GLOUCESTER

KENT Sì, mio buon signore.


È dentro con il Conte, signore. LEAR

LEAR Il Re vuole parlare con Cornovaglia, il padre


Non seguitemi: aspettatemi qui. (esce) amato vuole parlare con sua figlia, lo comanda,
MATTO Che altro hai fatto, oltre ciò di cui lo esige. Sono stati informati di questo?
hai parlato? Mio fiato e sangue! L’irascibile
KENT Niente. Come mai il Re viene con un Duca! Di’ al focoso Duca che –
seguito così ridotto? No, non ancora. Può darsi che non stia bene.
MATTO Se t’avessero messo in ceppi per Pazienterò. Condanno l’umore più ostinato
110 che mi aveva spinto Sei libero?
a scambiare l’accesso di un uomo malato Di questo un’altra volta. (Esce Kent) Amata
per l’uomo sano. Morte al mio stato! Regan,
(guardando Kent) tua sorella è cattiva. Oh, Regan,
Perché sta qui? Ridatemi il mio servo! ha incatenato la malvagità del dente aguzzo
Andate a dire al Duca ed a sua moglie qui, come un avvoltoio. (Indica il suo cuore)
che io voglio parlare con loro – immediatamente! Posso a stento
Dite loro di venire ad ascoltarmi, parlarti. Tu non crederai con quale
chè altrimenti alla porta della loro camera perversità – O Regan!
suonerò il tamburo finchè il sonno non diventi REGAN

morte. Vi prego, signore, calmatevi.


GLOUCESTER Non posso credere che mia sorella
Spero che tra voi tutto si appiani. (esce) sia in alcun modo venuta meno
LEAR ai suoi obblighi.
Ahimè, il mio cuore, il mio cuore che sale! Sta’ LEAR

giù, giù. Cosa? Cosa vuoi dire?


MATTO Gridagli, Zietto, come quella cuoca REGAN

che gridava alle anguille quando le metteva vive Oh signore, voi siete vecchio.
nella pasta della focaccia. Le picchiava in testa La natura in voi è all’orlo stesso
con un bastone e gridava: “Giù, canaglie, giù!” del suo confine: dovreste essere
governato e guidato da un qualche occhio
Rientra Gloucester, con Cornovaglia, Regan e servi. che veda il vostro stato meglio di voi.
Perciò vi prego di far ritorno da nostra sorella.
LEAR Ditele che le avete fatto torto.
Buon giorno a tutti e due. LEAR

CORNOVAGLIA Chiederle perdono?


Salute a Vostra Grazia. Guarda come la scena si addice alla casa:
(Kent viene messo in libertà) “Figlia cara, confesso d’essere vecchio;
REGAN la vecchiaia è innecessaria; in ginocchio ti prego
Sono lieta di vedere Vostra Altezza. (Si inginocchia)
LEAR

Lo credo, Regan. Conosco la ragione di concedermi vestiario, letto e cibo.”


per cui debbo crederlo. Se tu non fossi lieta, REGAN

dovrei divorziare dalla tomba di tua madre Basta, buon signore. Queste
come dal sepolcro di un’adultera. (A Kent) Oh! sono bizze indecorose. Tornate da mia sorella.
LEAR (alzandosi) LEAR 111

Mai, Regan. Lei mi ha privato Chi ha messo in ceppi il mio uomo?


di metà del mio seguito, mi ha guardato Regan, spero proprio che tu non sappia niente.
con odio, mi ha colpito con la lingua,
come un serpente, proprio al cuore. Entra Goneril con Oswald
Tutte le vendette che il Cielo ha in serbo
cadano sulla sua testa ingrata! Voi, Chi viene? O Cieli! Se amate i vecchi,
arie infette, deformate in lei se il vostro dolce potere apprezza l’obbedienza,
le ossa non nate! se siete vecchi anche voi. Venite a prendere
CORNOVAGLIA le mie parti! (A Goneril) Non ti vergogni
Vergogna, signore, vergogna! di guardare questo volto? E tu, Regan,
LEAR la prendi per mano?
Voi, fulmini veloci, scagliate GONERIL

le vostre fiamme accecanti sui suoi occhi E perché non per mano, signore? In che modo
sprezzanti! ho offeso? Non è offesa tutto ciò
Voi nebbie che il sole potente che la villania ritiene tale e che la senilità
succhia dalle paludi, infettate la sua bellezza definisce così.
perché decada e si copra di piaghe LEAR

REGAN O fianchi troppo forti, resisterete?


O Dei benedetti! Come mai il mio uomo in ceppi?
Questo augurerete a me quando sarete in CORNOVAGLIA

collera! Ce l’ho messo io, signore; ma era troppo poco


LEAR per il suo contegno indecoroso.
No, Regan, tu non avrai mai LEAR

la mia maledizione. La tua natura mite Voi? Voi?


non ti consegnerà all’asprezza. I suoi occhi REGAN

sono feroci ma i tuoi confortano e non Vi prego, padre, siete debole, ammettetelo.
bruciano. Se fino allo spirare del vostro mese
Tu conosci meglio tornerete a risiedere da mia sorella
i doveri della natura, il legame dei figli, congedando metà del vostro seguito,
gli effetti della bontà, i doveri della tenerezza. verrete poi da me. Ora io sono
Tu non hai scordato la metà del regno lontana da casa e mi mancano i mezzi
di cui ti ho fatto dote. necessari ad ospitarvi.
REGAN LEAR

Concludete, mio buon signore. Tornare da lei? Congedando cinquanta uomini?


112 No, piuttosto rinuncio ad ogni tetto soltanto venticinque: a non più di questi
e scelgo di affrontare l’inimicizia dell’aria, io darò alloggio o accesso.
di essere compagno del lupo e del gufo. LEAR

Tornare da lei? Tanto varrebbe Io vi ho dato tutto –


inginocchiarmi davanti al trono del Francia REGAN

dal sangue caldo, che prese senza dote Ed era ora.


la nostra figlia più giovane, e come uno scudiero LEAR

chiedere a lui una pensione per sostentare Vi ho fatto mie tutrici, mie depositarie,
una vita meschina. Tornare da lei! a condizione d’essere seguito
Persuadimi piuttosto a fare da schiavo da questo numero di cavalieri. Come! Debbo
e da bestia a questo detestabile lacchè. venire
(Indica Oswald) da te con venticinque? Regan, hai detto questo?
GONERIL REGAN

A vostra scelta, signore. E lo ripeto, mio signore. Non di più, da me.


LEAR LEAR

Ti prego, figlia, non farmi impazzire. Le creature mostruose sembrano belle,


Non ti disturberò, figlia mia. Addio. se altre sono più mostruose.
Non ci incontreremo più, non ci vedremo. (A Goneril) Verrò da te, i tuoi cinquanta
Eppure sei mia carne, mio sangue, mia figlia. sono il doppio di venticinque, e il tuo affetto
O piuttosto una malattia che ho nella carne è il doppio del suo.
e che debbo per forza chiamare mia. GONERIL

Tu sei un bubbone, una piaga, o una pustola Ascoltate, mio signore: che bisogno avete
rigonfia nel mio sangue corrotto. Ma io che vi seguano venticinque, o dieci, o cinque
non ti rimprovero. Venga la vergogna quando in una casa in cui due volte tanti
vuole, hanno l’ordine di servirvi?
io non la chiamo. Eméndati REGAN

quando puoi, migliora a tuo piacere. Che bisogno avete di uno?


Io posso essere paziente, posso stare LEAR

con Regan, io e i miei cento cavalieri. Oh, non ragionare sul bisogno! I più umili
REGAN mendicanti hanno pur sempre il superfluo.
Non proprio, signore. Non vi aspettavo ancora Tu sei una signora: se essere elegante
né sono pronta a un’accoglienza degna. significasse soltanto stare al caldo,
Cinquanta cavalieri non vanno bene? la natura non avrebbe bisogno delle vesti
Cosa fareste con più di cinquanta? sontuose che tu porti e che ben poco
Se verrete da me vi chiedo di portarne ti tengono calda. Quanto al bisogno
vero – voi Cieli, datemi la pazienza, SCENA II 113

di pazienza ho bisogno! Se siete voi (Un’altra parte della brughiera)


a muovere i cuori di queste figlie Ancora temporale.
contro il loro padre, non prendetemi in giro
facendomi sopportare docilmente; toccatemi Entra Lear e il Matto.
con una nobile ira, e non lasciate
che le armi delle donne, le gocce d’acqua, LEAR

macchino le mie guance di uomo. No, Soffiate, venti, e rompetevi le guance!


streghe snaturate, su tutt’e due Infuriate! Soffiate! Voi, cateratte
mi prenderò vendette tali che il mondo – e uragani, eruttate finchè non avrete
farò cose tali – quali saranno sommerso i nostri campanili e annegato
non so ancora ma saranno il terrore i galli sui tetti! Voi fuochi
della terra. Voi pensate che io piangerò. sulfurei, e veloci più del pensiero,
No, non piangerò. Ho tutte le ragioni voi avanguardie di fulmini che fendono
(si ode il temporale a distanza) le querce, bruciate la mia testa bianca!
per piangere ma questo cuore si spezzerà E tu, tuono che tutto scuoti,
in centomila frammenti prima ch’io pianga. spiana la spessa rotondità del modo,
Matto: sto diventando matto. infrangi gli stampi della natura, distruggi
(Escono Lear, Gloucester, Gentiluomo e Matto) tutti i semi che fanno l’uomo ingrato!
CORNOVAGLIA MATTO Dentro, buon Zietto, e chiedi la
Ritiriamoci. Si prepara un temporale. benedizione alle tue figlie. Queste è una notte
Chiudete le porte. che non ha pietà né per savi né per Matti.
(Tuono – escono tutti) LEAR

Rutta quanto vuoi! Sputa, fuoco!


Rientra Gloucester Scroscia, pioggia! Né la pioggia, né il vento,
né il tuono, né il fuoco sono mie figlie.
GLOUCESTER Voi elementi, non vi accuso di crudeltà:
Ahimè, scende la notte e i venti a voi non ha mai dato un regno, non vi ho
freddi battono crudelmente. Per molte miglia chiamato figlie. Voi non mi dovete
non c’è nemmeno un cespuglio. sottomissione, e perciò fate cadere
CORNOVAGLIA come vi piace il vostro orrore.
Chiudete le vostre porte, mio signore: Io sono qui, vostro schiavo, un vecchio
È una notte dura. Ripariamoci dal temporale. povero, infermo, debole e disprezzato.
(Escono) Eppure vi chiamo ministri servili
perché uniti a due figlie perniciose
114 scatenate battaglioni celesti contro c’è una capanna; vi offrirà qualche conforto
una testa vecchia e bianca come questa. contro la tempesta.
Oh! è turpe. LEAR

MATTO Chi ha una casa dove mettere la testa Comincio a perdere il cervello. Vieni,
ha un bel copricapo ragazzo mio. Come stai, ragazzo?
Hai freddo? Ho freddo anch’io. Dov’è
Entra Kent questa paglia, amico? L’arte del bisogno è
strana
KENT e può rendere preziose cose vili.
Ahimè, signore, siete qui? Le cose Andiamo. Alla tua capanna!
che amano la notte non amano notti Povero Matto e furfante, nel mio cuore
come queste. Da quando sono uomo c’è una parte che ancora soffre per te.
tali scoppi di orrendo tuono, tali lamenti MATTO Chi abbia ancora un tantino di
di vento e pioggia urlanti non ricordo cervello,
di averli mai sentiti. La natura dell’uomo ehi, oh, col vento e con la pioggia,
non può sopportare tanta afflizione e paura. si accontenti di ciò che passa il
LEAR convento,
Che i grandi Dei che sulle nostre teste anche se ogni giorno piove pioggia.
fanno questo frastuono tremendo, scoprano LEAR

ora i loro nemici; trema, È vero, ragazzo. Su, portaci a questa capanna.
tu sciagurato che hai dentro di te (Escono Lear e Kent)
delitti segreti che la giustizia non ha colpito.
Nasconditi ,tu, mano sanguinaria, SCENA III
tu spergiuro e tu simulacro di virtù (Sala nel Castello di Gloucester)
che sei incestuoso. Cadi a pezzi,
criminale che sotto un’apparenza onesta Entrano Gloucester e Edmund, con torce
hai tramato contro la vita dell’uomo. Colpe
chiuse e nascoste, aprite i vostri GLOUCESTER Ahimè, ahimè, Edmund, questo
ricettacoli e urlando chiedete grazia a questi comportamento innaturale non mi piace.
tremendi messaggeri. Io sono un uomo Quando ho chiesto loro licenza di mostrargli
che ha patito più peccati di quanti compassione, mi hanno proibito l’uso della mia
non ne abbia commessi. stessa casa e mi hanno intimato, sotto pena di
KENT perpetuo sfavore, di non parlare di lui, né di
Ahimè, a testa nuda? intercedere per lui, né di aiutarlo in qualsiasi
Mio grazioso signore, qua vicino modo.
EDMUND Comportamento bestiale e contro e la natura non la sopporta. 115

natura! (Continua il temporale)


GLOUCESTER Taci. Non dire nulla. C’è discordia LEAR

tra i Duchi; e anche di peggio. Stanotte ho Lasciami stare.


ricevuto una lettera: parlarne è pericoloso; ho KENT

chiuso la lettera nel mio scrittoio. Queste offese Mio buon signore, entrate qui.
che il Re riceve ora saranno vendicate a fondo. LEAR

Parte di un esercito è già sbarcata. Dobbiamo Vuoi spezzarmi il cuore?


prendere le difese del Re. Lo cercherò e aiuterò KENT

segretamente. Tu va’ a conversare col Duca in Preferirei spezzare il mio. Mio buon signore,
modo che non s’accorga delle mie mosse. Se entrate.
chiede di me, sto male e sono andato a letto. LEAR A te sembra gran cosa questa
Anche se o debbo morirne, perché di questo tempestafuribonda!Questa tempesta che ho
mi si minaccia, il mio vecchio signore, il Re, nella mente toglie ai miei sensi ogni altro dolore
dev’essere aiutato. Si preparano strane cose, che non sia quello che mi batte dentro. O
Edmund. Ti prego, sii prudente. Regana, Gonerilla! Oh, da quella parte sta la
(Esce) pazzia – debbo evitarla. Basta!
EDMUND KENT

Di questo soccorso, a te proibito, Mio buon signore, entrate qui.


sarà all’istante informato il Duca, LEAR

e così della lettera. È un atto meritorio Ti prego, entra tu; trovati il tuo riposo.
che porterà a me quel che mio padre (Al Matto)
perde: nulla di meno che tutto. Prima tu, ragazzo. Tu, povertà senza tetto –
Quando cade il vecchio, il più giovane sale. entra.
(Esce) Io voglio pregare e poi dormire.
(Il Matto va dentro)
SCENA IV Poveri nudi sventurati, ovunque
(Brughiera. Davanti a una capanna) voi siate che patite i colpi di questa
tempesta spietata, in che modo le vostre
Entrano Lear, Kent e il Matto. teste senza casa e i vostri fianchi scarni,
i vostri stracci pieni di buchi e di finestre
KENT potranno difendervi da tempi come questi?
Ecco il posto, mio signore; mio buon signore, Ah, me ne sono curato troppo poco!
entrate. Prendi la medicina, sfarzo regale!
La tirannia della notte all’aperto è feroce Esponiti a sentire ciò che sentono i poveri,
116 per poterti scuotere di dosso il superfluo sulle tue figlie!
e darlo a loro, rivelando Cieli più giusti. KENT

Lui non ha figlie, signore.


Entra Edgar travestito da pazzo. LEAR

Morte, traditore! Niente potrebbe


EDGAR Povero Tom! Il turpe demonio mi aver ridotto la natura a tanta bassezza
insegue. se non le sue figlie ingrate. È di moda
MATTO Uno spirito, uno spirito! Non entrare che i padri ripudiati non abbiano pietà
Zietto, c’è uno spirito! Dice di chiamarsi povero della loro carne? Giusta punizione.
Tom. È stata questa carne a generare
KENT Chi sei tu? Vieni fuori! quelle figlie pellicano.
EDGAR Sul biancospino spinoso soffiano i EDGAR

venti! Uhm, va’ nel tuo letto a riscaldarti. E Pillicok sedeva in cima al Pillicock:
LEAR Ahi, oh, ahi, oh!
Hai dato tutto alle tue figlie? MATTO Questa notte fredda ci farà diventare
E ti sei ridotto a questo? tutti pazzi e buffoni.
EDGAR Chi dà qualcosa al povero Tom? EDGAR Attento al turpe demonio! Obbedisci
Il turpe demonio lo ha trascinato tra fuoco e ai genitori, mantieni la parola data, non
fiamme, palude e gorgo, acquitrino e pantano; bestemmiare, non fornicare con la sposa di un
gli ha messo coltelli sotto il cuscino, capestri altro uomo, non bramare abiti di lusso. Tom ha
sull’inginocchiatoio, erba velenosa nella freddo.
minestra; Tom ha freddo. Oh! do de, do de, do LEAR Che cosa sei stato?
de. Sii protetto contro il turbine, il malocchio EDGAR Un servitore, superbo nel cuore e
e le infezioni! Fate un po’ di carità al povero nella mente; m’arricciavo i capelli, attaccavo
Tom, che il turpe demonio tormenta. Potessi guanti alla berretta, servivo la lascivia della mia
averlo qui sotto, ora, qui sotto, qui, qui. padrona e commettevo con lei l’atto delle
(Continua il temporale) tenebre; facevo tanti giuramenti quante erano
LEAR Come? Le sue figlie lo hanno ridotto le mie parole e li infrangevo alla faccia dolce del
in questo stato? Non sei riuscito a salvare cielo; ero uno che andava a dormire tramando
niente? Hai dato tutto? lussuria e si svegliava per farla.Amavo il vino
MATTO No, si è riservato una coperta, appassionatamente, i dadi follemente; pigro
altrimenti ci saremmo tutti vergognati. come il cinghiale, furbo come la volpe, avido
LEAR come il lupo, pazzo come il cane, vorace come
Tutte le piaghe che nella pendula aria il leone. Tieni il piede lontano dai bordelli, la
sovrastano le colpe degli uomini, cadano mano dagli spacchi delle sottane, la penna dai
libri degli strozzini, e sfida il turpe demonio. Ma compagnia migliore? 117

il vento freddo soffia ancora sul biancospino. EDGAR Il Principe delle Tenebre è un
Dice uhm, uhm, ehi, oh. gentiluomo. Il povero Tom ha freddo.
(Continua il temporale) GLOUCESTER

LEAR E dunque l’uomo non è niente più Venite dentro con me. Il mio dovere non
di questo? Consideralo bene. Tu non devi seta sopporta
al baco, pelle alla bestia, lana alla pecora, ch’io obbedisca in tutto agli ordini crudeli
profumo al gatto. Ah! Tre di noi sono sofisticati. delle vostre figlie. Sebbene m’abbiano ingiunto
Tu sei la cosa in sé. L’uomo non adulterato di sbarrare le mie porte lasciando che questa
non è più di un povero, nudo, forcuto animale notte
come te. Via, via, cose prese a prestito! Vieni, tiranna s’impadronisca di voi, io ho osato
sbottona qui! venir fuori a cercarvi per condurvi dove
(Strappandosi i vestiti di dosso) fuoco e cibo sono pronti.
MATTO Ti prego, zietto, sta calmo: è una LEAR

brutta notte per nuotarci dentro. Guarda, arriva Lasciatemi parlare, prima, con questo filosofo.
un fuoco che cammina. Qual è la causa del tuono?
KENT

Entra Gloucester con una torcia Mio buon signore, accettate la sua offerta,
andate al coperto.
EDGAR Questo è il turpe demonio. LEAR

KENT Come sta Vostra Grazia? Voglio dire una parola a questo dotto Tebano.
LEAR Chi è quello? Che cosa studi?
KENT Chi è là? Che cercate? EDGAR

GLOUCESTER Chi siete voi? I vostri nomi! Come prevenire il demonio e uccidere i
EDGAR Il povero Tom, che mangia la pidocchi.
ranocchia che nuota, il rospo, il girino, la LEAR

lucertola e il ramarro; che nella furia del suo Lascia che ti chieda una cosa in privato.
cuore, quando il turpe demonio si scatena, KENT

mangia sterco di vacca al posto dell’insalata, Insistete un’altra volta perché venga,
inghiotte il ratto vecchio e il cane morto, beve il mio signore. La sua mente vacilla.
mantello verde dell’acqua stagnante, è cacciato GLOUCESTER

via a frustate di parrocchia in parrocchia. Puoi fargliene una colpa?


Attenti a chi mi segue. Sta’ buono, Sta’ buono, (Continua il temporale)
demonio. Le sue figlie vogliono la sua morte. Il buon
GLOUCESTER Come? Vostra Grazia non ha Kent
118 l’aveva detto, lui, povero esiliato! SCENA V
Tu dici che il re impazzisce; io ti dico, (Sala nel Castello di Gloucester)
amico, che sono quasi pazzo anch’io.
Avevo un figlio, che ora ho bandito Entrano Cornovaglia e Edmund.
dal mio sangue, voleva la mia vita, ora,
appena ora. Lo amavo, amico, CORNOVAGLIA Avrò la mia vendetta prima di
a nessun padre il figlio era più caro. lasciare la sua casa.
Per dirti il vero, il dolore mi ha toccato EDMUND È possibile mio signore, ch’io venga
la mente. Che notte è questa! Supplico criticato per aver subordinato la natura alla
Vostra Grazia – lealtà: è qualcosa che a pensarci mi spaventa.
LEAR CORNOVAGLIA Ora mi rendo conto che non è stata
Oh, vi chiedo pietà, signore. Concedetemi, soltanto la malvagia disposizione di tuo fratello
nobile filosofo, la vostra compagnia. a fargli cercare la sua morte, ma una trama
EDGAR ambiziosa messa in atto da una riprovevole
Tom ha freddo. malvagità anche in tuo padre.
KENT EDMUND Sorte maligna, la mia, se debbo
Da questa parte mio signore. pentirmi di essere onesto. Questa è la lettera
LEAR di cui parlava e che lo dimostra una spia
Con lui voglio stare con il mio filosofo. del Francia. Oh, volessero i Cieli che questo
KENT tradimento non ci fosse, o che non fossi io a
Ehi, tu, vieni, vieni con noi. scoprirlo.
LEAR CORNOVAGLIA Vieni con me dalla Duchessa.
Avanti, buon Ateniese. EDMUND Se ciò di cui si parla in questo foglio
GLOUCESTER è vero avete in mano una grossa carta.
Niente parole, niente parole! Ssst. CORNOVAGLIA Vero o falso, ti ha fatto Conte di
EDGAR Un cavallo per cavalcare, armi da Gloucester. Cerca di sapere dov’è tuo padre, in
portare, modo che sia pronto per la cattura.
Topi e ratti da mangiare EDMUND (a parte) Se lo trovo ad aiutare Lear,
Ecco il cibo di Tom, questo rafforzerà i suoi sospetti. (Ad alta voce)
Dan dan, sento il sangue di Britan Persevererò nella mia linea di lealtà, anche se il
(Escono) conflitto tra questa e il mio sangue è duro.
CORNOVAGLIA Avrò fiducia in te, e tu troverai nel
mio affetto un padre più caro.
(Escono)
SCENA VI KENT 119

(Stanza in una casa di campagna presso il Come state, signore? Non rimanete in piedi
Castello) stupefatto. Non volete stendervi?
LEAR

Entrano Gloucester e Kent Voglio vedere il loro processo, prima.


Entrino i testimoni (A Edgar) Tu, togato
GLOUCESTER Cercherò di accrescere il conforto ministro di giustizia, prendi il tuo posto.
come posso. Non starò via molto. (Al Matto) E tu, suo degno collega nel giudizio,
KENT Tutti i poteri del suo intelletto hanno siedigli accanto.
ceduto alla sua furia. Gli Dei ricompensino la (A Kent) Tu fai parte
vostra bontà. della corte: siedi anche tu.
(esce Gloucester) EDGAR

Lavoriamo con giustizia.


Entrano Lear, Edgar e il Matto Purr, il gatto è grigio
LEAR Cominciamo con lei. È Goneril.Qui
EDGAR Prega, innocente, e guardati dal giuro davanti a questa onorevole assemblea che
turpe demonio. ha preso a calci il povero Re suo padre.
MATTO Ti prego, Zietto, dimmi se un pazzo MATTO

è un gentiluomo o un borghese. Venite qui, madama. Vi chiamate Goneril?


LEAR LEAR

Un Re, un Re! Non può negarlo.


MATTO No! È un borghese che ha un MATTO

gentiluomo come figlio, perché è pazzo quel Vi chiedo scusa, vi avevo preso per uno
borghese che fa di suo figlio un gentiluomo sgabello.
prima di lui. LEAR

LEAR Ed eccone un’altra il cui viso distorto


Averne mille! dice di che stoffa è fatto il suo cuore.
EDGAR Fermatela! Armi, Armi! Spada! Fuoco!
Il turpe demonio mi morde la schiena. Qui c’è corruzione! Falso giustiziere,
LEAR perché l’hai lasciata fuggire?
Le cito subito in giudizio. EDGAR

(A Edgar) Vieni, siediti qui, dottissimo giudice. Benedetti i tuoi cinque sensi!
(Al Matto) Tu, sapiente signore, siedi qui. Ora KENT

voi, volpi! O pietà! Signore, dov’è ora la pazienza


EDGAR Guardate come sta fermo e ci fissa! di cui tanto spesso vi siete vantato?
120 EDGAR (a parte) GLOUCESTER

Le mie lacrime cominciano a prendere a tal Ti prego, buon amico, prendilo tra le braccia:
punto ho sentito d’un complotto mortale contro di lui.
le sue parti, che danneggiano il mio C’è una lettiga pronta; stendilo là
travestimento. e muovi verso Dover, amico, dove avrai
LEAR Buona accoglienza e protezione. Solleva il tuo
I cagnetti tutti mi abbaiano contro. padrone:
EDGAR se ritarderai di mezz’ora, la sua vita, la tua
Tom gli tirerà dietro la testa. e quella di quanti si offrono di difenderlo,
Ecco gli getto dietro la testa troveranno morte sicura. Su, su, seguimi,
Tutti i cani saltano via ti guiderò dove potrai ricevere i primi aiuti.
Do, de, de, de Scio! Avanti in marcia verso le KENT

veglie, le fiere e i mercati. Povero Tom il tuo La natura oppressa dorme. Questo riposo
corno è secco. avrebbe potuto come un balsamo lenire
LEAR Si faccia l’autopsia a Regan, vediamo i tuoi nervi spezzati, che sarà arduo curare
che cosa le cresce intorno al cuore. C’è una se non soccorrono le circostanze. (Al Matto) Su,
qualche causa naturale che renda i cuori così aiuta
duri? (A Edgar) Voi, signore, vi arruolo tra i a trasportare il tuo padrone; non devi
miei cento. Solo che non mi piace la foggia dei restare indietro.
vostri abiti. Voi direte che sono persiani: ma GLOUCESTER

cambiateli. Avanti, avanti, via!


KENT Ora, mio buon signore, stendetevi e (Escono Kent, Gloucester e il Matto,
riposate un poco. trasportando via il Re)
LEAR Non fate rumore, non fate rumore. EDGAR

Tirate il sipario. Così, così. Andremo a cena al Quando vediamo chi è più grande di noi
mattino. sopportare i nostri mali, quasi non sentiamo
MATTO E io andrò a letto a mezzogiorno. nemiche
le nostre sventure.
Rientra Gloucester Come la mia pena mi sembra leggera
e sopportabile quando ciò che piega me
GLOUCESTER fa curvare il Re: per lui le figlie,
Vieni qui, amico. Dov’è il mio Re? per me mio padre. Via, Tom!
KENT Attento alle discordie dei grandi, e rivelati
Qui, signore; ma non disturbatelo, è fuor di quando la falsa calunnia, i cui pensieri
senno. ingiusti ti diffamano, sarà smentita
dalla verità delle tue prove, e tu riabilitato. (Escono Goneril, Edmund e Oswald) 121

Accada stanotte quel che vuole, purchè il Re Gloucester!


sia salvo! Nasconditi, nasconditi! Sebbene non possiamo
(Esce) metterlo a morte senza un processo formale,
tuttavia il nostro potere s’inchinerà alla nostra
SCENA VII collera,
(Sala nel Castello di Gloucester) che gli uomini possono biasimare ma non
controllare. Chi è là? Il traditore?
Entrano Cornovaglia, Regan, Goneril, Edmund e
servi Rientrano i servi con Gloucester prigioniero.

CORNOVAGLIA (A Goneril) Recatevi al più presto da REGAN

Monsignore vostro marito. Mostrategli questa Volpe ingrata, è lui!


lettera. L’esercito di Francia è sbarcato. Cercate CORNOVAGLIA

il traditore Gloucester. Legatelo come un ladro. Legategli strette le braccia rinsecchite.


Portatelo davanti a noi. GLOUCESTER

(Escono alcuni dei servi) Cosa intendono le Vostre Grazie? Ricordate,


REGAN Impiccatelo all’istante miei buoni amici, che siete miei ospiti.
GONERIL Strappategli gli occhi! Non trattatemi male, amici.
CORNOVAGLIA Lasciatelo al mio sfavore. Edmund, CORNOVAGLIA

accompagna nostra cognata. Le vendette Legatelo, dico.


che siamo costretti a prenderci su tuo padre (I servi lo legano)
traditore non sono fatte perché tu le veda. REGAN

Stretto, stretto! Una sedia! Sporco traditore!


Entra Oswald GLOUCESTER

Non io, spietata signora.


E allora? Dov’è il Re? CORNOVAGLIA

OSWALD Legatelo alla sedia. Canaglia, ora vedrai-


Il signore di Gloucester lo ha fatto fuggire GLOUCESTER

verso Dover: lì si vanta di avere amici bene Io sono il vostro ospite;


armati. con mani di banditi non dovreste far violenza
GONERIL ai miei favori ospitali. Che intenzioni avete?
Addio, dolce signore, addio, sorella. CORNOVAGLIA

CORNOVAGLIA Su, signore, che lettere avete


Edmund, addio ricevuto ultimamente dalla Francia?
122 REGAN CORNOVAGLIA

Rispondete con franchezza, conosciamo la Impediamo che veda di più. Via,


verità. gelatina ignobile! Dov’è la tua lampada, ora?
CORNOVAGLIA GLOUCESTER

E che rapporti avete con i traditori Tutto è buio e senza consolazione.


appena sbarcati nel regno? Dov’è mio figlio Edmund? Accendi, Edmund,
REGAN tutte le faville della natura per vendicare
Nelle mani di chi avete mandato questo atto orrendo.
il Re lunatico? Parlate. CORNOVAGLIA

GLOUCESTER Scellerato traditore! Tu chiami


Ho ricevuto una lettera con qualche congettura colui che ti odia. È stato lui a rivelarci
che veniva da uno di parte neutrale i tuoi tradimenti, lui troppo buono
e non da uno a voi ostile. per avere pietà di te.
CORNOVAGLIA GLOUCESTER

Astuto Oh, la mia follia! Allora Edgar


REGAN è stato calunniato. O Dei benigni,
E falso. perdonate me e aiutate lui!
CORNOVAGLIA CORNOVAGLIA

Dove hai mandato il Re? Ttrovati col naso la strada per Dover.
GLOUCESTER

A Dover
REGAN

Perché a Dover?
GLOUCESTER

Non voleva vedere le tue unghie crudeli


strappargli i poveri vecchi occhi;
né la tua feroce sorella affondare
le sue zanne di cinghiale nella sua carne consacrata.
Ma io vedrò la vendetta alata
raggiungere tali figlie.
CORNOVAGLIA

Vederla non potrai mai. Metterò il piede


su questi tuoi occhi.
REGAN

Una parte riderà dell’altra. Anche l’altro!


ATTO IV GLOUCESTER 123

Io non ho strada e perciò non ho bisogno


SCENA I (Brughiera) di occhi; quando vedevo ho inciampato.
Si osserva spesso che ciò che abbiamo
ci danneggia e ciò che ci manca si dimostra
Entra Edgar utile. O caro figlio Edgar,
nutrimento dell’ira di tuo padre ingannato!
Potessi vivere tanto da vederti al tatto,
EDGAR direi che ho di nuovo gli occhi.
Meglio così, tuttavia: sapere EDGAR (a parte)
d’essere disprezzato piuttosto che stare O Dei! Chi può dire “Sono al peggio”?
ancora peggio, disprezzato senza saperlo. Nio non siamo al peggio finchè possiamo dire
La cosa più bassa e priva di fortuna “questo è il peggio”.
ha ancora una speranza, VECCHIO

il mutamento più lamentevole è dal meglio: È il povero Tom, il pazzo. Dove vai, amico?
il peggio torna al sorriso. GLOUCESTER

E allora vieni aria senza sostanza È un mendicante?


che qui abbraccio. Lo sventurato che VECCHIO

hai soffiato nel peggio, non deve nulla Mendicante, e anche pazzo.
alle tue raffiche. GLOUCESTER

Ma chi viene? Un po’ deve ragionare, chè altrimenti


non potrebbe mendicare. Durante il temporale
Entra Gloucester, condotto da un Vecchio. della notte scorsa ho visto un tale
che mi ha fatto pensare all’uomo come
Mio padre, con questa scorta? O mondo, ad un verme. Mi è venuto in mente mio figlio;
mondo. eppure la mia mente, allora, non gli era
O mondo! Se i tuoi assurdi mutamenti amica. Da allora ho imparato di più.
non ci spingessero ad odiarti, la vita Noi siamo per gli Dei come le mosche per i
non cederebbe alla vecchiaia. monelli:
GLOUCESTER ci ammazzano per il loro spasso.
Vattene, buon amico, EDGAR (a parte)
a me il tuo conforto non può fare alcun bene, Come può essere? Brutto mestiere,
a te può fare male. quello di chi al dolore deve fare
VECCHIO da buffone, facendo adirare se stesso
Ma voi non vedete la strada. e gli altri. (Ad alta voce) Dio ti benedica,
124 padrone! con tutti i loro colpi. Che io sia sventurato
GLOUCESTER rende te più felice. Conosci Dover?
È l’uomo nudo? EDGAR

VECCHIO Sì, padrone.


Sì, mio signore. GLOUCESTER

GLOUCESTER C’è una scogliera il cui alto capo


Ti prego, allora, vattene. ricurvo guarda impaurito l’abisso
VECCHIO sottostante; basta che tu mi conduca
Ahimè, signore, è pazzo. all’orlo e io riparerò la miseria
GLOUCESTER che sopporti con qualcosa di prezioso che ho
È la piaga dei tempi quando i pazzi con me. Da lì non avrò bisogno di una guida.
guidano i ciechi. Fa’ come ti ho detto, vattene. EDGAR

EDGAR Il povero Tom ha freddo. (A parte) Dammi il braccio. Il povero Tom ti guiderà.
Non so più recitare questa parte. (Escono)
GLOUCESTER

Vieni qui, amico.


EDGAR (A parte) SCENA II
Eppure devo. Benedetti i tuoi dolci occhi, (Davanti al Palazzo del Duca di Albany)
sanguinano.
GLOUCESTER Entrano Goneril e Edmund
Conosci la strada per Dover?
EDGAR Ogni varco e porta, pista per i cavalli GONERIL

e sentiero per uomini. Al povero Tom hanno Benvenuto, mio signore. Mi stupisce che il
fatto tanta paura che è andato fuor di senno: nostro
guardati, figlio di un uomo buono, dal turpe mite marito non ci sia venuto incontro.
demonio. Cinque demoni sono entrati insieme (entra Oswald)
nel povero Tom: quello della lussuria, Obidicut; Ebbene dov’è il tuo padrone?
Hoberdidance, principe del silenzio; Mahu, dei OSWALD

ladri; Modo, degli assassini; Flibbertigibbet, Dentro, signora: ma un uomo non è mai
degli smorfiosi e dei damerini che da allora cambiato tanto. Gli ho detto dell’esercito
possiede cameriere e dame di compagnia. Sii ch’era sbarcato: ha sorriso. Gli ho detto
benedetto, padrone! che voi stavate venendo. Ha risposto: “Tanto
GLOUCESTER peggio”.
Ecco, prendi questa borsa, tu Quello
che le piaghe del cielo hanno umiliato che gli dovrebbe dispiacere sembra rallegrarlo;
quello che è giusto, offenderlo. che cosa avete compiuto? Un padre, 125

GONERIL (A Edmund) È stato un grande errore, un vecchio gentile e buono la cui riverenza
cavati gli occhi a Gloucester, lasciarlo in vita. persino l’orso tirato per il naso leccherebbe,
Andate a finire la sua vita di buio e controllate voi barbare, degeneri, avete fatto impazzire un
la forza dei nemici.Prendete questo. Non padre.
parlate. E il mio buon Cornovaglia ha potuto
(Dandogli un pegno) sopportarlo?
Piega il capo. Se osasse parlare, Un uomo, un principe da lui tanto beneficato?
questo bacio tenderebbe il tuo spirito al cielo. GONERIL

Pensaci, e addio. Oh, uomo dal fegato di latte, che porti


EDMUND una guancia per gli schiaffi e una testa per le
Vostro nei ranghi della morte. offese.
GONERIL Dov’è il tuo tamburo? Il re di Francia
Mio carissimo Edmund! (Esce Edmund) dispiega le sue bandiere nella nostra terra
Oh la differenza tra uomo e uomo! silenziosa, con elmo piumato prende
A te sono dovuti i servigi di una donna: a minacciare il tuo stato, mentre tu, sciocco
Il mio corpo è usurpato da un pagliaccio. moralista, te ne stai seduto ed esclami:
OSWALD “Ahimè, perché mai fa così?”
Signora, viene il Duca. ALBANY

(Esce) Guardati, diavolo! La smorfia è meno orrenda


Entra Albany in un demonio che in una donna.
GONERIL

GONERIL O inutile idiota!


Forse valgo ancora un fischio. ALBANY

ALBANY La tua forma di donna ti protegge.


O Goneril! Tu non vali la polvere che il vento GONERIL

soffia sul tuo viso. Temo Al diavolo la tua maschilità – miao!


le tue inclinazioni: la natura che disprezza
la propria origine non può essere frenata. Entra un Messaggero.
GONERIL

Basta – questa predica è insulsa. ALBANY

ALBANY Che novità?


Saggezza e bontà sembrano vili ai vili. MESSAGGERO

Gli immondi gustano solo se stessi. Che cosa Mio buon signore, il duca di Cornovaglia
avete fatto? Tigri, non figlie, è morto. Aveva cavato a Gloucester gli occhi
126 e un servo lo ha ucciso. GENTILUOMO

ALBANY Sì, una volta o due ha esalato


Gli occhi di Gloucester!. la parola “padre”, ansimando, come se
Gloucester, io vivrò per ringraziarti dell’amore le opprimesse il cuore. Ha gridato: “Sorelle!
che hai mostrato al Re e per vendicare i tuoi Sorelle! Vergogna delle donne! Padre! Come?
occhi. Vieni qui, amico, dimmi che altro sai. Nel temporale? Di notte? Più non si abbia
(Escono) fede nella pietà!” E lì scosse
la sacra acqua dai suoi occhi celesti,
irrorando il grido. Poi si allontanò
per trattare col dolore da sola.
SCENA III (Il campo francese vicino Dover) KENT

Sono le stelle, le stelle lassù,


Entrano Kent e un Gentiluomo a governare la nostra condizione. Altrimenti
la stessa coppia non potrebbe generare
KENT La lettera ha suscitato in Cordelia frutti così diversi. Da allora
dolore? non le avete più parlato?
GENTILUOMO GENTILUOMO

Sì, signore: l’ha presa, l’ha letta No.


in mia presenza, e di tanto in tanto KENT

una grande lacrima le scendeva lungo Buon signore, il povero, tormentato


la guancia delicata. Sembrava Lear è qui. A volte ricorda,
regina d’una passione che, ribelle, nei suoi momenti migliori, perché siamo qui
cercasse di diventare il suo re. e in nessun modo vuole vedere sua figlia.
KENT GENTILUOMO

Era commossa! Perché, buon signore?


GENTILUOMO KENT

Pazienza e dolore Una sovrana vergogna lo trattiene: la crudeltà


lottavano per chi dovesse renderla più bella. che tolse a lei la sua benedizione,
Avete visto sole e pioggia insieme: la spinse verso pericoli stranieri, cedendo
così le sue lacrime e i suoi sorrisi, i suoi diritti alle figlie dal cuore di cane
ma con più grazia. punge il suo animo
In breve, il dolore sarebbe una rarità con tanto veleno che una vergogna cocente
da tutti amata, se a tutti si addicesse così. lo tiene lontano da Cordelia.
KENT GENTILUOMO

Non ha parlato, non ha fatto domande? Povero Signore!


KENT marciano verso di noi. 127

Quando potrò rivelarmi CORDELIA

non vi pentirete di questa conoscenza. Lo sapevamo. Siamo preparati


Vi prego, venite con me. ad affrontarle. O caro padre,
(Escono) è per causa tua che sono qui. Per questo
SCENA IV (La stessa) il grande Francia ha avuto compassione
delle mie lacrime dolenti ed importune.
Entrano, con tamburi e stendardi, Cordelia, e Nessuna gonfia ambizione spinge
soldati. le nostre armi, ma amore, amore vero,
e il diritto del nostro vecchio padre. Presto
CORDELIA possa io sentirlo e vederlo!
Ahimè, è lui! Proprio ora l’hanno incontrato, (Escono)
pazzo come il mare in tempesta, che a piena
voce
cantava, incoronato di malerba, SCENA VI (Campagna nei pressi di Dover)
lappole, cicuta, ortiche, loglio, e d’ogni erbaccia
che cresce nel frumento che ci nutre. Entra Gloucester, con Edgar vestito da contadino
Cercate in ogni acro del campo erboso
e portatelo davanti ai nostri occhi. GLOUCESTER

(Esce un ufficiale) Quando arriverò in cima alla montagna?


Cosa può la sapienza dell’uomo per ridargli EDGAR

il senso di cui fu privato? Chi l’aiuta State già salendo. Che fatica!
si prenda tutta la mia ricchezza. GLOUCESTER

Voi tutti, segreti benedetti, voi tutte, Mi sembra d’essere in pianura.


virtù sconosciute della terra, sgorgate EDGAR

con le mie lacrime! Siate d’aiuto La strada è terribilmente ripida.


e rimedio alla sventura di un uomo buono! Ascoltate! Sentite il mare?
Cercatelo, cercatelo, affinchè la sua furia GLOUCESTER

senza controllo non distrugga la vita Per la verità, no.


che manca dei mezzi per guidarla. EDGAR

Gli altri vostri sensi sono resi imperfetti


Entra un messaggero dal dolore degli occhi.
GLOUCESTER

MESSAGGERO Può darsi che sia così. Mi sembra


Novità, signora. Le forze di Cornovaglia e Albany che la tua voce sia mutata, e che tu parli
128 e ragioni meglio di prima. EDGAR (A parte)
EDGAR Se gioco con la sua disperazione
Vi ingannate di molto. In nulla sono mutato è solo per guarirla.
se non negli abiti. GLOUCESTER (Inginocchiandosi)
GLOUCESTER O Dei potenti!
Mi sembra che tu parli meglio. Rinuncio a questo mondo e davanti ai vostri
EDGAR occhi
Avanti, signore, il posto è qui. mi scuoto con pazienza di dosso la mia
Fermatevi! Gettare gli occhi così in basso fa paura grande afflizione. Edgar,
e la testa gira! I corvi e le cornacchie se vive, beneditelo! E ora addio, amico.
che volano a mezz’aria sembrano grandi appena EDGAR

come scarafaggi. I pescatori che camminano Vado, signore, addio.


sulla riva (Gloucester si getta in avanti e cade)
sembrano topi, e il grande bastimento E però può darsi che il pensiero lo derubi
che sta all’ancora è come una scialuppa, del tesoro della vita, se la vita stessa
e la scialuppa una boa troppo piccola cede al furto. Fosse stato
per la vista. L’onda mormorante che s’abbatte dove pensava, ora il pensiero
sugli innumerevoli immobili ciottoli sarebbe passato. Vivo o morto?
da quassù non si può udire. Non guardo più, Signore! Amico! Mi sentite, signore?
per paura che il cervello impazzisca e la vista Parlate – potrebbe morire davvero.
offuscata mi getti giù a capofitto. Ma rinviene, Chi siete, signore?
GLOUCESTER GLOUCESTER

Mettimi dove stai tu. Via, lasciatemi morire.


EDGAR EDGAR

Datemi la mano. Ora siete a un passo Se fossi stato altro che ragnatela,
dal limite estremo. Per tutto ciò che esiste piume, aria, precipitando giù per tante
sotto la luna, da lì non salterei. tese, ti saresti rotto come un uovo.
GLOUCESTER Ma tu respiri, hai una sostanza dura,
Lascia la mano.Vattene, ora. non sanguini, parli, sei intero. Dieci
Dimmi addio, e fammi sentire alberi maestri uno sull’altro
che te ne vai. non fanno l’altezza da cui tu a perpendicolo
EDGAR sei caduto. La tua vita è un miracolo.
Allora addio, buon signore. Parla di nuovo.
GLOUCESTER GLOUCESTER

Con tutto il cuore. Ma sono caduto o no?


EDGAR selvatici. 129

Dalla cima paurosa di questo bastione di gesso.


Guarda lassù! L’allodola stridente Una mente sana non consentirebbe
Non si può più né vedere né sentire. Guarda su. a chi la possedesse di vestirsi così.
GLOUCESTER LEAR No, non possono accusarmi di battere moneta
Ahimè, io non ho occhi. falsa: io sono il Re.
La sventura è dunque privata del beneficio EDGAR O vista che spezza il cuore!
di finire se stessa con la morte? LEAR La natura è al di sopra dell’arte, su
EDGAR quel punto. Ecco il denaro per le reclute. Quel
Datemi il braccio. tipo maneggia l’arco come uno spventapasseri.
Su, così. Come va? Vi sentite le gambe? Guarda, guarda! Un topo. Zitti, zitti. Ecco il
State in piedi. mio guanto: mi batterò con un gigante. Fate
GLOUCESTER avanzare gli alabardieri. Bel volo, uccello!
Troppo bene, troppo bene. A bersaglio, a bersaglio! Iuuh! La parola
EDGAR d’ordine.
Questo è al di là di ogni prodigio. Cos’era EDGAR Dolce maggiorana.
che in cima alla scogliera si staccava da voi? LEAR Passate.
GLOUCESTER GLOUCESTER Quella voce la conosco.
Un povero mendicante sfortunato. LEAR Ah! Goneril con la barba bianca!
EDGAR Mi hanno lisciato come un cane. Dire “si” e
Stando quaggiù mi pareva che i suoi occhi “no” a tutto quello che dicevo. “Si” e insieme
fossero due lune piene; aveva “no” non era una buona teologia. Ma quando la
mille nasi, corna ritorte. Era pioggia è venuta a bagnarmi e il vento a farmi
un qualche demonio. Padre felice, battere i denti, quando il tuono non ha taciuto
pensa perciò che gli dei al mio comando: allora li ho scoperti, allora li
purissimi ti hanno salvato. ho stanati. Via, non sono uomini di parola; mi
GLOUCESTER hanno detto che ero tutto. È una menzogna.
Ricordo, adesso. D’ora in avanti Non sono a prova di febbre.
sopporterò l’afflizione finchè essa stessa non GLOUCESTER

gridi Il tono di quella voce lo ricordo bene.


“basta, basta!”, e muoia. Non è il Re?
EDGAR LEAR

Ma chi viene? Sì, il Re, ogni particola un Re.


Se lo fisso, guarda come il suddito trema.
Entra Lear, fantasticamente vestito di fiori A quell’uomo faccio grazia della vita.
130 Qual era la sua colpa? L’adulterio? LEAR

Non morirai. Morire per adulterio? I tuoi occhi li ricordo abbastanza bene.
Lo scricciolo lo commette, e la minuscola Mi guardi storto? Leggi questa sfida:
mosca dorata pecca di lussuria osserva la calligrafia.
alla mia vista. Prosperi la copula! GLOUCESTER

Il figlio bastardo di Gloucester fu più buono Se tutte le tue lettere fossero soli,
verso suo padre delle mie figlie generate non li potrei vedere.
tra lenzuola legittime. Avanti, lussuria, EDGAR (a parte)
ammucchiatevi! Se me lo dicessero, non ci crederei.
Mi mancano soldati. Guardate quella dama che Ma è così; e il mio cuore si spezza.
sorride LEAR

come se tra le sue gambe ci fosse neve, Leggi


che biascica virtù e scuote la testa GLOUCESTER

nell’udire il nome del piacere – nemmeno Come? Con le orbite vuote?


la puzzola e lo stallone ingrassato vi si danno LEAR Oh, sei anche tu come me? Niente
con appetito più sfrenato del suo. Dalla vita in occhi nella testa, niente denaro nella borsa? E
giù pure vedi come va il mondo.
sono Centauri, anche se sopra sono donne. GLOUCESTER Lo vedo a tentoni
Ma la proprietà degli Dei arriva alla cintura: LEAR Sei pazzo? Come va questo mondo
sotto è tutto del demonio: lì è l’inferno, si può vederlo senza occhi. Guarda con le
lì le tenebre, lì il pozzo orecchie. Vedi come quel giudice rampogna quel
di zolfo – consumazione che brucia, ladruncolo? Porgi l’orecchio: cambiamo posto
ferisce, puzza. Via, via, via! Puah, puah! e, hoplà, qual è il giudice e qual è il ladro? Hai
Dammi un’oncia di zibetto, buon farmacista, mai visto il cane di un contadino abbaiare a un
per profumare la mia immaginazione. mendicante?
Ecco del denaro per te. GLOUCESTER Sì, signore.
GLOUCESTER LEAR

Oh, lasciatemi baciare quella mano! E la creatura umana che scappava davanti alla
LEAR bestia?
Fammela pulire, prima: puzza Lì potresti vedere
di mortalità. la grande immagine dell’Autorità:
GLOUCESTER un cane viene obbedito nell’esercizio
O capolavoro in rovina della Natura! delle sue funzioni.
Questo grande mondo si consumerà nel nulla. Tu, maledetto aguzzino, ferma
Mi riconoscete? la mano sanguinaria! Perché frusti
quella puttana? Scopriti la schiena: ammazza, 131

tu ardi dal desiderio di fare con lei ammazza, ammazza!


quello per cui la frusti. L’usuraio
impicca l’imbroglione. I vestiti stracciati Entra un Gentiluomo con dei servi.
fanno vedere i più piccoli vizi:
i mantelli e le pellicce nascondono tutto. GENTILUOMO

Nessuno è colpevole, nessuno, dico, Oh, eccolo! Prendetelo. Signore,


nessuno: li assolvo io. Credimi, la vostra amatissima figlia
amico mio, io ho il potere LEAR

di sigillare le labbra di chi accusa. Procurati Nessun aiuto? Cosa? Prigioniero?


occhi di vetro e, da furbo politicante, Sono proprio lo zimbello della Fortuna.
fa finta di vedere le cose che non vedi. Trattatemi bene – avrete il riscatto.
Su, su, su, su! Voglio dei chirurghi: sono ferito al cervello.
Toglietemi gli stivali! Più forte, più forte – così. GENTILUOMO

EDGAR (a parte) Avrete qualsiasi cosa.


Buon senso e assurdità mischiati insieme, LEAR

ragione nella pazzia! Nessun soccorso? Tutto da solo?


LEAR Questo farebbe di un uomo un uomo di sale,
Se vuoi piangere le mie fortune, prenditi con gli occhi da usare per innaffiare le piante,
i miei occhi. Ti conosco abbastanza bene; sì, e per bagnare la polvere dell’autunno.
il tuo nome è Gloucester. Devi aver pazienza: Morirò bravamente come uno sposo novello.
qui siamo venuti piangendo. Tu sai Sì! Sarò allegro! Andiamo, andiamo.
che la prima volta che annusiamo l’aria Io sono un Re, signori, lo sapete?
gridiamo e piangiamo. Ti faccio la predica: GENTILUOMO

attento! Siete regale, e noi vi obbediamo.


GLOUCESTER LEAR Allora c’è ancora vita. Avanti, se lo volete
Ahimè, ahimè, giorno di dolore! dovete prendervelo di corsa. Za, za, za, za.
LEAR (Esce di corsa. I servi lo seguono)
Nascendo piangiamo perché siamo venuti
su questo grande palcoscenico di pazzi. Questo GENTILUOMO

è un buon cappello! Che stratagemma sottile, Spettacolo pietoso nel più umile sventurato,
ferrare di feltro uno squadrone di cavalli. al di là d’ogni dire in un Re.
Farò la prova, e quando di nascosto (esce il Gentiluomo)
piomberò alle spalle di questi miei generi, GLOUCESTER

allora ammazza, ammazza, ammazza, Voi Dei benigni, toglietemi il respiro.


132 Non lasciate che il mio spirito peggiore mio bastone. Te lo dico chiaro.
mi tenti di nuovo a morire prima OSWALD Via, letame!
che piaccia a voi. EDGAR Vi stuzzico i denti, signore. Avanti,
EDGAR dei vostri colpi non m’importa.
Pregate bene, padre. (combattono, e Edgar lo abbatte)
GLOUCESTER OSWALD Mi hai ucciso, schiavo. Prendi la mia
Dite, mio buon signore, chi siete? borsa.
EDGAR Sepellisci il mio corpo
Un pover’uomo domato dai colpi della Fortuna, e consegna la lettera che mi trovi addosso
che, grazie ai dolori che ha conosciuto a Edmund, conte di Gloucester. Cercalo
e provato, è incline alla pietà. nel campo inglese. O morte, morte
Datemi la mano, vi guiderò a un rifugio. troppo precoce.
GLOUCESTER (muore)
Grazie di cuore, e vi si aggiungano EDGAR

la ricompensa e generosità del cielo. Ti conosco bene: una canaglia servizievole,


fedele ai vizi della tua padrona
Entra Oswald quanto il male può desiderare.
GLOUCESTER

OSWALD Cosa? È morto?


Il fuggiasco con la taglia! Che fortuna! EDGAR

Quella tua testa senza occhi s’è fatta carne Sedetevi, padre, riposatevi.
Per accrescere le mia sostanze. Mi dispiace soltanto che non abbia avuto un
E già sguainata la spada che ti deve distruggere. altro boia
GLOUCESTER (Legge)
Possa la tua mano amica metterci Amato Edmund ricordiamo i nostri reciproci
abbastanza forza. voti. Tu hai molte occasioni per liquidare mio
(Si interpone Edgar) marito. Se torna vincitore non si è concluso
OSWALD niente: io sarò la prigioniera e il suo letto il mio
Come osi, tu, villano sfrontato, carcere. Liberami dal suo calore odioso e per le
aiutare un pubblico traditore? tue fatiche prendi il suo posto. La tua – moglie,
EDGAR Buon signore, andate per la vostra vorrei dire – serva affezionata. GONERIL
strada e lasciate passare la povera gente. Se O spazio smisurato delle voglie delle donne!
dovessi aver paura di un fanfarone, sarei morto Un complotto contro la vita del suo virtuoso
da due settimane. Ehi, non ti avvicinare al marito,
vecchio o proverò se è più dura la tua mela o il e mio fratello in cambio! Qui nella sabbia
ti seppellirò, nel posto sconsacrato KENT 133

di assassini lussuriosi. Perdonate, cara ignora, ma venir riconosciuto


(Tamburi in lontananza) guasterebbe il mio piano. Vi chiedo il dono
(Escono) di non riconoscermi finchè il momento
GLOUCESTER e io non lo riterremo opportuno.
Il Re è pazzo: i miei sensi sono tesi CORDELIA E allora sia così, mio buon signore.
al punto che ho chiara la percezione (A Kent) Come sta il Re?
dei miei enormi dolori! Meglio sarebbe KENT

se fossi folle: i miei pensieri Dorme ancora, signora.


sarebbero separati dei miei mali CORDELIA

e i mali, grazie all’illusione, perderebbero O Dei benigni, curate voi


la coscienza di sé. la grande breccia che si è aperta nella sua
EDGAR natura
Datemi la mano! offesa. Oh riaccordate i sensi
stonati e stridenti di questo padre
ridotto a bimbo.
KENT

SCENA VII (Tenda nel campo francese) Vostra Maestà vuole


che destiamo il Re? Ha dormito a lungo.
Entrano Cordelia, Kent CORDELIA Fatevi guidare dalla vostra sapienza
e procedete come volete. È vestito?
CORDELIA

O tu buon Kent, come farò a vivere Entra Lear in una poltrona portata da servi.
Tanto da poter compensare la tua bontà?
La mia vita sarà troppo breve KENT

e ogni misura mi verrà meno. Rimanete qui, buona signora, mentre


KENT lo risvegliamo. So che starà calmo.
Il riconoscimento, signora, è più che CORDELIA

pagamento. Va bene.
Ogni notizia su di me sia la modesta (Musica)
verità, né più né meno. KENT

CORDELIA Vi prego, avvicinatevi. Quella musica, più forte!


Vestiti meglio. Questi tuoi panni CORDELIA

sono memoria di ore peggiori. O caro padre! Il ristoro deponga


Ti prego, mettili via. la tua medicina sulle mie labbra
134 e questo bacio ripari il male crudele Sei uno spirito, lo so. Dov’è che sei morto?
che le mie due sorelle hanno fatto CORDELIA

alla tua riverenza. È ancora lontano, lontano.


KENT KENT

Buona e cara Principessa! S’è appena svegliato; lasciatelo stare per un


CORDELIA poco.
Era un volto, questo, LEAR

con cui sfidare i venti tra loro in guerra? Dove sono stato? Dove sono?
Da opporre al cupo terrore del tuono La luce del giorno? Che confusione tremenda.
lampeggiante? Al colpo terribile e improvviso Morirei di pietà vedendo un altro
del fulmine veloce? E fargli fare la guardia – in questo stato. Non so che dire.
povero disperso – con quest’elmo sottile? Non giurerei che queste sono le mie mani.
Il cane del mio nemico, quella notte, Vediamo. Sento questa puntura di spillo.
sarebbe stato al mio focolare Vorrei esser sicuro della mia condizione.
anche se mi avessero morso. E tu, CORDELIA

povero padre, dovevi rifugiarti Oh! guardatemi, signore, e alzate la mano


in un capanno coi porci e gli sbandati per benedirmi. No, signore,
sulla paglia mozzata ed ammuffita? Ahimè, non dovete inginocchiarvi.
ahimè! È un miracolo che la tua vita LEAR

non sia finita insieme alla tua mente. Vi prego, non burlatevi di me. Io
Si sveglia. Parlategli voi. sono un vecchio svanito e molto sciocco.
KENT E, per parlar chiaro, temo di non avere la testa
Signora, fatelo voi; è meglio. a posto.
CORDELIA Mi pare che dovrei conoscere voi
Come sta il mio regale signore? Come si sente e conoscere quest’uomo: eppure sono in dubbio,
Vosta Maestà? soprattutto perché non so che posto è questo
LEAR né so dove ho alloggiato la notte scorsa.
Mi fate torto a tirarmi fuori dalla tomba. Non ridete di me, perché, quanto è vero
Tu sei un’anima in estasi, ma io che sono un uomo, credo che questa signora
sono legato a una ruota di fuoco, e le mie sia mia figlia Cordelia.
lacrime CORDELIA

scottano come piombo fuso. Lo sono, lo sono!


CORDELIA LEAR

Mi conoscete, signore? Le vostre lacrime sono bagnate?


LEAR Sì, davvero! Vi prego, non piangete.
Se avete veleno per me, lo berrò. 135

So che non mi amate perché le vostre sorelle


mi hanno, a quel che ricordo, fatto torto.
Voi ne avete qualche motivo, loro no.
CORDELIA

Nessun motivo, nessun motivo.


LEAR

Sono in Francia?
KENT

Nel vostro regno, signore.


LEAR

Non ingannatemi.
KENT

Consolatevi, buona signora. Vedete,


in lui la grande furia è stata uccisa.
E tuttavia è pericoloso ricordargli
il tempo che ha perduto. Fatelo ritirare.
Non turbatelo, finchè non sia più calmo.
CORDELIA

L’Altezza Vostra si sente di camminare?


LEAR Dovete aver pazienza, con me.
Vi prego, ora dimenticate e perdonate. Sono
vecchio e folle.
(Escono Lear, Cordelia, Kent e servi)
136 ATTO V chiamare chi ve l’ha data. Se sarete sconfitto,
il vostro rapporto col mondo sarà chiuso
SCENA I e finita ogni macchinazione. Buona fortuna.
(Il campo inglese vicino Dover) ALBANY

Rimani finchè abbia letto la lettera.


Entrano, con tamburi e stendardi, Edmund, Regan, EDGAR

ufficiali, soldati e altri. Non posso. Quando sarà il momento,


fate l’annuncio e io riapparirò.
REGAN ALBANY

Ora, dolce signore, conoscete Addio, allora. Leggerò il tuo foglio.


il bene che m’aspetto per voi. Ditemi – (Esce Edgar)
ma veramente, voglio solo la verità – Rientra Edmund. Goneril spia
amate mia sorella?
EDMUND EDMUND

D’un affetto rispettoso. Il nemico è in vista. Schierate le vostre forze.


REGAN

Temo che vi siate congiunto a lei. ALBANY Ho udito che il Re si è ricongiunto


EDMUND con sua figlia e con altri che abbiamo costretto
No, sul mio onore. a fuggire. Quando non sono giusto non sono
REGAN capace di lottare.
Non lo sopporterei; mio caro signore, GONERIL

non siate intimo con lei. Dovete far presto.


EDMUND ALBANY

Non temete. Ci affretteremo.


(Esce)
Mentre escono, entra Albany e Edgar, travestito. EDMUND

A entrambe queste sorelle ho giurato il mio


EDGAR amore.
Se mai Vostra Grazia ha dato udienza a un Ciascuna diffida dall’altra, come
uomo chi è stato morso diffida dalla vipera.
così povero, ascoltate una parola. Quale delle due debbo prendere? Entrambe?
ALBANY (Escono Edmund, Regan) Parla. Una? O nessuna delle due? Non posso
EDGAR avere nessuna delle due se entrambe
Prima di combattere la battaglia, leggete rimangono vive. Prendere la vedova
questa lettera. Se vincerete, fate esaspera fino a farla impazzire sua sorella
Goneril, e finchè vive suo marito non potrò SCENA III 137

prendermi quest’altra. Per ora, dunque, (Campo inglese vicino Dover)


useremo l’autorità di lui per la battaglia;
dopo, quella che se ne vuole liberare Entrano vincitori, con tamburi e stendardi,
escogiti il modo per liquidarlo alla svelta. Edmund, con Lear e Cordelia prigionieri, ufficiali,
Quanto alla misericordia che lui intende soldati ecc.
mostrare
per Lear e per Cordelia, finita la battaglia, EDMUND

e loro nelle nostre mani, mai Si faccia buona guardia, finchè


vedranno la sua grazia, perché a me spetta non siano conosciute le decisioni di coloro
difendere il mio stato, non cavillarci sopra. che debbono giudicarli.
(Esce) CORDELIA

Non siamo i primi che con le intenzioni migliori


hanno sofferto il peggio; sono infelice per te,
SCENA II (Pianura tra i due campi) Re oppresso; in quanto a me
saprei affrontare il cipiglio della falsa Fortuna.
Entrano Edgar e Gloucester Non vedremo queste figlie? Queste sorelle?
Trombe; poi squilli di ritirata. LEAR

No, no, no, no! Vieni,


EDGAR andiamo in prigione. Noi due da soli canteremo
Via, vecchio! Dammi la mano: via! come uccelli in gabbia; quando tu chiederai
Re Lear ha perso: lui e sua figlia la mia benedizione, io cadrò in ginocchio
sono prigionieri. Dammi la mano, vieni. e chiederò il tuo perdono; così vivremo
GLOUCESTER e pregheremo e canteremo e ci racconteremo
Basta, signore: si può marcire anche qui. antiche storie, e rideremo delle farfalle
EDGAR dorate, e ascolteremo poveri malviventi
Cosa? Ancora cattivi pensieri? parlare delle novità della corte; e anche noi
Gli uomini debbono sopportare parleremo con loro – di chi perde e di chi vince,
l’uscita da qui come la loro entrata. di chi è dentro e di chi è fuori – e prenderemo
Esser maturi è tutto. Vieni. su di noi
GLOUCESTER il mistero delle cose come se fossimo
Anche questo è vero. le spie degli Dei; e tra i muri di una prigione
(Escono) vedremo consumarsi partiti e sette
di potenti, che s’alzano e s’abbassano come
la marea sotto l’influsso della luna.
138 EDMUND ve ne chiedo la consegna, perché siano trattati
Portateli via. secondo un’equa valutazione dei loro meriti
LEAR e della nostra sicurezza.
Su simili sacrifici, mia Cordelia, EDMUND

gettano incenso gli stessi Dei. Signore, ho ritenuto opportuno mandare


Ti ho presa? Chi ci separa dovrà il vecchio e sventurato Re in un luogo
portarsi un tizzone dal cielo e col fuoco di reclusione, e sotto buona guardia.
scacciarci da qui come volpi. Asciuga La sua vecchiaia e ancor più il suo titolo
i tuoi occhi; li divoreranno i malanni hanno la virtù di attirare dalla sua parte
prima che ci facciano piangere. il popolo comune e di volgere le picche
Li vedremo morire di fame, arruolate da noi contro i nostri occhi.
prima. Vieni. Con lui per la stessa ragione ho mandato
(Escono Lear e Cordelia, sotto scorta) Cordelia, e domani, o anche più tardi,
EDMUND sono pronti a comparire dove terrete
Vieni qui, capitano. Ascolta. la vostra udienza. Per ora tutto
Prendi questo foglio; (dandogli un foglio) è sudore e sangue.
seguili alla prigione. ALBANY

Se agirai secondo le istruzioni, ti aprirai la Col vostro permesso, signore, vi considero


strada soltanto un subalterno, in questa guerra,
a nobili fortune. Sappi questo, non un fratello.
che gli uomini sono com’è il tempo; alla spada, REGAN

non s’addice esser teneri. Questo dipende dal favore che noi
All’opera. Attento, io dico intendiamo offrirgli. Generale,
“all’istante”, e tutto va eseguito prendi i miei soldati, i prigionieri, il patrimonio;
come ho scritto qui. disponi di loro, di me;
(Esce) il mondo sia testimone che io
ti creo qui mio signore e padrone.
Fanfara. Entrano Albany, Goneril, Regan, ufficiali GONERIL

e soldati. Intendi godertelo?


ALBANY

ALBANY Impedirlo non sta nella vostra volontà.


Signore, oggi voi avete dimostrato EDMUND

la vostra tempra valorosa e bene Né nella vostra, signore.


la Fortuna vi ha guidato. Avete fatto prigionieri ALBANY

i vostri avversari di questa giornata: Sì, mezzosangue. Edmund,


io ti arresto per alto tradimento, potrà farti giustizia. 139

e, con te, questo serpente dipinto d’oro. Io affermo che tu sei un traditore,
GONERIL che sei falso nei confronti dei tuoi Dei,
È una farsa! di tuo fratello, di tuo padre, che cospiri contro
ALBANY questo nobile principe illustre, e che dalla
Tu sei già armato, Gloucester: suoni la tromba. punta
Se non compare nessuno a dimostrare estrema del tuo capo giù fino alla polvere
contro la tua persona il tuo odioso, manifesto, sotto i tuoi piedi, sei un rospo traditore..
molteplice tradimento, ecco il mio pegno. EDMUND

(Getta un guanto a terra) Prudenza vorrebbe che chiedessi il tuo nome:


REGAN ma poiché i tuoi tratti esteriori sono
Sto male! Sto male! così fini e marziali, e poiché la tua lingua
GONERILLA rivela una buona educazione, quel rinvio
In caso contrario, non mi fiderei del veleno. che potrei tranquillamente ottenere in base
EDMUND al codice della cavalleria, lo disdegno
Ecco il mio scambio e disprezzo. Sul tuo capo rigetto queste accuse,
(Getta un guanto a terra). e con queste menzogne infernali
ALBANY travolgo il tuo cuore: ma poiché le parole
Chi siete? Il vostro nome il vostro titolo, sfiorano e feriscono appena, questa mia spada
e perché rispondete a questo appello? aprirà un varco che le porti all’istante
EDGAR dove riposeranno per sempre. Parlate, trombe!
Sappiate che il mio nome s’è perduto, roso (Squilli. Duello. Edmund cade)
e infettato dal dente del tradimento: eppure GONERIL

sono nobile quanto l’avversario È una trappola, Edmund. Per la legge di guerra
che vengo qui ad affrontare. non sei tenuto a rispondere a un avversario
ALBANY sconosciuto. Non sei stato battuto
Chi è questo avversario? ma ingannato e tradito.
EDGAR ALBANY

Chi è che parla per Edmund, conte di Chiudete la bocca, madama, o ve la chiuderò io
Gloucester? con questo foglio. Vedo che lo riconoscete.
EDMUND GONERIL

Lui stesso. Che vuoi dirgli? E se fosse? Le leggi sono mie, non tue.
EDGAR Chi può accusarmi per questo?
Sguaina la spada, e se le mie parole (esce)
offendono un nobile cuore, il tuo braccio
140 EDMUND per lui, lo salvai dalla disperazione,
Ciò di cui mi avete accusato, l’ho fatto. mai – e fu una colpa – rivelandomi fino
E di più, molto di più: il tempo a mezz’ora fa, quando, armato,
lo renderà manifesto. È finita, e così io. non essendo sicuro, anche se lo speravo,
Ma tu chi sei che su di me hai avuto del successo, gli chiesi di benedirmi
questa fortuna? Se sei nobile ti perdono. e da cima a fondo gli narrai il mio
EDGAR pellegrinaggio; ma il suo cuore incrinato
Scambiamoci la pietà. Per sangue, Edmund, – troppo debole, ahimè, per sopportare il conflitto
io non sono inferiore a te; se superiore, tra i due estremi della passione, gioia
tanto di più mi hai fatto torto. Il mio nome è e dolore – si spezzò in un sorriso.
Edgar, EDMUND

e sono figlio di tuo padre. Questo tuo racconto mi ha commosso, ma


L’oscuro luogo del vizio seguita a parlare:
in cui lui ti generò gli è costato gli occhi. hai l’aria d’avere altro da dire.
EDMUND ALBANY

Hai parlato bene: è vero. La ruota Se c’è altro, e di più triste, taci.
ha compiuto il suo giro: eccomi qua. Già udendo questo sono sconvolto.
ALBANY

Dove ti sei nascosto? Come Entra Kent


hai appreso le sventure di tuo padre?
EDGAR KENT

Avendone cura, mio signore. Ascoltate Dov’è il mio Re?


un breve racconto; e quando l’avrò narrato, ALBANY

possa scoppiarmi il cuore! Per sfuggire Che cosa grande abbiamo dimenticato!
al bando sanguinario che mi incalzava da presso Parla, Edmund, dov’è il Re? E dov’è Cordelia?
- o dolcezza della vita che ci induce (Vengono portati i corpi di Goneril e Regan)
a morire d’ora in ora le pene Vedi questo spettacolo, Kent?
della morte piuttosto che a morire d’un colpo – KENT

imparai a infilarmi negli stracci di un pazzo, Ahimè, che è accaduto?


ad assumere sembianze che gli stessi cani EDMUND

disdegnavano; e in questa veste incontrai Eppure Edmund è stato amato.


mio padre, coi suoi cerchi sanguinanti che Una ha avvelenato l’altra per amor mio
avevano e poi si è uccisa.
appena perduto le loro pietre preziose. ALBANY

Divenni la sua guida, lo condussi, mendicai Coprite i loro visi.


EDMUND che ho mai provato. 141

Mi manca il fiato; ma del bene voglio farlo KENT (inginocchiandosi)


malgrado la mia natura. Fate presto mandate O, mio buon padrone!
subito LEAR

qualcuno al Castello: ho ordinato Vattene, ti prego.


di togliere la vita a Lear, impiccare Cordelia EDGAR

e incolpare del suicidio la sua disperazione. È il nobile Kent, vostro amico.


Su, affrettatevi! LEAR

ALBANY Peste su di voi, assassini, traditori,


Correte, correte! Oh, correte! tutti! Avrei potuto salvarla –
Gli Dei la difendano! Portatelo via di qui. ma se n’è andata per sempre. Cordelia,
(Edmund viene portato fuori) Cordelia, fermati un poco. Ah!
Cos’è che dici? La sua voce è stata sempre
Rientra Lear, con Cordelia, morta, tra le braccia; dolce, gentile e bassa – una cosa
ufficiale. eccellente in una donna. Io ho ucciso
lo schiavo che ti stava impiccando.
LEAR GENTILUOMO

Urlate, urlate, urlate! Oh! È vero miei Signori, lo ha fatto.


Siete uomini di pietra. Se avessi io LEAR

le vostre lingue e i vostri occhi, li userei Voi chi siete?


in modo da far spezzare la volta del cielo. I miei occhi non sono dei migliori, ve lo dico
Lei se n’è andata per sempre; io so francamente.
quand’uno è morto e quando è vivo. Non sei Kent?
Lei è morta come la terra. KENT

Datemi uno specchio: se il suo fiato appanna Proprio lui.


o macchia la pietra, allora è viva. Che dall’inizio del vostro mutamento e declino
KENT ha seguito i vostri tristi passi.
È questa la fine promessa? LEAR

EDGAR Sei il benvenuto qui.


O è l’immagine di quell’orrore? KENT

ALBANY Né io né nessun altro. Tutto è senza gioia,


Tutto cada e finisca! buio e mortale. Le vostre figlie maggiori
LEAR si sono distrutte da sé e sono morte disperate.
Questa piuma si muove: è viva! Se è così, LEAR

è un caso che redime tutti i dolori Sì, ci credo.


142 Entra un ufficiale KENT

Quel che stupisce è che abbia


UFFICIALE sopportato così a lungo. Ha usurpato la sua
Edmund è morto, mio Signore. vita.
ALBANY ALBANY

Questa è un’inezia. Voi, signori, Portateli via. Il nostro primo dovere


e nobili amici, apprendete il nostro intento: è il lutto universale. (A Kent e Edgar) Voi due,
durante la vita di questa antica Maestà, a lui amici
rassegneremo il nostro potere assoluto. della mia anima, governate in questo regno
(A Edgar e Kent) e sanate lo stato piagato.
Voi due restituiamo ai vostri diritti KENT

con quelle aggiunte che i vostri onori Io debbo presto fare un viaggio, signore.
hanno più che meritato. Oh! guardate, Il mio padrone mi chiama, non posso dire di no.
guardate! EDGAR

LEAR Noi dobbiamo accettare il peso


La mia povera creatura è morta impiccata. di questo tempo triste.
No, no, niente vita! Perché un cane, Dire ciò che sentiamo e non
un cavallo, un topo hanno vita e tu ciò che conviene dire.
nemmeno un respiro? Tu non tornerai più. I più vecchi hanno sopportato di più:
Mai, mai, mai, mai, mai più. noi che siamo giovani non vedremo tanto
Vi prego, slacciate questo bottone. Grazie, né tanto a lungo vivremo.
signore. Vedete questo? Guardatela!
Guardate le sue labbra! Guardate là, guardate! Escono (con una marcia funebre)
(Muore)
EDGAR

Viene meno. Mio signore, mio signore! Il testo qui pubblicato riflette gli adattamenti rea-
KENT lizzati per la messa in scena del “Re Lear” diretto
Spezzati, cuore! Ti prego, spezzati. da Antonio Calenda e prodotto dal Teatro Stabile
EDGAR del Friuli-Venezia Giulia nella stagione 2003-
Aprite gli occhi, signore. 2004. La versione intergrale è pubblicata in
KENT William Shakespeare, R E L EAR traduzione di
Non tormentate il suo spirito. Lasciate che Agostino Lombardo, © Garzanti, 2002
passi.
EDGAR

Se n’è andato veramente.


i protagonisti
Roberto Herlitzka Daniela Giovanetti
Re Lear Cordelia

144 Si è diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio Dopo un brillante esordio sul palcoscenico in qualità di
D’Amico e alla scuola di Orazio Costa, con cui ha realiz- danzatrice, inizia la sua carriera di attrice con Le ragazze
zato spettacoli quali Dodicesima Notte di W. Shakespeare di Lisistrata per la regia di Antonio Calenda. Vanno ricor-
e Tre Sorelle di Cechov, Vita nuova di Dante e Prediche di dati inoltre: Alta distensione di Campanile, regia di Antonio
Savonarola. Tra gli innumerevoli spettacoli teatrali ricordia- Calenda, Zoo di vetro di Williams, regia di Vanna Polverosi,
mo: Otello di Shakespeare, Il nipote di Rameau di Diderot, Il sistema Ribadier di Feydeau, regia di Gigi Proietti, La tana
Zio Vania di Cechov per la regia di Gabriele Lavia; Il ven- di Bassetti, per cui ha ottenuto il Premio IDI, Arcobaleno di
taglio di Goldoni e Misura per misura di Shakespeare per Dino Verde, regia di Gino Landi, Il volo del gallo di Bassetti,
la regia di Luigi Squarzina; La locandiera di Goldoni per regia di Marco Maltauro, Rosanero di Cavosi, regia di
la regia di Giancarlo Nanni; Nathan il saggio di Lessing Antonio Calenda (Premio Critica Italiana 1995) e sempre
e Broken glass di Miller per la regia di Mario Missiroli; con lo stesso regista Le due sorelle di Bassetti (Premio
Il misantropo di Molière per la regia di Walter Pagliaro; Randone 1997). Nell’estate 1997 a Taormina Arte ha par-
Zio Vania di Cechov per la regia di Peter Stein; Gelo di tecipato allo spettacolo Heroides.
Bernhard per la regia di Teresa Pedroni. Con Antonio In una coproduzione dell’Ente lirico Giuseppe Verdi di
Calenda è stato un memorabile Prometeo nel testo di Trieste con il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia è
Eschilo, presentato a Siracusa nell’ambito del Festival stata protagonista dell’oratorio Giovanna d’Arco al rogo
del 1994, e sempre con la stessa regia, questa volta pro- di Arthur Honegger e Paul Claudel, regia di Antonio
dotto dal Teatro Stabile del Friuli- Venezia Giulia, pro- Calenda, direzione del M° Julian Kovatchev. Fra gli ulti-
tagonista dell’Edipo a Colono di Ruggero Cappuccio. mi spettacoli teatrali di cui è stata protagonista vanno
Operazione senz’altro da ricordare quella dell’ExAmleto di ricordati Irma la dolce di Alexandre Breffort e Margherite
cui Herlitzka è stato, oltre che l’unico protagonista, anche Monnot e Antigone di Jean Anouilh nella versione italiana
il regista. Nell’edizione dell’Agamennone eschileo messa in e regia di Furio Bordon: produzione del Teatro Stabile del
scena al Teatro Greco di Siracusa nel 2001, ha interpre- Friuli-Venezia Giulia.
tato il toccante ruolo della Scolta. Recente e vivissimo Il regista Alfredo Arias l’ha scelta nel 2002 quale pro-
il successo ottenuto quale protagonista de La mostra, di tagonista di Pallido oggetto del desiderio di René de
Claudio Magris, diretto da Antonio Calenda. Ceccatty, interpretazione che – assieme a quelle recenti
Con lo stesso regista ha interpretato il messaggero ne I di Cassandra nell’Agamennone e di Elettra in Coefore,
Persiani al Teatro Greco di Siracusa nel 2003, spettacolo diretti da Antonio Calenda – le è valsa nel 2003 il Premio
che sarà ripreso nel 2005. Lasciami andare madre lo ha dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro. Il ruolo di
visto recentemente nel ruolo di una donna, diretto da Lina Corifea in Eumenidi le è valso il premio della stampa sici-
Wertmuller. Per quanto riguarda l’attività cinematografica, liana quale miglior interprete femminile dell’intero Ciclo
ha lavorato con molti registi tra i quali possiamo ricorda- di Spettacoli classici al Teatro Greco di Siracusa 2003.
re: Roberto Faenza, Salvatore Piscitelli, Luigi Magni, Paolo
Rosa, Peter Del Monte, Fabio Rosi, Marco Bellocchio, Lina
Wertmüller, Luigi Comencini. Molto premiato per il suo
ultimo impegno sul grande schermo: Buongiorno notte.
Luca Lazzareschi Alessandro Preziosi
Edgar Edmund

Luca Lazzareschi si è diplomato alla Bottega Teatrale di Nato a Napoli il 19 aprile del 1973, Alessandro Preziosi si 145

Firenze diretta da Vittorio Gassman e Giorgio Albertazzi. è laureato in Giurisprudenza presso l’Università Federico
Vincitore del Premio della Critica Teatrale 2002 e del II di Napoli con 110 e lode. Lasciato lo studio legale dove
Premio Randone-Primafila 1999, è stato diretto in teatro lavorava, si è trasferito a Milano, dove si è diplomato
da registi di primo piano: da Gabriele Lavia (in Edipo Re di all’Accademia dei Filodrammatici.
Sofocle, Il Misantropo di Molière, Riccardo II, Otello, Riccardo Ha cominciato a lavorare in teatro nel 1998: è stato scel-
III e Amleto di Shakespeare), Cesare Lievi (Erano tutti miei to per il ruolo di Laerte nell’ Amleto che Antonio Calenda
figli di Arthur Miller), Marco Sciaccaluga (Le tigri di G. ha allestito pe ril Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia;
Bona), Gianfranco De Bosio (Edipo tiranno di Sofocle), a ha poi affrontato il personaggio di Cristiano nel Cyrano
Mario Missiroli (Lulù di Franz Wedekind),Vittorio Gassman di Corrado De Liadi e, successivamente, ha prodotto e
(Non Essere e Macbeth di Shakespeare), Glauco Mauri interpretato il monologo Le ultime ore di A.I., tratto da
(Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare). Ha un testo originale di Tommaso Mattei (rappresentato in
affrontato un notevole repertorio d’autori, alternando ai molte città italiane, fra cui Milano, Napoli, Bari e Salerno).
classici greci ed elisabettiani, opere del novecento italiano Sempre con lo Stabile del Friuli-Venezia Giulia, e diret-
(Un marito di Italo Svevo diretto da Patroni Griffi, Vestire to da Antonio Calenda, ha recitato nell’Agamennone di
gli ignudi di Luigi Pirandello) e interessanti esempi di Eschilo ed è stato molto applaudito nel ruolo di Oreste in
drammaturgia straniera (Zoo di vetro di Tennesee Williams Coefore, entrambi rappresentati a Teatro Greco di Siracusa
per la regia di Werner Schroeter, lo splendido Le affinità e poi in tournée nazionale. È stato protagonista anche
elettive goethiano, diretto da Matteo Tarasco). Recente nella conclusione della trilogia eschilea, interpretando il
e molto apprezzata, la sua interpretazione di Serse ne I ruolo di Oreste in Eumenidi.
Persiani di Eschilo, diretto da Calenda per lo Stabile del Dopo aver partecipato alla fiction televisiva Città sot-
Friuli–Venezia Giulia. Per il cinema, ha recitato in Where terranee, è stato scelto per interpretare l’ispettore
angels fear to thread, regia di Charles Sturridge e Vuoti a Pietro Foschi nella fortunata soap di Mediaset Vivere,
perdere, regia di Massimo Costa, mentre per la televisione diventando ben presto uno dei protagonisti più amati.
è stato tra i protagonisti di Incantesimo e di diverse altre Contemporaneamente è stato richiesto come guest-star
fiction. nella seconda edizione di Una donna per amico e, sem-
pre per la televisione, nell’estate 2000 ha condotto con
Simona Ventura “Moda Mare Capri”. Fra i suoi impegni
più recenti vanno menzionati, in ambito teatrale, Tango di
una vita per la regia di Patrick Rossi Gastaldi e Un ducato
rosso sangue di Sabina Neri, regia di Franco Martini. È stato
protagonista per Mediaset della fiction in costume Elisa di
Rivombrosa diretta da Cinzia P.H. Torrini, mentre per il
cinema ha interpretato il film Vaniglia e cioccolato, per la
regia di Ciro Ippoliti.
Giorgio Lanza Rossana Mortara
Kent Gonerilla

146 Debutta sul palcoscenico nel 1973 interpretando Re Diplomata alla Scuola del Teatro Stabile di Torino diretta
Carlo nell’Adelchi di Alfieri ed avvia così un’intensissima da Luca Ronconi, Rossana Mortara è un’attrice di fine
carriera teatrale a cui intreccia diverse esperienze cine- sensibilità. Ha un interessante carnet di esperienze teatrali
matografiche e una interessante attività radiofonica. cui ha spesso conciliato il cinema. Ha lavorato in alcuni fra
Negli anni Settanta lavora a lungo con il Teatro Stabile di i più prestigiosi teatri italiani, diretta da registi dello spes-
Torino affrontando testi classici e moderni: dal Calderòn sore di Luca Ronconi e Antonio Calenda.
de La vita è sogno a Il bagno di Majakovskij, da Nathan il Ha affrontato grandissimi testi della drammaturgia clas-
saggio di Lessing per la regia di Missiroli a La religione del sica, fra cui Misura per misura di Shakespeare (per lo
profitto di Sermonti… Ha lavorato con registi dello spes- Stabile di Torino, e la regia di Ronconi), Casa di bambola di
sore di Gialli, Branciaroli, Marcucci, Missiroli, De Monticelli, Ibsen (per la regia di Gili), Viaggio sulla luna di Cirano de
Guicciardini, Mauri, Sciaccaluga. Bergerac diretto da Ariotti, Il sogno di Strindberg (per il
Negli anni Ottanta recita con il Gruppo della Rocca (Il Piccolo Teatro di Milano e la regia di Luca Ronconi); ma ha
rinoceronte di Ionesco, Il Maestro e Margherita di Bulgakov, anche recitato autori moderni e contemporanei fra cui va
Racconto d’inverno di Shakespeare, L’uomo la bestia e la menzionato il Calderon di Pasolini.
virtù di Pirandello); successivamente, negli anni Novanta, Con Antonio Calenda, per lo Stabile del Friuli-Venezia
inizia un lungo periodo di collaborazione con il Teatro Giulia, si è confrontata con tre importanti personaggi
Stabile del Friuli-Venezia Giulia durante il quale recita shakespeariani, interpretando nel 1998 una memorabile
in Oblomov di Goncarov per la regia di Furio Bordon, in Ofelia nell’Amleto con Kim Rossi Stuart, Emilia nell’Otello al
Intrigo e amore di Schiller, firmato da Nanni Garella, ne fianco di Michele Placido e Sergio Romano e concludendo
L’ora in cui non sapevamo niente l’uno dell’altro di Peter con il Giulio Cesare di Shakespeare per Giorgio Albertazzi. Fra
Handke, ne L’Idiota di Dostoevskij nel ruolo di Lebedev gli impegni più recenti va ricordato Dinner Party di Tondelli,
diretto da Glauco Mauri. Sempre per lo Stabile è un per la regia di Nanni Garella.
ottimo Sosia nell’Anfitrione di von Kleist, per la regia di Al cinema ha interpretato fra gli altri Regina di Carlo
Sharoo Kheradmand. Fra i successi più recenti vanno Lizzani e Prima di andar via di Filippo Gili.
menzionati sicuramente il ruolo di Roderigo nell’Otello
diretto da Antonio Calenda e quello in Coefore di Eschilo
con lo stesso regista; nel 2003 ha ottenuto un esito eccel-
lente con l’interpretazione di Arlecchino nel goldoniano Il
bugiardo firmato da Glauco Mauri, che lo ha voluto nuo-
vamente nel suo Il Volpone, l’anno successivo. Per la prova
offerta nel Re Lear nel ruolo di Gloucester ha ricevuto il
XIV Premio Provincia di Savona come miglior attore non
protagonista nell’ambito del XXXVIII Festival Teatrale di
Borgio Verezzi 2004.
Osvaldo Ruggieri
Oswald

Diplomato presso l’Accademia Nazionale di Arte Stefano Alessandroni 147

Drammatica Silvio D’Amico nel 1956, debutta come Studia recitazione con Vanna
Cassio nell’Otello di Shakespeare con Gassman e Randone. Polverosi, studia canto da basso-
È stato Nanni Lasca ne La lupa di Verga con Anna Magnani, baritono con il M° Manno, batte-
Tebaldo in Giulietta e Romeo, il Conte di Leicester nella rista e percussionista, inizia la sua
Maria Stuarda di Schiller, per le regie di Franco Zeffirelli. carriera teatrale con Solitudini di
È stato inoltre Giasone nella Medea di Anouilh per la P. Crepet per Riccione Arteteatro.
regia di Giancarlo Menotti, Ernesto Roma nell’Arturo Ui di L’anno successivo inizia la sua collaborazione con il Teatro
Brecht, regia di Gianfranco De Bosio, Oreste nell’Elettra Stabile del Friuli- Venezia Giulia: è il prete nell’Amleto di W.
di Sofocle per la regia di Franco Enriquez, il Diavolo- Shakespeare per la regia di Antonio Calenda, Pietro nella
Mendoza in Uomo e Superuomo di G.B. Shaw. Da ricordare, Rappresentazione della Passione, sempre per la medesima
soprattutto, la sua intensa collaborazione con Aldo Trionfo: regia, spettacolo inserito nelle manifestazioni per il grande
Arden di Ferversham, Candelaio di Bruno, Ettore Fieramosca Giubileo 2000. Successivamente - con lo stesso regista - è
di D’Azeglio. È stato diretto da registi come Visconti, nel coro di Agamennone e Coefore di Eschilo e interpreta il
Strehler, Ronconi, Ferrero, Patroni Griffi, Salveti, Capitani, ruolo di Brabanzio nell’Otello di William Shakespeare.
Missiroli, Crivelli, Fenoglio, Menegatti, Brissoni, Maiano, De È stato protagonista di una puntata della fiction di Rai
Martino, Marcucci, Danza, Barino, De Ponticelli, Zanussi, Tre La squadra, regia di A.Gaudino. Nuovamente con
Cottafavi, Luisi, Susan Sontag, Zampieri, Blasi, Bisonti, De Antonio Calenda è stato nel coro di Eumenidi di Eschilo,
Fusco, Venturi. È recente l’incontro con Antonio Calenda e nel ruolo di Bottom in Riflessioni sul Sogno di una notte
e il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia: ha interpretato di mezza estate prodotto dallo Stabile del Friuli-Venezia
il ruolo dello spettro nell’Amleto con Kim Rossi Stuart, Giulia. Recentemente ha recitato nel film di Filippo Gili
andato in scena nella stagione 1998-’99, poi l’Agamennone Prima di andar via.
e le Coefore di Eschilo nel 2001, progetto realizzato al
Teatro Greco di Siracusa in collaborazione con l’INDA. Francesco Benedetto
Sempre con Calenda ha interpretato nel 2003 lo Spettro Siciliano, si diploma all’Accade-
di Dario ne I Persiani ed Apollo nelle Eumenidi eschilee al mia d’Arte Drammatica di Torino.
Teatro Greco di Siracusa. Tra le esperienze più importanti
da ricordare quelle con Emilia-
Romagna Teatro per la regia
di Giancarlo Corbelli: Troilo e
Cressida e il recente Macbeth e per la regia di Cesare
Lievi Donna Rosita nubile e Caterina di Heillbron. Importante
anche la collaborazione con Luca Ronconi: da Gli ultimi
giorni dell’umanità a Venezia salva, Sturm und Drang. Con la
regia di Cobelli ancora Vita e morte di Re Giovanni, per la
regia di Walter Pagliaro Il Timone d’Atene e per la regia di
Elio De Capitani La sposa di Messina.
Ha fatto parte del cast degli ultimi e più significativi
allestimenti del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia:
Agamennone e Coefore di Eschilo per la regia di Antonio
Calenda e per la medesima regia, ha interpretato il ruolo
di Montano nell’Otello di Shakespeare. Sempre con lo stes-
so regista è stato nel coro di Eumenidi e ha recitato nello
shakespeariano Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza
estate.
148 la Contrada, cui seguono diverse occasioni di collabora-
Adriano Braidotti zione sotto la direzione di Mario Licalsi, per la sezione
Triestino, si diploma alla scuola prosa della sede regionale RAI e il Festival Internazionale
Galante Garrone di Bologna. I dell’Operetta (Addio Giovinezza). Dopo un periodo di
suoi primi lavori in teatro: Elogio perfezionamento sotto la guida di Philippe Hottier del
al progresso di G. Motton, regia Theâtre du Soleil, a Parigi e a Marsiglia, si trasferisce a
di Walter Le Moli, Ligabue di C. Roma. Il teatro lo porta ancora a Trieste dove collabo-
Zavattini, regia di Vittorio Franceschi, La Locandiera di C. ra con lo Stabile del Friuli-Venezia Giulia in Amleto e in
Goldoni, regia di Andrea Taddei, Bene finisce bene da W. Rappresentazione della Passione con Piera degli Esposti,
Shakespeare, regia di Alessandro Marinuzzi, Pinne di Angela sempre per la regia di Calenda. Seguono due stagioni in
Giassi, regia di Fulvio Falzarano. È intensa la sua attività compagnia con Maurizio Micheli e Benedicta Boccoli in
come mimo di strada per diversi Comuni. Per il Teatro Polvere di Stelle per la regia di Marco Mattolini, e una par-
Stabile del Friuli-Venezia Giulia è stato Pilade in Coefore tecipazione alla soap di RAI 2 Cuori Rubati.
di Eschilo, ha preso parte all’Agamennone e sempre per la Nel 2003 nuovamente per il Teatro Stabile del Friuli-
regia di Antonio Calenda, nel 2002, ha interpretato Cassio Venezia Giulia ha vestito i panni del Direttore del mani-
nell’Otello shakespeareiano. Ha poi recitato nel coro di comio ne La mostra di Claudio Magris, con Roberto
Eumenidi e I Persiani di Eschilo per la regia di Calenda. Fra Herlitzka e Mario Maranzana, sotto la direzione di
gli impegni teatrali più recenti vanno citati almeno Il tempo Antonio Calenda, e nel maggio 2003 – per la prima volta
e la stanza di Botho Strauss e l’Alcesti al Teatro Olimpico nella doppia veste di attore e regista – ha diretto Sonno
di Vicenza entrambi per la regia di Walter Pagliaro. Con la – Delirio in un atto di Enrico Luttmann. Lo spettacolo è
compagnia di Mariano Rigillo ha recitato in Fratelli d’Italia stato un successo ed è stato riproposto in estiva al Teatro
firmato da Frangipane e nel 2004 è stato ancora con Romano Festival di Trieste, ancora ripreso nell’autunno
Calenda in Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate. successivo Trieste e in regione.
Interessante anche la sua attività cinematografica e televi- Nel settembre 2004 è andata in scena la sua seconda
siva che lo vede impegnato in alcuni film e in fiction quali regia, Il Nero chiama di Nero di Anna Mariani, presso l’Au-
Un papà quasi perfetto, Vivere, Camera Café. Ha firmato un ditorium del Civico Museo Revoltella di Trieste.
cortometraggio intitolato Stai calma.
Sebastiano Colla
Marco Casazza Sebastiano Colla, nato a Velltri, si
Diplomato nel 1986 presso la è formato presso un laborato-
Civica Scuola di Arte Drammatica rio teatrale della sua cittadina nei
del Piccolo Teatro di Milano, si primi anni ‘90, sotto la guida di
forma con registi come Massimo Gianmaria Volontè, che ha anche
Castri, Tedeusz Kantor, Philippe firmato la regia di uno dei suoi
Hottier e Nanni Garella. primi spettacoli: Tra le rovine di Velletri dal libro P.L.La
Debutta con Franco Parenti e Moni Ovadia all’allora Racca. Da tredici anni lavora in teatro, citiamo qui alcune
Salone Pierlombardo di Milano, oggi “Teatro Franco delle sue interpretazioni: L’agnello del povero di Zweig con
Parenti”, nel Timone d’Atene di Shakespeare e nel Processo, la regia di Franco Però per il Festival di Spoleto del 1997;
adattamento del romanzo di Kafka, per la regia di Andrée La voce nella tempesta di Beppe Fenoglio con la regia di
Ruth Shammah. Collabora con il C.R.T. di Pontedera (Sulla Antonio Salines; Sogno di una notte di mezza estate di
via di Paolo di Dario Marconcini e Paolo Billi) e con il CSS William Shakespeare con la regia di Alighiero; Chi ha paura
di Udine (L’Aumento di G. Perec per la regia di Alessandro di Virginia Wolf? di Edward Albee, con la regia di I.Ghione.
Marinuzzi). Il suo impegno lo si riconosce anche nel mondo della
A Trieste arriva nel 1990 per L’Ospite Desiderato di P. M. televisione: lo ricordiamo fra i protagonisti della serie di
Rosso Di Sansecondo, diretto da Orietta Crispino per Rai Uno:Ricominciare, ne Il Maresciallo Rocca, ne Il bello delle
donne e ancora in Incantesimo. Fra le partecipazioni cine- Bologna. Nel 1987 inizia la sua collaborazione con il Teatro 149

matografiche: Compagna di viaggio di P. del Monte, L’odore Verdi, ed è proprio a Trieste il suo ritorno alla prosa. Con
della notte di C.Calligari e Giro lune tra terra e mare di il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia ha recitato in Irma
G.Gandino in concorso a Venezia nel 1997 in cui interpre- la dolce, Fin de Siècle e Rappresentazione della Passione per
tava il ruolo di Nerone. la regia di Antonio Calenda; in Antigone di Anouilh per la
Ha recitato nel coro di Eumenidi ed ha avuto un ruolo di regia di Furio Bordon, in Agamennone e Coefore per la regia
protagonista in Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza di Calenda. Recentemente è stato assistente alla regia
estate diretto da Antonio Calenda. Apprezzato il suo di Alfredo Arias nel Pallido oggetto del desiderio messo in
impegno nella recente fiction tv Santa Rita da Cascia per la scena dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia. Diretto
regia di Capitani. da Calenda è stato nel coro di Eumenidi di Eschilo, in scena
nel maggio 2003 al Teatro Greco di Siracusa. Nel 2004 è
Arianna Ninchi stato aiuto regista di Antonio Calenda nello spettacolo ‘Na
Laureata in scienze della comu- sceneggiata, andato in scena con successo al Teatro Trianon
nicazione con una tesi sul teatro di Napoli, e nell’opera verdiana Falstaff in cartellone alla
in televisione a Bologna, Arianna Fondazione Teatro lirico “G.Verdi” di Trieste. Ha preso
Ninchi dal 1997 segue seminari parte inoltre a Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza
e laboratori con attori e registi estate, sempre per la regia di Antonio Calenda.
attivi sulla scena bolognese: Maria
Maglietta, Matteo Belli, Filippo Claudio Tombini
Plancher, Marco Manchisi, Robin Arthur, Carlos Alsina. Dal 1990 al 1994 frequenta i corsi
Nel 1999 studia recitazione con Angela Malfitano presso di recitazione presso il Transteatro
il DAMS. L’anno successivo incontra Anna Redi: con lei di Fano unitamente a svariati
studia teatro–danza e lavora al progetto Deaodissea che laboratori: dal Living Theatre, a
debutta al Teatro di Leo per poi partecipare a festival e Ferruccio Soleri, al Teatro Nô, al
rassegne a livello nazionale. teatro-danza con Marie Cool. Per
Diretta da Massimiliano Sassi e Paola Bacchetti è Silia ne Il due stagioni è stato il becchino nell’Amleto di Shakespeare
gioco delle parti di Pirandello. Nel 2001 lavora per la prima con la regia di Antonio Calenda prodotto dal Teatro Stabile
volta con suo padre, Arnaldo Ninchi, nell’Agamennone di del Friuli-Venezia Giulia e sempre per la stessa produzione,
Eschilo prodotto dall’ATAM. la seconda guardia nell’Antigone di Anouilh con la regia di
Collabora con Radio Fujiko Bologna (94.7 FM) per lettu- Furio Bordon. Recentemente è stato il ricco mercante ne
re nella trasmissione Altrimonday. Trasferitasi a Roma nel Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi, a teatro ha lavorato
2002 incontra Daniele Scattina, giovane allievo di Leo de in La bottega del caffè, di Fassbinder, regia di Massimo Belli,
Berardinis: diretta da lui è strega nel Macbeth e Donna in Agamennone, Coefore e nell’Otello shakespeareiano, ultime
Capuleti in Romeo e Giulietta. produzioni del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, per
Per due stagioni è stata Carla Gerco ne La coscienza di la regia di Calenda. Con lo stesso regista ha preso parte al
Zeno di Tullio Kezich da Italo Svevo, per la regia di Piero coro in Eumenidi, momento conclusivo dell’Orestea eschilea
Maccarinelli accanto a Massimo Dapporto. e nel 2004 ha recitato in Riflessioni sul Sogno di una notte di
mezza estate. È stato protagonista del cortometraggio
Luciano Pasini L’assassinio di via Belpoggio di Alberto Guiducci.
Studia recitazione con Carla
Bizzarri al Teatro dell�Elfo, ma la
sua passione è la danza. Studia
con il M° Borsic ed è solista e
primo ballerino al Teatro Bellini
di Catania e al Comunale di
Bruno Buonincontri Germano Mazzocchetti
Scene Musiche

150 Nato a Napoli, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti, Dapprima studia fisarmonica poi, dopo il liceo, si laurea
dove è stato allivo di Giuseppe Caporossi. in Musicologia con una tesi sulla storia del jazz. Nel 1978
Ha cominciato la carriera di scenografo e costumista nel l’incontro con Antonio Calenda che lo avvicina alla com-
1968. Dal 1973 ha collaborato con la Cooperativa Teatrale posizione di musiche di scena e, con la sua regia, debutta
Gli Ipocriti, della quale è socio fondatore. Nel 1987 ha nella Rappresentazione della Passione.
tenuto corsi speciali di scenografia per allievi registi Ha così iniziato così una lunga collaborazione che lo porta
presso l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico a sperimentarsi nei più diversi generi teatrali, dal varietà
di Roma. Fra i registi con cui ha collaborato ricordiamo: (Cinecittà), alla commedia musicale (Le ragazze di Lisistrata),
Bruno Cirino, Lorenzo Salvati, Gianfranco De Bosio, Enzo dai classici al teatro del Novecento e contemporaneo,
Muzii, Ugo Gregoretti, Augusto Zucchi, Manlio Santarelli, alla nuova drammaturgia italiana. Oltre a questa più che
Marzio Scaparro, Giorgio Ferrara, Giancarlo Nanni, Luigi ventennale collaborazione, vanno ricordate le musiche di
De Filippo, Andrea Camilleri, Sergio Fantoni, Armando scena per spettacoli di Vittorio Gassman, Egisto Marcucci,
Pugliese, Walter Le Moli, Marco Lucchesi, Marco Parodi, Beppe Navello, Vincenzo Salemme, Giancarlo Sammartano,
Pietro Maccarinelli. Attilio Corsini, Vittorio Franceschi, Renato Carpentieri,
Notevole il suo sodalizio artistico con Antonio Calenda, Walter Pagliaro.
per il quale ha firmato le scenografie di spettacoli di suc- Sue le musiche degli spettacoli Otello di Shakespeare e
cesso, quali Prometeo incatenato di Eschilo, Musica dei ciechi soprattutto Agamennone e Coefore di Eschilo, produzioni
di Raffaele Viviani, Il visitatore di Eric-Emmanuel Schmitt, recenti del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia per la
Giovanna d’Arco al rogo di Honegger-Claudel, Anima e corpo regia di Calenda.
di Vittorio Gassman. Recenti, sempre per Calenda le sce- Ha scritto, su testi di Dino e Gustavo Verde, la commedia
nografie da lui create per Agamennone e Coefore di Eschilo musicale Arcobaleno per la regia di Gino Landi e l’operina
e per Otello di Shakespeare. La ballata dell’amore disonesto. Per il cinema ha composto
la colonna sonora di film di Sergio Rubini (Il viaggio della
sposa presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 1997).
Il suo concerto Musica e figure, che comprende una scelta
di musiche per il teatro è stato eseguito in vari Festival
e stagioni concertistico-teatrali. Ha pubblicato i dischi:
Musica e figure, Il viaggio della sposa e Cabaret da viaggio.
Recentemente, per le sue musiche di scena ha ricevuto il
Premio della Critica Teatrale assegnato dall’Associazione
Nazionale dei Critici di Teatro e il prestigioso Premio
“Olimpico” Eti.
Antonio Calenda
Regia

Direttore del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia dal Riflessi di conoscenza di Corrado Augias con 151

maggio 1995, Antonio Calenda si è laureato in Filosofia del Luigi Proietti, Paila Pavese. Scene di Franco Nonnis
Diritto e ha iniziato la propria attività teatrale nell’ambito (Teatro Centouno)
del Teatro Universitario di Roma. Nel 1965 ha fonda- 1969 Nella giungla della città di Bertolt Brecht con
to insieme a Virginio Gazzolo e Luigi Proietti il Teatro Ferruccio De Ceresa, Paila Pavese, Luigi Proietti,
Centouno che ha rappresentato per l’attività di ricerca Ileana Ghione e Mino Bellei. Scene di Franco
e sperimentazione di quegli anni uno dei primi punti di Nonnis (Centouno in coproduzione con il Teatro di
riferimento. Successivamente ha lavorato per il Teatro di Roma)
Roma e ha diretto in due riprese, e per un periodo di Il Dio Kurt di Alberto Moravia con Luigi Proietti,
nove anni, il Teatro Stabile dell’Aquila le cui produzioni Alida Valli, Luigi Diberti. Scene di Franco Nonnis
hanno circuitato all’estero, in paesi quali Australia, Francia (Teatro Stabile dell’Aquila)
e Canada. Ha fondato la Compagnia Teatro d’Arte per la Coriolano di William Shakespeare con Luigi
quale, dal 1982, ha diretto spettacoli ospitati sovente da Proietti, Mario Scaccia, Edda Albertini, Roberto
festival internazionali, e organizzato numerose manifesta- Herlitzka. Scene di Franco Nonnis (Teatro Romano
zioni culturali in Italia. di Verona)
Ha curato la regia dei seguenti spettacoli Operetta di W. Gombrowicz con Luigi Proietti,
1965 Iperipotesi di Giorgio Manganelli con Virginio Piera Degli Esposti, Virginio Zernitz. Scene di
Gazzolo. Scene di Franco Nonnis (Teatro Franco Nonnis (Teatro Stabile dell’Aquila)
Centouno) 1970 Agamennone, Coefore ed Eumenidi da Eschilo
Il Rumore di Boris Vian con Virginio Gazzolo, Scene di Franco Nonnis. Con Piera Degli Esposti,
Piera Degli Esposti, Lidia Biondi, Lisa Pancrazi. Scene Carlo Valli, Armando Bandini, Lucia Negrini e
di Franco Nonnis (Teatro Centouno) Virginio Zernitz
Direzione memorie di Corrado Augias con Luigi La cortigiana dell’Aretino con Piera Degli Esposti,
Proietti, Maurizio Gueli, Virginio Gazzolo. Scene di Gabriele Lavia. Scene di Franco Nonnis (Teatro
Franco Nonnis (Teatro Centouno) Stabile dell’Aquila)
1966 Le conferenze di John Cage con Sylvano Bussotti 1971 Il balcone di Genet con Sergio Tofano, Franca
(Teatro Centouno) Valeri, Mariano Rigillo, Milena Vukotic, Roberto
1967 Il desiderio preso per la coda di Pablo Herlitzka. Scene di Franco Nonnis (Compagnia
Picasso con Luigi Proietti, Paila Pavese, Manuela Nuovo Teatro)
Kustermann. Scene di Franco Nonnis (produzione 1975 Antigone di Sofocle con Claudia Giannotti e
Centouno - Teatro Valle di Roma) Giampiero Fortebraccio. Scene di Nicola Rubertelli
Un leggero malessere di Harold Pinter con Herr Brecht di Bertolt Brecht con Giampiero
Francesca Benedetti e Virginio Gazzolo. Scene di Fortebraccio e Claudia Giannotti. Scene di G.
Franco Nonnis Gentilucci
10 minuti fino a Buffalo di G. Grass con Piera Lear di Edward Bond con Giampiero Fortebraccio
Degli Esposti, Virginio Gazzolo. Scene di Franco e Claudia Giannotti. Scene di Mario Ceroli, costumi
Nonnis di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila)
Le mammelle di Tiresia di G. Apollinaire con 1977 A piacer vostro di William Shakespeare con
Virginio Gazzolo, Paila Pavese, Maurizio Gueli. Giampiero Fortebraccio, Cloris Brosca, Roberto
Scene di Franco Nonnis (produzione Centouno - Herlitzka, Andrea Giordana, Carlo Simoni. Scene di
Teatro Valle) Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Teatro
1968 La Celestina di De Rojas con Laura Adani, Luigi Stabile dell’Aquila)
Proietti, Paila Pavese, Micaela Esdra, Marisa Belli. 1978 Rappresentazione della passione, con Elsa
Scene di Franco Nonnis (Teatro Centouno) Merlini. Scene di Francescangelo Ciarletta, costumi
152 di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila) e Germano Mazzocchetti
La madre di Bertolt Brecht con Pupella Maggio e 1985 Questa sera... Amleto di M. Prosperi e Antonio
Giampiero Fortebraccio. Scene di Nicola Rubertelli, Calenda, con Pupella Maggio, Aldo Tarantino,
costumi di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aqui- Gianni Musy e Gabriella Poliziano. Scene di Nicola
la) Rubertelli, costumi di Riccardo Berlingeri, musiche
1979 Riccardo III di William Shakespeare con Glauco di Germano Mazzocchetti
Mauri, Elsa Merlini, Giampiero Fortebraccio, Rosa 1986 Le ragazze di Lisistrata di Pier Benedetto
Di Lucia e Leda Negroni. Scene di Nicola Rubertelli, Bertoli e Antonio Calenda, con Maddalena Crippa,
costumi di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aqui- Gigi Bonos, Aldo Tarantino. Scene di Nicola
la) Rubertelli, costumi di Riccardo Berlingeri, musiche
1980 Operetta di W. Gombrowicz con Pino Micol, Maria di Germano Mazzocchetti e Mario Pagano
Monti, Cochi Ponzoni, Giampiero Fortebraccio. Tartufo di Molière con Anita Bartolucci, Angiola
Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Baggi, Antonio Maschini, Gastone Moschin. Scene di
Danon (Teatro Stabile dell’Aquila) Nicola Rubertelli, costumi di Germano Monteverdi
1981 Farsa di Antonio Petito con Pupella Maggio e 1987 Aspettando Godot di Samuel Beckett con Mario
Pietro De Vico. Scene di Nicola Rubertelli, costumi Scaccia, Pietro De Vico, Pupella Maggio e Aldo
di Ambra Danon (Compagnia Sala Umberto) Tarantino, Fiorenzo Fiorentino, Sergio Castellitto
Enrico IV di Luigi Pirandello con Giorgio e Cesare Gelli. Scene e costumi di Riccardo
Albertazzi, Marisa Mantovani, Luigi Pistilli. Scene di Berlingeri, musiche di Germano Mazzocchetti
Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Plexus Ti ho sposato per allegria di Natalia Ginzburg
s.r.l.) con Maddalena Crippa. Scene di Nicola Rubertelli,
1982 Sogno di una notte di mezza estate di William costumi di Ambra Danon
Shakespeare con Mario Scaccia, Eros Pagni, Roberto Il sindaco del rione Sanità di Eduardo de Filippo
Herlitzka. Scene e costumi di Paolo Tommasi con Turi Ferro. Scene di Nicola Rubertelli
(Teatro Romano di Verona) 1988 Alta distensione da Achille Campanile con Pietro
L’inventore del cavallo di Achille Campanile con De Vico e Anna Campori. Scene e costumi di
Pietro De Vico, Anna Campori. Scene e costumi di Riccardo Berlingeri
Riccardo Berlingeri (Compagnia Teatro d’Arte) L’aria del continente di Nino Martoglio con
1983 ‘Na sera e maggio di Antonio Calenda con Nino Frassica, Pietro De Vico e Anna Campori.
Pupella, Beniamino e Rosalia Maggio. Scene di Scene di Nicola Rubertelli
Nicola Rubertelli, costumi di Riccardo Berlingeri Les liaisons dangereuses di C. Hampton con
(Compagnia Teatro d’Arte) Umberto Orsini. Scene e costumi di Paolo Tommasi
Sior Todero Brontolon di Carlo Goldoni Amanda Amaranda di P. Shaffer con Rossella
con Gastone Moschin, Maddalena Crippa. Scene Falk e Marina Confalone. Scene di Nicola Rubertelli,
di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon costumi di Ambra Danon.
(Compagnia Teatro d’Arte) 1989 Le sedie di Eugene Ionesco con Mario Scaccia.
1984 Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller con Scene e costumi di Nicola Rubertelli
Gastone Moschin, Graziano Giusti e Paila Pavese. Svenimenti testi di Anton Cechov con Giorgio
Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Albertazzi. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di
Danon (Compagnia Teatro d’Arte) Ambra Danon
Cinecittà di Pier Benedetto Bertoli e Antonio 1990 Plautus ipotesi scenica di Alberto Bassetti
Calenda, con Pietro De Vico, Anna Campori, Rosalia e Antonio Calenda. Con Pietro De Vico e Anna
Maggio e Dino Valdi. Scene di Nicola Rubertelli, Camporti. Scene e costumi di Nicola Rubertelli
costumi di Ambra Danon, musiche di Mario Pagano Giorni felici di Samuel Beckett con Anna
Proclemer. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Venezia Giulia 153

Ambra Danon 1997 Edipo a Colono elaborazione drammaturgica


Il medico dei pazzi di Eduardo Scarpetta con di Ruggero Cappuccio, con Roberto Herlitzka,
Carlo Giuffrè e Angela Pagano. Scene di Nicola Piera Degli Esposti. Scene e costumi di Bruno
Rubertelli, costumi di Ambra Danon Buonincontri. Produzione Teatro Stabile del Friuli-
1991 Le rose del lago di Franco Brusati con Gabriele Venezia Giulia
Ferzetti, Pietro De Vico e Anna Campori. Scene di Irma la dolce di Alexandre Breffort e Marguerite
Nicola Rubertelli. Costumi di Guido Schlinkert. Monnot, con Daniela Giovanetti, Fabio Camilli,
Tradimenti di Harold Pinter con Ivana Monti Paolo Triestino, Gian. Scene e costumi di Bruno
e Andrea Giordana. Scene e costumi di Ambra Buonincontri. Produzione Teatro Stabile del Friuli-
Danon Venezia Giulia
Madre Coraggio di Bertolt Brecht con Piera Riccardo III di William Shakespeare, traduzione
Degli Esposti. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di di Patrizia Valduga, con Franco Branciaroli. Scene
Guido Schlinkert e costumi di Bruno Buonincontri. Coproduzione
1992 Danza di morte di August Strindberg con Anna Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia/Teatro de gli
Proclemer e Gabriele Ferzetti. Scene e costumi di Incamminati
Ambra Danon 1998 Amleto di William Shakespeare, con Kim Rossi
1993 La tana di Alberto Bassetti con Sandra Collodel, Stuart. Scene di Francesco Calcagnini, costu-
Daniela Giovanetti, Daniela Giordano, Maria Paiato mi di Nanà Cecchi. Musiche di Goran Bregovic.
e Alvia Reale. Scene e costumi di Guido Schlinkert Produzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia
L’onorevole, il poeta e la signora di Aldo Rappresentazione della passione elaborazione
De Benedetti con Ivana Monti, Andrea Giordana drammaturgica di Antonio Calenda, con Piera Degli
e Gianpiero Bianchi. Scene e costumi di Nicola Esposti. Scene e costumi di Bruno Buonincontri.
Rubertelli Coproduzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia
1994 La musica dei ciechi di Raffaele Viviani con Piera Giulia/Teatro Stabile Abruzzese
Degli Esposti e Nello Mascia. Scene e costumi di 1999 Ma che c’entra Peter Pan? di Alberto Bassetti,
Bruno Buonincontri con Gabriele Ferzetti, Daniela Giovanetti, Riccardo
Prometeo di Eschilo con Roberto Herlitzka, Piera Peroni. Coproduzione Teatro Stabile del Friuli-
Degli Esposti e Gabriele Ferzetti. Scene di Bruno Venezia Giulia/Compagnia Stabile Attori e Tecnici
Buonincontri, costumi di Guido Schlinkert Fin de Siècle di Gianni Borgna, spettacolo musi-
Rosanero di Roberto Cavosi con Daniela cale con Piera Degli Esposti
Giovanetti, Alvia Reale . Scene di Bruno 2001 Bentornato Politeama spettacolo a cura di
Buonincontri Antonio Calenda per la riapertura del Politeama
1996 Il visitatore di Eric-Emmanuel Schmitt, traduzione Rossetti di Trieste. Con Giorgio Albertazzi, Max
di Enzo Siciliano, con Turi Ferro e Kim Rossi Stuart. René Cosotti, Giancarlo Giannini, Andrea Jonasson,
Scene di Bruno Buonincontri, costumi di Elena Kataklò, Daniela Mazzucato, Rita Pavone, Michele
Mannini. Coproduzione Plexus T. Srl, Teatro Stabile Placido, Gigi Proietti, Teddy Reno; presentato da
di Catania, Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Pippo Baudo
Il maresciallo Butterfly di Roberto Cavosi, Agamennone di Eschilo, con Mariano Rigillo,
con Virginio Gazzolo. Scene di Pier Paolo Bisleri. Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka, Daniela
Produzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Giampiero
Un’indimenticabile serata da Achille Campanile, Fortebraccio, Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi,
con Piera Degli Esposti. Scene e costumi di Pier Alessandro Preziosi
Paolo Bisleri. Produzione Teatro Stabile del Friuli- Coefore di Eschilo, con Piera Degli Esposti, Daniela
154 Giovanetti, Alessandro Preziosi, Osvaldo Ruggieri, Giulia)
Giampiero Fortebraccio, Pino Michienzi, Giancarlo Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart,
Cortesi con Mariella Devia, Michele Pertusi (Teatro Massimo di
2002 Otello di William Shakespeare, con Michele Placido, Palermo)
e con Pino Michienzi, Giorgio Lanza, Giancarlo Il Trovatore di Giuseppe Verdi (Oper Frankfurt), diretore
Cortesi, Rossana Mortara,Valentina Valsania. Paolo Carignani
Giulio Cesare di Shakespeare per Giorgio Attila di Giuseppe Verdi, inaugurazione della stagione ver-
Albertazzi, di Nicola Fano e Antonio Calenda da diana 2000-2001 della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe
William Shakespeare, con Giorgio Albertazzi. Verdi di Trieste, direttore Donato Renzetti, con Ferruccio
2003 La mostra di Claudio Magris, con Roberto Furlanetto
Herlitzka e con la partecipazione di Mario Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart, per la
Maranzana, scene e costumi di Pier Paolo Bisleri. stagione 2000-2001 del Teatro Massimo di Palermo con
Persiani di Eschilo con Piera Degli Esposti, Daniela Mazzuccato
Roberto Herlitzka, Osvaldo Ruggieri, Luca Falstaff di Giuseppe Verdi, per la stagione 2003-2004
Lazzareschi - al Teatro Greco di Siracusa della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste,
Eumenidi di Eschilo con Piera Degli Esposti, direttore José Collaudo, con Andrea Rinaldi.
Daniela Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Anita Il turco in Italia di Gioacchino Rossini, direttore
Bartolucci, Hossein Taheri - al Teatro Greco di Antonino Fogliani, con Marco Vinco, Angeles Blancas Gulin,
Siracusa Bruno Praticò, scene di Nicola Rubertelli, costumi di
2004 Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza Maurizio Millenotti (per la stagione 2003-2004 del Teatro
estate di William Shakespeare – laboratorio per San Carlo di Napoli)
giovani attori professionisti con Luca Lazzareschi
– Sala Bartoli del Politeama Rossetti Ha realizzato numerose regie radiofoniche e televisive. Tra
Re Lear di William Shakespeare con Roberto queste, La vedova Fioravanti di M. Moretti, L’agente
Herlitzka, Daniela Giovanetti, Luca Lazzareschi, segreto di J. Conrad, La signora Ava di F. Iovine.
Alessandro Preziosi, Giorgio Lanza, Rossana Nel 1971 ha diretto il film Il giorno del furore, scritto
Mortara, Osvaldo Ruggieri – al 56°Festival con Edward Bond e interpretato da Claudia Cardinale,
Shakespeariano al Teatro Romano di Verona Oliver Reed e John Mc Enery.

Ha diretto inoltre le seguenti opere liriche


Herodiade di Jules Massenet con Monserrat Caballé,
José Carreras e Juan Pons (Teatro dell’Opera di Roma)
Agnese di Hohenstaufen di Gaspare Spontini, con
Monserrat Caballé, Sergio Frontali, Veriano Luchetti
(Teatro dell’Opera di Roma)
Semiramide di Gioacchino Rossini, con Monserrat
Caballè e Rockwell Blake (Teatro San Carlo di Napoli)
Il turco in Italia di Gioacchino Rossini, con R. Blake e
M. Devia (Inaugurazione stagione 1994/95 del Teatro del-
l’Opera di Bologna)
Giovanna d’Arco al rogo testo di Paul Claudel, musi-
ca di Arthur Honegger, direttore Julian Kovatchev, con
Daniela Giovanetti, Virginio Gazzolo (Coproduzione
Teatro Verdi di Trieste-Teatro Stabile del Friuli-Venezia
il Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia
dal 1954 al 2004
Teatro Stabile Le produzioni dal 1954

del Friuli-Venezia Giulia

Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali 157

Accademici Intronati di Siena Gli Ingannati 1963/64 Fulvio TOLUSSO Adriana Innocenti, Lino Savorani,
Egisto Marcucci, Marisa Fabbri,
Vittorio Franceschi
Vittorio ALFIERI Antigone 1960/61 Giuseppe DI MARTINO Anna Miserocchi, Luciano Alberici,
Ottorino Guerrini, Marisa Fabbri
Antonio ANIANTE La rosa di zolfo 1958/59 Franco ENRIQUEZ Paola Borboni, Gianmaria Volontè,
Cesco Ferro, Ottorino Guerrini,
Enrica Corti
Jean ANOUILH Leocadia 1954/55 G. Cesare CASTELLO Laura Solari, Piero De Santis, Pietro
Privitera
Jean ANOUILH Antigone 1999/00 Furio BORDON Gabriele Ferzetti, Daniela Giovanetti,
Anita Bartolucci, Giampiero
Fortebraccio, Umberto Raho
Alexey ARBUZOV Vecchio mondo 1978/79 Francesco MACEDONIO Lina Volonghi, Ferruccio De Ceresa
Luca ARCHIBUGI La notte della vigilia 1995/96 Guglielmo Ferro Federico Grassi, Fulvio D’Angelo,
Nicoletta Corradi, Maurizio Rapotec,
Luisa Vermiglio
John ARDEN La danza del serg. Musgrave 1966/67 Luciano DAMIANI Egisto Marcucci, Giampiero
Becherelli, Mariangela Melato, Lino
Savorani
ARISTOFANE Le donne a parlamento 1963/64 Fulvio TOLUSSO Marisa Fabbri, Nicoletta Rizzi,
Adriana Innocenti, Vittorio
Franceschi, Lino Savorani Giorgio
Valletta
Jean Pierre AUMONT Incontro 1957/58 Carlo LODOVICI Ottorino Guerrini, Antonio
Pierfederici, Enrica Corti
Alfredo BALDUCCI I dadi e l’archibugio 1959/60 Sergio VELITTI Leonardo Cortese, Pina Cei, Omero
Antonutti, Carlo Bagno, Lino
Savorani
Alberto BASSETTI Le due sorelle 1996/97 Antonio CALENDA Claudia Poggiani, Daniela Giovanetti
Alberto BASSETTI Sopra e sotto il ponte 1996/97 Maurizio PANICI Ivana Monti, Bruno Armando
Alberto BASSETTI Ma che c’entra Peter Pan? 1998/99 Antonio CALENDA Gabriele Ferzetti, Daniela
Giovanetti, Riccardo Peroni
Samuel BECKETT Beckett concerto 1987/88 Marco SCIACCALUGA Vittorio Franceschi
Angelo BEOLCO detto Ruzante Parlamento de Ruzante... 1955/56 Gianfranco DE BOSIO Cesco Baseggio, Mario Bardella,
Marisa Mantovani
Angelo BEOLCO detto Ruzante Parlamento, Bilora 1971/72 Francesco MACEDONIO Gianfranco Saletta, Mimmo Lo
Vecchio, Lidia Braico, Luciano
D’Antoni, Orazio Bobbio
Carlo BERTOLAZZI Lulù 1956/57 Fernando DE CERESA Laura Solari, Ottorino Guerrini,
Cesco Ferro, Giulio Bosetti
Carlo BERTOLAZZI L’egoista 1972/73 Fulvio TOLUSSO Mario Feliciani, Mimmo Lo Vecchio,
AngioIa Baggi, Lino Savorani,
Gianfranco Saletta
Ugo BETTI Il paese delle vacanze 1954/55 Carlo LODOVICI Laura Solari, Isabella Riva, Giuseppe
Caldani
Ugo BETTI La fuggitiva 1955/56 Ottavio SPADARO Pietro Privitera, Marisa Mantovani,
Mario Bardella, Lino Savorani,
Renato Lupi, Micbele Riccardini
158 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali
Ugo BETTI Una bella domenica 1957/58 Sergio VELITTI Enrica Corti, Antonio Pierfederici,
di settembre Carlo Bagno, Lino Troisi, Maria
Grazia Francia, Marisa Bartoli,
Rina Centa, Dario Mazzoli, Michele
Riccardini
Francesco Augusto BON Il matrimonio di Ludro 1955/56 Gianfranco DE BOSIO Cesco Baseggio, Lino Savorani,
Isabella Riva
Furio BORDON Canto e controcanto 1966/67 Giovanni POLI Mariangela Melato, Oreste Rizzini,
Werner Di Donato, Edda Valente
Furio BORDON (a cura di) Il mio Carso (da S. Slataper) 1968/69 Francesco MACEDONIO Franco Mezzera, Mimmo Lo Vecchio,
Orazio Bobbio, Franco Jesurum,
Cip Barcellini, Marianella Lazlo,
Giampiero Becherelli, Lino Savorani
Furio BORDON (a cura di) Il maggio francese 1969/70 Furio BORDON Orazio Bobbio, Mimmo Lo Vecchio,
LinoSavorani, Giorgio Valletta,
Giampiero Becherelli
Furio BORDON Le avventure di Fiordinando 1970/71 Francesco MACEDONIO Giorgio Valletta, Orazio Bobbio, Lino
Savorani, Mimmo Lo Vecchio, Lidia
Braico, Gianfranco Saletta, Saverio
Moriones, Elisabetta lonino
Furio BORDON (a cura di) Teatro medioevale 1970/71 Furio BORDON Elisabetta Bonino, Orazio Bobbio,
Lino Savorani, Ariella Reggio, Lidia
Braico, Mimmo Lo Vecchio
Furio BORDON Amico Sciacallo 1970/71 Aldo TRIONFO Giulio Bosetti, Mario Scaccia, Leda
Negroni
Furio BORDON (a cura di) Per l’anima in tormento 1972/73 Francesco MACEDONIO Lidia Braico, Riccardo Canali, Elvia
che ci hai dato Dudine, Franco Jesurum, Mimmo Lo
Vecchio
Furio BORDON (a cura di) La commedia dell’arte 1973/74 Furio BORDON Nico Pepe, Ada Prato, Franco Però
Furio BORDON (a cura di) Lezione documento: Estate 75 Furio BORDON Registrazione su nastro
Trieste 1919-1945
Furio BORDON (a cura di) Lontani da tutto 1975/76 Furio BORDON Mimmo Lo Vecchio, Lidia Braico,
Daniele Griggio, Giorgio Valletta
Furto BORDON (testo) Il viaggio incantato 1989/90 Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca
Angelo BRANDUARDI (musiche originali)
Furio BORDON In confidenza 1990/91 Furio BORDON Nicoletta Corradi, Marionette di
siamo marionette Podrecca
Furio BORDON Oblomov (da GONCAROV) 1991/92 Furio BORDON Glauco Mauri, Tino Schirinzi,
Barbara Valmorin, Laura Ferrari,
Silvio Fiore, Giorgio Lanza, Beatrice
Visibelli, Claudio Marchione,
Nicoletta Corradi
Furio BORDON (a cura di) Amici devo dirvi 1992/93 Furio BORDON Roberto Sturno, Gianni De Lellis,
Poesie e prose di David Maria Turoldo Stefania Barca
Furio BORDON L’idiota (da DOSTOEVSKIJ) 1993/94 Glauco MAURI Roberto Sturno, Massimo Do Rossi,
Miriam Crotti, Gianni De Lellis,
Elena Ghiaurov, Stefania Micheli,
Amerigo Fontani, Patrizia Burul,
Cesare Lanzoni, Nicoletta Corradi,
Giulia Monte, Matteo Chioatto
Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali 159

Giuseppe Antonio BORGESE L’arciduca 1957/58 Franco ENRIQUEZ Ottorino Guerrini, Enrica Corti,
Antonio Pierfederici, Lino Troisi,
Carlo Bagno
Gianni BORGNA Fin de Siècle 1999/00 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti
Viaggio nella canzone italiana del Novecento
Bertolt BRECHT Un uomo è un uomo 1962/63 Fulvio TOLUSSO Renzo Montagnani, Marisa Fabbri,
Lino Savorani, Oreste Rizzini,
Vittorio Franceschi
Bertolt BRECHT L’Antigone di Sofocle 1963/64 Fulvio TOLUSSO Nicoletta Ruzi, Marisa Fabbri,
Franco Mezzera, Massimo De Vita
Bertolt BRECHT Baal 1985/86 Roberto GUICCIARDINI Giulio Brogi, Giancarlo Dettori, Anna
Teresa Rossini, Margherita Guzzinati
Alexandre BREFFORT Irma la dolce 1996/97 Antonio CALENDA Daniela Giovanetti, Fabio Camilli,
Paolo Triestino, Gian
Antonio CALENDA (a cura di) Rappresentazione 1997/98 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti, Giampiero
della Passione Fortebraccio, Maximilian Nisi,
dal Codice V.E. 361 della Biblioteca Nazionale di Roma, curato dalla copista Maria Jacoba Fioria Giancarlo Cortesi
Andrea CALMO Il Saluzza 1961/62 Giovanni POLI Gino Cavalieri, Gina Sammarco,
Marisa Fabbri, Gianni Musy, Carlo
Bagno
Achille CAMPANILE Un’indimenticabile serata 1996/97 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti, Stefano Galante
Albert CAMUS I giusti 1966/67 Giuseppe MAFFIOLI Germana Paolieri, Mariangela
Melato, Egisto Marcucci
Lino CARPINTERI La pignatta 1965/66 Ugo AMODEO Oreste Rizzini, Lino Savorani, Caria
e Mariano FARAGUNA (da L’AULULARIA di Plauto) Colosimo, Vittorio Francescbi
Lino CARPINTERI Le maldobrie 1970/71 Francesco MACEDONIO Lino Savorani, Orazio Bobbio, Ariella
e Mariano FARAGUNA Reggio, Giorgio Valletta, Mimmo Lo
Vecchio, Gianfranco Saletta, Lidia
Braico
Lino CARPINTERI Noi delle vecchie province 1972/73 Francesco MACEDONIO Lino Savorani, Orazio Bobbio, Ariella
e Mariano FARAGUNA Reggio, Giorgio Valletta, Mimmo Lo
Vecchio, Gianfranco Saletta, Lidia
Braico
Lino CARPINTERI L’Austria era 1974/75 Francesco MACEDONIO Lino Savorani, Giorgio Valletta, Lidia
e Mariano FARAGUNA un paese ordinato Braico, Riccardo Canali, Franco
Jesurum, Luciano D’Antoni,
Gianfranco Saletta, Ariella Reggio,
Orazio Bobbio
Roberto CAVOSI Il maresciallo Butterfly 1995/96 Antonio CALENDA Virginio Gazzolo, Andreja Blagojevic,
Sergio Pierattini, Lucka Pockaj,
Silvano Torrieri
Anton CECOV Il tabacco fa male, 1954/55 Luchino VISCONTI Memo Benassi
La villeggiatura, Il canto del cigno
Anton CECOV Ivanov 1968/69 Orazio COSTA Giulio Bosetti, Ottavia Piccolo, Mario
Pisu, Massimo De Francovich, Lino
Savorani, Paola Bacci
Anton CECOV Zio Vania 1970/71 Giulio BOSETTI Ferruccio De Ceresa, Paola Bacci,
Mario Erpichini, Giulia Lazzarini
160 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali
Dante CICOGNANI Il gatto con gli stivali 1956/57 Spiro DALLA PORTA Allievi Scuola di Recitazione e Maria
Grazia Spinazzi
Tonino CONTE e Aldo TRIONFO (Vedi Aldo TRIONFO)
Roberto DAMIANI La vita xe fiama 1991/92 Furio BORDON Gastone Moschin
(da Biagio Marin)
Ezio D’ERRICO L’amante in città 1954/55 Carlo LODOVICI Mimmo Lo Vecchio, Giorgio Valletta,
Gianni Mantesi, Laura Solari
René DE CECCATY Pallido oggetto del desiderio 2001/02 Alfredo ARIAS Pino Micol, Daniela
Giovanetti, Francesca Benedetti
Ghigo DE CHIARA Un capriccio 1996/97 Nino MANGANO Valeria Ciangottini, Andreja
Blagojevic
Salvatore DI GIACOMO Assunta Spina 1958/59 Sandro BOLCHI Lorica Corti, Gianmaria Volonté,
Ottorino Guerrini, Margherita
Guzzinati, Lino Savorani
Feodor DOSTOEVSKIJ Delitto e castigo 1955/56 Fernando DE CRUCCIATI Lino Savorani, Giorgio Valletta, Lidia
Riduzione teatrale di Gaston Baty Braico, Marisa Mantovani
Mario DRSIC-DARSA I nobili ragusei 1969/70 Coita SPAIC Gianrico Tedeschi, Franco Mezziera,
Giampiero Becherelli, Lino Savorani,
Gianni Musy, Nicoletta Rizzi,
Friedricb DÜRRENMATT Romolo il Grande 1983/84 Giovanni PAMPIGLIONE Mario Scaccia, Jerzi Stuhr, CarIa
Cassola, Lidia Koslovich
Massimo DURSI La giostra 1958/59 Massimo DURSI Carlo Bagno, Ottorino Guerrini,
Umberto Raho, Enrica Corti,
Gianmaria Volontè
Tbomas S. ELIOT Assassinio nella cattedrale 1956/97 Franco ENRIQUEZ Ottorino Guerrini, Giulio Bosetti,
Lino Savorani, Cesco Ferro, Lino
Troisi, Marisa Mantovani
ESCHILO Prometeo incatenato Estate 65 Aldo TRIONFO Franco Mezzera, Egisto Marcucci.
Angela Cardile, Nicoletta Rizzi,
Enrico D’Amato
ESCHILO Agamennone 2000/01 Antonio CALENDA Mariano Rigillo, Piera Degli Esposti,
Roberto Herlitzka, Daniela
Giovanetti, Osvaldo Ruggieri,
Giampiero Fortebraccio,
Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi,
Alessandro Preziosi
ESCHILO Coefore 2000/01 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti, Alessandro
Preziosi, Daniela Giovanetti, Osvaldo
Ruggieri, Giampiero Fortebraccio,
Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi
ESCHILO Eumenidi 2002/03 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti, Daniela
Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Anita
Bartolucci, Hossein Taheri
ESCHILO I Persiani 2002/03 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti, Roberto
Herlitzka, Luca Lazzareschi, Osvaldo
Ruggieri, Giancarlo Cortesi
Diego FABBRI Inquisizione 1997/98 Sergio VELITTI Ottorino Guerrini, Antonio
Pierfederici, Enrica Corti, Lino Troisi
Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali 161
Diego FABBRI Processo a Gesù 1962/63 Fulvio TOLUSSO Fosco Giachetti, Marisa Fabbri,
Mario Pisu, Lino Savorani, Oreste
Rizzini
Mariana FARAGUNA e Lino CARPINTERI (Vedi Lino CARPINTERI)
Silvio FIORE La coscienza di Ulisse 1996/97 Silvio FIORE Giulio Pizzirani, Fernando Pannullo
Vittorio FRANCESCHI Pinocchio minore 1963/64 Massimo de VITA Vittorio Franceschi, Sonia Gessner,
Lino Savorani, Carlo Montagna,
Adriana Innocenti
Vittorio FRANCESCHI Gorizia 1916 1966/67 Francesco MACEDONIO Mimmo Lo Vecchio, Oreste Rizzini,
Lino Savorani, Vittorio Franceschi,
Nicoletta Rizzi, Alessandro Galante
Garrone
Vittorio FRANCESCHI Scacco pazzo 1990/91 Nanny LOY Alessandro Haber, Vittorio
Franceschi, Monica Scattini
Vittorio FRANCESCHI Jack lo sventratore 1992/93 Nanni GARELLA Alessandro Haber, Gianna Piaz,
Mariella Valentini, Nicola Pistoia,
Vittorio Franceschi
Carlo Emilio GADDA Il guerriero, l’amazzone, 1996/97 Virginio GAZZOLO Virginio Gazzolo, Angela Cardile
lo spirito della poesia nel verso
immortale del Foscolo
Dodo GAGLIARDE Ma cos’è questa crisi? 1996/97 Enrico PROTTI Dodo Gagliarde, Sara Alzetta, Livia
Enrico PROTTI Bonifazi, Paolo Fagiolo,
Maurizio Zacchigna
Vittorio GASSMAN Anima e corpo 1996/97 Vittorio GASSMAN Vittorio Gassman, Luciano Lucignani,
talk show d’addio Attilio Cucari, Marco Alotto,
Emanuele Salce, Antonetta
Capriglione
Vittorio GASSMAN Bugie Sincere 1997/98 Vittorio GASSMAN Ugo Pagliai, Paola Gassman,
Virgilio Zernitz, Michela Cadel,
Alessandra Celi, Lamberto Consani,
Paolo Fagiolo, Gianluigi Fogacci,
Paolo Giovannucci, Tiziano Pelanda,
Enzo Saturni
Giuseppe GIACOSA Tristi amori 1961/62 Sandro BOLCHI Ottorino Guerrini, Marisa Fabbri,
Omero Antonutti, Carlo Bagno
Silvio GIOVANINETTI Gli ipocriti 1956/57 Carlo LODOVICI Giulio Bosetti, Ottorino Guerrini,
Laura Solari, Marisa Mantovani
Nikolaj GOGOL L’ispettore generale 1959/60 Giacomo COLLI Leonardo Cortese, Carlo Bagno,
Cesco Ferro, Pina Cei, Anna
Menichetti, Omero Antonutti
Carlo GOLDONI La donna di garbo 1954/55 Carlo LODOVICI Laura Solari, Luigi Almirante
Carlo GOLDONI La donna di garbo 1978/79 Francesco MACEDONIO Lucilla Morlacchi, Gianni Galavotti,
Carlo Montagna, Franco Mezzera
Carlo GOLDONI La bottega del caffe 1956/57 Carlo LODOVICI Memo Benassi, Ottorino Guerrini,
Giulio Bosetti
Carlo GOLDONI La vedova scaltra 1960/61 Giovanni POLI Anna Miserocchi, Margherita
Guzzinati, Giorgio Valletta, Carlo
Bagno, Omero Antonutti
Carlo GOLDONI Arlecchino 1961/62 Fulvio TOLUSSO Lino Savorani, Margherita
servitore di due padroni Guzzinati, Omero Antonutti, Marisa
Fabbri
162 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali
Carlo GOLDONI Arleccbino 1972/73 Fulvio TOLUSSO Lino Savorani, Giorgio Valletta,
servitore di due padroni Mimmo Lo Vecchio, Gianfranco
Saletta, Ariella Reggio
Carlo GOLDONI Il teatro comico 1964/65 Eriprando VISCONTI Franco Mezzera, Marisa Fabbri,
Nicoletta Rizzi, Egisto Marcucci,
Adriana Innocenti, Vittorio
Franceschi, Lino Savorani
Carlo GOLDONI Tonin Bella grazia 1966/67 Giuseppe MAFFIOLI Lino Toffolo, Mariangela Melato,
Fulvia Gasser, Lino Savorani
Carlo GOLDONI Il bugiardo 1967/68 Gianfranco DE BOSIO Paola Bacci, Elisabetta Bonino,
Leda Palma, Gabriele Lavia, Giulio
Bosetti, Claudio Cassinelli
Carlo GOLDONI Le massere 1970/71 Giovanni POLI Giusy Carrara, Lidia Braico,
Donatella Ceccarello, Anna Maestri,
Lino Savorani, Ariella Reggio
Carlo GOLDONI Sior Todero Brontolon 1975/76 Francesco MACEDONIO Corrado Gaipa, Elsa Vazzoler,
Umberto D’Orsi, Marina Dolfin
Carlo GOLDONI La famiglia dell’antiquario 1976/77 Furio BORDON Regina Bianchi, Michele Abruzzo,
Gianni Galavotti, Anna Bonaiuto,
Geppy Glejeses
Carlo GOLDONI Le donne gelose 1977/78 Francesco MACEDONIO Maria Dolfin, Paolo Bonacelli,
Donatella Ceccarello
Carlo GOLDONI Il mondo della Luna 1982/83 Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca
Carlo GOLDONI I Rusteghi 1985/86 Francesco MACEDONIO Giulio Brogi, Valeria Ciangottini,
Anna Teresa Rossini, Margherita
Guzzinati, Giampiero Becherelli,
Alvise Battain, Riccardo Peroni,
Barbara Cupisti
Carlo GOLDONI L’Arcadia in Brenta 1985/86 Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca
Carlo GOLDONI L’adulatore 1986/87 Giorgio PRESSBURGER Giulio Brogi, Anna Teresa Rossini,
Anna Campori, Franco Angrisano,
Riccardo Peroni
Carlo GOZZI L ‘augellin belverde 1962/63 Giovanni POLI Renzo Montagnani, Marisa Fabbri,
Oreste Rizzini, Lino Savorani
Carlo COZZI Re Cervo 1965/66 Spiro DALLA PORTA Allievi Scuola di Recitazione
Carlo GOZZI L’amore delle tre melarance 1984/85 Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca
Franz GRILLPARZER Medea 1994/95 Nanni GARELLA Ottavia Piccolo, Gianni De Lellis,
Dorotea Aslanidis, Graziano
Piazza, Sara D’Amario, Riccardo
Maranzana, Valeria D’Onofrio
Claudio GRISANCICH Alida Valli che nel 1996/97 Mario LICALSI Orazio Bobbio, Ariella Reggio
Quaranta iera putela
Slavko GRUM Avvenimento 1971/72 Francesco MACEDONIO Franca Nuti, Gina Sammarco,
nella città di Goga Gabriele Lavia, Franco Mezzera
Dante GUARDAMAGNA Delitto e castigo 1972/73 Sandro BOLCHI Ugo Pagliai, Angiola Baggi, Lino
(da DOSTOEVSKIJ) Savorani, Orazio Bobbio, Giorgio
Valletta, Saverio Moriones
Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali 163

Dante GUARDAMAGNA La breccia 1963/64 Ruggero JACOBBI Oreste Rizzini, Nicoletta Rizzi, Lino
e-Maria Silvia CODECASA Savorani, Franco Mezzera, Massimo
De Vita, Vittorio Franceschi, Marisa
Fabbri
Margherita HACK Variazioni sul cielo 2003/04 Fabio Massimo IAQUONE Sandra Cavallini
Peter HANDKE Attraverso i villaggi 1984/85 Roberto GUICCIARDINI Marisa Fabbri, Giancarlo Dettori,
Giulio Brogi, Regina Bianchi, Anna
Teresa Rossini
Peter HANDKE L’ora in cui non sapevamo 1994/95 Giorgio PRESSBURGER Livio Bogatec, Patrizia Burul, Stojan
niente l’uno dell’altro Colja, Andreina Garella, Alojz Milic,
Lucka Pockaj, Riccardo Maranzana,
Monica Samassa, Maurizio Soldà, e
con Mariano Rigillo (voce recitante)
Vaclav HAVEL L’opera dello straccione 1975/76 Fulvio TOLUSSO Corrado Gaipa, Marina Dolfin,
Umberto D’Orsi
Hugo von HOFFMANSTHAL La leggenda di Ognuno 1957/58 Franco ENRIQUEZ Ottorino Guerrini, Umberto Raho,
Carlo Bagno, Mario Verdani,
Lino Troisi, Marisa Bartoli, Lidia
Lagonegro, Lino Savorani, Mario
Adorf
Arthur HONEGGER Giovanna d’Arco al rogo 1995-96 Antonio CALENDA Daniela Giovanetti, Virginio Gazzolo
e Paul CLAUDEL
Odön von HORVATH Storie del bosco viennese 1977-78 Franco ENRIQUEZ Valeria Moriconi, Corrado Pani, Pina
Cei, Micaela Esdra, Nestor Garay
Odön von HORVATH Fräulein Pollinger 1984-85 Giorgio PRESSBURGER Daniela Mazzucato, Sandro
Massimini, Franco Nebbia
Bohumil HRABAL Una solitudine 1992-93 Giorgio PRESSBURGER Paolo Bonacelli, Patrizia Burul,
troppo rumorosa Paolo Meloni, Franco Noè, Tiziano
Pelandi
Albert HUSSON La cucina degli angeli 1954-55 Alessandro BRISSONI Laura Solari, Gianni Mantesi, Pietro
Privitera
Henrik IBSEN Il piccolo Eyolf 1967/68 Aldo TRIONFO Giulio Bosetti, Franca Nuti, Paola
Bacci, Massimo Gridolfi
Henrik IBSEN Casa di bambola 1973/74 Francesco MACEDONIO Ludovica Modugno, Carlo Montagna,
Mario Maranzana, Delia Bertolucci,
Franco Mezzera
Eugene JONESCO Sicario senza paga 1968/69 Josè QUAGLIO Giulio Bosetti, Marina Bonfigli, Alvise
Battain, Josè Quaglio
Georg KAISER Davide e Golia 1957/58 Sandro BOLCHI Ottorino Guerrini, Enrica Corti,
Carlo Bagno
Georg KAISER Il funzionario Krehler 1979/80 Paolo MAGELLI Cecilia Polizzi, Flavio Bucci, Gianni
Galavotti, Micaela Pignatelli
Tullio KEZICH La coscienza di Zeno 1978/79 Franco GIRALDI Renzo Montagnani, Marina Dolfin,
(da I. SVEVO) Gianni Galavotti
Tullio KEZICH La coscienza di Zeno 2002/03 Pietro MACCARINELLI Massimo Dapporto
(da I. SVEVO)
Tullio KEZICH Bouvard e Peuchet 1982/83 Giovanni PAMPIGLIONE Mario Maranzana, Vittorio
e Luigi SQUARZINA (da G. FLAUBERT) Franceschi
164 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali
Heinrich von KLEIST La brocca rotta 1977/78 Giorgio PRESSBURGER Paolo Bonacelli, Marina Dolfin,
Lino Savorani, Franco Jesurum,
Francesca Muzio
Pavel KOHOUT Roulette 1976/77 Roberto GUICCIARDINI Regina Bianchi, Paolo Graziosi,
Lorenza Guerrieri, Daniele Griggio
Boris KOBAL e Maurizio SOLDÀ Bonjour TRIESTEsse 2003/04 Boris KOBAL Boris Kobal, Maurizio Soldà
Franz Xavier KROETZ Renzo e Anna 1974/75 Furio BORDON Orazio Bobbio, Ariella Reggio
Eugene LABICHE La Cagnotte 1959/60 Giacomo COLLI Leonardo Cortese, Omero Antonutti,
Lino Savorani, Pina Cei
Stefano LAURI Hänsel e Gretel 1967/68 Ugo AMODEO Edoardo Zammarchi, Maria Pia
(dai F.lli Grimm) Bellizzi, Mimmo Lo Vecchio, Mariella
Terragni
Vladimiro LISIANI Un buso in mia contrada 1969/70 Francesco MACEDONIO Lidia Braico, Ariella Reggio, Cip
Barcellini, Franco Rossi, Giorgio
Valletta, Giusy Carrara, Fulvia
Gasser, Gianfranco Saletta
Enrico LUTTMANN Sonno 2002/03 Marco CASAZZA Paola Bonesi, Marco Casazza,
Adriano Giraldi, Enrico Luttmann,
Lorenzo Michelli, Alessandro Mizzi,
Andrea Orel, Mariella Terragni
Giuseppe MAFFIOLI Del povaro soldato 1965/66 Giuseppe MAFFIOLI Vittorio Franceschi, Oreste Rizzini,
(da RUZANTE) Nicoletta Rizzi
Claudio MAGRIS Stadelmann 1990/91 Egisto MARCUCCI Tino Schirinzi, Barbara Valmorin,
Gianni De Lellis
Claudio MAGRIS La mostra 2002/03 Antonio CALENDA Roberto Herlitzka, Mario Maranzana
Curzio MALAPARTE Das Kapital 1981/82 Franco GIRALDI Mario Maranzana, Vittorio
Franceschi, Margherita Guzzinati
Libero MAZZI Trieste con tanto amore 1968/69 Giulio BOSETTI Cesco Baseggio, Giulio Bosetti,
Franca Nuti, Luigi Vannucchi
Libero MAZZI Omaggio ai poeti triestini: 1971/72 Franca Nuti, Franco Mezzera
Camber Barni
Arthur MILLER Il crogiuolo 1974/75 Sandro BOLCHI Marina Dolfin, Giorgio Valletta, Lino
Troisi, Ludovica Modugno, Franco
Mezzera
Sergio MINIUSSI L’anno della peste 1959/60 Ugo AMODEO Dario Mazzoli, Mario Licalsi, Giorgio
Valletta, Dario Penne, Franco
Jesurum
Sergio MINIUSSI Dialoghi con Leucò 1963/64 Aldo TRIONFO Marisa Fabbri, Egisto Marcucci,
e Aldo TRIONFO (da PAVESE) Nicoletta Rizzi, Franco Mezzera,
Oreste Rizzini
MOLIERE Don Giovanni 1971/72 Giulio BOSETTI Giulio Bosetti, Lino Savorani, Paola
Bacci, Giampiero Becherelli, Cesare
Gelli
Ferenc MOLNAR La leggenda di Liliom 1959/60 Leonardo CORTESE Leonardo Cortese, Anna Menichetti,
Lidia Lagonegro, Omero Antonutti,
Pina Cei, Lino Savorani
Robert MUSIL Vinzenz e l’amica 1963/64 Aldo TRIONFO Marisa Fabbri, Vittorio Franceschi,
degli uomini importanti Franco Mezzera
Alfred de MUSSET I capricci di Marianna 1956/57 Gianfranco DE BOSIO Laura Solari, Giulio Bosetti, Cesco
Ferro, Ottorino Guerrini
Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali 165
Aldo NICOLAI Gli asini magri 1960/61 Sandro BOLCHI Luciano Alberici, Marisa Fabbri,
Anna Miserocchi, Margherita
Guzzinati, Omero Antonutti, Rino
Romano, Carlo Bagno
Clifford ODETS La ragazza di campagna 1958/59 Franco ENRIQUEZ Gianmaria Volontè, Ottorino
Guerrini, Enrica Corti
John OSBORNE Motivo di scandalo 1965/66 Raffaele MAIELLO Egisto Marcucci, Nicoletta Rizzi, Lino
e riflessione Savorani, Vittorio Franceschi
John OSBORNE Un patriota per me 1996/97 Giancarlo COBELLI Massimo Belli
Moni OVADIA Trieste, Ebrei e Dintorni 199798 Moni OVADIA Moni Ovadia
Alcide PAOLINI Lezione di tiro 1973/74 Furio BORDON Giampiero Becherelli, Antonella
Marchi, Stefano Lescovelli
Pier Paolo PASOLINI Calderon 1979/80 Giorgio PRESSBURGER Paolo Bonacelli, Marina Dolfin,
Gianni Galavotti, Francesca Muzio
Pier Paolo PASOLINI I Turcs tal Friùl 1994/95 Elio DE CAPITANI Lucilla Morlacchi, Fabiano Fantini,
Renato Rinaldi, Giovanni Visentin
John PATRICK Attimo fermati, sei bello! 1954/55 Gianfranco DE BOSIO Laura Solari, Pietro Privitera, Grazia
Migneco, Gianni Mantesi
Franco PERO’ Winckelmann: “Finalmente 1996/97 Franco PERO’ Giulio Brogi, Massimo De Rossi
verrà la quiete”
Aldo PERRINI Non si dorme a Kirkwall 1955/56 Gianfranco DE BOSIO Pietro Privitera, Isabella Riva,
Marisa Mantovani, Mario Bardella,
Lino Savorani
Harold PINTER Tradimenti 1988/89 Furio BORDON Paola Bacci, Giampiero Bianchi,
Paolo Bonacelli
Luigi PIRANDELLO Lumie di Sicilia 1955/56 Ottavio SPADARO Pietro Privitera, Marisa Mantovani,
Isabella Riva
Luigi PIRANDELLO Ma non è una cosa seria 1956/57 Carlo LODOVICI Ottorino Guerrini, Giulio Bosetti,
Marisa Mantovani, Cesco Ferro, Lino
Savorani
Luigi PIRANDELLO Questa sera 1958/59 Franco ENRIQUEZ Paola Borboni, Gianmaria Volontè,
si recita a soggetto Margherita Guzzinati
Luigi PIRANDELLO Questa sera 1986/87 Giuseppe Mariano Rigillo, Paola Bacci,
si recita a soggetto PATRONI GRIFFI Leopoldo Mastelloni, nella ripresa
Vittorio Caprioli, Giovanni Crippa,
Laura Marinoni
Luigi PIRANDELLO L’imbecille-La patente 1959/60 Fulvio TOLUSSO Carlo Bagno, Dario Mazzoli, Lino
La giara Savorani, Mimmo Lo Vecchio, Giorgio
Valletta
Luigi PIRANDELLO Sei personaggi 1960/61 Giuseppe DI MARTINO Marisa Fabbri, Anna Miserocchi,
in cerca d’autore Margherita Guzzinati, Lino Savorani,
Carlo Bagno
Luigi PIRANDELLO Sei personaggi 1987/88 Giuseppe Vittoriti Caprioli, Mariano Rigillo,
in cerca d’autore PATRONI GRIFFI Ilaria Occhini, Giovanni Crippa,
Laura Marinoni, Caterina Boratto
Luigi PIRANDELLO Così è se vi pare 1961/62 Sandro BOLCHI Gianni Musy, Gina Sammarco, Mario
Pisu, Margherita Guzzinati, Marisa
Fabbri, Omero Antonutti
Luigi PIRANDELLO Enrico IV 1966/67 Giuseppe MAFFIOLI Renzo Ricci, Eva Magni, Mariangela
Melato
166 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali
Luigi PIRANDELLO Non si sa come 1969/70 Josè QUAGLIO Giulio Bosetti, Anna Maria Gherardi,
Giampiero Becherelli
Luigi PIRANDELLO Ciascuno a modo suo 1988/89 Giuseppe Mariano Rigillo, Ilaria Occhini,
PATRONI GRIFFI Giovanni Crippa, Laura
Marinoni,Vittorio Caprioli
Stefano PIRANDELLO La scuola dei padri 1954/55 Ottavio SPADARO Pietro Privitera, Carla Bizzarri,
Gianni Mantesi
PLAUTO Anfitrione 1955/56 Ottavio SPADARO Mario Mariani, Marisa Mantovani,
Mario Bardella
Giovanni POLI La commedia degli Zanni 1967/68 Giovanni POLI Franco Jesurum, Mimmo Lo Vecchio,
Orazio Bobbio, Giorgio Valletta,
Gabriele Lavia, Lidia Braico, Mario
Valgoi, Salvo Anselmo, Leda Palma
Giovanni POLI L’alfabeto dei villani 1971/72 Giovanni POLI Aldo Bonato, Daniela Foà, Michela e
Sandra Martni, Mario Zanotto
Marco PRAGA Le vergini 1955/56 Ottavio SPADARO Mario Mariani, Mario Bardella,
Marisa Mantovani, Lino Savorani
Giorgio PRESSBURGER Karl Valentin Kabarett 1980/81 Giorgio PRESSBURGER Vittorio Caprioli, Gianni Galavotti,
Paolo Rossi, Jole Si/vani
Giorgio PRESSBURGER Eroe di scena 1985/86 Giorgio PRESSBURGER Carlo Simoni, Lea Padovani, Aldo
fantasma d’amore (Moissi) Reggiani, Claudio Gora, Lidia
Kozlovich, Gian Paolo Poddighe
Stanislawa PRZYBYZEWSKA L’affare Danton 1982-83 Maciej KARPlNSKY Mario Maranzana, Vittorio Franceschi
e Andrzej WAJDA
RECITAL di Paola Borboni 1958/59
RECITAL di Diana Torrieri 1959/69
RECITAL di Paola Borboni Fantasia in nero 1959/69
RECITAL di Paola Borboni 1960/61
RECITAL di Marisa Fabbri 1963/64
Antonio RICCARDINI L’ultimo de carneval 1971/72 Francesco MACEDONIO Mimmo Lo Vecchio, Orazio Bobbio,
Ariella Reggio, Giorgio Valletta
Franco Jesurum, Luciano Virgilio,
Marino Masè
Renzo ROSSO Il pianeta indecente 1983/84 Roberto GUICCIARDINI Giulio Brogi, Leda Negroni, Anna
Teresa Rossini
William SAROYAN I giorni della vita 1956/57 Franco ENRIQUEZ Ottorino Guerrini, Marisa
Mantovani, Cesco Ferro, Camillo
Milli, Giulio Bosetti, Vittorio Congia,
Lino Troisi
Jean-Paul SARTRE Nekrassov 1969/70 Ernesto GUIDA Giulio Bosetti, Mario Pisu,
Marianella Laszlo, Lino Savorani,
Gianni Musy
Friedrich SCHILLER Intrigo e amore 1993/94 Nanni GARELIA Ottavia Piccolo, Dorotea Aslanidis,
Gianni De Lellis, Graziano Piazza,
Virginio Gazzolo
Eric-Emmanuel SCHMITT Il visitatore 1995/96 Antonio CALENDA Turi Ferro, Kim Rossi Stuart, Sabina
(traduzione: Enzo SICILIANO) Vannucchi, Sergio Tardioli
Arthur SCHNITZLER Anatol 1975/76 Roberto GUICCIARDINI Gabriele Lavia, Manuela
Kustermann, Virgilio Zernitz
Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali 167

Arthur SCHNITZLER Anatol 1992/93 Nanni GARELLA Roberto Sturno, Gianni De Lellis,
Sara Alzetta, Monica Bucciantini,
Nicoletta Corradi, Alvia Reale,
Stefania Barca
Arthur SCHNITZLER Casanova a Spa 1987/88 Luca de FUSCO Mariano Rigillo, Vittorio Franceschi,
Anna Teresa Rossini, Giampiero
Becherelli
William SHAKESPEARE Amleto 1998/99 Antonio CALENDA Kim Rossi Stuart, Gianni Musy,
Osvaldo Ruggieri, Alvia Reale, Gia
nfranco Varetto, Rossana Mortara,
Alessandro Preziosi
William SHAKESPEARE Come vi garba 1964/65 Eriprando VISCONTI Marisa Fabbri, Nicoletta Rizzi,
Franco Mezzera, Lino Savorani,
Vittorio Franceschi
William SHAKESPEARE La bisbetica domata 1958/59 Franco ENRIQUEZ Enrica Corti, Ottorino Guerrini,
Carlo Bagno, Gianmaria Volontè,
Lino Savorani, Cesco Ferro,
Margherita Guzzinati
William SHAKESPEARE La dodicesima notte 1960/61 Giovanni POLI Carlo Bagno, Ottorino Guerrini,
Marisa Fabbri, Anna Miserocchi,
Margherita Guzzinati, Omero
Antonutti
William SHAKESPEARE Macbeth 1966/67 Tino BUAZZELLI Tino Buazzelli, Paola Mannoni,
Egisto Marcucci
William SHAKESPEARE Molto rumore per nulla 1957/58 Franco ENRIQUEZ Enrica Corti, Antonio Pierfederici
Lino Troisi, Ottorino Guerrini, Carlo
Bagno
William SHAKESPEARE Otello 1965/66 Beppe MENEGATTI Luigi Vannucchi, Nicoletta Rizzi,
Egisto Marcucci, Vittorio Franceschi,
Oreste Rizzini
William SHAKESPEARE Otello 2001/02 Antonio CALENDA Michele Placido, Sergio Romano,
Giancarlo Cortesi, Giorgio Lanza,
Rossana Mortara, Valentina Valsania
William SHAKESPEARE Re Lear 2003/04 Antonio CALENDA Roberto Herlitzka, Daniela
Giovanetti, Luca Lazzareschi,
Alessandro Preziosi, Giorgio Lanza,
Rossana Mortara, Osvaldo Ruggieri
William SHAKESPEARE Riccardo III 1989/90 Gabriele LAVIA Gabriele Lavia, Monica Guerritore,
Dorotea Aslanidis, Gianni De Lellis,
Barbara Valmorin, Giorgio Crisafi
William SHAKESPEARE Riccardo II 1991/92 Glauco MAURI Roberio Sturno, Gianni Galavotti,
Ireneo Petruzzi, Donatello Falchi
William SHAKESPEARE Riccardo III 1996/97 Antonio CALENDA Franco Branciaroli, Lucilla
Morlacchi, Anita Bartolucci, Giorgio
Bonino, Gea Lionello, Antonio Zanol
etti
George Bernard SHAW L’uomo del destino 1956/57 Gianfranco DE BOSIO Laura Solari, Giulio Bosetti, Cesco
Ferro
Georges SHEHADE La storia di Vasco 1962/63 Aldo TRIONFO Marisa Fabbri, Renzo Montagnani,
Vittorio Franceschi, Massimo De Vita
168 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali
Valeria SISTO COMAR La santa calce 1965/66 Anna GRUBER Nicoletta Rizzi, Ottavio Di Donato,
Giorgio Valletta, Lino Savorani,
Tonino Pavan, Stella Migliore
SOFOCLE Elettra Estate ’64 Fulvio TOLUSSO Marisa Fabbri, Fosco Giacchetti,
Adriana Innocenti, Franco Mezzera,
Egisto Marcucci, Nicoletta Rizzi,
Paola Boccardo
SOFOCLE Edipo a Colono Estate ’66 Edmo FENOGLIO Tino Buazzelli, Roldano Lupi, Giulia
Lazzarini, Raul Grassilli, Paola
Mannoni, Tino Bianchi, Omero Antonutti
SOFOCLE Edipo a Colono 1996/97 Antonio CALENDA Roberto Herlitzka, Piera Degli Esposti,
scrittura rievocativa Ester Galazzi, Dodo Gagliarde,
di Ruggero CAPPUCCIO Gino Monteleone, Paolo Fagiolo,
Stefano Galante, Antonio Tallura, M
aurizio Zacchigna
SOFOCLE Edipo Re 1967/68 Orazio COSTA Giulio Bosetti, Franca Nuti, Mario
Valgoi, Gabriele Lavia
Marko SOSIC Ballerina Ballerina 1996/97 Branko ZAVRSAN Lucka Pockaj
Luigi SQUARZINA Tre quarti di lana 1961/62 Fulvio TOLUSSO Marisa Fabbri, Gianni Musy, Omem
Antonutti, Mario Maranzana, Omera
Lazzari
Luigi SQUARZINA Romagnola 1964/65 Eriprando VISCONTI Adriana Innocenti, Vittorio
Franceschi, Franco Mezzera
Luigi SQUARZINA e Tullio KEZICH (Vedi Tullio KEZICH)
August STRINDBERG Il pellicano 1980/81 Gabriele LAVIA Gabriele Lavia, Lea Padovani, Carlo
Simoni, Paola Pitagora
Italo SVEVO Inferiorità 1955/56 Ottavio SPADARO Filippo Scelzo, Mario Bardella
Italo SVEVO Un marito 1960/61 Sandro BOLCHI Luciano Alberici, Anna Miserocchi,
Omero Antonutti, Marisa Fabbri,
Margherita Guzzinati
Italo SVEVO L’avventura di Maria 1968/69 Aldo TRIONFO Franca Nuti, Gianni Galavotti,
Massimo De Francovich, Paola Bacci
Italo SVEVO Terzetto spezzato 1973/74 Furio BORDON Giampiero Becherelli, Stefano
Lescovelli, Antonella Marchi
Italo SVEVO Caro bonbon 1990/91 Marco SCIACCALUGA Massimo De Francovich
Italo SVEVO L’avventura di Maria 1995/96 Nanni GARELLA Gabriele Ferzetti, Patrizia Zappa
Mulas, Gianni De Lellis, Giorgio
Lanza, Umberto Raho, Stefania
Stefanin, Riccardo Maranzana,
Barbara Trost, Daniele Bonnes
Italo SVEVO Senilità 1997/98 Francesco MACEDONIO Roberto Herlitzka, Lucka Pockaj, Alvia
adattamento di Alberto BASSETTI Reale
John Milhngton SYNGE Il furfantello dell’ovest 1961/62 Fulvio TOLUSSO Gino Cavalieri, Gianni Musy, Carlo
Bagno, Gina Sammarco, Marisa
Fabbri, Omero Antonutti
Carlo TERRON Avevo più stima dell’idrogeno 1959/60 Mario MARANZANA Pina Cei, Omero Antonutti, Dario
Penne
Charles THOMAS Jenny nel frutteto 1955/56 Ottavio SPADARO Marisa Mantovani, Mario Bardella
Sergio TOFANO (Stò) Una losca congiura 1955/56 Spiro DALLA PORTA Allievi della Scuola di Recitazione
ovvero Barbariccia contro Bonaventura
Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali 169
Sergio TOFANO (Stò) L’isola dei pappagalli 1956/57 Spiro DALLA PORTA Maria Grazia Spinazzi, Cesco Ferro
Sergio TOFANO (Stò) Bonaventura, 1957/58 Spiro DALLA PORTA Allievi
veterinario per forza della Scuola di Recitazione
Fulvio TOMIZZA Vera Verk 1962/63 Fulvio TOLUSSO Paola Borboni, Fosco Giachetti,
Marisa Fabbri, Edda Valente, Renzo
Montagnani, Lino Savorani
Fulvio TOMIZZA La storia di Bertoldo 1968/69 Giovanni POLI Franco Mezzera, Marina Bonfigli,
Alvise Battain, Lino Savorani
Fulvio TOMIZZA L’idealista (da I. CANKAR) 1976/77 Francesco MACEDONIO Corrado Pani, Leda Negroni, Carlo
Cattaneo, Nestor Garay
Aldo TRIONFO e Sergio MINIUSSI (vedi Sergio MINIUSSI)
Aldo TRIONFO Sandokan, Yanez e i tigrotti 1969/70 Aldo TRIONFO Giulio Brogi, Claudia Giannotti,
e Tonino CONTE della Malesia alla conquista Lino Savorani, Franco Mezzera,
della Perla di Labuan (da Salgari) Antonio Francioni, Franco Jesurum,
Orazio Bobbio, Saverio Moriones,
Mimmo Lo Vecchio
Aldo TRIONFO Margherita Gautier: 1970/71 Aldo TRIONFO Valeria Moriconi, Lia Zoppelli,
e Tonino CONTE la dame aux camelias (da Dumas) Gianni Agus, Ennio Balbo, Rodolfo
Baldini
David Maria TUROLDO Il martirio di Lorenzo 1965/66 Giuseppe MAFFIOLI Egisto Marcucci, Vittorio Franceschi,
Enrico d’Amato
Heinrich von KLEIST Anfitrione 2001/02 Shahroo KHERADMAND Roberto Herlitzka,
Giorgio Lanza, Rossana Mortara
Franz WEDEKIND Il Marchese von Keith 1979/80 Nino MANGANO Luigi Diberti, Valeria Ciangottini,
Pietro Biondi, Gianni Galavotti
Tennessee WILLIAMS Zoo di vetro 1979/80 Tatiana PAVLOVA Tatiana Pavlova, Marisa Mantovani,
Paolo Privitera, Mario Mariani
Tennessee WILLIAMS Lo zoo di vetro 1989/90 Furio BORDON Piera Degli Esposti, Franco
Castellano, Diego Ribon, Beatrice
Visibelli
Carl ZUCKMAYER Il capitano di Köpenik 1973/74 Sandro BOLCHI Renato Rascel, Lino Savorani, Elio
Crovetto, Nino Pavese
Teatro Stabile Le pubblicazioni

del Friuli-Venezia Giulia

170
«Teatro Copioni»: la prima collana di volumi del Teatro Stabile
Del Bianco Editore

1. “Il piccolo Eyolf”


di Henrik Ibsen. Versione di Gennaro Pistilli. Note di Francesco Macedonio alla regia di Aldo Trionfo

2. “La storia di Bertoldo”


di Fulvio Tomizza (da Giulio Cesare Croce). Note di regia di Giovanni Poll

3. “Il mio Carso”


di Scipio Slataper. Riduzione per le scene di Furio Bordon. Note di regia di Francesco Macedonio

4. “I nobili ragusei”
di Marino Darsa. Prima versione italiana di Lino Carpinteri e Mariano Faraguna

5. “Sandokan Yanez e i tigrotti della Malesia alla conquista della Perla di Labuan”
di Aldo Trionfo e Tonino Conte (da Emilio Salgari)

6. “Margherita Gautier la Dame aux camélias”


di Aldo Trionfo e Tonino Conte (da Alessandro Dumas figlio).
Note di Alessandro Giupponi alla regia di Aldo Trionfo

7. “Don Giovanni”
di Molière. Traduzione di Giulio Bosetti.

8. “Amico sciacallo. Canto e controcanto”


di Henrik Ibsen. Versione di Gennaro Pistilli. Note di Francesco Macedonio alla regia di Aldo Trionfo

9. “Delitto e castigo”
da Dostoevskij.
Riduzione teatrale in 2 tempi di Dante Guardamagna

10. “Il capitano di Köpenick”


di Zuckmayer.
Versione italiana di Lino Carpinteri e Mariano Faraguna

I «Quaderni» pubblicati dal Teatro Stabile


12. Svevo “per noi” oggi
La coscienza di Zeno

13. Arbuzov: la santa ingenuità del teatro


Vecchio mondo

14. Carlo Goldoni “Una donna di garbo”


15. Georg Kaiser
Il funzionario Krehler: alla ricerca dell’tiomo nuovo

16. Franz Wedekind “Il marchese von Keith”


17. L’uso della vita
Calderon di Pasolini
18. August Strindberg: la bellezza tragica della vita 171

Il pellicano

19. Karl Valentin “Cabaret”


20. Eduardo: vita di un attore comico
21. Le marionette di Vittorio Podrecca
22. Curzio Malaparre “Das Kapital”
23. “L’affare Danton” di Stanislava Przbyzewska
24. Le marionette di Podrecca
Il mondo della luna di C. Goldoni

25. “Bouvard e Pouchet” di Tullio Kezich e Luigi Squarzina (da Gustave Flaubert)
26. Dürrenmatt “Romolo il grande”
27. “Il pianeta indecente”
28. “L’amore delle tre melarance”
29. “Fraulein Pollinger”
30. “Attraverso i villaggi”
31. “I Rusteghi” di Carlo Goldoni
32. “Eroe di scena fantasma d’amore (Moissi)”
33. “Baal”

34. “L’adulatore”

35. “Questa sera si recita a soggetto”


36. “Casanova a Spa”
37. “Beckett concerto”
38. “Sei personaggi in cerca d’autore”
39. “Ciascuno a suo modo”
40. Harold Pinter “Tradimenti”
41. “Riccardo III”

I «Quaderni» del Teatro Stabile - Art& e Arti Grafiche Friulane


42. America del ‘900
Lo zoo di vetro

43. “Il viaggio incantato”


172
44. Vittorio Franceschi “Scacco pazzo”
45. Il pianeta degli ultimi anni
Stadelmann di Claudio Magris

45 bis. “Caro bonbon”


dall’Epistolario e dall’Album di famiglia di Italo Svevo

46. William Shakespeare “Riccardo II”


47. “Oblomov”
di Ivan Goncarov, adattamento teatrale di Furio Bordon

48. “Jack lo sventratore”


di Vittorio Franceschi

49. “Una solitudine troppo rumorosa”


di Bobumil Hrabal, versione teatrale di Giorgio Pressburger

50. “Anatol”
di Arthur Schnitzler, versione italiana di Furio Bordon

51. “L’idiota”
di F. M. Dostoevskij, adattamento teatrale di Furio Bordon su un’ipotesi drammaturgica
di Padre D. Maria Turoldo

52. “Intrigo e amore”


di Friedrich Schiller, traduzione di Aldo Busi

53. “Medea”
di Franz Grillparzer, traduzione di Claudio Magris

54. “L’ora in cui non sapevamo niente l’uno dell’altro”


di Peter Handke, testi di Mario Brandolin, Peter Handke, Giorgio Pressburger, Sabrina Morena,
Rolando Zorzi

55. “I Turcs tal Friúl”


di Pier Paolo Pasolini, testi di Pier Paolo Pasolini, Gianfranco Contini, Novella Cantarutti, Nico Naldini,
Elio De Capitani

56. “L’avventura di Maria”


di Italo Svevo, testi di Antonio Calenda, Nanni Garella, Franca Nuti, Ruggero Rimini, Italo Svevo,
Patrizia Zappa Mulas

I «Quaderni» del Teatro pubblicati dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia
57. “Anima e Corpo” (2 ediz.)
di Vittorio Gassman, testi di Antonio Calenda, Roberto De Monticelli, Giacomo Gambetti,
Vittorio Gassman, Maria Grazia Gregori, Rita Sala

58. Gigi Proietti: un attore e il suo teatro


testi di Mario Brandolin, Antonio Calenda, Roberto De Monticelli, Rita Sala

59. “Un’indimenticabile serata ovvero gli asparagi e l’immortalità dell’anima”


da Achille Campanile, testi di Carlo Bo, Antonio Calenda, Oreste Del Buono, Franco Quadri,
Enzo Siciliano 173

60. “Edipo a Colono”


di Sofocle, scrittura rievocativa di Ruggero Cappuccio, testi di Antonio Calenda, Ruggero Cappuccio

61. “Bugie Sincere”


di Vittorio Gassman, testi di Vittorio Gassman, Ruggero Cappuccio, Peter Brown

62. “Irma la dolce”


di Alexandre Breffort - Marguerite Monnot, testi di Rita Sala, Danilo Soli, Didier C. Deutsch

63. “Senilità”
da Italo Svevo, adattamento teatrale di Alberto Bassetti, testi di Italo Svevo, Alberto Bassetti,
Daniele Del Giudice, Mario Brandolin

64. “Riccardo III”


di William Shakespeare, traduzione di Patrizia Valduga, testi di Mario Brandolin, Alessandro Serpieri,
Giovanna Mochi, Patrizia Valduga

65. “Amleto”
di William Shakespeare, traduzione di Agostino Lombardo, testi di Mario Brandolin, Agostino Lombardo,
Alessandro Serpieri, Roberta Gefter Wondrich, Renzo S. Crivelli, Giuseppina Restivo, Guido Botteri

66. “Ma che c’entra Peter Pan?”


di Alberto Bassetti

67. “Rappresentazione della Passione”


elaborazione drammaturgica di Antonio Calenda, testi di Odoardo Bertani, Guido De Monticelli,
Angelo Mandorlo, Renzo Tian

68. “Antigone”
di Jean Anouilh, versione italiana di Furio Bordon, testi di Furio Bordon, Antonio Calenda, Ilaria Lucari

69. IPiccoli di Podrecca


70. “Agamennone” e “Coefore”
di Eschilo, traduzione di Manara Valgimigli, testi di Antonio Calenda, Caterina Barone, Ilaria Lucari

71. “La Mostra”


di Claudio Magris, testi di Guido Botteri, Cesare De Michelis, Luca Doninelli, Enzo Golino, Ilaria Lucari,
Lorenzo Mondo, Ermanno Paccagnini, Giovanni Raboni

72. “Eumenidi”
di Eschilo, traduzione di Manara Valgimigli, testi di Antonio Calenda, Caterina Barone, Ilaria Lucari

73. “Pallido Oggetto del Desiderio”


adattamento teatrale di René De Ceccatty e Alfredo Arias, testi di Alfredo Arias, René De Ceccatty

73. “Re Lear”


di William Shakespeare, traduzione di Agostino Lombardo, testi di Antonio Calenda, Agostino Lombardo,
Paolo Quazzolo, Giuseppina Restivo

Edizioni speciali
“Il nuovo vecchio Rossetti”
a cura di Guido Botteri e Stefano Curti
174
Teatro Stabile L’organigramma 2004-2005

del Friuli-Venezia Giulia

Mariagiovanna ELMI Antonio CALENDA 175


presidente direttore

Tiziana BENUSSI Sergio DOVGAN


direttore amministrazione
Lino CARPINTERI
Fabrizio CIGOLOT Stefano CURTI
direttore marketing e produzione
Antonio PAOLETTI
Roberto PIAGGIO
consiglieri Paolo GIOVANAZZI
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collegio dei revisori responsabile produzione
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presidente
Lucia DUSSI
Giuseppe DI BARTOLO ZUCCARELLO
Diego PECAR
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Daniela SFERCO
ufficio amministrazione

Massimo CARLI
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soci Rosaria SCHIRALDI
Comune di Trieste Roberto STAREC
Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia Massimo TATARELLA
Provincia di Gorizia
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Provincia di Trieste
Provincia di Udine Radivoi ZOBIN
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Camera di Commercio Industria
Artigianato e Agricoltura di Trieste
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ufficio marketing e comunicazione

Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Giampaolo ANDREUTTI


Viale XX Settembre, 45 ufficio produzione
34126 TRIESTE

tel. 040.3593511 Ada D’ACCOLTI


fax 040.3593555
www.ilrossetti.it Bruno BOBINI
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