di Andrea Balzola
Un'immagine dell'Otello o la deficienza della donna di Carmelo Bene nella versione teatrale.
unico volto assoluto che vive del suo riflesso. Carmelo diceva sempre che agli
incontri televisivi, veri e propri ring del paradosso, lui mandava la sua controfigura, e
i suoi primi piani ce lo confermavano: ci facevano vedere il suo volto mutante,
ostentatamente truccato e artefatto nelle espressioni, pi attore che sulla scena. Non
cera infatti alcuna soluzione di continuit tra la sua "assenza" teatrale e la sua
"assenza" pubblica, Narciso non distoglieva mai lo sguardo dallo specchio (Lydia
Mancinelli mi ha poi confermato che Carmelo era ossessivamente attratto dagli
specchi), e se per un attimo ne era distratto, subito vi ritornava.
Lincantesimo narcisistico presuppone la coazione a ripetere, se Narciso distoglie il
volto dallo specchio non pu resistere, torna a guardarsi. Ma si rivede ogni volta pi
limpidamente perch lo sguardo scava ogni dettaglio, si rivede ogni volta diverso
perch il volto non cessa di trasformarsi. La ripetizione concentra, pulisce, spoglia,
porta allessenziale, si dice dei grandi poeti che abbiano la vocazione al silenzio, ma
per raggiungere, per meritare, quel silenzio devono trascorrere la loro esistenza
come Campana o Hlderlin nellossessione del verso, verso che prima
incantesimo di un suono e poi diventa indice di una direzione: verso il silenzio.
Perci Carmelo insisteva sul rigore e citava Schopenauer: "il talento fa ci che vuole,
il genio solo ci che pu". Lossessione percorre una linea di necessit, si fonda sulla
ripetizione del gesto e dellemissione e sulle differenze che quella accanita
ripetizione produce. Bene ritornava sempre con gli stessi fantasmi, i suoi doppi,
Amleto, Otello, Macbeth, Riccardo III, Pinocchio, ogni volta pi immobili, afasici,
denudati, svogliati, su una scena sempre pi vuota. Per questo Bene trovava in
Deleuze il suo mentore, Deleuze che in quel meno noto e bellissimo saggio Marcel
Proust e i segni (1967), scriveva: " Che altro si pu fare dellessenza, differenza
ultima, se non ripeterla, dal momento che non ha surrogati e nulla pu venirle
sostituito?... Differenza e ripetizione si oppongono soltanto in apparenza. Non vi
grande artista, la cui opera non ci spinga a dire: Lo stesso, eppure altro... In verit,
differenza e ripetizione rappresentano le due potenze dellessenza, inseparabili e
correlative. Un artista non invecchia col ripetersi, perch la ripetizione potenza
della differenza, cos come la differenza potere della ripetizione."
Lo specchio di Narciso non duplica soltanto, moltiplica. Bene pensava al testo stesso
come uno specchio dellautore che si frantuma in una molteplicit di identit, che il
drammaturgo chiama personaggi, cos lintera fabula drammaturgica si rivela come
una proiezione interiore dei volti dellautore, e a questi volti si sovrappone quello
dellattore. I personaggi diventano cos i doppi incarnati di un doppio protagonista,
che lautore e lattore insieme, dove i ruoli maschili e femminili sinvertono o si
mescolano, maschere prive di unidentit certa, satelliti di una voce molteplice ed
insieme unica che istericamente testimonia la propria afasia. Essendo interiore il testo
infatti non pu essere detto, diviene irrappresentabile e si d soltanto per frammenti,
indizi, rivelando parodicamente lirriducibilit di qualsiasi testo profondo alla scena
della parola, allordine del discorso. Il testo da rappresentare si trasforma in un
pretesto per dichiarare limpossibilit, il fallimento, ironico e patetico, della
rappresentazione. Ma questa parola interdetta non un insensato vicolo cieco,
frantumandosi diventa balbuziente od ossessiva, tenta di liberarsi in phon, verso,
suono e canto. Come uno specchio che riflettendone un altro, si moltiplica
allinfinito, la finitezza dellattore portata ossessivamente allo sfinimento dei propri
limiti si apre allinfinito. E ricrea il mito, anche a costo della vita. Narciso si
addormenta dentro il suo volto e sogna di morire, mentre la scena vuota attende il
risveglio del pubblico.
Roma, ottobre 2002
Otello di Carmelo Bene (1979-2001, Italia, 70', Betacam SP) stato girato negli studi Rai di Torino nel 1979 e
finalmente montato nel 2001, come produzione RaiEducational, da Marilena Foglietti, aiuto regista d'allora di
Bene, in conformit alle indicazioni del Maestro. Dopo la morte di Carmelo Bene, Otello stato presentato al
Teatro Argentina e al Torino Film Festival e trasmesso da RAI 3.