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2. L’INATTESO
IL TEATRO KABUKI
Il teatro kabuki è convenzionale, ma è un convenzionalismo profondamente logico.
Esempi=
Tra i personaggi del teatro cinese c'è «lo spirito dell'ostrica»: l’attore è truccato con una serie di
cerchi concentrici che si susseguono partendo a destra e a sinistra del naso, e riproducendo
graficamente le due metà d'un guscio d'ostrica, e capirete subito che il trucco è perfettamente
«giustificato».
Un'altra convenzione è presa direttamente dalla vita. Nella prima scena di Chushingura (I
quarantasette ronin fedeli), Shocho appare nella parte d'una donna sposata senza sopracciglia e
coi denti anneriti: nell'antico Giappone (all'epoca di quest'opera) la donna sposata, non avendone
più bisogno, distruggeva la propria bellezza.
L’INATTESO: IL MONISMO D’INSIEME DEL TEATRO KABUKI
È convenzionale ma poi troviamo qualcosa di inatteso: un punto d'incontro del teatro kabuki con
quelle estreme sperimentazioni teatrali, dove il teatro si trasforma in cinema e dove il cinema,
diventa cinema sonoro.
La più netta distinzione tra il teatro kabuki e il nostro si trova in un monismo d'insieme: Suono,
movimento, spazio, voce, non s'accompagnano qui (neanche in modo parallelo), ma funzionano
come elementi ugualmente significativi.
Nel teatro kabuki si riducono a un denominatore comune le percezioni visive e uditive. Le
sensazioni sono quindi alterate: «Udiamo il movimento» e «vediamo il suono» tramite ul metodo
del transfer.
Ecco un esempio di puro metodo cinematografico tolto dall'ultimo brano di Chushingura:
Dopo una breve lotta («per alcuni metri») abbiamo una «interruzione»: una scena vuota, un
paesaggio. Poi di nuovo lotta. Esattamente come se, in un film, avessimo inserito un pezzo di
paesaggio per creare uno stato d'animo. Perché come nel cinema, in un momento così
acutamente drammatico occorre applicare un freno.
Questa contemporaneità si trova anche nei costumi, nella scrittura e nella poesia.
6. METODI DI MONTAGGIO
1. IL MONTAGGIO METRICO
Criterio fondamentale di questo tipo di montaggio è la lunghezza assoluta dei pezzi.
I pezzi sono uniti insieme secondo la loro lunghezza in una formula schematica corrispondente ad
una battuta musicale. Il risultato si ottiene con la ripetizione di questa “battute”. La tensione si
ottiene attraverso un’accelerazione meccanica, abbreviando i pezzi. I tempi più usati anche da
Kulesov sono il tempo a tre quarti, il tempo di marcia, il tempo di valzer; mentre un tempo troppo
complicato e irregolare non sono efficaci, perché contrario alla “legge dei numeri semplici”
Ne L’undicesimo di Vertov (1928) il palpito metrico è matematicamente molto complesso che è
possibile scoprire la legge proporzionale che sta alla base solo con la misurazione e non con
l’impressione percepito.
La chiarezza del palpito metrico può portare all’unisono il “polso” del film e il “polso” del pubblico.
L’eccessiva complessità del palpito produce solo un caos di impressioni.
2. IL MONTAGGIO RITMICO
In questo caso, per determinare la lunghezza dei pezzi bisogna tenere conto del contenuto
dell’inquadratura. Si parla quindi non di lunghezza assoluta ma di lunghezza reale.
La tensione formale creata dall'accelerazione si ottiene qui accorciando i pezzi non solo secondo il
piano fondamentale. La violazione che più colpisce si ottiene introducendo materiale più intenso
in un ritmo facilmente distinguibile.
xEs. Nella scena della scalinata di Odessa della Corazzata Potemkin, il marciare dei soldati è più
veloce del palpito del montaggio, si ha un’asincronia tra contenuto dell’inquadratura e montaggio,
e poi si ha il punto di maggiore tensione quando si passa dal marciare dei soldati al rotolare della
carrozzina giù per i gradini.
Questo è un esempio riuscito, mentre nella sequenza della danza religiosa di Tempeste sull’Asia il
complesso palpito metrico non riproduce né il ritmo della cerimonia né riesce a organizzare un
ritmo efficace come nella sequenza della scalinata.
3. IL MONTAGGIO TONALE
Mentre nel montaggio ritmico è il movimento all’interno delle inquadrature a determinare il
montaggio, nel montaggio tonale si prende in considerazione il suono emotivo del pezzo, della sua
dominante.
Nel montaggio tonale si prendono in considerazione, per esempio, la vibrazione della luce (tonalità
di luce) o le forme più presenti, magari ci sono molti angoli acuti (tonalità grafica).
Esempio nella sequenza della nebbia della Corazzata Potemkin, il montaggio si fonda sul “suono”
emotivo dei pezzi: su vibrazioni ritmiche. In questo caso accanto alla dominante tonale
fondamentale, abbiamo una dominante ritmica secondaria fatta di movimenti che mutano in
maniera appena percettibile (l'acqua che si muove; il leggero dondolio delle navi ancorate; la
nebbia che sale lentamente).
4. MONTAGGIO SOVRATONALE
Il montaggio sovratonale è il massimo sviluppo del montaggio tonale perché tiene conto di tutte le
qualità del pezzo.
Queste quattro categorie sono metodi di montaggio. Divengono vere e proprie costruzioni di
montaggio quando entrano in un rapporto di conflitto l'una con l'altra. Così si arriva a un tipo di
montaggio sempre più definito:
- Il passaggio dalla metrica alla ritmica si manifestò con il conflitto tra la lunghezza di
inquadratura e il movimento nel suo interno;
- Il montaggio tonale nasce dal conflitto tra i principi ritmici e tonali del pezzo;
- Il montaggio sovratonale nasce dal conflitto tra tono principale e il sovratono.
5. IL MONTAGGIO INTELLETTUALE
Il montaggio intellettuale è fatto di suoni e sovratoni di qualità intellettuale: è cioè una
giustapposizione.
Ejzenstejn si propone di creare una forma di cinema completamente nuova, sintesi tra arte,
scienza e coscienza di classe.
8. IL LINGUAGGIO CINEMATOGRAFICO
Gor’kij (scrittore) disse: La creazione è un processo che si basa sul lavoro della memoria, essa
recupera i fatti, le immagini, i particolari più salienti e caratteristici che vengono resi in modo più
vivo ed intelligibile attraverso le parole. La giovane letteratura purtroppo non possiede questi
caratteri poiché i letterati e scrittori non sembrano interessati ad approfondire la propria cultura.
Nel campo dello stile cinematografico il cinema sovietico ha dato dei grandi contributi alla cultura
filmica mondiale, però alcuni caratteri inerenti alla cultura filmica si sono affermati all’estero in
modo superficiale come una moda passeggera.
Poi Ejzenstejn critica il fatto che si trovano nei film belle inquadrature singole, ma che poi con il
montaggio vengono messe insieme male e diventano solo un insieme sconnesso di belle frasi.
Il montaggio è invece il mezzo compositivo più potente per raccontare una storia. È una sintassi
per costruire correttamente ogni particella d'un frammento di film.
Bisogna mantenere alta la qualità del cinema. Nel campo della letteratura è più facile perché ci
sono innumerevoli classici a cui si può paragonare rispetto al cinema, che è invece giocane e non
ha modelli classici a cui fare riferimento.
Tuttavia, il nostro (sovietico) linguaggio cinematografico, pur mancando di classici, possedeva un
grande rigore di forma e di dizione filmica. A un certo livello il nostro cinema dimostrò, un rigoroso
senso di responsabilità in ogni inquadratura.
Fa l’esempio della Corazzata Potemkin, la scena in cui la gente di Odessa manda barche a vela
cariche di provviste ai marinai.
In questa scena si intrecciano due temi:
1) le barche che vanno verso la corazzata;
2) La gente di Odessa che guarda salutando con la mano.
e la composizione è formata su due campi: profondità e primo piano.
9. LA FORMA CINEMATOGRAFICA
Mentre i grandi film soviet avevano come protagonista la massa e valeva il principio del montaggio
come principio fondamentale dell’espressione cinematografica. Ma ora si sta diffondendo un
cinema vicino a quello straniero, in cui il protagonista è un eroe individuale e al loro emergere
s'accompagna un cambiamento strutturale nelle opere in cui compaiono.
Sembra quindi a molti che lo sviluppo progressivo del cinema sovietico si sia interrotto. Parlano
d'involuzione. Ma non è così: si è spostata l’indagine in un’altra direzione: il contenuto del film.
Il cinema sovietico passa ora attraverso una fase nuova: una fase di bolscevizzazione ancora più
netta, una fase di ancor più accentuata chiarezza ideologica.
Per questo lo stesso Ejzenstejn ne Il vecchio e il nuovo inserisce una protagonista individuale,
Marfa Lapkina.
LA TEORIA DEL CINEMA INTELLETTUALE
La teoria del cinema “intellettuale”: si vuole tradurre in forma cinematografica il concetto astratto.
Ma senza ricorrere a un soggetto o a un intreccio, ma direttamente attraverso le immagini.
Oggi questa teoria può trovare applicazioni nuove con risultati positivi.
Infatti, il cinema intellettuale ha trovato un successore nel “monologo interiore”.
TEORIA DEL MONOLOGO INTERIORE
Il monologo interiore si riferisce al problema della rappresentazione dei sentimenti dell’eroe, su un
piano più narrativo.
Il monologo interiore, con i suoi pensieri non formulati logicamente, ha una struttura particolare
propria con delle leggi, leggi che si trovano alla base di tutte le opere d’arte.
Il linguaggio interiore si trova precisamente allo stadio della struttura figurativo-sensoriale, non
avendo ancora raggiunto quella formulazione logica di cui si riveste il linguaggio parlato.
PARS PRO TOTO (SINEDDOCHE)
Uno dei più popolari metodi artistici, figura di significato che indica la parte per il tutto, che può
essere usata per rappresentare un personaggio senza farlo vedere. Come accade nella Corazzata
Potemkin, dove il medico è rappresentato dai suoi occhiali, che lo caratterizzano. Con questo
metodo viene rappresentato in modo sensorialmente più intenso di quel che avrebbe potuto fare
la ricomparsa del medico stesso.
IL PROBLEMA DELL’ATTORE
Durante la creazione di un personaggio si crea un dualismo, l’attore si divide in “io” (l’attore) e
“lui” (il personaggio). E accade che entrando nella parte del personaggio l’attore inizia a usare “io”
riferendosi al personaggio e non più a sé stesso.