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Il film come opera d’arte e come mito nella riflessione di un maestro della critica.
André Bazin (1918-1958) è stato un critico cinematografico francese. È stato fondatore con Doniel-
Valcroze dei prestigiosi “Cahiers du Cinema” (1952), ovvero la rivista cinematografica francese più
importante. Inoltre, Bazin è stato il padre spirituale dei registi della “Nouvelle Vague” (movimento
cinematografico francese).
Questo libro raccoglie gran parte degli articoli e dei saggi che Bazin ha dedicato al cinema, mettendo a
fuoco alcuni nodi che ancora oggi (a quarant’anni di distanza) sono al centro della riflessione teorica.
La prima parte del volume è dedicata al problema della rappresentazione, a spiegare il magico potere
che ha il cinema di dare attraverso ombre e luci un “senso di realtà” (ontologico, dice Bazin). Seguono
una serie di scritti che approfondiscono i rapporti del cinema con le altre forme di espressione. Infine,
sono affrontati con ottica sociologica alcuni aspetti particolari, dall’infanzia all’erotismo, dalle figure
di Bogart e Chaplin, al western. Il libro di conclude con alcuni dei saggi più famosi, quelli dedicati al
Neorealismo: Bazin vi trasmette la sua visione del cinema come arte legata all’evoluzione della società
e capace di superare i limiti dello spettacolo per diventare “gran teatro del mondo”.
Presentazione.
Secondo l’autore del libro, Bazin è colui che meglio di ogni altro rappresenta una teoria idealista del
cinema. L’influenza di Bazin sul cinema moderno è indiscutibile, infatti egli ha saputo presagire ciò
che stava succedendo nel cinema durante gli anni ’50 e che sarebbe poi esploso negli anni ’60. In ogni
caso, le analisi di Bazin segnano la fine del cinema di finzione e l’intrusione di quella nozione
“ontologica” di realtà che è un po’ di dilemma degli anni ’60: scoperta del cinema-verità, intrusione
delle tecniche del 16 mm, ossessione del piano-sequenza, ecc. In un ultima analisi, riflettere sul cinema
significa per Bazin cogliere “come uno specchio” un riflesso del mondo, troppo caotico per essere
analizzato in sé. Il cinema diventa il Gran Teatro del Mondo, ovvero un ritratto sacro di un modello
profano.