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Cinema e arte

Nei primi anni del 900 il cinema inizia a prendere spunto dall’arte, la letteratura…
Nel 1932 viene fondata la mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e non è scontato che si parti di arte
cinematografica; è un riconoscimento importante considerare il cinema non solo un aspetto economico ma anche artistico.
Si pensava che il cinema e il teatro fossero due cose divise infatti di artisti che facevano anche i registi erano ben pochi come
Warhol.
Gli anni 50 come terzo incomodo tra cinema e arti visive appare la video art, sono delle immagini in movimento che è arte ma
non cinema o pittura e la situazione si complica, diventa difficile ricostruire gli incroci tra i tre ambiti fino a 20-30 anni fa era
facile distinguere le varie categorie adesso l’ambito delle arti visive ha un impatto sul cinema commerciale.
Si sono complicate anche perché con l’avvento del digitale nel modo di produrre e vedere i film, si abbandonano le sale ed entra
in spazi nuovi.

Video one week di Buster Keaton


Tema affrontato della decostruzione cubista, non riesce a costruire una casa e dopo la fa esplodere
Keaton nel 1920 pero era a la e ignorava l’esistenza del cubismo e di Braque, allora perché viene collegato ad essi? Un
collegamento tra due cose che fine a 20-30 anni fa nessuno avrebbe fatto ma il fatto che nel museo Reina Sofia di Madrid si
vedano affiancate queste due opere ci fa sorgere spontaneo il collegamento.
Non solo si collegano due cose apparentemente scollegate ma anche che il film viene tolto dal buio della sala cinematografia ed
estrapolato da suo contesto ma proiettato alla luce di una sala del museo.
In un certo senso è la prova di una museificai one del cinema, il cinema oramai è un’arte del passato e diventa un reperto.
Se da una parte vedere l‘opera di Keaton in un museo promuove il fatto che il cinema diventi arte e venga tolta dal suo contesto
naturale dall’altra egli viene promosso al livello di Picasso o Braque.

After Hours, Martin Scorsese (1985)


Parla di questo hippie che vuole passare una notte di follia da solo, successivamente viene inseguito da una folla inferocita che
lo pensa un ladro ma viene chiuso dentro una scultura di carta pesta da una signora che diceva volerlo aiutare ma arrivano due
veri ladri che rubano la statua dove lui è chiuso dentro.
Troviamo due citazioni di arte nel film: la prima è l’urlo di Munch che possiamo ritrovare la somiglianza in una scultura che
stanno costruendo.
Altra è quella di George Sigal, la caratteristica delle sue opere era fare dei calchi di persone in gesso e poi piazzarle in
elementi quotidiani come panchine.
Infatti il ladro stesso dice che la scultura che stanno rubando è di Sigal ma lui intente Seagal, un attore del tempo.
Poi lo stesso ladro dice all’altro che non capisce l’arte proprio perché non va al cinema, infatti in quegli anni oramai l’arte e il
cinema sono oramai strettamente correlate.
Nella versione originale però il ladro non diceva cinema ma televisione.

The cell, Tarsem Singh (2000)


Ai tempi era considerato un gran film commerciale ma ciò perché i critici del cinema del tempo non conoscevano l’arte.
È un film thriller con protagonista Jennifer Lopez che interpreta una psicologa capace di entrare negli inconsci delle perone,
quindi viene contatta dall’FBI peer scoprire il luogo in cui un serial killer in coma ha nascosto la sua vittima.
Nel film si può chiaramente percepire il collegamento con una serie di opere di Damien Hirst, in cui degli animali venivano
esposti in vasche piene di formalina che ne evitavano la decomposizione
È una scena isolata o c’è tutto un sistema iconografico nel film con diversi richiami all’arte contemporanea? La seconda opzione è
la risposta giusta, infatti possiamo vedere nel film anche un fauno che riprende una performance di Matthew Barney.
Una volta che abbiamo capito che queste citazioni non sono casuali sorge spontaneo chiedersi perché l’autore ha deciso di
metterle nel film anche se probabilmente pochissima gente riconoscerà queste citazioni:
Il primo motivo è per auto-promozione culturale, il registra mostra di essere aggiornato sull’arte contemporanea, dato che al
tempo Hirst era conosciuto solo nella nicchia delle mostre e gallerie.
Ma c’è anche un elemento interno alla narrazione poiché deve creare qualcosa di inusuale e utilizza ciò che di più inquietante gli
viene in mente, gli animali vivisezionati e il fauno restituiscono pienamente questa atmosfera.

Enemy, Denis Villenuve (2011)


Stesso regista di Dune, quando ancora era poco conosciuto gira questo film dove il protagonista soffre di aracnofobia, la citazione
che ci pare evidente nel ragno gigante sopra la città è quella della scultura di Louise Bourgeois.

Io ti salverò - Hitchcock (1945)


Le scenografie sono realizzate dallo stesso Dali poiché bisognava creare una dimensione onirica e chi meglio di lui avrebbe potuto
rappresentarla meglio.
E anche gli occhi rappresentati ricordano le opere di Bunuel con lo stesso Dalì.

Bel Ami (1945)


Nella Parigi del 1800 il protagonista resta allibito da un quadro di Marx Ernst un quadro estremamente estranianate e fuori
contesto dal film. Il protagonista vede la sua vita dissipata e il quadro è profetico, ha attraverso il quadro una sorta di
premonizione (era tormentato da mostri che rappresentavano i vizi).

Algonquin Park, Early March - Mark Lewis (2002)


Regista che ha per molto tempo usato la pellicola e i suoi film non venivano proiettati nei cinema ma nei musei.
Non è video art perché utilizza ancora la pellicola e non il video.
Lewis e altri altruisti non gradiscono che i loro video circolino fuori dall’ambito del museo, per questo è molto difficile trovarli.
È un film muto, senza sonoro e dura circa 4 minuti.
Per la parte iniziale del video vediamo solo una distesa bianca ma mano a mano cominciamo ad orientarci nello spazio e iniziamo
a farci un’idea di cosa stiamo vedendo, ci sembra di vedere degli alberi e dietro il cielo ma piano piano allargando l’immagine ci
rendiamo contro che il cielo è in realtà la neve di una montagna.
Ma com’è stato girato questo video? L’artista trova questo scorcio in Canada a settembre, decide di tornarci a marzo quando è
tutto congelato e gli ricorda la sua infanzia, è stato realizzato semplicemente con uno zoom all’indietro e una camera fissa.
Lui gira sempre film molto corti che durano quando una bobina, è un omaggio ai fratelli Lumiere che facevano lo stesso.
Lui però utilizza lo zoom che hai tempi dei Lumiere non esisteva.
Lo zoom è un obbiettivo che consente di partire da un totale o viceversa un dettaglio, viene utilizzato per la prima volta negli
anni 50-60 da registi italiani come Rossellini per risparmiare tempo e soldi nel girare i film.
Altro registra horror italiano che usa lo zoom in quel periodo è Mario Bava in “La maschera del demonio”
Anche Kubrick e Visconti hanno usato spesso lo zoom.

Barry Lyndon - Stanley Kubrick


Motivo tematico molto forte per cui Kubrick utilizza lo zoom, è per far vedere tutta la situazione totale e tutte le cose che stanno
accadendo. Il fatto che se io inquadro qualcosa da vicino e poi allargo, la scena prende un significato man mano sempre nuovo, lo
stesso principio del video di Lewis

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