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NEOREALISMO

-non ha avuto vita breve


-si è manifestato solo per un breve ed intenso periodo, dato da una spinta propulsiva
con l’uscita di tre film:
1. Roma città aperta di Roberto Rossellini (1945)
2. Ladri di Biciclette di Vittorio de Sica
3. La terra trema di Luchino Visconti
Per poi chiudersi definitifamente nel 1952 con l’uscita di Umberto D. di De Sica.
Ciononostante,risulta difficile riuscire a dare una data definitiva,poiché ha avuto un
declino in una sfumatura ROSA e in una dimensione POPOLARE.
La sua data iniziale invece, che ci risulta più chiara, viene fatta coincidere con l’uscita di
due famosi articoli di Umberto Barbaro nell’ estate del 1943 dal titolo
-Neorealismo e –Realismo e moralità, dove viene sancita l’importanza innovativa di
OSSESSIONE di Luchino Visconti
Bisogna ricordare però, che il termine neorealismo ha un’origine del tutto letteraria,
databile già o degli anni venti con l’uscita di alcuni romanzi quali Gli indifferenti di
Alberto Moravia e Gente in Aspromonte di Corrado Alvaro,dove si mette a punto una
scrittura legata all’esperienza del reale, e soprattutto radicalmente lontana da forme di
perfezione linguistica grazie all’ultilizzo di una lingua contaminata da idiomi stranieri.
Questa stagione del nostro cinema, quindi , non può essere nemmeno fatta coincidere
con una scuola o un movimento organizzato. Questo fu semplicemente un periodo
irripetibile in cui un buon numero di professionisti,accompagnati da intellettuali, che si
ritrovarono a discutere e riformulare una nuova idea di fare cinema, in un periodo in cui
anche il nostro paese si stava riprendendo dalla guerra.
Per questo motivo il neorealismo cinematografico viene paragonato ad un “coro”, ad un
insieme di voci, non sempre in accordo tra loro ma comunque solidali nel portare avanti
una nuova idea di fare cinema.
Spiccano, in questo scenario, quattro punti di vista e personalità, con una formazione
differente e punti di vista in netta contrapposizione:
1)Cesare Zavattini: la sua riflessione viene sintetizzata sulla sua riflessione circa il
“pedinamento del reale”, il tempo è maturo per buttare via i copioni e per pedinare gli
uomini con la macchina da presa. Dunque seguire la realtà significa prospettare un
cinema per nullla sceneggiato.
Ricordiamo il suo sodalizio con Vittorio de sica. La coppia rappresenta uno dei quattro
punti di vista che compongono lo sguardo neorealista. Come marchio di riconoscibilità
hanno un modo particolare di pensare la struttura narrativa dei loro film. Opere come
Sciuscià, Ladri di biciclette e Umberto D. procedono verso una riduzione dell’intreccio
narrativo, favorendo i tempi morti e valorizzando i gesti della quotidianità.
2) Roberto rossellini: anche i suoi film sono mossi da un intento di divulgare la realtà.
Nella sua trilogia, composta da Roma città aperta, paisà e germania anno zero, troviamo
uno stile “antispettacolare”. Rossellini infatti rivela un’attenzione particolare per le
piccole cose e ai fatti insignificanti. Il suo obbiettivo è quello di fare film a basso costo
realizzati fuori dai teatri di posa e sganciati dagli interessi dell’industria. Dopo questa
produzione inizia una fase di rossellini spesso incompresa: il regista muove presso una
strada più personale, una strada più psicologista e con una evidente forma di religiosità.
Per 3) luchino visconti risulta ancor più difficile definire una fase neorealista . Se
ricordiamo è proprio per OSSESSIONE che viene apposto il marchio neorealista, ma se
prendiamo in generale lo stile neorealista sembra allontanarsi dai parametri neorealisti:
· In primo luogo la distanza tra ideazione del soggetto e fase di edizione del
film è molto ampia (tutto il materiale viene sottoposto a un lungo processo di
revisione, anche nel film la terra trema ad esempio, film emblema di una
apparente spontaneità, il rapporto con i pescatori siciliani è frutto di un lungo
processo di elaborazione. Visconti rigirerà più volte le proprie scene, per avere
poi anche in sede di montaggio una serie ampia di varianti da utilizzare
· -in secondo luogo visconti ricorre spesso a fonti letterarie come soggetti
per i propri film, e questo lo porta ad allontanarsi dalla totale aderenza al
presente
4) il quarto punto di vista è rappresentato da Giuseppe de Santis. Anche per questo
regista possiamo notare una cifra stilistica particolare, con una profonda sensibilità
nei confronti del pubblico. Infatti, questo regista ha il merito di aver abbassato i
canoni neorealisti per una resa popolare dei suoi film. La cultura contadina, il
melodramma il cinema e la letteratura vengono saccheggiati a piene mani da de
santis che riesce a comporre opere con una forte carica innovativa.
In sostanza il neorealismo si presenta come un orizzonte variegato fatto di momenti
di convergenza ma anche da momenti di contrapposizione.
I tratti comuni vengono riconosciuti nella forte vocazione antifascista e nella
diffusione di una nuova morale.
Ma c’è anche una tensione che anima i nuovi registi, una tensione che si muove in
tre direzioni:
1: volontà di ampliare l’orizzonte cinematografico: sulla scena vengono posti soggetti
e situazioni marginalizzate dal cinema precedente
2: viene avviata una riflessione sulle strategie di narrazione del reale
3. si mette a punto un nuovo modello di comunicazione tra personaggi e pubblico,
producendo fenomeni di rispecchiamento e utilizzando modelli di rappresentazione
fortemente vincolati alla cultura popolare.
IL CINEMA D'AUTORE EUROPEO DEGLI ANNI 50 E 60
Nel periodo che va dalla spinta del neorealismo alla nascita delle nouvelle vagues,
nel corso degli anni cinquanta, il cinema europeo vive un momento di stasi. L’assenza
di un movimento innovatore è tuttavia compensata dalla presenza di un gruppo
d’autori che si impongono attraverso opere assai rigorose. Questo fenomeno, nel suo
complesso, riuscirà a protrarsi e ad intensificarsi nel decennio successivo.
Anche se la nozione di cinema d’autore sarà sviluppata in francia nel dibattito sui
cahiers du cinema , l’idea che il regista fosse il responsabile dei diversi aspetti di
lavorazione di un film era già stata sostenuta. E che questo regista fosse considerato
un autore al pari di un romanziere era un dato di fatto già inserito nella storia del
cinema. Tuttavia in questo periodo autori come federico fellini, michelangelo
antonioni e luis brunel si impongono sul piano internazionale.
Gli elementi che tengono insieme questo gruppo di autori sono i seguenti:
-il lavoro del regista si estende a tutte le fasi di lavorazione del film, dall’ideazione al
montaggio
-i film d’autore si caratterizzano per una complessità di contenuti, spesso non di
facile lettura, facendo del film un oggetto culturale a tutti gli effetti.
-anche sul piano dello stile i film d’autore si caratterizzano per una particolare
originalità espressiva
-la particolaritò dei contenuti e l’originalità espressiva impone un nuovo tipo di
spettatore, che non ha più una funzione ricreativa ma quella di un accrescimento
culturale
- il film d’autore è tale anche perché inserito in un’opera complessiva, quella formata
da altri film dello stesso autore
IL CINEMA DELLA MODERNITA’
= cinema che si fonda sull’idea di assoluta libertà
· Tende a rifiutare lo spettacolo tradizionale, le costruzioni drammaturgiche
e mira ad un facile coinvolgimento dello spettatore
· L’evento è subordinato al personaggio (spesso privo di una psicologia)
rappresentato nei modi dell’oggettività piuttosto che della soggettività
· Più che cinema dello spazio, il cinema dellà modernità è un cinema del
tempo, poiché si afferma una nuova temporalità, quello della durata. I tempi
deboli sono conservati. Così lo spettatore ha l’impressione di vivere la realtà nel
suo farsi
· Esso modifica radicalmente il rapporto con lo spettatore: si rifiuta di
guidarlo passo passo nella lettura e lo getta di fronte alla realtà che lo spinge a
riflettere sul mondo che lo circonda
LA NOUVELLE VAGUE
Nel maggio del 1959 al Festival di Cannes vengono presentati Orfeo Negro, I
quattrocento colpi di Francois Truffaut ed Hiroshima Mon amour di Alan Resnais; da
questa data viene fatta iniziare il nuovo corso del cinema francese degli anni ’60.
Viene anche subito coniata una formula “nuova ondata” e si avvia una campagna
giornalistica attorno ai nuovi autori destinata a durare a lungo.
Si creano subito le fazioni dei sostenitori e oppositori:
-i primi sottilineano l’aria diversa che arriva dal cinema francese dal quadro di
inquietudine generale che emerge
-i secondi premono sull’estraneità ai fatti storici
Claude Chabrol dichiarò nel 2002 che “La nouvelle vague non si può definire. Era un
contenitore dove dentro ci stava di tutto”.
Però bisogna ricordare che come tutti i movimenti di rinnovamento anche questo
raccoglie e sviluppa (almeno in parte) suggerimenti precedenti e non solo nel cinema
francese.
Rintracciando i vari richiami, la nouvelle vague portò avanti l’intento già dato
dall’avanguardia francese degli anni venti di sottrarre il cinema alle imposizioni
dell’apparato produttivo, o ancora più recentemente si può ricordare il <gruppo dei
trenta> che riunì all’inizio degli anni cinquanta un gruppo di autori di cortometraggi che
si battè per avere dei fondi per assegnare premi alle opere migliori. Ecco, alcuni autori
della nouvelle vague usufruirono di quei premi e la maggior parte di essi esordì proprio
con i cortometraggi.
Per cominciare a parlare di novelle vague, dobbiamo rifarci al gruppo di autori
cresciuti come critici attorno alla rivista CAHIERS DU CINEMA (Fondata nel 1951 da
Jacques-Doniol Valcroze e André Bazin)
-Godard, Truffaut, Rohmer, Chabrol,Rivette
A questi vanno affiancati alcuni che hanno già una pratica nel documentario.
AGNES VARDA,CHRIS MARKER,ALAIN RESNAIS.
Data la diversità dei registi e delle proposte, parliamo di un idea di cinema, nel senso che
dietro i loro film c’era il ritratto di un disagio generazionale, e si intuisce una nuova
concezione del cinema.
Vi sono delle linee di tendenza:
· L’atteggiamento di reazione, contro il cinema piattamente commerciale
(sceneggiatura predeterminata,presenza di attori famosi, alti costi) senza rischi di
sperimentazione
La prima soluzione fu quella di adottare prodotti a basso costo. Allora gli autori di
nouvelle vague lasciano i teatri di posa e servendosi di piccole troupe con
apparecchiature ridotte, girando in bianco e nero senza attori di fama,favoreggiando
gli ambienti naturali.
Il risultato è che il budget di dimezza (150 milioni di vecchi franchi vs. 50)
La politica degli esordi è anche facilitata dalla legge del 59 del ministro Malraux
checoncede anticipi sulla presentazione della sceneggiatura del film se giudicata
meritevole.
Alcuni hanno cominciato autoproducendosi: Chabrol (Le beau Serge) e Truffaut (i
quattrocento colpi).
I minori costi sono anche favoriti dalle attrezzature leggere utilizzando la macchina da
presa a spalla (non fissata su cavalletti).16 mm= cinema diretto 35 mm= lungometraggi
nouvelle vague.
Un altro apporto innovativo della nouvelle vague è il mettere in campo la idea di
cinema, mettendo in discussione la reale vocazione del cinema e il modo di
raccontare: si mira a uno sguardo cinematografisco dove si mescolano realismo e
finzione.
-sul piano della narrazione invece ci si sottrae dalla concatenazione degli eventi,
facendo entrare negli eventi l’elemento casuale,facendo digressioni, accettando i
tempi morti etc… insomma non rifiutando l’improvvisazione.
Scegliere un modo di fare cinema significa innanzi tutto porsi di fronte al cinema
precedente conoscendolo. Di qui un’altra caratteristica di questi autori, quasi tutti
hanno svolto attività critica prima di passare alla regia.
Per esaminare i singoli autori rintracciamo alcune divisioni:
1) Il gruppo cahiers du cinema
2) Gli autori vicini
3) Gli autori rive gauche
1) IL GRUPPO CAHIER DU CINEMA:
Claude Chabrol
Con le Beau Serge è stato uno dei primi sostenitori della possibilità di produrre film a
basso costo.
Il film, pagato con soldi di famiglia ottiene il “premio di qualità”
Intenti chabroliani:
-usufruire delle maglie di un racconto per esplorare ambigui aspetti psicologici
individuali (quasi sempre un giallo)
-fornire quadri d’ambiente (la borghesia provinciale)
Tutta la produzione di questo autore sembra muoversi su queste linee, anche se non
facilmente inquadrabile data la diversità di esiti, è definita l’anima inquieta e
contraddittoria della nouvelle vague.
Jacques-doniol valcroze
E’ stato tra i fondatori della rivista cahiers du cinema
Nel suo primo film abbiamo un racconto lieve dove si manifesta l’intenzione di
mescolare erotismo e indagine sentimentale. Il secondo film conferma le doti di
raffinatezza formale e rappresentazione di rapporti d’amore senza tormenti.
Jean- Luc Godard
E’ il più radicale dei registi esordienti, convinto a proporre una rifondazione del
linguaggio cinematografico. Scrivere di cinema è stata per lui un processo liberatorio. Per
godard quello che importa non è il messaggio bensì lo sguardo, basti pensare agli esterni
che coglie dal vivo, all’occhio con cui ha ripreso la città, all’accettazione dell’elemento
casuale nell’inquadratura.
Fino all’ultimo respiro, la sua opera di esordio, assume il peso di film-manifesto. Dal film
si evince una concezione di avventura come dimensione esistenziale.
Particolare è il suo stile: egli recupera gli aspetti della vita ritenuti banali, non necessari,,
quelle che si possono definire digressioni del racconto.. si ha quindi l’impressione del
non finito.
Egli si accosta anche ad altri generi come ad esempio il poliziesco, film politico e la
fantascienza.
Godard viene definita invece l’anima critica della nouvelle vague.
Pierre KAST
Ha lungo collaborato ai cahiers du cinema ed è stato assistente di molti registi.
Connotati tipici dei suoi film sono : Basso costo,girato tra amici, suggestiona un quadro
sociale dai tratti agili fino all’esilità.
Non mancano storie d’amore e strategie.
JACQUES RIVETTE
Regista meno conosciuto al pubblico italiano poiché da noi sono apparsi pochi suoi film.
Inizialmente ha avuto difficoltà realizzative dei suoi film, di conseguenza uno scarso esito
commerciale. E’ uno dei più “cinephile” tra i suoi coetanei e questo amore lo si ritrova in
tutte le sue opere, caratterizzate da una marcata propensione riflessiva.
Trame complicate con molti intrecci,analisi di rapporti tra i personaggi.
ERIC ROHMER
Il più classico degli autori della nouvelle vague,il piu attento a cercare la convivenza tra
libertà della macchina da presa e regole del racconto.
RACCONTI MORALI-> dietro ogni sua storia c’è sempre una lezione etica. Ci sono sempre
richiami in ogni suo film a quelli precedenti con lo scopo di insistere su tematiche che gli
stanno a cuore.
FRANCOIS TRUFFAUT
L’artista con la produzione più varia di toni e forme anche se su un nucleo quasi costante.
Ha anche mantenuto una produzione “artigianale” del racconto. Si parte dal ritratto
psicologico con il suo film d’esordio i 400 colpi, al giallo, al melodramma.
Truffaut descrive spesso l’itinerario di un personaggio, un suo percorso esistenziale. Il più
rilevante di questi percorsi è quello sull’infanzia,sentita come una stagione che si
attraversa tra dolcezza e fuga, come descritto nei 400 colpi.
Di fatti diventa assai significativa la serie di film aventi come protagonista ANTOINE
DOINEL ->
JEAN PIERRE léaud, che diventa il perno di un racconto scandito per capitoli, che si
chiudono e si riaprono.Spesso il percorso di truffaut è un percorso d’amore, dove la
tensione verso l’altro si scontrano con l’ostacolo dei fatti… questo contrasto serve a farci
capire l’ambivalenza dell’esistenza, che si sviluppa tra fuga e inserimento, limitazione e
libertà.
Abbiamo anche una alternanza di toni:
Drammatico VS. commedia e quando tocca toni alti, il contrasto emerge: esempio: le
scelte radicali si pagano anche con la morte.
GLI AUTORI VICINI-> gruppo di autori diversi tra loro che condividono suggestioni , umori
e tendenze stilistiche
ALEXANDRE ASTRUC-> camera stylo
Considerato un precursore della nouvelle vague, proseguendo negli anni la sua ricerca
stilistica, incontrando difficoltà nella realizzazione di suoi progetti.
Quello che più gli preme dall’inizio della sua carriera è il controllo formale
HENRI COLPI’
Contributo non di grande rilievo.
Montatore di hiroshima mon amour. Film più significativo l’inverno ti farà tornare, con
echi resneisiani.
JACQUES DEMY
Opere originali, film di esordio Lola, donna di vita.. storia di una ballerina e il suo
approdo all’amore definitivo, un racconto libero e suggestivo.Film sul disfarsi del tempo
e sulla passione che resta. Nel suo secondo film, con uno stile diverso più lineare ma il
rimando a significati simili al primo.
Georges Franju
Autore di diversa estrazione culturale, più vicino al surrealismo.
E’ stato uno dei fondatori della Cinemateque Française (insieme a Henri Langlois, un
cineclub a parigi). Il suo cinema è incentrato su ritratti ambientali di cui vengono scoperti
lati oscuri.
JACQUES ROZIER-> un solo lungometraggio, il resto documentari o cortometraggi.
MARGINALE E SOTTOVALUTATO
ROGER VADIM
Furbizia commerciale e accorto sfruttamento dell “immagine”.
Scopritore di una diva (BRIGITTE BARDOT) e accordo dosatore di ingredienti facilmente
vendibili.
LOUIS MALLE
Esordisce con un giallo dall’intreccio ridotto, per poi abbandonare il piano sequenza e
darsi a un montaggio rapido e frantumato con un ritmo basato su accostamenti e
contrasti e una sofisticata mobilità della macchina da presa. Poi con vita privata cerca di
darci il ritratto di una diva… ritorna poi ai toni alti con un film dove descrive l’itinerario al
suicidio di un ricoverato in una casa di cura… film criticato ma nonostante tutto
RITRATTO EMBLEMATICO e PENETRANTE DESCRIZIONE DI AMBIENTE.
GLI AUTORI RIVE GAUCHE, non riconducibili al gruppo cahiers du cinema che si
inseriscono in una posizione autonoma nel moto di rinnovamento. Quello che li unisce è
una ricca attività di documentaristi svolta negli anni precedenti.
CHRIS MARKER
Appartato ma molto considerato. Documentarista giramondo, da Israele a Cuba poiché
vuole essere testimoni di momenti storici cruciali.
Il suo esito più importante , il bel maggio, con tre ore di proiezione con 55 riprese basato
su interviste prese dal vivo riesce a dare il quadro volutamente non neutrale di una
Francia gollista con molti traumi che deve ancora assorbire.
ALAN RESNAIS
L’autore più colto pronto a rischiare nuovi rapporti con le arti, con la letteratura in
particolare.
Uno dei temi privilegiati è il tempo, con le sue interferenze. Infatti nel suo primo film
affronta le intromissioni di frammenti di ricordi nel presente.
La memoria è ineliminabile, dà senso all’esistenza ma ne è anche la condanna. Il senso
del tempo che continua serve ad andare dietro alle apparenze ma non c’è possibilità di
recupero, ricordare è già dimenticare ma il presente è sempre insidiato dal passato, che
gli dà spessore.
Questo denso nucleo tematico denso di rimandi è una forma difficile che va verso zone
inesplorate del cinema: la narrazione è rotta da evocazioni (prodotte da immagini,
suoni , parole) e corrispondenze. Il montaggio si qualifica come elemento fondamentale
del suo cinema.
AGNES VARDA
Attività precedente di fotografa.
Film di esordio Cleo dalle 5 alle 7: due ore descritte in tempo reale di una donna che
aspetta un referto medico forse drammatico, il quotidiano è investito di significati, il
tempo diventa dimensione vitale, tra la paura di morte e la gioia di vivere.

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