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Il “Documentario” è in realtà un tipo di cinematografia molto libera, per quanto ampio sia il termine,

possiamo definire che è come se avesse più generi, perciò un particolare documentario si specifica
attraverso il genere che espone. Non parla del reale, ma rimette in forma la realtà facendone emergere gli
elementi più significativi.
(VEDI GENERI ED ELEMENTI DOCUMENTARIO)

I primi filmati cinematografici infatti possono essere considerati veri e propri esempi di documentario,
conosciuti infatti come “film dal vero”, in quanto focalizzati su episodi della vita quotidiana.
Notiamo come alle origini del cinema, fra i numerosi artisti, quelli che spiccano di più sono ovviamente i
fratelli Lumière e George Méliès. Ma, oltre questi, è giusto ricordare anche artisti femminili di un certo
spessore, le quali sono state riconosciute come figure importanti del cinema solo recentemente.
Fra queste, seguendo una linea temporale cronologica, ricordiamo:
Elvira Notari, artista importantissima degli anni 30, la quale viene ricordata per due principali motivi: oltre
ad essere una grande esponente del cinema italiano in quegli anni, ha fondato una vera e propria casa di
produzione, la Dora film a Napoli. Ella lavora principalmente “sulla strada”, raccontandoci una Napoli vera,
reale. I suoi documentari ebbero particolare successo in America, perché in quegli anni vi erano tanti
Italiani immigrati, che interessati a ciò che accadeva nel loro paese di origine, seguivano con interesse le
storie di verità narrate da Notari. Purtroppo la sua produzione finirà a causa della seconda guerra mondiale.
Cecilia Mangini, considerata come la prima documentarista Italiana, la quale non è mai apparsa nei libri di
testo se non dopo la sua morte, avvenuta da pochissimo, solo il 21 gennaio del 2021.
Ritornando ai fratelli Lumière, questi, nelle loro prime sperimentazioni cinematografiche dette anche
“Vedute” decidono di riprendere quella che è la realtà, e avendo anche una certa composizione
cinematografica, riuscivano a definire inquadrature anche di un certo livello. Già da qui, il reale viene
composto in un’inquadratura. Mentre con Méliès, abbiamo un cinema di finzione, basato sul montaggio e
che si fornisce di tutti gli effetti speciali sperimentati fino a quelmomento.
Con i teorici degli anni 20, tutto ciò transita nel documentario, anche se in realtà ancora non vi è una vera e
propria differenza fra film di finzione e documentario soprattutto perché ancora stiamo parlando di cinema
muto. Ed è qui che fra i tanti ricordiamo Vertov.
VERTOV: Cinepresa diventa soggetto e oggetto per osservare la realtà. (TEORIA DEL CINEOCCHIO) -> la
verità dell’occhio che guarda diventa essa stessa una realtà da osservare, innescando riflessioni nello
spettatore.
• Primo caso di metacinema. il quale prende tutto ciò che conosce, attraverso anche l’utilizzo di montaggio,
di effetti speciali di ogni genere fin allora conosciuti e decide di raccontare la storia di una città, dall’alba al
tramonto, ma non solo narra della città in quanto tale, ma anche del ruolo che l’uomo svolge in essa, cosa
fa l’uomo durante la sua giornata. Ed è qui che vediamo ogni caratteristica della vita, Vertov ci fa vedere la
vita, la morte, il matrimonio, il divorzio, lo sport, l’amore ecc. la quotidianità. Ma, egli non si ferma a
questo, anzi, non solo vuole rendere consapevole l’uomo della realtà, propone quasi l’esperienza di una
nuova realtà, quasi come se quella vista attraverso la macchina da presa fosse una realtà virtuale, come se
l’occhio dell’uomo percepisse una realtà tuttavia diversa da quella che invece vede l’obiettivo della
macchina da presa.
Un altro obbiettivo della sua opera, era quella di far vedere anche come viene ripreso un film, come viene
montato e come poi viene visionato e fruito. Tutto ciò senza l’utilizzo di didascalie poiché, in quanto
documentario, si capisce da sé.
Se da una parte abbiamo Vertov che inventa delle storie dall’altra abbiamo le cosiddette sinfonie delle città,
sono vedute che raccontano emozioni come “Berlino sinfonia di una città”, di Walter Ruttmann. Le Sinfonie
cercavano di comunicare un’armonia, una sinfonia, appunto solo attraverso le immagini poiché parliamo
ancora di cinema muto, non vi era una musica che poteva definire un ritmo nelle scene, e a definirlo erano
quindi le immagini.
Con John Grierson arriva la figura del documentarista, il quale vuole raccontare problematiche sociali,
perciò vi sono delle vere e proprie indagini sull’uomo. È considerato un pioniere del movimento
documentaristico britannico degli anni 30.
• “Drifters”, 1929: Il film segue la storia della pesca delle aringhe nel mare del nord del regno unito. Il
regista non ha paura di alterare la realtà per mostrare la sua visione: compra il pesce fingendo che fosse
fresco, come se fosse appena pescato.

DOCUMENTARIO DI PROPAGANDA
Nasce con l’introduzione del sonoro negli anni 20, uso strumentale.
JOHN GRIERSON: intuì subito l’importanza di questa tipologia di cinema ai fini politici.
2 TIPI DI PROPAGANDA:
• OFFENSIVA-> (usata dai nazisti durante la guerra) il cui fine è quello di distruggere il proprio nemico.
• POSITIVA-> (adottata dalla Gran Bretagna) la cui finalità è quella di far capire alle altre nazioni che la
vittoria e la giustizia sono dalla loro parte.
Negli anni 30 il documentario inizia a sentire le influenze politiche dell’epoca. Infatti esso diverrà veicolo
per la propaganda attraverso il fascismo e l’ideologia sovietica.
È qui che il documentario diventa un qualcosa che vuole fare didattica, fu Eisenstein a scoprire come il
documentario indirizzava le persone a sposare linee di pensieri e ideologie nuove che prima non avevano
considerato. Sperimenta la propaganda politica, qualcosa di molto vicino se non uguale alle nostre
pubblicità. Inoltre, il documentario diventava così un mezzo di comunicazione disponibile per tutti,
soprattutto per gli analfabeti che non riuscivano a cogliere le informazioni nei giornali.
Con Flaherty, autore sempre degli anni 20 abbiamo un modo nuovo di fare un documentario. Infatti con
“Nanuk l’eschimese” egli svolge un lavoro in cui, dopo aver osservato la realtà, la ricostruisce. Non è
finzione! In questo caso Nanuk diventa l’interprete di sé stesso, i fatti che vengono narrati sono veramente
accaduti, anche se non in quell’istante o in quell’ambiente, e per questo vengono ricostruiti.
Il film tratta di un eschimese alle prese con la dura vita di tutti i giorni. Flaherty, a discapito della “realtà”, la
rimette in forma riportandoci la tecnica ormai non più diffusa della caccia alla foca con l’arco.
Il suo montaggio avviene in maniera creativa, e il suo eccezionale utilizzo dei raccordi ( sopratutto nelle
scene di pesca) è dovuto al fatto che sono tutti precedentemente pensati e realizzati durante le riprese.
• Strutturazione della realtà.
• Riprende tecniche dagli eschimesi non più comuni, facendo praticare a Nanook la caccia alla foca,
appartenente alla sua cultura. (RICOSTRUZIONE DI EP CHE NON AVVENGONO IN QUEL PRECISO ISTANTE,
MA CHE APPARTENGONO COMUNQUE ALLA QUOTIDIANITÀ DEL SOGG RIPRESO, CON CUI IL REGISTA HA
DAVVERO STRETTO UN LEGAME).
• COSTRUZIONE IGLOO: avviene in studio per agevolare le riprese (ricostruzione di fatti che nano pratica
ma non sul luogo reale ).

3 TIPOLOGIE PER RICOSTRUIRE IL REALE NEL DOCUMENTARIO


1) EVENTI REALMENTE ACCADUTI MA RICOSTRUITI, NON CON ATTORI, MA CON QUELLE STESSE PERSONE
CHE HANNO VISSUTO QUEL DETERMINATO AVVENIMENTO.
• ES: scena del furto presente nel film “Gesù è morto per i peccati degli altri”, Maria Arena, 2014. Questo
tipo di linguaggio avviene con un mezzo cinematografico adatto per far andare avanti l’evento nella sua
temporalità : camera a mano.
2) RICOSTRUZIONE ATTRAVERSO IL MONTAGGIO: Restituendo comunque l’emozione del reale, per essere
verosimile ad esso.
ES: momenti riflessivi in studio presenti nel film “Il terribile inganno”, Maria Arena, 2021: girati tutti insieme
e montati in tempistiche differenti durante la fase successiva, al montaggio.
3) DOCUFICTION: Ricostruita con attori che interpretano scene non vissute da loro e/o persone realmente
esistite.

Dopo la guerra arrivano nuove tecnologie che consentono di produrre più documentari e che permettono
una visione nuova del cinema allontanando l’idea di propaganda.
Un esempio potrebbe essere “Anna” di Alberto Grifi del ‘75. Questo documentario racconta la vita di una
ragazza madre, Grifi la riprende nella sua quotidianità. Il problema però, era che non poteva permettersi
con la cinepresa di riprendere per molto tempo, sia perché economicamente sarebbe stato dispendioso, sia
per le scomodità a cui sarebbe andato incontro. Perciò, con l’arrivo della tecnologia e delle videocamere,
egli utilizzò una Portapak sicuramente più comoda e economica, e ciò gli permise di girare il documentario
sia nelle scene di vita di Anna, sia dietro le quinte.

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