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DELL'AUDIOVISIVO
PROF. GUIDO VITIELLO
AVVISI
———
Logica neo-attrazionale
La meraviglia tecnologica era ciò che attraeva in sala i primi spettatori del
cinematografo (molto più del contenuto, “ordinario” dei primi film). Molti degli spettatori
di Avatar sono andati al cinema perché era al cinema e in 3D, non in quanto film
sconvolgente o innovativo.
La sala non è più l’unico luogo di fruizione dei film. Non si può parlare del cinema
dagli anni Ottanta in poi senza tenere conto della televisione.
‣ Campagna lanciata alla fine degli anni ’80 per l’abolizione delle interruzioni
pubblicitarie nei film in tv (lo slogan, coniato da Fellini: “non si interrompe
un’emozione”)
‣ Ne Il secondo tragico Fantozzi c’è un episodio molto famoso: uno dei capi
dell’azienda, cinefilo, costringe i dipendenti ad andare tutte le sere a vedere film
molto impegnati, film d’arte, da cinefili. Fantozzi vorrebbe vedere la partita ma il
direttore lo richiama a vedere in ginocchio sui ceci La corazzata Potemkin →
un’autorità superiore costringe i suoi sottoposti a vedere un film in un certo modo: al
buio, in ginocchio, come un penitente. (Luogo, disposizione e atteggiamento sono
imposti) .
Il film Fantozzi contro tutti , negli anni ’80, dopo l’esplosione delle tv commerciali
inizia con Fantozzi che alla fine della giornata di lavoro deve correre a casa per
impadronirsi del telecomando. Fantozzi, come una specie di monarca, impugna il
suo scettro e batte il record condominiale di cambio più veloce di canali, eppure in tv
lui non guarda niente. (Spettatore sovrano) → capovolgimento totale delle modalità
di fruizione: da allora lo spettatore diventa padrone di quel che guarda.
↪ L’attenzione dello spettatore va mantenuta → un effetto che si osserva è che
cambia, nella media, il ritmo del montaggio dei film: diviene più veloce.
‣ Nel contesto attuale, a prevalere è la servilità in streaming, e per esempio la Marvel
deve tenere conto di questo per i suoi film ≠ il cinema d’autore si muove
diversamente
* es: i film fondanti della Nouvelle Vague: Fino all’ultimo respiro e I 400 colpi che infatti
rompevano le convenzioni.
Ci sono molte scene, storie e leggende che si interrogano su una verosimiglianza tale
che ci porta a reagire come reagiremmo con una cosa reale; questi episodi hanno a
che fare con un inganno della percezione, si chiamano trompe d’oeil.
Molti film delle origini che raccontano questo mito della fondazione anche se non ci
sono prove che sia andata effettivamente così, non ci sono cronache dell’epoca che
confermano l’episodio. Il pubblico di quella prima proiezione era un pubblico
metropolitano, colto borghese, un pubblico abituato alle illusioni di quel tipo. Ci furono
degli episodi di piccoli shock e spavento ma sicuramente non una fuga di massa della
platea dalla sala cinematografica.
Questo ingigantimento di una situazione ci spiega però una verità profonda: il rapporto
del cinema e del suo pubblico. Le forme di spettacolo precedenti prevedevano una
distanza tra arte e pubblico, questa distanza nel cinema (e in altre forme di attrazione
dell’epoca) viene abolita: le immagini sollecitano direttamente lo spettatore. Lo
sguardo in macchina nel primo cinema è la norma, i film danno segni di sapere non
solo che il pubblico è in sala, ma lo sollecitano direttamente.
Nella sua forma leggendaria, la direzione del treno dei Lumiere è stata spostata: nel
film non andava incontro alla cinepresa ma nelle rappresentazioni invece viene
mostrato diretto in camera.
Nel film SuperFantozzi, c’è un episodio che riguarda il cinematografo: Fantozzi assiste
alle prime proiezioni dei Fratelli Lumière ed è l'unico a non spaventarsi alla visione di
un treno che corre verso lo schermo. Tutti, terrorizzati, fuggono fuori dalla sala mentre
lui rimane tranquillo divertito dalla reazione della famiglia e degli spettatori, ma la
locomotiva esce dallo schermo e lo travolge → Fantozzi è l’unico spettatore non
ingenuo = modo smaliziato di approcciarsi al cinema di chi sa che si tratta di uno
spettacolo e si gode la bellezza di questa illusione.
Stessa cosa non si può dire del pubblico non cittadino che reagì con maggior stupore
alle prime proiezioni. In Uncle Josh at the Moving Picture Show invece è
rappresentato lo spettatore ingenuo, sempliciotto (Uncle Josh è lo stereotipo del
campagnolo). Un altro esempio è The countyman at the cinema.
Nel film Too hot to handle (J. Conway, 1938) i protagonisti mostrano ad una tribù
(dipinta in modo molto stereotipato) la loro magia, il cinema nella sua forma più
attrazione per shoccarli.
La logica delle attrazioni è un punto di contatto importante tra il cinema delle origini e il
cinema di oggi; questa si manifesta ogni volta che c’è una nuova possibilità
tecnologica.
Delle riletture più recenti di questo episodio del treno sono state realizzare da Francis
Ford Coppola e Martin Scorsese, due registi cinefili→ rielaborano le loro memorie
cinematografiche e, durante i loro film, spesso riescono anche a parlare di cinema.
Non esistono solo i film e la teoria del cinema ma anche film che fanno teoria del
cinema!
Sul manto bianco del lupo (=schermo cinematografico) si incontrano vampiro/
immagine cinematografica e spettatore che ha paura di venire azzannato (—) può
vivere delle paure, dei terrori in una condizione in fin dei conti rassicurante, non
minacciosa fino in fondo.
Nel libro Film: ritorno alla realtà fisica Siegfried Krakauer cita il mito di Perseo e
Medusa: (nell’arte) Medusa è sempre rappresentata di fronte. Secondo la leggenda il
suo sguardo pietrifica chiunque la guardi, infatti Atena dice a Perseo di non guardarla
direttamente ma attraverso uno scudo dalla superficie specchiante. → Lo schermo
cinematografico è come lo scudo di Atena: ci consente di vedere e vivere vicariante
delle cose che se le vedessimo direttamente ci traumatizzerebbero. Perfino dei filmati
come quelli della liberazione dei campi di concentramento, appaiono possibili da
guardare.
Hugo Cabret Martin Scorsese → È un film che parla in maniera molto diretta della
nascita del cinema.
In particolare nella sequenza della biblioteca i due bambini leggono un libro sull’origine
del cinema. Anche la scena dell’arrivo del treno alla stazione è stata messa in scena
da Scorsese secondo il “mito”, i bambini (spettatori blase), nel leggere questa storia
ridacchiano del pubblico.
Chi ha visto il film in sala, durante questa scena, ha sicuramente avuto una reazione di
shock analogamente agli spettatori della leggenda del treno dei Lumiere, di cui finora
aveva riso insieme ai bambini (= la tesi di Metz è dimostrata!).
Scorsese inoltre sta segnalando un’analogia tra il primo cinema per gli spettatori di
quegli anni e quello che per noi ha significato in cinema in 3D → Il cinema
contemporaneo digitale è un nuovo cinema della attrazioni (transizione iniziata con
Jurassic Park e Matrix - vedi libro Attraction Reloaded).
LEZIONE 4 - 30 SETTEMBRE 2021
L’idea di “pugno allo spettatore” ma in senso già politico per sollecitarlo e fargli aprire
gli occhi sulla realtà e sulle ingiustizie fu il cinema sovietico in particolare quello di
Eisenstein che ha teorizzato il “cine pugno”. Un film realistico non rappresenta la
realtà ma interviene nella realtà.
‣ Entr’acte, Rene Clair (1924, Il film si chiama così perché era proiettato in un
intervallo.) Film dadaista (caos all’origine dell’opera d’arte).
C’è in scena un cannone che si muove da solo, poi entrano due figure che
entrano nell’inquadratura soltanto a ralenti → questo nella logica attrazione era
molto affascinante.
La sequenza finisce con un proiettile sparato da
un cannone in direzione dello spettatore.
(Nel film La corazzata Potemkin vi è una
sequenza simile ma il cannone non spara)
‣ Kill Bill, Tarantino. Quando la
protagonista si risveglia dopo quattro
anni di coma rivede il momento in cui
il proiettile le è entrato nella testa.
Le attrazioni del cinema precedente, non scompaiono nel cinema narrativo ma * vedi anche
primo piano
vengono riconvertiti all’uso narrativo.
Mostrare e raccontare, più che escludersi, spesso si combinano.
Un genere importante del genere delle origini erano i Phanotm Rides in cui la camera è
fissata su un treno e riprende il tragitto di quest’ultimo. Es: Panorama pris d'un train
en marche di Georges Méliès.
Anche la porta potrebbe essere una metafora dello schermo (oltre che nel mago di Oz
pensiamo anche a Sentieri Selvaggi) .
luminosa: lo schermo
• silenzio (norma di comportamento, rituale sociale preciso)
George Méliés incorpora l’imbonitore nei film: è lui che, in quanto prestigiatore,
presenta i suoi film. Inventa molti effetti speciali, è uno degli inventori del montaggio,
ma lo utilizza al fine di creare effetti speciali non ad uso narrativo. In L'homme
orchestre (G. Méliés, 1900) utilizza le sovrimpressioni in chiave di pura attrazionalità
per “clonarsi”. Inoltre durante il film è sempre rivolto verso lo spettatore
Jurassic Park (S. Sielberg, 1993) è un film che riflette sul cinema e sugli spettatori, in
particolare nella scena della sala cinematografica nel parco.
• Dr. Alan Grant: It looks like we're out of a job.
Dr. Ian Malcolm: Don't you mean extinct?
↪ stessa conversazione che ebbero Spielberg e il direttore degli effetti speciali:
anche dei mestieri del cinema si “estingueranno”, nuove creature, gli effetti
visivi sono rivoluzionari e minacciano i mestieri.
• Nella saletta si trovano un film con un imbonitore che interagisce con loro e con lo
schermo e con un imbonitore sulla scena che, come Melies, utilizza l’artificio della
sovrimpressione per clonarsi → Richiamo al cinema delle attrazioni
• Ad un certo punto la sala si
trasforma in un parco divertimenti
(tipo di spettatore che torna ad
avere un corpo che, durante
un’esperienza del genere, ha
bisogno di essere “contenuto” per
non cadere → rimanda al tipo di
esperienza che fa lo spettatore di
Jurassic Park
Carol Clover teorizza il termine Body Genres a partire da Body Double (1984,
Omicidio a luci rosse) di Brian De Palma. Il film è una variazione su un film che ci ha
introdotto ad un importante rappresentazione dello spettatore nella sua forma
canonica: La finestra sul cortine di Hitchcock, infatti il film di De Palma parte dallo
stesso presupposto e si rifà a molti modelli hitchcockiani.
• se lo spettatore del dramma shakespiriano (e un certo tipo di spettatore
cinematografico) fa uso solo delle sua facoltà, tradizionalmente definite “più
elevate, più nobili” (vista e udito) per guardare ad una certa distanza lo spettacolo
di un certo livello
• i film horror/thriller e i film erotici hanno uno spettatore che invece il corpo ce l’ha:
i film horror/thriller vogliono scatenare nel corpo spettatore tutte le sensazioni
legate alla paura (batticuore, pelle d’oca, sudore, respiro affannoso), lo spettatore
del cinema erotico-sessuale lo spettatore prova le sensazioni legate all’eccitazione
sessuale.
• in seguito anche il melodramma, in alcune accezioni (i weepies) si possono
inscrivere ai body genere
Plato's Allegory of the Cave (Sam Weiss, 1973, voce narrante: Orson Welles)
Nello stesso anno, con una trama simile esce anche un altro film, il thriller
Ti ho visto uccidere ( Witness to Murder) diretto da Roy Rowland, il tema del film però
è diverso: nessuno crede alla segretaria a causa di una serie di stereotipi. Molti altri
film negli anni seguenti, pur non essendo remake, sono “variazioni sul tema” de La
finestra sul cortile.
Il tema fondamentale de La finestra sul cortile è che il protagonista guarda i suoi vicini
dalla finestre come se egli stesse guardando un film. Le finestre dei vicini sono come
delle inquadrature nell’inquadratura.
Davanti a se, in ciascuna finestra, è come se ci sono vari generi cinematografici.
( Commedia musicale con Marylin Monroe, L’artista squattrinato, Melodramma e poi la
storia su cui si sofferma maggiormente è quella “thriller” quella del commesso
viaggiatore con la moglie lamentosa, questo è presentato da due finestre che nel
corso del film saranno una sorta di campo e controcampo)
Lo spettatore/personaggio del film è fermo sulla sua sedia = condizione molto simile a
quella dello spettatore cinematografico che per convenzione sta fermo.
Inoltre non può interagire ed intervenire attivamente
Il suo corpo è irrilevante può soltanto guardare (—) il suo sguardo ha una caratteristica
importante: può guardare quello che vuole, ha uno sguardo sovrano, ha qualcosa di
onnipresenza infantile.
Nel film c’è un’immagine chiara dello spettatore. L’imputazione che viene fatta allo
spettatore (dalla cameriera) è che sia un voyer, ossia che spia nel segreto (=buio della
sala) delle vite che non sono la sua e non può essere guardato da chi la guarda.
Questo spettatore sa che i personaggi del film non ricambieranno lo sguardo in
macchina.
Tuttavia lo spettatore non può fare nulla per intervenire.
Hofmannsthal parla dei sogni ad occhi aperti dei bambini (tema che aveva affrontato
anche Freud) tutti accomunati dal fornire accesso ad una nuova dimensione: portone,
botola, porta, buio sotto la scala, cassa di cianfrusaglie sono tutte cose che fanno
venire voglia di immaginare cosa ci sia oltre/dentro.
Il cinema che consente di “andare dietro le opache facciate” … sembra che stia
parlando proprio de La finestra sul cortile (ovviamente esistono anche opere che
trattano di quesa fantasia dello sguardo onnipotente precedenti al film di Hitchcock).
Lady Godiva of Coventry (A. Lubin, 1955) → lo spettatore, vede il fatto di essere
accecato di Tom in soggettiva (come nel film di Hitchcock, c’è un incontro tra
soggettiva e sguardo in macchina.
Il voyeurismo viene spesso punti nell’arte sia nel cinema che nell’arte figurativa
(sopratutto la leggenda di Susanna e i vecchioni, che vediamo raffigurata nel quadro
che Norman Bates in Psycho usa per coprire il buco nel muro che usa per spiare).
In Make way for tomorrow (Leo McCarey,1937), ci asteniamo dal guardare il bacio in
quanto momento intimo.
In A Place in the Sun (George Stevens, 1951) Elisabeth Taylor dice, guardando in
macchina “ci stanno guardando”, è uno sguardo verso la macchina rivolto infatti agli
altri invitati della festa. Sopratutto per lo spettatore dell’epoca è stato un momento
molto significativo e shoccante.
La più recente delle rivisitazioni hitchcockiano è The Voyeurs (2021) che introduce
l’allegoria del reality.
L'occhio che uccide (Peeping Tom , 1960 Michael Powell), in questo film non si parla
della leggenda di Lady Godiva. In questo caso i personaggi non si sentono in
soggezione nei confronti di chi li sta spiando, qui il tema diventa molto esplicito e viene
declinato in una forma di sadismo.
Cosa hanno in comune questi due film? Fanno uso dello sguardo in macchina.
In Fino all’ultimo respiro, c’è un’interlocuzione
ironica con lo spettatore, lo sguardo in
macchina avviene nei primi 2/3 minuti del film.
Si avverte una sensazione di sfida, di rottura
deliberata, un po’ ammiccante della quarta
parete. Per mettere in chiaro che si tratta di
un film.
(Una simile operazione verrà fatta in
Deadpool)
I film della Nouvelle Vague sono film fatti per lo più da critici e cinefili i cui film molto
spesso parlano del cinema e sono riflessioni sul linguaggio cinematografico. Dunque si
rivolgono a spettatori consapevoli, attivi e cinefili. Regista e pubblico si divertono
insieme a smontare le “regole” dei film. Dal punto di vista politico il film di Godard
tratta il suo pubblico da pari, come coloro che non si lasciano abbindolare da la
società dello spettacolo.
↪ obiettivo principale dello sguardo in macchina: demistificazione.
In Psycho nel finale Norman viene
completamente posseduto dalla madre
tirannica tanto da pensare con la voce di
quest’ultima.
↪ obiettivo principale dello sguardo in
macchina: mistificazione/incantesimo diverso
rispetto all’ordinaria illusione cinematografica
(più profondo, più ammaliatore, più
pericoloso, uno sguardo che ci coinvolge in
qualcosa di oscuro e inquietante )
In quasi tutte le civiltà troviamo il tema del malocchio, dell’evil eye = lo sguardo fissato
su di noi ha un potere, il potere di contagiarci con qualcosa di maligno. Questa
credenza ha a che fare con il fatto che la visione sia qualcosa di attivo e di potente
(non solo ricettivo). Molte storie, con quella di Medusa e del Basilisco, addirittura
parlano dello sguardo pietrificante. (A tal proposito: il libro The Evil Eye).
In Dentro lo sguardo, Francesco Casetti distingue 4 modi dello sguardo
cinematografico:
• l’inquadratura oggettiva, per convenzione è un punto di vista “non appartiene a
nessuno” (es: un establishing shot, campo e controcampo), una sorta di
corrispettivo del narratore onnisciente.
• oggettiva irreale = un’inquadratura che pur non “appartenendo” a nessuno dei
personaggi, ha un punto di vista così insolito da non poter rientrare nella familgia
delle inquadrature oggettive. (es: una scena ripresa a piombo, movimenti di
macchina molto complicati e barocchi; nel cinema di Sorrentino e nel cinema di
Welles è molto usata)
• lo sguardo in macchina
• la soggettiva = inquadratura ancorata al punto di vista e al punto di ascolto di un
personaggio → il genere in cui la soggettiva viene utilizzata maggiormente è
l’horror, in particolare lo slasher
↓ storia e sviluppo della soggettiva
In Grandma's Reading Glass (G.A. Smith 1900) vi è una delle
prime soggettive ma in particolare una soggettiva mediata
da un dispositivo di visione. Tanti esempi di soggettiva
mediata li abbiamo visti nel La finestra sul cortile. Malgrado ci
sia un filtro ulteriore questa inquadratura, per lo spettatore, è
ancora più immersiva ed autentica rispetto alle oggettive.
Remediation: tensione tra immediatezza e ipermediazione → paradosso:
ricercare l’immediatezza attraverso un’ipermediazione.
Anche in questo caso il genere horror risulta molto interessante in particolare in epoca
contemporanea con il genere found footage (es: Blair Witch Project, Rec,
Paranormal Activity). Anche dall’ibridazione con i videogame
nasce un tipo di soggettiva: il frist person shot.
R. Montgomery nel 1947 gira un intero film in soggettiva: Lady In The Lake. Nel trailer
viene messa l’enfasi sul fatto che lo spettatore è uno dei personaggi tuttavia avvenne il
contrario: lasciò molto freddi e distanti gli spettatori che non riuscirono ad
immedesimarsi con il film. L’empatia al cinema forse dipende più dal vedere
l’espressione con i personaggi che stare nella loro testa.
Soggettive lunghe e articolate diventano parte di molti film, in particolare quelle
appartenenti al genere horror post-hitchcockiano.
↳
Fino agli anni ’50 siamo soliti vedere una messa in
scena di cose spaventose: a farci paura sono i
contenuti. Con Hitchcock a generare i meccanismi
della paura non è solo ciò che vediamo ma come
lo vediamo. Hitchcock inserisce tra gli elementi
che innescano la paura, il punto di vista, ciò che si
vede e quello che non si vede.
Alcuni dei discepoli di Hitchcock, come Dario Argento, hanno fatto di questo gioco
sullo sguardo il punto di forza dei loro film. La soggettiva rientra in questo tipo di
giochi, in particolare a partire dagli anni Settanta quando viene usata per sequenze
molto lunghe e articolate negli slasher movies. In cui solitamente c’è un killer che non
vediamo sullo schermo, molto spesso vediamo ciò che vede lui in soggettiva.
Questo genere inizia man mano a diventare sempre più consapevole e mostrare delle
soggettive mediate da studenti di visione. Ad esempio in Gli occhi di Laura Mars
(I. Kershner, 1978), Laura per far capire ad un poliziotto il tipo di visione che ha
quando vede con gli occhi dell’assassino utilizza una videocamera.
In questo film viene posto un nesso molto forte tra la posizione di Laura che con il suo
potere extrasensoriale vede con gli occhi del killer e lo spettatore cinematografico che,
attraverso la macchina da presa, viene messo nella stessa posizione dal film.
questo ci porta ad una riflessione su la posizione dello spettatore, le forme
dell’identificazione e come queste evolvono
La sequenza di Gli occhi di Laura Mars mostra proprio questa doppia identificazione.
Nei film di Argento tutto ruota introno alle scene dei delitti, mostrate in modo anche
molto spettacolare. Anche Tenebre (Thriller. D. Argento, 1982) inizia con un
establishing shot. C’è un long take che inquadra lo strano edificio, questa
inquadratura ha i tratti e le movenze di una soggettiva ma non lo è, sale lungo tutto il
palazzo, fino alle tegole, ruota intorno all’edificio… fino a quando non si materializza in
due mani che rompono le veneziane per intrufolarsi nella casa. Si tratta di
un’inquadratura che dal punto di vista narrativo non ha razionalità nei movimento
inoltre non è ancorata ad uno sguardo di un essere umano ….nessuno è in grado di
compiere questo tipo di movimento… solo la macchina da presa può!
In questo caso Dario Argento sperimenta per la prima volta il louma, una complessa
gru con un braccio snodabile.
In sostanza, quello che abbiamo in questa sequenza è una fusione tra soggettiva e
oggettiva irreale.
Ad un certo punto scopriamo che la musica che aveva accompagnato il movimento di
macchina era in realtà una musica diegetica; la donna al piano di sopra, che sta per
essere assassinata, spegne il giradischi e la musica cessa.
La scena finisce con la presenza di un dispositivo: una macchina fotografica che
scatta foto con un flash.
LEZIONE 13 - 8 NOVEMBRE 2021
La soggettiva contemporanea è intermediale. La soggettiva inizia a diventare molto
importante soprattutto a partire dagli anni ’90
• prime video-camere piccole e mobili che possono diventare un tutt’uno con il
corpo (es: videocamere che si possono mettere su un elmetto)
• grande successo dei videogiochi frist person shooter (fps)
• 1991 (anno de ll silenzio degli Innocenti) gli USA lanciano
la campagna desert storm, una guerra che, dal punto di
vista della comunicazione è molto importante: i cittadini
hanno visto delle immagini della guerra attraverso ciò che i
piloti vedevano con i dispositivi di visione notturna.
↓
Senso di irrealtà che si provava nel guardare queste
immagini verdi, con sistemi di puntamento, riquadri che le
rendevano spaventosamente simili ad un videogioco.
Hardcore Henry (I. Najsuller, 2015), tentativo di rifare un esperimento come Lady in
the Lake, interamente in soggettiva ma una soggettiva non interiore, non nella mente
di un personaggio bensì prima di tutto in ottica video-ludica, un corpo sensore.
LEZIONE 14 - ASSENTE
Il cinema, che non può più ottenere l’illusione di realtà di un tempo, ricorre alle nuove
fonti di credibilità come il giornalismo immersionsita.
Immersionismo = la mediazione è fortissima (passa per il richiamo ad esempio ad un
formato giornalistico), siamo portati da spettatori a portare una fede maggiore a ciò
che vediamo.
The Borderlands (Elliot Goldner, 2013) mokumentary in cui c’è una sequenza
specifica in cui si impostano proprio le videocamere “sono diventano un cavalletto
umano” dice il diacono.
Il film utilizza le immagini delle telecamere di sorveglianza per mostrare i campi larghi,
le immagini complessive delle stanze e degli ambienti, inoltre riarticola la tradizionale
grammatica del campo e controcampo.
Il film riesce a recuperare la varietà di inquadrature del cinema classico il tutto
ultiizzando però strumenti diversi da quelli del cinema tradizionale:
• telecamere di sorveglianza = piano d’insieme
• bodycam = primi piani / semi-soggettive /pov
LEZIONE 16 - ASSENTE
I puzzle film o mind game film
È un approccio alla narrazione (che prescinde dal genere anche se ha dei generi in cui
è più utilizzato come i thriller psicologici o la fantascienza speculativa). Quello che
accomuna questi film:
• Fondarsi su un narratore inaffidabile, che spesso è mentalmente incoerente a casa
di un trauma o affetto di amnesia (Memento) o altre patologie mentali come
paranoia e schizofrenia quindi ha una percezione del mondo alterata. Può essere
morto o nei momenti della morte (Stay - Nel labirinto della mente) anche se non lo
sa .
• Ci sono due modi per rendere coerente il film: risolvere nello scioglimento o lasciare
aperte due possibilità. Altri film in cui la disarticolazione è tale che i modi per
“mettere insieme il film” sono tanti ed è difficile sceglierne uno (Mulholland Drive).
• Mettono in crisi anche i discorsi sul cinema: diventa molto difficile scindere il
discorso sul cinema fatto dagli esperti e quella fatta (anche collettivamente) dagli
utenti comuni.
Come il cinema ha immaginato quello che sarebbe venuto dopo
Le forme di intrattenimento e spettacolo che pur appartenendo allo stesso albero
genealogico del cinema hanno superato il dispositivo nella sua forma classica
(lungometraggio e contesto di proiezione sala buia).
‣ Fino alla fine del mondo (1991) dispositivo che può restituire il fenomeno
biochimico della vista anche a persone cieche, infatti il protagonista vuole
raccogliere delle immagini dei suoi parenti per farli vedere alla madre cieca.
immediatezza (siamo nella testa di lei) e ipermediazione (vediamo così:)
Più avanti nel film egli scoprirà che la macchina può registrare anche i sogni,
immagini solitamente “mediate” anche al sognatore stesso appena si sveglia.
Alla fine del mondo troviamo un tipo di comunicazione così immediata e totale che
possiamo addirittura condividere i sogni.
‣ Questo film non ebbe un impatto così decisivo sull’immaginario a differenza di
‣ Strange Days (1995) ambientato nel 1999. Ad essere registrati sugli squid sono le
esperienze che un soggetto vive. Questa tecnologia, simile alla realtà virtuale,
diventa simile ad una droga che viene spacciata illegalmente.
‣ La vita banale di qualcuno è il Technicolor di qualcun altro
‣ scena iniziale: occhio di Larry —raccordo di sguardo —> immagini dello squid
(soggettiva): che inizia in bassa definizione e man mano le immagini si definiscono
(come accadeva con le vhs). La fuga sui tetti in cui il malvivente della soggettiva
perde la vita è una citazione a La donna che visse due volte (Vertigo) di Hitchcock.
Quando muore il segnale dello squid diventa caotico, Larry, che stava vedendo vive
la visione con enorme shock.
‣ Un simile meccanismo si trova nel film Brainstorm, la donna che aveva inventato il
macchinario registra la sua morte e il suo collega può vivere una esperienza pre-
morte.
‣ Existenz (1999) di Cronenberg, regista canadese, nel contesto canadese, in
particolare la scuola di Toronto (McLhuan) —> riflessione su cinema e corpo.
La forma massima di coinvolgimento è data una tranche condivisa, queste persone
vengono “nutrite biologicamente” dalle immagini e dai suoni del gioco stesso.
‣ I realisti nel film sono una setta che difende il mondo reale e che vede come
qualcosa di diabolico l’immersone nel mondo virtuale. Il film è la messa in scena di
un dibattito molto sentito in quegli anni (Baudillard Il delitto perfetto: come la
televisione ha ucciso la realtà).
‣ Matrix (1999) (focus nella lezione LEZIONE 19 - 29 NOVEMBRE 2021)
Ha segnato il ventennio successivo di immaginario cinematografico ed è diventato
una metafora sociale. È un film talmente innestato nell’immaginario e molto
importante dal punto di vista del discorso che fa il cinema sulla sua nuova natura
nell’epoca digitale (come in quegli anni anche Jurassic Park).
‣ Matrix riflette (allegoricamente e auto-allegoricamente ) su questo con una
metafora favolistica ed iniziatica: l’idea che attraverso un oltrepassamento dello
specchio si riesce ad accedere alla vera natura della realtà, perché la realtà di cui
siamo circondati è solo una simulazione.
‣ Le immagini digitali sono dei simulacri, il grande tema visivo del film (utilizzato
anche nelle locandine) sono cascate di codici numerici = matrici occulte della
realtà, delle immagini digitali.
‣
Intorno a questo passaggio di millennio, il cinema ha immaginato che cosa poteva
venire dopo di sé e,come dimostrato da questi film, lo ha dimostrato in modi simili:
esperienze post-spettacolari molto immersive in cui viene meno la distanza tra lo
spettatore e lo spettacolo → Sembrano andare nella direzione del superamento
dell’alienazione dello spettacolo (secondo la quale al cinema stiamo solo guardando
qualcun altro).
LEZIONE 20 - 1 DICEMBRE 2021
‣ Avatar (2009) fa parte dei film nati dall’impatto di Matrix, anche questo film riflette
sulle possibilità di accedere ad una altro mondo come se fosse vero. È anche una
variazione sul tema della posizione dello spettatore rispetto al film, come in La
finestra sul cortile il protagonista è sulla sedia a rotelle.
‣ Il film inizia con la fantasia sul volo, con una figura dell’immersione.amplificata dal
fatto che il film fosse proiettato in 3D (è stato il film che ha rilanciato il 3D alla fine
del decennio). Inquadratura stretta sugli occhi che si aprono (gli occhi di colui a cui
appartiene la fantasia), poi con un raccordo sull’asse l’inquadratura si amplia e ci
accorgiamo che il protagonista è sulla sedia a rotelle e vive in una metropoli super
affollata e sovra popolata. Da portatore di sguardo onnipotente a nullità, il suo
unico accesso alla vita è essere spettatore di scene di natura selvaggia o di sportivi
dallo schermo della sua camera o dagli schermi del pub = guarda ciò che gli è
precluso nella vita reale. Quando vede la ragazza maltrattata si sente frustrato dal
poter non fare nulla ma i suoi poteri di intervento sono molto limitati.
‣ Prenderà il posto del fratello e, con l’inquadratura degli occhi che si aprono, inizierà
la sua seconda vita, una vita in cui può non essere solamente spettatore.
‣
‣ Source Code (2011)