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AZIONE SMARRIMENTO ED ESTASI NEL CINEMA- LANDO:

Le due tendenze della Psiche Occidentale:


Il cinema si basa sul lavoro di rappresentazione e riappropriazione del mondo.
La sala cinematografica rappresenta per gli uomini del 900 la caverna di Platone.
Il mito della caverna racconta che gli uomini sono immobilizzati in una grotta buia e
conoscono il mondo esterno solo attraverso le ombre proiettate su di una parete.
Non è realtà ciò che gli uomini osservano, ma soltanto una sua rappresentazione.
Inoltre, Platone spiega che c’è chi si accontenta di guardare le ombre e chi invece
decide di uscire dalla caverna e quindi di dannarsi l’anima visto che il mondo esterno
è di una bellezza insostenibile e di rimanere solo in quanto gli altri, che sono rimasti
nella caverna, non crederanno ai racconti di ciò che ha visto fuori.
Platone, dunque, individua due tendenze:
1. Le ombre e il loro disincantato utilizzo che Heidegger definisce ‘’pensiero di
rappresentazione’’.
2. Abbandonare le ombre, uscire dalla caverna per poi riappropriarsi di un mondo
finora mai visto per davvero.
Dunque il mito della caverna spiega insieme la nostra esigenza di rappresentare il
mondo in ‘’rappresentazioni’ e allo stesso tempo il bisogno di lasciarci guidare da
questa ‘’rappresentazioni’’ per riappropriarci della realtà vera.
I media è riuscito a mantenere vive entrambe le tendenze.

Tre livelli successivi e compresenti:


Il cinema attraversa tre grandi stadi (STADI ESISTENZIALI) ossia tre livelli di
percezione della realtà.

1. Primo stadio percettivo del cinema: IL CINEMA CLASSICO.


Il cinema alla propria nascita si basava sull’evasione dalla banalità quotidiana.
Il cinema classico è il cinema dell’agire che coincideva, a sua volta, con il
cinema hollywoodiano che va dagli anni ’10 agli anni ’50.
Gilles Deleuze sintetizza la struttura base del film hollywoodiano con uno
schema in tre fasi che si basa, a sua volta, sul modello stimolo-risposta o
percezione-azione: parliamo dello schema S-A-S (situazione-azione-
situazione nuova).
Il miglior esempio che incarna questo schema è il western.

Il modello viene chiamato senso-motorio che si fonda su 3 punti:


1.L’individuo ha uno stimolo o un bisogno;
2.L’azione di miglioramento che avviene dopo aver soddisfatto lo
stimolo/bisogno;
3.La nuova situazione ossia il ritorno ad una situazione di equilibrio, di quiete.
Inoltre, nell’Hollywood degli anni d’oro ritroviamo la figura dell’happy end (lieto
fine).
Un altro tema importante legato a questo tipo di cinema è il duello, in cui il
protagonista risponderà alla tensione dolorosa procurata dal Nemico.

Inoltre la forma classica si basa sull’identificazione sensoriale dello spettatore con il


protagonista del film (lo spettatore sa quanto il protagonista del film) mentre con
Hitchcock avviene una piccola rivoluzione: per far ‘’agitare’’ lo spettatore gli sono
date delle informazioni ottico-sonore che il protagonista del film non possiede (lo
spettatore sa di più del protagonista del film) e ciò crea la cosiddetta SUSPENSE.
Anche in Hitchcock vediamo la presenza dell’happy end ed inoltre era riuscito sia a
divertire il pubblico sia a coinvolgere nella narrazione quei sentimenti sgradevoli
(paura, tensione ad esempio) che lo spettatore aveva finora lasciato fuori dalla sala
cinematografica.

2. Secondo stadio percettivo del cinema: IL CINEMA MODERNO.


Il cinema moderno trovò la sua prima scuola nel Neorealismo Italiano del
1945 (anno della prima proiezione di Roma città aperta di Rossellini) che riuscì
a esprimere l’esigenza collettiva di quell’epoca (del dopoguerra).
Quindi, il modello percezione-azione diviene inadeguato a stabilire un vero
legame dell’uomo con il mondo, in quanto il suo scopo era quello di eliminare
stimoli sgradevoli e riportare l’individuo in uno stato di quiete.
Il cinema moderno, dice Deleuze, è un cinema fatto di personaggi-veggenti
dove il vedere diviene il perno di tutto e non più l’agire (Stromboli Terra di Dio
di Rossellini).
Infatti il cinema moderno mostra il fallimento dell’agire in diversi modi, in
particolar modo attraverso la destrutturazione dello spazio dell’azione e del
movimento e attraverso la destrutturazione della linea del tempo.
1) destrutturazione dello spazio dell’azione e del movimento il montaggio
non segue più una logica che permette una buona comprensione (cinema
classico) ma si utilizzano lunghe inquadrature che contengono numerose
porzioni del movimento dei corpi: piano-sequenza.
2)destrutturazione della linea del tempo il tempo non è più cronologico
(cinema classico) ma si mischiano il presente, il passato, il futuro e
l’immaginario. Un tempo che si identifica con il vissuto umano composto,
anche quest’ultimo, dal presente, dal passato e dal futuro.
Inoltre, questo nuovo cinema inaugura la forma dell’erranza, il vagabondare
che percorrere tutti i migliori film del nuovo cinema come Ladri di Biciclette di
De Sica.
Deleuze afferma che non è più il tempo ad essere subordinato al movimento,
ma il movimento si subordina al tempo. Il cinema moderno riesce a liberare il
sentire dall’agire: non vi erano più gli eroi ma la percezione del
disadattamento dell’uomo di fronte al suo stesso mondo.
L’uomo infatti si sentiva inadeguato al mondo e ciò viene meglio
rappresentato dalla percezione dell’‘’Intollerabile’’ che già aveva fatto
irruzione nel Romanticismo.
Deleuze, infatti, dice che c’è un momento all’interno del Romanticismo in cui
per la prima volta si avverte la frantumazione del legame senso-motorio fra
l’uomo e il mondo e da questo momento in poi l’uomo vivrà faccia a faccia
con l’Intollerabile e ciò turberà la sua vita per sempre.
L’Intollerabile è quel sentire il cui oggetto, troppo-buono ma a volte anche
troppo-bello, eccede le nostre capacità senso-motorie, va oltre le nostre
capacità e risulta insostenibile.
La situazione dell’Intollerabile riemerge all’interno della riflessione detta
esistenzialista: questo concetto si sviluppa soprattutto negli anni dopo la
seconda guerra mondiale, secondo cui il fatto che l’uomo, ad un certo punto,
si sente estraneo alla propria società deriva non solo da un problema
personale di ‘’non-adattamento’’ all’ambiente ma anche dall’esigenza e il
desiderio di una nuova relazione con la propria società.

3. Terzo stadio percettivo del cinema: LA RIFLESSIONE DI PASOLINI IN POI


(1980).
Pier Paolo Pasolini commentava su Rinascita (giornale) l’ormai stanchezza del
cinema moderno. Nel brano egli fa una critica alla deformazione del mondo a
causa dell’immagine filmata e del suo montaggio e inoltre sottolinea l’ormai
esigenza di creare un cinema che intenda esprimere i sentimenti dell’animo
umano.
Infatti Pasolini nutre un forte amore per la realtà così com’è; infatti egli tratta
immagini di vita quotidiana e pone, dunque, l’attenzione al godimento delle
cose quotidiane.
I primi passi verso il terzo stadio li troviamo nel film di Wim Wenders (anni 80)
Il cielo sopra Berlino in cui si assiste ad una nuova figura di veggente: il
protagonista del film, Damiel, fa parte di una stirpe di angeli che sono
destinati ad essere eternamente degli osservatori, degli spettatori senza poter
mai influire sugli uomini e sulla storia. Essi non conoscono i sentimenti di
paura, di gelosia, d’invidia e di odio.
I personaggi veggenti della modernità sono rappresentati come Angeli, i
quali non possono trasformare un sentimento in azione.
Essi non possono provare sentimenti, eppure Damiel il protagonista del film si
innamora di una donna ed è proprio questo innamoramento a mostrargli per
la prima volta la propria condizione di Angelo come simile a una condanna.
Quando Damiel diviene uomo appare così felice in quanto fa per la prima
volta cose che non ha mai provato in vita sua.
L’angelo, inoltre, viene posto di fronte alla riappropriazione del mondo e alla
sofferenza della morte e ciò porta l’angelo, divenuto uomo, a provare un
nuovo sentire. Dunque, Il cielo sopra Berlino rappresenta l’esigenza di porsi in
una nuova disposizione del sentire dove non vi è più quella distanza che
separa l’uomo dal mondo.

Weir, l’autore di L’attimo fuggente, dove dietro le lezioni di poesia del


professor Keating (Robin Williams) riesce a far attivare ai suoi studenti nuovi
sentimenti per nascere a una nuova vita. Dunque, la poesia diviene l’emblema
della possibilità di ri-descrivere il mondo.

Dunque, questi film trattano una nuova fase percettiva, storie in cui non è più
messa in crisi la capacità di agire del protagonista, ma la distanza dalla
situazione che egli sta vivendo.
Se nel cinema classico il contatto con la situazione era data dalla possibilità di
modificarla, eliminando le passioni tristi; se il cinema moderno era
caratterizzato al contrario dall’assenza di un’interazione emotiva; ora il
cinema propone una nuova possibilità: da una mancanza di contatto a un
immersione ‘’sensibile e sensuale’’ nel mondo.
In conclusione: vediamo il passaggio da un mondo rappresentato a un
mondo di cui si può riappropriare grazie all’immagine filmata

A raccontare il ruolo specifico dell’amore, all’interno della nuova prospettiva


del cinema è il film Lezioni di piano, film della neozelandese Jane Campion
che fin dai suoi primi libri si era confrontata con il tema del disadattamento,
dell’esclusione sociale.
Infatti in questo film ritroviamo una donna socialmente ‘’disadattata’’: Ada, la
protagonista, è muta e fin da bambina ha deciso di non parlare e di non
comunicare se non con le note del proprio pianoforte. Questo film si basa
sulla paura di Ada di abbandonare il proprio pianoforte, strumento che
rappresenta la separazione dal mondo. Ada ama un uomo e quest’amore è un
amore di contatto: nel film i corpi si abbracciano e l’abbracciarsi è qui una
peak experience, un’esperienza vetta ed è attraverso questa nuova esperienza
amorosa che Ada abbandona il vecchio mondo di rappresentazione per
riappropriarsi di un nuovo mondo, fatto di sentimenti.
Di fatti, l’abbracciarsi di Ada e George (uomo di cui è innamorata) ha qui a che
fare con un nuovo mondo, un mondo che consente il sentimento della
beatitudine.
Questo contatto con il mondo però fa scaturire la paura. Ada muore dalla
propria vita precedente rinunciando al piano che viene gettato in mare, la
morte di cui parla Lezioni di piano rappresenta la frantumazione di quel
mondo.

Caro Diario di Nanni Moretti: il vagabondaggio senza meta si trasforma in un


vero e proprio godimento dei luoghi che il regista percorre in Vespa, più
avanti sceglie di raccontare la storia della propria malattia e racconta di
attraversare una ‘’morte personale’’ che lo porta, per la prima volta, ad
apprezzare la semplicità delle cose quotidiane finora da lui sottovalutate.
La fine del film presenta il narratore in un bar, avanti al suo diario e avanti a
molte scatolette di medicinali e spiega due cose: ‘’la prima che i medici sanno
parlare però non sanno ascoltare e la seconda che la mattina prima della
colazione fa bene bere un bicchiere d’acqua’’. Nella scena finale il
protagonista beve questo bicchiere d’acqua con gli occhi chiusi, come se
volesse viversi il momento senza essere distratto, poi spalanca gli occhi
estasiato e guarda verso la macchina da presa come per coinvolgere lo
spettatore. L’estati del bicchiere d’acqua è l’esempio della nuova percezione
del mondo, esperienza in cui i sentimenti non scaturiscono solo dal corpo
dell’individuo ma anche da cose e da luoghi. Ed è proprio il contatto con
l’Altro che ci porta fuori dall’universo delle rappresentazioni e ci porta a
riappropriarci del mondo.

Tanti sono stati i film che hanno inaugurato il terzo stadio della percezione,
mostrano una relazione affettiva con gli spazi e i luoghi:
1. Al di là della vita di Scorsese: narra la storia di un paramedico angosciato in
quanto non riesce più a salvare la vita delle persone ma allo stesso tempo
capirà l’importanza del suo ruolo di accompagnatore degli infermi. Lo aiuterà
la scena in cui uno spacciatore è stato picchiato da dei teppisti e conficcato su
un’inferriata, l’uomo chiede al paramedico di sostenergli la testa e di
ammirare la città. Lo spacciatore grida la sua dichiarazione d’amore per la
città mentre le scintille della fiamma ossidrica dei pompieri per liberarlo
dall’inferriata si trasformano in fuochi d’artificio.
2. Le onde del destino di Von Trier: si basa sul sentimento di appartenenza.
Narra di una ragazza scozzese che vive in un villaggio molto religioso. Questa
ragazza ha il dono di comunicare con Dio. Ella si sposa con un uomo che dopo
un’incidente, subisce delle lesioni celebrali che ne determinano la paralisi.
L’uomo consapevole di non poter fare più l’amore con la moglie, le chiede di
trovarsi un’amante. Questa situazione la porterà a essere disconosciuta dalla
Chiesa e dalla religione. Però lei è pronta a rischiare la sua reputazione e vita
per il marito. Qui non sono i corpi ad unirsi ma le anime dei due protagonisti.

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