-Tema del progetto per l'esame finale -Tema della prossima lezione sul software Premiere -I linguaggi del Cinema e dell'Immagine: analisi spezzoni del documentario “L'uomo con la macchina da presa”(1929) di Dziga Vertov. -Intervento di Sara Nasonte sulle definizioni degli elementi per la costruzione dell' immagine digitale (codec, compressione dei contenuti audio e video, contenitori video).
-Tema del progetto per l'esame finale
Per il progetto video non è stato scelto nessun tema in particolare, quindi il tema è rimasto “libero” ed è stata specificata nuovamente la durata (massimo 10 minuti, minimo 3 minuti). E' stato inoltre specificato che il video non deve contenere un tema musicale unico, bensì più suoni registrati, con dialoghi. Il progetto deve essere preceduto naturalmente da una logline, seguita da una sinossi (non troppo lunga) e una scaletta. E' possibile eseguire il progetto singolarmente o in gruppo (massimo 3 persone).
-Tema della prossima lezione sul software Premiere
Nella giornata di Venerdì 12 Marzo si terrà la lezione propedeutica sull'uso del software Premiere per il montaggio audio e video.
-I linguaggi del Cinema e dell'Immagine
Nell'epoca della pellicola ci sono state molte sperimentazioni sul linguaggio del cinema, a partire dagli inizi (citando Georges Melies, secondo padre del cinema dopo i fratelli Lumiere) fino agli anni 90 (citando il movimento cinematografico “Dogma 95”). Negli anni 10 David Griffith inventa i raccordi, cioè la frammentazione in inquadrature della realtà visiva con lo scopo di dare una continuità alle immagini. Nasce un cinema narrativo, ma il cinema è nato nel documentario. Negli anni 20 il genere del documentario non muore ma si trasforma in un genere narrativo, prevale quindi la finzione. Molto diverso è il documentario di propaganda, tipico di molti periodi storici del secolo scorso, dove si propone un punto di vista della realtà quasi unico. Oggi nell'epoca del digitale abbiamo invece la possibilità di avere molti più punti di vista. Concentrandoci sempre sugli anni 20 è impossibile non parlare del grande periodo delle avanguardie storiche (Futurismo, Surrealismo e Dadaismo) e delle grandi sperimentazioni che riguardano proprio il cinema, cercando di andare oltre la realtà come era vista e oltre la percezione. In particolare in Russia i primi sperimentatori del cinema si chiesero se si potesse usare l'artificio cinematografico come strumento per scuotere le coscienze delle masse, come fece il regista russo Sergej Ejzenstejn in “Sciopero”(1923). In questo lungometraggio possiamo già osservare la presenza della tecnica dell'effetto Kulesov, cioè la veicolazione di concetti tramite analogie e associazioni di immagini che danno un certo messaggio (associazione di immagini violente del macello con l'atto della repressione della rivolta). Nel documentario russo “Man with the a Movie Camera” del 1929 di Dziga Vertov c'è tutto quello di cui abbiamo detto fino ad ora sul cinema fatto di immagini, accostamenti e associazioni di concetti, e ritmi. Lo scrittore Lev Manovich considera Vertov avanti coi tempi. Quello di Vertov è un documentario che oggi verrebbe definito di tipo narrativo che coinvolge lo spettatore (ricordiamo che il documentario rispecchia la realtà, mentre la finzione è verosimile). Tramite l'occhio della macchina da presa (per le riprese vennero utilizzate due macchine da presa dal regista) un uomo riprende la realtà e ci mostra molte posizioni di ripresa e movimenti senza spiegarli a voce. E' il racconto di una città (Mosca) dall'alba fino al tramonto, è un opera gigantesca proprio per la quantità di immagini raccolte (uno dei primi data-base di immagini) e poi montate. Non è girato così come è narrato, poiché è sempre una ricostruzione da un punto di vista. Abbiamo esempi di compositing, di effetto Kulesov, di rewind, di stop- motion nella parte iniziale (le sedie che si aprono) per dare l'idea di attesa (dilatazione temporale). Abbiamo esempi di camera-car (scena col calesse), di fermi immagini, di meta-cinema. A metà dell'opera (minuto 34) vediamo il dettaglio delle mani e i ritmi delle fabbriche (immagine che rende l'idea di alienazione della tecnologia e della catena di montaggio). Abbiamo esempi di inquadrature soggettive (come le bambine e l'illusionista), di camera a mano (ci rende molto partecipi della scena, come se fossimo in mezzo alla mischia), di slow-motion (scena del portiere). Verso la fine del lungometraggio possiamo osservare le alternanze degli sguardi del pubblico che danno un senso di meraviglia e stupore. -Intervento di Sara Nasonte:
sito suggerito sui formati video: francescomenghini.net
(Intervento registrato)
-E' richiesta la visione e l'analisi di circa 15 secondi del video
“Watchtower of Turkey” (da notare finti raccordi sonori e di movimento presenti).