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La storia del cinema può essere divisa cronologicamente in due maniere differenti, a seconda del
punto di vista che si vuole prendere:
- Cinema delle origini (1895-1915)
- Cinema classico (1916-1959/1948): in questo caso ci sono due diverse interpretazioni:
o Chi ritiene che la data che pone fine al cinema classico sia il 1959, anno in cui a Cannes
compaiono due film che mettono in discussione il tradizionale linguaggio
cinematografico: 400 colpi di Truffaut e Hiroshima mon amour di Alain Resnais.
o Chi invece ritiene il 1948 la data adeguata, anno in cui gli Studios americani non
permettono la crescita delle case di produzione causando la sentenza Paramount:
quando il Governo degli Stati Uniti capisce che nel mondo cinematografico non c’è
concorrenza, tutto è nelle mani di poche case produttrici che posseggono anche le sale. I
produttori indipendenti fino ad allora non avevano chances di arrivare al pubblico. Era
una causa di antitrust. Da qui cambia la struttura del cinema americano e del mondo.
smantella le strutture.
- Cinema moderno (1948/1959-1982): Per molti nel 1982 quando esce Blade Runner, per molti il
primo film postmoderno sia per la citazione del film Metropolis di Fritz Lang del 192, sia perché
è un film di fantascienza che cita il noir: una commistione di generi. Secondo molti altri è il 1994
quando esce Pulp fiction, un film quiz perché stracolmo di citazioni.
- Cinema post-moderno (1982-2009)
- Post-cinema (2009-): esiste ancora il cinema?
- Statuto dell’immagine:
1) Muto analogico (1895-1927): Nel ‘27 esce Il cantante di Jazz di Alan Crosland, parzialmente
sonoro.
2) Sonoro analogico (1928-2009)
3) Digitale (2009-oggi): Cinema digitale, non che prima non ci fossero, ma è cambiato radicalmente il
modus operandi. Anche solo la questione della pellicola vs DPCM. In questi tempi l’industria è in
crisi, sta tornando in auge la televisione.
Cambiamenti tecnologici
Hellboy & Avatar: nel primo caso l’attore doveva fare ore di trucco per trasformarsi, mentre nel
secondo caso grazie alle nuove tecnologie e il computer serve molto meno impegno e tempo.
1) L’inquadratura
- Definizione spaziale: (frame): Lo spazio ritagliato dalla MDP nell’atto di riprendere
- Definizione temporale: una porzione di ripresa compresa tra due stacchi
Il passaggio da un’inquadratura all’altra può avvenire con stacco netto o gradualmente come con una
dissolvenza (incrociata); iris; tendina.
La successione di più inquadrature crea un’unità detta scena e più scene legate insieme formano una
sequenza in cui sono possibili salti spaziali o temporali. Nel caso in cui sia un’unica inquadratura ad
occupare un’intera sequenza si parla di piano sequenza.
I campi e i piani possono avere una differente inclinazione: solitamente è frontale (alla stessa altezza
dell’oggetto filmato); si può avere un inquadratura dall’alto o plongée (dal lampadario sopra le teste);
inquadratura dal basso o contre-plongée (da al di sotto del soggetto); più rara è l’inquadratura obliqua usata
per rappresentare lo stato di confusione percettiva del personaggio.
È importante la focale dell’obiettivo che determina lo spazio che deve essere ripreso e in che modo:
- Grandangolo: dilata le proporzioni, abbracciando ampi spazi perfettamente a fuoco. Nel caso del
fisheye l’obiettivo inquadra uno spazio di 180°.
- Teleobiettivo: schiaccia lo spazio, producendo l’effetto tipico della bidimensionalità pittorica.
Il formato del quadro indica il rapporto tra la lunghezza e l’altezza dell’inquadratura. Prima del sonoro il
rapporto era 1,33:1. Con il sonoro diventa 1,37:1 (formato Academy). Dagli anni ’50 si avverte l’esigenza di
distinguere televisione dal cinema e si aumenta lo spazio con il Cinemascope che ha un rapporto di 2,35:1.
Ogni formato che eccede l’Academy è detto panoramico. Ogni genere cinematografico ha il suo formato
standard.
Si possono distinguere due tipi di movimenti delle immagini in un film: la mobilità reale, della macchina da
presa; e quella apparente che è solo dell’obiettivo.
L’inquadratura può essere resa dinamica con dei movimenti di macchina:
- Si può scegliere di tenere la macchina fissa (origini del cinema): è il profilmico a muoversi di
fronte all’obiettivo. Nei primi casi in cui si cerca di creare dinamismo si attacca la MDP ad un
supporto in movimento come un macchina o una nave.
- La carrellata: macchina da presa fissata su un “carrello” che cammina su dei binari. Può essere
laterale (se si muove al fianco del personaggio), a precedere (se anticipo il soggetto che sto
riprendendo), a seguire (se segue il personaggio che continua di spalle).
- Camera car: se il supporto a cui è attaccata la MDP è un autoveicolo.
- Carrellata aerea: se la MDP è attaccata ad un velivolo.
- Dolly: macchina collegata con un braccio meccanico all’estremità che permette alla macchina di
innalzarsi fino a 4 metri per compiere movimenti dall’alto verso il basso.
- La panoramica (macchina da presa ferma ma si muove sul proprio asse; il cavalletto è fisso.
Tipica inquadratura del Western) permette di capire l’ampiezza dello spazio;
- la Gru è un Dolly di dimensioni maggiori, arriva fino a 15 metri.
- Louma: MDP telecomandata e fissata su un braccio snodato
- Skycam: telecomandata e fissata ad un cavo scorrevole.
- la camera a mano è quando ci si mette la macchina da presa sulla spalla e faccio una ripresa che
è “sobbalzante” (tipico dell’Horror per fare entrare lo spettatore nell’angoscia del personaggio);
- la steady-cam è simile alla precedente ma la camera è montata con un sistema di sospensioni che
non fa “sobbalzare”, questo permette all’operatore di entrare meglio nell’azione.
Il movimento del solo obiettivo è lo Zoom: obiettivo a focale variabile che, accorciandosi o allungandosi,
restringe o allarga il campo ripreso. Simile all’effetto della carrellata ma in realtà diverso perché appiattisce
lo spazio nel momento in cui si allontana/avvicina all’oggetto.
2) Il montaggio
Se l’inquadratura è l’alfabeto del cinema, il montaggio può essere considerato come la sintassi, è
l’operazione di messa in successione delle inquadrature e poi delle scene. Dal primo decennio del novecento
si capisce che si può girare la scena da punti diversi e poi con il montaggio renderla come un'unica scena con
diverse inquadrature (operazione di taglia e cuci).
Il film si divide in macro-unità, le sequenze, ed in micro-unità, le scene. La scena è un episodio narrativo che
si svolge in un unico tempo ed in un unico luogo, per esempio un dialogo; la sequenza è un’unità di azione.
Il découpage è il procedimento con cui si ottiene il prodotto finale, deve tenere conto di tutto un insieme di
regole che sono state create nel cinema delle origini e definite nel cinema classico. Il prodotto finale si
chiama final cut, se il regista vuole distribuire la sua versione diversa da quella del produttore (director’s).
In base all’uso di queste regole ho diverse tipologie di montaggio classico: nel montaggio classico lo
spettatore deve essere condotto a capire ciò che è importante per il film e l’inquadratura successiva deve
sempre essere “d’esigenza”, nel senso che non deve essere inutile ma indicare qualcosa di nuovo rispetto alla
precedente.
- Montaggio contiguo: Comprende tutte le tecniche per garantire continuità spaziale entro la
vicenda tramite l’utilizzo di raccordi, ossia “legami” tra le inquadrature. Uso coerente e attento
dei raccordi che devono costruire la vicinanza spaziale tra ambienti e personaggi.
- Montaggio analitico: Nel passaggio da una inquadratura all’altra lo spazio è rappresentato in
porzioni più piccole o più grandi al fine di indirizzare lo sguardo dello spettatore:
1) sequenza di inquadrature più ravvicinate restando sullo stesso asse (falso zoom).
2) dettagli che specificano ciò che il personaggio sta guardando (inserti tipici nella
soggettiva).
Macchina da presa non fa tanti movimenti (Mary Jane Mishap: per dare dinamismo ad una scena che
sarebbe rimasta in un ambiente, la macchina da presa viene avvicinata all’attrice perché la comicità
della ripresa sta nell’espressione dell’attrice. È anche presente un caso di interpellazione)
- Montaggio a episodi: si riassumono epoche in pochi minuti.
- Montaggio alternato: Due o più azioni si svolgono contemporaneamente ma in luoghi diversi:
l’effetto è ottenuto alternando le inquadrature dell’una e dell’altra azione. È la descrizione di due
situazioni in spazi diversi ma destinati a convergere. Spostarsi da un luogo all’altro per
raccontare un unico evento (Le cheval emballé: mentre il fattorino è dentro il cavallo mangia. Il
fattorino si muove nel palazzo grazie ad un uso attento dei raccordi)
- Montaggio parallelo: due o più sequenze che sono ambientate in spazi e tempi diversi vengono
mostrate in modo alternato perché sono legate da simultaneità o analogia.
- Montaggio delle attrazioni: far scontrare tra loro inquadrature in grado di scuotere la psiche dello
spettatore, invitandolo a produrre associazioni.
- Montaggio intellettuale: rappresentazione del pensiero nel suo svolgersi, che stimola emozioni e
reazioni da parte dello spettatore.
Il montaggio nel cinema moderno: le regole specificate subiscono un cambiamento nel secondo dopoguerra,
i ragazzi della Nouvelle Vague sfidano le abitudini del cinema. I raccordi diventano volutamente sbagliati
(sguardi che non si incrociano; scavalcamento di campo, l’attore supera i 180 gradi; accostamenti di
inquadrature che procedono secondo principio figurativi). Il piano sequenza (long-take): un’inquadratura
lunga molto frequente nel cinema contemporaneo, a differenza di quello classico, in cui la macchina segue
l’azione ma può inquadrare molte cose che distraggono l’attenzione (per esempio nell’inizio de “l’infernale
Quinlan” di Orson Welles con un’inquadratura di 3 minuti in piano sequenza). Si chiama piano sequenza
perché in un’unica inquadratura si ha l’ambizone di racchiudere una intera sequenza.
3) I Confini
In ogni film non bisogna dimenticare che tutto ciò che è osservabile nell’inquadratura non significa che sia
tutto ciò di esistente, non implica che non possa esserci altro oltre questo.
Si indica con il termine diegetico tutto ciò che concerne la storia e l’universo narrato dal film, mentre, si dice
extra-diegetico tutto ciò che esula dall’universo del film.
Per esempio sono extra-diegetici i titoli di testa e di coda che nonostante gli si dia poca importanza, in alcuni
casi contengono informazioni utili per la comprensione del film. La musica di accompagnamento molte volte
è da considerarsi extra-diegetica perché non si sa da dove provenga, se da un personaggio o dal di fuori.
Anche certe immagini possono essere extra-diegetiche se sono dentro il film ma non hanno alcun legame
diretto con la storia.
Tutto ciò che viene ripreso, che sta dentro all’inquadratura, che fa parte della storia è dentro al campo
d’azione, al contrario, tutto ciò che sta al di fuori è detto fuori-campo. Sono stati individuati sei fuori campo:
i quattro lati dell’inquadratura, dietro gli elementi del profilmico, e lo spazio della MDP.
Il dècadrage è ciò che secondo il découpage classico dovrebbe stare nel mezzo dell’inquadratura per aiutare
lo spettatore e che invece si trova spostato o addirittura nascosto allo spettatore che è invitato a colmare
l’azione con la propria fantasia.
Anche i trailer, teaser, merchandising, marketing e piattaforme di distribuzione sono elementi extra-
diegetici, il cui insieme di nomi prende il titolo di paratesti.
4) La colonna sonora
Tre elementi della colonna sonora:
- Musica: ha una funzione empatica in quanto si associa ad un personaggio, situazione o concetto,
a supporto della narrazione. Oppure ha una funzione anempatica, cioè di essere indifferente al
racconto delle immagini. In questo senso ha un valore ancora più forte perché il contrasto tra
immagini e musica rende più efficace la scena. (esempio: la canzoncina di Mickey Mouse in
“Full metal Jacket”)
- Parola: si associa ad un personaggio in campo o fuori campo e si combina con quella degli altri
personaggi formando il dialogo. Che a sua volta può essere caratterizzato da un ritmo veloce o
da un ritmo lento o da una condizione di disordine e confusione, a seconda del genere.
- Rumori: anche i rumori, spesso trascurati, hanno una funzione fondamentale. Diventano oggetto
di analisi da parte di un personaggio intento a ricostruire l’azione; possono servire a smascherare
le intenzioni di un personaggio; possono unire tra loro situazioni diverse ingannando lo
spettatore (per esempio il campanello ne “Il silenzio degli innocenti”), oppure possono alternarsi
suoni in e off per creare dei momenti intensi.
Tipi di suono:
- Suoni extra-diegetici: che non fanno parte dell’universo narrato. Detto anche suono over il cui
uso più comune è la musica di accompagnamento dell’azione.
- Suoni diegetici: che fanno parte della storia.
o Suono in: se la fonte del suono è inquadrata.
o Suono off: se la fonte del suono è messa fuori campo. Questa è utile quando
dall’inquadratura non siamo in grado di comprendere cosa sta succedendo ma il suono,
caratteristico di determinati luoghi o situazioni, ci chiarisce cosa accade,
- Voice over: voce di commento al racconto che comunica o da un altro tempo (voce neutra o
eterodiegetica) o di un personaggio della narrazione ma che proviene da un luogo esterno alla
storia (voce-soggetto o omodiegetica).
Es) Woody Allen, Bananas: gioca sulla finzione e mischia i suoni extradiegetici con quelli
diegetici.
Es) American Beauty: voce inter-diegetica, rompe le categorie, è la voce di un morto.
5) Il tempo
Bisogna distinguere innanzitutto il tempo “materiale” della pellicola e dell’inquadratura dal tempo del film,
ossia il modo in cui il film costruisce la propria temporalità.
- Il tempo della pellicola:
o Lungometraggio: +60min
o Mediometraggio: 30-60min
o Cortometraggio: -30min
- La velocità di ripresa e proiezione:
o Cinema muto: 16-22 fotogrammi/s
Per questo se si riprende a velocità diversa anche la proiezione andrà più lenta o
più veloce (esempio film muti oggi che vanno più veloci)
o Cinema sonoro: 24 fotogrammi/s
- Il tempo dell’inquadratura:
o Durata assoluta: tempo che intercorre tra due stacchi
o Durata relativa: differenza tra durata assoluta e tempo di lettura.
o Il tempo di lettura: dato da fattori soggettivi che variano in base agli elementi in scena:
Durata relativa insufficiente: l’inquadratura non è riconoscibile nei suoi
elementi. Quando il regista, intenzionalmente, non vuole lasciare il tempo allo
spettatore di osservare bene l’inquadratura (es. gemelle di “Shining”)
Durata relativa sovrabbondante: una lunghissima inquadratura, più del dovuto
(per esempio le opere di Andy Warhol: “Sleep”; “Empire”)
Durata relativa sufficiente: situazione di equilibrio tra durata assoluta e tempo di
lettura.
- Il tempo del film:
o Storia: la storia è l’insieme di avvenimenti che compaiono nel film (cosa). Il tempo della
storia è il modo in cui si sono effettivamente svolti gli eventi.
o Racconto: il racconto è il modo in cui gli avvenimenti vengono disposti (come). Il tempo
del racconto è la costruzione temporale effettuata dal film.
Ordine: successione cronologica degli eventi:
Coincidenza: se la successione degli eventi reali è uguale a quella degli
eventi narrati nel film.
Anacronia: se il tempo della storia e del racconto divergono
o Flashback: mette in scena il passato tramite un ricordo
o Flashforward: fa un salto nel futuro, anticipa degli eventi.
o Acronia: totale confusione o assenza di un ordine temporale.
Durata: l’estensione sensibile del tempo rappresentato
Coincidenza T. storia e T. racconto: piano sequenza che non ammette
tagli nella ripresa. Diverso dal Long-take che è una ripresa molto lunga,
in continuità, ma che da sola non esaurisce la sequenza intera.
Ellissi: il T. racconto può operare un riassunto della storia. Per esempio
le scritte “un mese dopo”.
Jump cut: salti temporali conseguenti all’eliminazione di alcuni frame
centrali nella ricostruzione di un’azione
Ripresa accelerata: piuttosto rara
Ralenti o Slow motion: sottolinea certi passaggi narrativi
Fermo immagine: sospende la narrazione con l’intento di esprimere tutta
l’incertezza che grava sul destino del personaggio.
Frequenza: ripetizione di un’azione nella narrazione
Racconto singolativo: il racconto mostra ina sola volta ciò che accade
una sola volta anche nel tempo della storia.
Racconto ripetitivo: si racconta n volte un evento che nella storia è
accaduto una sola volta. Può farlo ricorrendo al punto di vista dei
personaggi.
Racconto iterativo: un evento che nella storia si ripete n volte viene
raccontato solo una volta dal tempo del racconto. “come ogni giorno”.
6) La narrazione
- Modello narrativo classico: sistema coerente in cui ogni elemento ha una funzione precisa e
giustificata. La narrazione è fondata sull’azione del personaggio che procede secondo chiari
nessi causali nel tempo e nello spazio. C’è una condizione di equilibrio che viene sommossa ed il
protagonista deve superare ostacoli per riequilibrare tutto, con finali positivi e negativi. Accanto
alla linea narrativa principale ce ne sono altre secondarie che interagiscono e possono avere
effetti diversi dalla prima. Tutto nella narrazione classica deve tornare ed avere un senso.
- Modello narrativo moderno: si instaura a partire dagli anni ’50 e si caratterizza dalla totale
assenza di certezze e chiarezze proprie del cinema classico. L’azione non è più centrale ma
spesso assente, il personaggio non è sempre unico e in più privo di identità precisa. I finali sono
imprevedibili e spesso aperti. Inoltre, le trame non sono più lineari ma ci sono frequenti
sovrapposizioni tra passato, presente e futuro sulla linea del tempo della racconto. Abbondano
elementi accessori.
- Modello narrativo post-moderno: dagli anni ’80 in poi. L’intreccio della storia è complesso e
caratterizzato da molteplici livelli, i personaggi sono imprevedibili e sfuggenti e le strutture
temporali tendono a sovrapporsi. Inoltre le nuove possibilità tecnologiche permettono di parlare
di mondi fantastici ed illusori.
Il film è un processo di comunicazione, detto enunciazione, su cui operano due figure: l’enunciatore
(narratore che può essere coinvolto o esterno alla storia) e l’enunciatario (narratario, ossia colui che riceve il
racconto dal narratore). Il primo designa l’insieme di strategie e forme della narrazione; il secondo indica le
operazioni di lettura che il film ammette.
Il narratore mette in atto le strategie con cui il film si rivolge allo spettatore, quindi la posizione dello
spettatore rispetto al film che è detta focalizzazione che varia:
- Focalizzazione zero: enunciatore che condivide tutto con lo spettatore che è quindi onnisciente
- Focalizzazione interna: lo spettatore condivide il punto di vista di un personaggio
- Focalizzazione esterna: lo spettatore condivide il PDV di un narratore esterno, non onnisciente
Con ocularizzazione si intende invece il punto in cui localizzare lo sguardo dello spettatore:
- Ocularizzazione zero: si riferisce ad immagini non riconducibili ad alcun personaggio
- Ocularizzazione interna: punto di vista di un personaggio
o Interna primaria: PDV segnalato da particolari effetti ottici
o Interna secondaria: alternanza soggetto e oggetto
Contributi di Edison
Thomas Edison, inventore del fonografo e della lampadina elettrica, decise di costruire macchine per
riprendere e mostrare immagini in movimento. Gran parte del lavoro fu portata avanti dal suo assistente
Dickson che ottenne del materiale dalla Kodak e iniziò a lavorare ad un nuovo tipo di macchina. L’assistente
tagliò la pellicola di Eastman Kodak in nastri lunghi circa 35mm e fece quattro fessure lungo i bordi in modo
che le ruote dentate trascinassero la pellicola attraverso la macchina da presa. I fotogrammi giravano alla
velocità di 46/s. Iniziarono a mostrare il proprio repertorio di film in un teatro di posa nel New Jersey. I film
realizzati duravano circa venti secondi ed erano brevi estratti di numeri di personaggi dello spettacolo o dello
sport. Nascono i Kinetoscopi ed i Nickelodeon, apparecchi con uno spioncino dove lo spettatore poteva
ammirare le immagini che scorrevano. Per un paio d’anni questi due apparecchi riscossero enorme successo
fino a quando l’idea non fu d’ispirazione per altri che decisero di proiettare su uno schermo.
Nei film di questa fase storica ci si limita a riprendere dei momenti quotidiani, come l’arrivo del treno, e nel
giro di pochi anni diventeranno la documentazione di eventi eccezionali, come l’incoronazione dello Zar.
Solo dopo inizierà ad avvertirsi il desiderio di raccontare qualcosa.
Fattore economico
I film sono venduti dai produttori (p.es i fratelli Lumiere) che gestiscono gli operatori che a questo punto
hanno il potere di fare il proprio film (sono i precursori dei registi, il cui ruolo non esiste ancora).
I produttori capiscono il desiderio di esotismo che prova il pubblico e quindi inviano gli operatori in molte
parti del mondo.
Inizialmente i film erano venduti e non noleggiati come oggi. La conseguenza è che chi acquista l’opera può
farne ciò che vuole, può tagliarla, copiarla, smontarla: nascono i primi casi di plagio, chiunque può prendere
un film e farne quello che vuole, non ci sono neanche i diritti di autore.
Del catalogo dei fratelli Lumiere rimangono 1422 titoli di vedute realiste, dalla durata di circa 50 secondi,
che venivano ripresi con una sola inquadratura, a macchina fissa.
- L’uscita dalla fabbrica dei Lumiere: principio della regia, la macchina viene posizionata in una certa
maniera il che fa riferimento ad un certo modo di volere la scena. Le donne che escono dalla fabbrica
hanno dei vestiti troppo belli per essere usati in fabbrica, quindi è probabile che si fossero vestiti per
l’ occasione; inoltre nessuno va verso il cinematografo, ci si sposta solo a destra o sinistra.
- Panorama delle rive del Nilo: l’operatore colloca la macchina da presa su una barca riprendendo le
rive, il che fa della ripresa un prototipo di carrellata.
- Le repas du bebè: il primo esempio di cinema amatoriale della storia: una caratteristica del cinema
amatoriale è che c’è la famiglia. In questo caso c’è uno dei fratelli Lumiere con la sua famiglia. La
cosa che impressionò gli spettatori era il movimento delle foglie in secondo piano.
- L’innaffiatore annaffiato: la particolarità del film è che vorrebbe essere una scena comica ma che
trova il limite della macchina fissa, che si svolge tutte nella stessa inquadratura.
Lumiere & company: Nel 1995 viene instituito un progetto celebrativo per i 100 anni dalla nascita del
cinematografo: 41 registi si cimentano nel tentativo di produrre film con le restrizioni che si avevano
all’epoca dei Lumiere.
Le illusioni che Méliès tenta di creare sono frutto di effetti speciali che utilizzava sia durante le riprese sia in
fase di montaggio. Per sostituire la donna con uno scheletro utilizza il fermo macchina. Utilizza il fumo per
fare apparire dei piccoli diavoli in scena.
Egli teneva molto al set ad alla messa in scena tanto da abbellire le pareti colorandole a mano e costruendo
un piccolo teatro di posa con le pareti in vetro .
Circola per tutto il mondo una sorte di linguaggio comune che serve allo spettatore per capire il film.
Nel finale c’è un doppio raccordo di direzione, la navicella appare dall’alto e scompare dal basso
(non può fare il contrario sennò sembrerebbe tornare indietro) la navicella inoltre compie sempre lo
stesso movimento. Nei film Méliès cura molto il set, dipinti a mano e scenografia molto precisa.
Luoghi del cinematografo: In quegli anni il cinematografo è vissuto come un attrazione da baraccone, si
può vedere in pochi posti: alle fiere ed esposizioni, nei teatri di vaudeville, nelle piazze, e nelle esposizioni
universali (luoghi in cui l’Europa borghese esprime i propri finanziamenti tecnologici).
Il cinema inizia a distinguersi da altre forme di espressione artistica come il teatro; nascono i primi discorsi e
pratiche del cinema (Pirandello si schiera contro il cinematografo che non fa emergere l’espressione
dell’autore); compaiono regole condivise.
Paradigma della mostrazione: verso la chiarezza narrativa (1903-1913)
Cambiamenti economici e organizzativi: in America nascono tantissime case di produzione che nell’area
di NY si mettono in società. Edison acquista i brevetti di tutte le tecnologie che servono per realizzare il film.
Tanti produttori si spostano da NY per andare ad Hollywood.
Concentrazione verticale -> creazione di ambienti appositi per la visione cinematografica che permettono il
monopolio su tutto un mercato. Possiede tutti e tre i livelli: produzione, esercizio, distribuzione.
- Nascono le sale, inizialmente Nickelodeon, ovvero dei retro-bottega molto angusti che costavano 1
nickel. Non esiste ancora un programma, si va al cinema senza aspettare l’inizio dello spettacolo. Si
poteva mangiare, parlare e fare di tutto (paura dei per-buonisti perché sono luoghi di perdizione)
- Inizia il noleggio: il produttore rimane il proprietario dell’opera, ne richiede la restituzione.
- Prime star: primi attori cinematografici diversi da quelli teatrali (cinema e teatro richiedono esigenze
diverse, per esempio il cinema richiede che l’attore abbia un volto espressivo).
- Poli produttivi: Italia (Cines, Ambrosio, Itala, Notari), Stati Uniti, Francia (Pathé, Gaumont);
Danimarca (Nordisk).
- Ricerca chiarezza narrativa: Al tentativo di raccontare una storia si affianca l’esigenza di rendere
comprensibile tutto ciò che viene ripreso. Inizialmente viene messo un uomo, l’imbonitore, che
spiega cosa sta succedendo. Questo viene sostituito dalle didascalie tra le inquadrature per spiegare
che cosa succede. Il colore viene utilizzato per precisare il contesto della ripresa. La musica, che
viene fatta dal vivo, fa intuire la situazione (musica allegra esprime sensazioni piacevoli); le regole
dei raccordi creano un’abitudine visiva.
Raccordo di direzione: Hepworth, Rescued by Rover -> il cane arriva sempre dal fondo
dell’inquadratura e da destra verso sinistra (quando cerca il bambino) mentre parte da sinistra verso
destra per tornare a casa.
Raccordo di sguardo: io vedo ciò che il personaggio sta guardando (Grandma’s redaing glass: il
bambino osserva l’occhio della nonna tramite la lente di ingrandimento).
La scuola di Brighton
In Inghilterra si sviluppa un movimento in cui dei villeggianti londinesi, a Bath, si scambiano opinioni
riguardo i film. Caratterizzati dal black humour inglese (explosion of a motor car: solo due inquadrature,
prima e dopo l’esplosione).
Inizialmente nel Regno Unito era popolare il genere di attualità che prendeva spunto dalle opere dei fratelli
Lumiere. Poi prende avvento il genere phantom ride che doveva dare allo spettatore l’illusione di viaggiare.
I due capiscuola della “Scuola di Brighton” Smith e Williamson costruirono piccoli studi aperti da un lato
per far entrare la luce, dove sperimentavano trucchi ed effetti speciali che influenzarono anche altri paesi.
“The big swallow”: ritrae un uomo che si arrabbia perché non vuole essere ripreso, la MDP si avvicina a lui
fino ad ottenere un primissimo piano delle sue labbra che spalancando la bocca sembra ingoiare la macchina.
Con uno stacco sul nero vengono ripresi l’operatore e la MDP che cadono nel vuoto dopo essere stati
inghiottiti dalla macchina da presa.
“Mary Jane’s Mishap”: commedia grottesca di Smith in cui la protagonista, una domestica sciatta, viene
ripresa a figura intera in mezzo alla cucina con intervalli di primi piani che mostrano le divertenti espressioni
del suo viso.
EDWIN S. PORTER, il padre del cinema americano
“Uncle Josh at the Moving Picture Show” (1902): Film comico in cui un uomo va al cinema e abbandona il
suo posta a sedere per avvicinarsi allo schermo in cui vede un arrivo del treno, lo spettatore si butta sullo
schermo e litiga con il proiezionista.
A sette anni dalla sua nascita il cinema possiede già delle regole di linguaggio, una delle quali è che quando
si va in sala si sta composti, inoltre, si deve accettare di entrare in un mondo illusorio che non combacia con
la realtà. Nel film “Uncle Josh…” il protagonista invece fa il contrario, egli è un campagnolo che è in visita
in città e decide di entrare al cinematografo fraintendendo le regole non scritte del cinema. È il primo film
meta-cinematografico (genere di film che riflette sul ruolo stesso del cinema).
“Uncle Tom’s cabin” (1903): primo film in cui vengono introdotte le didascalie, uno strumento utilizzato
per spiegare l’azione agli spettatori.
“Life of an american fireman”: sono molto comuni i film sui pompieri, questo film è interessante per un
duplice motivo:
- c’è un primo tentativo di mostrare qualcosa in più delle semplici azioni che compie (il pompiere
mentre è a lavoro sta pensando alla sua famiglia che viene ripresa in un piccolo cerchio sopra di lui),
ovvero viene rappresentato il pensiero/sogno/immaginazione del pompiere.
- Porter diversamente da altri registi non penserà mai al montaggio alternato che non è ancora
codificato. Nel film Life of an american fireman la scena in cui il pompiere spegne il fuoco viene
ripreso da due punti di vista dall’interno e dall’esterno e le scene sono poi messe in sequenza.
“The Great Train Robbery” (1903): considerato il primo film western della storia (genere molto importante
per la storia del cinema americano data la sua tradizione). Nel film viene raccontata la storia di un paesino in
cui arriva un gruppo di delinquenti che mettono a tacere il capo stazione della cittadina e rapinano i
passeggeri, poi scappano. Il capostazione viene trovato da una bambina che lancia l’allarme ai cittadini che a
loro volta inseguono i ladri, li trovano e riprendono il bottino.
Anche in questo caso Porter non usa il montaggio alternato, cosa che invece sarebbe stata utile, egli invece
prima esaurisce una scena e poi passa all’altra, non fa alcun intreccio.
Il film in questione è famoso anche per un altro motivo: alla fine c’è una Interpellazione (un uomo spara
davanti alla camera) inoltre c’è un mix tra cinema narrativo e attrattivo (che colpisce lo spettatore).
Collaborazioni Edison-Porter
“The kleptomanic”: opera in cui collaborano Edison e Porter narra di due donne che commettono furti: la
prima è una povera donna che li commette perché non ha da mangiare; la seconda è una ricca donna che ruba
vestiti in un magazzino. Solo la povera verrà condannata mentre la ricca assolta.
“The dream of Rarebit Fiend”: opera in cui viene data allo spettatore la percezione visiva che ha il
protagonista ubriaco facendo oscillare la MDP.
In Italia, prima che altrove, il cinema fu subito considerato come una “nuova forma d’arte”, inizia un
periodo in cui vengono adattati romanzi e fatti storici alle pellicole. Insieme alla Francia, l’Italia diventa ben
presto uno dei maggiori esportatori di film all’estero. Il genere prediletto è quello del sontuoso e sfarzoso
film storico (“La guerra di Troia”; “Cabiria”) che inaugurano una moda che culminerà negli anni ’10.
Sull’onda del successo di Linder e Deed, anche il cinema italiano si cimenta nelle riprese di scene comiche,
in particolare con due attori che diventeranno famosissimi Robinet e Tontolini.
La prima metà degli anni fu un periodo rigoglioso per il cinema italiano, nascono tre generi che attraggono il
pubblico di tutto il mondo:
- il “cinema in Frack” nasce grazie all’inizio dello star system: le attrici e gli attori iniziano ad essere
popolari e ricercati dal pubblico. Comincia il fenomeno della diva e del fusto. Le due attrici italiane
più ricercate sono Lydia Borelli e Francesca Bertini mentre l’attore che riscuote più successo è
l’interprete di Maciste, tanto da generare un filone di film in cui fa da protagonista (questo genere
risorge negli anni cinquanta con il nome di peplum. Questo genere di film deve raccontare storie di
passioni amorose della borghesia mischiate con elementi tragici di erotismo e morte.
- I film storici come “Quo vadis” che inizia il filone storico mitologico come genere d’eccellenza
italiano.
“L’Inferno” Bertolini (1911): racconta l’Inferno della Divina Commedia. Per la realizzazione del film ci fu
un grande impegno per la sceneggiatura. Nel cinema muto i personaggi recitano davanti ad uno sfondo che
non è opacizzato, ha la stessa risoluzione delle figure in primo piano, con l’avvento de cinema classico lo
sfondo viene reso più opaco e meno distinguibile rispetto al primo piano.
Opere letterarie di questo spessore vengono trasmesse sul grande schermo per intrattenere sia il pubblico
colto che il popolo che per la maggior parte è analfabeta. È il punto di incontro tra chi non è in grado di
leggere le opere letterarie e quindi ha bisogno della rappresentazione visiva e chi invece è in grado di leggere
ma può comunque rimanere impressionato dal trasferimento delle parole in immagini.
“Cabiria” di Giovanni Pastrone (1914): film molto importante (durata di 3 ore) per le embrionali forme di
marketing che lo interessano. La casa di produzione è la Itala, che per promuovere il film, capisce che è
necessario includere nomi importanti, tra cui Gabriele d’Annunzio che scrive alcune didascalie e inventa il
personaggio di Maciste, il primo divo maschile della storia del cinema italiano che diventa molto noto, tanto
da diventare il protagonista di molti film a venire. Il suo nome e la sua figura si diffondono e nasce il mito
del “forzuto” nel cinema. Il nome di d’Annunzio viene fatto passare come colui che ha scritto tutte le
didascalie per dare maggiore importanza al film e per attirare più attenzione.
Un altro nome che viene citato nel film è quello di Ildebrando Pizzetti, compositore molto celebre all’epoca,
che scrive la partitura dell’eruzione dell’Etna, una piccola parte, la casa di produzione invece afferma che
questi abbia scritto tutta la partitura del film.
La trama di Cabiria: la storia si svolge nell’antica Roma, poco prima della seconda guerra punica, una
bambina, Cabiria, viene rapita durante l’eruzione dell’Etna. Un legionario, Fulvio, parte con il suo schiavo,
Maciste, per recupere la bambina che viene rapita di nuovo. Alla fine la bambina, Cabiria, ormai donna
ritrova Fulvio e i due coronano la loro storia di amore.
Nel film ci sono sia la storia fiction che si situa nella storia vera, con tutti i personaggi.
Lo scopo del film era quello di valorizzare il patrimonio paesaggistico e culturale italiano in chiave
identitaria. Inoltre, il nome di D’Annunzio attirò gli intellettuali del tempo, mentre, le buone recensioni della
critica lo lanciarono al grande pubblico, permettendo un successo mondiale.
Con Cabiria nasce anche il “carrello” su invenzione di un operatore, Promeo, che diventa il marchio di
fabbrica del film, ed insieme agli effetti speciali riscuotono l’ammirazione degli americani.
La prima del film fu proiettata davanti al re ed alla regina al teatro Regio di Torino, un teatro che di solito
ospitava opere classiche: il progetto del film era quello di creare un opera grandiosa da presentare al grande
pubblico. Per il set furono usati dei veri ghepardi, tutto ad indicare la spettacolarità della scenografia che
colpì molto gli sceneggiatori americani; la sceneggiatura, invece di fondali dipinti, presentava delle
costruzioni vere e dei modellini. È un film molto innovativo sia per quanto riguarda le tecniche usate dalla
regia sia per quanto riguarda la trama che da il via al genere storico inteso come un film sontuoso e
grandioso che deve attirare esteticamente lo spettatore.
Svezia:
In Svezia, grazie soprattutto a tre registi importanti (Klercker, Stiller e Sjostrom), c’è un’inaspettata ed
improvvisa crescita cinematografica di film con un’importante identità culturale che ritraggono il paesaggio
scandinavo dietro a delle storie che provengono dalla tradizione locale.
Nasce la casa di produzione Svenska che ingaggia tutti e tre i registi:
- prima Klercker che dirige storie convenzionali ma che danno molta importanza al paesaggio a cui si
da grande attenzione per la luce e le inquadrature. Viene data grande attenzione al set che viene
studiato nei minimi particolari.
- Anche gli altri due registi lavorarono per la Svenska prima di trasferirsi ad Hollywood negli anni
venti: Stiller dirige film dal tono umoristico anche se il suo film più famoso “Il tesoro di Arne” è
drammatico: Sjostrom ha uno stile austero e naturalistico che richiede una recitazione dai toni
misurati. Gli intrecci dei suoi film seguivano le tragiche conseguenze di una singola azione. Ne “Il
carretto fantasma” parla di un uomo ubriaco che si trova in un cimitero a capodanno, sale su un
treno guidato dalla Morte che gli mostra le conseguenze del suo comportamento su due donne che lo
amano. Per questo film usa la tecnica della sovrimpressione e del flashback.
Gran parte del materiale della Svenska è andato perduto in un grande incendio. L’improvviso successo della
Svenska causò anche un rapido declino dopo la WWI, quando la casa di produzione svedese decise di
puntare su film costosi che però non ebbero il successo sperato.
Le prime sale a sorgere in America sono i Nickelodeon dei magazzini che contenevano meno di duecento
posti a sede e che avevano un costo molto contenuto. A differenza del primo cinema, ora le pellicole
vengono affittate e non più vendute, il che implica il fatto che nelle sale i film si sostituiscano a vicenda dopo
un certo periodo, facendo aumentare la richiesta di nuove proiezioni. Nei Nickelodeon si andava senza
sapere che programmi erano in corso, erano aperti tutto il giorno, si entrava e si assisteva allo spettacolo.
C’erano spesso degli imbonitori o degli accompagnatori musicali che suonavano o spiegavano la scena ed i
dialoghi che avvenivano nella ripresa.
I grandi fondatori delle majors, le più importanti case di produzione americane, provengono proprio dalle
piccole realtà dei Nickelodeon.
Nel frattempo un gruppo di case di produzione sta dando vita al sistema di produzione più importante del
mondo. Il sistema prevede la concentrazione verticale e orizzontale, quest’ultima consiste nell’aprire case di
produzione in paesi stranieri per la distribuzione (agli americani servono dei mediatori che mettono in
relazione il distributore con le sale), inoltre, quando un film arriva dall’estero subisce dei cambiamenti come
il titolo che deve essere adattato al contesto (Eternal Sunshine), la locandina può essere cambiata, addirittura
le scene possono essere tagliate (denuncia di Nuovo Cinema Paradiso).
USA: Continuity System -> Divisone dei compiti in reparti: Lo studio system è organizzato in maniera
quasi fordista (catena di montaggio), logica che viene applicata al cinema. Negli Studios c’è il reparto che si
occupa solo dei costumi, quello che si occupa delle scenografie, quello della fotografia etc. etc.
Quindi, quando si prende una sceneggiatura si deve spogliare negli elementi più semplici e affidare i compiti
ai diversi indirizzati: al casting, alle truccatrici, agli sceneggiatori.
Alcuni cinema si rifiutarono di pagare le tasse impostegli dalla MPPC proiettando nelle loro sale i film dei
produttori che si opponevano all’oligopoli di Edison e AM&B. Questi vengono presto chiamati
“indipendenti”. Nel 1909, Carl Laemmle fonda la Indipendent Motion Picture (IMP) sulla cui base
sarebbe nata poi la Universal.
Nel 1912 la MPPC viene processata dal governo americano e condannata nel 1915 scaturendo un netto
cambio di situazione e l’avvento di certe case di produzione indipendenti che si iniziano ad associare con i
distributori nazionali.
The lonely Villa (1909): una famiglia in cui manca il padre viene sorpresa dai ladri che tagliano i fili del
telefono dopo che la madre ha provato a chiamare il padre. I ladri irrompono di stanza in stanza mentre il
padre torna a casa, il percorso è reso difficile da inconvenienti. Il tutto viene raccontato in maniera diversa da
come lo avrebbe fatto Porter ma alternando i tre spazi: madre disperata, figli che piangono, ladri che
entrano e padre che ha difficoltà ad entrare.
“Nascita di una nazione” (1915): alcuni elementi in comune con Cabiria come il mettere una scena piccola
su una storica: due famiglie, una del sud e una del nord, che sono amiche. Ad un certo punto scoppia la
guerra tra nord e sud e c’è la presenza di membri del ku klux klan (Il film è stato accusato di aver promosso
presupposti razzisti), un associazione illegale che nasce in quel periodo. Griffith falsa la storia descrivendo
gli afroamericani come dei soggetti pericolosi per la società americana, rubano, stuprano le donne e uccidono
gli uomini.
La svolta nella narrazione è l’omicidio di Lincoln in seguito al quale viene promossa una politica
antiabolizionista che porta gli afroamericani a prendere maggiore responsabilità nel governo. La fedeltà
storica del film è suffragata proprio dalla narrazione di alcune vicende accadute realmente.
In questo film è presente il “Last minute rescue”: degli afroamericani vengono fermati all’ultimo dai cavalier
del Ku Klux Klan mentre cercano di attaccare la casa di una famiglia di bianchi. Griffith venne accusato di
razzismo, il film ebbe molto successo negli stati uniti del sud mentre fu boicottato nelle sale del nord. La
risoluzione finale è quella tipica del western, l’esito narrativo è lo stesso della lonely villa.
A contribuire al successo di questo film, costato oltre 100.000 dollari, contribuirono senza dubbio le rivolte
sociali che portarono al sequestro del film per 120 volte.
Attraverso la tecnica narrativa, l’approfondimento psicologico, lo sviluppo di relazioni causa-effetto e
l’insegnamento morale di stampo pacifista, “La nascita di una nazione” apre al racconto hollywoodiano
classico, seppur consegni ai posteri il problema di un’opera marchiata dall’ideologia razzista.
THOMAS H. INCE
Regista e produttore americano tra le fila degli indipendenti, contribuì al miglioramento delle riprese. Il suo
film più importante è “Civilisation”: una delle opere pacifiste realizzate in America prima del suo intervento
in guerra. Ambientata in un regno mitico, con un sovrano guerrafondaio che si convertirà a sfavore della
guerra di fronte all’immagine di Cristo apparsa nel corpo di un pacifista morto in guerra.
CECIL B. DEMILLE
Inizialmente si guadagna una fama negativa per i temi trattati: indulge in storie oscure, personaggi ambigui e
storie che parlano di omicidi e altre cose proibite, tutto ciò andava contro il volere degli Studios che non
volevano precludersi una parte del pubblico. Si distingue per l’uso selettivo e direzionato delle luci.
Un altro genere da lui usato è la commedia romantica ambientata nell’alta società.
“I prevaricatori”: usuraio giapponese che mette in scacco una donna che gli chiede di avere pietà di lei tanto
che lui la ferisce e lei arriva a sparargli.
Primo esempio “Personal” della Biograph, andato perduto, ci sono solo delle descrizioni scritte. Inoltre nello
stesso anno di produzione del film altre case presentano due film: “How a French Nobelman” Porter (1904);
nello stesso anno viene girato un film identico “Meet me at the fountain” (Lubin, 1904) in cui nella prima
didascalia si esplicita che si tratta di una copia di “Personal” (a differenza di oggi, per quei tempi era un
vanto rifare le opere altrui, come per dimostrare che la propria copia è migliore di quella originale)
Il comico in Europa: si affida a singoli attori che passano da una casa di produzione all’altra
cambiando maschera ogni volta. Uno dei più importanti è Linder che gira film con il personaggio
Max, un esponente della borghesia che è assolutamente incapace di stare al passo con i valori e la
vita di una società borghese, nel mostrare la sua inettitudine Max parodia le cerimonie del mito
borghese irridendole. Chaplin dirà di essersi ispirato a Linder per la costruzione dei suoi personaggi.
- André Deed: lavora anche in Italia, per la Itala, interpretando il personaggio (Cretinetti)
- Ferdinand Guillaume: per la pasquali film, interpreta Tontolini
Ad un certo punto la slapstick cade in crisi, negli anni ’20, quando nasce il sonoro che causa un
problema: ci vogliono anni prima che sia tutto attrezzato per il sonoro. Le macchine da presa sono
molto pesanti in più i materiali per insonorizzare rendono ancora più pesanti le macchine. Un genere
fatto di inseguimenti e voli degli attori, è il primo genere ad essere penalizzato perché è difficile
seguire i movimenti degli attori. Con lo sviluppo del sonoro, cambiano anche le volontà del pubblico
che pretende dei buoni effetti sonori che la slapstick non può permettere. Anche un attore come
Chaplin deve cambiare per riuscire ad adattarsi al sonoro.
Nel 1928 iniziano ad apparire i primi esperimenti di sonorizzazione, Chaplin inizialmente non vuole passare
al sonoro, il suo primo film sonoro è “Il grande dittatore”, prodotto 12 anni dopo. Chaplin è convinto che il
cinema non ha bisogno dell’elemento sonoro.
Nel 1928 Chaplin si domanda l’effetto del sonoro sul cinema: “Il circo” è un film che riflette sul senso della
comicità nel cinema nel momento più fragile del cinema muto. Chaplin riflette sul rapporto della comicità
con il ridere, che effetti può avere il sonoro? Charlot fa ridere anche senza volerlo, le gag che il pubblico ha
finora conosciuto non fanno più ridere ma c’è bisogno di qualcos’altro, metaforicamente il suono. Il film fu
un grandissimo successo che confermò a Chaplin che il sonoro non è necessario.
“Luci della città”: Charlot si innamora di una cieca che vende fiori per strada, dopo episodi rocamboleschi
Charlot paga delle operazioni alla ragazza perché riacquisti la vista, una volta che torna a vedere i due
iniziano una relazione. La sequenza è giocata sul fatto che la ragazza non può capire chi ha davanti e
scambia Charlot per un signore molto ricco e borghese quando invece è un clochard, mentre i borghesi ricchi
non si fermano davanti alla ragazza, salgono in macchina e se ne vanno facendo credere alla ragazza che ad
andarsene sia Charlot.
“Tempi Moderni”: primo film parzialmente sonoro (colonna sonore e una canzone) Chaplin polemizza contro
il sistema capitalistico americano e contro la catena di montaggio che diventa sempre più automatizzato
rendendo l’uomo una macchina.
“Il Grande dittatore”: Primo film totalmente sonoro di Chaplin, rassegnazione di Chaplin che da europeo
sente molto la preoccupazione rispetto all’aggressività hitleriana, tanto da appellarsi al governo americano
perché non resti in silenzio rispetto a ciò che accade in Europa. Questo film infatti è un appello perché questa
guerra cessi al più presto. Charlot assomiglia ad un dittatore di un paese immaginario, viene confuso per
questo. Nel discorso finale c’è un messaggio esplicito di Chaplin che chiede la fine della guerra, questo costò
molto a Chaplin che nel secondo dopoguerra, in America inizia la guerra fredda e quindi il tentativo di
fermare tutte le promozioni del comunismo e socialismo, lo stesso Chaplin sarà perseguitato dalla campagna
anticomunista, perché considerato un promotore di questo partito. Per questo Chaplin andrà via dagli Stati
Uniti per vivere in Svizzera, paese neutrale per eccellenza, per il resto dei suoi quarant’anni.
- “La palla numero 13”: Keaton fa il proiezionista e si innamora di una ragazza che non lo ricambia. Il
personaggio di Keaton sta sognando, entra nella trama del film, c’è un attraversamento di scenari che
fa riflettere sui generi cinematografici tipici del tempo. Il significato è che il personaggio di Keaton è
sempre in ritardo su ciò che accade nella realtà circostante, è proprio questo il presupposto del
comito, quello di essere in ritardo rispetto ai modi del tempo.
- “The cameraman”: dove impersona un cameraman alla ricerca di lavoro ma allo stesso tempo inetto
nella sua attività, viene inviato in una determinata location ad esempio e non porta a casa risultati.
Nella clip scelta si trova in uno scontro tra gang rivali dando sfogo a un film fallimentare; si arriva a
uno svolta quando la sua scimmietta domestica riesce a fare un film che piace. Sembra prendere in
giro il suo lavoro: basta un animale per fare un film interessante; e la critica considera capolavori i
film non accurati.
- “The general”: guerra civile americana, un treno a vapore usato dalle truppe del nord per fare un
incursione contro le truppe del sud.
Le incredibili doti atletiche di Keaton: non esistono protezioni o assicurazioni, erano imprese notevoli e
molto rischiose, bisognava avere una capacità fisica difficile da possedere.
A discapito di quanto si dica, loro due non erano per nulla nemici; anzi forse il primo grande fan di Keaton
fu proprio Chaplin che lo volle nel film Luci della ribalta (1952), ultimo slapstick, in cui si rifletteva su due
comici che capiscono che i tempi sono cambiati e che la comicità che fino ad allora aveva funzionato non
vale più nel dopoguerra, con il sonoro il genere slapstick muore, sopravvive solo in Chaplin.
HAROLD LLOYD
Il suo personaggio, un ragazzo occhialuto e un po' ingenuo, lo ricava dal protagonista di “A sailor made-
man” in cui il giovane si guadagna l’amore attraverso una serie di avventure. In “Preferisco l’ascensore”
deve arrampicarsi su un grattacielo per fare pubblicità. Viene raffigurato come il giovane ragazzo ingenuo
che diventa improvvisamente un eroe davanti ad una sfida.
Altri comici scoperti da Sennet e Roach sono Stanlio e Olio e Charlie Chase.
PARTE TERZA: Le avanguardie cinematografiche
Le avanguardie sono dei movimenti artistici che sorgono tra fine ‘800 e primo ‘900, che hanno come
connotato comune il fatto di opporsi al linguaggio tradizionale dell’arte. Rompono con alcune categorie
rappresentative che erano state in vigore fino ad allora, come la verosimiglianza che inizia ad essere messa in
discussione (la pittura non ha più sentito il dovere di rappresentare il reale perché lo fanno già fotografia e
cinema, può allora spostarsi su terreni fino ad allora inesplorati).
E’ importane comprendere il quadro industriale della Francia degli anni venti, tra series, film comici e film
fantastici; tra questi si inseriscono, senza sostegno economico del governo francese, le avanguardie. I film di
queste introducono novità solo in alcuni dettagli, la narrativa rimane, per questo sono tollerate. Tutto questo,
comunque, porta a non riuscire a reggere il confronto con il cinema americano.
IMPRESSIONISMO FRANCESE
Cronologicamente si racchiude in un decennio, 1919-1929 (ma già dal 1927 c’è un momento di difficoltà).
Dietro all’impressionismo (a differenza dell’espressionismo tedesco), c’è una teoria: il rifiuto dell’accostare
il cinema al teatro, preferiscono la similitudine con la musica poiché basata sul ritmo che era molto più
importante della narrazione degli eventi in quanto sottolineava meglio le emozioni dei personaggi.
E’ assolutamente considerato arte, e la più adatta per rappresentare l’animo umano con i suoi lati nascosti.
Gli autori di questo film si interessano soprattutto della bellezza pittorica dell’immagine e dell’indagine
psicologica dei personaggi.
Nel primo dopoguerra la Francia dovette affrontare una grave crisi economica causata dal dispendio di
risorse impiegate nello scontro bellico. Nei cinema era ormai anni che si vedevano solo film stranieri, in
particolare americani, allora nasce l’esigenza di un cinema nazionale. L’impressionismo coglie l’occasione
per buttarsi nel mercato con film a basso costo (40.000 dollari di budget contro i 400.000 degli USA) che
facevano affidamento alla componente realista con set molto piccoli ed esclusivamente luce naturale. I
film erano prodotti da piccole case di produzione dopo che le due maggiori, Pathé e Gaumont, si erano tolte
dalla produzione.
Alcuni degli autori più importanti del cinema impressionista si divisero tra opere di avanguardia e alcune più
commerciali, prodotte dalle grandi case. Dulac, Epstein e Feyder spesero gran parte della loro carriera nella
produzione di film convenzionali, nonostante si impegnarono anche per un cinema d’arte.
Il regista Gance fu il più famoso ed il primo regista impressionista dell’epoca con “La decima sinfonia”
Altre personalità dell’avanguardia come Delluc rimasero ai margini delle produzioni commerciali, egli fondò
una piccola casa di produzione grazie alla propria eredità con la quale promosse alcuni suoi film.
Una casa di produzione sovietica, per sfuggire alla nazionalizzazione, si trasferì in Francia sotto il nome di
Albatros producendo importanti opere di registi impressionisti.
Il movimento impressionista può essere considerato a tutti gli effetti come un movimento artistico che ha
cercato di radunare i suoi esponenti sotto gli stessi ideali promuovendo manifesti e saggi che spiegassero le
teorie del movimento d’avanguardia. L’impressionismo mira a suscitare emozioni nello spettatore senza
mostrare chiaramente il proprio messaggio ma cercando di suscitarlo nella personalità dello spettatore.
A livello estetico si nutre della photogénie teorizzata da Delluc e Epstein ragionando sulla capacità della
macchina da presa di conferire al soggetto ripreso un aspetto inaspettato, un volto che dall’osservazione reale
non emerge: seppure lo scopo dell’impressionismo era riprodurre eventi realistici, la fotogenia doveva
rendere l’immagine in una dimensione completamente differente da quella quotidiana, doveva essere una
visione della realtà situata oltre la normale esperienza. L’importante per gli autori impressionisti era che la
recitazione cinematografica fosse diversa da quella teatrale, doveva essere più naturale e realistica.
- LA SOGGETTIVITÀ: durante la fase di montaggio si cerca di dare ritmo al film in modo da dare
luce all’interiorità dei personaggi.
“La souriante madame Beudet” (Dulac, 1923): una regista donna (molto raro), film sull’avversione di una
donna verso suo marito, il regista si concentra sull’interiorità della donna, utilizzando effetti speciali per
mostrare i suoi pensieri (es: quando legge la rivista o quando si immagina che il marito viene rapito alla
serata a cui lei non vuole andare); nel secondo spezzone, quando il marito è lontano, Dulac usa anche un
grandangolo deformando l’uomo seconda la visione della protagonista.
“La rosa sulle rotaie” Gance (1922): il protagonista, che sta per morire, vede scorrere le immagini che gli
stanno a cuore (pochi frame per immagine) nella forma di un occhio.
“L’inhumaine” (1924): uno scienziato che vuol portare in vita la donna che ama (notare il set progredito,
unico nel suo genere), e il montaggio rapido simula l’andamento di un cuore che batte per l’emozione di
ridare la vita.
“Coeur Fidéle” (Epstein, 1923): macchina da presa sempre leggermente obliqua, montaggio molto veloce
che mette insieme parecchi momenti diversi del parco giochi. L’intento del regista è quello di far capire il
malessere del personaggio, di creare una sensazione di fastidio nello spettatore, l’angolazione volutamente
distorta è creata per dare la sensazione di malessere provata dal personaggio.
La glace à trois faces (Epstein 1927) dove, in stile pirandelliano, un uomo viene descritto da tre donne
diverse che hanno avuto con lui una relazione intensa; è come se fossero tre film uno dietro l’altro.
Mostrando visioni diverse il regista vuole fare leva sull’impossibilità di conoscere a fondo una persona. Alla
fine l’uomo muore, si avvicina a uno specchio a tre ante per testimoniare quanto detto.
- LA RIPRESA: le tecniche di ripresa dovevano rendere conto dei pensieri e delle sensazioni che
provava il personaggio senza per forza utilizzare un’inquadratura in soggettiva. Per esempio
offuscando il personaggio con dei filtri in modo da far capire che si vuole mostrare il suo pensiero.
Vengono usati anche specchi ricurvi, per le riprese in soggettiva, per mostrare le impressioni visive
dei personaggi. Un’altra tecnica è la variazione della messa a fuoco dell’obiettivo; le immagini in
ralenti; il Polyvision; movimenti di macchina usati per suggerire il punto di vista del personaggio.
- IL MONTAGGIO: ci sono tentativi di utilizzare un montaggio molto veloce per indicare la frenesia
delle vicende. Nel montaggio, aumentando il ritmo, si intensificano gli effetti che sono stati scelti
nella ripresa come per esempio in “Coeur Fidéle” l’ondeggiare della MDP velocizzato aumenta
ancora di più le sensazioni di angoscia e nausea nello spettatore.
- MESSA IN SCENA: cura rivolta all’aspetto fotografico ed all’illuminazione valorizzata da filtri o
elementi trasparenti. Per la creazione di scenografie che richiamassero ambientazioni reali, gli autori
impressionisti chiamavano architetti e artisti che le producessero.
La fine dell’impressionismo è in linea con quanto accade per tutte le avanguardie: perdono senso perché
diventano moda. In più, nel primo dopo guerra, si sente la concorrenza spietata statunitense e si prova a
competere sullo stesso campo; chiaramente i film di questo tipo, di nicchia, vengono esclusi prima dal
governo e poi dalle industrie. Si prova anche a fare crescere un’industria cinematografica corposa non dando
spazio alle case indipendenti
Le tecniche utilizzate dagli autori impressionisti furono talmente celebrate da espandersi anche al di fuori del
movimento diventano di prassi anche nel cinema commerciale e negli altri generi, il che conseguì un grave
indebolimento di queste tecniche che diventarono sempre più mainstream. Anche Epstein affermò che le
tecniche impressioniste si erano via via banalizzate ed allora ricorse ad un’ulteriore scardinamento delle
tecniche tradizionali con un nuovo film “Finis Terrae” nel quale si narra di due uomini che vivono in un faro
fino a quando uno dei due si ammala e da qui inizia la ripresa soggettiva.
Contemporaneamente alla fine del sonoro, scomparvero anche le case di produzioni indipendenti. Con
l’introduzione del sonoro i registi impressionisti furono sconfitti definitivamente.
IL DADAISMO (1923-1926)
Il cinema Dada ospita molti personaggi dell’arte in senso ampio: Duchamp, Lèger, Man Ray.
Nasce intorno al 1915 in Svizzera in piena Prima Guerra mondiale: artisti di nazionalità europea rifiutano
la guerra che trovano insensata si rifugiano in Svizzera, stato auto-dichiaratosi neutrale, per non andare in
guerra. Gli artisti Dada propongono una nuova visione del mondo all’insegna dell’assurdo che spazzava via
i valori tradizionale ponendo l’immaginazione come base della creazione artistica.
Gli artisti si ritrovano qui e pensano di sperimentare delle provocazioni contro la guerra, in opposizione alla
società tradizionale, senza lo scopo di trasmettere un significato particolare. Carattere tipico degli spettacoli
dadaisti è l’improvvisazione.
I dadaisti erano inoltre attratti dall’uso del collage di elementi disparati in bizzarre composizioni.
Serate Dada: il movimento artistico dadaista organizzava spesso degli incontri serali in cui gli artisti
esponevano le proprie opere d’arte e discutevano. Nell’ultimo grande evento organizzato dal poeta Tristan
Tzara ci fu un violento scontro con il gruppo antagonista, capeggiato da André Breton.
- Totale diritto del regista: Nel film si vedono poi scene di ogni tipo, come un carro funebre trainato
da dromedari anziché cavalli, e il cadavere è Clair stesso che fa sparire tutti con una bacchetta: il
cinema può dominare il tempo e gli eventi, il regista decide chi deve esserci e chi no. Inoltre,
tagliando lo schermo con scritto fin, sfida le regole del cinema, dichiarando la funzionalità̀ del
prodotto cinematografico; viene poi dato un calcio in testa al regista che torna dietro alla parete:
l’autorità del regista, prima ribadita, viene annientata; l’intellettuale deve tornare al suo posto.
- “Anèmic Cinèma” (1926): gioco di parole (anemic anagramma di cinema) in cui Duchamp monta
dei dischi che creano un effetto ottico, producono scritte ed effetti visivi.
IL SURREALISMO (1926-1931)
Avanguardia influenzata dalla psicanalisi, vuole tradurre nell’arte la psychè dell’artista, si vuole tradurre in
immagini ciò che sta nel mio subconscio. La coppia per eccellenza del cinema surrealista sono Bunuel e
Dalì. Molti esponenti di questa avanguardia artistica derivano proprio dal movimento Dada o
dall’impressionismo.
Due film che sono nati dalle collaborazioni tra Dalì e Bunuel:
- L’age d’or (1930) vietato e censurato fino agli anni ’70 perché fa molti riferimenti alla sessualità
femminile che ai tempi non è così scontata. Parla di una coppia di amanti tenuta lontana dai
pregiudizi della ricca famiglia della donna. Le scene del film sono molto frustranti: i corpi dei
vescovi sulla spiaggia diventano scheletri; un uomo si spara e finisce sul soffitto di una camera ed
infine il protagonista succhia l’alluce di una statua. Nel finale si vede Cristo uscire da un’orgia
sadica il che fece ovviamente scalpore tanto da essere vietato per decenni.
- Un chien andalou (1929): cortometraggio d’esordio di Bunuel, il film è frutto di una loro
chiacchierata sui sogni fatti nell’ultimo periodo messi insieme come un collage. Le inquadrature non
rispettano i vincoli dettati dalle convenzioni narrative. Tuttavia, la struttura narrativa non è
completamente casuale, anzi, sembrerebbe la storia di un uomo che tenta spudoratamente di
possedere sessualmente una donna che nel finale si prende beffa di lui.
I personaggi non hanno identità, il tempo è fluttuante, gli spazi sono indefiniti, tutto sembra essere
imprecisato volutamente dai registi che non hanno concesso allo spettatore il favore di potersi
orientare verso un’interpretazione univoca preferendo un’ambiguità di molteplici sensi possibili.
Nel prologo, il rasoio è in mano al regista Bunuel che appare in prima persona per mettere la firma
sulla propria opera. Il significato del taglio dell’occhio: la vista è l’unico senso che ci permette di
vedere un film, tagliarlo, significa mettere fine alle abitudini di visione è una sorta di dichiarazione
di intenti del regista.
Altri film:
- “Emak Bakia” di Man Ray (1926): parla dello stato mentale di una donna. Celeberrima è la scena
finale in cui la donna con le palpebre chiuse e le pupille disegnate sorride alla MDP.
- “Stella di mare” Man Ray: dopo l’insuccesso del primo film fa questo che parla di una coppia le cui
immagini vengono alternate con quelle di un treno e di stelle marine con cui l’uomo si consola dopo
essere stato abbandonato dalla donna per un altro uomo.
Anche qui il motivo principale della decadenza è dovuto allo sfumare della vena innovativa che le aveva
caratterizzate oltre a delle tensioni interne. Nonostante la sua dissolvenza, l’espressionismo fu di ispirazione
per movimenti artistici che seguirono.
Le cinemà pur
- “Ballet mécanique” (Legèr, 1925): nasce dall’incontro tra Murphy, Ray e Pound. Il film giustappone
oggetti comuni come coperchi e ingranaggi a dipinti realizzati da Lèger con uno stile innovativo.
Inoltre contiene un omaggio a Chaplin dato che il balletto ricorda molto quello di Charlie Chaplin.
Sull’onda di questo film, molti registi iniziarono ad apprezzare l’idea di un film non narrativo che si fonda
si qualità visive astratte del mondo fisico, in opposizione al cinema commerciale. Questi registi, che non si
riconoscevano in nessun movimento avanguardista, avevano tutti il comune scopo di ridurre il cinema ai suoi
elementi basilari.
Nei primi anni dieci il cinema non aveva trovato fortuna in Germania, i produttori si limitavano a trasporre
sul grande schermo le opere letterarie degli autori più importanti per innalzare il cinema ad opera d’arte, per
esempio “L’altro” di Paul Lindau, dando vita al genere Autorenfilm. Il titolo più significativo di questo
genere è “Lo studente di Praga” scritto da Stellan Rye e diretto da Paul Wegener, narra la storia di uno
studente che dopo aver venduto l’anima al diavolo per la ricchezza deve sfidarsi con il proprio doppio.
Seppure questo genere abbia aiutato allo sviluppo dell’espressionismo durò solo fino al 1914 visto lo scarso
successo riscosso.
Anche lo star system tedesco aiutò l’espansione dell’industria cinematografica, in particolare le dive come
Asta Nielsen che arriva in Germania nel 1911, diventano modello di recitazione anche per i paesi esteri
Nel 1916 il governo tedesco decise di proibire le importazioni di film dall’estero per incentivare le
produzioni nazionali. Nel 1917 nasce la UFA che inaugura la tendenza alla creazione di compagnie di grandi
dimensioni come frutto della fusione di diverse società.
ESPRESSIONISMO (1920-1927)
L’espressionismo, che appare intorno al 1908, è innanzitutto un movimento pittorico, caratterizzato
dall’abbandono delle tradizionali regole prospettiche e dalla tendenza a contornare in maniera marcata le
forme, inoltre, i pittori di questo periodo non si preoccupano di rappresentare la realtà in maniera realistica,
anzi vanno contro il realismo nel tentativo di esprimere, attraverso distorsioni estreme, le emozioni più
vere e profonde, nascoste al di sotto della superficie della realtà.
- In pittura: facevano uso di campiture di colori luminosi, non-realistici, contornati di nero, le figure
erano spesso allungate, con espressioni grottesche ed angosciate. I piani del suolo sono inclinati
rispetto alle tradizionali linee prospettiche.
- In teatro: recitazione fatta di ampi gesti, di grida e di posture esagerate. L’intento era di esprimere le
emozioni dei personaggi in una maniera diretta ed estrema.
Gli studiosi sono in disaccordo sui perimetri cronologici e sull’entità dei film che possono dirsi espressionisti
(secondo i critici tedeschi esistono solo una dozzina di film; per altri la lista è più larga). L’elemento
dell’avanguardia espressionista scema con il tempo perché nascono sempre più imitazioni.
Tra i registi che hanno più contribuito allo sviluppo dell’espressionismo tedesco ci sono: Wiene, Lang,
Murnau.
Spesso i prodotti più esportati del cinema tedesco sono appunto quelli dell’espressionismo.
Caratteristiche distintive:
- Il cinema come alterità, allontanamento dal reale, negazione dello statuto di verità e rifiuto del
verosimile. L’espressionismo cinematografico riprende molti aspetti dall’espressionismo in pittura.
- Espressionismo come traduzione inconscia del momento di difficoltà del popolo tedesco (angoscia e
disagio degli abitanti tedeschi).
- Profilmico: tutto ciò che sta davanti alla macchina da presa, lavora tantissimo sulle scenografie (a
differenza del movimento impressionista che era incentrato sulla MDP, l’espressionismo si
concentra soprattutto sulla messa in scena) che sono stilizzate, geometriche (con angoli impossibili
nella realtà), l’idea che il corpo umano debba fondersi con la scenografia (costumi rappresentativi
della scenografia): “l’immagine cinematografica deve diventare grafica”: la scenografia deve
funzionare come un organo vivente, ed allo stesso tempo, il corpo dell’attore deve diventare un
elemento visivo. È impossibile però pensare un film in cui in ogni inquadratura l’uomo è
perfettamente in simbiosi con la scenografia, i momenti in cui ciò accadeva rallentavano la
narrazione, in alcuni casi fermandola, in modo da attirare l’attenzione dello spettatore.
o Ne “Il gabinetto del dottor Caligari” di Wiene, si vede quanto appena detto nelle
ambientazioni irrealistiche, quasi caricaturale, proprio come la recitazione stessa che sembra
tradurre le forme del set.
o Anche in “Der Golem” di Wegener e Boese (1920) di vede quanto appena detto; è la storia
di un golem, un gigante di argilla, che viene costruito da un rabbino di un villaggio
medievale in pericolo perché minacciato da un imperatore, verso cui poi si ribellerà andando
contro il suo scopo di protezione. Spesso il golem si confonde con l’ambientazione fatta di
case d’argilla.
o “Genuine” di Wiene (1920) è il film successivo a “Il gabinetto del dottor Caligari”. Nello
spezzone c’è un ritratto che prende vita in una sorta di universo parallelo.
- Illuminazione molto ricercata: ombre e luci possono creare effetti su scenografia e personaggi.
Questa è un’importante lezione del cinema tedesco al cinema americano.
o In “Nosferatu” di Muranu (1922) ispirato, senza diritti sul romanzo, a “Dracula” di Bram
Stoker, ambientato in Germania. Tutta la scena vista è giocata su atmosfere create da luci o
da ombre; i movimenti, soprattutto di Nosferatu sono molto statici.
o In “Metropolis” di Lang (1927), nella scena del rapimento di Maria, la ragazza, trovandosi
nei sotterranei, sfugge dalla luce dell’inseguitore che sembra quasi spogliarla.
- Esasperazione e ripetizione: Vicende incentrate sul tema del doppio, dell’inganno e del raggiro:
non sono film divertenti. Alcuni riconducono le origini del cinema Horror a questo periodo. Nelle
scenografie si faceva uso di forme distorte ed esagerate sia per quanto riguarda gli oggetti e le
ambientazioni della scenografia, sia per quanto rifìguarda le espressioni degli attori durante la
recitazione che doveva essere antinaturalistica.
- Movimenti di macchina: sebbene la messa in scena sia più importante anche la MDP ha delle
caratteristiche peculiari durante questo periodo: il montaggio deve essere semplice, deve avvalersi di
soluzioni come campo-controcampo o il montaggio alternato. Il ritmo è solitamente lento per
permettere allo spettatore di soffermarsi sui dettagli della scenografia. L’angolatura della MDP è
quasi sempre perpendicolare se non per creare effetti particolari.
- La narrazione: La narrazione del movimento espressionista varia molto a seconda del film ma ciò
che resta centrale è il tentativo di mantenere lo stile sempre al centro dell’attenzione dello spettatore.
Le storie passano da vicende sul passato, in territori esotici; poemi epico-nazionali che includono
draghi ed altri animali fantastici o vampiri; ambientazioni futuriste (“Metropolis”).
In molti casi c’è una storia che fa da cornice ad un’altra storia che fa prendere il via alla narrazione.
In altri casi ancora, la narrazione è contemporanea e cerca di fare una satira sulla società tedesca in
maniera critica con ambientazioni fantastiche che certe volte prendono il sopravvento.
TRAMA: La storia principale ha una cornice che è un uomo che conversa con un altro uomo,
improvvisamente entriamo in un racconto che occupa la maggior parte del film. C’è una struttura circolare: il
film inizia in un luogo per poi spostarsi da tutt’altra parte ed infine ritorna nel luogo di origine. Nel finale
capiamo che chi parlava era il paziente di un istituto psichiatrico (che ha raccontato la storia di questo
ipnotizzatore il Dr. Caligari che dopo aver ipnotizzato Cesare quest’ultimo uccide una persona) e allora
capiamo che quello che abbiamo visto poteva essere distorto. Fino alla fine quando il dottor Caligari guarda
la macchina da presa e chiude il film con un ghigno che lascia lo spettatore sospeso nel dubbio della
veridicità del racconto del paziente psichiatrico. La storia era vera o era tutto frutto della mente diabolica del
dottor Caligari che è un ipnotizzatore? O è addirittura tutto frutto di una manipolazione sul protagonista?
Tutto il film gioca sui temi del doppio: il doppio nel protagonista (folle o sano?) il doppio di Caligari
(medico o ipnotizzatore?) il doppio di Cesare (assassino o vittima). Anche l’angoscia regna perché non si
riesce a risolvere il dubbio.
A supporto di questa trama abbiamo uno stile che per gli espressionisti è fondamentale: la parte centrale del
film (il flashback) è caratterizzata da elementi scenografici visibilmente falsi, è palese allo spettatore che non
c’è nulla di realistico. La cosa interessante è il passaggio tra la cornice che è realistica e la parte centrale che
è fortemente irrealistica. La recitazione degli attori è fortemente enfatica e sottolineata dal pesante trucco: i
loro costumi rispecchiano la scena.
Tutte le riprese del film sono avvenuto in studio, rendendo possibile un controllo totale sui materiali, in una
prospettiva antinaturalistica. Molti degli ambienti sono dipinti direttamente su tela, in modo da accrescere la
sensazione di bidimensionalità della pittura. Predominano linee sghembe ed irregolari che vogliono
comunicare un senso di angoscia insopprimibile.
La buona reputazione del film è dovuta soprattutto alla testimonianza di uno degli sceneggiatori del film che
afferma che il copione originale non prevedeva l’ultima parte che sarebbe stata aggiunta dal regista.
Questo film è stato in grado di riflettere sul grande schermo l’inquietudine dell’anima tedesca sospesa tra la
tirannia ed il caos negli anni prima del secondo conflitto mondiale.
Le versioni del film: Come per il Napoleon di Gance, la storia è stata molto travagliata ma ha avuto un
attento processo filologico di ricostruzione che tuttavia non è riuscita a ricostruirlo interamente; la prima
forma attendibile è quella realizzata da Patalas, direttore del Film museum di Monaco, che però era
consapevole non fosse completa. Ora, grazie anche alla cineteca di Bologna abbiamo una versione migliore.
E’ un film incappato nella crisi degli studi UFA dove fu girato, e fu vittima dell’accordo con la Paramount.
Sa che è difficile lavorare con i produttori americani. Si formano tante versioni perché ognuno l’ha adattato,
ritagliandolo, alle esigenze del pubblico. L’interpretazione è tuttora dubbia.
Caratteri del film: La trama è stata molto criticata molto già ai tempi (sceneggiatura della moglie del regista
che inserisce un po’ tutto: religione, dubbio, divina commedia etc. etc.)
Per quanto riguarda le tecniche riscuote molto successo perché a differenza degli altri film espressionisti è
ambientato nel futuro, cento anni dopo con una società completamente ingiusta divisa in modo gerarchico
sia geograficamente che socialmente: in alto ci sono le industrie con i più ricchi; in mezzo ci sono le
macchine con chi lavora; nel sottosuolo ci sono gli operai; ancora più sotto ci sono le catacombe in cui si
ritrovano gli operai per ascoltare una certa Maria che annuncia l’arrivo di una persona che riuscirà a riportare
nuova luce agli operai e a colmare le differenze sociali tra operai e ricchi. Questa persona, Freder, è un
giovane, figlio del più importante degli industriali, che arrivato nella zona degli operai si batterà per i diritti
di entrambi. Le parole di Maria sono viste come pericolose dal capo della città che organizza, con uno
scienziato, un piano per rapirla e sostituirla con un robot che incarna tutti gli stereotipi della femme fatale.
Alla fine Freder e la vera Maria riusciranno a mettere in contatto gli abitanti del sottosuolo con gli impresari
ricchi.
Interpretazioni: Alla luce di ciò si sono sviluppate diverse posizioni di lettura: una speranza verso un
risollevamento della condizione operaia o addirittura una sorta di profezia verso l’asservimento delle classi
basse al nazismo.
Altro tema importante: uomo e tecnologia, questa schiaccerà quelli o sarà possibile collaborare?
Il film nasce con un viaggio di Lang in America: il regista arrivato a New York è costretto alla quarantena su
una nave dove rimane affascinato dallo skyline che egli traduce in Metropolis.
I film espressionisti tedeschi parlano di personaggi molto autoritari che possono essere stati di ispirazione per
la figura carismatica di Hitler che ha potuto realizzare il proprio piano influenzando il popolo tedesco.
Anche le immagini degli operai in fila con la testa chinata ricordano i campi di concentramento nazisti.
Le letture di questo film sono tantissime: per esempio la questione sociale della lotta tra classi è ambigua
perché la stretta di mano tra l’industriale e l’operaio può significare sia la risoluzione del conflitto che il
ritorno ai proprio posti (operaio in fabbrica e industriale in alto). Anche per la lettura della tecnologia ha una
lettura duplice: tecnologia al servizio dell’uomo o carnefice dell’uomo. Nelle sue ambizioni il film rischiava
di diventare troppo semplice. Anche i personaggi possono essere interpretati: Maria nella lettura
cristianizzata; lo scienziato non si capisce se sta dalla parte degli industriali o degli operai.
L’ambientazione è futuristica ma allo stesso tempo è un film quasi gotico, legato al passato (ad esempio la
casa dello scienziato è una capanna tra i palazzi o anche le catacombe stesse). Lang aveva studi artistici che
si possono vedere nell’ambientazione stessa, ma la storia e gli elementi simbolici sono frutto del lavoro della
moglie; queste furono criticate: non fu un successo!
Anche solo la città divisa in livelli può ricordare la Divina Commedia o la Torre di Babele. Anche tra i
personaggi stessi si possono fare letture simboliche sia di cultura di massa (scienziato = moderno
Frankenstein) sia a livello religioso (Maria = Battista che annuncia la venuta di un Salvatore, Freder = una
sorta di Cristo che Concilia, dopo la sofferenza, le genti).
E’ anche un romanzo di formazione per quanto riguarda Freder, che, solo nel finale, diventa uomo.
Interessante Maria che, quando è buona, accompagna il personaggio verso una crescita, quando è cattiva, lo
rifugge da stereotipi legati alla femminilità.
Influenze nel cinema a venire: Metropolis è stato citato in moltissimi film contemporanei.
Ad esempio in Blade Runner di Ridley Scott (1982), film designato come esordio del cinema
contemporaneo, la similitudine è già̀ individuabile nella costruzione della città (qua Los Angeles nel 2019),
ma soprattutto nella commistione tra un genere fantascientifico e uno noir (ad esempio la notte quasi
costante, la pioggia, il detective, ecc...); inoltre viene ripresa la paura per un futuro dove gli uomini
perderanno la propria natura umana, ma i replicanti sono più umani degli umani: tematica del doppio (che la
tecnologia non possa aiutare?). In più in questo film c’è il tema dello sguardo che è sia un riferimento al
tema del film (i replicanti si riconoscono analizzando la pupilla) che al cinema contemporaneo (che guarda al
suo essere). Era un processo in voga realizzare una ripresa di un tema delle origini, elaborandolo e
portandolo a un passo successivo.
C’è anche un anime, Metropolis di Rin (2001), che riprende titolo e ambientazione, figlio dell’intercessione
di Blade Runner. Anche i Star Wars di Lucas (1977) il personaggio di C-3PO rimanda a Maria robot. Ci
sono poi altri esempi che riprendono soprattutto l’immaginario cittadino. Express yourself di Madonna ha
avuto un video registrato da Fincher nel 1989 sempre riprendendone l’ambientazione (sono differenti i
corpi, là annichiliti, qua forzuti). Anche Radio Ga Ga riprende addirittura certe scene di Metropolis è stata
anche rielaborata la colonna sonora da artisti come Giorgio Moroder, su una versione del MoMa, o anche i
Pink Floyd che realizzano dei temi legati al film. Un film è un classico nella misura in cui non smette mai di
interrogarci.
La fine dell’Espressionismo: Nonostante il successo degli UFA, l’Espressionismo finisce per motivi
economici (colpa degli strascichi della WWI); gli UFA chiedono dunque aiuto alla Paramount con
un accordo svantaggioso poiché era stabilito che, nelle sale tedesche, fosse presentato il prodotto
americano che era molto più appetibile. In più i registi tedeschi continuavano a realizzare Kolossal
costosi.
Inoltre c’è il problema del terribile clima culturale, molti registi emigrano (in realtà anche per aver
ricevuto offerte appetitose da Hollywood) generando un impoverimento in Germania. Infine è
fondamentale il clima di odio razziale verso gli Ebrei che si stava diffondendo, clima verso cui
molti registi erano avversi; ad esempio Lang era stato contattato da Goebbels per diventare il
portavoce della cultura tedesca degli anni trenta, lui accetta ma nella notte fugge per gli U.S.A..
Finiscono le avanguardie; si preferisce o un cinema propagandistico o uno che facesse dimenticare
le angosce di quegli anni.
KAMMERSPIELFILM (1921-1925)
Cinema da camera: il nome deriva dal primo teatro aperto da Reinhardt destinato a scene di drammi intimisti
per un pubblico ristretto. Questi film hanno ambientazioni interne dalla ridotta scenografia, film molto
asciutti e molto verosimili nelle vicende che raccontano, questo perché vuole tornare ad un cinema realista.
È una corrente che reagisce agli elementi dell’espressionismo trattando storie verosimili. I personaggi hanno
una psicologia ben delineata. Sono storie ambientate nel presente e drammatiche. Viene sottolineata
l’importanza visiva del cinema. Non ci sono didascalie.
Praticamente tutti i film sono sceneggiati da Carl Mayer (autore del Caligari).
I Kammerspielfilm concentrano la loro attenzione su pochi personaggi, esplorando minuziosamente gli
effetti di una loro crisi esistenziale. Gli attori puntavano su una recitazione evocativa e sulla forza rivelativa
dei dettagli. Al contrario del cinema espressionista, si da molta più attenzione alla psicologia dei personaggi
rispetto alla scenografia che viene ridotta al minimo indispensabile. Hanno ambientazioni molto realiste ed
ambientate nella vita di tutti i giorni, per cui ogni effetto speciale inserito era solo a scopo di sottolineare la
cupezza dell’ambiente circostante.
La fine del Kammerspielfilm: Questa corrente termina sia per la partenza di Murnau sia perché i film sono
troppo poco appetibili e troppo cupi per un pubblico straniero. Nel 1924 il filone comincia ad esaurirsi.
“La strada” Grune (1923) Questo è il film che inaugura la corrente. Parla di un uomo di casa che una sera
si perde nelle sue fantasie sulla vita cittadina ed esce nella notte; gli capiteranno delle avventure
drammatiche che lo costringeranno poi a chiudersi in casa.
Nella scena in cui il personaggio guarda la strada e inizia ad immaginare, parte una scena che riflette sulle
tentazioni che la società permette. Questo stile è una ripresa dell’impressionismo, il montaggio fatto di
sovraimpressioni rappresenta le tentazioni e le offerte della città (Clown, Giostra, Donna).
“L’ammaliatrice” (1925): secondo film di Pabst, narra di due donne di Vienna, durante il primo dopoguerra,
che soffrono l’alto tasso di inflazione. La prima, interpretata da Greta Garbo, figlia di un impiegato statale, la
seconda, interpretata da Asta Nielsen, è una ragazza cresciuta in povertà. Entrambe si trovano dal macellaio
per prostituirsi in cambio di della carne.
“Il vaso di Pandora” (1929) vede l’attrice nel ruolo di una femme fatale, che provoca una serie di relazioni
con uomini che poi si rivelano parenti. Dopo una serie di peripezie fugge in Inghilterra ed è vittima di Jack
Lo Squartatore. La scena finale sembra quasi un sacrificio per pagare la sfrontatezza della vita.
“Diario di una donna perduta” (1929) è un film su una ragazza che subisce una violenza carnale e, pur
essendo vittima, viene rinchiusa in una casa di cura. Nell’istituto subisce poi altre violenze finché un’amica
che da lì è riuscita a fuggire la aiuta. La ragazza scappa però diventerà una prostituta in una casa chiusa
finché, uno dei suoi clienti, le prospetta un futuro diverso. Tornerà poi nell’istituto a denunciare le violenze
subite. Da notare gli sguardi che danno sfogo a un desiderio palpante.
Tentativo di creare un “cinema europeo”: Per contrastare l’avanzata americana in Europa venne promosso
il tentativo di creare un cinema “paneuropeo”. Pommer, capo della UFA, stabilì degli accordi con un grande
produttore parigino per la distribuzione regolare dei film nei due paesi., poco dopo si unì anche il Regno
Unito. I registi e attori stranieri lavoravano in Germania, dato che vi erano gli studi migliori d’Europa, anche
Alfred Hitchcock in questo periodo fa il suo esordio con il cinema producendo film inglesi in Germania.
Sebbene questo tentativo sembrava andare a buon fine, molte co-produzioni non andarono in porto perché
troppo spesso assomigliavano ad un tentativo di copiare il modello hollywoodiano. Nel ’29 con la grande
depressione e soprattutto l’avvento del sonoro, il sogno di un cinema continentale europeo svanì in un
baleno: gli spettatori richiedono sempre di più un cinema che parli la loro lingua e rifiutano di netto film in
lingua straniera.
CAPISALDI DELL’AVANGUARDIA
- Il film deve avere un messaggio (differenza con l’industria americana che si orienta verso il puro
intrattenimento), si vira verso una produzione che deve sempre essere finalizzata all’insegnamento.
- L’importanza data al montaggio, la fase che conferisce senso a tutto ciò che viene girato dal regista.
Nella costruzione del montaggio i sovietici mettono in evidenza il fatto che non basta narrare una
storia ma bisogna esprimere un concetto.
- I generi: si ispiravano quasi sempre al movimento rivoluzionario per esaltare la dottrina bolscevica e
le gesta dei pionieri rivoluzionari.
- Personaggi collettivi: i personaggi erano quasi sempre collettivi, non c’era quasi mai il singolo
individuo (come nelle altre avanguardie) ad agire perché questo in realtà agisce solo come diretta
conseguenza di forze sociali secondo le teorie marxiste. Non compaiono personaggi principali ma
sono le masse a fungere da protagoniste.
- Anti-narratività: altri registi come Vertov preferirono non dare una struttura narrativa ai loro film
concentrandosi esclusivamente al montaggio.
- Soluzioni stilistiche: inquadrature dal basso (macchina da presa dal basso per far emergere la
solennità dei personaggi); overlapping editing (tagliare dei fotogrammi per produrre dei salti
temporali nella stessa scena) perché lo spettatore non deve rilassarsi; il jump cut; giochi di linee nelle
inquadrature; l’uso del primo e primissimo piano che catturano l’espressione del personaggio.
- Attività pratica di regia che va di pari passo con un’attività teorica: i registi spiegano perché fanno
certe cose con la macchina da presa.
- Sonori contrastanti: per immagini leggere si usa una musica angosciante mentre per immagini
turbolente si usano suoni allegri, sempre per mantenere lo spettatore attento.
- Il montaggio:
o Dinamismo: al contrario dei registi americani, i registi sovietici giustappongono le
inquadrature in maniera netta ed energetica in modo da intensificare il dinamismo visivo.
Anziché dare continuità all’inquadratura continuano a frammentare le inquadrature anche
all’interno della stessa azione.
o Overlapping editing: un’inquadratura poteva ripetere in parte o per intero l’azione
dell’inquadratura precedente in modo da dilatare il tempo dell’azione notevolmente.
o Montaggio ellittico: tecnica inversa che elimina le parti di un evento in modo da farlo
durare un tempo minore di quanto accadrebbe in realtà. Un esempio è il montaggio a salti o
jump cutting in cui uno stesso spazio viene mostrato due volte da due punti di vista.
- Effetti speciali: questi effetti come sovrimpressioni e split-screen sono usati per esprimere
significati simbolici.
- Messa in scena: dato che c’erano molti film documentari storici era necessaria anche un’adeguata
messa in scena che tenesse sempre conto delle volontà del regista di tenere in primo piano il
contrasto tra elementi eterogenei. Allora, il movimento dei personaggi nell’inquadratura, gli oggetti
ed i diversi piani di profondità erano sempre messi in vista della creazione di un contrasto.
L’illuminazione non era intensa ed i personaggi, non professionisti, erano ripresi su un fondale nero
mentre recitavano in maniera sia realistica che stilizzata. La recitazione realistica doveva rimandare
alla classe sociale di appartenenza mentre una recitazione stilizzata puntava all’accentuazione
dell’impatto fisico.
GLI ESPERIMENTI DI LEV KULESOV (1899-1970)
Rimane colpito dal montaggio americano ritenendo che questo possa essere ulteriormente perfezionato.
Kulesov riflette sul fatto che il montaggio possa andare oltre la narrazione di una storia. Egli sostiene che
l’interesse di uno spettatore verso una storia non dipenda tanto da essa ma da come è montata.
Effetto Kuleshov: mostra agli spettatori delle immagini intervallate da fotogrammi di un primo piano di un
uomo, chiedendone il significato. Kuleshov mostra che la stessa identica immagine mostrata dopo diversi
frame da una sensazione e un messaggio diverso allo spettatore. Se lo mostro dopo una zuppa il film vuole
dirmi che l’attore ha fame; se lo associo dopo l’immagine della bambina morta posso pensare che l’attore sia
triste.
Ancora oggi l’effetto Kuleshov attira molta attenzione in tutto il mondo.
Un altro esperimento di Kuleshov: mostra un breve film in cui il corpo di una donna è visto in maniera
frammentata, quando si chiede al pubblico cosa hanno visto questi rispondono parti diverse di una donna. In
realtà Kuleshov aveva montato insieme immagini di parti del corpo di donne diverse.
L’incipit è molto comico, proprio per i pregiudizi di Mr. West, basti vedere il suo abbigliamento, come se
volesse essere un baluardo statunitense in terra straniera, subito disilluso da un furto; in questa scena si vede
l’effetto Kuleshov nel momento in cui il protagonista gira per le strade di Mosca (mostrandone
l’avanguardia), fino ad affacciarsi da un balcone per osservare una manifestazione comunista: essa è
avvenuta davvero e le immagini sono di repertorio, ma il montaggio lo fa sembrare parte del film!
- La madre (1925-1926): Questo film aveva l’obiettivo di celebrare i vent’anni della rivoluzione
mancata del 1905. parla di un giovane che lotta per abbattere il governo zarista e per questo viene
imprigionato, l’unico contatto che rimane con il mondo è tramite la madre, prima ostile, poi aiuta a
farlo evadere. Nella scena vista la madre consegna una lettera con le coordinate della fuga; cammina
in un ambiente bucolico e, dopo la gioia del ragazzo, anche la natura sembra essere felice. Poi il
ragazzo sarà ucciso durante una manifestazione, la madre prenderà in mano il suo vessillo a
dimostrazione di una propria maturazione politica: si rende conto della tirannia in cui si trova il
popolo russo.
Per accrescere l’intensità delle azioni si passava da un immagine alla sua replica ruotata nella
direzione opposta.
- Tempeste sull’Asia (1928): un principe mongolo subisce il colonialismo europeo fino a quando non
si rende conto di essere un burattino degli inglesi. Nel finale il principe diventa un serial killer e
uccide un sacco di colonialisti con la sua sciabola.
METAFORA DIFFERENZE CULTURALI: i governi comunisti non riconoscono gli elementi
religiosi o classi sociali elevate. Il principe mongolo non si è ancora espresso a favore del suo popolo
ed è equivalente ai colonialisti inglesi. Anche se il principe è di origine mongola si comporta come
gli inglesi e per quanto i suoi riti siano diversi dagli inglesi sono pur sempre cerimonie e riti.
- “L’uomo con la macchina da presa”: mostra la vita quotidiana di un operatore del cinema. Film meta-
cinematografico: gli spettatori vedono se stessi in sala, film fatto di sovrimpressioni ed accostamenti insoliti
nelle inquadrature. Il cine-operatore è protagonista, spesso ripreso nel suo lavoro. Vuole dare conto di un
URSS moderna: centraliniste impegnate, tram che si intersecano ma non ha una storia da raccontare solo un
messaggio da tramandare.
- Conflitto spaziale:
o “La corazzata Potëmkin” (1925): in omaggio alla ventennale ricorrenza, Ėjzenštejn narra la
storia della rivoluzione mancata del 1905: l’ammutinamento dei marinai, costretti a
mangiare della carne putrefatta, conquista la solidarietà dei soldati zaristi che si rifiutano di
giustiziarli. Nel porto di Odessa i marinai si ribellano e vengono sostenuti da tutti gli abitanti
che vengono così caricati dalle truppe zariste. La corazzata colpisce poi il Quartier Generale
e una volta che sta per avvenire un conflitto in mare aperto, le truppe zariste si rifiutano di
affondare la corazzata. L’opera è divisa in cinque atti ed ha un impianto drammaturgico,
invita lo spettatore ad abbandonare il suo abituale stato di quiete per farsi trasportare dal
pathos suscitato dalla vicenda. Lo scopo di Ėjzenštejn è quello di turbare gli spettatori con
delle numerose ma brevi inquadrature prima sui soldati e poi sui civili, in maniera da creare
un rapporto conflittuale. In questo modo, la successione delle singole inquadrature non tiene
conto di una narrazione coerente ma vuole indicare una prospettiva dialettica fondata sul
prodotto che scaturisce dall’accostamento di elementi così eterogenei.
La corazzata essendo nel momento centrale dell’avanguardia presenta entrambi i modelli di
montaggio: “quello delle attrazioni” e “quello intellettuale”. Il primo accosta inquadrature
riferite a due eventi sconnessi ma accomunati dalla necessità di stabilire una comunicazione
aggressiva con lo spettatore. La seconda fa appello alla sfera intellettuale dello spettatore che
deve sforzarsi ad estrarre il significato metaforico.
Questo è uno specchio del tradimento del governo zarista nei confronti del popolo. La scena
clue del film è quella della scalinata che Ėjzenštejn rende lunghissima (overlapping editing)
per amplificare il significato del momento per la storia russa.
Ci sono poi molte conflittualità spaziale, chi prima saliva ora scende e viceversa, ecc.
Interessante l’elemento patetico della carrozzina lasciata andare che cattura l’attenzione
dello spettatore fino al gesto finale del soldato cosacco che, con un colpo di spada, lo uccide.
o “Ottobre” (1927):
METAFORA PAVONE MECCANICO: il pavone simboleggia l’arroganza e associarlo a
Kerentzy produce nello spettatore l’idea che egli sia un arrogante.
I due generali vogliono sostituirsi allo Zar: nello spezzone, il primo dei due afferma di
volersi sostituire in nome di Dio ed allora partono delle immagini che rimandano alle diverse
religioni. Ėjzenštejn vuole dirci che le religioni sono tutte uguali, non hanno alcun valore,
quindi, le parole di Kerentzy su Dio vanno contro i principi della rivoluzione.
Ėjzenštejn ironizza sul fatto che entrambi i generali assomigliano a Napoleone, personaggio
odiato dai russi per motivi storici.
- La narrazione: predilige personaggi collettivi, solo in un caso c’è personaggio individuale, perché
vuole dare voce alle masse. Tutto il popolo diventa protagonista del film.
o “Il vecchio e il nuovo” (1929): una ragazza lavora in una fattoria collettiva che cerca di
convincere i suoi compagni che bisogna introdurre nuove tecnologie per diventare
competitivi nel mercato. Il regista vuole rappresentare il volto della Russia che vuole entrare
nel mercato e svilupparsi.
Il regista più importante di questo mescolamento è Carl Dreyer, norvegese, che è diventato celebre per
“La passione di Giovanna d’Arco” (1928), cast e troupe molto eterogenea. Film internazionale nella misura
in cui mette in atto le regole delle avanguardie. Il film è molto essenziale come set e linguaggio: racconta il
processo di Giovanna d’Arco fino alla sua condanna a morte. La maggior parte del film sono primissimi
piani dal basso della protagonista dove si intravede il dolore del personaggio e la congiunzione con il divino
che chi la sta processando non riesce a cogliere.
La significatività di questo film è talmente alta che si trovano citazioni in molti film nella storia del cinema.
Nel primo spezzone si vede subito, con i primi piani e le riprese dal basso, una reminiscenza della scuola del
montaggio sovietico. Da notare il set molto spoglio, ma le griglie storte ricordano l’espressionismo tedesco.
Nel secondo spezzone si vede anche, nella scena della tortura, una caratteristica dada per il susseguirsi di
forme diverse che porta quasi a non distinguere le scene; il tutto è per rendere l’effetto dello sguardo di
Giovanna a quanto le sta per accadere.
Carl Th. Dreyer: il regista in cui si può meglio vedere la fusione tra i diversi movimenti d’avanguardia è
sicuramente Dreyer. Egli inizia come giornalista e sceneggiatore alla Nordisk, in Danimarca, dove dirigi i
suoi primi due film con le caratteristiche del cinema scandinavo. Si trasferisce poi in Germania dove dirige
un Kammerspielfilm ed infine in Francia dove gira la sua opera più importante “La passione di Giovanna
d’Arco” con un cast molto eterogeneo di attori provenienti da tutte le parti d’Europa. Il film combina
perfettamente le tecniche delle tre avanguardie in uno stile innovativo ed originale. Un gran numero di
primissimi piani su fondi bianchi; relazioni spaziali anomale che vogliono concentrarsi sul volto degli attori
privo di trucco per valorizzare ogni sfumatura emotiva. Il ritmo accelerato in fase di montaggio suggerisce le
influenze sovietiche e francesi. Nonostante il successo universale, la casa di produzione non aveva più soldi
e Dreyer diresse successivamente un Horror, “Il vampiro” prodotto da un mecenate.
Gli anni ’20 sono un decennio scandaloso rispetto ai temi, ci sono due registi:
- C.B. DEMILLE: Negli anni ’20 gira film discutibili, poi nel giro di pochi anni si trasforma in un
regista che tratta temi legati alla spiritualità ed alla storia biblica.
“Perché cambiare moglie?” ) con Gloria Swanson. Una coppia attraversa una crisi, lei è una donna
di casa perbenista, lui un uomo in crisi di mezz’età, stanco di essere bacchettato dalla prima (link
n°1), per cui la tradisce e quando lei se ne accorge reagisce (link n°2, con un costume ai tempi
ardito) commettendo lo stesso atto finché si riconciliano; la coppia ha però cambiato così il suo
modo d’essere, è uno specchio della nuova America.
ERICH VON STROHEIM: regista europeo giunto alla fine degli anni 10 negli stati uniti che si
scontra col sistema produtttivo americano che è molto diverso dal suo. Nel 1919 dirige un film che
riscuote molto successo, “Mariti ciechi”, il che spinge la Universal a concedergli un budget più
cospicuo ma Von Stroheim superò di gran lunga il budget accordatogli e promosse il film come il
più costoso di tutti i tempi ma era troppo lungo. Passa poi alla MGM dove produce alcuni film
importanti fino all’avvento del sonoro che termina la sua carriera di regista ma non quella di attore.
FILM SPETTACOLARI
Il pubblico deve essere sempre più stupito dalla spettacolarità delle storie raccontate.
- “I quattro cavalieri dell’apocalisse” (MGM, Rex Ingram, 1921): narra le fortune alterne di una
famiglia degli stati del sud che si scontra contro la potenza distruttiva della WWI. I due protagonisti
Rodolfo Valentino ed Alice Terry diventano molto popolari: il primo diffonde il mito del latin
lover ma muore prematuramente; la seconda riscuote molto successo nei film del marito, Ingram.
- “I dieci comandamenti” (DeMille, 1923): La storia della fuga degli ebrei dall’Egitto, guidati da
Mosè, intervallata da un giovane moderno che si ripromette di infrangere tutti i comandamenti. La
scena più importante è quella in cui Mosè apre il Mar Rosso.
- “Le due orfanelle” ; “America” (Griffith 1922/24) due film sulla rivoluzione francese e americana.
- “Ali” (Wellman, 1927): film in cui ci sono star molto osannate tra cui Clara Bow, una delle hit girl
degli anni ’20. Ambientato nella prima guerra mondiale ha come protagonista un aviatore (tema
molto usato perché è affascinante per lo spettatore le riprese su un aereo) Wellman decide di montare
le macchine da presa direttamente sugli aerei il che fa ancora più impressione al pubblico.
- “Ben Hur” (1926): girato in Italia per conferire maggiore autenticità impiega un anno per uscire in
sala ma è un gran successo, grazie al ritmo travolgente di scene come quella delle bighe.
CONTRIBUTO TEDESCO AL CINEMA HOLLYWOODIANO
- “The Crowd” (Vidor, 1928): Storia di un uomo comune, cresciuto con molte ambizioni, arriva a
New York e diventa uno fra tanti. Racconta la vita di un uomo che sogna di cambiare il proprio
destino, e che invece sbatte la faccia contro la realtà: sarà un uomo semplice con una vita come le
altre. Subirà una tragedia: la morte di uno dei figli dalla quale Smith non verrà mai fuori. Smith si
reca al cinema e per la prima volta dopo il tragico episodio lo vediamo ridere: diverse tesi: finale
ottimista (la coppia supera la morte); finale aperto (il sorriso dura la misura del film).
Adotta soluzioni tecniche molto particolari: immagini di New York che danno l’idea di un luogo
molto affollato in cui l’individuo diventa una parte del tutto.
Anche qui è da notare come il regista affronti le potenzialità del linguaggio cinematografico. Nella
clip del litigio della coppia per uno sciacquone che non va, ciò è evidente: in un’epoca di esaltazione
della bellezza lui parla del concreto.
Nella clip di introduzione si vede la rappresentazione di New York con tecniche astute e punti di
vista insoliti: dal fiume ai grattacieli visti dal basso, poi la carrellata lungo la fiancata di uno di
questi fino al comune ufficio del protagonista; dalla folla, quasi inquietante, al singolo
- “La grande parata” (1925): King Vidor, dopo alcune esperienze minori ad Hollywood, si butta in
film importanti come questo che parla di un ragazzo americano che parte per il fronte e si innamora
di una contadina francese. È un film pacifista che racconta l’amicizia tra giovani di eserciti divisi.
Pensa alla prima guerra mondiale come la perdita di una generazione che avrebbe potuto procedere
in pace. Nella scena finale il protagonista accende la sigaretta del soldato tedesco invece di
ucciderlo.
LA COMMEDIA HOLLYWOODIANA
ERNST LUBITSCH: arriva ad Hollywood nel 1923, dopo il successo di “Madame Dubarry”,
diventa uno dei maggiori registi ad Hollywood tanto che Mary Pickford lo vuole per dirigere
“Rosita”. Il suo stile, molto peculiare, è definito “Tocco alla Lubitsch” -> espressione difficilmente
traducibile, per descrivere certe situazioni in maniera allusiva e divertente, lascia dei sottintesi nella
storia invitando il pubblico a fare delle inferenze. Lo spettatore può inferire lo stato d’animo di un
personaggio semplicemente dal modo in cui cambiano posizione.
- “Il ventaglio di Lady Windermere” (1925) Storia di una madre e una figlia che non sono cresciute
insieme perché la prima ha dovuto abbandonare la figlia che è cresciuta con una famiglia ricca e si
sta per sposare. La madre torna nella città dove tutti la evitano per il suo passato, e cerca di riscattarsi
provando a recuperare la figlia che inizialmente la evita per i pregiudizi.
Nella scena in cui la madre arriva alla festa tutti quanti notano la sua presenza: Lubitsch vuole
sottolineare il perbenismo della società americana del tempo attraverso l’immagine delle donne che
giudicano la madre quando questa entra nella stanza della festa. Anche quando la signora arriva nella
città ad una corsa di cavalli tutti la guardano e ne osservano i particolari il che sottolinea lo scalpore
che suscita la donna.
MAURITZ STILLER: arriva dalla Svezia con Greta Garbo, fresco di successi, ma la prima opera
che viene chiamato a fare ad Hollywood è un fallimento perché è incapace di adattarsi ai rigidi
metodi americani. Anche un secondo tentativo con Pola Negri come attrice non va a buon fine.
VICTOR SJOSTROM: anche lui non ebbe il successo sperato nelle sue opere americane, nelle quali
inseriva la sua sensibilità per la natura propria dei primi film. Torna in Svezia dove avrà successo
con il sonoro.
PAUL LENI:”, in Europa era un espressionista tedesco, negli USA diventa uno dei padri
dell’Horror movie, nonostante il genere nasca negli anni ’20.
o Il castello degli spettri (1927): in un castello vengono riuniti dei parenti per il decesso di uno
e la lettura dei lasciti. Nel castello c’è però un presenza oscura che si aggira nelle stanze. Nel
film cita l’espressionismo tedesco: Murnau, quando il vampiro si allunga come un ombra sul
protagonista come nel film in cui una mano incombe sulla vittima come un ombra.
o L’uomo che ride (1928): tratto da un romanzo di V. Hugo, il protagonista è uno degli attori
più importanti dell’epoca Conrad Weidt. È la storia di un bambino abbandonato trovato da
zingari circensi che ha l’abitudine di tagliare il labbro dei bambini per creare una sorta di
sorriso perenne. Il protagonista è costretto ad indossare una maschera divertente nonostante
le sue vicende drammatiche. Tutto il film è debitore dell’espressionismo tedesco come nella
scena inquietante in cui il bambino viene trovato dalla famiglia che gira su un carro.
FRIEDRICH MURNAU: arriva negli USA dove diventa regista di uno dei film più celebri della
storia:
- “Aurora” (1927) girato muto, insieme a Carl Mayer, ma andato in sala con una colonna sonora
messa in funzione della produzione del film. È la storia di una donna di città che si reca in campagna
per un periodo di vacanza dove attrae un uomo felicemente sposato, consumando un tradimento. La
donna di città chiede all’uomo di liberarsi della moglie, lui pensa di uccidere la moglie fino a quando
ha un momento di rivelazione e si blocca. La moglie a questo punto capisce tutto, il matrimonio
finisce. La donna torna in città e lì si crea una canzone a due umani: una coppia che torna ad essere
unita.
Il film ha sia elementi tipici della produzione tedesca (ambientazioni realiste, luci e temi forti), sia
hollywoodiani (le ricostruzioni degli ambienti in studio). E’ un film nato inoltre nel mezzo delle
sperimentazioni sonore e che cerca di trasmettere questa trasformazione con allusioni, come il
sottotitolo che fa riferimento a una canzone.
Il film si segnala per l’alto budget: sia la città che l’ambiente rurale sono ricreati in studio
Nella sequenza mostrata l’ambiente rurale descritto sembra un paesino tedesco (Baviera); la
descrizione della casa è irrealistica (il tavolo sembra crollare sui personaggi) per raccogliere elementi
molto diversi nello stesso frame. L’inquadratura è molto complessa, a differenza dei registi formati
in America che non contraddicono la centratura dell’inquadratura, lo sguardo dello spettatore può
muoversi liberamente. Le immagini sono ricche di contrasti come lo sviluppo che c’è città e la
staticità della campagna, anche gli stili di vita sono molto diversi tra loro: è un film costruito in
opposizione: o sei buono o cattivo / donna di città o donna di campagna.
Il film non ricevette il successo aspettato -> Murnau subisce un momento di difficoltà iniziando a
fare film documentari.
GENERI E REGISTI DEGLI ANNI VENTI:
- Film di Cappa e spada: Fairbanks, dopo la UA, passa dalla commedia a film in costume come “Il
segno di Zorro” con duelli, idilli amorosi e azioni acrobatiche. Il successo in questi film fa di
Fairbanks una star del periodo.
- Western: genere che si sviluppa in questo periodo, passa dai cortometraggi ai lungometraggi e
riscuote tanto successo grazie a due registi John Ford e Frank Borzage. Il primo produce
importanti film come “Il cavallo d’acciaio” che narra la costruzione della prima ferrovia che
attraversa il continente, che esprime la sua sensibilità per il paesaggio. Borzage produce “The gun
woman” la storia di una ragazza proprietaria di una sala da ballo che uccide l’uomo che ama pur di
non farlo diventare un bandito.
- Horror movie: dato il successo di Caligari negli USA si sviluppa il cinema dell’orrore con il suo
attore più famoso, Lon Chaney, che interpreta Quasimodo e altri personaggi in adattamenti letterali
al grande schermo. Il più emblematico è “Lo sconosciuto” in cui interpreta un lanciatore di coltelli in
un circo che si fa amputare le braccia per amore di una ragazza.
- Genere gangster: il regista Von Sternberg gira “Le notti di Chicago” il cui successo definisce lo
stile del film come marchio di fabbrica del regista che si impegna in altre produzioni.
- Cinema afro-americano: gli abitanti afro-americani sono costretti a frequentare sale diverse dai
bianchi, inoltre non gli piaciono i film del tempo allora nascono case di produzione che chiamano
solo attori di colore. In qualche caso gli afro-americani poterono accedere alla regia, come nel caso
di Oscar Micheaux che produsse molti film su tematiche come il linciaggio o KKK. Egli riuscì a
lavorare con budget limitati ed uno stile scabro e frammentario ma riuscì a portare sul grande
schermo i problemi sociali degli afro-americani. “Body and soul” parlava degli abusi commessi dalla
religione nei confronti dei neri.
- Slapstick: oltre a Chaplin, Keaton e Lloyd anche Harry Langdon esordì per certi film di Mack
Sennet interpretando il ruolo bizzarro di un uomo col volto infantile che fa cose molto ingenue. È un
personaggio un po' diverso dai suoi colleghi della comicità.
Nel 1928 con “The Lights of New York” di Foy, abbiamo il primo film totalmente sonoro. Da qui si va a
migliorare la tecnica e la presenza nel cinema (vedi statistiche azienda Variety, che si occupava del sonoro).
Il pubblico comincia a non potersi più aspettare un film completamente muto; questa transizione finisce nel
1932, dove anche tutte le sale si sono finalmente attrezzate.
(Quanto detto vale per gli U.S.A., nelle altre nazioni arriva dopo)
Come cambia il set:
Con l’avvento del sonoro c’è bisogno di una nuova costruzione del set, che permetta la registrazione
dell’audio; il set si fa più ingombrate e i movimenti sono resi più difficili.
Cambia poi la forma del frame, poiché, aggiungendo ai lati una banda sonora, la forma della ripresa diventa
quasi quadrata, e ciò andava a “scontrarsi” con gli schermi del cinema; la soluzione è ridurre ulteriormente il
quadrato, perché diventi un rettangolo: nasce il formato Accademy (1:31), tutt’oggi il più utilizzato.
Si crea ovviamente un nuovo stile di recitazione, che va oltre la sola mimica.
Molti attori affermati videro il loro declino perché incapaci di rendere con l’audio (“The Artist”).
Le tecnologie del tempo erano scarne: i microfoni poco sensibili e le macchine troppo rumorose; quindi si
sono chiuse queste in delle cabine insonorizzate, ma facendole diventare pesantissime e quasi impossibile
da spostare. Ecco perché si decide di registrare le due parti (video e audio) in differita, andando ad applicare
un mixaggio successivo. I microfoni registrano qualsiasi rumore del set perché non sono ancora direzionali;
il ronzio della MDP dava fastidio quindi è necessari una cassa insonorizzata; non si potevano mixare le
diverse piste sonore allora l’orchestra doveva suonare sul set mentre si riprendeva. Spesso si ricorre alla
cinepresa multipla: anche se non era necessaria, i registi preferiscono la ripresa da più angolazioni ed
inquadrature diverse rispetto ad un continuo long-take.
In ogni caso, anche la cinepresa multipla non riesce a conferire la stessa precisione dei film del cinema muto
perché aveva delle limitazioni. Inoltre la traccia sonora modifica la forma dei fotogrammi perché vi si
sovrappone, per questo molti dei primi film sonori hanno immagini quadrate.
La struttura narrativa
Diversi sceneggiatori hanno ravvisato la lezione aristotelica della divisione in tre atti e gli studi sulla favola
russa di Propt, catalizzati ne “Il viaggio delle eroe”. Il personaggio si trova in una comfort zone fino a
quando non gli si chiede di compiere un viaggio fino al ritorno alla situazione iniziale alla quale torna
cambiato.
I GENERI CINEMATOGRAFICI
Con l’avvento del sonoro le caratteristiche di ogni genere diventano più approfondite e nascono nuovi generi.
Il genere è un insieme di regole condivise che consentono all’autore del film di utilizzare formule
comunicative stabilizzate e al destinatario di organizzare un sistema di attese. È una sorta di patto tra
emittente e destinatario del messaggio.
Il pubblico:
La ridondanza tipica del cinema di genere, non stufa il pubblico, ma anzi ne crea piacere. Chi va a vedere un
film, sa a cosa va incontro (se vado a vedere un Horror provo piacere nelle scene di sangue e morte, io lascio
da parte la mia socialità e mi schiero dalla parte dell’assassino).
Inoltre, permettono allo spettatore di vivere situazioni non comuni nel quotidiano. Durante la visione del film
sono sospese tutte le regole del vivere comune.
Nella commedia romantica degli anni ’30 le protagoniste si permettono atteggiamenti che non sono permessi
dalla società del tempo. Nel film però si va oltre le convenzioni sociali dell’epoca e ci permette di
immaginari situazioni che nella realtà quotidiana non sono possibili.
“Susanna” di Howard Hawks (1938), è uno dei film più rappresentativi. Parla di un paleontologo
(interpretato da Kevin Grent) che sta costruendo da tre anni un brontosauro, ed è prossimo alle nozze.
Quando gli manca un osso, incontra la ricca Susan (interpretata da Katharine Hepburn) con la quale iniziano
situazioni folli: lei eccentrica, lui metodico; alla fine si scoprono innamorati.
E’ un film giocato sul tema del doppio, rappresentato anche dalle due donne, Susan e la fidanzata di David,
dal brontosauro e dal leopardo, quest’ultimo l’animale domestico di Susan, dalla città di lui e la campagna di
lei, e addirittura dei due leopardi, uno domestico e l’altro feroce, che vengono scambiati.
Nella scena vista, Howard Hawks indirizza il nostro sguardo: Susan veste di bianco con i capelli al vento;
Alice ha i capelli raccolti ed è vestita di nero.
Non c’è mai un’inquadratura in cui Alice è sola: suggerimento per capire che Alice non è un personaggio
essenziale diversamente da Susan che nel primo momento in cui compare è da sola, in modo da far capire
allo spettatore chi delle due è la protagonista. Inoltre, gli attori famosi devono essere inquadrati un certo
numero di volte (il numero è addirittura esplicitato nel contratto).
Tutto il dialogo è giocato sul non-sense, sull’equivocità creata da Susan che finge di non capire cosa il
protagonista sta cercando di dirle. Il film si sviluppa in situazioni sempre più paradossali.
La clip vista, non mostra mai tra David e la fidanzata, Alice, un campo-controcampo, per fare capire che i
due stanno insieme, e perché l’importanza di Alice nel film non è tale da meritarsi una inquadratura solitaria;
quando arriverà Susan, ci sarà un campo-controcampo. Da notare come David sia a suo agio nello spazio
chiuso, mentre Susan prevarichi in quello aperto. Interessante il dialogo basato su equivoci. E’ la donna il
motore dell’azione, in un periodo dove solo quelle di una certa classe sociale potevano permettersi certe
situazioni.
Nella seconda clip si vede come Susan sia sempre artefice di danni per David, prima rompendogli la giacca e
poi, quando la cosa è inavvertitamente ricambiata, nell’uscire dalla sala, in maniera cabarettistica, per
nascondere lo spacco di lei.
Nella scena finale, Susan irrompe nello spazio topico di David, il museo, proprio mentre sembra disperato
nel completare il brontosauro, portando proprio l’osso di questo. La situazione però si fa ancora più critica
perché Susan, salendo sul brontosauro, lo fa precipitare, simboleggiando la rigidità di David che crolla
difronte a Susan, verso la quale dichiara amore e che si è dimostrata in grado di cambiare il destino altrui.
John Ford è stato uno dei grandi fondatori del genere, con film significativi come “Il cavallo di acciaio”,
sulla costruzione della linea ferroviaria che collegò est a ovest, e “Ombre rosse” (1939), su un viaggio verso
est di una carovana, all’interno della quale vi sono diverse categorie sociali, divise in due: chi ha un ruolo
radicato e chi no (come una ex prostituta, Dallas, protagonista del film e il fuorilegge buono impersonato da
John Wayne, che arriva a percorso già iniziato per vendicare l’assassinio della sua famiglia). Questa
carovana diventa lo specchio della società, dove i più alti nella società sono spesso i più bassi in quanto a
valori. E’ un percorso insidioso, pieno di difficoltà, come l’incontro con gli indiani.
Nella prima sequenza vista, sono da notare i raccordi di sguardo, con i quali Ford fa intuire i sentimenti
reciproci, ad esempio tra la prostituta e Miss Malory, che la disprezza e che, con essa, divide il tavolo in due,
tra la parte nobile e quella meno nobile. Ford costruisce inquadrature che fanno prevedere futuri sviluppi,
come la relazione tra Dallas e Ringo (John Wayne), che sono inquadrati sempre insieme, mai campo-
controcampo.
Nella seconda sequenza, è interessante l’iniziale inquadratura dal basso degli indiani, accompagnati da un
musica di ritmo tribale, che ne evidenzia l’arretratezza culturale. E’ una scena molto dinamica, tra quelle che
soddisfa maggiormente il pubblico maschile. Qui si vede come siano i più alti nella società ad essere più vili
nella difesa. Interessante poi la conclusione, dove la situazione precipita e arriva l’inquadratura della pistola
che sta per uccidere Miss Malory, pur di non farla catturare dagli indiani, ma in lontananza si sentono le
trombe della cavalleria che poi compare in un last minute rescue.
E’ un film adatto sia a un pubblico maschile che a uno femminile per lo sfondo amoroso. Anche l’ambiente,
la Monoument Valley, è tipico del genere, ed ha attrazione turistica tra il pubblico; in Arizona c’è addirittura
un tour turistico dal punto di vista di Ford.
IL MUSICAL
Genere particolare perché infrange regole del cinema classico (interpellazione) e codici della plausibilità
(universo completamente irreale). È il genere più costoso perché a livello coreografico richiede un grande
dispendio di mezzi tanto che sono diventati molto celebri alcuni coreografi come Bubsy Berkeley, il più
grande commediografo del tempo, che univa giochi visivi alle sinuose movenze femminili. Nel musical
classico ci sono tanti omaggi a Berkeley, come i fratelli Cohen.
- Elementi sintattici: ci sono diverse declinazioni, come il musical backstage, ambientato nelle prove
generali di uno spettacolo (“Quarantaduesima strada” una corista diventa una star quando la solista
si infortuna alla vigilia della prima), il musical favolistico, caratterizzato dall’irrazionalità, e le
commedie romantiche dove i dialoghi sono sostituiti da canzoni.
- Un esempio di musical favolistico è “Il mago di Oz” di V. Fleming (1939), interessante per la sua
struttura caratterizzata da una cornice b/w e la parte del viaggio di Dorothy a colori; quest’ultima è
cantata, ad eccezione di “Over the Rainbow” che c’è anche nella cornice. Si capisce che negli anni
30, il colore è percepito come irrazionalità.
- Un esempio musical delle commedie romantiche sono i film con Fred Astiare e Ginger
Roberts, come il “Cappello a cilindro” di Sandrich (1935).
Nella clip vista, si vede il primo incontro tra i due protagonisti, in un albergo dove, dalla
stanza superiore, Fred sveglia Ginger col ballo, che si presenta in vestaglia nella sua stanza,
cosa inaudita per i tempi: cinema come sfida.
Sono storie d’amore con numeri di danza che fanno parte del corteggiamento.
IL GANGSTER MOVIE: HOWARD HAWKS
Genere nato alla fine degli anni 20. Tra i suoi tratti caratteristici:
- Caratteri semantici: ambientazione cittadina, preferibilmente notturna e uno stile semplice, caratterizzato
dall’abilità nell’utilizzo delle luci.
- Caratteri sintattici: scontro tra crimine e legge, tra individuo e società, rappresentata dalla polizia.
In origine è stato accusato di inculcare, tra i giovani, atteggiamenti negativi. E’ infatti rappresentato, in
negativo, il mito americano del self made man.
Hawks si è cimentato in diversi generi, tra cui il gangster movie. Celebre è “Scarface”(1932).
La vicenda è quella di Tony Montana che, partendo dal basso, sale i gradini della criminalità, fino a insidiare
il suo stesso boss, per poi pagare con la vita. La fine è emblematica perché Tony è assediato dalla polizia,
finge di arrendersi per poi scappare: sembra un codardo, forse su consiglio della casa di produzione per far
capire che si è messo in qualcosa di più grande di lui. E’ quello che il codice Hays impone. L’ultima
immagine inquadra un cartello luminoso che dice il mondo è vostro, quasi a dare una speranza agli
spettatori in crisi.
Nella clip vista, che ne è l’incipit, si vedono inizialmente dei cartelli di denuncia, quasi a difesa del film, da
parte della produzione, per evidenziarne la denuncia sociale. E’ un grande esempio di piano sequenza,
abbellita da uso sapiente del sonoro, con voci fuoricampo, seguite poi dalla MDP, che porta a tre personaggi
loschi, dopo una festa; poi segue uno di questi fino a quando gira a seguire un’ombra lontana, che fischietta e
che si vede uccidere l’uomo. Interessante la scelta di non enfatizzare con musiche la scena.
Uno dei generi più attaccati dal codice Hays che dal ’34 rende obbligatorio esibire l’attestato che conferma la
validità. La paura è che il gangster movies possa ispirare i giovani, infatti solitamente il gangster finisce in
carcere o muore in maniera poco dignitosa: paga per ciò che ha fatto.
“La fiamma del peccato” di Wilder (1944) è uno dei più significativi. E’ raccontato in flashback dal
protagonista in punto di morte. Come molti noir è presente una dark lady, che seduce e aggira il
protagonista a proprio vantaggio; per molti è dovuto al periodo storico: gli uomini sono al fronte e le donne li
sostituiscono nella vita lavorativa. Sembra un tentativo del cinema per ridimensionare la donna, facendola
apparire sì forte, ma negativa.
Nella clip vista, il protagonista descrive in voice over l’apparizione della donna, lasciando intendere i veri
sentimenti che ha provato. Interessante è l’ambiente chiaroscurale, con le ombre delle veneziane alle finestre,
che proiettano righe di luce e ombre, com’è l’animo umano. Da notare i dettagli seducenti, come la caviglia
della donna.
Nella maggior parte dei noir ci sono poi investigatori privati come protagonisti, spesso con un passato
oscuro, come una cacciata dalla polizia, che cedono al fascino femminile, ricollegando gli eventi solo nel
finale e denunciando così la donna
HORROR MOVIE
Con il sonoro diventa un genere di primo piano, i cui schemi sono dettati dall’opera di Paul Leni, “Il castello
degli spettri”. Visto il successo del film la Universal produsse altre opere di Leni, sempre Horror, come
“Dracula” e “Frankenstein”, e di altri registi cine “La mummia” o “L’ultima risata”.
Anche la RKO si impegnò nel fare film horror di Serie B che evitavano l’ostentazione visiva dei mostri, visto
che i budget bassi non permettevano trucchi perfetti, ma giocava sulla minaccia degli orrori invisibili.
Punto di vista sintattico: il male deve perdere, il mostro non può cavarsela e deve morire.
WAR MOVIE
Nel giro di dieci anni questo genere cambia diametralmente a seconda della posizione politica degli USA.
Fino a quando gli Stati Uniti non sono interpellati nel conflitto, i film hanno tutti toni pacifisti e difendono
addirittura soldati tedeschi che muoiono tragicamente in guerra. Dopo l’attacco a Pearl Harbour cambia
completamente la situazione ed i film iniziano ad inneggiare l’ingresso e la continuazione della guerra da
parte dell’esercito americano, in molti casi con toni spregevoli e razzisti nei confronti dei tedeschi e dei
giapponesi definiti tranquillamente come “scimmie”.
FILM SOCIALE
temi emersi con forza durante la grande depressione: crisi economica delle zone rurali degli stati uniti
(“Furore” di Ford/ Lang: tema del nazismo e del linciaggio).
Al film collabora anche Max Steiner, il compositore più importante dell’epoca, a cui viene affidato un
importante budget che egli utilizza a pieno. La diretta continuità con la musica tradizionale ottocentesca
emerge nell’uso pervasivo di leitmotiv consentono di sostenere il discorso narrativo. I due personaggi
principali sono distinti da due temi diversi che ricorrono nel film. Se l’obiettivo principale dei produttori era
una musica spaventosa che facesse dimenticare allo spettatore i modi goffi del gorilla, la vera svolta
drammatica del film consiste nella resa umana dei suoi sentimenti: la colonna sonora riesce ad esprimere i
sentimenti che il gorilla prova per la protagonista dove la macchina non è in grado di renderne un’immagine.
Tuttavia l’incidenza della colonna sonora di Steiner è stata giudicata “non udibile” in quanto le colonne
sonore del cinema classico non devono sostituire la narrazione ma solo accompagnarla. Dalla scena in cui si
intravede in barca l’isola del teschio, la musica non abbandona più la narrazione, di modo che i momenti di
silenzio siano ancora più importanti.
Ci sono molti elementi in comune con il mago di Oz: entrambe nascono nell’agio, finiscono nella prova,
vogliono tornare all’agio (Rossella si vede catapultata nella guerra civile americana; Dorothy nel mondo di
Oz) ma ormai il mondo che conoscevano è cambiato (Rossella acquista più capacità autonome; Dorothy
torna nel Kansas conscia che niente è meglio di casa propria). Fondamentale nel legame è l’utilizzo del
technicolor, nel primo solo per l’irrazionalità, nel secondo per incentivare le atmosfere, cambiando
progressivamente i set di colori. Effetti: film girato in technicolor ( visto come sinonimo di falsità dagli
spettatori) che ben si adatta alla storia di Rosella.
Rossella è una donna forte, in controtendenza con i canoni sia dell’ottocento che del primo novecento
(protagonista donna molto poco usata nella storia del cinema). E’ innovativa, nonostante i difetti (scorbutica
e falsa) piace al pubblico, sul quale ha avuto un forte impatto: è una donna molto forte il che è molto atipico
per il cinema dell’epoca. Induce a sospendere il giudizio sul mondo, perché nel quotidiano sarebbe odiata, ed
è una forza del cinema.
Su questo film c’è stata una forte polemica perché il film è impregnato di cultura razzista e colonialista.
Secondo teorie femministe, il personaggio della dark lady è nato per screditare le donne nel periodo.
Rossella non ha vergogna di usare la sensualità del suo corpo per ottenere ciò che vuole.
Nella prima sequenza vista, il professore viene inserito in un universo consono al personaggio; mentre nella
clip finale viene svelata la verità, e il professore, che nel sogno aveva dato un ruolo preciso ad ogni
inserviente del club, e felice di vederli nella realtà, come li aveva lasciati. Simpatico il finale con la donna
che prova ad adescarlo e lui fugge, ironico alla maniera di Lang.
E’ un noir anomalo per il protagonista in primis, non detective, e per il fatto che è lui a creare i problemi. La
donna sembra una dark lady, ma in realtà ha un ruolo positivo: è lei a voler chiamare la polizia. Inoltre
l’ambientazione è cittadina solo in parte, molte sono in campagna dove hanno occultato il cadavere.
Il film, nel finale, è una metafora della macchina cinematografica: il cuore della vicenda sono i tentativi
della coppia di non farsi scoprire, la cornice è l’ingresso e l’uscita nel club, mentre il sogno è come un film.
La sequenze iniziale è inoltre rivelatrice di quanto sta per accadere; si rivela come un viaggio psicoanalitico
in ciò che il protagonista vorrebbe fare davvero, ma nella realtà non riesce: è una critica al perbenismo
americano, fatta dal punto di vista di un tedesco (cfr. Fury, suo primo film hollywoodiano dove critica la
cultura americana; non ebbe infatti vita facile). Il cinema sospende le nostre vite facendoci fare cose che
nella realtà non faremmo mai.
Tendenze cinematografiche:
- Cinema fantastico-surrealista: sin dalle origini la Francia esprime un cinema realista e
contemporaneamente uno favolista. Ci sono molti attori significativi che rientrano in questa
tendenza (P. es: Rene Clair, Jean Vigo)
- Il cinema di qualità: produzioni di stampo realista di estrazione letteraria, caratterizzati da uno stile
visivo accurato (alla americana)
- Il cinema realista poetico: ultimo tassello di un’attenzione alla realtà che è connaturata al cinema
francese sin dalle origini (Duvidier, Carnè, Renoir)
- Tradizione surrealista meno importante della precedente: collaborazioni fratelli Prevert.
IL CINEMA FANTASTICO
Rene Clair: regista segnalato per l’attenzione ai temi dell’assurdo. È un cinema divertente e divertito,
debitore della comica, del modo di fare cinema mimico. E’ interessante non sul piano narrativo (ma le trame
sono comunque originali), ma per le soluzioni visive e acustiche adottate. I suoi sono tra i primi film sonori
francesi.
“A me la libertà” (1931): vicende di un uomo che evade dal carcere e le traversie che deve affrontare fuori
dalla prigione. Il film vuole anche denunciare la monotonia del lavoro nella catena di montaggio. Nella clip
l’uomo si trova per la prima volta all’aria aperta, il regista gioca con l’uso del sonoro (di cui il regista non è
un grande amante) sottolineando l’uso originale che si può fare del sonoro, in questo caso in maniera
comica/surreale. Il regista attribuisce suoni umani alla natura per tradurre il sentimento del personaggio nel
momento, coricandosi nel prato percepisce l’armonia della natura. Mentre i suoni attribuiti ai due gendarmi
marcano una differenza.
Rene Clair dopo il successo si trasferisce nel Regno Unito e quando la guerra gli impedì di tornare in Francia
si spostò ad Hollywood.
Jean Vigo: padre putativo della Nouvelle Vague ed ispirazione per Truffaut, altro regista significativo che
realizza solo due lungometraggi ha una grande attenzione per i temi dell’infanzia.
“Zero in condotta” (1933): collegio maschile di bambini guidato da un severissimo direttore, descritto con
grande umorismo. Nel collegio vigono regole molto rigide, insegnanti dipinti come figure grottesche, in cui
irrompe un anomalo professore che al contrario non fa altro che sollecitare i momenti di gioco e di fantasia.
La clip fa vedere una situazione paradossale: il professore che cammina in verticale e fa disegni che
prendono vita. Da notare poi lo spirito anarchico infantile del professore, mostrando l’infanzia come una
fase della vita di spensieratezza ma di saggezza, che erediterà Truffaut. La seconda clip, mostra una battaglia
di cuscini, con un antecedente del Napoléon di Gance, utilizzando con novità la MDP e il montaggio, ad
esempio con un rallenti, insolito nel cinema del tempo, che va ad enfatizzare la gioia del momento.
“L’Atalante” (1934): una ragazza di un piccolo paesino conosce un ragazzo che è proprietario di una chiatta
che naviga sulla Senna. La ragazza decide di sposarlo per viaggiare con la barca e vedere il mondo mentre il
ragazzo la vorrebbe per se solo sulla barca. La ragazza scappa e va a Parigi fino a quando non si accorge di
dipendere completamente dal ragazzo con la zattera. Alla fine i due tornano insieme
Nella prima clip vista si nota quanto sia paradossale la cabina della chiatta: tutto è sproporzionate e irreale.
È una scena che vuole sedurre, la protagonista rimane ammaliata dagli oggetti che rappresentano un
mondo a lei sconosciuto.
Lo stile di ripresa di Vigo è in semi-soggettiva: si vede la testa del personaggio e ciò che egli sta osservando.
Nella seconda sequenza c’è il momento di massima disperazione del ragazzo che prova a cercare la
protagonista nel fiume. Riferimento all’impressionismo francese con la sovrimpressione
Vigo muore prematuramente nel 1934 lasciando il genere surrealista nelle mani dei fratelli Prevert che da
soli abbandonano le speranze facendo finire il genere.
TENDENZA AL REALISMO
Si narrano vicende scomode in ambienti reali.
“La maternelle”: bambina orfana che si affeziona ad una nuova insegnante e vive con grande sofferenza il
matrimonio della maestra che abbandona il lavoro. Alla fine del film la protagonista arriva al suicidio.
Nella clip vista si vede l’educatrice discutere con il futuro marito e, in montaggio alternato, la bambina su
un fiume che vede l’immagine dell’educatrice col compagno riflessa nell’acqua, e si butta nel fiume. In
chiusura una cuoca dell’orfanotrofio dimostra l’atteggiamento tipico degli adulti nei confronti dei bambini,
che sembra non ammetterne le sofferenze.
Un altro regista importante per questo genere di film è Pagnol che realizza i suoi maggiori successi in
Provenza, vicino a Marsiglia, con un impianto poco teatrale e scene molto semplici che raccontano di storie
di provincia come “La moglie del fornaio” che parla di un fornaio che smette di fare il pane perché la moglie
lo ha abbandonato, allora il paese si impegna tutto insieme alla ricerca della moglie.
REALISMO POETICO
Tendenza che si caratterizza per una grande cura per l’immagine e allo stesso tempo per le vicende che
hanno come protagonisti personaggi esclusi dalla società (clochard, prostitute) ai quali sembra accadere
una svolta ma alla fine ritorna alla situazione tragica iniziale . Sono storie drammatiche e pessimista che
spesso prevedono la collaborazione tra registi e scrittori (P.es: “Alba tragica” vede la collaborazione tra
Prevert ed il regista).
Già all’inizio degli anni trenta si possono intravedere dei principi del genere come nel film “La petite Lise” in
cui un padre, dopo anni di prigionia, va alla ricerca della figlia che è diventata una prostituta. Nel film c’è
una delle prime forme di ponte sonoro (il suono di una scena si estende al di là dello stacco sulla scena che
segue o precede).
A metà degli anni Trenta il genere si espande e nascono i registi più importanti come Duvivier e Renoir. Il
primo realizza uno dei film più importanti “Il Bandito della Casbah” in cui un gangster si nasconde in una
Casbah algerina dalla quale non può uscire senno verrebbe catturato dalla polizia. Si innamora di una
turista parigina che non può seguire perché è imprigionato. Il regista riesce a esprimere il senso di prigionia
nonostante le inquadrature siano state girate in teatro di posa o nel sud della Francia. Il protagonista del
film, Jean Gabin, diventa uno degli attori più popolari dell’epoca interpretando il ruolo dell’eroe disperato.
Sarà protagonista anche di due film di Carné, tra cui “Alba tragica” in cui Gabin, il protagonista, è barricato
nel suo appartamento, inseguito dalla polizia dopo che ha ucciso un uomo. Qui partono dei flashback che
spiegano il perché della situazione. L’interesse del film è di rendere un’atmosfera cupa, alla quale
contribuiscono scenografia e musica.
Il regista più significativo è sicuramente Jean Renoir, figlio del famoso pittore impressionista (Auguste
Renoir) dallo stile molto originale che lo accompagna per tutto il periodo realista.
I film che rientrano in questa tendenza hanno protagonisti ai margini della società con vicende che non
terminano con un lieto fine. Un connotato tipico di Renoir è la tematica dello scontro tra classi sociali e una
critica alle classi più agiate che si macchiano di voler guidare la società secondo regole senza però essere la
classe più indicata all’istituzione delle regole.
“La cagna” (1931) può essere considerato il preludio al realismo poetico. Parla di un contabile infelice del
proprio matrimonio che inizia una relazione con una prostituta che ucciderà nel finale per iniziare una vita
da mendicante. Sono presenti gli elementi che caratterizzeranno lo stile i Renoir: movimenti virtuosistici
con la MDP; profondità di campo e cambiamenti repentini di tono. Stile realistico anche se il prologo e
l’epilogo fanno pensare che si tratti solo di una recita.
“Boudu sauvé des eaux” (1932): Storia di un barbone che vuole fare il bagno nella Senna ma viene salvato
dal bibliotecario che lo invita a casa sua. Inizia un processo in cui Boudu diventa da Clochard ad una
persona medio-borghese. La famiglia che lo ospita vive di pregiudizi nei confronti dei più poveri e di vizi
tipici di questa classe sociale. Nel finale, Boudu si rimette i vecchi stracci ed abbandona la casa che lo ha
solo annoiato.
Il film ha un tono molto comico viste le contraddizioni del barbone che ha dei bei modi nonostante l’aspetto
mentre la famiglia ospitante, al contrario delle apparenze, ha dei modi molto maleducati.
Nella scena vista Boudu dona i soldi ad un uomo più ricco di lui per mostrare il fatto che le regole della
società implicano che le classi più ricche siano tenute a dare i soldi ai più poveri, Boudu è contrario a questo
ideale e allora quando una bambina gli dona dei soldi per comprare il pane egli li gira ad un altro uomo.
“Toni” (1935): la storia di un immigrato italiano in Francia che mostra la difficoltà dell’immigrazione. Toni si
innamora di una ragazza che viene stuprata da un signorotto che lavora nella stessa fabbrica di Toni. La
ragazza uccide questo signorotto e Toni si assume le colpe della ragazza. Toni viene inseguito e braccato dai
gendarmi.
Quello degli immigrati è un destino che non si può combattere, di persone che devono lottare per
migliorare la propria condizione drammatica.
Le inquadrature di Renoir sono molto particolari e insolite: usa una carrellata molto lunga (MDP
volutamente mossa per dare allo spettatore punti di vista insoliti). Un’altra cifra rappresentativa di Renoir è
la profondità di campo che rischia di far perdere allo spettatore il punto di attenzione.
“La scampagnata”: Madre e figlia, durante una gita fuori porta, vengono corteggiate da due uomini.
Nella clip vista il piano sequenza ha una funzione narrativa/emotiva: l’ambiente molto ristretto si espande
fino a sfondare l’inquadratura che diventa tridimensionale. Insieme ad un gioco di suoni che anticipa
l’ingresso in scena delle due donne, ed il passaggio ad una dimensione più lieta.
E’ un esempio di stile innovativo nella profondità di campo ricercata, che mette dunque a fuoco più livelli
del piano; cosa che nel cinema classico era sparita, tramite la sfocatura che porta l’osservatore a focalizzarsi.
Nella clip vista si nota lo scambio tra i due latin-lover interrotto da un brusio di donne in sottofondo che
cattura la loro attenzione e che li porta ad aprire la finestra aggiungendo un piano alla scena. Con la
finestra aperta si percepisce la vitalità delle ragazze .
IL CINEMA DI VICHY:
Dopo l’invasione della Francia, si instaura un nuovo governo di destra a Sud, la repubblica di Vichy, che alla
fine del 1940 istituisce il COIC a sostegno e controllo dell’industria del cinema. Il governo cercava di
escludere ebrei e comunisti dai film, inoltre disponeva di pochissimi fondi e di pochissimi teatri di posa.
Grazie a qualche contributo sottobanco e ad un leggero risollevamento della COIC vennero prodotti film che
furono distribuiti in entrambe le zone della Francia, detenendo molto successo.
LA ZONA OCCUPATA:
Inizialmente non si producono film francesi, ottengono successo film tedeschi fino a quando il pubblico non
disserta le sale, il che costringe i tedeschi a concedere una produzione nazionale.
Durante il periodo bellico la produzione francese era molto proficua e sostenuta dai tedeschi che volevano
dimostrare i vantaggi della collaborazione con il nazismo e soprattutto di un cinema “paneuropeo”. La
censura tedesca nei confronti dei film francesi, prodotti dalla Continental, era sorprendentemente tollerante,
meno che per i riferimenti a USA e UK.
Nel 1942 quando la Germania invade anche il Sud, le strutture produttive di Vichy diventano d’appoggio per
quelle parigine del nord. Con il proseguire degli scontri diventa sempre più difficile produrre film, nel ’44 si
blocca completamente la produzione. Solo alcuni cercano di riprendere alcuni eventi importanti come la
liberazione di Parigi.
I FILM DURANTE L’OCCUPAZIONE:
- Melodrammi e commedie con un’atmosfera di romantica rassegnazione che sembrano invitare a
resistere contro gli oppressori. L’Hebrier realizza “La notte fantastica” in cui uno studente povero
sogna di notte un’angelica donna vestita di bianco che lo conduce in un regno di eterno sogno.
- Fantasie di evasione come “L’amore e il diavolo” di Carné, ambientato nel medioevo con una storia
fantastica di due amanti inviati dal diavolo in un castello. Oppure nella riedizione di Tristano e Isotta
in “L’immortale leggenda” in cui è presente un rassegnato fatalismo che vede nella morte l’unica via
di fuga, tipico dell’occupazione.
- Jean Grèmillion: “Luce d’estate”: amore scellerato tra anziani contro un amore ingenuo e puro tra
giovani; e “Il cielo è vostro” un garagista si sacrifica per la moglie.
- “Il corvo” cittadina francese in cui delle lettere segrete sui più rispettati della comunità generano
scompiglio. Definito anti-francese venne condannato, in realtà va contro i valori di Vichy.
- “Amanti perduti” affresco sul teatro francese del XIX secolo in cui si svolge l’amore tra un mimo ed
una attrice.
PARTE OTTAVA: Cinema e propaganda
CINEMA SOCIALISTA: URSS
Questo aspetto è particolarmente evidente nei paesi che hanno sofferto un governo propagandistico
- Realismo socialista in URSS: Stalin non ama le astrazioni e la complessità dell’avanguardia
sovietica ma preferisce un cinema che idealizza la Russia (Stalin è un grande amante dei musical a
tema agricolo:).
- In tutti i film che hanno avuto una dittatura si preferisce un cinema di evasione in modo da distrarre
il pubblico dalla situazione politica che si sta vivendo).
Si parla di Propaganda indiretta che descrive una società felice lontana da quella attuale che viene
idealizzata per distrarre la popolazione.
Il neorealismo viene visto dopo, nessuno dopo la guerra voleva vedere film scomodi come quelli di
Rossellini dopo aver vissuto la guerra sulla propria pelle.
- “Ciapaiev”: film didascalico in cui il pubblico deve immedesimarsi nel personaggio dell’assistente
che rappresenta la classe operaia. Il protagonista deve imparare come si dispongono gli eserciti nel
campo di battaglia, il suo generale glielo spiega con le patate. Il film è fatto di momenti didascalici
perché il popolo, analfabeta, deve essere istruito in maniera molto semplice. C’è anche una sotto
trama romantica che segue la relazione tra Peyta ed una soldatessa. Il film segue uno degli schemi
più comuni del realismo sovietico: Il protagonista impara a subordinare i propri desideri al bene del
popolo.
- “Traktoristki”: I trattoristi è la storia di una comune che vengono descritti come luoghi idilliaci
nonostante si sappia che siano posti dove regna fame e disperazione. C’è un’atmosfera molto
energica ed i personaggi organizzano gare per superare dei record lavorativi.
- Ėjzenštejn fu costretto a girare film che riguardano la vita di personaggi emblematici di determinati
periodi storici: “Aleksander Nevskij” / “Ivan il terribile” che devono rappresentare Stalin come un
leader necessario per le masse. Il progetto di Ėjzenštejn era quello di produrre tre opere ma solo la
prima “Ivan il terribile” (1944) venne accolta da Stalin e dal pubblico. La seconda invece si
incentrava troppo sulle titubanze del protagonista, cosa che non fu concessa da Stalin che decise di
condannare il film.
IL REALISMO SOCIALISTA
Il cinema sonoro trovò un forte contrasto in URSS che compì la transizione solo nel 1936. I cineasti sovietici
temevano che il sonoro avrebbe guastato le qualità artistiche che si erano create con il cinema muto. Gli
autori della scuola di montaggio, invece, intravidero subito le potenzialità della musica in un film come
mezzo per creare contrapposizioni che colpissero lo spettatore.
Dal 1934 tutti gli artisti non possono più andare contro le linee guida che gli vengono indicate dal partito
comunista dettate da Stalin e Sumjatski, direttore dell’industria cinematografica. Nel 1935, Ėjzenštejn fu
preso di mira ad un congresso per criticare tutta la scuola di montaggio, i quali furono costretti ad ammettere
i propri errori. Le sceneggiature dovevano passare un complesso apparato di censura senza il quale si poteva
addirittura interrompere la lavorazione, ed in casi più estremi ci furono addirittura delle vittime.
Il tentativo di Stalin di creare una “Hollywood sovietica” non fu come sperato: i film e la qualità di questi
diminuì drasticamente. Sumjatski fu arrestato e giustiziato, così che Stalin ebbe un ruolo ancora più
importante nelle decisioni riguardo la cinematografia.
I dogmi da seguire erano le ideologie di partito e la propaganda politica attraverso la descrizione positiva
della gente comune che abita l’URSS comunista. Bisognava astenersi da tecniche sperimentali proprie della
scuola di montaggio perché ritenute difficili da comprendere. L’arte deve essere comprensibile ed educatrice
per questo deve avere un eroe positivo come modello che rappresenti gli ideali comunisti.
Cinematografia nazista:
Nel 1933 sale al potere il nazismo, Hitler ed il ministro della propaganda culturale Goebbels, sono entrambi
dei cinefili e sognano di realizzare un cinema che esprimesse in maniera vivida gli ideali del nazismo,
attraverso un controllo serrato sulla politica culturale.
Nello stesso anno, la politica antisemita fece licenziare tutti i lavoratori ebrei dall’industria del cinema ed
anche i registi ed operatori di sinistra andarono in esilio o scapparono in altri paesi.
Il controllo del cinema tedesco avvenne attraverso una graduale nazionalizzazione del settore e attraverso la
creazione di una Banca di Credito che offriva prestiti solo a chi soddisfa determinati requisiti. Nel 1935
Goebbels ordina la produzione di film antisemiti il che complicò i rapporti di importazione ed esportazione
con gli altri paesi che lavoravano malvolentieri con la Germania. La nazionalizzazione si completò nel 1942
quando tutte le case di produzione tedesche furono unificate sotto la UFI.
IL PROGETTO DI PROPAGANDA:
Il contenuto dei film prodotti in questo periodo non era molto diverso da quello dei film prodotti ad
Hollywood, il contenuto politico era ridotto ed in alcuni casi nullo.
Genere di finzione:
- “Il giovane hitleriano”: bambino che cresce in una famiglia comunista con il padre alcolizzato che
picchia moglie e figli. Il bambino ha ideali nazisti, entra nella gioventù nazista lavorando per
propaganda fino a quando non viene ammazzato dai comunisti. L’intento antisemita è secondario a
quello anti-comunista.
- “Suss l’ebreo” (Harlan, 1940. Regista condannato per essere responsabile di aver fomentato odio
contro ebrei): film ambientato nel ‘700, il protagonista è un usuraio ebreo che si arricchisce per
creare un regno ebraico mentre commette numerosi omicidi come violentare la protagonista e
torturare il fidanzato di questa. Rieditato negli ultimi anni sotto forma di DVD.
Dal 1940, l’odio antisemita dei nazisti non compre più in lungometraggi ma solo in piccole scene
isolate, perché si voleva nascondere la realtà dei campi di concentramento.
- “La cittadella degli eroi” (Harlan, 1945): un piccolo villaggio tedesco settecentesco resiste
all’invasione dei francesi. Il regista chiede che 200.000 soldati tornino a Berlino per figurare come
comparse. Goebbels sperava che il film ispirasse il popolo ad aderire alla guerra ma i
bombardamenti degli alleati erano iniziati, le sale erano rase al suolo e nessuno andò a vedere il film.
- “Amphitryon” (1935): musical ambientato in grandi set bianchi che rappresentano l’antica Roma. Il
musical fu un genere in voga in questi anni. Anche altri film di finzione, diretti da Harlan, riscossero
molto successo e non erano così diversi da quelli hollywoodiani.
Genere documentaristico, Leni Riefensthal una delle poche registe donna durante il periodo nazista,
processata e assolta sempre per crimini contro l’umanità, celebre per due opere:
- “Il trionfo della volontà”: Radunata nazista a Norimberga. Film con budget molto alto: le vengono
affidate sedici troupe munite di macchina da presa e furono applicate strutture monumentali in vista
delle riprese. Il film allude allo stato di prostrazione della Germania fino a quando Hitler diventa
cancelliere.
- “Olympia”: Olimpiadi di Berlino del ‘36 (Jessie Owens). Il tentativo è quello di dipingere la
Germania nazista come un membro affidabile della comunità mondiale. Budget ancora più alto del
film precedente: il materiale richiese due anni di montaggio. La regista si concentra nell’esprimere
l’amichevole competizione tra gli atleti. Un film che ha un punto di vista astratto: i corpi dei tuffatori
si gettano sulla MDP.
Nell’ultima stagione del muto italiano ci fu un tentativo di recuperare il genere epico-storico che
aveva riscosso molto successo nel decennio precedente. Un remake di “Quo vadis” e altri tentativi
però si rivelarono un flop. L’industria del cinema si spostò verso il genere di “uomini forti” ma la
concorrenza del cinema americano era troppo forte per continuare.
Un tentativo di rinnovamento del cinema fu portato avanti da Alessandro Blasetti, nel film “Sole”
nel quale si vedono le influenze del cinema avanguardista, in particolare della scuola di montaggio
sovietico.
Sviluppi dell’industria:
Stefano Pittaluga crea una società a concentrazione verticale, acquista i vecchi studi della Cines nel 1930.
Tuttavia questo aiutò relativamente un settore in crisi che in quegli anni produceva solo una decina di film
l’anno.
Tra il 1931-1932 il governo inizia a tassare i film stranieri per stimolare la distribuzione di film italiani. Nel
1931 il regime inaugura la Mostra del Cinema di Venezia, ideato come una vetrina internazionale per i film
italiani.
Nel 1934 il governo crea la Direzione Generale per la Cinematografia, affidando la direzione a Luigi Freddi
che si distinse per un atteggiamento liberista: lo stato doveva premiare l’industria senza intervenire di
guidarla con autorità. Egli era convinto che il pubblico avrebbe rifiutato un cinema propagandista e che
avrebbe preferito il genere “d’evasione”, vicino allo spirito hollywoodiano.
Nel 1935 un grave incendio distrusse gli studi della Cines, al suo poste sorse un moderno stabilimento di
teatri di posa statali, Cinecittà. Dal 1937 metà dei film prodotti in Italia erano prodotti dagli studi romani di
Cinecittà. Nel 1935 si fondò il Centro Sperimentale di Cinematografia. Tutti questi investimenti
contribuirono a rendere la cinematografia italiana benvista all’estero. Il risultato più stupefacente di queste
innovazioni, insieme alle nuove leggi che supportano la produzione interna, collimano nel 1940 con
un’iperproduzione interna.
Il neorealismo italiano:
L’industria cinematografica italiana si ritrovava in una situazione molto positiva agli inizi degli anni ’40 con
una vertiginosa impennata che avviò la carriera dei registi più giovani, che sfruttarono le tolleranti prese di
posizione del governo nei confronti delle libertà di espressione, spostandosi verso nuove istanze artistiche.
Per esempio, il calligrafismo è una corrente che si distacca dalla realtà parlando di vicende del XIX secolo.
Nello stesso periodo, una nuova generazione di registi, sollecitata dai critici, inizia a prendere di mira
situazioni reali legate ai disagi di quegli anni. È l’inizio di un genere autenticamente italiano, ispirato
dall’avanguardia sovietica, dal realismo poetico francese e dai nuovi registi hollywoodiani, che vuole parlare
di fatti reali locali, sottolineati dai dialetti, attori non protagonisti e riprese in esterni.
I paradigmi cinematografici del neorealismo sono:
- “4 passi tra le nuvole”: un commesso si finge marito di una donna sola con il figlio, ripudiata dalla
famiglia. La noia della vita da coniugi conferisce un tono ironico alla malinconica trama.
- “I bambini ci guardano”: Film di De Sica che parla di una donna abbandona figlio e marito per
l’amante. Il film è ripreso dal punto di vista del figlio con tragicità, che nel finale rifiuta il bacio della
madre che ha portato il padre al suicidio.
- “Ossessione: Luchino Visconti dirige un film in cui un vagabondo e una barista uccidono il marito
di lei. Ambientato in pianura padana con una messa in scena volutamente scabra. Il film fu tolto
dalla circolazione ma rimase il punto di riferimento per il neorealismo italiano che nel dopoguerra
tratterà delle scene di vita quotidiana senza gli stessi problemi di Germania e URSS che dovettero
affrontare la transizione dal cinema nazionalizzato alle privatizzazioni.
“Quarto potere/ Citizen Kane” (1941): la storia di un magnate dell’editoria, Kane, che in punto di morte
pronuncia una parola “Rosabella” su cui un giornalista, Thompson, inizia un’indagine per scoprirne il
significato che spiegherebbe la complessità di un personaggio ambiguo come Kane.
Lo sviluppo di una semplice vicenda è fatto a ritroso con sviluppi temporali diversi: la vita di Kane è
raccontata da diversi personaggi: Thompson lascia che siano i ricordi delle persone a parlare di Kane
lasciando un labirinto senza centro (impossibilità di conoscere un soggetto che non è unico ma molteplice
quante le persone che lo conoscono). Il mistero di “Rosabella” non viene risolto ma lo spettatore si
rispecchia in Thompson che non viene mai inquadrato ma è lo spettatore che deve investigare. Nel finale
Welles riprende possesso del film e la MDP, attraverso un dolly, mostra uno slittino che in quel momento
viene dato alle fiamme su cui è inciso “Rosabella”. Lo slittino è presente in uno dei ricordi, quello che usava
da bambino, una vita controversa, famiglia umile ma diventa possessore di una maniera prolifica. È un
bambino a cui è stata negata l’infanzia (Welles disegna la sua vita in quella di Kane: anche lui, bambino
prodigio a cui l’infanzia non è stata concessa) .
Dal punto di vista stilistico, il film è una porta tra cinema classico e cinema moderno:
Nell’Incipit compare il cartello “non oltrepassare il cancello” come se invitasse lo spettatore a non andare
oltre perché non otterrebbe la soluzione. Poi c’è un dolly dal basso fino alla finestra come ad indicare il
corpo che dalla terra si innalza per trascendere. L’immagine del castello rimanda al genere Horror, o
all’espressionismo tedesco (secondo alcuni Welles si è ispirato al castello di Biancaneve della Disney).
Dopodiché c’è una luce che illumina dall’esterno, si vede il corpo coricato e le labbra in dettaglio che
pronunciano la frase segreta.
Segue L’orgoglio degli Amberson (1942), dove realizza diversi interventi, come la voce
narrante.
Da qui i suoi rapporti con gli Studios non furono sereni, e faticò a trovare fondi, non
riuscendo a realizzare i film che voleva, come L’infernale Quinlan (1958), non
controfirmata da lui; poi riadattata secondo il suo volere, ma chiaramente, essendo morto,
senza la sua conferma.
Si dedica poi a una grande sperimentazione stilistica, come quella sul vero o falso di F for
Fake (1975) su un falsario di opere d’arte.
ALFRED HITCHCOCK
Un altro regista che diventa famoso nel cinema moderno la cui carriera inizia in Inghilterra (1925-1940) e si
sposta successivamente ad Hollywood (1940-1976). Già dal primo periodo britannico emerge uno stile
molto tipico che gioca sulla costruzione della suspense. Nell’intervista di Truffaut ad Hitchcock, il primo
chiede al secondo di spiegargli che cosa è la suspense: Hitchcock fa l’esempio di due persone che
conversano in un bar e ad un certo punto c’è un esplosione e i due muoiono (la scena sciocca lo spettatore
per poco tempo) se invece voglio far sentire lo spettatore dentro la storia mostro allo spettatore che prima
qualcuno ha messo una bomba sotto il tavolino.