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La Fotografia
Dal 1826 si inizia a diffondere anche la fotografia con la prima invenzione di Niepce
che sviluppava immagini in un tempo lunghissimo su lastre di vetro con gelatine poco
sensibili alla luce. Questa invenzione fu liberalizzata dal governo francese e ciò
permise una rapidissima evoluzione in quel campo. Fin dall’ inizio anche la fotografia
creò confusione tra il reale e l’immaginario , vi erano persone che utilizzavano la
fotografia come truffa, c’era chi con la sovraimpressione di due foto mostrava spiriti
di cari defunti ai clienti. Ciò mostrava che la fotografia poteva essere utilizzata per
mostrare sia immagini del mondo reale che extraterreno. Si scoprì che l’illusione del
movimento potesse essere prodotta con la successione velocissima di immagini
;Nacque il fenachetoscopio di Plateau (1833), un cerchio di carta con i disegni di una
persona che facendolo girare dava l’impressione del movimento. il primo documento
di fotografia in movimento della storia fu “L’onda” di Marrey (1888).
I colori
Altra attrazione fondamentale fu il colore , anche se il cinema rimase in bianco e nero
fino agli anni 30, esistevano varie tecniche: con il metodo dei viraggi, ovvero
immergendo la pellicola in un liquido colorato che poteva essere modificato tramite
l’imbibizione, oppure tramite la colorazione a mano che rendeva l’opera non
industriale ma artigianale.
Non dobbiamo considerare il cinema della attrazioni come antenato in quanto questa
non è una tappa verso un cinema più evoluto anzi con la scomparsa del presentatore
si perderà la comunicazione tra persone fisiche lasciando gli spettatori davanti ad una
macchina. Ci sarà quindi il passaggio dal cinematografo al cinema.
AVANGUARDIE ITALIANE
Il secolo della tecnica
Non c’era solo il cinema a cambiare la cultura ma anche i nuovi mezzi come: auto treni
aerei che trasformavano il mondo , un paesaggio visto da un treno era ben diverso
da una veduta da una montagna. Primi fra tutti furono i futuristi italiani a lanciare il
sogno di rivoluzionare la vita attraverso le macchine, seguiti poi dalle avanguardie
francesi che con il cubismo e dadaismo scompongono il mondo e il linguaggio secondo
forme geometriche e meccaniche, ed infine dai russi che vedevano nelle macchine e
nell’elettricità un equivalente della rivoluzione socialista. Per le avanguardie tedesche
le macchine assumono un significato più tenebroso , che sugerisce una mescolanza
tra vita e morte.
Le avanguardie propongono un cinema che trasgredisce e scandalizza, immagini
proibite e censurate che spezzano la frontiera del perbenismo e del mondo comune.
Ls modernità si annuncia con la distruzione di ogni forma e modello tradizionale.
AVANGUARDIE RUSSE
Il futurismo russo e la rivoluzione come festa
Per parlare del futurismo russo si deve anzitutto evidenziare l’importanza sociale che
ebbe la Presa del Palazzo d’Inverno del 1918 che causò un’esplosione artistica e
intellettuale a tal punto da essere identificata come una festa. La scena della presa
del palazzo venne ripresa anche negli anni successivi ma così smise di essere festa in
senso puro e divenne spettacolo. Così la rivoluzione perse tutto il suo potenziale
creativo. In quegli anni era nata la rivista LEF del fonte unitario delle arti che costituiva
un centro di azzeramento della tradizione, si voleva eliminare tutta la letteratura e
pittura figurativa del passato per crearne una nuova. Nacque anche la FEKS , fabbrica
dell’attore eccentrico, che voleva creare attori- acrobati.
E’ soprattutto con la figura di Viktor Sklovskij che si hanno i grandi cambiamenti,
secondo la rivista LEF , era l’ispiratore della ricerca del nuovo , creò la teoria dello
“straniamento” secondo cui questo è un cambiamento del punto di vista, lui la chiama
anche la mossa del cavallo perché come negli scacchi è una mossa trasversale non
prevedibile. Un’altra sua grande teoria è “la forma” : una poesia, una pittura sono
importanti non per il contenuto ma per la forma, da qui nasce il formalismo .
Il montaggio sovversivo
Tante furono le teorie che si susseguirono in quegli anni di splendore, la teoria del
“cine-occhio” di Vertov secondo cui anche ciò che appare più banale, se visto dalla
cinepresa diventa avvincente come avviene in “L’uomo con la macchina da presa” del
1929 , in questo film non c’è storia , è il funzionamento della città che diventa trama
, non si tratta neanch di un documentario perché vertov non ci spiega niente è solo
poesia . il risveglio della città viene paragonato al risveglio di una giovane donna , le
finestre che si aprono alle palpebre . Vertov non usa il cinema per mostrare il mondo
, ma usa il mondo per mostrare il cinema.
Un’altra grande figura fu quella di Kulesov che creò l’”effetto Kulesov” che consisteva
nel riprodurre tre volte la stessa inquadratura e legarla con tre immagini differenti, in
tal modo l’inquadratura uguale assume significati diversi. Questo effetto fu ripreso da
Pudovkin che riconobbe nel montaggio lo specifico filmico riconoscendo al montaggio
una forza metaforica che lo distingue dlle altre arti e comprendendo che i raccordi
sbagliati potevano essere utilizzati come nuove forme di linguaggio ( uomo che va a
destra e poi sinistra)
Il montaggio di Ejzenstein
Il più grande regista della scuola Russa fu però Ejzestein che creò il montaggio delle
attrazioni, un montaggio che deve scuotere lo spettatore dal letargo tradizionale della
sala buia , in cui venivano unite inquadrature brevissime di elementi eterogenei come
avviene nel montaggio di Griffith ma con una struttura ribaltata, tutto è caos,
disordine, nulla è facilmente intuibile e tutto deve portare lo spettatore alla
riflessione e al completamento dell’immagine come accade in “Sciopero” del 1924
che racconta gli scontri durante la rivoluzione con gli occhi di un rivoluzionario.
( a differenza del montaggio parallelo o alternato di griffith in cui la storia è chiara ,
nel montaggio delle attrazioni tutto è disordinato, scomposto e ricomposto).
Ejzenstein è anche contrario all’inquadratura d’insieme, se l’inquadratura mostra
tutto lo spettatore non ha niente da pensare , Ejzenstein formula quindi la teoria degli
stimoli , il montaggio non deve fornire la storia completa ma deve stimolare il lavoro
intellettuale. Lui è anche contrario alla linearità temporale, se una sequenza è :
pistola, sparo , uomo colpito, il montaggio delle attrazioni ribalta tutto e diventa
quindi : caduta , sparo, grilletto in modo da suscitare domande ansie e paure nello
spettatore.
“La corazzata Potemkin” del 1925 è l’applicazione per eccellenza del montaggio delle
attrazioni, soprattutto nella scena della scalinata di odissea, in cui l’arrivo dei soltati
che sparano sul popolo diventa evento di straordinaria e terribile violenza.
In Ottobre (1928) racconta la presa di palazzo d’inverno proprio come una festa, un
caos, Il film non racconta niente è una violenza senza fine.
Con il Manisfersto dell’asincronismo Ejzenstein e pudovkin sostengono che il sonoro
non deve semplicemnte adeguarsi alle immagini ma deve essere autonomo e anzi
andare in conflitto con le immagini
Tutte le teorie di Ejzenstein vennero raccolte in un unico libro, pubblicato nel 1929:”
Oltre l’inquadratura” in cui venne inserita anche la teoria del montaggio intellettuale
secondo la quale il film può indurre al ragionamento filosofico partendo da concetti
astratti esattamente come un libro. Nel 1929 Ejzenstein venne costretto da Stalin a
realizzare un film sui contadini e creò così “La linea generale” in cui i pensieri utopici
di rivoluzione si scontrano con la realtà in cui suggerisce che forse anche la rivoluzione
è stato solo un grande sogno
La rivoluzione surrealista
Al fallimento del dadaismo corrispose la nascita, grazie all’operato di André Breton
del surrealismo, corrente che si propone di analizzare l’ignoto e l’inconscio. Il
“Manifesto del surrealismo” venne pubblicato nel 1924, momento in cui la
psicoanalisi era conosciuta ma ripudiata e fu proprio il surrealismo a vedere in Freud
un punto di riferimento. Invenzione del surrealismo , collegata alla psicanalisi, è la
scrittura automatica che consiste nello scrivere in uno stato semi-addormentato, per
lasciare emergere i pensieri profondi e repressi. Il maggior film surrealista è “Un chien
andalouse” del 1929 in cui si comprese che il surrealismo trovava la sua comfort zone
a cavallo tra sogno e veglia e tra tutti i mondi umani e inumani, un altro grande tema
ripreso dal surrealismo fu il folle amore, un’amore che si spinge fino alla follia che
viene ritrovato anche ne “L’age d’or” del 1930. Bunuel riuscì a dimostrare che il
surrealismo era anche osservazione della realtà nel modo più crudo possibile con il
documentario Las Hurdes in cui mostra la povertà di un paese di pastori.
Con il surrealismo nasce anche il cinema lirico in cui si presenta un canto di immagini,
un esempio è “L’étoile de mer” di Man Ray che fa comprendere che il mondo esiste
ma è al di là di ciò che l’uomo può conoscere.
Cinema espressionista
Molti critici sostengono che esista un solo film espressionista in senso stretto “Il
gabinetto del dottor Caligari” (1919) caratterizzato, come tutta la cinematografia
espressionista da una forte distorsione del segno. Una delle tecniche riconosciute
all’espressionismo cinematografico è l’Effetto Schüfftan che permette la creazione di
luoghi immaginari e si propone come antenato del blue screen, altra tecnica molto
usata dagli espressionisti è il primo piano che diventa demoniaco e persecutorio. La
caratteristica principale di Caligari è che tutto appare deformato, le luci, la recitazione
accentuata, le inquadrature fisse e lunghe in contrapposizione con il cinema sovietico
ma soprattutto la chiusura dell’inquadratura su sé stessa.
Il Kammerspiel
Il Kammerspiel, il termine significa “teatro da camera” o film da camera è l’opposto
dell’espressionismo, un genere basato sulla mobilità della cinepresa, che segue
sempre da vicino i personaggi, questo richiede anche un nuovo modi di recitare degli
attori , la mimica va ridotta. Il Kammerspiel celebra il volto umano, i sentimenti muti.
Si pone come antenato del cinema moderno e che vede come massimo esponente
Lupu Pick, rumeno emigrato in Germania che realizzò “La rotaia” (1921) e “La notte
di San Silvestro” (1923).
Chi collega questi due stili è Friederich Murnau, con lui la cinepresa raggiunge la sua
massima agilità diventando occhio che si muove nello spazio, tutto il suo film infatti
può essere definito come un’infinita soggettiva dal punto di vista della cinepresa.
Nel 1922 realizza Nosferatu , film di vampiri apparentemente espressionista ma
girato in esterni dal vero e con grande profondità di campo. La cinepresa segue
sempre i movimenti lentissimi del vampiro con attenzione e paura allo stesso tempo
, lo vede entrare ed uscire dall’inquadratura , il fuoricampo quindi diventa il regno
dell’ombra .
Nel film “l’ultimo uomo” , l storia narra di un vecchio portiere d’albergo il cui unico
orgoglio è la sua divisa, ma ne viene improvvisamente privato e relegato a fare il
custode dei gabinetti. Nel film tutto è soggettivo, ma tutto è anche deforme e
distorto. Murnau ci mostra ambienti che da normali diventano improvvisamente
paurosi e schiaccianti , le strade sicure e le cose solide diventano incerte e vacillanti .
Murnau sfrutta tutte le possibilità della panoramica , della carrellata e della ripresa
dall’alto , in questo film il regista incrocia i piani , muta direzione grazie al montaggio,
gioca con le proporzioni fino a che la vertigine dell’eroe non coninvolge anche noi . E’
la nascita del cinema dello sguardo , la cinepresa diviene infatti un essere vivente che
si muove autonomamente sul set perché curioso di capire cosa accade
In questo periodo si sviluppa anche la figura dello sceneggiatore, primo dei quali fu
Carl Mayer che riuscì ad unire stili e generi molto diversi.
La nuova oggettività
Questo è il genere documentaristico dell’avanguardia tedesca, un genere che unisce
vere immagini della Germania anni 20 a racconti di fantasia, i maggiori autori furono
Phil Jutzi e Pabst, quest’ultimo mise al centro del suo racconto la donna collaborando
con Louise Brooks nella trilogia della donna perduta composta da “Lulu” 1928, “La via
senza gloria “1925 e “Diario di una donna perduta” 1929.
Problemi e prospettive
La depressione del primo dopoguerra si portò, anche nella cinematografia ad un
abbandono della razionalità e ad un interesse verso le figure oscure, così, secondo
Sigfried Kacauer il cinema tedesco dei ’20 di pone come antenato del cinema nazista.
Ciò è vero solo da punto di vista contenutistico visto che lo stile nazista era totalmente
differente, ricordando le due opere più importanti “Olympia” ed “il trionfo della
volontà “ questi film esaltavano il corpo umano creando una nuova mitologia della
razza e mostrano un montaggio perfetto grazie all’onnipresenza della cinepresa che
dava allo spettatore l’euforica sensazione di essere ovunque nello stesso tempo e di
identificarsi con lo sguardo del Fuhrer, facendo di ogni spettatore un’incarnazione di
dio. e quindi si discostava totalmente dalle avanguardie che invece possono essere
considerate come origine del cinema contemporaneo.
Un bagno di ottimismo
La crisi del 29 venne risolta dagli USA tramite due metodi di produzione: il fordismo (
prevede aumento dei salri) e il taylorismo ( prevede che le persone si formino in un
settore specifico). Il cinema a quel punto serviva per una ripresa ideologia e
psicologica ,per dare speranza nel futuro, gioia e di restituire umnità alla vita sociale
distrutta dalla fame e dalla miseria. Il cinema necessitava dunque di essere fruibile
per tutti indifferentemente dall’età e dall’astrazione sociale e così inizia a proporre
racconti sullo stile del romanzo popolare dell’800. Si crea così uno studio system in
cui tutte le fasi della produzione fanno capo al produttore.
Il cinema in questo periodo diventa strumento per interpretare il mondo che aiuta lo
spettatore a muoversi nella vita, quindi lo stile adesso non è più uno stile individuale
come volevano Chaplin ecc ma è invece una marca collettiva
Azione e parola
Prima del 27 nessuna major avrebbe prodotto un film sonoro in quanto troppo
costoso e dal guadagno incerto, fu così che la prima opera sonora fu prodotta da
quella che al tempo era una piccola etichetta, la Warner Bros che produsse “The Jazz
singer”, si racconta la storia di un ragazzo ebreo che costretto dai genitori a cantare
nella sinagoga, scappa perhè ama il jazz ma successivamente fa pace e farà entrambe
le cose, è un film musicale in cui venne proposta per la prima volta la tematica della
trasgressione delle norme. Con il sonoro diventa così fondamentale la narrazione
della storia.
I tre principi
Il sonoro impose che la narrazione delle storie doveva avvenire seguendo tre regole:
la leggibilità del contenuto narrativo, l’importante non sono più i nuovi effetti
la gerarchizzazione degli elementi di scena, deve essere chiara la differenza tra figura
e sfondo, ciò che sta davanti è di norma più importante di ciò che è sullo sfondo ed il
rapporto tra i personaggi.
la drammatizzazione dell’atmosfera, i contrasti di luce i piani ecc devono fornire info
chiare : buoni e cattivi , bene e male
Generi
I generi sono strutture di forme e contenuti codificati che determinano gli orizzonti di
attesa dello spettatore e guidano la loro scelta. Non è necessario che trattino lo stesso
soggetto per essere considerati dello stesso genere ma occorre che lo trattino allo
stesso modo.
Un film di guerra presuppone:un combattimento in nome di un valore da difendere,
dei nemici e presuppone anche dei luoghi ben definiti come la caserma, le navi , il
campo di battaglia.
Il western ad esempio presuppone determinate figure: i coloni, gli indiani i cowboy i
banditi , grandi pianure fiumi montagne.
Il musical : predilige scenografie teatrali , l’utilizzo di coreografie ( e tantissimi
movimenti della cinepresa soprattutto carrelli)
Durante gli anni 30 alcune majors si specializzarono nella produzione di un
determinato genere: la RKO e i musical e la Universal e gli horror per esempio.
Tre esempi
Lo spazio dell’autore nel cinema classico: John Ford
Ford si impone principalmente come regista western e facendo ciò rende il genere
una ragione di unificazione culturale di tutto il popolo americano. ll western era
dunque uno dei maggiori strumenti di definizione dell’identità nazionale. Tutte le sue
figure : grandi o piccole, umili o povere , di eroi famosi o sconosciuti sono eroi del
sacrifico e con questa poetica Ford poteva permettersi tutte le trasgressioni che
voleva perché le sue opere erano troppo importanti sul piano culturale per essere
censurate. Infatti Ford non sempre esalta la cultura americana, anzi aveva dei dubbi
che i buoni fossero realmente buoni. Il linguaggio di Ford non accetta di scendere a
compromessi con le scelte dei produttori e propone sempre la sua visione del mondo,
gli indiani infatti che di solito sono nemici per lui sono amici e le scene di azione non
presentano inquadrature frammentate ma sono girate tutte in profondità di campo
Via da Hollywood: Orson Welles pag 179 riassunto film
Welles rompe totalmente gli schemi del cinema classico partendo dal suo primo film
“Quarto Potere” del 1941 e intensificando il suo linguaggio terrificante fino a
“L’infernale Qunlan”del 1958. Il suo linguaggio era in grado di cambiare in ogni
inquadratura, proponendo prima inquadrature canoniche, poi primi piani lunghissimi
e infine inquadrature con una profondità di campo che riesce a far deformare i suoi
personaggi, il tutto accompagnato dal caos sonoro di tutte le voci che parlano
contemporaneamente.
Un perfetto equilibrio fra studio system e autore: Alfred Hitchcock pag 182
Chi invece si stabilizzò perfettamente nello studio system fu Alfred Hitchcock che si
concesse al genere giallo al quale aggiunse una forte poetica che vedeva come suo
epicentro la “paura” che viene analizzata in tutte le sue sfaccettature. Questa
tematica freudiana supera lo stesso Freud perché viene accompagnata da un humor
inconfondibile. Anche lo stile ricorda Freud, le inquadrature inconfondibili hanno un
utilizzo espressionista della luce che permette un gioco di punti di vista in grado di
creare una dimensione apparentemente tranquilla ma che nasconde una grande
paranoia. I dettagli acquisiscono un enorme importanza e vengono utilizzati per la
prima volta la suspense (Sabotaggio, 1936) e l’effetto sorpresa (L’uomo che sapeva
troppo, 1935).
Zavattini e De Sica
Il terzo film neorealista di Visconti: “Bellissima” è in collaborazione con il più
innovativo dei teorici neorealisti: Cesare Zavattini a cui si devono le sceneggiature più
adaci e le idee più estreme. Zavattini si affermò grazie alle collaborazioni con Vittorio
De Sica in film come “Sciuscià” del 1946, storia di due ragazzi di strada di Roma con
sogni più grandi di loro, come avere un vacallo e galoppare per il mondo con lui.
“Ladri di biciclette” del 1948, loro capolavoro in cui padre e figlio ( 2 attori non
professionisti) che nella ricerca di una bicicletta rubata percorrono e scoprono Roma
del doppguerra. La bicicletta diventa una simbolo della vita stessa rubata ai due
personaggi.
“Miracolo a Milano” del 1951
Gli altri
Altri grandi registi neorealisti furono in grado di unire lo stile neorealista ai generi
classici, tra tutti si ricorda Giuseppe de Santis che lavorò su storie quasi-gangster
ambientate nella pianura padana ma anche Lattuada e Germi.
I grandi maestri
Fellini inizialmente descrisse i suoi personaggi e i suoi mondi come sospesi tra realtà
e magia in opere come “La strada” o “I vitelloni”. Il primo ritratto della Roma felliniana
risale a “La dolce vita” del 1960 che lo consacra all’apice del cinema italiano in cui
mette in scena tutto il mondo del cinema,il fanatismo della religione, le feste insulse,
!
l’ignoranza dei ricchi , posizione confermatasi con 8 ", riflessione sull’artista e sulla
sua solitudine ,questi film sono accomunati dalla soppressione dell’azione del
protagonista in favore di un susseguirsi continuo di personaggi. A Fellini va
riconosciuta una rivoluzione anche in ambito sonoro viste le diverse fonti da cui
paiono provenire le voci fuori campo e l’invenzione dei paesaggi sonori. Visconti si
afferma invece come regista in grado di creare dei poemi melodrammatici su
tematiche differenti come l’emigrazione da sud a nord trattata in “Rocco e i suoi
fratelli” del 1960, la sua cinepresa si muove continuamente per osservare i suoi
personaggi , vede lo splendore ma anche lo squallore , il suo cinema potrebbe essere
sintetizzati con scena e sguardo. La vera rivoluzione viene però attribuita da Antonioni
che in tutte le sue opera esalta il paesaggio al livello del personaggio , i luoghi sono
testimoni di avventure mancate o finite e il protagonista ha il solo compito di guidarci
al suo interno , i protagonisti scoprono di non essere più tali, ma solo comparse di
storie che accadono agli altri, stessa cosa accade allo spettatore. (Per lui fare cinema
e l’atto di guardare sono la stessa cosa) Per quanto riguarda lo stile, spesso nei suoi
film gli indizi si rivelano falsi ed il mistero rimane tale, Antonioni sperimenta anche il
colore artificiale .
Africa
Il cinema africano mescola surrealismo e neorealismo creando uno stile nuovo grazie
alle opere del senegalese Senghor.
Antieroi
Il filone degli antieroi nasce con Marlon Brando e con “Fronte del porto” (1954) che
fu poi seguito da Jack Nicholson che creò un altro tipo di antieroe, più asociale, quasi
schizofrenico per poi superare questo limite e diventare la maschera di Torrance in
Shining (1980) e di Joker nel “Batman” del 1989. Più solare fu Robert de Niro che
debuttò con Scorsese e diventò presto il mitico gangster catapultato però nella realtà
e costretto a farci i conti come in “C’era una volta in America” (1984), più malinconici
furono Gene Hackman e Al Pacino che diventò poi la figura del mafioso cupo e triste
condannato alla solitudine. Molti di questi attori uscivano dalla Actor’s Studio di NY e
crearono dei nuovi miti, non erano più antieroi, uomini normali della modernità, ma
erano diventati degli eroi negativi, dei veri e propri simboli del male.
I neogeneri e la contaminazione
Quando i generi classici entrano a contatto con le visioni europeiste nascono i
neogeneri, uno dei registi più importanti in tal senso è Robert Altman che riesce a
inserire personaggi atipici in film di guerra come “M.A.S.H” del 1970 che ha una novità
immensa proprio nello stile che utilizza il CinemaScope. Altman riesce ad innovarsi in
questo modo perché fonda la sua casa di produzione, la Lyon’s Gate. Creatore del
neo-western è Sam Peckinpah che ritrae degli eroi ormai invecchiati e stanchi, il suo
genere si mischierà presto con l’horror grazie all’intervento di Sergio Leone che ha la
sua opera massima nel neo-gangster “C’era una volta in America”, nella stessa
direzione Clint Eastwood crea il neo-poliziesco. Anche Brian de Palma, come Leone
cerca di dare un’impronta horror al poliziesco, così l’horror entra in tutti i generi
realizzando anche il capolavoro fantascienza-horror “Blade Runner” (Scott, 1982),
infine l’horror fu consacrato negli anni 80 e 90. A dare un tono di leggerezza ci fu il
nuovo filone musical che iniziò con “Jesus Christ Superstar”.