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Con Delluc si istituisce la figura del critico cinematografico. Lui si definì un cineasta,
cioè persone e figure che hanno fatto qualcosa per l’industria del cinema. La sua non
era semplicemente critica, ma anche promozione culturale e divulgazione, e stimolo
per il rinnovo del cinema francese. Egli non considera il cinema solo in prospettiva
artistica, ma come un’arte industriale: “la grande potenza di quest’arte è di essere
popolare, il cinema va ovunque. Le sale sono migliaia in ogni paese, i film sono nel
mondo intero, i commercianti rendono più intensa questa industria espressiva che
tende alla perfezione simultanea di arte e commercio”.
Nei capitoli iniziali di fotogenia si parla del rapporto tra cinema e fotografia. Secondo
Delluc sono le regole imposte e i procedimenti esasperati degli operatori a
mascherare la mancanza di idee e la mediocrità degli interpreti. Una “buona
fotografia è quella che non ha un aspetto artistico”. Il cinema è fotogenia, cioè la
capacità di distillare dalla realtà la sua verità lirica attraverso tutti gli elementi di cui
dispone, che non sono soltanto quelli fotografici. Delluc propugna così un cinema
dalla semplicità nuda, trasparente proprio quando si serve dei suoi artefici: “lo
schermo chiede tutte le raffinatezze dell’idea e della tecnica, ma lo spettatore non
deve sapere il prezzo di tale sforzo, deve soltanto osservare l’espressione e riceverla
completamente nuda”. Delluc dice che “l’arte sarebbe inutile, se ognuno fosse
capace di gustare coscientemente la bellezza profonda del minuto che passa”.
“La fotogenia nel suo senso stretto è profondamente monotona e insignificante.
Diverse attrici, insignificanti, si sono fatte strada al cinema grazie ai registi. Non si
vuol sentir parlare di talento degli attori, basta siano fotogenici. Se si continua a
volere il grazioso si otterrà il brutto. Un individuo, bello o brutto, ma espressivo,
conserverà la sua espressione intensificata dalla fotografia, se è questo che si vuole.
La fotogenia è l’accordo tra cinema e fotografia, che sono due cose diverse.
Il nostro occhio vede immagini sfocate, mentre lo schermo non ne ha il diritto? (flou)
Bisogna trasgredire a certe regole. Ogni passo in avanti della fotografia si tramuta in
mania. Manca snobismo. All’arte manca di che vivere in simpatia e di che lottare.
Finché il pubblico non costringerà gli artigiani a sforzarsi, la qualità del cinema non
assumerà il suo vero carattere. Si ha avuto lo snobismo per il chiaroscuro… e ora del
contro luce. Il loro abuso è il vero problema. Una buona fotografia non ha un
aspetto artistico. Che tutto sia naturale al cinema!”