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L’innesto.

Realtà e finzioni da Matrix a 1Q84


1.Vero come le finzioni: cinema e mondo-versioni
1. Rompiscatole cinesi: alcune coordinate teoriche
1.1 Dominante epistemologica e dominante ontologica
Moderno e postmoderno non vanno visti come periodi temporali ma come poetiche
aventi elementi di natura differente alla base, da un lato abbiamo il moderno che si
interroga sulla conoscibilità del mondo e quindi presenta elementi caratteristici di
tipo epistemologico che vedono la loro trasfigurazione nel genere della detective
story. Il postmoderno invece si interroga su “realtà” e “mondo” come soggetti
separati e li analizza come elementi separati secondo una visione ontologica che
prende vita in tutti i racconti fantastici, ciò non toglie che queste due visioni possono
coincidere in uno stesso film come avviene in “Blow Up” di Antonioni (1966) che
inizialmente racconta come il fotografo londinese Thomas vede il mondo e sembra
quindi un film con dominante epistemologica ma scivola, poi, verso temi più
ontologici.

1.2 Chinese-box worlds


Ci si riferisce a scatole cinesi nei film quando un narratore extradiegetico racconta
una storia (livello diegetico) in cui si innesta un’altra storia, il narratore non deve
essere l’autore, in “Lettera a tre mogli” la storia viene raccontata dalla voce fuori
campo di un personaggio presente in scena, Eva Ross, si ha così il racconto per
“rievocazione”. Un’altra forma è rappresentata in “Apri gli occhi” in cui abbiamo una
struttura “ad incasso” in cui i livelli si scambiano tra di loro. Un’altra struttura è
definite da McHale “regresso o ricorsività infinita” e consiste nella narrazione di
racconti ad ogni livello metalinguistico. La seconda strategia definita da McHale è la
“trompe l’oeil” in cui ogni rappresentazione reale si rivela essere virtuale, la terza è
la “mise en abyme” che necessita di: un racconto incassato di secondo livello, la
presenza in esso di tratti presenti anche al primo livello e la presenza di elementi che
facciano comprendere che il secondo livello riproduce ciò che è presente nel primo.
Tra la realtà e tutti i racconti non dovrebbe esserci contaminazione, ma quando essa
è presente si ha un’ultima strategia definita da Genette “metalessi”.
1.3 Metalessi e mondo-versioni
Esistono diversi tipi di metalessi: la metalessi ontologica che vede il personaggio
raccontata entrare nel mondo di chi racconta, la metalessi retorica che vede la
comunicazione tra i due mondi senza un’invasione fisica, discendente in cui si
scende di livello 1-2-3 etc. e la metalessi ascendente che funziona all’opposto e,
infine la metalessi orizzontale che non collega realtà e mondo raccontato ma collega
tutti i mondi raccontati. Gli effetti che la metalessi può portare sono dovuti ad una
con-fusione tra i diversi mondi che porta a non comprendere più quale mondo sia
vero e quale finto. Si deve riconoscere, infine, che i mondi possono meglio essere
definiti come mondo-versioni (Nelson Goodman).

1.4 Mind-game films


Oltre che giocare con i personaggi, alcuni film si prendono gioco dello spettatore
non permettendogli di comprendere effetti e ragioni di determinati eventi, sono i
mind-game film. In questi film, studiati da Elsasser, la differenza tra realtà e finzione
svanisce anche per lo spettatore o per una crisi del modello di narrazione, oppure
perché si viene ad instaurare una nuova relazione tra film e spettatore che è alla
base del fandom. Si ha fandom quando un mondo rappresentato viene preso per
vero dallo spettatore grazie a molteplici punti d’entrata all’interno dell’universo
finzionale, questi mind-game incrementano il fandom anche con un continuo
scambio sui social. Ai due principali effetti della metalessi: quello della complicità
dello spettatore e della crisi della realtà, se ne aggiunge un terzo dovuto al
fenomeno fandom: l’effetto che il mondo finzionale si riflette all’interno del mondo
vero.

2. 1999: The Matrix e altri racconti


Matrix è stato un fenomeno cinematografico per quattro motivi: innanzitutto ha
fatto comprendere come il cinema si stesse approcciando ai media digitali, poi dà
fori spunti di riflessione sul passaggio dalla realtà ad altre realtà differenti. Il secondo
motivo è alla base di tutti i virtual-reality film postmoderni in cui si esalta la
maturazione degli effetti speciali. Questi film sono in grado di confondere realtà
fisica e realtà virtuale e vedono come padre putativo Philipp K. Dick, la quale poetica
si riversa soprattutto in “eXistenZ” (Cronenberg, 1999). Se eXistenZ richiama le
teorie di Dick, Matrix richiama la teoria dei simulacri di Baudillard ed entrambe le
teorie, quella di Baudillard e quella di Dick si pongono come base del postmoderno.
La dictomia tra vero e falso, per quanto rifiutata da Dick, vede la sua matrice nella
crisi della consapevolezza del funzionamento della realtà sociale che porta ad
incrinare la realtà fisica stessa. Va fatta una differenza quindi tra i film come Matrix e
The Truman Show che vedono una realtà fisica ben distinta dalle repliche ed
“eXistenZ”, nel film di Cronenberg i concetti di vero e falso si mischiano, eliminano il
concetto di realtà ricreandone uno differente che vede la realtà come una sola,
senza repliche, ma disposta su livelli differenti senza che esista un livello più reale ed
uno meno, ed è questo concetto che è alla base della poetica di Dick.

3.2010: Inception e altri racconti


3.1 Source code
Source Code (Duncan Jones, 2011) è un film in grado di passare da un’iniziale
indagine epistemologica ad una ricerca ontologica. Il film narra di un ex soldato che
durante un viaggio in treno viene coinvolto in un attentato terroristico dopo il quale
si ritrova in una capsula a parlare con una voce fuori campo che gli chiede di
indagare su chi abbia compiuto quell’attentato (dominante epistemologica) tramite
il Source Code che gli permette di vivere 8 minuti nei panni di una delle persone
presenti sul treno, durante le indagini, però, Colter Stevens scopre che il Source
Code crea universi alternativi dalla durata potenzialmente infinita (dominante
ontologica), così riesce ad arrestare l’attentatore e a vivere la sua vita nel nuovo
universo creato dal Source Code

3.2 Shutter Island


Sia “Shutter Island” (Scorsese, 2010) che “Inception” (Nolan, 2010), a differenza di
“Source Code” sono aperti a differenti interpretazioni: innanzitutto potrebbero
essere inseriti all’intero della stessa timeline (visto anche che in entrambi i film il
protagonista è DiCaprio), si può poi intendere come una metacinematografia sia
perché i due film possono essere visti come richiami dai parti dei due registi ai
rispettivi maestri sia perché possono essere visti come rappresentazione del set e,
infine, l’ultima chiave di lettura vede questi due film come appartenenti al mind-
game film di Elsasser. Shutter Island è un film-rompicapo che necessita di essere
visto più volte per essere compreso a pieno in cui tutta la storia viene raccontata
come una focalizzazione interna superiore anche a quella di “Source Code” in
quanto oltre al punto di vista noi vediamo anche il mondo interno del protagonista
(sogni, ricordi etc.). Anche questo film nasce con una dominante epistemologica che
lo rende simile ad un detection che però si trasforma, poi, sempre più in una ricerca
del reale attraverso una dominante ontologica. Inoltre il plot twist finale del film ci
viene rilevato contemporaneamente a quando viene rilevato al protagonista
enfatizzando così l’effetto sorpresa. Tutto il film è retto da una fotografia che
illumina in maniera irreale ed eccessiva l’interiorità di Andrew Laeddis mentre il
mondo reale viene presentato con una luce naturale.
3.3 Inception
Esattamente come “Shutter Island”, “Inception” è aperto a libere interpretazioni
soprattutto di tipo “meta” perché il film può essere visto come un gioco con tutti i
generi che tratta (heist film, melodramma e noir) ed è un film che va visto a partire
dal mondo onirico per poi arrivare alla messa in scena. Dal punto di vista politico,
invece, questo film può essere strettamente legato a “Matrix” con tutte le giuste
differenze visto che “Inception” è un film molto più filosofico che tratta di sogni e
paure. Il film di Nolan è stato studiato (assieme a tutto il resto della cinematografia)
da Todd McGowan che spiega che il concetto base secondo il quale l’uomo intende
per vero tutto ciò che gli viene mostrato, nei film di Nolan viene capovolto perché in
tutte le realtà create dal regista londinese il “vero” può svelarsi solo grazie alla
finzione. Anche Inception va visto secondo quest’ottica ma ciò che differenzia il film
del 2010 da tutti gli altri è la tematizzazione della strategia che rende questo film un
trionfo de la “trompe l’oeil”. Inception ha, inoltre, una struttura atipica visto che
inizia in un momento quasi finale della storia e tutto ciò che viene raccontato è in
forma di flashback. Il film inoltre si distingue perché in esso è la realtà onirica a
rappresentare un posto sicuro mentre il mondo reale è spietato, e infatti le parti
ambientate in esso sono pochissime. La metalessi si presenta in “Inception” in tre
forme: la prima è la difficoltà nel riconoscere lo “statuto di realtà” del finale, la
seconda è che ciò che fa Corb è moralmente sbagliato (innesto e furto di idee nelle
menti delle persone tramite i sogni), e il terzo è che la dimensione onirica è
condivisa consapevolmente e che quindi il mondo creato è un mondo di cui tutti
sono consapevoli.

4. Deviazioni? “The end is built into the beginning”


4.1 Eternal Sunshine of the Spotless Mind
“Se mi lasci ti cancello” (Gondy, 2004) tratta il tema Dickiano della manipolazione
del rapporto tra memoria e identità e dei ricordi, questo film è un melodramma che
narra la storia di Joel che vuole eliminare dalla sua mente Clementine ma che al
momento dell’operazione cambia idea e quindi, per un errore della tecnologia ha
vita la metalessi in quanto, prima della cancellazione della memoria Clementine ha
sussurrato a Joel “Muntauk”, una località a Long Island dove la storia tra i due è
iniziata e dove il film terminerà.
4.2 Synedoche, New York
Il primo film alla regia di Charlie Kaufman è “Synedoche, New York”, un film che
racconta la storia di un drammaturgo, Caden Cotard che vince un premio grazie al
quale può produrre il suo spettacolo che ritrarrà la vita in maniera totale, si arriva
così ad una storia in cui non si distinguono persone e personaggi, in cui lo spettacolo
è destinato al fallimento in quanto la riproduzione fedele di una vita in continuo
sviluppo non può essere messo in scena. La differenza principale tra questo film e
“Se mi lasci ti cancello” è che in questo film la fine non è scritta dall’inizio ma l’intero
film ha come colonna portante la fine: dei rapporti, della vita e non può fare altro
che terminare con la morte del protagonista.

2. Nella sala macchine della letteratura


1. Gli anni novanta: due paradigmi
1.1 La situazione Jimmie
L’importanza storica di Pulp Fiction è data dalla sua struttura che scardina la fabula
intrecciandola, il film inizia e finisce nello stesso istante per il convergere dell’intera
struttura. Un’altra cosa che rende grande il film è la presenza all’interno di essa di
Tarantino, l’autore dell’opera, nei panni di Jimmie che si comprende subito essere
diverso dagli altri personaggi anche per come è vestito. L’intervento dell’autore
avviene perché nella sequenza precedente un imprevisto ha fatto perdere il
controllo della storia all’autore e ha reso i personaggi autonomi. Tarantino ha un suo
doppione nel narratore diegetico, Mr Wolf che è colui a cui è permesso fare cose
che sarebbero impossibili. In una scena del film i due gangster, Vincent e Jules, sono
in un appartamento per minacciare degli altri personaggi, ad un certo punto dal
bagno esce un uomo imprevisto che scarica un caricatore sui due ma non li uccide.
Vincent e Jules pensano che questa sia opera di Dio ma la realtà è che l’autore
(Tarantino) è dovuto entrare nel film, rompendo le regole, per impedire la morte dei
protagonisti. Jules riesce però a comprendere il gesto fatto dal suo autore ed è
proprio per questo che alla fine del film lui sarà in grado di uscire dal mondo fiction
mentre Vincent preferirà restarci.

1.2 La deriva ontologica


Pulp Fiction e il personaggio di Jimmie sono interessanti soprattutto in rapporto al
concetto di mondo ontologico di McHale perché con l’intrusione di Tarantino nel
film il pensiero che esistano solo due mondi, quello raccontato e quello di chi
racconta, salta e si viene così a creare un mondo travolto dai fantasmi. Antenato di
questo modo di pensare è la “Trilogia di New York” di Paul Auster e in particolar
modo “Città di vetro”. Questo libro racconta la storia di Daniel Quinn, scrittore con
lo pseudonimo di William Wilson. Il libro affronta le tematiche della scrittura e
dell’identità dell’autore che si divide in testimone della storia, io narrante che
guarda alla storia con distacco e protagonista della trilogia. Il mondo che Auster crea
non è così la vera New York ma uno specchio di essa, una città di vetro.

1.3 Mondi e altri mondi: Underworld(s)


Il romanzo che consacrerà la letteratura dei ’90 è, però, Underworld che per molti è
la rappresentazione dell’ipermodernità. Underworld non racconta di altri mondi ma
fa un’analisi serissima del nostro tramite la quale spiega l’epoca in cui viviamo. Il
libro è analizzato da DeLillo che da esso trova il concetto di “ciberspazio”, un mondo
non fatto di tempo e spazio ma solo di collegamenti.

2. Per una letteratura indigeribile? Due casi


2.1 L’apologia del caso Antonio Moresco
Mentre durante gli anni ’90 la letteratura pulp rifiuta il concetto di realtà, nel
decennio successivo si ricerca una nuova definizione di essa, i due principali autori
italiani di questi anni sono Walter Siti e Antonio Moresco. Walter Siti è il creatore
dell’autofiction, un genere che ebbe un grande successo a livello nazionale,
Moresco, invece, affronta le tematiche del postmoderno cercando di dare una
risposta come avviene in “Canti del caos”. Il tema di questo libro è la scrittura del
libro stesso, la struttura di questo libro può essere suddivisa in metalivelli: al primo
livello abbiamo il Gatto, cioè l’editore, e il Matto, cioè l’autore, che commentano ciò
che scrive il matto (secondo livello). Il Gatto è molto aspro nei suoi giudizi a tal punto
da portarlo da una Musa, a questo punto il narratore cambia, passa dall’io del Matto
all’io della Musa, nel frattempo al primo livello la segretaria del gatto viene rapita e
le indagini sul caso vengono guidate dall’ispettore Lanza che svela presto al Gatto di
aver scritto un’opera che subito legge (secondo livello B, parallelo a quello del
Matto). A questo punto Morasco vuole far smarrire totalmente il lettore così da
fargli comprendere che il caos è parte della vita quotidiana. Alla fine della prima
parte viene svelato che il romanzo del Matto in realtà non è stato scritto da lui ma
serve solo al matto per prepararsi alla scrittura del suo libro, pur essendo pronto,
però il Matto viene fermato dal Gatto che gli fa capire che lui non ha alcun potere
decisionale (per rimarcare i ruoli di editore e autore) e quindi la seconda parte inizia
con il gatto che è l’autore dell’opera che viene giudicata da un altro personaggio:
l’Account che a sua volta è impegnato in una trattazione di mercato assai complessa,
ovvero nella vendita del Mondo da parte di Dio. È così che Moresco svela di star
trattando temi quali la religione, la morale, l’economia e la civiltà dell’immagine e
del consumo. Spiega così quindi che la realtà è una sola ma riempita dal caos.

2.2 Dentro e fuori What a Crave Up!


“La famiglia Winshaw” è un libro del 1994 di Jonathan Coe in cui vengono narrate le
storie: di Michael Owen (primo livello diegetico) che deve scrivere la biografia della
ricca famiglia inglese e degli Winshaw (secondo livello diegetico). Le parti in cui
viene raccontata la storia della famiglia sono però molto eterogenee, quasi come se
non fossero state scritte dallo stesso autore, come se “L’eredità Winshaw” di Owen
non esistesse. Il romanzo presenta la stessa struttura chiusa di Pulp Ficition, con la
prefazione scritta da un’altra autrice vista la morte di Owen che non riuscirà a
completare il libro, la prefazione di Hortensia Tonks si chiude, infatti, come Owen ha
aperto il libro. Il prologo inizia con Michael Owen da piccolo che assiste ad un film
che lo colpisce a tal punto da non permettergli di comprendere cosa sia reale e cosa
no, si crea quindi una doppia identità: una fittizia e una vera. L’intero libro sembra
essere fortemente contagiato dal film “What a crave up!” di Pat Jackson del 1966.
Da un lato la quotidianità raccontata nella vita di Owen e dall’altro la vita politica e
sociale degli Winshaw. Le due storie sembrano così distanti da non potersi toccare
mai ma nel capitolo dedicato a Dorothy Winshaw viene raccontato che il padre è
morto d’infarto a causa, forse, della nutrizione malata che la Winshaw dava al suo
bestiame. Allo stesso modo, alla fine della prima parte la donna di cui Owen è
innamorato, Fiona, muore, a questo punto il narratore si sdoppia e da un lato va
avanti dopo la morte di Fiona, mentre dall’altro rimane attaccato a lei. È a questo
punto che inizia la seconda parte del libro, narrata in maniera molto più onirica
all’interno della quale la famiglia Winshaw si riunisce per il testamento di Mortimer
Winshaw che però è solo apparentemente morto e stermina tutta la famiglia.

3. Gli anni zero: due paradigmi


3.1 Fiction buona e fiction cattiva secondo Roberto Saviano
Dopo l’11/9/2001 il rapporto della narrativa con la realtà cambia drasticamente, si
vede in Michael Moore che raggiunge fama internazionale nel 2002 e nel 2004
raggiunge il documentario più visto della storia “Farhenheit 9/11” in cui spiega i
rapporti tra la famiglia Bush e Bin Laden. Il pubblico diventa così molto più
interessato alla realtà e si vede anche con il fenomeno “Gomorra” di Roberto
Saviano del 2006 in cui da uomo qualunque Saviano cerca di descrivere il mondo
della camorra applicando alla sua narrativa un realismo di tipo cognitivo. L’opera è
stata analizzata da Arturo Mazzarella che nota le innumerevoli citazioni all’”epica
cinematografica”, tra tutti a “Pulp Fiction” quasi come se non fosse la fiction a
cercare di raccontare la realtà ma, al contrario, è la realtà che si piega sulla fiction.

3.2 Breve elogio della fiction Walter Siti e Emmanuel Carrère


Gomorra si è posto come capofila di un nuovo rapporto realtà-finzione che non
riguarda solo la narrativa d’inchiesta ma tante altre forme, anzitutto l’autofiction in
cui personaggi veri compiono atti inventati. Questo genere nasce in Italia grazie a
Walter Siti che si pone così come una figura in cui tutti gli italiani possano
riconoscersi rispondendo così a un’esigenza nata con l’attentato alle Torri Gemelle.
Altro esperimento di autofiction viene compiuto da Tiziano Scarpa che racconta, in
un dialogo, in cui gli viene chiesto di scrivere un diario per il popolo cinese così che
possano avere una figura di riferimento da denigrare in quanto rappresentazione
dell’Occidente, la genesi del genere dell’autofiction. Questa narrativa che si attrae
verso la realtà potrebbe essere descritta, usando le dominanti di McHale, come
avente una dominante epistemologica perplessa. Esempio di autofiction fuori
dall’Italia è Emmanuele Carrère che in un romanzo del 2007 intitolato “Un roman
russe” paragona la sua vita ad elementi di finzione.

3.3 Un romanzo soglia: Espiazione di Ian McEwan


“Espiazione” di Ian McEwan è un romanzo del 2002 diviso in tre parti. La prima parte
è ambientata in un solo giorno, narra le vicende di Briony Tallis, una ragazzina
tredicenne che, gelosa del rapporto amoroso tra la sorella Cecilia e un ragazzo
Robbie, accusa Robbie di aver stuprato la cugina Lola. Nella seconda parte si vedono
gli effetti del gesto di Briony, Robbie va prima in carcere e poi partecipa alla II Guerra
Mondiale, al suo ritorno trova Cecilia che fa l’infermiera per i feriti di guerra. Queste
due parti sono raccontate in modo tradizionale in terza persona ma con la terza
parte il racconto si incrina, Briony trova una lettera di una rivista che afferma di aver
letto il suo racconto ma di non poterlo pubblicare, è così che si scopre che l’autrice
delle prime due parti (secondo metalivello) è Briony e che la terza parte è il primo
livello. La storia si conclude con “BT, Londra 1999” dove “BT” sta per Briony Tallis e
inizia l’ultima parte: “Londra 1999” in cui il racconto è in prima persona e si scopre
che, nonostante Briony si sia pentita del suo atto questo non ha influenzato la realtà
e sia Cecilia che Robbie sono morti giovani, nel 1440 durante la guerra.
4. Una donna chiamata fiction: due casi
4.1 Le radici del reale: la Pentalogia di Mauro Covavich
Lo scrittore Mauro Covavich realizza 5 opere tra il 2003 e il 2011 in cui prova a
smontare la fiction riproducendo la realtà:
1) A perdifiato (2003): Quest’opera rappresenta un’apertura del dilemma solo se
vista a posteriori, narra la vicenda di Dario Renisch, maratoneta italiano che allena
la squadra ungherese. Il libro è narrato in prima persona da Dario e la sua
narrazione è alternata con capitoli di tipo differente, molto brevi e privi di
narratore. Si presentano così due narratori: Dario e il narratore zero. Il narratore
zero è esterno alla vicenda, è Mauro stesso, ovvero la mente che ha partorito Dario
che però è solo parte di un mondo più ampio.
2) Fiona (2005): In quest’opera viene messa in dubbio l’autenticità dell’autore. La
trama narra la storia di Sandro, responsabile di Habitat, un programma televisivo
simile al GF in cui durante la storia un concorrente fa una fellatio ad un altro, la
scelta su cui si basa il libro è se mandare o meno in onda la scena con la scritta
“REAL SEX”. Tutta l’opera permette un interrogativo su chi sia Sandro che però è
tre cose allo stesso tempo: Sandro l’uomo, Top Banana il responsabile e
Minemaker, un’immagine che viene ripresa solo dalle camere di sicurezza. Le tre
figure entrano in contatto nel finale, quando decidono di far esplodere la figlia di
Sandro, Fiona, negli studi di Habitat ma l’attentato sarà sventato.
3) Prima di sparire (2008): In quest’opera si alternano due livelli di realtà, quella di
Mauro impegnato a scegliere tra Anna e Susanna come compagna e quella dei
personaggi della sua saga. In quest’opera Covavich cerca di aderire il più possibile
alla realtà ma fallisce perché “la memoria è una facoltà soggettiva”. In quest’opera
si rivela esserci anche un terzo livello che consiste nella descrizione di opere d’arte
reali che Top Banana fa a Maura, descrizioni didascaliche e che quindi richiama al
primo livello.
4) L’umiliazione delle stelle (2010): È una videoinstallazione in cui Mauro si affida alla
nudità per evitare la finzione e si pone in antitesi con il libro di Angela del Fabbro
“Vi perdono” del 2009, Angela altro non è che un personaggio creato da Covavich.
5) A nome tuo (2011): Opera composta da due capitoli: “Umiliazione delle stelle” che
si rifà all’opera dell’anno precedente che è pura realtà e “Musica per aeroporti”
che è invece fiction pura. I due capitoli sono strettamente legati da tematiche come
l’eutanasia o le paure di uno scrittore e l’opera fa comprendere definitivamente a
Covavich che è impossibile ricreare la realtà.
Inizia così un periodo della fiction che, al contrario dei 90, ricerca la realtà.

4.2 Le radici della fiction: 1Q84 di Murakami Haruki


“1Q84” è un romanzo di Haruki Murakami in cui uno scrittore, Tengo, deve scrivere
una riproposizione de “La crisalide d’aria” di Fukaeri, questa è la sua prima opera e
quindi Tengo cerca di inserire delle esperienze di vita vissuta a tal punto da finirci
dentro. Lì incontra Aomame, una ragazza che Tengo aveva amato quando erano
bambini e che solo tramite questo viaggio lui può rincontrare e riportarla in vita,
adesso che lei è una vendicatrice, in un mondo alternativo (quello scritto da Tengo), di
donne stuprate. La costruzione complessa permette l’intreccio tra realtà e fiction così
che le due si possano rafforzare a vicenda.

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