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The Matrix tra cultura di massa e Skatz

The Matrix è un film che esce nel 1999, ed è stato catalogato su Wikipedia come sottogenere
Cyberpunk della fantascienza. 1
Dal punto di vista tecnologico è girato sia in pellicola che in digitale, fa un grande uso del CGI,
contribuendo attraverso il materiale di cui è fatto a comunicare parte del suo messaggio: è
cominciato il nuovo millennio e con esso l'inizio dell'epoca digitale.
I media su cui il film si basa sono molti: televisione, schermo, flussi di bit, elettricità, telefoni
portatili, automobili, computer etc…
Il protagonista, Neo, è alienato, un nerd: passa la maggior parte del suo tempo al computer; il film
sembra indirizzato al pubblico di nicchia che condivide le sue stesse ossessioni tecnologiche; ma
grazie al fatto di essere trans-genere riesce a raggiungere eterogenee fasce di spettatori.
‘E attraverso la rete che passa la ricerca della verità del protagonista. E allora il digitale si fa
metafora di un nuovo mezzo per trovare la verità, forse una verità che altrimenti non poteva essere
compresa, come nel film "La finestra sul cortile" la fotocamera si faceva metafora di un mezzo che
può comprendere una verità che l'occhio non avrebbe saputo afferrare. 2
Ma non la navigazione in rete a cui erano (e sono) abituati la maggioranza degli spettatori, ma la
rete più nascosta, il deep web, teorie del complotto, mondi di hacker che si scambiano illegalmente
informazioni confidenziali...
Neo, il protagonista, è appunto un hacker che naviga nella rete cercando qualcosa, qualcosa di vago,
aggrappato all'idea che tutto sarà più chiaro quando saprà cosa è Matrix.
Ad un certo punto inizia la sua avventura, quando viene trovato da Morpheus e l'intreccio del film
prende inizio.

Da un'analisi narratologica del film possono emergere queste peculiarità


● fabula: un uomo ossessionato dalla verità riesce a venire a consapevolezza che tutto
quello che ha conosciuto fino ad allora è un’illusione provocata dalle macchine e
deciderà di conseguenza di combattere a fianco agli uomini che, come lui, sono
sfuggiti al velo di maia, con il fine di liberare tutti gli altri.
● Il frame del film è particolarmente avvincente e significativo: la cornice del film che
vuole avvolgerci nei primi secondi è caratterizzata da un codice di un software (in
linguaggio non binario ma creato appositamente per il film) 3 in cui la macchina da
presa entra dentro, come se noi spettatori entrassimo in un mondo mediato dal
digitale.
● Le sequenze possono categorizzarsi sullo scheletro delineato da Robert Mckee in
"Story" 4, che divide il film in tre atti. Il primo ci mostra i personaggi prinicipali del film,
l'inciting incident, ovvero che Neo viene contattato da Trinity al computer ("The Matrix
has you…"), viene formulata la domanda che è motore narrativo del primo atto: "What
is Matrix?". Il primo atto si conclude con Neo che sceglie e prende la pillola rossa e le
prime conseguenze della sua scelta. Il secondo atto è, come al solito, quello più lungo
e ci viene spiegato cosa sia Matrix, e come sia fatto invece il mondo reale. Abbiamo il
midpoint. Neo parla con l'Oracolo che gli dice che lui non è l'Eletto. Nel terzo atto Neo

1
https://en.wikipedia.org/wiki/The_Matrix
2
Si veda “Il Cinema e l’estetica dell’intensità” di Paolo Bertetto
3
A tal proposito su Wikipedia (a questo link: https://en.wikipedia.org/wiki/The_Matrix) viene detto: “This
code uses a custom typeface designed by Simon Whiteley which includes mirror images of half-width kana
characters and Western Latin letters and Arabic numerals. In a 2017 interview at CNET, he attributed the
design to his wife, who is from Japan, and added, "I like to tell everybody that The Matrix's code is made out of
Japanese sushi recipes"
4
“Story” di Robert Mckee
decide di salvare Morpheus al costo di sacrificare la sua vita e scopre di essere in verità
lui l'Eletto, e "sconfigge" l'agente Smith, uno dei software guardiani di Matrix.
● Sensi messi in moto: il film è fatto perchè il pubblico si immerga completamente in
esso e questo accade soprattutto nelle scene più hollywoodiane, come gli
inseguimenti, le scazzottate, l’addestramento di Neo; mostrandosi come un medium
molto caldo che coinvolge tutti i sensi. Ma credo si provochi in alcune scene uno skatz,
soprattuto nei discorsi tra Morpheus e Neo, e l'Oracolo e Neo in cui vengono poste
questioni che sono state lette soprattutto in chiave filosofica o teologica: un esempio è
che sulla porta dell'Oracolo vi è la scritta "Conosci Te Stesso", che si rifà all'Oracolo di
Delfi, e infatti c’è chi ha letto la storia di Neo come una rievocazione di quella di
Socrate. 5
● Archetipi e stereotipi: Parlando delle chiavi di lettura qui sopra ho introdotto alcuni
degli archetipi cui il film si riferisce. Io penso vi si riferisca soprattutto in modo
implicito e questo ha dato la possibilità che il film venisse letto in chiavi intellettuali
molto diverse tra loro. C'è chi vede in Neo una figura non Socratica ma legata alla
simbologia cristiana, ad esempio.
Ma volendosi attenere il più possibile al linguaggio del film gli archetipi sono: il già
citato Eletto, gli Innamorati (Neo e Trinity), il Traditore (Cypher), il Messaggero
(Morpheus), l'Oracolo, l'Adolescente (Mouse)…

Passiamo ora ad un’analisi mediologica del film:


'E Matrix un'opera d'arte? Produce nello spettaore uno Skatz? Io direi di sì, ma non per tutto il film.
Secondo il mio punto di vista i discorsi intellettuali di cui parlavo sopra richiamano una dialettica su
cosa sia la realtà, su come funzioni la società, su cosa renda l'uomo ciò che è, e sono le parti più
enigmatiche ed interessanti che ci permettono di dare al film un'attribuzione artistica.
Siamo in qualche modo costretti, durante ma soprattutto concluso il film a fermarci e cercare di
comprendere alcuni enigmi che ci pone.
Invece le scene di combattimento, potremmo vederle con gli occhi di McLuhan, non come arte ma
come prodotto solo creativo con la funzione di aiutare lo spettatore ad allenarsi al suo nuovo
ambiente mediatico.

Un altro profondo effetto Skaz lo abbiamo nel breve dialogo tra Neo ed il “spoon boy", un bambino
monaco anche lui potenziale Eletto. Il bambino sa piegare un cucchiaio con la sola mente e dice a
Neo

“Do not try and bend the spoon. That's impossible. Instead... only try to realize the truth.
Neo: What truth?
Spoon boy: There is no spoon.
Neo: There is no spoon?
Spoon boy: Then you'll see, that it is not the spoon that bends, it is only yourself.”

Perché uno Skaz? Perché ci fa capire che quando la realtà è mediata, siamo noi a cambiare, siamo
noi la sola ontologia presente nel sistema, il resto è appunto solo un riflesso, una mediazione, e solo
quando ci rendiamo conto di ciò riprendiamo controllo del medium come tale.
Tutti gli esseri umani che non sono stati liberati e “abitano” nel grande software di Matrix vivono
nell'illusione data dal fatto che non riconoscono più che un medium è solo un medium
confondendolo con la vera realtà delle cose.

5
Si veda: “Matrix and Philosophy: Welcome to the Desert of the Real” di William Irwin
Si verifica la situazione in cui un medium attiva così tanto i nostri sensi, diventa talmente tanto un
prolungamento di essi, da farci dimenticare di essere appunto solo tale.
Neo riesce a prendere il controllo di Matrix, alla fine del film, quando capisce che quelli che vede
sono solo simboli, codici di un software (e ciò viene mostrato esplicitamente nell’ultima fase del suo
combattimento con l’agente Smith), non persone e cose reali, e, allora, come una persona che in un
sogno si accorga che stia sognando, diventa padrone completo del mondo illusorio, e i suoi poteri di
Eletto vengono fuori in lui.

Un'altra questione che il film mette in luce è quella di Cypher che possiamo interpretare in chiave
morale.
Egli, come Neo, aveva scelto la pillola rossa. Ma in seguito se ne mostra pentito, perché il mondo
reale non gli piace: non gli piace quello che c'è da mangiare, non gli piace il suo lavoro, l'ambiente in
cui vive etc… E allora vorrebbe ritornare dentro Matrix dimenticando che essa è solo un'illusione.
Questa sembra la voragine in cui i prodotti dei mass media vorrebbero sempre più attirarci, portarci
nel paese delle meraviglie e farci desiderare di non voler più ritornare.
Anche in quel caso si può fare un discorso mediologico e forse Matrix è lungimirante su tutti i
riagionamenti sulla alienazione che la nuova tecnologia digitale ha portato ma soprattutto porterà
nel nuovo millennio. Penso oggi si possa parlare con criterio di causa di persone che sono dipendenti
dal digitale, dalla pornografia, ai social network, alle varie chat, ai videogiochi, al gioco d’azzardo: il
medium che prende il sopravvento. Secondo Loretta Napoleoni 6 questo è un fenomeno che si
manifesta soprattutto nelle fasce di popolazioni più disagiate, e lei prende ad esempio gli Stati Uniti,
dove a causa della diminuzione dei sussidi statali, e le privatizzazioni di grandi aree del sociale, molte
famiglie si ritrovano ad affrontare grossi problemi economici e tendono a rifugiarsi nei vari sogni che
Hollywood, le riviste o la tv offrono loro, il sogno di un America d’oro che come tale esiste solo
dentro uno schermo.

Neo in tutto questo è un eroe proprio perché sceglie la verità, ed è capace di scavare così affondo da
ribaltare il soggetto da attivo a passivo rispetto a Matrix.

Di quali conflitti sociali potrebbe Matrix essere metafora?


Ad esempio in scala minore il forte uso della CGI si fa metafora di uno scontro che stava soprattutto
avvenendo in quegli anni all'interno delle produzioni cinematografiche. Gli anni in cui esce Matrix
sono anche gli anni in cui il digitale sta prendendo il posto della pellicola, e su questo Keanu Reeves
(che interpreta Neo), alcuni anni dopo, farà anche un documentario. ‘E dello stesso anno di Matrix il
film "Star Wars I La Minaccia Fantasma" primo film girato completamente in digitale.

Su scala più ampia invece potremmo pensare a Matrix come metafora in due modi:
- il primo del conflitto tra l'era digitale che segue quella elettrica e meccanica, e l'enorme
scontro tra esse. Io penso che tale conflitto non abbia ancora trovato una sua sintesi per
quanto oggi, nel 2020, abbiamo attraversato già almeno una fase euforica: su questo
metterei l’accento sull’influenza di Steve Jobs il quale è stato a mio parere abilissimo nel
tentare di contrastare l'anestesia verso le nuove tecnologie trasformandole in euforia, grazie
soprattutto ai suoi spot pubblicitari 7 ed ai suoi interventi pubblici, che sembravano voler
mostrare la Apple come una tecnologia autentica che non aliena l'animo umano ma anzi lo
aiuta nel realizzarsi.
Ma quando è stato girato Matrix il conflitto forse era ancor più evidente: ad esempio
famiglie dove si iniziavano a vedere i figli passare molto tempo al pc ed i genitori non
sapevano cosa fare al riguardo, la digitalizzazione sul luogo del lavoro etc…

6
Si veda per questo argomento come L. Napoleoni interpreti questa metafora in termini economici-sociali nel
libro “Economia Canaglia. Il lato oscuro del nuovo ordine mondiale” ed. Il Saggiatore
7
Si veda ad es: https://www.youtube.com/watch?v=q4gF1PNhXNE&ab_channel=Stevevitolo
E credo che Matrix voglia parlarci proprio di questo ed in più offrirci una soluzione.
Da una parte ci dice che il digitale può essere effettivamente la causa di una completa
alienazione umana dalla vita reale, dall'altra ci dice che il male non è il digitale in sé, purché
ci si ricordi sempre che quello non è altro che un medium.
Per questo trovo importante la scena del cucchiaio.

Il secondo modo di interpretare Matrix come metafora è rispetto ad altri due grandi conflitti sociali.
Uno è l’arrivo delle macchine come sostitute dell’uomo nel campo del lavoro, e l’altro della
macchina guidata da un’intelligenza artificiale ostile all’umanità.

Nel primo caso si tratta di un conflitto sociale veramente complesso perché rimette in discussione le
teorie economiche e sociali su cui fin d’ora si è basata l’umanità. Teorie che vedevano nel lavoro la
realizzazione umana, ed è proprio il lavoro ad essere messo in dubbio dalla diffusione delle macchine
nei centri di produzione.
Di questi sviluppi né parlò ad esempio in termini positivi Oscar Wilde nel saggio “The Soul Of Man
Under Socialism” in cui diceva che una volta realizzato il progresso, e le macchine avessero preso il
posto dei lavori non intellettuali, il prodotto della macchine sarebbe dovuto essere distribuito
secondo il bisogno di ciascuno, non sarebbe dovuto essere di proprietà di qualcuno (di qui il
riferimento al socialismo) ma della comunità, e, solo a quel punto, liberato da incombenze, come “To
sweep a slushy crossing for eight hours, on a day when the east wind is blowing” 8, l’uomo si sarebbe
potuto realizzare davvero, sviluppando appieno il suo individualismo, dal filosofare, al suonare, a
fare scienza…

Ma in Matrix sembrano prevalere le visioni più pessimistiche: una intelligenza artificiale che ha
iniziato una guerra con l’umanità, fino a ridurla in schiavitù.
In questo secondo caso, di cui Matrix parla, la macchina è diabolica, il film si rifà così al filone dei
tanti racconti e film di fantascienza dove l’IA o ha sviluppato un egoismo marcatamente umano 9,
oppure è giunta all’estremizzazione delle implicazioni delle leggi su cui si basa la sua stessa cura
dell’uomo fino a assumere ruolo di dittatrice come in un racconto di Isaac Asimov o nel film I,Robot
di Alex Proyas , o sterminatrice come in Terminator.
E questo terrore sembra essere rappresentativo della paura che le persone avevano a fine millennio
e tutt’ora hanno riguardo lo sviluppo del digitale e della robotizzazione che ne segue.

In conclusione mi sento di affermare che “The Matrix” ha in sé una grossa componente tipica
dell’industria culturale, ma anche la capacità di piantare molti semi del dubbio, enigmi che
richiedono allo spettatore di essere risolti, al fine di vedere “quanto sia profonda la tana del
Bianconiglio” 10

8
Si veda: “The Soul Of Man Under The Socialism” di Oscar Wilde
9
Si vedano: il racconto “The Answer” di Fredric Brown ed il film Ex Machina di Alex Garland
10
Cit. “The Matrix”

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