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Cervelli in una vasca

Matrix, realt e cyberspazio

Francesca Barberis
Classe VD Liceo Classico A. DOria
Anno Scolastico 2015/2016

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Indice
Introduzione
Matrix (The Matrix, 1999)
Linvenzione del cyberspazio
Il genere cyberpunk

Che cosa reale?


Realismo e idealismo
Cervelli in una vasca
Scetticismo antico e moderno

Che cosa umano?


La prova di Turing
Lintelligenza artificiale nella fantascienza

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Introduzione
Matrix (The Matrix, 1999)

Matrix un film del 1999, primo della trilogia che comprende Matrix Reloaded (2003) e Matrix
Revolutions (sempre del 2003), ideata dai due (allora) fratelli Larry e Andy Wachowski, ora
Lana e Lilly. uno dei film di fantascienza pi amati e conosciuti di sempre, fatto di alcuni
dialoghi memorabili e scene cult che hanno influenzato limmaginario collettivo degli anni
2000.

Il titolo deriva dal termine inglese matrix, "matrice, elemento usato in algebra che trova
impiego nellinformatica nellassociare sistemi di dati tra loro. Nel film, la matrice rappresenta
una sorta di cyberspazio o realt simulata creata dalle macchine.

La trama racconta la vicenda di Neo, un giovane programmatore di computer che, di notte,


usa le sue abilit come hacker. Un giorno, Neo viene contattato da Trinity, braccio destro di
Morpheus, un misterioso uomo che si offre di svelare a Neo la verit riguardo Matrix. Neo
accetta e incontra Morpheus, il quale lo mette davanti a una scelta: ingerire una pillola rossa,
che gli far capire tutta la verit riguardo a Matrix, o una pillola blu, che gli far dimenticare
tutto e lo far ritornare alla sua vita di prima.

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Dopo aver ingerito la
pillola rossa, Neo si sveglia
di colpo e si ritrova nudo in
una cuccia piena di liquido,
con nel corpo inseriti cavi
elettrici, collegati a una
torre dove si trovano altri
nidi" identici al suo.
Con orrore, Neo si rende
conto che tutta la sua vita
stata solo unillusione.

Da qui il nucleo centrale della trilogia: in un futuro non meglio precisato, le macchine hanno
preso il controllo sulla civilt umana in virt della loro superiorit e hanno sottomesso gli
esseri umani, relegandoli in piantagioni per sfruttare il loro calore corporeo come fonte di
energia.

Che cos' Matrix? controllo. Matrix un mondo virtuale elaborato al computer, creato per tenerci sotto
controllo, al fine di convertire l'essere umano in questa.
(Morpeus, mostrando una batteria)

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Linvenzione del cyberspazio

Che cos dunque, Matrix?

Matrix ovunque. intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. quello che vedi quando ti affacci
alla finestra, o quando accendi il televisore. L'avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le
tasse. il mondo che ti stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verit.
(Morpheus a Neo)

Matrix una realt simulata, creata appositamente dalle macchine per gli uomini sul modello
di quello che era il mondo nellanno 1999, per tenere sotto controllo le menti degli esseri
umani e fare in modo che non essi si accorgano della verit. Insomma, Matrix una realt
virtuale, condivisa da vari utenti, una rete di persone che interagiscono tra di loro.

Questa anche la definizione di cyberspazio, termine comparso negli anni ottanta nei romanzi
di fantascienza di William Gibson, autore americano considerato tra gli iniziatori del genere
cyberpunk - genere a cui il film dei fratelli Wachowski si ispira.

Cyberspazio deriva dalla fusione di cibernetica (termine coniato nel 1947 dal matematico
Norbert Wiener, per indicare una scienza che si occupa dello studio dei processi riguardanti la
comunicazione e il controllo nellanimale e nella macchina, partendo dal presupposto che i
due siano sostanzialmente analoghi) e spazio. Il termine compare, per la prima volta, in un
racconto di fantascienza pubblicato nel 1982 da William Gibson sulla rivista Omni,1 per poi
essere nuovamente utilizzato dallautore nel suo pi celebre romanzo, Neuromante (1984).
Sebbene liniziale accezione di Gibson fosse quella di un luogo immaginario di allucinazioni
tecnologiche, contrapposto allo spazio reale che lautore definiva mondo della carne il
significato si successivamente arricchito e il termine divenuto di uso comune nel terzo
millennio, insieme con la diffusione delle innovazioni nei campi della comunicazione e la
nascita di internet.

1 William Gibson, Burning Chrome, New York , 1982.

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Il genere cyberpunk

Il cyberpunk un sottogenere della fantascienza che contrappone un grande avanzamento in


campo tecnologico a scenari di degrado sociale, secondo il motto high tech - low life. I
classici personaggi cyberpunk sono anti-eroi, emarginati sociali che vivono in un futuro
caratterizzato da uninvasiva presenza della tecnologia nella vita quotidiana. Il senso di
ribellione presente; tuttavia, nei romanzi cyberpunk, non ci si trova mai davanti a un neo-
orwelliano governo che concentra tutto il potere nelle sue mani - anzi, la politica sembra
essere diventata pressoch inesistente - piuttosto, il centro del male sono le mega-
corporazioni, che agiscono incontrastate nel campo dellinvenzione tecnologica e della
sperimentazione.

Sebbene Matrix non esplori propriamente scenari di vita underground - se si escludono i primi
5 minuti del film, ambientati nella realt simulata in cui Neo vive e che ritraggono la sua
attivit illegale di hacker - in molti hanno evidenziato le affinit del film con il genere cyberpunk
e linfluenza che il lavoro di William Gibson ha avuto sulle ambientazioni e i temi del film.
Lidea stessa di un cyberspazio condiviso, accessibile con un collegamento mentale, riecheggia
in modo inequivocabile lispirazione che sta alla base di Neuromante - anche soltanto il titolo del
film, Matrix, desunto dalluso che Gibson fa del termine nel suo romanzo.

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Neuromante unanimemente considerato il manifesto del cyberpunk, e racconta la storia di un
hacker, Case, il quale, attraverso un collegamento mentale, ha accesso al cyberspazio e ruba
informazioni per conto dei suoi datori di lavoro. A seguito di un furto, per, il suo sistema
nervoso viene gravemente danneggiato come punizione per i suoi crimini e Case non pu pi
avere accesso al cyberspazio. Ecco dunque il nostro eroe cyberpunk: un reietto, rifiutato dalla
societ, che vaga nei sobborghi degradati di una metropoli futuristica non meglio identificata,
in attesa di una seconda chance per riscattarsi (che arriver, poi, nel corso della vicenda).

Nonostante Gibson stesso, in un post sul suo blog, esprima apprezzamento per Matrix e ne
riconosca lappartenenza al genere cyberpunk, egli evidenzia anche alcune differenze sostanziali
tra il film e i suoi lavori e lo classifica come pi vicino, tematicamente, a quelli di Philip Dick.

Philip K. Dick (1928-1982) stato uno dei pi grandi autori di fantascienza del Novecento.
Da alcuni considerato il precursore del cyberpunk, soprattutto per le ambientazioni dei suoi
libri, Dick fu autore di numerosi racconti e romanzi, tra i quali vale la pena ricordare Ubik
(1969), La svastica sul sole (1962) e Il cacciatore di androidi (1968),2 da cui tratto il celebre film
Blade Runner (1982), diretto da Ridley Scott.
Tra i temi pi cari allo scrittore vi sono due domande fondamentali: Che cosa reale? e
Che cosa umano? (tema centrale di Blade Runner). Le due questioni, per - sostiene Dick
nel saggio How to build a universe that doesnt fall apart two days later3 - sono in realt una sola.
Quando gli fu chiesto di definire cosa fosse la realt, Dick tir fuori la celebre definizione: La
realt quella cosa che, anche se smetti di crederci, non svanisce (una delle citazioni pi
famose dello scrittore, tratta proprio dal discorso di cui sopra) - dunque, secondo Dick, vi
una parte di realt comune per tutti, ma ci non toglie che i diversi individui possano
costruirvi sopra delle dimensioni proprie, alternative.

2 Prima traduzione italiana di: Do Androids Dream of Electric Sheep?, 1968. In seguito al grande successo del film
Blade Runner, nel 1996, leditore Fanucci ripubblica il romanzo con il titolo Blade Runner. Nel 2000 viene proposta
finalmente una traduzione dellopera dal titolo pi fedele, Ma Gli Androidi Sognano Pecore Elettriche?, 2000, Roma.
3Discorso del 1978 contenuto nellantologia The Shifting Realities of Philip K. Dick: Selected Literary and Philosophical
Writings, New York,1995.

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Che cosa reale?
Realismo e idealismo

Ecco dunque il problema: che cosa reale?

Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se da un sogno cos non ti dovessi pi svegliare?
Come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realt?
(Morpheus)

In filosofia, vi sono diverse posizioni al riguardo.


Negli ultimi anni, quella che sembra essersi affermata maggiormente lipotesi realista,
secondo cui, sostanzialmente, vi un nocciolo solido di realt, che d senso ai nostri concetti e
rispetto al quale la filosofia, come qualunque altro tipo di sapere, pu e deve dare risposte. La
realt costituisce uno sfondo condiviso per le nostre teorie e non bisogna commettere lerrore
di confondere i nostri schemi concettuali con ci a cui si riferiscono.

La posizione antitetica a questa quella dellidealismo: corrente di pensiero sviluppatasi in


epoca romantica, essa mette al centro dellindagine filosofica il pensiero, negando esistenza
autonoma alla realt fenomenica, ritenuta il riflesso di un'attivit interna al soggetto. Il
mondo circostante diventa, cos, un semplice riflesso di ci che lattivit intellettuale dellio
che lo percepisce.
La stessa cosa succede in Matrix - per lo meno, per chi a conoscenza della non-esistenza di
ci che sta percependo e, dunque, della sua natura puramente illusoria.

Non cercare di piegare il cucchiaio.


impossibile. Cerca invece di fare
l'unica cosa saggia: giungere alla
verit: il cucchiaio non esiste. Allora ti
accorgerai che non il cucchiaio a
piegarsi, ma tu stesso.

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Cervelli in una vasca

Che vuol dire reale? Dammi una definizione di reale. Se ti riferisci a quello che percepiamo, a quello che
possiamo odorare, toccare e vedere, quel reale sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello.
(Morpheus a Neo)

Uno scenario molto simile a quello dipinto dai Wachowski nel film quello ormai noto come
cervelli in una vasca. Si tratta di un esperimento concettuale discusso da molti filosofi e tratta
proprio il problema del riferimento alla realt in filosofia.
Si pensi che un essere umano (che potreste essere anche voi stessi) sia stato sottoposto a
unoperazione da parte di uno scienziato crudele, il quale, per illuderlo di stare vivendo nel
mondo reale, ha separato il suo cervello dal resto del corpo e lo ha immerso in una sostanza
nutriente per farlo sopravvivere, lo ha attaccato a terminali nervosi connessi a un super-
computer e ha impostato questo super-computer affinch esso invii stimoli precisi al cervello,
che penser cos di stare facendo esperienze e stare vivendo situazioni quando, in realt, altro
non che un cervello in una vasca.

Questa non che una moderna versione dellipotesi del genio maligno di Cartesio,
arricchita di elementi vagamente fantascientifici (lo scienziato folle, il super-computer, gli
elettrodi collegati al mio cervello), che, ancora, una rielaborazione del problema
fondamentale dello scetticismo: come fare a dire con certezza di stare realmente vivendo e
che il mondo circostante esiste davvero?

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Scetticismo antico e moderno

Nel linguaggio comune, la parola scettico indica latteggiamento di chi non convinto di
qualcosa, o, in generale, dubita. In filosofia, lo scetticismo una corrente di pensiero nata in
epoca ellenistica, che propone la sospensione di ogni tipo di giudizio sulla realt e pratica
lindifferenza, come conseguenza dellimpossibilit di cogliere con certezza alcunch di vero.

Lo scetticismo antico nasce con Pirrone di Elide (360 - 270 a.C.), il quale, tornato da un
viaggio in Oriente intrapreso al seguito della spedizione di Alessandro Magno, influenzato
dalle pratiche ascetiche dei saggi indiani, o gimnosofisti, che aveva incontrato in Asia, inizi a
praticare uno stile simile, incentrato sul distacco progressivo dalla realt.
Lo scetticismo non ebbe dunque origine come scuola, ma piuttosto come testimonianza di un
ideale: Pirrone, infatti, come scrive Aristotele, non lasci nulla di scritto, ma prefer
testimoniare la propria concezione di saggezza conducendo uno stile di vita ben preciso che
consisteva, innanzitutto, nel prendere atto della sostanziale indifferenza delle cose e
dellimpossibilit di distinguere il vero dal falso; conseguentemente, nel rinunciare a ogni tipo
di pronunciamento sulla realt. Non esiste infatti, secondo la posizione scettica, alcun criterio
per orientarsi nella realt e, pertanto, necessario astenersi dallesprimere giudizi su di essa.

Lo scetticismo, in epoca moderna, ha perso i connotati pi radicali che presentava in epoca


ellenistica e si occupa, per la maggior parte, del problema della conoscenza oggettiva e del
rapporto tra il soggetto conoscitore e loggetto conosciuto. In particolare, lo scetticismo come
stile di vita presenta un problema: come agire nella societ, se davvero la ragione non pu
determinare la realt e distinguere il vero dal falso, il giusto dallo sbagliato? A questa
domanda alcuni filosofi, tra i quali David Hume (1711 - 1776), rispondono con uno
scetticismo moderato, che riconosce i limiti della ragione umana nel cogliere qualsiasi verit
metafisica, ma, anzich tradursi in una condotta di vita apatica, mette in pratica una
ragionevole accettazione della natura umana, del mondo e dei limiti di essa e attua i
comportamenti pi ragionevoli per vivere bene, appunto, data lesistenza di tale natura. La
conoscenza della realt proceder dunque in modo sperimentale, accontentandosi di ci che
possibile apprendere con i sensi, e letica, altrettanto, deve svilupparsi in tale contesto, per
poter permettere agli individui di convivere nella societ.

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Hilary Putnam e i cervelli in una vasca

Il filosofo e matematico statunitense Hilary Putnam (Chicago, 31 luglio 1926 Arlington, 13


marzo 2016) si misurato con il problema dei cervelli in una vasca in uno dei suoi saggi pi
famosi, Reason, Truth and History (1981). Nel capitolo dedicato a cervelli in una vasca e al
problema del linguaggio, Putnam tenta di confutare lo scenario dei cervelli in una vasca.

Per fare ci, Putnam introduce il problema del riferimento: per utilizzare unimmagine
significativa e di immediata comprensione, il filosofo immagina che una formica,
camminando sulla sabbia, tracci una linea che forma una caricatura di Winston Churchill.
Essa, non avendo idea di chi sia Winston Churchill, si ritrovata a disegnarne le sembianze
per caso, camminando. Allo stesso modo, secondo il filosofo, impossibile che esista un
mondo in cui gli esseri sono cervelli in una vasca, poich, in quel caso, i cervelli si
riferirebbero al mondo esterno proprio come la formica si riferisce a Winston Churchill,
ovvero, inconsapevolmente. Pertanto, secondo Putnam, il fondamento della nostra esistenza
in quanto esseri pensanti e non cervelli in una vasca da ricercarsi nella coscienza, quella
caratteristica peculiare di noi esseri umani di essere consapevoli di star percependo (che Kant
chiamava appercezione).

A mio parere, tuttavia, largomento di Putnam non risolve appieno il dubbio scettico.
Egli, infatti, risolve la cosa sul piano logico-epistemologico, ma non su quello ontologico. Il
problema del riferimento, che egli introduce, rilevante e sussiste solo se noi partiamo dal
presupposto che esista un mondo vero, a cui noi - esseri umani normali - facciamo
riferimento consapevolmente, mentre i cervelli in una vasca no. Ma se fossimo davvero tutti
cervelli in una vasca e questo fosse lunico mondo che abbiamo mai conosciuto e vissuto,
potremmo davvero dire di non essere cervelli in una vasca? A questa domanda, Hilary
Putnam - che parte da posizione realista - risponderebbe di s e risponderebbe che non lo
siamo (per la ragione di cui sopra). Eppure, a mio avviso, impossibile dirlo: la confutazione
che il filosofo fa dellipotesi non esaustiva, proprio perch non prende in considerazione il
lato ontologico di essa, ma solo quello epistemologico. Essa vale, tuttavia, nel riferirsi
allintelligenza artificiale come possibilit concreta nel futuro e, in particolare, pu essere
utilizzata (o, per meglio dire, una sua variante pu essere utilizzata) per obiettare la validit
della prova di Turing, come nel caso della scatola cinese di John Searle.

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Che cosa umano?
La prova di Turing
Evoluzione, Morpheus. Evoluzione. Come per i dinosauri. Guarda dalla finestra: avete fatto il vostro tempo. Il
futuro il nostro mondo, Morpheus. Il futuro il nostro tempo.
(Agente Smith a Morpheus)

Quella dellintelligenza artificiale una questione assai dibattuta tra scienziati e filosofi,
poich manifesta problemi di tipo teorico, pratico ed etico. Essa comprende la teoria e le
tecniche che consentono a una macchina di mostrare un'attivit intelligente, imitando, il pi
possibile, i procedimenti del ragionamento umano.
Questo richiama il problema della natura della mente e del pensiero. Molti filosofi hanno
espresso opinioni al riguardo, ma uno dei pi famosi argomenti riguardanti lintelligenza
artificiale quello di Alan Turing (19121954), celebre matematico e logico inglese
considerato, da molti, il padre dellinformatica. Turing contribu con i suoi studi alla nascita
del moderno computer e fu tra gli studiosi che lavorarono alla decifrazione dei codici Enigma,
usati dalle Potenze dellAsse durante la Seconda Guerra Mondiale.
La prova di Turing un criterio per definire se una macchina sia, o no, in grado di pensare. Per
determinare ci, supponiamo che qualcuno si trovi ad avere una conversazione con un
computer e con una persona che non conosce. Se non sar in grado di dire quale dei due il
computer, allora la macchina avr passato il test e potr dirsi unintelligenza artificiale
(ovviamente, la conversazione deve essere condotta in maniera indiretta, ad esempio
scrivendo su un foglio o su un monitor le domande e le risposte).

Questa prova stata in parte criticata, soprattutto da chi ostile allidea che una macchina
possa, in alcun modo, essere cosciente. Tra questi, il filosofo americano John Searle (Denver,
31 luglio 1932), impegnato da tempo ad analizzare i contributi che gli sviluppi delle
neuroscienze possono apportare alleterno dibattito relativo alla natura della coscienza
umana, ha escogitato un esperimento mentale molto significativo: immaginate di essere seduti
in una stanza e che qualcuno, da fuori, vi passi degli scarabocchi attraverso una buca delle
lettere; il vostro compito quello di prendere questi scarabocchi e controllare, su un libro, il
simbolo a cui questo scarabocchio corrisponde, scrivere il simbolo su un foglio di carta e
rispedirlo al mittente. Questo lesperimento mentale della stanza cinese, il cui scopo quello
di dimostrare che un computer non pensa come un essere umano, non cosciente. Infatti,
secondo il test di Turing, una persona al di fuori della stanza cinese potrebbe pensare che voi,
che siete allinterno, stiate capendo gli scarabocchi che vi vengono passati. Questi scarabocchi
sono in realt domande in cinese a cui voi, dentro la stanza, rispondete in maniera sensata,
senza per capire davvero cosa state facendo e perch lo state facendo. Allo stesso modo, un
computer che passa il test di Turing non capisce, in realt, le domande che gli vengono poste:
esso si limita a seguire una serie di regole programmate secondo procedimenti prestabiliti.

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Lintelligenza artificiale nella fantascienza

Nella letteratura e nel cinema di fantascienza, quello dellintelligenza artificiale uno dei temi
fondamentali. tra i pi ricorrenti e, in certi casi, viene esplorato in tutta la sua complessit
dal punto di vista etico e morale, ma anche, pi semplicemente, delle ripercussioni pratiche
che la creazione di una casta di macchine, per certi versi superiore al genere umano, potrebbe
avere su di esso (questultimo il tema classico della ribellione della creatura contro il suo
creatore, che, nel caso della moderna fantascienza, diviene piuttosto la ribellione delle
macchine, o dei computer, contro gli esseri umani). Questo il caso di Matrix, film che dipinge
uno scenario di guerra totale tra umani e macchine, ma anche di molti altri film che hanno
come sfondo lo stesso motivo: una su tutti, la saga di Terminator ideata da James Cameron.

Il bello del cinema e della letteratura di fantascienza, se ben fatta, proprio quello di poter
sollevare questioni su problemi che ancora non sono attuali, ma potrebbero diventarlo in
futuro: dunque, non solo leventualit che scoppi una guerra tra umani e macchine, destinata
- con molte probabilit - allinsuccesso dei primi, ma anche problemi quotidiani, problemi di
carattere morale e, talvolta, filosofico.
Uno dei film pi riusciti, tra quelli che rientrano nella seconda categoria, A.I. - Artificial
Intelligence (2001), diretto da Steven Spielberg su un progetto di Stanley Kubrick. Il film
racconta la vicenda drammatica di un robot bambino, che viene creato con la capacit di
amare sua madre adottiva, senza per essere accettato dal resto della societ in cui viene
forzatamente inserito: cos, il piccolo dovr battersi per ottenere lamore di sua madre, che gli
viene negato per via della sua natura non umana.
Un altro film di alto rilievo, tra quelli degli ultimi anni, il gi citato Blade Runner (1982), tratto
dal romanzo Do Androids Dream of Electric Sheep? di Philip Dick. Tema centrale della storia la
differenza che intercorre - se intercorre - tra umani e androidi, in un futuro nel quale la
tecnologia arrivata a un livello tale di sviluppo da portare alla creazione di robot
perfettamente identici ad esseri umani. Questi ultimi, spesso, vengono indotti a credere di
essere davvero umani, attraverso ricordi fittizi che vengono loro assegnati insieme con la loro
fittizia identit. Cos, nel futuro immaginato da Philip Dick, risulta difficile determinare con
certezza chi sia umano e chi no, come risulta impossibile, leggendo, determinare se lo stesso
protagonista sia in realt un androide egli stesso, piuttosto che un umano cacciatore di
androidi. La popolazione, dunque, degli androidi e degli umani, condannata a uno stato di
perenne incertezza riguardo alla propria natura, e di dubbio nei confronti di una vita che
potrebbe rivelarsi solo unillusione prefabbricata. Come gli umani di Matrix e come i cervelli
immersi in una vasca, insomma: circondati da una realt che potrebbe essere fittizia e che
potrebbe non essere loro.

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Bibliografia

1. William Gibson, Neuromancer, New York, 1984. Tr. it. Neuromante, Milano, 1984.
2. Philip K. Dick, Do Androids Dream of Electric Sheep?, New York, 1968. Tr. it. Ma gli
androidi sognano pecore elettriche?, Roma, 2000.
3. Hilary Putnam, Reason, Truth and History, Cambridge University Press, New York, 1981,.
Tr. it. Ragione, Verit e Storia, Milano, 1985.
4. Nigel Warburton, A Little History of Philosophy, Oxford, 2011. Tr. it. Breve storia della filosofia,
Milano, 2015.
5. A.A.V.V., Filosofia contemporanea, a cura di Tiziana Andina, Carocci Editore, Roma, 2013.
6. Emmanuel Carrre, Je suis vivant et vous tes morts, Paris, 1993. Tr. it. Io sono vivo, voi siete morti,
Milano, 2016.
7. Santino Mele, La ricerca del sapere, voll.1,2, Firenze, 2011.
8. Antonello La Vergata, Franco Trabattoni, a cura di, Filosofia e cultura, voll. 1, 3a, Milano,
2007.
9. Nicola Abbagnano, Giovanni Fornero, La ricerca del pensiero, vol. 2b, Torino, 2012.

Sitografia

1. Conferenza di John Searle al Cern di Ginevra del maggio 2013: https://www.ted.com/


talks/john_searle_our_shared_condition_consciousness?language=it
2. Blog di William Gibson http://www.williamgibsonbooks.com/archive/
2003_01_28_archive.asp#90244012

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