Nunzio Incardona
BREVIARIUM PRINCIPII
prosènanchos archèten
l’uno che pure è non per sé ma per ciò che di questo stesso è segno
e di questo stesso è anche criterio di elementarità per la frammen-
tazione cosmica;
e in fine fin dall’inizio compiuta secondo la incompibilità ance-
strale dei compimenti dell’essere iniziato e dell’essere per questo fi-
nito;
per tutto questo interamente secondo una perenne inchoatio fi-
nis incommensurabilmente rastremata nel contrario che la possiede
nell’origine senza per questo svelare il principio o indurre l’essere
iniziato all’inizio e l’inizio a ogni inizio;
per tutto questo sussiste interamente definita nella sua totalità,
impatibile e però possibile nella elementarità della destinazione e
nella sua consecutiva privazione, la fondatezza di un traslato
ejxaivfnh" rinserrato in una vincolatezza aorgica nella quale un co-
minciare pur che sia adegua se stesso al conoscere qualcosa.
È questo senza se stesso nemmeno non determinatamente ma in
realtà sempre interminatamente, il primordio di ciò che per chori-
smòs risulterà atto: ma in quanto stante all’inizio di questo stesso
come la stessa stabilità di ciò che identifica sé stesso identificando
topos e chronos e identificando l’uno e l’altro nel loro essere come
medesimo e indiviso da questo essere come stare, inscioglibilmente,
prima e da tergo: così originando la indivisibilità di questo essere
come principio e fine dell’essere uno di topos e chronos; ma così,
anche, acuendo la svelatezza del traslato ejxaivfnh". In questo senso
la primordialità, a sua volta, interamente aorgica secondo la im-
patibilità di quella fondatezza, è essa stessa un risultare anticipato
all’atto che risulterà dopo, cioè in fine, la stessa ultimativa termina-
zione del primordio: il non essere di ogni inizio e il compimento di
ogni essere iniziato; e dunque, così, la privazione del primordio e la
primordialità di ogni negazione fino alla separazione del traslato da
se stesso e fino alla liberazione dell’ ejxaivfnh".
Ma la privazione del primordio, in realtà e secondo un che radi-
cato della verità che scioglie e risolve la verità nella veritatività e
dunque soltanto e ultimativamente nella svelatezza, non si rideter-
mina nella formalizzazione di una indeterminatezza che torna a sus-
sistere, rispetto alla privazione e rispetto al primordio, come pri-
mordialità non della negazione ma del conato della stessa in quan-
to sia tale, di questa, di una sua pluralità appunto indeterminata e
dunque non-determinante negazione, ma risulta a sua volta, come
Breviarium principii 295